Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by maredelnord

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    Il mio approccio al problema non è tanto la sua nascita, quanto la sua rinascita, perché la Legge nasce due volte, anzi tre con Gesù (argomento che non affronteremo).
    Nasce in Genesi con il divieto di mangiare dell'albero, ma rinasce con il decalogo. Se in Genesi Dio afferma di essere il legislatore del bene e del male, con il decalogo Egli torna di nuovo ad esserlo, perché con il peccato originale l'uomo avocò a sé il giudizio, con Mosè e la Legge il giudizio torna di nuovo ad essere appannaggio di Dio, perché la Legge, quella Legge, procede da Dio, sua unica fonte.
    C'è anche tutto un discorso cronologico biblico, se non addirittura storico, a monte, ma si debbono avere le coordinate giuste che sono 3923 A.M: 1435 decalogo e 71 i tradizionali membri del sinedrio a cui di certo non sfuggì quanto sopra al momento della sua istituzione.
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    E' gioco facile parlare di fonti se Antichità giudaiche sono state devastate. Ed è altrettanto facile parlare di fonti se per gli anni 32-35 d.C. è calata la censura, mentre gli Annales non lasciano traccia del regno di Caligola, fondamentale per la comprensione della profezia delle 70 settimane. E' gioco facile se si esige la scienza nello studio del cristianesimo, una scienza che esige a sua volta prove che però si sono precedentemente distrutte, come la Stele di Mesha che solo pochissimi studiosi hanno potuto esaminare dal vivo e tra questi uno si è potuto concentrare su una sola riga, mentre il calco in gesso, provvidenzialmente fatto dall'archeologo che l'ha acquistata e che contiene il testo originale, nessuno mai l'ha pubblicato, quando tutto viene prodotto a stampa, ma non quel calco.
    E' davvero gioco facile, quindi, andare a zonzo per il mondo a distruggere le prove anziché a rinvenirle come gli sciocchi credono e produrre solo quelle che generano una polemica senza fine che alcuni, come me, chiamano mercato. E con questo chiudo, perché piace vincere troppo facile. Troppo.
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    Bah, solo per risponderti brevemente. Non mi meraviglierebbe scoprire che con Luca non siamo di fronte solo a un evangelista, ma a un apostolo. Questo perché se i vangeli sono la porta di accesso al cristianesimo, Luca e Giovanni sono le colonne: l'uno la mente, l'altro il cuore.
    Inoltre -e di questo ne sono sicuro- la sua conversione precede di anni quella di Paolo, sebbene si dica il contrario, perché sua è la relazione che giunge a Tiberio nel 35 d.C. sui fatti gerosolomitani (crocefissione).
    Infine c'è una locuzione temporale greca che è stata universalmente fraintesa. Essa è davvero minima, quasi un'inezia, ma se non compresa genera un frainteso enorme e obbliga a naufragare nel tempo l'intero suo Vangelo ed è ἐν ἡμῖν di Lc 1,1 che tutti traducono "in mezzo/tra noi", ma in realtà essa ha un'accezione esclusivamente temporale e significa "ai nostri giorni", meglio ancora, "questo anno", cioè il 34/35 d.C.
    Ti avverto, però: non so se risponderò oltre.
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    Sì, forse la discussione volge al termine, per questo vorrei concludere tirando un po' le fila e far notare che l'emorroissa non concepiva, per cui solo dopo la sua guarigione si poteva parlare di un concepimento verginale, poichè se il primo era stato creduto, anche il secondo miracolo lo sarebbe stato altrettanto. Solo una donna eccezionale poteva gestire una questione gigantesca e Luca ha compreso anche questo, tanto è vero che solo lui inserisce il Magnifcat. Ciao e grazie.
    Ps: Maria apre la bocca nel 34 d.C., ma non si contano le volte che è stata tentata di farlo. Eccezionale.
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    Un esempio di cherubino? Rasputin il porco, il maiale e l'ubriacone, lottò come un leone (lo finirono a zoccolate) per evitare il disastro, ma non ce la fece e la Russia visse e vive la sua tragica profezia. Bah, chi vivrà vedrà
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    CITAZIONE (maredelnord @ 12/11/2019, 12:15) 
    E' una donna che ha aperta questa discussione e qualcosa, Maurizio, va detta ancora. Quel καλὸς καὶ ἀγαθός non è altro che la filosofia, la classicità greca che ha espresso il sapere umano, una ricerca spasmodica di una soluzione che sia uomo. Eva vede il frutto e lo giudica bello a vedersi e buono per...e qui entra tutto l'imbarazzo di una traduzione che sa, ma non vuol dire, non vuol dire che quel frutto era bello e buono per divenire intelligenti e con quella intelligenza creare una cultura, quella stessa che poi si rivelerà necessaria per scrivere il dramma successivo, tra l'altro.
    Anche sul serpente che istiga si ha l'imbarazzo di una traduzione che sa, ma non vuol dire, perché sa che Agostino ha ragione e il serpente non era il più astuto, ma "il più sapiente" ed Eva, filosofa, infatti si ferma a confrontarsi, a discutere in un Eden tavola rotonda.
    Eva consuma quel frutto perché convinta che emanciparsi da Dio, divenire non come lui, ma lui stesso è buono e bello, perché buono e bello è essere gli artefici del proprio umano destino, un uomo ed una donna che, per usare un gergo di una cultura nata Eva, "incidono" la realtà. Tuttavia quell'intelligenza che Eva suppone di aver tratta dal frutto, non è neanche sufficiente a capire che non lei sarà Dio, ma il serpente che dunque la usa per i suoi fini, per poi certamente gettarla, quando il ruolo femmineo di riproduzione sarà esaurito dalla scienza divenuta capace di procreare artificialmente.
    In questo contesto di usa e getta, non mi meraviglierebbe, Maurizio, un'Eva alle prese con una caccia sistematica proprio agli angeli, odiati perché difensori dell'albero della vita per com'è, mentre al contempo si è firmato un patto col diavolo il quale ci ha assicurato, di nuovo, il primato di genere.
    Te l'ho scritto: nei primi capitoli di Genesi c'è tutto, è un seme: quello della follia cara Lea

    I cherubini sono a guardia dell'albero della vita, una vita che è donna nella misura in cui in essa si genera. Mi pare ovvio, allora, che, sulla scorta di quanto già scritto, l'assalto all'albero della vita si compia con la vita stessa o con il suo ausilio: la donna, usata per scardinarne le difese.
    Prima, però, ci sarà un patto, siglato, immancabilmente, con il sangue (non mi meraviglierebbe quello del mestruo) che promette laddove Dio ha tradito. Sulle prime sarà un trionfo, perché satana paga bene; ma poi ci si renderà conto che se si stringono patti con il leone non si può che esserne divorati.
    "Tremate, tremate, le streghe son tornate", ma torneranno anche le cacce alle streghe e lo scenario che si apre nel finale potrebbe davvero essere una donna, braccata e circondata, su una collina sferzata dal vento, che urla il nome di D-o, per far salva non se stessa, ma il genere, come forse in un bel film dal titolo "L'ultima donna".
    Accadrà? Non accadrà? Di certo è scritto (Lc 23,29) e fa tremare, ma non le streghe, a quanto pare.
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    Se le poche cose ma chiare fossero ciò che rende comprensibile tutto, come mai i vangeli sembrano aver fallito? Non sono forse scritti per i poveri e gli ignoranti essendone la Buona novella? Scusami, ma io non credo che dipenda dalle mie molte cose e confuse, ma da una vulgata che non è più quella originale.
    Insomma se ne è data, del Cristo, una versione falsa che non è addebitabile agli Ebrei, ma proprio alla chiesa che dopo 2000 anni non sa neppure dirci con esattezza quando è nato e quando è morto. Tutti sembrano passare sopra a questo particolare, ma è rivelatore di una condizione, quella in cui versa l'esegesi cattolica che neanche più s'interroga sull'assurda mancanza di fonti riguardo al Cristo, non più accolto così dai suoi.
    Gli Ebrei, invece, non lo riconobbero, sulle prime, cioè sino a quando l'emorroissa non guarì (ma anche qui bisogna distinguere: c'era stato, nel 32 d.C. il battesimo di Giovanni, per cui il movimento che faceva capo a lui lo aveva riconosciuto), perché il Messia era stato vittima di una sovrastruttura cultuale e culturale che lo aveva reso irriconoscibile, ma il discrimine rimaneva quello a cui ti ho accennato: doveva cancellare il peccato originale per cui non esserne frutto, mentre lo era se discendeva da Giuseppe "come si credeva", chiosa Luca; ma Maria conosce la verità e la tace, perché parlare prima, prima che i giochi fossero fatti, avrebbe ottenuto solo coprirsi di ridicolo, coprirsi proprio con quello Spirito Santo che ella diceva averla coperta mentre raccoglieva margherite.
    In battuta ti dirò che, affinchè tutto il piano dello Spirito Santo fosse portato a termine, occorreva solo una donna che sapesse tacere e trovarla non è impresa facile, tutt'altro che facile.
    Mi chiedi di Maddalena e io ti rispondo che su di lei non ho letto nessun libro, so solo che una puttana fu la prima testimone oculare della resurrezione. Ella non fu la prima ad accorrere al sepolcro dopo tre giorni: fu l'unica perché l'unica credere alla sua resurrezione. Questo deve porti due domande:
    1) a che luce, in realtà, va considerata la resurrezione se una puttana ne è la prima testimone? E a che luce i vangeli se una donnaccia ne è il copione, cioè il modello di una fede che di lì a poco avrebbe conquistato Roma, per cui il mondo? Non è la luce artificiale di studi esegetici sedicenti raffinati, ma quella solare, naturale che proviene da Dio e che illumina i suoi santi e le sue sante secondo un criterio che appare folle solo perché noi siamo ciechi e quella luce ferisce la nostra, e solo nostra, sensibilità.
    2) Come mai Maddalena sa che sarebbe risorto se tutta Gerusalemme lo aveva condannato come peccatore? Dio ascolta i peccatori (Gv 9,31)? Li fa risorgere? Come mai, allora, Maddalena va contro tutti e tutto? secondo me perché lei conosce la verità, cioè l'infondatezza dell'accusa e questa non poteva non essere l'essersi macchiato del peccato originale da parte di Gesù e di averlo fatto proprio con lei.
    Il nuovo naos, cioè il Sancta Sanctorum (bene attenta a Gv 2.19-21, Giovanni non usa ieros, ma naos) poteva essere dedicato a una puttana? Paolo come mai invita a non macchiare il nostro corpo "tempio di Dio" proprio con una puttana ( 1Cor 3,16 e 6,15? Non noti l'eco dei fatti in questo ammonimento? Non noti che quella fu davvero l'accusa che lo consegnò nelle mani del sinedrio? Per me sì, se la corsa di una puttana al suo sepolcro ebbe come premio la resurrezione.
    Forse giustamente mi accusi di essere confuso e concettuoso, ma è meglio un po' di casino in cucina che una minestrina chiara chiara che non sa di nulla
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    Se non hai capito prova a rileggere e rileggi anche il Vangelo di Luca in 3,23 in cui appare chiaro il frainteso in cui era caduto Israele. E' condensato tutto in quel "come si credeva" perché significa che ci appariva impossibile, discendendo da Giuseppe, che fosse il Messia. Infatti, non trovo casuale che il focus della faccenda sia la discendenza, dal momento che non solo i vangeli si aprono con una genealogia (quella di Matteo), ma anche che in quattro vangeli ci siano, sommata quella di Luca, due genealogie, per dire che la discendenza era ed è il punto centrale, perché il Messia non discende, "come si credeva", ma s'incarna.
    Questo in Luca diviene evidente, in particolare dalla struttura del suo Vangelo che prima (Lc 1-2) riporta l'annunciazione e la nascita come antefatto, cioè come davvero si sono svolti i fatti; poi (Lc 3) ciò che confuse Gerusalemme che Lo "credeva" (Lc 3,23) figlio di Giuseppe perché all'oscuro di quanto promesso a Maria.
    In Lc 3,23 si consuma un grossa truffa, però, perché a "circa trent'anni" si fa iniziare il suo ministero, ma in realtà Gesù diviene arkomenos, cioè un personaggio pubblico importante, forse un rabbi, e questo lo rendeva un possibile Messia, ma essendo all'oscuro dell'annunciazione, cioè dell'intervento divino nel suo concepimento, appariva impossibile, sino a che, con la guarigione dell'emorroissa, Gerusalemme concepisce il miracolo e i tempi divengono maturi perché Maria possa dare la vera versione dei fatti che, se anticipata, si sarebbe rivelata controproducente sino al punto di rovinare tutto (hanno ragione coloro che indicano Maria come la donna del silenzio).
    Permettimi di aggiungere una cosa che sfugge a tutti e che ha grandissima attinenza con l'emorroissa. Spesso si parla del paradosso romano, secondo cui il Vangelo, a Roma, si è trasmesso dalle classi alte e acculturate al popolo. Questo sembra strano essendo, i vangeli, Buona novella ai poveri per cui, all'epoca, anche ignoranti (le scuole costavano).
    Questa anomalia storica e sociologica tutti la attribuiscono alle più varie ragioni, ma se s'ignora che Tiberio, nel 35 d.C., riceve dalle mani di Luca il suo Vangelo, le ipotesi avanzate sono senza fondamento. Fu Tiberio in persona che diffuse il Vangelo nell'upperclass romana e da lì, paradossalmente, giunse al popolo per un adagio che recita "converti un re, converti un popolo".
    Tutto ciò si crede primato romano, ma solo se non si ha chiaro un fatto: la guarigione dell'emorroissa, donna ricca e famosa, giudicata inguaribile dai medici, per cui quando ella guarisce dopo aver toccato la frangia della veste di Gesù, la classe medica, la scienza, è posta di fronte al miracolo ed essa capitola per prima.
    Ma bisogna comprendere che i medici, a Gerusalemme come in tutte le parti della terra, costituiscono una parte importante dell'establishment, dell'upperclass, per cui, in realtà, fu Gerusalemme che per prima si convertì -o credè al Messia- partendo dalle classi alte, ricche e acculturate, per cui essa. Gerusalemme, detiene il primato del paradosso cristiano: una Buona novella per i poveri e gli ignoranti che per prima converte i ricchi e gli scienziati. Ed
    CITAZIONE
    ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

    (Sal 118,23)
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    Beh, non sarai esperta, ma hai detto molte cose vere, per cui il forum ti ha insegnato. Ti ha insegnato che non si chiedevano molti requisiti al Messia, ma solo uno e quell'uno confuse Gerusalemme, perché Luca ben scrive quando introduce nel suo Vangelo un'analessi (flashback, tecnica che ricorre su materiale scritto già esistente, come afferma il perseguitato e censurato Carmignac, e che fa di Luca non solo un "greco raffinato", ma anche un ottimo narratore) e riporta che era figlio di Giuseppe "come si credeva" (Lc 3,23).
    Quell'imperfetto non deve essere tradotto alla lettera, perché significa "che questo ci aveva confusi", ci aveva confusi, cioè, la discendenza, nella carne, da Giuseppe e dunque non poteva essere il Messia. Certo, in questo contesto Maria poteva dire ciò che in realtà era accaduto, dire che lo Spirito Santo l'aveva coperta con la sua ombra, ma Ella è donna di poche parole e quelle le serba nel suo cuore (Lc 2,19) lasciando Gerusalemme nel dubbio.
    Dunque la discendenza da Giuseppe fu l'ostacolo e allora non rimane che spiegare perché.
    A Messa si recita "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo" e ciò doveva fare Gesù, ma perché fosse possibile doveva lui per primo non esserne macchiato, non essere macchiato dal peccato originale che tutti fanno risalire al frutto, ma, come ho scritto in Angeli, la discussione aperta nel forum, Adamo fece in realtà il primo passo verso il male e non Eva che ne fu solo una conseguenza.
    In quella discussione abbiamo scritto che Genesi non è altro che un seme nel giardino di Eden e di un seme si può fare un esame dei geni che contiene, quelli che poi daranno origine a tutta la pianta, in questo caso a tutta la storia successiva, quella che viviamo.
    In quel seme c'è il gene del peccato ed alberga in Adamo che a un certo punto desidera qualcosa d'altro rispetto a ciò che già aveva. L'oggetto del suo desiderio altro non è che l'oggetto della gioia che ha raggiunto, cioè
    CITAZIONE
    Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo».

    e dunque quel desiderio altro non era che carne, un desiderio carnale che lo rese impuro.
    Adamo, fino ad allora contemplativo, si fa carne nei suoi desideri e quell'urlo di gioia altro non è che l'incipit del dramma, perché Eva offre sì il frutto del peccato, ma quel frutto è la conseguenza del precedente distacco di Adamo da Dio. Nel Messia, quindi, non può risiedere il peccato originale perché venuto a cancellarlo. Invece, con la discendenza da Giuseppe, come si credeva, egli ne è il frutto ed è un uomo come tutti. Questo era il Requisito che non si riusciva ad ottenere da nessun candidato, ma solo perchè Maria aveva taciuto e forse Giuseppe fece lo stesso, ammesso che l'annunciazione lo rendesse partecipe.
    Con tutto questo, quindi, la figura del Messia atteso diviene davvero sfumata, raffinata ed esclusiva tanto che quello stesso requisito fu la causa della Sua consegna, perché per sua stessa ammissione, nel quadro di una profezia che si doveva avverare, egli si autoaccusò di aver avuto rapporti con la Maddalena, di avere non solo quindi covato desideri carnali, ma di averli anche soddisfatti, consegnandosi così spontaneamente alla morte.
    I linguisti affermano che una lingua si conserva più laddove è penetrata più tardi e così avviene per le versioni dei fatti. Ed ecco allora in nostro soccorso la patristica del deserto con i suoi apoftegmi, uno dei quali ripropone la passione, perché un anziano conviveva con la vergine di turno, ma in realtà con una prostituta, cosa che lo rendeva tacciabile di impurità.
    L'anziano, prima di morire, prova la sua innocenza e chiede che il suo bastone di palma sia piantato in terra dopo la sua morte: se fiorirà egli sarà puro, altrimenti no. Il bastone, dopo tre giorni, fiorisce e dunque lui era puro, ma quei tre giorni non sono altro che Gesù nella tomba e come fiorì il bastone, fiorì la croce con la resurrezione.
    Dunque alla base di tutto c'è un requisito che Gesù soddisfece a pieno: egli mai si macchiò e tutto il caos o lo stordimento di Gerusalemme è riassunto da Luca con quel "come si credeva", perché Gesù non fu il frutto di un desiderio carnale, ma fu concepito dallo Spirito Santo, tanto che la Chiesa Cattolica, in un suo importantissimo dogma, o mente o sbaglia.
    L'Immacolata concezione, infatti, è totalmente fuorviante se si afferma che Maria fu concepita senza peccato. No, Maria fu il frutto di un amore sponsale alla pari di tutti gli altri, ma non fu e non è alla pari di tutti gli altri la sua, appunto, concezione, la concezione del suo grembo, cioè di Gesù che non fu frutto dell'uomo, "come si credeva", ma dello Spirito Santo, superando quindi il Peccato originale.
    Non è Maria senza peccato, ma lo è Gesù, concepito senza peccato, sebbene Maria sia davvero, anzi, di più, la "piena di grazia" perché neanche in lei albergava il desiderio carnale. Quel "non conosco (γινώσκω) uomo" (Lc 1,34) è una traduzione pessima, brutale, carnale forse volutamente fuorviante, perché in realtà Maria vuol dire che mai ha provato attrazione o desideri carnali nei confronti dell'uomo, rendendola davvero la piena di grazia.
    Nel mio precedente post ho scritto che la scuola rabbinica è quella raffinatissima e qui lo ribadisco se in gioco non c'è semplicemente la verginità come da tutti intesa, ma tutto si consuma all'ombra di una sfumatura chiamata desiderio. E i rabbini, imponendo quel requisito, lo sapevano, forse lo sanno anche oggi, anche se gli va riconosciuto che non calano a casaccio il dogma come una mannaia.
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    Vorrei aggiungere al già detto un particolare che si desume dalla malattia della donna. Ella soffriva di perdite di sangue e questo le impediva di concepire. Tutto, allora, si gioca sui significati del verbo "concepire", se l'emorroissa è il simbolo di Gerusalemme, una Gerusalemme che non concepisce il suo Messia.
    La pletora degli aspiranti al ruolo, infatti, si risolveva ogni volta o in un errore di valutazione e o in un gioco di fazioni che eleggevano, di volta in volta, il loro candidato. C'era poi uno strano rabbi che niente aveva a che fare con l'istituzione, cioè con il tempio che sicuramente non solo gestiva l'attesa, ma voleva metterci le mani sopra, cioè stabilire papabili e papa, per usare un linguaggio cattolico. Gesù, in questo contesto, era il classico outsider, qualcosa venuto fuori dalle pieghe della città e questo era, appunto, inconcepibile ed ecco perché Gerusalemme non concepiva, il suo messia.
    L'accezione del verbo e dunque figurata perché fa riferimento al non concepire con la mente, cioè trovarlo assurdo, trovare assurdo che Gesù fosse il Messia. Infatti tutto questo il Mt 13,55 divine chiaro se si legge
    CITAZIONE
    Non è questi il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?

    , perché quel padre, quella madre e quei fratelli lo rendevano agli occhi della gente impresentabile.
    Non era il Messia atteso o, almeno, non lo era come umanamente era stato atteso. La logica che lo contraddistingue, quella che emerge dai sinottici, era assurda: Gerusalemme attendeva un gran re e non un figlio di un falegname, cioè uno qualunque del popolo. Gerusalemme è questo che non concepisce, perché ragiona umanamente secondo un cliché istituzionale che esige la pompa magna per un evento del genere.
    E' solo quando l'emorroissa, spinta dalla disperazione, ne tocca la frangia che ella concepisce, perché ne concepisce il miracolo e dunque la natura messianica, facendo de più classico outsider, il leader
    Ps: manca ancora qualcosa alla figura di Gesù Messia, cioè manca, paradossalmente, nel panorama dei giganteschi sforzi, un suo aspetto per comprendere perché era inconcepibile e perché, in fondo, fu crocefisso. Erano gli studi rabbinici quelli raffinatissimi.
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    Bellissimo! L'emorroissa è una figura centrale nel Vangelo di Luca, perché non è solo lei, lei è una città, Gerusalemme, malata, impura perché non riesce a concepire il suo Messia. La frangia taumaturgica toccata, quindi, esprime una sacralità messianica, ciò che convince del Messia Gerusalemme, una Gerusalemme incredula, stordita dalle voci, ma quando l'emorroissa, certamente ricca, come riferiscono i Vangeli, guarisce essa grida athà, cioè il Signore è venuto a porre fine a un'attesa febbrile durata 11 anni (23 d.C.-34 d.C.)
    Ella era famosa perché ricca e perché inguaribile, tutta Gerusalemme lo sapeva e lo sapeva pure Luca, medico, tanto che possiamo dire che, avendoli girati tutti, egli, Luca, personifica la classe medica, cioè la scienza che si era arresa e dunque con la guarigione concepisce lei per prima il miracolo. E' allora, nel 34 d.C., che Luca si converte ed ecco spiegato il taglio intellettuale del suo Vangelo: egli coglie l'attimo fatale, l'ultimo anno con una crocefissione ferma al 35 d.C., che non solo vede convertire Gerusalemme, cioè credere che il Messia è venuto, ma vede anche la Passione. In un unico anno si svolge il suo Vangelo che cambierà tutta la storia convertendo Roma.
    A mio parere, se posso concludere, 'l'emorroissa si ammala o diviene di dominio pubblico nel 23 d.C. e conclude così una genealogia, quella lucana, che da Davide, non a caso, si sviluppa per tranche di 23 anni per ogni generazione, quando, se si ha chiara la cronologia dei Re, non si può non notare che, seguendo la stessa genealogia lucana, essa inizia esattamente nel 989 a.C., primo anno di regno di Davide, il re pastore che fa di Gerusalemme il suo gregge, cioè un gregge divino, come non a caso esprime il salmo 23.
    Grazie a Di Segni, tutto diviene di una chiarezza e di una bellezza straordinarie, checché ne abbiano fatto poi. Grazie.
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    Mi pare di aver compreso che la tua sia la classica lettura simbolica, allegorica in cui un "narratore", verosimilmente in un momento d'ozio, inventa risposte a delle domande che si è posto e dunque filosofeggia. Tu vedi quindi una soluzione di continuità: hai aperto un libro e lo hai chiuso nel suo capitolo finale; io invece vedo oggi Genesi perché, avendone scorto il seme, vedo il frutto.
    Genesi, per me, attraversa tutta la Bibbia, quindi, si estende su tutta la storia, se la troviamo in Apocalisse, tanto è vero che se comprendessimo che il primo passo verso il male lo fa in realtà Adamo, capiremmo Gesù e una parte ancora ignota del suo ministero. Ma ci sarebbe troppo da scrivere, per cui completo quanto ho scritto sopra citando Luca 23,29, in cui la beatitudine delle sterili e dei grembi vuoti non è chiacchiericcio di chiesa, ma una minaccia reale all'universo femminile, posseduto ancora una volta dal demone di un sapere (scienza) evocato per esorcizzare una condizione ritenuta ingiusta.
    E' un patto col diavolo, sostanzialmente, che ci dice che sì. le streghe son tornate ma, sciocche come Eva, non han capito che tornerà anche la loro caccia, perché lc 23,29 altro non preannuncia se non una caccia sistematica, capillare alla vita, se di mezzo, o il motivo, è la gravidanza, cosa che tra l'altro ci parla di un target ben preciso, di un obbiettivo che è donna.
    Tu non capirai, lo so, ma le donne capiranno benissimo, perché se esiste la mafia, esiste anche quella delle donne e lavora sotto sotto alla conquista di un primato di genere che renderà però beate le sterili e i grembi vuoti tanto sarà devastante una persecuzione di cui loro stesse hanno creato le premesse.
    Forse ne rimarrà una, braccata e circondata, su una collina sferzata dal vento e, cosciente della fine ormai inevitabile, urlerà: "D-o" tra le lacrime, ma non per salvare se stessa, quanto il genere
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    E' una donna che ha aperta questa discussione e qualcosa, Maurizio, va detta ancora. Quel καλὸς καὶ ἀγαθός non è altro che la filosofia, la classicità greca che ha espresso il sapere umano, una ricerca spasmodica di una soluzione che sia uomo. Eva vede il frutto e lo giudica bello a vedersi e buono per...e qui entra tutto l'imbarazzo di una traduzione che sa, ma non vuol dire, non vuol dire che quel frutto era bello e buono per divenire intelligenti e con quella intelligenza creare una cultura, quella stessa che poi si rivelerà necessaria per scrivere il dramma successivo, tra l'altro.
    Anche sul serpente che istiga si ha l'imbarazzo di una traduzione che sa, ma non vuol dire, perché sa che Agostino ha ragione e il serpente non era il più astuto, ma "il più sapiente" ed Eva, filosofa, infatti si ferma a confrontarsi, a discutere in un Eden tavola rotonda.
    Eva consuma quel frutto perché convinta che emanciparsi da Dio, divenire non come lui, ma lui stesso è buono e bello, perché buono e bello è essere gli artefici del proprio umano destino, un uomo ed una donna che, per usare un gergo di una cultura nata Eva, "incidono" la realtà. Tuttavia quell'intelligenza che Eva suppone di aver tratta dal frutto, non è neanche sufficiente a capire che non lei sarà Dio, ma il serpente che dunque la usa per i suoi fini, per poi certamente gettarla, quando il ruolo femmineo di riproduzione sarà esaurito dalla scienza divenuta capace di procreare artificialmente.
    In questo contesto di usa e getta, non mi meraviglierebbe, Maurizio, un'Eva alle prese con una caccia sistematica proprio agli angeli, odiati perché difensori dell'albero della vita per com'è, mentre al contempo si è firmato un patto col diavolo il quale ci ha assicurato, di nuovo, il primato di genere.
    Te l'ho scritto: nei primi capitoli di Genesi c'è tutto, è un seme: quello della follia cara Lea
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    Maurizio, quando si affrontano i primi capitoli di Genesi siamo in Eden e dunque in "seme" ci sono tutte le informazioni necessarie per capire gli sviluppi successivi. Se davvero si docesse, cioè si insegnasse, il senso di quei primi capitoli, non solo capiremmo la loro dinamica tipica, ma anche perché crollerebbe, oggi, il mondo. Eva ragionò così: καλὸς καὶ ἀγαθός ed è detto tutto. E' il seme."
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    A proposito di angeli, leggevo che secondo certa patristica l'errore commesso da Adamo fu non consultarsi con gli angeli che gli avrebbero così detto di non mangiare il frutto. C'è tuttavia un errore di fondo o a monte, se preferite, e gli angeli non c'entrano (come potrebbero senza rimetterci le penne?), perché l'errore fatale di Adamo fu quello di consultarsi con sua moglie e prendere una decisione di comune accordo. Insomma un classico
240 replies since 12/9/2009
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