La Berakhà

Birkhàt Kohanìm

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    אילון

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    La Berakhà: Benedizione

    Questo sabato leggiamo una delle benedizioni più belle della Torà: la Birkhàt Kohanìm, la benedizione dei Sacerdoti.
    יְבָרֶכְךָ יְהוָה, וְיִשְׁמְרֶךָ.
    יָאֵר יְהוָה פָּנָיו אֵלֶיךָ, וִיחֻנֶּךָּ.
    יִשָּׂא יְהוָה פָּנָיו אֵלֶיךָ, וְיָשֵׂם לְךָ שָׁלוֹם.

    “Ti benedica il Signore e ti custodisca.
    Faccia il Signore risplendere il Suo volto su di te e ti conceda grazia.
    Rivolga il Signore il Suo volto verso di te e ti dia pace” (Numeri 6:24-26).
    I vari nomi del popolo ebraico iniziano con la yod: Israel, Ya'aqov, Yehuda, Yeshurun. La lettera rappresenta il popolo d'Israele, è talmente minuscola che nonostante si cerca di reciderla, non può essere estirpata essendo simbolo di qedushà, santità. La yod rappresenta la discesa della benedizione divina, infatti, ogni frase nella "triplica benedizione" dei sacerdoti inizia con la yod.
    L'indicazione ai Kohanìm, che sono i canali della trasmissione celeste, è quella di benedire il popolo "beahavà", con amore. Il sentimento dell'amore è una benedizione in sé, colui che né è colmo può a sua volta, benedire gli altri. Questo compito è stato assegnato ad Aharon il sacerdote, fratello e latore della parola di Mosè poiché: “Aharon ama la pace, shalom, שלום, persegue la pace, ama le creature e le avvicina alla Torà” (Pirqé Avòt 1:12).
    Durante la benedizione, l’uomo si avvolge con il tallèt (scialle di preghiera), ricostruendo simbolicamente la “tenda della radunanza”, dove riprende contatto con la Shekhinà, ed è sotto la volta del tallèt che l’uomo accoglie e benedice i propri figli.
    La prima frase della benedizione esprime il trascendente e il contatto con la parte più elevata dell'anima, neshamà. Il secondo è l'avvicinamento, quando lo spirito divino, ruach, alleggia su di te. L'ultimo verso è di sette parole che rappresentano la Shekhinà e lo shabbàt che è per eccellenza il tempo della berakhà. Lo shabbat si accoglie con la preghiera di Lekhà Dodì: “Vieni mio amato incontro alla sposa, accogliamo lo shabbàt... andiamo incontro allo shabbàt perché è la sorgente della benedizione”.
    La Torà e lo shabbàt sono fonti di berakhà, di benedizione, oltre lo spazio e il tempo e devono essere “ricevuti” in ragione della loro origine divina infatti si usa dire qabbalàt-Torà e qabbalàt-shabbàt, ricezione della Torà e ricezione del sabato.
    E cosa ci rende degni alla benedizione? “L’uomo di buon occhio, tov ‘ayin, (generoso) sarà benedetto, poiché diede del suo pane al povero” (Proverbi 22:9).
    Chi vede il buono, il bello e il pieno in ogni cosa e in ogni uomo è benedetto e a sua volta è fonte di benedizione per l'intero creato.
    Shabbat Shalom a tutti, colma di Berakhà!
     
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    Grazie per questa bellissima perla Ayalon. Nonostante penso che la.parola benedizione sia abusata e spesso utilizzata malamente, vorrei avere un significaticato più preciso all'interno del pensiero ebraico. Grazie
     
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    Ok, si legge questa bellissima benedizione.
    Ma si crede anche di poterla ricevere oggi nonostante non esistono più sacerdoti da 2000 anni?
     
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    Non esistono più i Kohanìm?
    Fa un favore, spiegarglielo tu che in 2 millenni gli ebrei non se ne sono accorti. Che sciocchi.
     
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    E va be, avro' anche detto una cavolata, ma del resto sfido un occidentale comune a conoscere il nome di un sacerdote ebraico o cohen, mentre sicuramente conoscera' il nome di qualche rabbino.
    Se questi personaggi rappresentano il "canale della trasmssione celeste" perche non si sentono mai commentare le scritture o parlare a nome dell'ebraismo in sede di dialogo interreligioso o interculturale?
     
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    Tanto per alimentare un po' di discussione. Magari la mancanza del Tempio o il fatto che semplicemente il dialogo rimanga confinato all'interno del perimetro dello stesso ebraismo. Ma io non ho mai pensato a interruzioni, e non credo che Dio abbia bisogno di centralinisti al servizio. Mi sembra parlasse abbondantemente con chi desiderasse. E a mio avviso continua.
     
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    Forse Maurizio si è confuso con il partito dei Sadducei scomparsi dopo la distruzione del Secondo Tempio e dal quale provenivano i sacerdoti che esistono appunto ancora oggi, ma con funzioni limitate.
     
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    Per secondo tempio intendi quello che si intende distrutto nel 70 d.c. dal generale Tito ?
     
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    Sì, fu allora che scomparvero i Sadducei e restarono solo i Farisei, se non sbaglio.
     
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    Caifa e altri sacerdoti provenivano dai Sadducei. Al giorno d'oggi non conosco bene le modalità dell'ufficio sacerdotale e attendo lumi dagli esperti.
     
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    #entry635289716

    potete trovare approfondimenti sulla benedizione sacerdotale - Birkat Cohanim / Nesiyat Kappayim - ברכת כהנים nell'ebraismo, con anche funzioni e pensiero in relazione ai sacerdoti.
     
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    "Le uniche funzioni sacerdotali rimaste sono la benedizione sacerdotale e la riscossione del riscatto dei primogeniti; gli unici privilegi sacerdotali ancora in vigore sono l'onore loro dovuto, la precedenza nella salita prima del Levita con lettura della Torah nel culto sinagogale, che dovrebbe recitare chiunque venga chiamato alla lettura, ovviamente di religione ebraica. Secondo l'ebraismo ortodosso, con la distruzione del Secondo Tempio nel 70 e.v. e la cessazione dei sacrifici ebraici, la maggior parte delle funzioni sacerdotali è sospesa, in attesa della ricostituzione del III Tempio ad opera del Messia." (Fonte: Wikipedia)

    Io spero che la pratica del sacrificio non ritorni mai più.
     
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    Quello che io trovo un po strano, nell'odierna figura del sacerdote ebraico, per quello che posso percepire io, non e' tanto la mancanza di determinate funzioni specifiche a livello cultuale. L'ebraismo odierno ha tutto il diritto di organizzarsi come crede da questo punto di vista.
    Quello che trovo invece perlomeno curioso, e la non corrispondenza della figura del sacerdote ebraico con qualcuno che ha una specifica competenza in materia di esegesi delle scritture ebraiche.
    Probabilmente quando pronuncio la parola "sacerdote" sono condizionato dall'idea di sacerdote cristiano, il quale non puo' diventare tale senza passare attraverso determinati studi, e dall'idea di cosa fosse il sacerdote ebreo dell'epoca templare così come mi giunge attraverso la mediazione degli studiosi.
    Tant'e' vero che gli studiosi usano l'espressione "fonte sacerdotale" alludendo al fatto che qualche antico sacerdote ebraico non si e'limitato a essere solo custode e lettore di testi che lo precedevano, ma protagonista stesso di parte della stesura.

    Edited by Maurizio 1 - 21/10/2019, 14:00
     
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    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 21/10/2019, 13:05) 
    Quello che io trovo un po strano, nell'odierna figura del sacerdote ebraico, per quello che posso percepire io, non e' tanto la mancanza di determinate funzioni specifiche a livello cultuale. L'ebraismo odierno ha tutto il diritto di organizzarsi come crede da questo punto di vista.
    Quello che trovo invece perlomeno curioso, e la non corrispondenza della figura del sacerdote ebraico con qualcuno che ha una specifica competenza in materia di esegesi delle scritture ebraiche.
    Probabilmente quando pronuncio la parola "sacerdote" sono condizionato dall'idea di sacerdote cristiano, il quale non puo' diventare tale senza passare attraverso determinati studi, e dall'idea di cosa fosse il sacerdote ebreo dell'epoca templare così come mi giunge attraverso la mediazione degli studiosi.
    Tant'e' vero che gli studiosi usano l'espressione "fonte sacerdotale" alludendo al fatto che qualche antico sacerdote ebraico non si e'limitato a essere solo custode e lettore di testi che lo precedevano, ma protagonista stesso di parte della stesura.

    I rabbini sono le figure che si relazionano con pubblico, sui giornali, in tv o su internet, nelle conferenze, nelle varie circostanze interconfessionali. É il loro lavoro, guide all'interno e rappresentanti all'esterno.
    Neanche sai se un tal rabbino o studioso laico o il tuo interlocutore sia o meno un Cohen.
     
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13 replies since 2/6/2017, 16:08   491 views
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