אילון
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ANIMA
1 2/ 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 “Vaizzer Elohim et-haadam ‘afar min-haadama vaipach beapav nishmat haim* vaihì aadam 13 14 lenefesh chaià”
1) e formò 2/3) Dio 4) l’uomo 5) polvere 6) dalla terra 7) e soffiò 8) nelle narici 9/10) respiro di vita *nishmat haim* 11) e fu 12) l’uomo 13/14) all’anima vivente
Genesi 2,7). "Il Signore Dio formò l'uomo di polvere della terra, gli inspirò nelle narici un soffio vitale; e l'uomo divenne un essere vivente "
Egli soffia nelle sue narici il NISHMAT HAIM=RESPIRO DI VITA e viene usato il termine nishmat che indica respiro ed anche ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE (NESHAMA). quindi mentre dà la vita all’uomo come essere vivente fatto con la polvere dalla terra, gli soffia l’anima superiore nishmat haim.
******************************************************* Anima - composizione
1) YECHIDAH : UNICA 2) CHAIAH : ANIMA UNIVERSALE O "VIVENTE": YOD 3) NESHAMAH : ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE : HEH 4) RUACH : SOFFIO O SPIRITO : VAU 5) NEFESH : ANIMA ANIMALE O INFERIORE : HEH
Haim vita Nefesh è più vicina al corpo; la somma di tutti i processi biologici che ci tengono in vita. Viene attirata dai piaceri fisici e sensuali e condizionata dagli istinti. Ruach è lo spirito che pervade emozioni e sentimenti, la libertà dai condizionamenti della materia, ed è il primo a differenziarsi dal mondo animale.In esso sono presenti ideali anche se in forma molto legata al sentimento. Neshamah è l' anima umana vera e propria, la sede della consapevolezza e dell' intelletto, del libero arbitrio, della percezione. Chaiah è una parte dell' anima che non risiede nel corpo, troppo elevata e rarefatta per poter essere contenuta nel corpo umano. Essa è uno stato di unione con i cosmo, di partecipazione diretta con le intelligenze che governano stelle e galassie. Yechidah è lo stato supremo dell' anima, unione assoluta con Dio, il ricongiungimento perfetto .
ANIMA DELL' UOMO NELLE FONTI
Principali fonti bibliche e talmudiche 1) "E D-o formò l'uomo dalla polvere della terra ed alitò su di lui uno spirito vivente e l'uomo diventò una creatura viva" ( Genesi, 2,7) .Vale a dire che proprio la presenza della nèfesh e della neshamà in lui distingue l'uomo dagli animali. 2) " La polvere tornerà alla terra com'era prima e lo spirito tornerà a D-io che lo ha dato" (Ecclesiaste, 12,7). La polvere presa dalla terra ritorna alla terra; e se con la morte lo spirito ritorna a D-io, ciò significa che lo spiri- to viene da Lui, è cioè la parte spirituale dell'uomo, vale a dire "l'immagi- ne e somiglianza" divine dell'uomo (cfr. Genesi, 1,26). 3) Nelle Benedizioni del Mattino diciamo: " Mio D-io) l'anima che Tu hai posto nel mio corpo... la toglierai da me per farla ritornare in me in un tempo futuro". Di nuovo viene evidenziato il concetto dell'anima che esce dal corpo. 4) A proposito della morte di Rachele sta scritto: " Ed avvenne quando fa sua anima usciva, perche lei stava morendo" ( Genesi, 18,35). Di nuovo si dice chiaramente che l'anima esce dal corpo. 5) Avigall dice a Davide: " L'anima del mio signore sarà racchiusa nel fascio della vita" (1 Samuele, 25,29). 6) E' stato insegnato nel Talmud: "Rabbl Eliezer ha detto: L'anima dei giusti è custodita sotto il trono divino, come è detto 'L'anima del mio signore sarà racchiusa nel fascio della vità " (1àlmud Bab., tratt. Shabbàt, 152b). 7) Come è stato insegnato nel Talmud: "Tutti i dodici mesi in cui il cor- po continua ad esistere, l' anima sale; e scende, dopo dodici mesi, quando il corpo si disfà" (TàlmudBab., tratt. Shabbàt, 152b). Inoltre nella letteratura cabalistica dello Zòhar e" nel Talmud c'è molto . materiale su questo argomento. Lo Zòhar spiega cosl il versetto 'Perche l'uomo non può vederMi e rest re in vita' (Esodo, 33,20): tutto il tempo in cui l'uomo vive non può vede- re D-o, perfino Mosè nostro Maestro, il più grande fra gli uomini; ma quando la parte divina dell'uomo esce dal corpo non possiede più le limitazioni degli occhi e degli altri organi del corpo: allora la sua esistenza spirituale e metafisica si librerà senza limitazioni fisiche e potrà vedere tutto, anche la luce divina e tornerà al luogo in cui venne formata. In un altro punto dello Zòhar è scritto che tutte le anime ritornano al io della Verità passando per la grotta di Makhpelà, dove sono sepolti i Patriarchi. Nel Talmud, trattato Shabbàt, è scritto che quando una persona abbandona questo mondo, i suoi famigliari defunti gli vanno incontro per accoglierlo, e se sorridono è un buon segno per lui: significa che è destinato al :lo della Verità; se invece i suoi famigliari son tristi, questo è un brutto segno. Nello Zòhar e nei Pirqè de Rabbì Elièzer è scritto che quando l'uomo arriva nel Mondo della Verità "gli si fa vedere le vicende della sua faccia", gli si fa vedere cioè la sua vera faccia, come è nel Mondo della Verità, non : appariva in questo basso e mendace mondo: nel Mondo della Verità vedono la loro vera faccia e provano vergogna, non esiste una punizione più severa di questa, rispetto alla quale le punizioni del corpo non sono neppure da paragonarsi. Èb il Nachmanide scrive che i 60 anni delle tribolazioni di Giobbe non furono che un istante in confronto alle sofferenze del Ghehinòm. Il Talmud (trattato Chaghigà, 8) parla della situazione dell'uomo che ritorna al mondo dopo la sua morte. sorprendente notare la corrispondenza fra le ricerche degli studiosi ebrei di parapsicologia e quanto venne scritto nelle nostre fonti, anche di 2000 anni fa, su questo soggetto.
Fa uscire dal carcere la mia anima
Il rabbino capo di Israele, Rabbi Lau ha chiamato gli ebrei di tutto il mondo ad offrire speciali preghiere per la salvezza dei 13 ebrei arrestati in Iran. Rabbi Lau ha richiesto che ciascuno legga il Salmo 142, che e' per i prigionieri, almeno una volta al giorno, cosi' pure Achenu col beth Israel, una preghiera che si riferisce ai nostri fratelli in schiavitu' che e' in tutti i libri di Tefilla' dopo la lettura settimanale della Torah. Achenu col beth Israel hanetunim be tsarah ubeshivyiah ha’omedim bein be yam u’bein yabashah hamakom yerachem alehem u’motziem letsarah lerevachah u’meafelah leorah ,um’shiabud le’gheulah hashtah be’agalah bezeman kariv I nostri fratelli, casa di Israele che soffrono oppressione e prigionia sulla terra e sul mare possa D-o avere misericordia di loro, e li riporti dall’oppressione alla liberazione dalle tenebre alla luce, dalla schiavitu' alla liberta' presto, in questi tempi Maskil ledavid beyoto' bemearah, tefillah koli' el-hashem ezeaq kuli' el hashem etchanan eshpoch lefanav sichi' , tsarati' lefanav aghid behitatef alai ruchi' , veatta' yadata' netivati' beorech zu achalech, tamnu pach li' habit yamin ur’eh, veein li makir avad manosi' mimeni' ain doresh lenafshi' za’akti' elecha hashem, amarti atta' machsi' ,chelki' beerez hhayym hakshiva' el rinati' ki daloti' meod hatsilenu me’rodfai ki amtzu mimeni' hotsia' mimasgher nafshi' lehodot et shemecha ki ykatru' tsadikim, ki tighmol alai
142.Inno, preghiera di Davide, essendo nella grotta
La mia voce s’alza verso l’e/terno, io grido; la mia voce s’ala verso l’e/terno, io supplico io spando la mia preghiera dinanzi a lui io dinanzi a lui la mia angustia manifesto Mentre il mio spirito spasima in me e tu pur conosci il mio sentiero, su qualsiasi via io sia per andare, essi m’ascosero lacci Io guardo a destra, e miro: e non vi e' chi mi conosca ogni rifugio e' perduto per me nessuno si prende cura dell’anima mia O e/terno io grido a te io dico: tu sei il mio ricetto tu sei la mia parte nella terra dei viventi Attendi al mio grido perche' molto misero io sono liberami dai miei persecutori perche' sono piu' forti di me Fa uscire di carcere l’anima mia affinche' io possa celebrare il tuo nome i giusti faranno corona perche' tu m’avrai beneficato (Secondo la trad. del Rabb. I. Costa)
ALLE RADICI DELLE PAROLE BIBLICHE DELL'ANIMA
L’uomo, persona integrale inscindibile o invece dissociabile in corpo e anima, è perciò un tema molto ampio che ha risposte diverse perché trovano la loro radice nell’idea antropologica che hanno dell’uomo le varie religioni. Tra queste per noi però ha particolare interesse comprendere e recepire come il concetto si sia sviluppato nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam, cioè nelle tre religioni monoteiste che si rifanno all’Antico Testamento; tutto ciò ovviamente a partire dall’ebraismo che fu l’origine delle altre. Ricordo che alla base c’è una rivelazione, cioè una manifestazioni spontanea, ritenuta extraterrestre, del Dio del roveto ardente e del Sinai, che ha riversato conoscenza che hanno portato frutto. In primis è da porre attenzione sul termine che definisce "l’anima", per il quale nell’ebraico biblico si hanno due termini: noepoeshn, dallo stesso radicale npsh, respirare, alito, respiro, anima di uomini e animali, animo come sede dei sentimenti, desideri affetti; nishamah - nishamat, dal radicale ansare , alito soffio, spirito, anima, essere vivente. Ora, la storia d’Abramo, il padre della fede, al quale si rifanno le tre le religioni monoteiste, è narrata nel libro del Genesi, ed è là, allora, che è da cercare la chiave di volta dell’idea "sull’anima". Questa idea viene poi avvalorata dalla constatazione che, scrutando tutti i libri che costituiscono il canone ebraico della Bibbia, esce in modo inconfutabile il fatto singolare, senz’altro voluto, e perciò d’eccezionale interesse, che l’unico versetto in cui entrambi tali due termini e si trovano impiegati assieme è nel Capitolo 2 della Genesi, proprio al versetto 7 in cui è descritto il modo particolare con cui Dio creò l’uomo e lo pose nel paradiso terrestre, che così recita: "(allora) plasmò il Signore Dio l’uomo con la polvere della terra (rossa) e soffiò nelle sue narici un alito di vita e divenne l’uomo un essere vivente." (Gen. 2,7) Le precedenti volte che si trova sono in: Gen. 1,20 al momento della creazione dei primi animali, pesci e uccelli (5° giorno); Gen. 1,21 alla creazione dei mostri marini; Gen. 1,24 alla creazione del bestiame (6° giorno); Gen. 1,30 quando Dio parla di tutti gli esseri viventi eccetto l’uomo. Cioè si trova a caratterizzare l’aspetto della vita primitiva del regno animale soggetto all’uomo, mentre la prima volta che si trova è proprio nel versetto Gen. 2,7 quando è formato l’uomo, e la volta successiva è in Gen. 7,22 al momento del diluvio, quando è raccontato che morirono tutti gli esseri viventi, animali e uomini compresi, salvo i salvati nell’arca. Inoltre c’è un atto di Dio specifico: soffiò. È perciò indiscutibile la volontà dell’autore del libro del Genesi d’evidenziare una peculiarità dell’uomo rispetto agli animali, per la presenza d’una esplicito atto di Dio che l’ha dotato di parte del proprio respiro che è espressione antropomorfica per riferire il disegno d’includere l’uomo nella sua Santità e nella sua Luce, come è antropomorfica l’immagine di Padre e Figlio, che così in termini umani presentano realtà altrimenti incomprensibili. L’autore del Genesi pone, peraltro, in evidenza che "plasmò il Signore Dio l’uomo con la polvere della terra", che cioè usò materiale preesistente, ma nel contempo tiene ad evidenziare che ci fu un vero e proprio atto creativo. È così nel Genesi si può captare l’uomo quale essere particolare, in cui pur se esiste "un’anima - un respiro" come negli animali, cioè plasmato dalla terra, da Dio è stato evoluto fino a dotarlo di un’anima specifica , "un alito divino" unico, proprio solo dell’uomo, in quanto chiarirà il Genesi: "Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò." (Gen. 1,27) Per lo "creò" usa ed i segni, che dicono di più sulla parola, suggeriscono "da dentro la mente (testa) l’originò ". Cioè lo progettò e l’attuò! E per riallacciarmi ad idee espresse prima e come vedremo più avanti: "con l’energia il Nome li segnò", "con l’energia che accende la vita li segnò." (Tra l’altro la parola Adamo = Adam = può separarsi in = A = Uno = Unico e dam = = () = "essere simile", quindi all’Uno simile.) Maschio e femmina ; non uomo e donna, ma entrambi uomo (come essere umano); vale a dire che il progetto di Dio è lo stesso ed il sesso è un accidente non fondamentale, ma contingente all’esistenza (tanto che la tradizione ebraica pensa che Adamo, prima d’essere separato da Eva, fosse un essere androgino). Così, è inequivocabile, entrambi, uomo e donna, hanno l’anima (tra l’altro in Gen. 1,27 è usato due volte creò), checché volesse insinuare l’illuminismo attribuendo alla Chiesa dubbi su questo tema, mai da questa seriamente avuti, come ben chiarisce nel testo "L'anima delle donne" di Vittorio Messori. Il fatto poi che l’anima fu infusa da Dio in Adamo prima della separazione di Eva dal suo costato ha provocato l’idea della ricerca dell’anima gemella. Chiaro avviso di ciò è nel libro della Sapienza (non canonico per l’ebraismo, ma per il cattolicesimo) scritto da un ebreo alessandrino del I° secolo a.C. in cui pare apparire un dualismo "un corpo corruttibile appesantisce l’anima." (Sap. 9,15) Per contro in tutta la descrizione della creazione del libro del Genesi non è usata la parola corpo, geviyyah, che indica corpo vivo o morto anche d’animale, bensì è usata la parola bashar tradotto in genere con carne, ma "ogni carne" in ebraico è usato per dire anche "ogni individuo", "ogni uomo", che è ben più che sola carne. Tra l’altro è di più di in quanto quest’ultimo è vicino a carcassa o a strumento di puro lavoro (come l’uso che si faceva dei corpi degli schiavi), con un accenno dispregiativo (popolo pagano si scrive con le stesse lettere). La parola appare per la prima volta nel versetto Gen. 2,21, e poi nel 23 (due volte) e nel 24, proprio quando da Adamo, fatto addormentare, Dio trasse fuori Eva, la prima donna, madre di tutti i viventi. Anche i termini uomo (Gen. 2,23) e donna (Gen. 2,22) appaiono per la prima volta in questi versetti: Gen. 2,21 "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormento: gli tolse una delle sue costole e richiuse la carne al suo posto." Gen. 2,22 "Il Signore Dio plasmò con la costola che aveva tolto all'uomo, una donna () e la condusse all'uomo." Gen. 2,23 "Allora l'uomo () disse: Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo () è stata tolta." Gen. 2,24 "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." La parola carne riapparirà (Gen. 6,3-12-13-17-19) al momento della decisione del diluvio universale, perché la carne s’era corrotta: "Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo perché egli è carne () …" (Gen. 6,3) "Allora Dio disse a Noè: È venuta per me la fine di ogni uomo (di ogni carne, dice letteralmente in ebraico) perché la terra a causa loro, è piena di violenza." (Gen. 6,12) Questa carne corruttibile fu dal platonismo considerata contrapposta ad un’anima immortale (Sap. 3,1-3). Tale dualismo, che può implicare una superiorità dell’anima sul corpo, l’ebraismo cercò di evitarlo ed il pensiero che questi ha dell’anima traspare dalla seguente preghiera recitata al mattino al risveglio: "Mio Dio l’anima (nishamah) che mi hai dato è pura. Tu l’hai plasmata in me, con il Tuo alito l’hai ispirata in me e tu la custodisci in me; un giorno tu la riprenderai, per rendermela in un futuro di cui siamo in attesa. Per tutto il tempo in cui l’anima resterà in me, ti ringrazierò, o Signore, mio Dio e Dio dei miei padri, sovrano di tutti i mondi, Signore di tutte le anime. Sii benedetto Signore che rendi le anime ai corpi morti." (da Berachot 60 b) Per far soppesare la consistenza dell’idea unitaria corpo-anima pensata nell’ebraismo propongo invece la parabola di Rabbi Jehuda ha-Nasi, che evidentemente si riferisce al racconto del giardino dell’Eden: "Un guardiano storpio e un guardiano cieco dovevano custodire un frutteto. Disse quindi lo storpio al cieco: Vedo della frutta primaticcia nel frutteto, vieni, prendimi in spalla e raccogliamola per mangiarla. Il guardiano storpio salì quindi sulle spalle del cieco, raccolsero la frutta e la mangiarono, ma quando giunse il padrone del frutteto capì cosa avevano fatto i due guardiani; fece sedere lo storpio sulle spalle del cieco e li giudicò come una sola persona. In tal guisa anche il Santo, benedetto Egli sia, riconduce l’anima nel corpo e li giudica come una sola cosa." (Sanhedrin 91 a - b) Ovviamente si parla dell’anima perfetta, nishmat, soffiata da Dio che risorgerà la carne purificandola col fuoco della risurrezione. Molte di queste idee si trovano peraltro anche nella seguente parabola ebraica, di cui in qualche modo sono simili le forme, che dimostra la continuità di pensiero in questo campo delle due spiritualità che hanno lo stesso fondamento: "Come il Santo, Benedetto Egli sia, colma il mondo intero, così l’anima colma tutto quanto il corpo; Come il Santo, Benedetto Egli sia, vede e non è visto, così anche l’anima vede e non è vista; Come il Santo, Benedetto Egli sia, nutre il mondo intero, così l’anima nutre tutto quanto il corpo; Come il Santo, Benedetto Egli sia, è puro, così anche l’anima è pura; Come il Santo, Benedetto Egli sia, dimora nelle stanze più interne, così anche l’anima dimora le stanze più interne. Venga dunque colei che raccoglie in sé queste cinque qualità e lodi Colui che raccoglie in se queste cinque qualità." (in Berachot 10a) E c’è il senso dell’amata che attende l’amato, perché sono un’anima sola. Non a caso l’idea di fondo della parabola (midrash) tracciata dal Genesi è di Adamo ed Eva in una carne sola. Eva, tratta da Adamo ha per la logica del racconto la stessa anima d’Adamo, perché Dio non risoffiò su Eva, ma "Il Signore Dio plasmò con la costola che aveva tolto all'uomo, una donna e la condusse all'uomo." (Gen. 2,22) Per l’Islam, sotto l’influsso greco l’anima (dall’arabo nafs, vicina al noepoesh ebraico) è incorporea, "non è racchiusa nel corpo", né gli sta vicina, essa gli sta attaccata come l’amante lo sta alla sua amata, "è creata, quando i corpi sono completi, ma è immortale" (Al Baydawi); l’anima lascerebbe il corpo nel sonno, quando si sogna. (Ibn Qayyim al Diawzziyya)
Talmud Cohen pg.110
...che rimettessero le vesti nel tesoro e se ne andassero alle loro case in pace. Ai servi stolti ordinò che dessero le vesti ai la- vandai e che fossero imprigionati. Così il Santo che benedetto sia, dice del corpo del giusto: 'Entri in pace; riposino nei loro letti, ciascuno che cammina nella sua dirittura' (Isaia, lvii, 2); e dell'anima: 'L'anima del mio Signore sarà legata nel vincolo della vita col Signore tuo Dio ' (I Sam., xxv, 29). Del corpo del malvagio Egli dice: 'Non c'è pace per i malvagi' (Isaia, xlviii, 22) e dell'anima: 'L'anima dei tuoi nemici, che Egli scagliera, come dal cavo della fionda * (I Sam., loc.. cit.) » (Shab., 1526). « L'anima » — ci insegnano — e viene designata con cinque nomi : Néphesh, Ruach, Neshamah, Jechidah e Chayyah.
Nephesh è il sangue, come è detto : ' Perché il sangue è la vita (néphesh) ' (Deut., xn, 23). Ruach è ciò che sale e discende, come è scritto : ' Chi sa se lo spirito (mach) dell'uomo sale in alto?' (Eccles., in, 21). Neshamah è la disposizione (r). Chayyah viene così chiamata (2) perche tutti gli organi muoiono, ma essa sopravvive. Jechidah, ' l'unica ', Ìndica che tutte le membra sono a coppie, mentre l'anima soltanto è unica nel corpo » (Gen. R., xiv, 9). Di questi termini i primi tre vengono usati comunemente nella letteratura rabbinica, ma è difficile precisare in che diffe- riscano fra loro. Poiché il Néphesh si identifica col sangue, indica la vitalità ed è applicabile tanto agli animali quanto agli uomini.
C' è, per esempio il detto : Ogni néphesh ristora il néphesh e ogni cosa vicina al néphesh ristora il néphesh > ^Ber., 44 i'). Ciò significa che ogni creatura, animale terrestre o pesce, aggiunge la propria vitalità a quella della persona che la mangia, e ciò è vero partìcolarmente per quelle parti del corpo che sono poste presso gli organi vitali. Di conseguenza il néphesh cessa con la morte. Puah e Neshamah sembra che si possano usare indifferen- temente per designare la psiche dell'essere umano, e soltanto a questo, tali termini sono riferibili. Indicano ciò che esso ha di immortale, il < soffio» (3) che Dio gli ha ispirato. La questione concernente il momento in cui l'embrione viene dotato dell'anima, fu discussa da R. Jeudah.
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