Cosa pensano i milanesi degli ebrei

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    אילון

    Group
    Member
    Posts
    8,124

    Status
    Anonymous
    Video
     
    .
  2. Duenda
     
    .

    User deleted


    A mio avviso il termine integrazione, per quanto concerne gli Ebrei, è completamente fuori luogo.

    Comunque grazie Aialon.

    Shalom
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    אילון

    Group
    Member
    Posts
    8,124

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Duenda @ 30/6/2016, 17:55) 
    A mio avviso il termine integrazione, per quanto concerne gli Ebrei, è completamente fuori luogo.

    Comunque grazie Aialon.

    Shalom

    Anche a me alla grande, stanziamenti ebraici ci sono da epoche remote, nel lazio
    c'erano prima della fondazione di Roma dove emergono da scavi archeologici
    antiche sinagoghe, come a Ostia.
    Si potrebbe dire che "i veri italiani siamo noi", non abbiamo mai rotto le scatole
    a nessuno, eppure...
     
    .
  4. Duenda
     
    .

    User deleted


    eppure... l'evoluzione della conoscenza e della consapevolezza dovrebbero andare di pari passo con quella del progresso, perché non accade?

    Shalom
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    אילון

    Group
    Member
    Posts
    8,124

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Duenda @ 1/7/2016, 00:48) 
    eppure... l'evoluzione della conoscenza e della consapevolezza dovrebbero andare di pari passo con quella del progresso, perché non accade?

    Shalom

    Per ignoranza,
    nessuno nasce con la conoscenza infusa, per questo è bene diffondere cultura e storia sempre.
    Altrimenti ci ritroviamo nella giungla a mangiar banane.
    Al proposito, gli Ebrei contribuirono anche a fare l'Italia unita, il primo soldato che sparò un colpo nella presa di Porta Pia era ebreo a causa della paura che avevano della maledizione del papa.
    E quella oggi va a parlare di integrazione, neanche fossimo scesi ieri dalle carrette del mare.

    http://www.linkiesta.it/it/article/2016/05...o-milano/30540/


    La curiosa storia degli ebrei che fecero Milano
    Dalla banca popolare all’Asilo Mariuccia, dal socialismo al fascismo, dal Risorgimento alla Resistenza.

    Storia di una comunità ebraica anomala. Che Rony Hamaui ha raccontato in un libro
    di Francesco Cancellato



    «Milano, per la comunità ebraica italiana, è un’anomalia». Senza ghetto, senza sinagoghe nascoste, senza cimiteri abbandonati. Ma nello stesso tempo, non c'è città italiana - sicuramente non negli ultimi due secoli - che debba così tanto agli ebrei nel definirne l'identità economica, sociale e culturale. A raccontarlo, Rony Hamaui, nel suo nuovo libro “Ebrei a Milano” (il Mulino) che sarà presentato nell'ambito della manifestazione Jewish in the city, festival internazionale di cultura ebraica giunto alla sua terza edizione, che si terrà dal 29 al 31 maggio a Milano.

    Hamaui, perché Milano è un’anomalia, nella storia degli ebrei italiani?
    Quello dei ghetti ebraici, delle comunità chiuse non è solo uno stereotipo. È lo standard perlomeno per le comunità ebraiche italiane, Roma in particolare.

    Perché Milano non fa parte di questo standard, quindi?
    Perché quella di Milano è una comunità ebraica recente, molto eterogenea, che ha trovato nella città un terreno fertile nell'integrazione.

    In cosa consiste questa fertilità?
    Facciamo un passo indietro. Gli ebrei a Milano non erano potuti vivere per molti secoli. Erano stati tenuti lontani dalla città. Con l'illuminismo austriaco prima e con Napoleone poi, Milano diventa un polo molto attraente. È una città con un clima di libertà e di tolleranza. E soprattutto è un polo economico in crescita. Il luogo ideale per lavorare L'aperturta dello sportello di sconto della Banca d'Italia a Milano, nella seconda metà dell'ottocento, fu un momento di svolta. Per Milano fu un momento di enorme sviluppo. Ed è anche per questo che molti ebrei affluirono sotto la Madonnina.

    Da dove?
    Da tutta Italia, anche dal nord Europa, ma soprattutto da Mantova.

    Come mai proprio Mantova?
    Era la comunità più vicina ed è una città con una lunga tradizione ebraica. Milano nasce come un appendice della comunità Mantovana. Molti mantovani erano andati a vivere a Milano. Non è un caso che anche il primo rabbino di Milano venga da Mantova. Questo fino al 1866 - giusto centocinquant'anni fa - quando c'è il distacco amministrativo e giuridico della comunità ebraica milanese, non senza opposizione da parte dei mantovani.

    E cosa succede, a questo punto?
    Succede che ancora di più Milano continua ad attrarre ebrei da tutta Italia e da tutta Europa. A Milano, però, arrivano ebrei che non si conoscono tra di loro e non parlano la stessa lingua. Faticano a diventare una comunità. Le strutture che nascono per loro, prima fra tutta la scuola ebraica, sono poco frequentate. Non a caso, Il tempio viene costruito molti decenni dopo, nel 1892, in via Guastalla.

    Come mai?
    Perché gli ebrei milanesi hanno voglia di integrarsi, di guadagnarsi uno status sociale. L'Italia era un po' da costruire. E come diceva D’Azeglio c'erano da fare anche gli italiani. C'era un clima di grande eterogeneità, in Italia e soprattutto a Milano. E la sociologia moderna ci insegna che strutture eterogenee inglobano molto meglio l'immigrazione. In più - altro elemento che ha facilitato il processo - gli ebrei milanesi erano di alto livello culturale.

    «Fu Luigi Luzzatti, ebreo, a fondare la Banca Popolare di Milano. Anche la Banca Commerciale Italiana nasce con capitali ebraici, tre dei suoi primi quattro amministratori delegati erano ebrei. E poi ci sono le banche familiari: gli ebrei avevano un terzo del sistema bancario milanese, pur essendo un duecentocinquantesimo della popolazione. E poi facevano grande attività filantropica, culturale, politica»

    Qual è l'effetto su Milano di questa integrazione?
    È determinante per lo sviluppo della città, sotto ogni punto di vista.

    Qualche esempio?
    Il Risorgimento milanese ha una fortissima matrice ebraica. I Finzi, ad esempio, giocarono un ruolo fondamentale nelle Cinque Giornate di Milano. E lo stesso Enrico Guastalla, figura emblematica nel risorgimento italiano, era ebreo, così come tantissimi garibaldini.

    Come mai?
    Perché la libertà dagli austriaci, era la loro libertà. Non è solo una tendenza milanese, questa. Gli ebrei romani, ad esempio, erano così pro risorgimentali che il papato cominciò a preoccuparsi. E non a caso qualche traccia di antisemitismo c'è, a quell'epoca.

    Anche a Milano?
    No, a Milano no. Basta pensare a Giuseppe Verdi, che rappresenta il Nabucco alla Scala, mettendo al centro della liberazione il popolo ebraico. Sarebbe stato impensabile in un contesto antisemita. Milano era un luogo in cui gli ebrei erano davvero protagonisti dello sviluppo economico e sociale.

    Qualche esempio?
    Fu Luigi Luzzatti, ebreo, a fondare la Banca Popolare di Milano. Anche la Banca Commerciale Italiana nasce con capitali ebraici, tre dei suoi primi quattro amministratori delegati erano ebrei. E poi ci sono le banche familiari: gli ebrei avevano un terzo del sistema bancario milanese, pur essendo un duecentocinquantesimo della popolazione. E poi facevano grande attività filantropica, culturale, politica.

    Come?
    L’Umanitaria presenta elementi fortissimi di ebraicità. L'asilo Mariuccia fu fondato da ebrei. E parlando di cultura, ricordo che furono i Treves, con la loro tipografia, a pubblicare per la prima volta Verga e D’Annunzio. Mentre a livello politico va ricordato l'impegno nella creazione del socialismo riformista milanese, di cui Anna Kuliscioff è un esempio, ma anche del fascismo, con Margherita Sarfatti.

    «Milano anche oggi rimane una città molto aperta. Negli ultimi mesi, però, ci sono stati alcuni episodi di antisemitismo. Forse è un caso, forse è un’onda lunga che arriva da lontano. Qualche attenzione in più è necessaria, però»

    Addirittura il fascismo?
    Gli ebrei si distribuirono anche a destra. Margherita Sarfatti, ebrea, fu amante di Mussolini e scrisse Dux, libro che aveva l'obiettivo di far conoscere Mussolini nel mondo. Non a caso, la prima edizione fu in inglese. Lui la ripudiò per motivi personali e politici. Scappò in America latina per via delle leggi razziali.

    Ecco, parliamone, delle leggi razziali...
    Il periodo delle leggi razziali è una cesura storica. Milano era la città più liberale d'Europa, in quegli anni. Non credevano ai loro occhi, gli ebrei, quando nel 1938 furono emanate le leggi razziali. Fu una pugnalata. Ma in quel momento l'ebraismo milanese trovò un unità che non ebbe mai trovato prima. Si può dire che le leggi razziali misero d'accordo tutti gli ebrei. Che, ad esempio, iniziarono a mandare i figli in una scuola ebraica. Nacque una specie di ghetto sociale, lì dove non c'era mai stato.

    Ci fu qualche forma di resistenza contro il nazifascismo?
    C'erano centri di resistenza molto forti. Soprendentemente, l'università Bocconi fu uno di quelli. Erano ebrei personaggi come Sraffa, Delvecchio, Mortara. La Bocconi è una storia nella storia molto interessante.

    E oggi?
    Milano anche oggi rimane una città molto aperta. Negli ultimi mesi, però, ci sono stati alcuni episodi di antisemitismo. Qualche segno di preoccupazione c'è. Le recenti aggressioni dei ragazzi con papalina, o del rabbino per Milano sono una specie di choc. Non era mai successo prima. C'era una matrice anti-istraeliana, politica, ma niente di antisemita. Milano era un isola felice, da questo punto di vista. Forse è un caso, forse è un’onda lunga che arriva da lontano. Qualche attenzione in più è necessaria, però.
     
    .
  6. takimiri
     
    .

    User deleted


    Quando si parla di episodi di antisemitismo a Milano mi vien da sorridere: qui nelle Marche c'è chi mi ha definito "sporco ebreo"; a me!! Cattolico!! Poco praticante a dire il vero ma pur sempre di formazione cattolica e che non ho mai parlato in vita mia con un ebreo.
    Aveva proprio ragione Leopardi a parlare dei marchigiani nei termini in cui ne parlava e a preferire di essere seppellito ovunque ma non nella sua terra natia.

    Saluti.
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    1,723
    Location
    Italia

    Status
    Anonymous
    a me è successo al nord, che bello, per certe cose il Mondo è paese ;)
    (no comment)

    CITAZIONE (Aialon @ 30/6/2016, 19:49) 
    CITAZIONE (Duenda @ 30/6/2016, 17:55) 
    A mio avviso il termine integrazione, per quanto concerne gli Ebrei, è completamente fuori luogo.

    Comunque grazie Aialon.

    Shalom

    Anche a me alla grande, stanziamenti ebraici ci sono da epoche remote, nel lazio
    c'erano prima della fondazione di Roma dove emergono da scavi archeologici
    antiche sinagoghe, come a Ostia.
    Si potrebbe dire che "i veri italiani siamo noi", non abbiamo mai rotto le scatole
    a nessuno, eppure...

    E questa è gran cosa :D
    Chi dice che il popolo ebraico è guida per il mondo in merito a cosmopolitismo e multicultura, ha solo che ragione secondo me
     
    .
  8. takimiri
     
    .

    User deleted


    Le ho provate tutte per far breccia nel loro ego: l'unico risultato che si ottiene è farli inchiodare ancora di più alla croce. Detto tra noi io li inchioderei per la testa e non per mani e polsi. Purtroppo hanno il cervello di una mosca, Omero era fin troppo ottimista quando li considerava convergenti su un solo occhio!!

    Saluti!
     
    .
  9. writerl
     
    .

    User deleted


    Oh che bello, c'era anche rav Arbib :-)
    Detto questo posso dire che molto dipende dalla città. Nel mio paese incontrare un ebreo è una cosa rarissima. Credo che molti miei concittadini non avrebbero saputo cosa rispondere perchè l'ebraismo è una realtà "lontana". La sinagoga più vicina è a 25 km ed è aperta solo in determinate occasioni dato l'esiguo numero di ebrei.
    Mi piacerebbe vedere una simile ricerca in altre città/Stati.
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    In evoluzione

    Group
    Member
    Posts
    269

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Aialon @ 30/6/2016, 19:49) 
    CITAZIONE (Duenda @ 30/6/2016, 17:55) 
    A mio avviso il termine integrazione, per quanto concerne gli Ebrei, è completamente fuori luogo.

    Comunque grazie Aialon.

    Shalom

    Anche a me alla grande, stanziamenti ebraici ci sono da epoche remote, nel lazio
    c'erano prima della fondazione di Roma dove emergono da scavi archeologici
    antiche sinagoghe, come a Ostia.
    Si potrebbe dire che "i veri italiani siamo noi", non abbiamo mai rotto le scatole
    a nessuno, eppure...

    Secondo me il problema principale è che in molti non conoscono il significato delle parole e confondono il confine fra l’integrazione e l’assimilazione. Forse ne è una concausa anche l’uso del termine “popolo ebraico”; infatti mi verrebbe quasi da azzardare una teoria relativa ai meccanismi neorolinguistici, che potrebbero portare a pensare a un popolo differente dal proprio. Un esempio di associazione mentale potrebbe essere: “Il popolo” = unità nazionale; “il popolo ebraico” = qualcosa di separato da me = esterno all’unità nazionale che mi rappresenta. E quindi a livello inconscio resta una percezione di “diversità” e “separazione”. Separazione che in mancanza di interesse nel conoscere e reciproca apertura può portare alle certe frasi “deprimenti” sentite nel filmato.
    Però nonostante abbia fatto “i compiti” andando io per prima a rileggermi il dizionario, ecc … qualche dubbio ce l’ho, tipo: dov’è (se c’è) il confine fra assimilazione e integrazione?
    In teoria è facile rispondere, voglio dire integrazione vuol dire far parte integrante di un meccanismo e ciò non determina la perdita della propria identità cosa che invece avviene con l’assimilazione. Ma non posso non domandarmi come si possa “integrarsi” senza il rischio di essere assimilati? Credo che se uno ha la fede, la risposta sia facile, ma per coloro che sono atei o non praticanti?
    A tal proposito mi è capitato di leggere vari articoli come questo www.ilfoglio.it/articoli/2014/04/10...briche_c282.htm e guardare vari video dove si porta l’attenzione sul rischio dell’assimilazione.
    Una frase mi ha colpito più di tutte: "l’assimilazione è peggio dell’Olocausto fisico”
    Voi cosa ne pensate?
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    497

    Status
    Offline
    QUOTE (Eterea @ 10/3/2016, 02:00 PM) 
    A tal proposito mi è capitato di leggere vari articoli come questo www.ilfoglio.it/articoli/2014/04/10...briche_c282.htm e guardare vari video dove si porta l’attenzione sul rischio dell’assimilazione.
    Una frase mi ha colpito più di tutte: "l’assimilazione è peggio dell’Olocausto fisico”
    Voi cosa ne pensate?

    Però, paradossalmente, mi è capito di sentire delle lamentele da parte di ebrei sulla mancanza di assimilazione.
    Stavo visitando Haifa, quando ho percorso una lunga via in cui le insegne e le sritte sui negozi erano tutte in russo. Entrato in uno di questi per un acquisto, il proprietario (con una tipica faccia russa) non parlava inglese, e allora ho rispolverato la mia scarsissima conoscenza di russo, riuscendo a capirmi benissimo.
    Non avrei mai pensavo di esercitare il mio russo in Israele!
    Ho chiesto al titolare dell'hotel spiegazioni. E questo si è lanciato (in inglese) in una lunga lamentela su questi russi, che sono arrivati qui per trovare lavoro sfruttando un bisavolo di origine ebraica, senza neanche essere praticanti della religione ebraica.
    Si lamentava che tuttora in famiglia e tra di loro parlano solo russo. In pratica si lamentava della mancanza della loro assimilazione.
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    אילון

    Group
    Member
    Posts
    8,124

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Eterea @ 3/10/2016, 14:00) 
    Ma non posso non domandarmi come si possa “integrarsi” senza il rischio di essere assimilati?

    Se lo sono chiesti in tanti in quattromila anni eppure tanti poli sono spariti e noi siamo ancora qui.
    Modestamente io ho distrutto molte astronavi Borg.
    spacecraft
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    In evoluzione

    Group
    Member
    Posts
    269

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Ayalon @ 3/10/2016, 16:07) 
    CITAZIONE (Eterea @ 3/10/2016, 14:00) 
    Ma non posso non domandarmi come si possa “integrarsi” senza il rischio di essere assimilati?

    Se lo sono chiesti in tanti in quattromila anni eppure tanti poli sono spariti e noi siamo ancora qui.
    Modestamente io ho distrutto molte astronavi Borg.
    spacecraft

    Non lo metto in dubbio :D la tua logica, basata su dati inoppugnabili, non lascia scampo.

    ... attento solo che poi non si voglia salire tutti sull'Enterprise pile
     
    .
12 replies since 30/6/2016, 10:56   572 views
  Share  
.