Ancora una su Biglino

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  1. stefanodedalo
     
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    Ero capitato sul forum poco tempo fa a chiedere lumi sul lavoro di Biglino. Io, in merito, mi ritengo uno scettico aperto. Non sono tanto dell'idea di Biglino, però credo di avere l'apertura mentale sufficiente a cambiare opinione, nel caso in cui ve ne fossero gli estremi.
    Il lavoro di decostruzione fatto da molti forumisti mi è stato utile. Vorrei, se possibile e senza nessun intento di giudicare, porre il problema di dover alzare il livello di questa decostruzione a mio avviso necessaria (o comunque è necessario il confronto) nel senso che vado a precisare.

    AM77 in una discussione ha ben chiarito che Biglino ha sbagliato a tradurre l'espressione "Ninoah" in alcuni brani della Bibbia dedicati al sacrificio. Significherebbe "riposare", nell'accezione di lasciar consumare la carne finché non diviene cenere, e non - come ha tradotto Biglino - "gradito".
    Ok, fin qui ci siamo. Però io trovo che circa il lavoro di Biglino non sia importante accapigliarsi sul reale significato di una parola, anche se ovviamente è corretto tradurla nella maniera esatta. Bisognerebbe invece - se possibile - prendere in esame e eventualmente confutare l'intero contesto.
    Nel caso specifico: è vero che D*o si manifestava di persona nella tenda in cui incontrava Abramo, che aveva un entourage di servitori (angeli?), e che prima degli incontri faceva bruciare delle essenze secondo delle precise indicazioni che, se non seguite alla lettera, causavano l'uccisione di chi aveva mal effettuato il rito?
    E' ovvio che nel caso in cui Biglino restituisce un contesto anche solo grossolanamente preciso, si viene spinti a interrogarsi sulla natura di D*o. In che senso Dio appariva nella tenda? D*o si incarnava in qualche corpo? Ha un corpo? Era una persona, per quanto onnipotente? Cosa ci dice della natura di Dio il fatto che obbligasse a eseguire un certo rito e punisse chi sbagliava a metterlo in pratica?
    Insomma: non è la singola parola a essere importante nella teoria di Biglino, quanto il contesto che restituisce. Ed è su quello che bisognerebbe concentrare gli sforzi controdeduttivi.

    Altro esempio. Mi sembra che Négev (ma forse ricordo male) abbia fatto notare che nella letteratura sapienziale ebraica i "keruvim" siano considerati dei meccanismi di difesa posti all'entrata dell'Eden. E' interessante questa cosa. I cattolici invece li considerano degli angeli o sbaglio? Biglino anche lui li considera dei meccanismi difensivi, e conferisce loro un'aurea tecnologicamente avanzata.
    Al di là della parola che si può usare per tradurre il termine, a mio avviso è di nuovo importante il contesto. Ed è importante riflettere su cosa il contesto ci dice di D*o. Possibile che D*o abbisogni di meccanismi di difesa "concreti e pratici"? Se è onnipotente e onnisciente, che senso ha avvalersi di congegni simil-tecnologici?

    Insomma: al di là della traduzione delle singole espressioni, comunque irrinunciabile, ai brani tradotti da Biglino va restituito anche il giusto contesto. Lo stesso significato del termine si deduce alla luce del contesto. Quello che lui dice grosso modo è questo: "io leggendo molte parti della Bibbia non ritrovo un D*o spirituale, ma un D*o antropomorfo, che ricorre a tanti stratagemmi o oggetti di natura similtecnologica." E' se ha ragione su questo credo, che sia importante chiarire. Oppure se al di là del singolo termine, sbaglia anche il contesto generale.
     
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0 replies since 17/6/2013, 10:26   185 views
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