Talmud: ruota della fortuna?

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  1. Isadora
     
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    Nel Talmud di Abraham Cohen leggo a proposito della carità che un dottore ammoniva la moglie di dare del pane ai poveri affinché lo stesso venga fatto ai suoi figli, e quando lei diceva che così facendo stava maledicendo i figli rispose "nel mondo c'è una ruota che gira". La nota a piè di pagina dice che si riferisce alla ruota della fortuna. Ricorda in un certo senso il Fato dell'antichità classica...come si colloca dal punto di vista dottrinale il fatto, a questo punto, di credere alla fortuna?
    Spero di essermi spiegata...intanto riporto gli estremi per chi avesse il libro.

    Abraham Cohen, Talmud, ed. Laterza, VI edizione 2011, pag. 270
     
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    אריאל פינטור

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    Non c'entra il fato greco. Il fato greco è qualcosa di imponderabile al di sopra delle divinità e indipendente da esse e nella letteratura greca è chiamato in causa, quasi sempre per risolvere delle situazioni ingarbugliate di scontro tra le varie divinità che, come sappiamo, hano le stesse qualità e gli stessi difetti degli umani.
    Nell'ebraismo la sorte, la "fortuna" è sempre D-O che muove l'universo e gloi eventi.
    Il concetto di ruota sta a significare che ogni essere umano potrà trovarsi nella condizione di essere indigente e di avere bisogno degli altri. non si tratta di credere alla fortuna, al caso all'evento fortuito, ma ad una possibilità che le cose possano cambiare per un volere superiore non sempre comprensibile ma che sicuramente ha una sua logica e una suua spiegazione, anche se non evidente in maniera chiara alla mente umana

    PS:
    tieni presente che l'ottimo testo di Cohen non è "IL Talmud" ma un piccolo compendio esplicativo edi esso. I Talmud sono due , Babilonese e Gerosolimitano. sono costituiti da oltre venti volummi ciascuno, abbracciano tutti i campi dello scibile e sono scritti in parte in ebraqico, in parte in aramaico e in parte in un misto delle due lingue con un linguaggio criptiuco e difficile, spesso poco compensibile agli estessi Ebrei madrelingua.
    Per questo non è facile capire con chiarezza molte afffermazioni e gli stessi talmudisti dopo una vita intera di studio, non sono sicuri su molti argomenti
     
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    עם ישראל חי

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    CITAZIONE (Isadora @ 26/5/2013, 21:08) 
    Nel Talmud di Abraham Cohen leggo a proposito della carità che un dottore ammoniva la moglie di dare del pane ai poveri affinché lo stesso venga fatto ai suoi figli, e quando lei diceva che così facendo stava maledicendo i figli rispose "nel mondo c'è una ruota che gira". La nota a piè di pagina dice che si riferisce alla ruota della fortuna. Ricorda in un certo senso il Fato dell'antichità classica...come si colloca dal punto di vista dottrinale il fatto, a questo punto, di credere alla fortuna?
    Spero di essermi spiegata...intanto riporto gli estremi per chi avesse il libro.

    Abraham Cohen, Talmud, ed. Laterza, VI edizione 2011, pag. 270

    Il passo citato è della masechet Shabbat e prima di questo passo viene spiegato che è necessario chiedere a D-o pietà per la povertà anche se si è ricchi perchè essa torna di tanto in tanto attraverso le generazioni. In una famiglia ricca capita che il figlio o il figlio del figlio diviene povero e questa è una cosa che torna. E' la povertà che torna di tanto in tanto. Essa è come una ruota che torna (viene usato il termine "chozher"=torna). Viene anche affermato che chi ha pietà delle creature il cielo avrà pietà di lui. Questa condizione di povertà che torna è stata fatta perché gli umani abbiano timore di D-o. Questo passo citato nulla ha a che fare con la "ruota della fortuna", non capisco come mai dr. Avraham Cohen abbia usato queste parole, la parola fortuna infatti non figura nel testo talmudico in questione. Il tema trattato in queste pagine è infatti la povertà e la zedakà e viene spiegato addirittura che non bisogna mai sentirsi usciti dall'obbligo quando si fa la zedakà ad un povero donando solo un poco di quello che si ha, ma che anzi bisogna interessarsi di lui per fargli avere ciò di cui ha bisogno e a carico viene citato il passo di cui sopra ove si sottolinea che questa condizione tornerà nelle generazioni future ai propri discendenti e che si tratta di una cosa stabilita da D-o contrariamente a quanto aveva capito la moglie di rav Chiya, che pensava invece che il marito maledicesse i propri figli. Viene citato questo passo della Toràh:

    "10 Dagli generosamente; e quando gli darai, non te ne dolga il cuore; perché, a motivo di questo, il SIGNORE, il tuo Dio, ti benedirà in ogni opera tua e in ogni cosa a cui porrai mano. 11 Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comandamento e ti dico: apri generosamente la tua mano al fratello povero e bisognoso che è nel tuo paese."

    Deut. 15, trad. Nuova Riveduta.

    Shalom
     
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  4. Isadora
     
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    Vi ringrazio tantissimo per le risposte!
     
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3 replies since 26/5/2013, 20:08   141 views
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