Sacrificio di Isacco

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    GENESI 22 : " Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». 2 E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».
    3 Abraamo si alzò la mattina di buon'ora, sellò il suo asino, prese con sé due suoi servi e suo figlio Isacco, spaccò della legna per l'olocausto, poi partì verso il luogo che Dio gli aveva indicato.
    4 Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. 5 Allora Abraamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi». 6 Abraamo prese la legna per l'olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. 7 Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: «Padre mio!» Abraamo rispose: «Eccomi qui, figlio mio». E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?» 8 Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto». E proseguirono tutti e due insieme."

    E' buona come traduzione?....In neretto ho messo delle frasi che vorrei che mi spiegaste o come le interpretate ( sempre se credete che vadano interpretate)....Grazie

    P.S.: @ Negev : Non dirmi la solita frase ,ok? :P Vorrei solo capire come voi vedete questo aneddoto :)
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    אריאל פינטור

    Group
    Member
    Posts
    7,755
    Location
    Italia

    Status
    Offline
    in ebraico non si parla di sacrificio ma di "akedat Ytzkach" "legatura di Isacco"

    l'ho spiegata qui:
    http://forumbiblico.forumfree.it/?t=51589502.

    In forum biblico troverai molti miei commenti alle parashot (parashà è la parte della Torah che viene letta settimanalmente. Si inzia da Bereshit e si continua per tutto l'anno, per poi iniziare daccapo l'anno dopo, affrontando un altro aspetto rispetto all'anno prima)


    CITAZIONE
    Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto»

    non voglio dirti nessuna soilita frse, tranne che l'agnello non è Gesù, purtroppo per te.... :D
     
    .
  3. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    :D Lo sapevo!!! Sei tremendino :)

    Andro' a leggere , grazie ;)
     
    .
  4. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    La legatura di Isacco, da "Il Piccolo Midrash dice-Il Libro di Beraishis"

    " Padre mio,padre mio", Isacco piange." Qui c'é sia il fuoco che la legna, ma dov'é l'agnello per l'olocausto?" Hashem stesso si provvederà l'agnello per il sacrificio figlio mio,e se non sarà cosi' , sarai tu l'agnello!
    Isacco prese il suo viso tra le mani e pianse. " E' questa la Beis Hamidrash di cui hai parlato a mia madre?"...pianse...Quando Abramo udi' questo pianse anche lui...Ma Isacco lo conforto': " Non sentirti in difficoltà padre. Compi la volontà di Dio attraverso di me! Possa il mio sangue essere l'espiazione per il popolo ebraico in futuro"...

    Come si puo' capire questa interpretazione?

    Edited by elisabeth rossi - 6/3/2013, 13:39
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    אריאל פינטור

    Group
    Member
    Posts
    7,755
    Location
    Italia

    Status
    Offline
    Non conosco questo midrash.
    Posso pensare, ma è la mia interpretazione, che si riferisca al peccato dell'alleanza con Avimelech
     
    .
  6. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    Rabbi W. Gunther Plaut :

    Un'importante tradizione ha insistito sul fatto che Abramo completo' il sacrificio e che poi Isacco fu miracolosamente risuscitato .... Secondo questa Haggadah, Abramo uccise suo figlio, brucio' la sua vittima, e le ceneri rimasero come un'accumulo di merito ed espiazione per Israele in tutte le generazioni.

    Tu mi hai sempre detto che l'ebraismo non contempla sacrifici umani....e questo lo credo anche io dal punto di vista ritualistico del Tempio....
    Pero' ho visto che la morte di una persona retta nel pensiero comune dei saggi puo' essere accettata come espiazione per il popolo. Se la morte di Isacco come un Tzaddik è accettata come espiazione, poi kal v'chomer ,quanto più dovrebbe la morte del Messia essere considerata sommamente espiatrice?

    Un'altro esempio é questo : Talmud, Berachot 62b

    "R. Eleazar ha detto: Il Santo, benedetto Egli sia, disse all'angelo: Prendete un grande uomo [rav] tra di loro, attraverso la cui morte molti peccati potranno essere espiati per loro. [Secondo il detto che la morte dei giusti è una espiazione.]

    E ce ne sono altri.....
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    אריאל פינטור

    Group
    Member
    Posts
    7,755
    Location
    Italia

    Status
    Offline
    Non è la morte del giusto che porta all'espiazione, ma i suoi meriti.
    Il midrash che conosco io è che mi sembra di avere riportato, parla della lama che scalfì il collo di Isacco il quale venne poi trasportato nel gan Eden da due malachim fino alla guarigione.

    Il Maschiach che muore è un non senso. Il Maschiach Ben David, per definizione, non può morire e, soprattutto deve compiere la sua missione che è la riunificazione delle tribù disperse.
     
    .
  8. paola860
     
    .

    User deleted


    C'è questa Parashat che merita di essere letta:
    www.torah.it
    Parashat Vaierà 5772
    La “legatura di Isacco”: sogno o realtà?
    rav David Gianfranco Di Segni
    Dalla derashà tenuta all’Oratorio “Di Castro” di Via Balbo, Roma, a Rosh Hashanà 5772.
    La Aqedàt Yitzchàq, impropriamente tradotta con “sacrificio di Isacco” (in realtà significa “legatura
    di Isacco”), è uno dei passi più problematici del libro di Bereshit (Parashà di Va-yerà, cap. 22). È un
    brano fondamentale per la concezione ebraica, e ciò è dimostrato dal fatto che i Maestri l’hanno
    scelto come lettura biblica per i due giorni di Rosh Hashanà, insieme al capitolo 21 che narra la
    separazione fra Avraham e il primo figlio, Yishmael (i due capitoli sono strettamente collegati anche
    concettualmente, non solo in quanto consecutivi).
    Qualche giorno prima di Rosh Hashanà di quest’anno (2011) è andato in onda su Rai3, a “Che
    tempo che fa”, un colloquio fra il conduttore, Fabio Fazio, e l’ospite della trasmissione, Vito
    Mancuso, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro (già un best-seller) Io e Dio. Una guida dei
    perplessi (Garzanti, 2011; il sottotitolo è esplicitamente ripreso dal titolo dell’opera del Maimonide,
    vedi più avanti). Mancuso, un giovane e simpatico teologo che va per la maggiore, che dice e scrive
    cose anche interessanti, a volte contro-corrente rispetto all’establishment del mondo cattolico
    romano (“Il teologo che vuole rifondare la fede”, scrive il Corriere della Sera), affronta in questo
    libro, fra l’altro, il problema del “sacrificio di Isacco”. Nel colloquio televisivo Fazio, con aria
    tremebonda e contrita visto l’argomento, chiede a Mancuso di parlare di questo passo, in cui D.
    chiederebbe ad Abramo niente meno che di sacrificare suo figlio. Mancuso, un po’ esitante, inizia a
    raccontare come sua figlia di pochi anni gli avesse chiesto un giorno se anche lui l’avrebbe
    sacrificata qualora D. glielo avesse chiesto. Mancuso continua dicendo che rispose alla bambina,
    dopo una breve pausa di riflessione, che no, mai e poi mai l’avrebbe sacrificata. Fazio allora chiede
    a Mancuso come si possa spiegare questo brano della Bibbia e Mancuso afferma che la Bibbia
    stessa supera la questione, in una sorta di evoluzione teologica. Infatti, il profeta Michà (6, 6-8)
    scrive che Dio non gradisce i sacrifici umani (e neanche quelli animali) ma vuole che l’uomo
    persegua il diritto e l’amore per le opere di bene. Il succo del discorso sarebbe quindi, secondo il
    messaggio trasmesso alla televisione dalla coppia Fazio-Mancuso, che la Torà (intesa come
    Pentateuco) è un testo ancora primitivo, rozzo, che si perfeziona con il tempo e in particolare con i
    profeti (Mancuso non lo dice, ma ci si può immaginare che avrebbe continuato dicendo che la
    perfezione ultima si raggiunge solo col Nuovo Testamento).
    Le cose stanno veramente così come trasmesse dalla TV? In realtà, andando a leggere il libro di
    Mancuso, si vede che lui stesso sviluppa la questione in modo più complesso. Il passo di Michà è
    presentato da Mancuso attraverso le parole del filosofo ebreo Martin Buber, “uno che di Bibbia se
    ne intendeva” (ma mai nominato nella trasmissione televisiva). Buber ne parla nel libro Eclissi di
    Dio (Ed. di Comunità, 1983; pp. 123-128). Ma non c’è bisogno di arrivare a Michà per vedere che il
    sacrificio umano va contro l’idea biblica: basterebbe leggere la stessa Torà, in Devarim (12, 29-31;
    18, 9-11), e troveremmo che la Torà condanna esplicitamente i sacrifici umani, a quell’epoca diffusi
    fra le popolazioni della regione con le quali gli ebrei venivano in contatto, e tali sacrifici sono “un
    abominio” agli occhi del Signore. Immagino però che qualcuno potrebbe sostenere che fra Bereshit
    e Devarim corrono centinaia d’anni, il che è vero, non solo secondo le presunte conclusioni della
    critica biblica. La Torà stessa ci dice che fra l’episodio della Aqedà e il discorso di Moshè riportato
    nel libro di Devarim ci sono circa 400 anni. C’è quindi stata un’evoluzione da Bereshit a Devarim?
    Niente affatto. Se si legge il seguito del racconto nel libro di Bereshit vediamo che nel momento in
    cui Abramo si accinge a posare il coltello sul collo di Isacco l’angelo inviato da D-o lo chiama e gli
    ordina: “Non gettare la tua mano sul ragazzo e non fargli nulla” (Bereshit 22, 11 e 12). È il libro
    stesso di Bereshit a dirci che il messaggio del racconto è, appunto, che non si devono fare sacrifici
    umani. (Le parole Al tishlach yadekhà el ha-na’ar, non gettare la tua mano sul ragazzo, sono così
    radicate nella coscienza ebraica che sono state scelte come titolo per la autobiografia di Rav Israel
    Meir Lau, attuale rabbino capo di Tel Aviv e in precedenza rabbino capo d’Israele; Lau fu il
    bambino più piccolo scampato all’inferno di Auschwitz.)
    Sgombrato quindi il campo da interpretazioni che non sono coerenti con il testo stesso della Torà,
    rimane però il problema di come interpretare l’antefatto, a iniziare dai versi 1 e 2 del cap. 22 di
    Bereshit: «…e D. mise alla prova Abramo … e gli disse: “Prendi tuo figlio, l’unico, quello che ami,
    Isacco, vai verso la terra di Morià e fallo salire là come ‘olà su uno dei monti che ti dirò», dove ‘olà
    è inteso in genere come sacrifico di olocausto, un sacrificio che viene bruciato integralmente e il cui
    fumo sale in alto. Ugualmente problematico è il seguito del racconto. Di che genere di prova si
    tratta? Chi è il “Dio” che parla ad Abramo? Perché Abramo viene messo alla prova? Lo scopo della
    prova è di insegnare qualcosa ad Abramo? E che cosa? E così via, sono molte le domande che
    emergono dal racconto. Vediamo cosa dicono i nostri commentatori. Ne presenterò due in questa
    occasione, Rambam e Abrabanel, così come sono presentati dal libro di Alexander Even Chen,
    Aqedat Yitzchaq ba-parshanut ha-mistit ve-ha-filosofit shel ha-Miqrà (Yedioth Ahronoth Books and
    Chemed Books, Tel Aviv 2006), che oltre a questi due autori riporta anche le interpretazioni dei
    Chassidim tedeschi del XII secolo, di Rav Levi Yitzchaq di Berditchev, di Rav Shimshon Refael
    Hirsch, di Rav Avraham Yitzchaq Kook e di Avraham Yehoshua Heschel.
    Rambam (Rabbi Moshè ben Maimon, o Maimonide; Cordova, Spagna 1138 – Fostat, Egitto 1204)
    affronta il tema della Aqedà nel Morè Nevukhim (la Guida dei Perplessi), la grande opera filosofica
    scritta in forma di lettera inviata a un suo discepolo con lo scopo di chiarire i dilemmi in cui ci si
    può imbattere studiando la Torà e le opere dei Maestri, in particolare quando lo studio dei testi
    ebraici è affiancato dalla lettura delle opere dei filosofi. Rambam, consapevole del rischio che si
    corre a trattare certi argomenti, scrisse in realtà in forma a volte allusiva e non è sempre chiaro
    quale fosse la sua vera opinione. Il racconto della Aqedà è uno di questi casi: è trattato estesamente
    nella Parte III, cap. 24 della Guida, e in altri passi (II, 30; II, 45; III, 17). La prova cui è sottoposto
    Abramo va inserita nel più ampio contesto della rivelazione divina agli uomini e in particolare ai
    profeti, una rivelazione che si estrinseca in diverse modalità e a diversi livelli. Uno scopo del
    racconto della Aqedà è, dice il Maimonide, «farci conoscere fino a che punto i profeti avvertano
    come reale tutto ciò che viene comunicato, per rivelazione, da Dio; e ciò affinché non si ritenga,
    manifestandosi la rivelazione, come abbiamo già spiegato, nel corso di un sogno o di una visione, o
    mediante la facoltà immaginativa, che ciò che i profeti odono o è loro presentato in maniera
    metaforica, non sia conforme a verità o, per lo meno, che vi sia frammischiato qualcosa di ipotetico.
    […] In tale senso vanno interpretati i brani relativi a “prove”, dovendosi respingere l’idea che Dio
    voglia mettere alla prova e sperimentare una cosa, al fine di conoscere ciò che non conosceva
    prima. Dio è troppo elevato e superiore rispetto a ciò che immaginano, data la loro difettosa
    intelligenza, gli stolti e gli ignoranti» (Guida III, 24 nella trad. di Rav Giusepe Laras, Il pensiero di
    Mosè Maimonide, Carucci ed., Roma-Assisi 1985 pp. 190-193, riedito anche da Morcelliana, 1998,
    con il titolo Mosè Maimonide. Il pensiero; per una trad. integrale della Guida, vedi M. Zonta, Utet
    2003, 2005; di Zonta vedi anche Maimonide, Carocci, 2011, in part. pp. 127-132). Una concezione
    simile è esposta da Rambam anche nell’altra grande sua opera, il Mishnè Torà: «Tutti i profeti
    ricevono la visione profetica soltanto in sogno, o durante una visione diurna o notturna, dopo essere
    stati colti da sonnolenza profonda» (Mishnè Torà, Hilkhot Yesodè Ha-Torà, VII, 1-5, trad. it. di Rav
    Laras, op. cit., pp. 155-157). In altre parole, ciò che sembra accadere nella visione o nel sogno
    profetico non avviene affatto nella realtà. Per il profeta, gli eventi sono reali: dal suo punto di vista,
    Abramo, nella prima visione occorsagli in sogno, capisce che Dio gli chiederebbe di sacrificare il
    figlio; invece, nella visione finale, che è a un livello superiore, Abramo percepisce che la volontà di
    Dio è che il figlio non sia sacrificato. Qui sì che c’è un’evoluzione nel grado della profezia di
    Abramo, ma è un’evoluzione interna alla persona stessa, nella formazione della propria coscienza
    religiosa. Per Rambam, e per noi lettori della Guida con lui, né la prima né l’ultima rivelazione
    ebbero luogo nella realtà, ma solo nell’immaginazione di Abramo. Così, almeno, sembrerebbe di
    capire dalle parole del Maimonide. Vedremo però che non è detto che questa sia l’interpretazione
    giusta della sua opinione.
    Don Yitzchaq Abrabanel, nato a Lisbona nel 1437, fu cacciato dalla penisola iberica nel 1492,
    approdando dapprima a Napoli e poi a Venezia, dove morì nel 1508 (è sepolto a Padova). Egli
    scrisse, fra le sue numerose opere, un vasto e dettagliato commento alla Bibbia e al Morè Nevukhim
    di Rambam. Il brano della Aqedàt Yitzchàq è affrontato attraverso una serie di 25 domande e
    risposte (come egli usa fare in tutto il suo commento alla Bibbia), nei confronti sia di D-o che di
    Abramo e di Isacco. È notevole quanto Abrabanel afferma rispetto ai due Patriarchi nella prima
    delle risposte. Il vero padre del popolo ebraico è Isacco, non Abramo. Solo Isacco infatti è “un
    giusto figlio di un giusto”, Abramo è “un giusto figlio di un malvagio”.

    Abrabanel, pur avendo sincera ammirazione e stima per il Maimonide, dove reputa opportuno
    criticare alcune sue opinioni filosofiche e teologiche lo fa senza mezzi termini. La divergenza fra
    queste due grandi personalità è evidente soprattutto riguardo alla profezia. Nel commento al cap. 36
    della parte II della Guida Abrabanel parla apertamente della falsità (shiqrutà) della concezione
    maimonidea, secondo la quale la profezia avviene in sogno o nell’immaginazione del profeta.
    Numerosi passi della Bibbia, dice Abrabanel, vanno contro questa idea. Nel commento alla Torà,
    nelle numerose pagine dedicate al brano della Aqedà, Abrabanel riferisce le parole di Rambam nel
    Morè Nevukhim al cap. 45 della Parte II, dove sono descritti i vari gradi della profezia, e scrive che
    alcune persone del nostro popolo hanno travisato le parole di Rambam ritenendo che tutto
    l’episodio della Aqedà, dall’inizio alla fine, fosse solo una visione profetica. Abrabanel aggiunge
    queste forti parole: “Sono rimasto sconvolto e sconcertato a sentire e vedere persone fra i figli di
    Israele scrivere in un libro queste parole eretiche (apiqorsut) e attribuire al Rav [Rambam] una tale
    concezione spregevole, così lontana dalla sua vera opinione”. Abrabanel qui afferma che sono i
    commentatori della Guida ad aver errato a causa della “loro corta mente e poca comprensione delle
    parole di Rambam”. Secondo Abrabanel, la reale concezione di Rambam riguardo alla Aqedà è che
    solo le parole divine all’inizio del racconto e le parole dell’angelo alla fine di esso sono sentite in
    sogno o in una visione profetica, mentre tutto il resto, ossia il viaggio di Abramo e Isacco per tre
    giorni, la costruzione dell’altare e la legatura di Isacco sopra di esso, il tentativo di posare il coltello
    sul collo di Isacco ecc., tutto ciò avvenne nella realtà. La voce dell’angelo alla fine del racconto fu,
    secondo Abrabanel (e a differenza di Rambam), una voce concreta, non immaginaria. Abramo sentì
    una voce celeste, capì quello che doveva fare (cioè che non doveva posare la mano sul figlio e che
    al posto suo doveva sacrificare l’agnello) e così fece.

    Dopo aver chiarito quella che secondo lui è l’interpretazione del racconto e delle parole del
    Rambam, Abrabanel si pone la domanda: D-o veramente chiese ad Abramo di sacrificare il figlio? È
    possibile attribuire una richiesta del genere a D-o? O ci fu forse un cambiamento nell’idea di D-o?
    Abrabanel risponde che no, l’idea iniziale di D-o non era affatto che Abramo sacrificasse il figlio e
    che la parola “sacrificalo” (ve-ha’alehu) va invece intesa come “fallo salire”, come hanno spiegato
    altri commentatori prima di lui, fra cui Rabbi Yona ibn Genach (Rivag) e Rabbi Levi ben Gershom

    (Ralbag). D-o intenzionalmente usò un’espressione ambigua, e questa fu la prova cui sottopose
    Abramo. Ma Abramo, dice Abrabanel, non superò la prova e sbagliò nella comprensione dell’ordine
    divino. Per questo fu necessario l’intervento finale dell’angelo divino che riuscì in extremis a
    fermare la mano di Abramo.
     
    .
  9. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    ....Molto interessante :)
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    CITAZIONE (elisabeth rossi @ 6/3/2013, 21:34) 
    Un'altro esempio é questo : Talmud, Berachot 62b

    "R. Eleazar ha detto: Il Santo, benedetto Egli sia, disse all'angelo: Prendete un grande uomo [rav] tra di loro, attraverso la cui morte molti peccati potranno essere espiati per loro. [Secondo il detto che la morte dei giusti è una espiazione.]

    E ce ne sono altri.....

    Questa frase: "attraverso la cui morte molti peccati potranno essere espiati per loro", è assente nel testo citato di Berachot 62b, chiedi per favore spiegazioni all'autore. Digli di riportare il testo ebraico e la sua fedele traduzione coerente al contesto.

    La morte di uno Zaddik, con i suoi meriti, espia la sua generazione contemporanea. Nel senso che se un Giusto muore, il popolo fa lutto e la sua mancanza è una sventura per tutti. E' questa loro privazione ad espiare a causa dei meriti del giusto, che è stato loro tolto perché non se lo meritavano. Il sacrificio umano di Gesù è tutt'altra cosa, che non ha affatto alcun riscontro, né nella Bibbia, né nella letteratura ebraica di tutti i tempi.

    Shalom
     
    .
  11. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Abramo @ 10/3/2013, 14:25) 
    CITAZIONE (elisabeth rossi @ 6/3/2013, 21:34) 
    Un'altro esempio é questo : Talmud, Berachot 62b

    "R. Eleazar ha detto: Il Santo, benedetto Egli sia, disse all'angelo: Prendete un grande uomo [rav] tra di loro, attraverso la cui morte molti peccati potranno essere espiati per loro. [Secondo il detto che la morte dei giusti è una espiazione.]

    E ce ne sono altri.....

    Questa frase: "attraverso la cui morte molti peccati potranno essere espiati per loro", è assente nel testo citato di Berachot 62b, chiedi per favore spiegazioni all'autore. Digli di riportare il testo ebraico e la sua fedele traduzione coerente al contesto.

    La morte di uno Zaddik, con i suoi meriti, espia la sua generazione contemporanea. Nel senso che se un Giusto muore, il popolo fa lutto e la sua mancanza è una sventura per tutti. E' questa loro privazione ad espiare a causa dei meriti del giusto, che è stato loro tolto perché non se lo meritavano. Il sacrificio umano di Gesù è tutt'altra cosa, che non ha affatto alcun riscontro, né nella Bibbia, né nella letteratura ebraica di tutti i tempi.

    Shalom

    Ciao Abramo....Intanto vorrei precisare che nel mio discorso , Yeshuà non c'entra....Chi l'ha nominato é stato Negev ;) .....
    Detto questo , comunque la tua spiegazione dice esattamente che la morte di un giusto espia la sua generazione....Quindi un Giusto che muore e viene tolto dal popolo perché il popolo non lo meritava , facendo il popolo lutto per lui e divenendo una sventura per tutti la sua mancanza , diventa una sorta di espiazione....


    In questo link ci dovrebbe essere il testo originale....:http://he.wikisource.org/wiki/%D7%91%D7%A8%D7%9B%D7%95%D7%AA_%D7%A1%D7%91_%D7%91

    La Artscroll traduce cosi' :
    Rabbi Elazar said: The Holy One, Blessed is He, said to the angel: Take for Me the great one among them, for there is [sufficient merit] in him to exact [payment] from them [for] many [of their] sins.

    Nella nota a piè pagina della Artscroll su questo scrive:

    I.e., his death will atone for many of the sins of Israel (Rashi). This accords with the Talmudic statement (Moed Katan 28a): The death of the righteous atones [for the generation]
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    אריאל פינטור

    Group
    Member
    Posts
    7,755
    Location
    Italia

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    Ciao Abramo....Intanto vorrei precisare che nel mio discorso , Yeshuà non c'entra....Chi l'ha nominato é stato Negev .....

    Frequenti la terza elementare?
    Maestra è stato negev!
    Ormai siamo al patetico, oltre che al fanatico.
     
    .
  13. elisabeth rossi
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Negev @ 11/3/2013, 19:58) 
    CITAZIONE
    Ciao Abramo....Intanto vorrei precisare che nel mio discorso , Yeshuà non c'entra....Chi l'ha nominato é stato Negev .....

    Frequenti la terza elementare?
    Maestra è stato negev!
    Ormai siamo al patetico, oltre che al fanatico.

    Visto quello che ha scritto Abramo , ho trovato giusto farlo notare....
    Quindi non c'é bisogno che mi fai lo specchio riflesso :D
    E vedi di MODERARE i toni signor MODERATORE.... ;)
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    אריאל פינטור

    Group
    Member
    Posts
    7,755
    Location
    Italia

    Status
    Offline
    Se volessi davvero moderare avrei dovuto riportati al regolamento molte altre volte.
    Ma continua pure la tua battaglia pro-jesus. Non ho più tempo né voglia di rispondere alle tue domande.
    L'ho detto che ho esaurito acqua tempo e sapone.
    Dato che Abramo che è molto paziente non ha tempo, in questo momento, di entrare nel forum, potrai imperversare quanto vuoi, perché dal punto di vista ebraico non ti risponderà più nessuno e il tuo monologo sarà assoluto, felice confermato e indisturbato (tra l'altro a te il parere ebraico non serve)
     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    CITAZIONE (elisabeth rossi @ 11/3/2013, 11:11) 
    CITAZIONE (Abramo @ 10/3/2013, 14:25) 
    Questa frase: "attraverso la cui morte molti peccati potranno essere espiati per loro", è assente nel testo citato di Berachot 62b, chiedi per favore spiegazioni all'autore. Digli di riportare il testo ebraico e la sua fedele traduzione coerente al contesto.

    La morte di uno Zaddik, con i suoi meriti, espia la sua generazione contemporanea. Nel senso che se un Giusto muore, il popolo fa lutto e la sua mancanza è una sventura per tutti. E' questa loro privazione ad espiare a causa dei meriti del giusto, che è stato loro tolto perché non se lo meritavano. Il sacrificio umano di Gesù è tutt'altra cosa, che non ha affatto alcun riscontro, né nella Bibbia, né nella letteratura ebraica di tutti i tempi.

    Shalom

    Ciao Abramo....Intanto vorrei precisare che nel mio discorso , Yeshuà non c'entra....Chi l'ha nominato é stato Negev ;) .....
    Detto questo , comunque la tua spiegazione dice esattamente che la morte di un giusto espia la sua generazione....Quindi un Giusto che muore e viene tolto dal popolo perché il popolo non lo meritava , facendo il popolo lutto per lui e divenendo una sventura per tutti la sua mancanza , diventa una sorta di espiazione....


    In questo link ci dovrebbe essere il testo originale....:http://he.wikisource.org/wiki/%D7%91%D7%A8%D7%9B%D7%95%D7%AA_%D7%A1%D7%91_%D7%91

    La Artscroll traduce cosi' :
    Rabbi Elazar said: The Holy One, Blessed is He, said to the angel: Take for Me the great one among them, for there is [sufficient merit] in him to exact [payment] from them [for] many [of their] sins.

    Nella nota a piè pagina della Artscroll su questo scrive:

    I.e., his death will atone for many of the sins of Israel (Rashi). This accords with the Talmudic statement (Moed Katan 28a): The death of the righteous atones [for the generation]

    Conosco bene questa pagina talmudica e non dice quello che è stato tradotto. Quindi si tratta di un abuso. Il contesto di quella pagina spiega abbastanza bene il concetto di espiazione, che non è certo quello di tipo cristiano.

    Shalom
     
    .
70 replies since 4/3/2013, 00:10   3500 views
  Share  
.