Sul Testimonium Flavianum

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    Salve a tutti,
    vorrei qui portare l'attenzione su questo celebre passo di Flavio Giuseppe, storico ed erudito sottovalutato dal mondo ebraico, per un credo malinteso senso dell'onore e del tradimento. Giuseppe infatti si dimostra dai suoi scritti e dall'attività politica che ne risulta un uomo perfettamente consapevole ed amante del proprio popolo, seppur inserito nel mondo romano dal punto di vista politico, ed in quello alessandrino dal punto di vista culturale. Lo stesso Giuseppe pare usasse più correntemente il greco che l'ebraico o almeno mi sembra di ricordare una qualche sua citazione in proposito, ma ciò in ogni caso era la norma per le classi elevate di tutto il Mediterraneo orientale.
    Ad ogni buon conto, sorvoliamo sulla figura storica di Giuseppe Flavio e torniamo al nostro Testimonium, passaggio con ogni probabilità spurio, interpolato da un copista cristiano. Sembra veramente assurdo, infatti, che il buon Flavio Giuseppe si metta nientemeno che a fare l'elogio del Cristo, lui ebreo e molto legato al potere romano, che ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, nel I secolo non era certo favorevole al cristianesimo, considerato un crimine, sebbene non fosse attivamente perseguito come ben testimonia l'epistolario di Plinio il giovane.
    Il problema però è che, pare, o almeno così ho letto su wikipedia, ma confesso che non mi risulta questo brano, che già Eusebio di Cesarea, noto mistificatore, agiografo e lingua servile di Costantino, riferisce di questo passo. Si pone un problema, poiché all'epoca le biblioteche pubbliche erano funzionanti, ed anche quelle private dovevano essere numerose, sebbene molto si fosse perduto nel III secolo, e il gusto e la sensibilità, la stessa ricerca di verità fossero grandemente mutate. Nulla di più facile e addirittura doveroso doveva appariva ai cristiani del IV secolo, ormai maneggioni nelle stanze del potere, di modificare qualche papiro. Ma sarebbe stato possibile farlo in maniera così sistematica? L'impero romano soprattutto basso, era molto burocratizzato, ma sembra difficile immaginare con i mezzi di comunicazione e di controllo allora disponibile una simile operazione. Le copie dei testi di Giuseppe dovevano essere se non numerosissime, perlomeno assai parcellizzate. Certo, è possibile che in seguito si siano salvate solamente le copie, relativametne più numerose, ormai modificate, mentre quelle più vicine all'originale lentamente deperirono e con le massicce invasioni non vennero più copiate.
    Ovviamente non si potranno MAI avere prove di ciò, perché una eventuale "circolare" imperiale che imponeva ciò non avrebbe lasciato alcuna traccia di se, e suppongo che ben poche voci e di scarsa importanza letteraria e storica si siano sollevate, semmai lo abbiano fatto, per denunciare questo abuso. Erano altri tempi, e modificare un testo non avrebbe attratto alcuna critica a mio parere, tanto più che Flavio Giuseppe non era consdierato un autore importante dai pagani, e certo non era un "classico" come Cicerone o Virgilio.

    Come avrete capito do PER SCONTATO che il passo sia spurio, non c'è infatti alcun motivo valido per sostenere che Giuseppe si prostrasse letteralmente innanzi al nome di Cristo come dimostra fare invece in quel passaggio, d'altronde molti autori come Tertulliano o Origene, di certo non ostili al cristianesimo, e conoscitore di Giuseppe, non lo menzionano, anzi a volte sostengono proprio l'opposto. Voi che ne pensate, e la mia teoria, che anticipa di parecchi secoli l'interpolazione, che non è avvenuta a mio parere come tante altre in un oscuro monastero dei bui secoli medievali, ma in età tardo imperiale, per una precisa decisione dei vertici ecclesiastici ormai sostenuti dal potere imperiale, e in particolare dai colti eunuchi di corte, solitamente tutti cristiani (tranne qualche lodevole eccezione, come Eutropio, forse eunuco)?
    Ho un altro elemento da riportare, il fatto che il testo originale fosse certamente in greco, per cui è impossibile che la copiatura fosse avvenuta in un monastero d'occidente, forse in oriente dunque, ma qui sappiamo che la maggior parte dei testi tramandatici dai bizantini sono invece molto precisi, molto più di quelli "carolini", ossia quei pochissimi superstiti ritrovati in qualche sperduto monastero in mezzo alla foresta, come San Gallo e Fulda (con buona pace delle antiche, maestose biblioteche cittadine, ormai in rovina), e poi fatti ricopiare in età carolingia. Quindi il testo, a mio parere, è stato interpolato molto prima, e consapevolmente da parte delle autorità che presiedevano alla riproduzione delle copie pubbliche.
     
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    Vedi qui per le considerazioni di svariate voci ebraiche su Giuseppe Flavio e sul quel brano di antichità giudaiche noto come tesimonium flavianum:

    www.jewishencyclopedia.com/articles/8905-josephus-flavius

    Qui un altra analisi in pdf fonte non ebraica

    www.google.it/url?sa=t&source=web&...9g6_ueLVmJ1ZglY

    Vedi anche i commenti Nell edizione critica in pdf gratis dei cinque volumi di "Delle antichita' giudaiche" di Giuseppe Flavio tradotte dall abate Francesco Angiolini, ediz.Sonzogno, Milano 1821 per il primo volume e 1822 per gli altri quattro.

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?...37;20modificata

    Vedi anche edizione utet.
     
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