Gesù e il Sabato

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  1. Jesuslives
     
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    Brano tratto da: "Predicava nella loro sinagoghe"; Pinchas Lapide, ed. Paideia.
    Predicava nella loro sinagoghe

    Capitolo 3
    La raccolta delle spighe e la questione del Sabato

    In tutti i Vangeli sinottici troviamo un episodio che merita osservare, in cui si racconta, con leggere differenze, lo stesso avvenimento.
    In quel tempo Gesù attraversò di Sabato dei campi di grano; e i suoi discepoli ebbero fame e si misero a strappare delle spighe e a mangiare. I farisei, veduto ciò, gli dissero: «Vedi! i tuoi discepoli fanno quello che non è lecito fare di Sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando ebbe fame, egli insieme a coloro che erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio e come mangiarono i pani di presentazione che non era lecito mangiare né a lui, né a quelli che erano con lui, ma solamente ai sacerdoti? O non avete letto nella legge che ogni Sabato i sacerdoti nel tempio violano il Sabato e non ne sono colpevoli? Ora io vi dico che c'è qui qualcosa di più grande del tempio. Se sapeste che cosa significa: "Voglio misericordia e non sacrificio", non avreste condannato gli innocenti; perché il Figlio dell'uomo è signore del Sabato».
    (Mt. 12,1-8; Mc. 2,23-28; Lc. 6,1-5)

    Tre punti soprattutto vanno ribaditi al riguardo:
    1. Qui vengono accusati di aver infranto il Sabato non Gesù, ma i suoi dicepoli che egli ora difende, come fa qualsiasi maestro leale.
    2. Gli accusatori non sono «i Farisei» o addirittura «tutti i Farisei», ma solo «alcuni di loro», il che, secondo l'uso linguistico Ebraico, vuol dire che si tratta di una questione dibattuta, sulla quale, come molte altre questioni simili, può giungere a una soluzione di compromesso nella dialogica dell'insegnamento rabbinico.
    3. Gesù non intendeva sopprimere il precetto del Sabato, ma al contrario gli premeva che fossero fondamentalmente rispettate tutte le prescrizioni relative al Sabato, indifesa delle quali interviene qui in maniera convincente, nel senso della prassi giuridica Ebraica.
    Che fosse esperto di questioni halachiche lo dimostrano sia il suo modo rabbinico di argomentare, sia la reazione che spesso hanno i suoi interlocutori e che conosciamo da altri dialoghi, come ad esempio: «appena ebbe detto questo, tutti i suoi avversari si vergognarono» (Lc. 20,39); [...].
    Si deve ancora aggiungere che l'espressione «figlio dell'uomo» non può riferirsi qui a GEsù, dal momento che nella disputa non si tratta nè di azioni di Gesù stesso nè di azioni compiute da altri su suo ordine, ma semplicemente di un comportamento spontaneo dei suoi discepoli. Perciò il termine Ebraico ben Adam (o in aramaico bar inash), che sta alla base del nostro testo, va inteso come «ognuno» oppure «uno di noi», il che corrisponde esattamente al significato corrente del vocabolo.
    [...]
    Ma torniamo all'azione di cogliere le spighe di Sabato. Di che cosa si tratta in definitiva? Si tratta del modo appropriato di celebrare il Sabato, che agli Ebrei era stato dato allo scopo di testimoniare, mediante la sua santificazione, che Dio è il Creatore del mondo.
    [...]

    I TRENTANOVE LAVORI PROIBITI DI SABATO

    Per non lascare al capriccio del singolo l'interpretazione e la pratica individuale del riposo del Sabato comandato da Dio, gli Scribi stabilirono uno lista di 39 lavori proibiti, che spesso diede occasione a vivaci dibattiti tra le diverse scuole esegetiche - soprattutto a proposito dei casi limite, come strappare spighe, cogliere fichi, spremere succhi, ecc. I lavori proibiti sono: arare e seminare, mietere e legare covoni, trebbiare e ventilare, far la cernita e macinare, setacciare e impastare, cuocere al forno o sul fuoco; tosare la lana, candeggiarla, pettinarla, colorarla e filarla, tessere e annodare due maglie, tessere o separare due fili, annodare e scioglere un nodo, cucire o togliere due punti; cacciare un cervo e macellarlo, togliergli la pelle, salarlo e concciarlo... scrivere due lettere e concellarle... costruire e demolire, spegnere e accendere, battere col martello e trasportare un peso da un luogo all'altro.
    Si vede a colpo d'occhio che si tratta di un elenco di divieti per contadini, pastori e artigiani, che intendono prendere sul serio il riposo Biblico del Sabato.
    La profanazione si ha quando si compie per intero una di queste 39 attività, quattro delle quali sono nominate nei Vangeli: mietere, trebbiare, cuocere sul fuoco e impastare.
    In queste denominazioni generiche erano compresi, naturalmente, tutta un quantità di lavori analoghi, alla condizione tuttavia che sia il modo di attuazione sia lo scopo dell'esecuzione si conformassero al concetto corrente di lavoro, ossia ad un adoperarsi a scopo di guadagno. Se queste due condizioni vengono meno, come ad esempio nello sbucciare una mela per mangiarla subito, operazione che per altro ricadrebbe nella categoria del «trebbiare», non si ha nessuna colpa e non si potrà quindi parlare di punire l'interessato.
    In questo senso per «mietere» si intende prendere interi fasci o covoni di spighe e tagliarli con la falce. Lo strappare qualche gambo o far uscire i grani dalle spighe per smorzare la fame, equivale invece allo sbucciare una mela, e non può quindi essere trattato come un vero lavoro.
    Così pensava la maggior parte dei rabbi, non tutti però. I rigoristi o «coloro che aggravano il carico», come li si chiamava al tempo di Gesù, volevano che tutto ciò che anche lontanamente poteva richiamare il lavoro, lo sforzo e la fatica, il Sabato fosse considerato proibito.
    Per farci un'idea del pluralismo di opinioni nel Giudaismo rabbinico, citiamo qui cinque detti sulla questione del Sabato, di famosi maestri del Talmud.
    Rabbi Hija insegnava: «Mietere, vendemmiare, raccogliere le olive, sradicare, strappare, raccogliere fichi - tutto ciò rientra nel mietere ed è quindi proibito» (bShabbath
    7,9b)
    Rabbi Ismael dice: «Chi il venerdì, finchè è ancora giorno, tritura aglio, uva acerba e spighe di grano per mangiarli, può completare l'opera anche con l'inizio del Sabato».
    Rabbi Aqiba diceva: «non è consentito terminare» (b'Edujjot 2,6).
    Abaje diceva: «Chi il giorno in cui si fanno preparativi per il Sabato strofina spighe per il giorno seguente, può (di Sabato) soffiare su una mano e sull'altra (per togliere la pula) e mangiare - ma non può farlo in una cesta di pane nè in una ciotola» (bBEsah 12b).
    Rabbi Jehuda disse: «È consentito (di Sabato) trattare frutti con la mano per mangiarli, ma è proibito farlo usando uno strumento» (bShabbath 128a).
    Più che verosimile è che Gesù, il quale veniva dalla Galilea come rabbi Jehuda, l'ultimo citato, ne condividesse l'opinione liberale e ritenesse consentito di Sabato sfregare le spighe per sfamarsi.
    E lo strapparle? David Flusser formula quest'opinione: «Il traduttore greco della narrazione Ebraica originaria non aveva molta familiarità con le usanze nazionali e, per rendere più concreta la scena, aggiunse l'azione di strappare le spighe, senza pensare che in tal modo introduceva nella tradizione sinottica l'unica infrazione della Legge» (David Flusser, Jesus in Selbstzeugnis und Bilddokumenten, 1968, 44).
    Franz Delitzsch, il famoso traduttore della Bibbia, che in questo passo rende il termine «spighe» con l'Ebraico melitot (spighe ben mature), probabilmente ha instintivamente intuito il termine della fonte evangelica perduta, in cui è lecito supporre che, insieme ad esso, vi fosse anche il suo verbo derivato mll che significa «sfregare». Questo parallelismo etimologico di nome actionis e verbo è una caratteristica dello stile Biblico (v., ad es., Gios. 9,20; Is. 30,14; Lev. 26,35). Non fa quindi meraviglia che questa coppia di termini compaia anche nella Mishnà: hammollel mellitot shel hittin (uno che sfrega le spighe) - in più, in senso positivo: chi sfrega le spighe del grano con le dite del grano con le dita non deve pagarne la decima (Ma'aserot 4,5). Quest'ipotesi trova conferma nel frammento di un Vangelo degli Ebrei in uno scritto polemico Arabo del X secolo, che, in questa pericope, a proposito dei discepoli di Gesù, dice semplicemente: «Sfregarono (jafruqun) e mangiarono le spighe» (S. Pines, The Jewish Christians of the Early Centuries of Christianity According to a New Source, The Israel Accademy of Sciences and Humanities, Jerusalem 1966, 63). Questa visione concorda anche col Diaterasson Arabo (Diaterasson de Tatien, Beuruth 1935, 66).
    Per esperienza personale posso poi aggiungere che in Israele, all'epoca del raccolto, con le spighe ben mature, è del tutto superfluo, se non quasi impossibile, strapparle per mangiarne il frutto, poichè, anche solo sfregando dolcemente le spighe senza strapparle, i chicchi cadono da sè nella mano. Che «alcuni» Farisei (Lc. 6,2), bigotti oppure provenienti dalla Giudea, riprendessero Gesù per una pratica dei suoi discepoli che in Galilea era comune, non significa altro che, come in tutti i casi limite, c'erano opinione diverse, e che «taluni» Farisei non riconoscevano o non volevano accettare l'interpretazione corrente di rabbi Jehuda.
    Guardando a distanza la situazione, possiamo constatare che l'interpretazione di Gesù si è imposta nella prassi Talmudica, ancora fluida a quell'epoca, essendo ancora in corso di redazione. Ciò, quindi, che ai tempi suoi era ancora oggetto di discussione è diventato nel frattempo la regola - non da ultimo grazie a una maniera d'intendere la Torah che ricorda spesso i modi di interpretare del Nazareno.

    Rimane ancora quindi da chiarire l'argomentazione di Gesù nella difesa che fa dei suoi discepoli. Gesù rimanda al giovane Davide che, fuggendo davanti al re Saul che voleva ucciderlo cercò protezione presso i sacerdoti di Nob.
    [...]
    Ora Gesù richiama questi episodi ben noti della giovinezza di Davide, secondo la fondamentale regola rabbinica dell'analogia. Per avere forza probatoria, le due metà del suo paragone devono concordare nei tre tratti fondamentali riguardanti il chi, il cosa e il come.
    Il chi sono Davide e i suoi seguaci, che vengono paragonati a Gesù e ai suoi discepoli.
    Il che cosa sono i pani sacri della proposizione e i grani della raccolta di spighe fatta di Sabato; nei due casi cibo che in condizioni normali non dev'essere consumato. Perchè è, invece, consentito mangiarlo? Alla domanda risponde il come.
    Il come sono le circostanze straordinarie comuni ai due gruppi, ossia la fuga e il pericolo di vita che consentono loro quest'unico modo di sfamarsi. La tradizione rabbinica dice che la vicenda dei pani della proposizione accadde di Sabato (bMenahot 95b) e a Davide fa dire al sacerdote: «Dammeli, affinchè non muoriamo di fame, poichè il pericolo di vita annulla il Sabato» (Jalqut a 1 Sam. 21,5). La difesa di Gesù, quindi, regge ed è convincente solo se il pericolo di vita - terzo elemento di paragone - è altrettanto cogente per i discepoli di Gesù quanto lo fu a suo tempo per i compagni di Davide. Questa inevitabile conseguenza getta nuova luce sulle parole spesso ripetute dagli evangelisti: «Ed egli si sottrasse loro», oppure «fuggì su una montagna» - ma soprattutto sulla parole di Gesù: «Ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» (Mt. 8,20).

    LE ECCEZIONI ALLA REGOLA

    Anche questo aspetto della pericope dovrebbe essere di stimolo alla riflessione. Ma torniamo alla questione del riposo del Sabato che, come tutti i casi della prassi prescrittiva religiosa del Giudaismo, ammette situazioni speciali ed eccezioni. Anche su questa questione c'erano - e vi sono ancora oggi - vivaci discussioni e divergenze d'opinine sui particolari, ma su due punti principali tutte le scuole rabbiniche concordano: la salvezza di una vita umana (anche della propria) fa passare in secondo piano il Sabato - anche il minimo sospetto di pericolo di vita giustifica, di Sabato, ogni sorta di cura. Anche in casi di indisposizione non pericolosa, persino un mal di denti, era pienamente legittima la cura con mezzi «che comportassero lavoro».
    In secondo luogo, in caso di attacco, di aggressione o di guerra, non solo era consentito, ma era doveroso metter mano alle armi per difendere sè stessi, il popolo e la terra d'Israele, poichè fin dai tempi dei Maccabei i rabbi avevano stabilito il principio: «Il Sabato sottostà al vostro potere, non voi al potere del Sabato!» (Mekilta a Es. 31,13) - principio vitale, la cui eco risuona nelle parole di Gesù: «Il Sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il Sabato» (Mc. 2,27).
    Siamo quindi in grado di datare con notevole precisione l'origine del detto di Gesù sul Sabato. Intorno al 167 prima dell'era Cristiana, allorchè la Siria, potenza pagana, aggredì direttamente Israele, le autorità nemiche notarono ben presto che un attacco portato agli Ebrei di Sabato avrebbe poturo avere grande successo poichè il settimo giorno gli Ebrei si rifiutavano di usare le armi, li si sarebbe potuti massacrare disarmati. Dopo due offensive subite di Sabato fu convocato un sinodo dei Maccabei che si pose la grave domanda: può essere volere di Dio che si santifichi il Sabato anche quando, con tale santificazione, viene messa in serio pericolo sia la santità della Terra di Israele sia la sopravvivenza stessa d'Israele? Alla quale i difensori della fede diedero concordemente questa risposta: Affinchè le future generazioni di Ebrei siano in grado di santificare debitamente il Sabato, è necessario che noi ora temporaneamentelo infrangiamo, poiche, come disse Davide nel Salmo 115: «I morti non loderanno Dio... noi, i viventi, celebreremo Dio con le parole e con le azioni, ora e in eterno».

    Concludendo: Gesù, lungi dall'inventare qualcosa di nuovo, per dimostrare che la raccolta delle spighe era rispettosa del Sabato e conforme alla Bibbia, si richiamava a questo patrimonio sapienziale corrente.

    Shalom
     
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  2. Hannah1
     
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    Caro Jesuslives, stavolta mi rivolgo proprio a te e non Pecoraselvatica, ci sono degli episodi, come quello su cui stiamo discutendo per i quali io mi chiedo se quelli che hanno riportato gli episodi erano pazzi oppure se non lo erano, significa che gli episodi accaduti sono reali ed hanno anche un signifcato più profondo.
    Chi ha scritto quell'episodio aveva la piena consapevoelzza che secondo la legge ebraica quell'episodio sarebbe stato visto dagli ebrei come la violazione della loro legge, e per di più l'ha anche rimarcato. Per cui da un punto di vista utilitaristico e furbesco, sarebbe stato meglio non riportarlo, ma così facendo i suoi discepoli avrebbero violato veramente quei comandamenti per i quali il loro Messia non ha esitato a morire.
    Io di fronte ad episodi come questo, così come la descrizione dell'apparizione del risorto alle donne per prima, mi rendo conto che non avrebbero avuto senso nel caso di una montatura e all'invenzione del personaggio e della storia, perché sarebbero stati controproducenti.
    In realtà dietro questi episodi si nascondono dei significati così profondi che noi cristiani nemmeno dopo tanti anni siamo riusciti a decodifcare del tutto. Paradossalmente molti di questi simboli sarebbero molto più chiari seondo me ai fratelli ebrei, a patto che essi credessero che Gesù Cristo era il Messia. E' una mia opinine questa e nulla più.
    Tornando all'episodio delle spighe nel giorno di sabato, non so perchè ma io lo metterei in relazione anche alla frase che dice Yeshua, per cui "non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di D-o". Quel sabato i suoi discepoli avevano fame ma non c'era pane ma hanno trovato delle spighe, che è la materia prima per il pane. In un certo senso i discepoli si stavano nutrendo anche spiritualmente, visto che era sabato ma non in maniera completa. Il che non signifca che quell'episodio sia inventato. Probabilmente, ci sono anche ulteriori considerazioni da fare, ma al momento non ne trovo.
    Il senso del riposo di D-o al settimo giorno, non era il riposo dalla fatica perché D-o non si affatica ma era il giorno in cui D-o avrebbe goduto della comunione con l'uomo, l'uomo stesso sarebbe entrato nel riposo di D-o per godere di tutto quello che D-o aveva creato, grano compreso. Gesù aveva cercato di far capire che le imposizioni, prese da sole finiscono per perdere significato. Ecco perchè ad esempio per Gesù guarire di sabato, aveva il significato di glorificare D-o e non di offenderlo.
     
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  3. Jesuslives
     
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    CITAZIONE (Hannah1 @ 14/1/2008, 19:26)
    Chi ha scritto quell'episodio aveva la piena consapevoelzza che secondo la legge ebraica quell'episodio sarebbe stato visto dagli ebrei come la violazione della loro legge, e per di più l'ha anche rimarcato.

    Beh, direi di sì.
    Io penso che quest'episodio sia stato riportato per vari motivi:
    - Trasmettere un interpretazione di Jeshua su una questione di Legge Mosaica
    - Chiarire la posizione dottrinale di Jeshua nel complesso Mosaico dell'Ebraismo dell'epoca
    - Chiarire che Jeshua non intendeva abolire lo Shabbat
    - Predicare la saggezza di Jeshua
    Ovviamente se ne potrebbero vedere altri, ma al momento questi sono quelli che mi sono venuti in mente di getto.

    CITAZIONE (Hannah1 @ 14/1/2008, 19:26)
    In realtà dietro questi episodi si nascondono dei significati così profondi che noi cristiani nemmeno dopo tanti anni siamo riusciti a decodifcare del tutto

    Già, e questo a causa del nostro allontanamento e contrasto con Israele.

    CITAZIONE (Hannah1 @ 14/1/2008, 19:26)
    Paradossalmente molti di questi simboli sarebbero molto più chiari seondo me ai fratelli ebrei

    Non c'è nulla di paradossale, anzi è la conclusione più ovvia.
    Il NT pretende di essere la continuazione del messaggio salvifico del Tanach e da esso quindi dipende la sua stessa esistenza.
    Jeshua era Ebreo e così pure i discepoli.
    È impossibile pretendere di comprendere il NT senza conoscere il Tanach e avere delle conoscenze almeno esseziali di Ebraismo. Se continuerai a frequentare fratelli Ebrei te ne renderai presto conto.
    È la loro cultura, la loro storia, la loro Scienza, non la nostra. Noi ne siamo convolti ma è solo avendo un rapporto con loro che possiamo capire più a fondo il messaggio Evangelico.

    CITAZIONE (Hannah1 @ 14/1/2008, 19:26)
    a patto che essi credessero che Gesù Cristo era il Messia.

    Dato che hai chiesto il mio parere ti rispondo.
    Questo è il più grosso errore di interpretazione del Cristienesimo: quello di pensare che i Giudei per essere salvati debbano convertirsi al Cristianesimo.
    Questo è un concetto anti-Biblico, e per "Biblico" intendo anche Neotestamentario.
    Il Cristianesimo primitivo era Ebraismo a tutti gli effetti, non una nuova religione. La salvezza dei Giudei dipende dall'osservanza e preservazione della Torah, non dalla fede nella messianicità di Jeshua (e dalla sua divinità, come professa la tua fede).
    I Giudei non devono convertirsi a niente, sono a posto così. La "conversione" è solo per Gentili e la "redenzione" è per le "pecorelle perdute perdute della Casa di Israele".
    Ma quà stiamo andando troppo oltre e ci sono troppe cose da dire e da spiegare. Mi fermo qui quindi.

    Shalom
     
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  4. Hannah1
     
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    Ecco Jesuslives mi dai la possibilità per integrare il discorso, ci ho riflettuto un po' di più e sono giunta ad alcune considerazioni.
    Quando Gesù si riferiva agli scribi e ai farisei, spesso intendeva riferirsi anche alla loro posizione verso la legge che aveva finito per considerare solo l'aspetto formale della legge senza aderirvi con la mente e con il cuore, oppure a chi aveva fatto della legge un idolo, dimenticando che Dio aveva fatto la legge per l'uomo per istruirlo ed educarlo.
    Per altri versi, come nel giardino dell'Eden l'uomo aveva preferito l'albero della conoscenza del bene e del male (la legge) rispetto all'albero della vita (la grazia di Dio), quando si trova di fronte alla misericordia del Dio vivente che non contraddice lo spirtio della legge, si rifugia nella lettera della legge.
    Si verifica un po' quello che avrebbe spiegato sucessivamente San Paolo secondo cui la lettera senza lo Spirito uccide, mentre lo spirito vivifica.
    Lo stesso Gesù, in altre circostanze aveva spiegato che alcuni passi della legge erano stati dettati all'uomo per la durezza del suo cuore. Spero di essere stata chiara.
    Shalom
    Shalom
     
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  5. Hannah1
     
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    Jesuslives, ora rispondo alla seconda parte del tuo messaggio:

    Jesus lives dice: "Questo è il più grosso errore di interpretazione del Cristienesimo: quello di pensare che i Giudei per essere salvati debbano convertirsi al Cristianesimo.
    Questo è un concetto anti-Biblico, e per "Biblico" intendo anche Neotestamentario.
    Il Cristianesimo primitivo era Ebraismo a tutti gli effetti, non una nuova religione. La salvezza dei Giudei dipende dall'osservanza e preservazione della Torah, non dalla fede nella messianicità di Jeshua (e dalla sua divinità, come professa la tua fede).
    I Giudei non devono convertirsi a niente, sono a posto così. La "conversione" è solo per Gentili e la "redenzione" è per le "pecorelle perdute perdute della Casa di Israele".
    Ma quà stiamo andando troppo oltre e ci sono troppe cose da dire e da spiegare. Mi fermo qui quindi".

    Scusa c'è qualcosa che non mi torna, nel senso che non comprendo. Il messaggio di Cristo non è universale secondo la visione cristiana? Perché dici che il mio è un concetto antibiblico, anche con riferimento al nuovo testamento?
    Quando Gesù ha detto chi avrà creduto e sarà battezzato sarà salvato e chi non avrà creduto non sarà salvato non si riferiva anche agli abrei? Solo che mentre gli ebrei potevano mantenere la legge, visto che l'avevano ricevuta da Dio, i Gentili non avevano altri oneri se non quello di non mangiare carni soffocate e di non avere idoli.
    Attendo chiarimenti, grazie.
    Shalom

     
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  6. Jesuslives
     
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    È una questione lunga e ho già ripetuto più volte in tutto il forum quello che credo...
    Non farmi riscrivere tutto.. per piacere... :D :lol: (poi saremmo OT)

    Cerca nei miei messaggi nel forum e troverai tutte le risposte alle tue domande ma tieni conto solo di quelli + recenti, al massimo di 2 anni fa non di più.

    Prima ero Evangelico come te e credevo le stesse cose che credi te ora, quindi so di cosa parli ;)

    Shalom
     
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  7. Hannah1
     
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    Troverò anche come sei oggi?
    Tu pensa che io ho già fatto un bel salto, nel senso che fino all'annos corso ero cattolico-romana. Non sono ancora (ri)battezzata, però certe istanze di tipo ebraico ci sono già da prima. Solo che c'erano stati dei segni altre esperienze ma non capivo di cosa si trattasse, perché non erano presenti nella cultura cristiana. Oggi ne so un po' di più ma mi chiedo il perché. Certe volte sono portata a chiedermi se ho origini ebraiche e non lo so.
    Shalom
     
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  8. Jesuslives
     
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    CITAZIONE (Hannah1 @ 15/1/2008, 11:08)
    Certe volte sono portata a chiedermi se ho origini ebraiche e non lo so.

    Potrebbe essere, chi lo sà.
    Certamente sarebbe molto "Biblico" il fatto che ti sia "convertita" se avessi avuto origine Ebraiche.

    Shalom
     
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  9. Hannah1
     
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    Caro Jesuslive, non ti ho capito: convertita in che senso cristiano o ebreo?
     
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  10. mErA
     
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    Hannah:
    CITAZIONE
    Quando Gesù ha detto chi avrà creduto e sarà battezzato sarà salvato e chi non avrà creduto non sarà salvato non si riferiva anche agli abrei? Solo che mentre gli ebrei potevano mantenere la legge, visto che l'avevano ricevuta da Dio, i Gentili non avevano altri oneri se non quello di non mangiare carni soffocate e di non avere idoli.

    "Andate dunque, e fate discepoli di tuttie le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente. Amen" (Matteo 28:19-20)
    Gesù parla di andare ad ammaestrare le nazioni (Goyim) e questo termine non viene mai riferito al popolo di Israele che è una nazione separata delle altre.
    Le cose che Gesù ha comandato sono i precetti della Torah. Andare ad insegnare la Torah ai Giudei è come insegnare a un leone come si mangia la carne.

    Shalom.
     
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  11. Hannah1
     
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    Scusa Mera, fammi capire meglio: io non mi riferisco alla Torah per gli ebrei, ma al messaggio evangelico per gli ebrei.
    Se non c'era bisogno di ammaestrare gli ebrei e di battezzare anche loro, poiché la Torah era stata già data, secondo te Gesù è venuto solo per i Gentili? E allora gli apostoli di Gesù dovevano occuparsi solo dei Gentili? A me risulta che i primi a farsi battezzare furono proprio gli ebrei e l'evangelizzazione da parte di Paolo doveva essere per i gentili e quella da parte di Pietro per gli osservanti della Torah. E' riportato nei vangeli e nelle lettere apostoliche o me le sono sognate queste cose? Ripeto, io parlo dal punto di vista dei cristiani e di quello che c'è scritto nel nuovo testamento. Una cosa è crederlo o meno un'altra è se c'è scritto o meno.
    Inoltre, Paolo pur essendo stato mandato ai Gentili, è anche l'autore della Lettera agli Ebrei in cui sono riportate le stesse cose dette per i gentili.
    Si parla di battesimi, imposizione delle mani, di sacrificio di Cristo, ecc.
    ecc.
    Non stiamo qui per fare proselitismo ma se si parla di ciò che è riportato non si può ignorare questo. Del resto, gli ebrei messianici, pur restando ebrei , si definiscono ebrei perfezionati nel momento in cui accettano il messaggi di Cristo. Il discorso, semmai è diverso per noi Gentili che siamo l'oleastro innestato nell 'albero di ulivo e di questo non saremo mai grati a D-o a sufficienza. Ma questo è un altro discorso.
    Shalom
     
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  12. mErA
     
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    CITAZIONE
    secondo te Gesù è venuto solo per i Gentili? E allora gli apostoli di Gesù dovevano occuparsi solo dei Gentili?

    "Ed ecco una donna Cananea, venuta da quei dintorni, si mise a gridare, dicendo: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide! Mia figlia è terribilmente tormentata da un demone!».
    Ma egli non le rispondeva nulla. E i suoi discepoli, accostatisi, lo pregavano dicendo: «Licenziala, perché ci grida dietro».
    Ma egli, rispondendo, disse: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele».
    Ella però venne e lo pregò, dicendo: «Signore, aiutami!».
    Egli le rispose, dicendo: «Non è cosa buona prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
    Ma ella disse: «È vero, Signore, poiché anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le rispose, dicendo: «O donna, grande è la tua fede! Ti sia fatto come tu vuoi». E in quel momento sua figlia fu guarita."
    (Matteo 15:22-24)

    Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo; perché la salvezza viene dai Giudei. (Giovanni 4:22)

    Shalom.
     
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  13. Hannah1
     
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    CITAZIONE (mErA @ 15/1/2008, 19:35)
    CITAZIONE
    secondo te Gesù è venuto solo per i Gentili? E allora gli apostoli di Gesù dovevano occuparsi solo dei Gentili?

    "Ed ecco una donna Cananea, venuta da quei dintorni, si mise a gridare, dicendo: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide! Mia figlia è terribilmente tormentata da un demone!».
    Ma egli non le rispondeva nulla. E i suoi discepoli, accostatisi, lo pregavano dicendo: «Licenziala, perché ci grida dietro».
    Ma egli, rispondendo, disse: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele».
    Ella però venne e lo pregò, dicendo: «Signore, aiutami!».
    Egli le rispose, dicendo: «Non è cosa buona prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
    Ma ella disse: «È vero, Signore, poiché anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le rispose, dicendo: «O donna, grande è la tua fede! Ti sia fatto come tu vuoi». E in quel momento sua figlia fu guarita."
    (Matteo 15:22-24)

    Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo; perché la salvezza viene dai Giudei. (Giovanni 4:22)

    Shalom.

    Caro Mera, nei vangeli si legge chiaramente che Yeshua si rivolse a peccatori, pubblicani, prostitute, samaritani, guarì persone indipendentemente dalla loro appartenenza o meno alla casa di Israele, tant'è vero che ebbe parole di meraviglia per la fede del centurione romano. Per cui non capisco cosa significhino quelle due sottolineature ecc. ecc.
    Io non sono sicuramente tanto preparata in materia biblica veterotestamentaria come molti partecipanti a questo forum, (anche se ho tanta fame di sapere) però c'è una cosa che io noto tra i cristiani su cui si fa confusione. Una cosa è il discorso sulla salvezza e una cosa è il discorso sul popolo di Israele che è il popolo eletto da Dio e tale rimane perché il decretodi Dio è eterno. Il brano di Giovanni che tu citi alla fine, significa che la salvezza, il salvatore sarebbe venuto dalla Giudea, sarebbe stato un appartenente al popolo ebreo non che sarebbe venuto a salvare solo gli ebrei. Il discorso alla donna cananea è fatto per dimostrare proprio l'opposto di quello che tu affermi, e cioè l'importanza della fede. Ci sarebbero tanti altri episodi in cui Gesù sottolinea l'importanza della fede
    Shalom
     
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  14. mErA
     
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    User deleted


    Cara Hannah non volevo assolutamente dire che Gesù è venuto a salvare solo gli ebrei, anzi.....

    Tra l'altro bisognerebbe prima riflettere sul significato della parola "salvezza" che nell'Ebraismo è immensamente diverso rispetto al Cristianesimo, e comunque siamo decisamente OT.

    Shalom.
     
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  15. Hannah1
     
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    User deleted


    CITAZIONE (Jesuslives @ 12/1/2008, 16:01)
    Brano tratto da: "Predicava nella loro sinagoghe"; Pinchas Lapide, ed. Paideia.
    Predicava nella loro sinagoghe

    [

    A proposito di questo libro, l'ho appena acquistato on line questoad altri due, uno sempre di Pinchas e d uno di Flusser. Fino ad ieri mi erano sconosciuti.
    Le fonti ebraiche del cristianesimo delle origini
    Bibbia tradotta Bibbia tradita
    Se avrò difficoltà spero di trovare il vostro aiuto. La volontà non mi manca. Il tempo non è mai troppo, quello che si vuol dedicare alle cose che si amano e che interessano.
    Shalom
     
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17 replies since 12/1/2008, 16:01   1034 views
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