La Creazione

Il confronto con la LXX

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    Il racconto della Creazione è riportato nella Bibbia nei primi capitoli del suo primo libro, che in ebraico si chiama: בראשית (Bereshit) questa è infatti la parola con cui comincia il libro stesso. Secondo l'uso ebraico antico infatti i libri non avevano dei titoli scelti in base al contenuto, ma l'uso della prima parola che invitava a ripetere il resto del libro a memoria, gli antichi ebrei conoscevano infatti tutte le parole della Bibbia a memoria
    Le traduzioni della Bibbia lo chiamano invece: Genesi. Questo termine deriva dal greco "genesis" della versione LXX, una delle più antiche traduzioni della Bibbia. Questo termine significa: "venire all'esistenza" e lo si trova in Gen. 2:4 tradotto con "origini": Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. (CEI)

    La LXX come tutte le altre traduzioni riporta solo un aspetto del testo ebraico originale e privo di vocali, una sua possibile lettura o una sua interpretazione.

    E' normale che in un Testo così Sacro come la Bibbia ci siano così tante chiavi di lettura.
    Insomma le letture possono essere tante, ma non tutte sono grammaticalmente corrette.

    La lettura del primo verso di Genesi proposta dai ben Asher non è nemmeno corretta grammaticalmente: Bereshit barà Elo-him. Per essere corretta si sarebbe dovuto usare il termine barishonà al posto di Bereshit.

    1) Barishonà barà Elo-him...

    2) Bereshit brò Elo-him....wayomer Elo-him

    La corretta è la 2 che vocalizza brò all'infinito invece di barà al passato.

    Abbiamo accettato la tramandazione dei massoreti leggendo Bereshit come se fosse Barishonà e tutte le bibbie traducono di conseguenza così: Nel principio D-o creò.

    Il termine bereshit a differenza di barishonà si attacca sempre al termine che lo segue:
    Bereshit mamlechet Yoachim = Nel principio del regno di Ioiachim (Ger 27:1)

    Reshit onò=primizia del suo vigore (Deut. 21:17), Reshit prì=primizia dei frutti (Deuteronomio 26:10), Reshit darchò=principio della sua via(prov.8:22), etc.

    La corretta traduzione senza tener conto della vocalizzazione dei massoreti è la seguente:

    Nel principio del creare D-o il Cielo e la Terra...D-o disse: vi sia luce

    Oppure rendendola meno letterale e più esplicativa:
    Nel principio, quando D-o creava.....D-o disse...

    Se si accetta Bereshit al posto di Barishonà allora esso acquista un senso molto particolare (e di questo ne ho parlato nella mia relazione: L'Evoluzione e L'Immagine).

    Il greco riporta invece : εν αρχη col senso di: prima, nell'antichità.

    Shalom



    Edited by Abramo - 13/9/2006, 08:34
     
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    Genesi 1:1

    εν αρχη εποιησεν ο θεος τον ουρανον και την γην ( LXX)

    בראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץ (Toràh)

    בְּרֵאשִׁית בָּרָא אֱלֹהִים אֵת הַשָּׁמַיִם וְאֵת הָאָרֶץ (TM)

    בראשית ברא אלהים (bereshit barà Elohim)
    secondo la tradizione ebraica i settantadue anziani tradussero per Tolomeo, la frase, come se l'avessero letta con ordine inverso: אלהים ברא בראשית (Elohim barà bereshit). Molto probabilmente l'intenzione era quella di iniziare la prima frase del Genesi con il termine: Elohim, ma ciò non corrisponde alla versione LXX da noi conosciuta.

    בראשית (bereshit). εν αρχη.
    Il termine εν αρχη e suoi derivati sono usati nella LXX per tradurre termini ebraici di significato diverso, ma derivati da ראש (rosh = capo, inizio).
    Per esempio in gen. 2:10 ( ראשים , αρχας)
    Ed un fiume usciva di Eden, per adacquare il giardino; e di là si spartiva in quattro capi.(Diodati)
    Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.(CEI);

    Es.6:25 (ראשי אבות הלוים, αρχαι)

    Questi sono i capi delle casate dei leviti, ordinati con le loro famiglie.;

    Num. 1:2 (ראש כל-עדת בני-ישראל , αρχην)

    Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti(CEI)

    Levate la somma di tutta la raunanza de' figliuoli d'Israele(Diodati)






     
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    La traduzione greca εν αρχη, assume qui il senso di: "in principio" (che è diverso dalla forma determinata "nel principio", munita di articolo determinativo), come la vocalizzazione del TM vorrebbe. L'ebraico per assumere la forma determinata basta semplicemente cambiarne la vocalizzazione da Bereshit a bareshit, cioè sostituendo la "e" della bet con una "a". Ma l'ebraico non ha vocali ed il termine scritto: בראשית (bereshit/bareshit) rimarrebbe invariato, è dunque la tramandazione orale dei Ben Asher ad aver stabilito che il termine va letto: bereshit=in principio, nello stato indeterminato. Ma come abbiamo detto, questa forma nella lingua ebraica, non è corretta grammaticalmente e sembrerebbe leggere tale termine in sostituzione del termine "barishonà" che significa appunto: nel principio, cioè come il greco: εν αρχη (dal greco potrebbe intendersi anche articolato). Se si accetta il termine Bereshit in sostituzione di barishonà lasciando il verbo che segue vocalizzato al passato "barà"=creò, invece della sua forma corretta grammaticalmente all'infinito "brò"= creare; si deve necessariamente presumere che manca un termine, ciòè la Toràh qui ha voluto nasconderci un'altra parola. La parola mancante potrebbe essere : הימים (haiamim=i giorni), che poi sarà chiarito, in seguito, dallo stesso capitolo cioè i 7 giorni della creazione. Naturalmente ciò non si sarebbe potuto comprendere leggendo il testo limitato di una traduzione, che nel nostro caso è la LXX col suo termine semplice e ingannevole: εν αρχη. Non a caso i saggi di Israel paragonarono la LXX alla costruzione del Vitello d'oro ed alla distruzione del Tempio. Ma sorprendendemente questa traduzione può esserci di aiuto a comprendere certi aspetti della tramandazione orale in essa contenuta, cioè la forma di lettura scelta ed il senso che se ne è dedotto da una data vocalizzazione del testo ebraico della Toràh. Per esempio certi manoscritti della LXX riportano al posto di εν αρχη il termine letto dall'ebraico, senza averlo nemmeno tradotto, riportandone solamente la fonetica: Βαρεισιθ (bareisith), con la presenza di una "a" invece della consueta "e" nella bet del testo ebraico del TM (Testo Masoretico). Si tratterebbe forse di un'altra tradizione orale che leggeva nella forma articolata: Bareshit= Nel principio ?
    In Italiano tradurremmo: Nel principio (dei giorni) Dio fece il Cielo e la terra. Ma il termine ראשית (reshit=principio di...) non figura mai con l'articolo determinativo nel resto della Bibbia perchè ha sempre un senso relativo, come spiegato sopra.
    La traduzione greca di Akillas usa un altro termine e traduce invece con κεφαλαιον derivata da κεφαλη col significato più prossimo all'ebraico ראש (rosh=capo), ma lo si trova poche volte nella LXX in senso figurativo. Nonostante il termine κεφαλαιον quando assume senso figurativo temporale (come nel nostro caso), a volte ha il significato di completamento e fine, non sappiamo però se Akillas avesse voluto darne tale particolare senso.
    IN ebraico dal termine rosh deriva l'astratto bereshit, il principio di qualcosa in ordine temporale; il suo contrario è acharit, il termine di qualcosa. Entrambi i termini grammaticalmente non sussistono da soli e si attaccano sempre alla parola che segue. Ecco un esempio di un verso dove leggiamo entrambi i termini che si attaccano al termine: שנה (shannàh=anno).
    Deut 11:12 :
    מרשית השנה ועד אחרית שנה = dal principio dell'anno fino alla fine dell'anno.

    12 paese del quale il Signore tuo Dio ha cura e sul quale si posano sempre gli occhi del Signore tuo Dio dal principio dell'anno sino alla fine. (CEI)

    Nel nostro caso però possiamo interpretare il nostro termine ראשית (reshit=principio di) come se fosse collegato a הימים (hayamim=i giorni), che come detto è assente nel testo: principio dei giorni che è l'opposto di אחרית הימים (acharit hayamim)= termine dei giorni che è uno dei temi principali della Bibbia. Lo stesso libro di Genesi ci racconta di Giacobbe che chiama i suoi figli per narrare loro ciò che sarebbe successo al termine dei giorni:
    Gen 49:1
    ויקרא יעקב אל בניו ויאמר האספו ואגידה לכם את אשר יקרא אתכם באחרית הימים
    (Toràh)
    Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: «Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri. (CEI)
    Non "nei tempi futuri" come traducono le traduzioni, ma nella fine dei giorni come confermano le stesse scritture ed i targumim aramaici in loco: בסוף יומיא (besof yomaià=nella fine dei giorni).
    Cioè nel tempo della fine della Storia, dopo la fine di questo mondo. Infatti l'Ebraico è molto preciso in questo punto ed in altri paralleli a questo e non usa il termine sof=fine, ma acharit che indica più propriamente ciò che sarà dopo la fine, cioè al termine.
    Ecco un altro verso che giustifica questa interpretazione e la ragione di pensare alla parola mancante a bereshit:
    DEut. 4:30 :
    בצר לך ומצאוך כל הדברים האלה באחרית הימים ושבת עד **** אלהיך ושמעת בקלו (Toràh)
    e la CEI non traduce "nei tempi futuri", ma "negli ultimi giorni":
    Con angoscia, quando tutte queste cose ti saranno avvenute, negli ultimi giorni, tornerai al Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce, (CEI).
    In Ishaiah 2:2 traduce: "Alla fine dei giorni"

    והיה באחרית הימים נכון יהיה הר בית **** בראש ההרים ונשא מגבעות ונהרו אליו כל הגוים (Toràh)

    Alla fine dei giorni,
    il monte del tempio del Signore
    sarà eretto sulla cima dei monti
    e sarà più alto dei colli;
    ad esso affluiranno tutte le genti.
    (CEI)

    Per concludere Bereshit potrebbe dunque sottointendere il principio dei giorni, a cui non ci è dato di sapere ed il resto della Toràh ci rende invece noto ciò che sarà al termine dei giorni. E questo è anche e soprattutto il tema principale dei profeti di Israel. Ed il profeta Ishaiah ci descrive bene questo fatto e anch'egli impara dalla Toràh a sottointendere usando una forma simile:

    Ishaiah 46:9-10

    זכרו ראשנות מעולם כי אנכי אל ואין עוד אלהים ואפס כמוני
    מגיד מראשית אחרית ומקדם אשר לא נעשו אמר עצתי תקום וכל חפצי אעשה

    Egli usa prima il termine ראשנות (rishonot=principi, inizi) ,il plurale di ראשנה (rishonàh=prima), che articolato diviene בראשנה (barishonà=nel principio,dapprima), come il termine che avrebbe dovuto sostituire bereshit per giustificare la vocalizzazione del TM. Poi il 9 ci rende più chiare le idee: מראשית אחרית (mereshit acharit= dal principio (dei giorni) la fine (dei giorni).

    Annuncio dal principio (dei giorni) la fine (dei giorni)

    9 Ricordatevi i fatti del tempo antico,
    perché io sono Dio e non ce n'è altri.
    Sono Dio, nulla è uguale a me.
    10 Io dal principio annunzio la fine
    e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto;
    io che dico: «Il mio progetto resta valido,
    io compirò ogni mia volontà!».
    (CEI)

    Ancor più precisa la Diodati:

    9 Ricordatevi delle cose di prima, che furono già ab antico; perciocchè io sono Iddio, e non vi è alcun altra Dio, e niuno è pari a me; 10 che annunzio da principio la fine, e ab antico le cose che non sono ancora fatte; che dico: Il mio consiglio sarà stabile, ed io metterò ad effetto tutta la mia volontà; (Diodati)

    Amen!

    E come dice il saggio Salomone (Ecl 7:8):
    טוב אחרית דבר מראשיתו (tov acharit davar mereshitò= meglio la fine di una cosa del suo principio)

    8 Meglio la fine di una cosa che il suo principio; (CEI)

    Shalom

    ps le parti sottolineate in ebraico corrispondono alle parti tradotte sottolineate; gli asterischi sostituiscono il tetragramma del Nome proprio di Dio.

    Edited by Abramo - 13/9/2006, 08:53
     
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    ברא (barà=creò) , in ebraico questo verbo ha un significato particolare ed ha sempre
    Dio come soggetto. Già nella mia relazione l'Evoluzione e l'Immagine avevo spiegato l'uso speciale di questo termine che designa il creare cose note e famose, ben in risalto rispetto al resto della creazione. Un altro uso di questo verbo, di cui avevo accennato nell'altra mia relazione "La Creazione", ha senso di dividere invece che creare ed ha altro soggetto,

    come qui il re David (2Samuele 12:17):

    ולא ברא אתם לחם (lo barà itam lechem=non divise con loro pane).
    Cioè il re non compì quell'azione di grazie, caratteristica della cultura ebraica che consiste nell'alzare il pane, pronunciare una benedizione e dividerlo poi coi commensali per mangiarlo. Forse fù proprio quell'azione dell'alzare per mettere il pane ben in evidenza, che indusse il profeta a scegliere quel particolare verbo per esprimere l'azione successiva del dividere. Ma le traduzioni spesso si scostano dal senso dell'ebraico e complicano o, come nel nostro verso, semplificano:
    rifiutò di prendere cibo con loro. (CEI)


    In quest' altro verso di Ishaiah (4 : 5) si usa il verbo barà per mettere in evidenza i segni della presenza divina:
    וברא ... ענן יומם (uvarà...anan iomam=creerà...nuvola di giorno).

    E l'Eterno creerà su tutta la distesa del monte Sion e sulle sue raunanze una nuvola di fumo durante il giorno, e uno splendore di fuoco fiammeggiante durante la notte; poiché, su tutta questa gloria vi sarà un padiglione (Luzzi)

    La CEI invece aggiunge scegliendo la via interpretativa:

    allora verrà il Signore su ogni punto del monte Sion e su tutte le sue assemblee come una nube e come fumo di giorno, come bagliore di fuoco e fiamma di notte, perché sopra ogni cosa la gloria del Signore sarà come baldacchino. (CEI)

    Ma qual'è la relazione che intercorre fra il senso di "dividere" ed il senso di "creare"? Nella storia della creazione di Genesi l'operazione del "dividere" nel senso di separare/differenziare assume un ruolo principale. Dividendo si separa e separando si differenzia, differenziando si mettono in evidenza certi particolari che costituiscono l'essenza propria della nuova cosa creata. In altre parole si rende la data cosa primaria, ben nota e distinguibile dalle altre cose create, che avranno invece dei posti secondari.
    E queste sono alcune delle cose primarie e ben note di questo mondo che hanno meritato l'uso del verbo barà:

    Il Cielo e la Terra (Gen 1:1) בראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץ
    I grandi rettili/dinosauri (Gen 1:21) ויברא אלהים את התנינם הגדלים
    L'uomo (Gen 1:27) ויברא אלהים את האדם
    Il sesso (Gen 1:27) זכר ונקבה ברא אתם
    I corpi celesti (Ishaia 40:26) מי ברא אלה המוציא במספר צבאם

    Per l'azione di separazione di luce da tenebre, acqua da acqua, giorno da notte.
    il Genesi usa i verbi derivati dalla radice בדל (badal =separare,dividere, distinguere) .

    continua...
     
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    In ebraico per creare si usano principalmente i seguenti verbi:
    "barà"=creare =creare cose grandi rendendole note
    "assà"=fare =aggiungere un'ulteriore caratteristica a ciò che già esiste.
    "yazar"= formare =creare cose in cui la forma fisica rappresenta la principale funzione.
    e "banà"= costruire= edificare da materiali precedentemente creati.

    e ognuno di loro esprime un'azione ben precisa.
    Il greco della LXX non distingue fra le radici dei verbi ברא (barà) e עשה ('assà) e presenta difficoltà quando essi figurano insieme.
    La LXX traduce anche ברא con ποιειν (che ha senso di fare) oltre al verbo 'assà. Quindi non "Dio creò..." , ma secondo la LXX abbiamo: "Dio fece...". Giuseppe Flavio e Akillas usano invece κτιζειν, col significato di "porre un fondamento" e nel mondo ellenistico è usato questo termine per la costruzione di città. La radice di questo verbo è rarissima nella LXX e completamente assente in Genesi.

    continua...
     
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    Shalom :)
    Certo che si, chiedi pure.

    ps. Non ho ricevuto alcuna email da parte tua.

     
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  7. Jesuslives
     
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    CITAZIONE (Abramo @ 13/9/2006, 02:31)
    Non "nei tempi futuri" come traducono le traduzioni, ma nella fine dei giorni come confermano le stesse scritture ed i targumim aramaici in loco: בסוף יומיא (besof yomaià=nella fine dei giorni).
    Cioè nel tempo della fine della Storia, dopo la fine di questo mondo.

    Cosa intendi con "dopo la fine di questo mondo"?
    Il Regno Messianico di mille anni o la nuova creazione dopo i mille anni?

    CITAZIONE
    In ebraico per creare si usano principalmente i seguenti verbi:
    "barà"=creare =creare cose grandi rendendole note
    "assà"=fare =aggiungere un'ulteriore caratteristica a ciò che già esiste.
    "yazar"= formare =creare cose in cui la forma fisica rappresenta la principale funzione.
    e "banà"= costruire= edificare da materiali precedentemente creati.

    Quindi non viene mai usato un verbo che significhi creare qualcosa dal nulla?
    "barà" e "yazar" possono essere utilizzati per esprimere la creazione di qualcosa dal nulla?

    Shalom
     
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    CITAZIONE (Jesuslives @ 20/9/2006, 18:26)
    Cosa intendi con "dopo la fine di questo mondo"?
    Il Regno Messianico di mille anni o la nuova creazione dopo i mille anni?

    Ciò che sarà dopo la fine di questo mondo, di questa Storia. Ciò che contrassegnerà l'inizio di un'altra Storia, di un Nuovo mondo e già l'epoca dell'avvento del Messia è un buon punto di transito.


    CITAZIONE
    Quindi non viene mai usato un verbo che significhi creare qualcosa dal nulla?
    "barà" e "yazar" possono essere utilizzati per esprimere la creazione di qualcosa dal nulla?

    Vedi sulla mia relazione: L'evoluzione e l'Immagine, il commento all'uso di questi verbi.
    Il Nulla è un concetto astratto prodotto dalla nostra mente come il contrario all'esistenza. Anch'esso è un concetto creato perchè parte del "software" del nostro cervello. Secondo l'ebraismo D-o è il Luogo del mondo, ma il mondo non è il Suo luogo. Egli per tale ragione in ebraico è chiamato anche: haMakom=il Luogo. D-o è sempre presente ed è il "Luogo del mondo" (inteso come l'infinito nello spazio e nel tempo) e pertanto il nulla non esiste.

    Shalom
     
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  9. Jesuslives
     
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    CITAZIONE (Abramo @ 21/9/2006, 00:15)
    Il Nulla è un concetto astratto prodotto dalla nostra mente come il contrario all'esistenza. Anch'esso è un concetto creato perchè parte del "software" del nostro cervello. Secondo l'ebraismo D-o è il Luogo del mondo, ma il mondo non è il Suo luogo. Egli per tale ragione in ebraico è chiamato anche: haMakom=il Luogo. D-o è sempre presente ed è il "Luogo del mondo" (inteso come l'infinito nello spazio e nel tempo) e pertanto il nulla non esiste.

    Ok, ho capito cosa vuoi dire ma io non mi riferivo ad un concetto così ampio di "nulla", mi riferivo all'esistenza della materia da noi visibile o percepibile tramite i nostri strumenti naturali e non.
    Il nostro pianeta, come il resto di ciò che l'universo contiene è definibile come materia.
    Io volevo sapere se le Scritture usano mai il termine "creare" per indicare la "venuta in essere" della materia dal "nulla materiale".

    Quello che voglio capire è se anche la Bibbia da spazio all'idea dell'eternità della materia o no.
    L'universo con le sue galassie e pianeti come noi possiamo vederli oggi esiste dall'eternità o no?

    Quando dici che Dio è il "luogo dell'Universo" capisco cosa intendi ma sicuramente non è un "luogo" nel senso materiale del termine perchè Dio non è materia, o sbaglio?

    Se così fosse bisognerebbe parlare di Panteismo... ma il Dio delle Scritture non è materia...

    Shalom
     
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    QUOTE (Jesuslives @ 21/9/2006, 19:52)
    Il nostro pianeta, come il resto di ciò che l'universo contiene è definibile come materia.
    Io volevo sapere se le Scritture usano mai il termine "creare" per indicare la "venuta in essere" della materia dal "nulla materiale".

    No, la radice barà (tradotta con :creare) non significa: creare dal nulla.

    QUOTE
    Quello che voglio capire è se anche la Bibbia da spazio all'idea dell'eternità della materia o no.

    Il primo verso di Genesi risponde alla tua domanda. La materia è una creazione di D-o, non c'è cosa che non sia una sua creazione. Ma c'è di più, la materia viene constantemente portata all'esistenza da D-o, così ci spiega la Kabalà (e la teoria della relatività è un buon principio di riflessione). L'eternità della materia è la stessa eternità di D-o che la porta all'esistenza nello spazio e nel tempo; ma spazio e tempo sono anch'essi creazioni di D-o e pertanto Egli è al di fuori di essi.

    QUOTE
    Quando dici che Dio è il "luogo dell'Universo" capisco cosa intendi ma sicuramente non è un "luogo" nel senso materiale del termine perchè Dio non è materia, o sbaglio?

    Non lo dico io è un'antichissima frase del Midrash che tutti gli ebrei conoscono bene a memoria: "**** mekomò shel 'olam ve'en olamò mekomò"=D-o è il Luogo del mondo e il suo mondo non è il suo luogo. Dunque D-o non stà in un luogo dove vi trova la materia e crea con essa. E' proprio Egli che crea continuamente lo spazio con in esso la materia, cioè: il luogo. Egli dunque è chiamato anche: IL Luogo (e che non è poi tanto lontano dal significato del Nome Proprio di D-o scritto col tetragramma, che significa appunto: portare all'esistenza)
    QUOTE
    Se così fosse bisognerebbe parlare di Panteismo... ma il Dio delle Scritture non è materia...

    Nell'Ebraismo non ci sono definizioni di D-o. Ogni definizione sarebbe una limitazione. Egli è l'Unico che rimarrà per sempre indefinibile. La Materia è uno dei Suoi prodotti. :D

    Shalom
     
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  11. Jesuslives
     
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    Quello che voglio capire è se anche la Bibbia da spazio all'idea dell'eternità della materia o no

    Il primo verso di Genesi risponde alla tua domanda. La materia è una creazione di D-o, non c'è cosa che non sia una sua creazione. Ma c'è di più, la materia viene constantemente portata all'esistenza da D-o, così ci spiega la Kabalà (e la teoria della relatività è un buon principio di riflessione). L'eternità della materia è la stessa eternità di D-o che la porta all'esistenza nello spazio e nel tempo; ma spazio e tempo sono anch'essi creazioni di D-o e pertanto Egli è al di fuori di essi.

    Se la materia è una creazione allora non è eterna, ma poi dici che lo è perchè Dio la porta eternamente all'esistenza...

    Insomma non ho capito se la tua risposta era un sì o un no...

    La creazione del tempo poi per me non ha senso... il tempo è solo un concetto umano.

    CITAZIONE
    Non lo dico io è un'antichissima frase del Midrash che tutti gli ebrei conoscono bene a memoria

    Avevo capito, il "tu" era perchè citando il Midrash probabilmente ne accetti le affermazioni e quindi è come se facessi tua l'affermazione.

    Shalom
     
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    CITAZIONE (Jesuslives @ 21/9/2006, 22:34)
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    Quello che voglio capire è se anche la Bibbia da spazio all'idea dell'eternità della materia o no

    Il primo verso di Genesi risponde alla tua domanda. La materia è una creazione di D-o, non c'è cosa che non sia una sua creazione. Ma c'è di più, la materia viene constantemente portata all'esistenza da D-o, così ci spiega la Kabalà (e la teoria della relatività è un buon principio di riflessione). L'eternità della materia è la stessa eternità di D-o che la porta all'esistenza nello spazio e nel tempo; ma spazio e tempo sono anch'essi creazioni di D-o e pertanto Egli è al di fuori di essi.

    Se la materia è una creazione allora non è eterna, ma poi dici che lo è perchè Dio la porta eternamente all'esistenza...

    Insomma non ho capito se la tua risposta era un sì o un no...

    La creazione del tempo poi per me non ha senso... il tempo è solo un concetto umano.

    Il tempo non è un concetto umano, ma uno dei parametri fondamentali della Fisica e stà alla base dell'esistenza stessa della materia (E= m c2). La materia è una creazione di D-o e può essere benissimo allo stesso tempo eterna perchè come detto D-o sta al di fuori del tempo e di conseguenza dell'eternità. L'eternità si che è invece un concetto umano.
    La mia risposta non era infatti ne un si, ne un no perchè vanno bene tutte e due le risposte. Ormai dovresti saperlo, l'Ebraismo si pone tante domande, ma a ciascuna di esse da varie risposte. Noi qui ci limiteremo a trattare gli argomenti dal punto di vista strettamente biblico, per quanto riguarda la filosofia greca ed il Panteismo c'è la sezione "Parallelismi". Ma vedremo comunque di esaminare i termini greci della LXX per vedere se essi contengono anche questi concetti. Questo è infatti uno dei propositi di questo thread.


    Shalom
     
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  13. Jesuslives
     
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    Il tempo non è un concetto umano, ma uno dei parametri fondamentali della Fisica e stà alla base dell'esistenza stessa della materia (E= m c2).

    Appunto, è un concetto umano proprio perchè è il parametro di una disciplina scientifica e il fatto che sia stata formulata una teoria non significa che sia una cosa reale ma solo un concetto astratto creato dalla percezione umana della realtà che lo circonda.

    Che il tempo sia alla base dell'esistenza della materia non sono proprio d'accordo, queste sono solo teorie.

    Comuque non importa, alla fine secondo ciò che dici non ci sarebbe una risposta unica alla mia domanda dal punto di vista biblico e quindi tutto rimane ambiguo, lasciandosi prestare alle più svariate speculazioni... anche evoluzionistiche...

    Shalom

    Edited by Jesuslives - 23/9/2006, 10:33
     
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    Κτιζειν ha un senso più prossimo a ברא se si pensa che le cose grandi e note sono anche le cose fondamentali, ossia i fondamenti su cui tutte le altre cose poggiano. L'esistenza dell'uomo nel nostro pianeta rappresenta un ruolo fondamentale e il cap.2 di Genesi gli assegna compiti di gestione, protezione e coordinamento. Le sue costruzioni sono una creazione nella creazione ed il suo operato assume proporzioni planetarie. Si comprende meglio tale basilarità se si pensa che l'uomo, con le sue capacità creative può rigenerare il suo ambiente come allo stesso modo può distruggerlo e se le sue capacità distruttive sono a livello globale anche le sue capacità ricreative lo sono altrettanto. Ciò che rende l'uomo creativo è la sua intelligenza che dipende strettamente dalla logica di base che sono argomento di tutte le leggi dell'universo. La capacità creativa innata nell'uomo si sviluppa nella fase dell'osservazione della natura indagandone le sue leggi e successivamente sfruttandole per il proprio beneficio. L'intelligenza umana è parte costituente ed inscindibile dell'uomo. Esso vive per essa e con essa e le sue capacità creative sono ben evidenti a livello planetario, non la stessa cosa avviene per le altre intelligenze animali che sono più paragonabili a macchine automatiche che agiscono in base a comportamenti già programmati e uguali per tutti quelli della medesima specie.
    Dell'uomo notiamo una creazione nella creazione, basta osservare un paesaggio naturale per scorgere le due creazioni: la natura e le costruzioni dell'uomo. Pertanto gli si addice il verbo Κτιζειν più prossimo al verbo ebraico originale divino della Toràh. La tramandazione orale ebraica afferma che la Toràh è la prima cosa ad essere stata creata, è il fondamento su cui tutto poggia. Il termine Toràh significa "istruzione" ed include tutte le leggi che regolano l'intero universo. Essa è la logica di base. Per comprendere meglio questo concetto si pensi alla matematica che è la base di tutte le scienze e per tale ragione le fa dipendere tutte le une dalle altre. La Toràh di cui parla la tramandazione orale qui si intende la scienza unica e primaria da cui derivano tutte le altre scienze. Essa racchiude in se tutte le leggi dell'universo ed è stata trasmessa all'uomo dal principio della sua esistenza sotto forma di ragionamento paragonabile ad un sofisticatissimo software, che risiede nel proprio cervello. Da ciò la perfetta armonia fra l'uomo e l'universo nella riuscita delle sue costruzioni basate sulle leggi che lo regolano. Questo concetto fù espresso dal saggio re Salomone nel cap. 8 di proverbi:
    22 Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività,
    prima di ogni sua opera, fin d'allora.
    23 Dall'eternità sono stata costituita,
    fin dal principio, dagli inizi della terra.
    (CEI)
    La Toràh è la Scienza, sono le leggi dell'universo, sono le istruzioni per l'uso universali ed essa precede la stessa creazione.
    Ma tale concetto era già presente nella Toràh data sul Sinai al popolo di Israel. La Toràh in principio fù scritta senza spazi fra le parole e le informazioni in essa contenute erano molto più abbondanti. Se cambiamo la maniera della suddivisione delle parole, il termine בראשית (bereshit) lo si può leggere come due termini separati: ברא (barà=creò) e שית (shit=fondamento). E questa è una traduzione strettamente letterale della prima parte del primo verso di Genesi: Creò un fondamento, creò il Legislatore Universale... Il verbo barà che si ripete due volte.
    Pertanto il termine bereshit è anche un enfasi del termine barà, che esprime la creazione delle cose fondamentali e si può intendere come un termine fine a se stesso che poi viene esplicato dal successivo uso dei termini barà ed Elohim (Legislatore Universale) di questo verso, come se esso racchiudesse in se tutto il senso successivamente espresso.
    Grande dunque la differenza fra i verbi ποιειν , usato dalla LXX e κτιζειν usato da Akillas. Il primo esprime semplicemente l'aggiunta di nuove caratteristiche, l'altro invece ciò che potremmo definire: una vera nuova creazione, un fondamento che diviene perfettamente noto. Se la versione della LXX pergiunta fino a noi oggi è la stessa dei 72 anziani israeliani bisogna concludere necessariamente che essi hanno dovuto volutamente nascondere i significati nascosti della Toràh scritta, comportamento questo perfettamente coerente con il divieto di trasmetterli ai gentili.

    Shalom
     
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    Il primo verso di Genesi risponde alla tua domanda. La materia è una creazione di D-o, non c'è cosa che non sia una sua creazione. Ma c'è di più, la materia viene constantemente portata all'esistenza da D-o, così ci spiega la Kabalà (e la teoria della relatività è un buon principio di riflessione). L'eternità della materia è la stessa eternità di D-o che la porta all'esistenza nello spazio e nel tempo; ma spazio e tempo sono anch'essi creazioni di D-o e pertanto Egli è al di fuori di essi.

    Condivido pienamente il concetto che Dio sia al di la di leggi che regolano cio' che e' tangibile poiche' le ha create lui e lui le puo' modificare,aggiungendo che nella mia visione il tempo sia causato dall'espansione dell'universo(che e' anch'esso vitale)che altrimenti sarebbe statico,fermo percio' senza evoluzione degli eventi.Infatti Aristotele definiva il tempo come "la misura del movimento".
     
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