Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by Abramo

  1. .

    Moshèh e il significato del termine אלהים


    Queste due Toroth, questi due insegnamenti, secondo la tradizione ebraica, sono state trasmesse per mezzo di una catena di trasmissione che ha a capo un unico autore, Moshèh Rabbenu:

    משה קיבל תורה מסיניי, ומסרה ליהושוע, ויהושוע לזקנים, וזקנים לנביאים, ונביאים מסרוה לאנשי כנסת הגדולה

    Traduzione:
    “Moshèh ricevette Toràh dal Sinai e la consegnò a Yehoshua’, Yehoshua agli anziani, gli Anziani ai profeti e i profeti la consegnarono alle personalità della grande Knesset”.
    (Avot 1,1).

    Moshèh è definito “איש האלהים” (Ish haelohim) (Devarim 33,1).

    Secondo Rabi Ishmael אלהים(elohim) non è “qodesh”, ma “hol” (non è inteso in senso sacro, ma in senso ordinario). Il senso della coppia di termini “ish haelohim” è come intendevano i saggi del Midrash Tehilim: גברא דיינא (Gavra daiana: l’uomo giudice) ovvero la più alta personalità giuridica:

    אמר רבי אלעזר: מייסטרופולין היה משה שנאמר:״לא כן עבדי משה בכל ביתי נאמן הוא״. דבר אחר: איש האלהים גברא דיינא שנאמר: ״צדקת ה׳ עשה ומשפטיו עם ישראל״ שהיה אומר: ״יקוב הדין את ההר״ דבר אחר שהטיח דברים כנגד מדת הדין (…) ״איש האלהים״ שהכריע מדת הדין למדת הרחמים, הקב״ה אמר: ״אכנו בדבר ואורישנו״ ומשה אמר:״סלח נא לעון העם הזה כגודל חסדך״ וכתיב: ״ויאמר ה׳: סלחתי כדבריך״.

    Traduzione:
    “Così disse Rabi El’azar: Moshèh era un incaricato dal popolo, come fu detto: “Non così è il mio servo Moshèh, in tutta la mia casa egli è affidabile” (Bamidbar 12,7). Altra cosa: “Ish haelohim” significa: “l’uomo giudice”, come fu detto: ”Mise in pratica la giustizia di HaShem e i suoi giudizi con Israel” (Devarim 33,21); come egli diceva: ”Che il giudizio perfori i monti” (Sanhedrin 6b). Altra cosa: “Che mosse dure critiche alle misure della giustizia retributiva”. (…), “Ish haelohim” perché sottomise l’attributo della giustizia all’attributo della clemenza. Il Santo Benedetto Sia disse: “Lo colpirò con l’epidemia e lo espellerò” (Bamidbar 14,12). E Moshèh disse: ”Perdona, per favore, la trasgressione di questo popolo in conformità alla Tua grande clemenza” (Bamidbar 14,19); ed è scritto:” HaShem disse: “Ho perdonato conformemente alle tue parole” (Bamidbar 14,20).
    (Midrash Tehilim, 90,5)

    Nel Midrash Tehilim abbiamo il termine “מייסטרופולין” composto di “maistro” (incaricato) e “polin” (città, stato). Ma in un’altra edizione del Midrash abbiamo, al suo posto, il termine ”מטרפולין” con il senso di “città capitale”. Esso è composto di “matro” (madre) e “polin” (città o stato). Dunque “Ish metropolin” è l’alta personalità della città capitale, ovvero il capo di stato e la più alta autorità giuridica.

    Il diritto ebraico si basa su due poli, uno è la Legge e l’altro è l’Insegnamento. Essi furono entrambi consegnati a Moshèh nel Sinai ed egli è il Maestro per eccellenza: “Moshèh Rabbenu,” “Moshèh nostro Maestro”.
    Per osservare la legge, è necessario che il Popolo sia educato ed istruito e occorre che vi sia un corpo preposto a questo scopo.
    La Ghemaràh inoltre, parla di due incarichi importanti e complementari che erano affidati ai due condottieri del popolo di Israel. Da un lato vi è Moshèh che è il Giudice che giudica, senza aver timore di alcuno, il cui motto era:
    “יקוב הדין את ההר” (la giustizia perfora i monti) e dall’altro vi è Aharon, il quale non essendo un Giudice, ma il Cohen haGadol aveva il compito di curarsi della spiritualità del popolo:

    יקוב הדין את ההר שנאמר כי המשפט לאלהים הוא וכן משה היה אומר יקוב הדין את ההר אבל אהרן אוהב שלום ורודף שלום ומשים שלום בין אדם לחבירו שנאמר תורת אמת היתה בפיהו ועולה לא נמצא בשפתיו בשלום ובמישור הלך אתי ורבים השיב מעון

    Traduzione:
    “Ia Giustizia perfora i monti” come fu detto: Il giudizio appartiene a D-o (Devarim 1,17) e perciò Moshèh diceva che il giudizio perfora i monti, però Aharon amava la Pace e la perseguiva e metteva pace fra gli uomini, come fu detto: ”Un’istruzione di verità aveva nella sua bocca e non si trovava ingiustizia nelle sue labbra. Nella pace e nel diritto camminò con Me e a molti fece abbandonare la via della trasgressione (Malachì 2,6).
    (Sanhedrin 6b)

    Secondo invece “Sha’arè lashon”, “Ish haelohim” è da intendersi “l’uomo del giudizio” che, da come si evince dal Midrash Tehilim sopracitato, non è il tipo di Capo del potere giuridico esecutivo, che giudica solo secondo la norma scritta, come avviene nel giudizio dei popoli, ma che giudica anche secondo la מדת הרחמים (midat harahamim), l’attributo della clemenza. Giudicare secondo l’attributo della clemenza, significa mitigare il senso “granitico”, fisso ed inamovibile della Giustizia, per risalire alla Norma Morale Superiore da cui deriva una data legge. Così che il verdetto non sia rigido, tale che il Giudice sia obbligato a restare ancorato ad esso e, di conseguenza, da non poter emettere un verdetto equilibrato. E’ importante, nel diritto ebraico, tenere conto delle norme morali di base e della condizione dell’accusato, come vedremo in seguito.

    Così “Sha’arè lashon” commenta il Midrash Tehilim:

    במדרש הזה משמש אומנם הצירוף ״איש האלהים״ כתואר למשה אך לסומך ״האלהים״ מיוחס המשמע ״הדין, המשפט״ הווי אומר: איש האלהים = ״איש הדין״ בין שהוא משליט את מידת הדין במשפט בן שהוא מכניע אותה ומשליט עליה את מידת הרחמים. אין ספק שדרשה זו מושתתת על משמע התיבה [ה]אלהים כפי שהוא עולה מן הפשט או מפרשנות חזל לכמה כתובים במייוחד אלה:
    1. ״והגישו אדוניו אל האלהים״ (שמות כא,ו) — אצל הדיינים (מכילתא דרבי ישמעאל)
    2. ונקרב בעל הבית אל האלהים… עד האלהים יבוא דבר שניהם…אשר ירשיעון אלהים ישלם שנים לרעהו (שמות כב,ז-ח)

    Traduzione:
    “In questo Midrash la coppia “Ish haelohim”, a dire il vero, è usata come un attributo di Moshèh ma al secondo termine “haelohim” è attribuito il senso [giuridico] di “giudizio, giustizia”. Pertanto “Ish haelohim” è l’uomo del Giudizio, sia che egli, nel procedimento giudiziario, faccia prevalere l’attributo della Giustizia, sia che invece lo sopprima e faccia prevalere l’attributo della clemenza. Non vi è dubbio che questa interpretazione è basata sul significato del termine “elohim” come si evidenzia dal senso letterale, oppure dall’interpretazione dei saggi di alcune scritture, in particolare queste:

    1) “Il padrone lo presenterà a Elohim (Shemot 21,6) — presso i Giudici” (Mechilta derabi Ishmael, Talmud Yerushalmi, Qiddushin,1,2)

    2) “Il padrone di casa si rivolgerà all’Elohim…ci si presenterà all’Elohim con le due versioni dei fatti…secondo come decideranno Elohim [egli] pagherà il doppio al suo prossimo.
    (Sha’arè lashon, Volume I pag.275)

    Il Salmo 82 mostra i problemi delle Autorità, dei Capi di stato e dei Giudici che potrebbero manifestare la tendenza a privilegiare il ricco ed il potente e a tenere in scarso conto o a soggiogare i poveri, i deboli e gli indifesi. Il monito divino, espresso in questi versi, trasmette l’ideale di un governo giusto, che non abbia preferenze per i potenti e che salvi gli indifesi dalle oppressioni: l’ideale di una società perfetta. Riportiamo questa Tehilàh in ebraico, seguita dalla nostra traduzione e dalle interpretazioni tradizionali.

    מזמור לאסף
    אלהים נצב בעדת אל בקרב אלהים ישפט
    עד מתי תשפטו עול ופני רשעים תשאו סלה
    שפטו דל ויתום עני ורש הצדיקו
    פלטו דל ואביון מיד רשעים הצילו


    Traduzione:
    Mizhmor leAsaf
    Elohim presiede la commissione dei potenti, giudicherà in mezzo ai Giudici
    “Fino a quando giudicherete ingiustamente e avrete preferenza per i malvagi?
    Giudicate equamente l’indifeso e l’orfano e salvate il povero e l’afflitto.
    Lasciate vivere l’indifeso, che non ha nulla, salvatelo dalla mano dei malvagi”.
    (Tehilim 82,1-4)

    Il verbo הצדיקו di radice צדק ha qui il senso di salvare, come in quest’altro verso di Tehilim:

    “הודיע ה׳ ישועתו לעיני הגוים גלה צדקתו”


    “HaShem fece conoscere la Sua salvezza, ha rivelato la Sua salvezza davanti agli occhi dei popoli”.
    (Tehilim 98,2)


    E così afferma il Prof. Amos Chakham:

    “ולפי זה הדברים מכוונים למושלי העם בכלל, ולאו דוקא לשופטים הדיינים”.

    Traduzione:
    “In base a ciò le parole sono dirette ai governanti del popolo e non necessariamente ai giudici che giudicano”.
    (Da’at haMikrà, Tehilim 82,3, pag.88)

    Così commenta HaMalbim (Rabi Meïr Leibush ben Jehiel) questo capitolo di tehilim:

    הוסד נגד השופטים המטים משפט, וכפי סדר המזמורים נראה שגם שיר זה (כמו השיר שאח"ז) נתקן בימי יהושפט שהעמיד שופטים בכל עיר ועיר והזהיר אותם, דעו מה אתם עושים כי לא לאדם תשפטו כי לה' ועמכם בדבר המשפט, ועתה יהי פחד ה' עליכם (דה"ב י"ט):
    אלהים נצב בעדת אל - אלהים עומד בין הבעלי דינים והעדים הבאים למשפט שהם צריכים לעמוד, אלהים עומד עמהם, וגם בקרב אלהים ישפט - גם נמצא בין השופטים ושופט עמהם ומצייר ששופט בקרב אלהים, היינו בקרב לב השופטים נמצא דבר אלהים המזהיר אותם, ואומר להם: עד מתי תשפטו עול.

    Traduzione:
    “E’ stato stabilito contro i Giudici che deviano il giudizio e secondo l’ordine dei salmi, sembra che anche questo canto (come il canto successivo) sia stato composto ai tempi di Yoshafat, il quale nominò Giudici in ogni città e li avvertì: “Sappiate ciò che fate, perché non l’uomo voi giudicate, ma HaShem ed Egli è con voi nel corso del procedimento giudiziario ed ora che sia il timore di HaShem su di voi”.
    “Elohim presiede la commissione dei potenti “(Tehilim 82,1): Elohim sta in piedi fra le parti in causa e i testimoni che vengono in giudizio. Essi devono stare in piedi e Elohim sta in piedi con loro. “Giudicherà in mezzo ai Giudici” (Tehilim 82,1). Egli sta anche fra i Giudici e giudica in mezzo a loro. L’atto del giudicare in mezzo ai giudici, descrive che Egli giudica in mezzo agli Elohim, cioè a dire che nel cuore dei Giudici vi è la parola di Elohim, che li avverte e dice loro: “Fino a quando giudicherete in modo ingiusto?”



    L’applicazione del diritto ebraico, nella nazione ebraica, è alla base del Patto fra D-o ed il Suo popolo. Un Giudice che emetta un verdetto giusto e veritiero fa sì che la shekinàh stia in mezzo a Israel:

    אמר רבי שמואל בר נחמני אמר רבי יונתן כל דיין שדן דין אמת לאמיתו משרה שכינה בישראל שנאמר: אלהים נצב בעדת אל בקרב אלהים ישפוט

    Traduzione:
    “Disse Rabi Shemuel bar Nachmani, disse Rabi Yonathan: ogni Giudice che giudica secondo giudizio veritiero, fa posare la Shekhinàh in Israel, come è detto: “Elohim presiede la commissione dei Potenti, giudicherà in mezzo ai Giudici”. (Salmo 82,1)
    (Sanhedrin 7a)

    In questa pagina talmudica del trattato Sanhedrin, viene citato il salmo 82, il quale presenta D-o che presiede la commissione del Gran Sinedrio ed Egli stesso giudica in mezzo ai Giudici.

    Dalle fonti citate appare chiaro che nella tradizione ebraica il termine “Elohim” è inteso in senso strettamente giuridico e non soltanto religioso.
    Vero è che, per definizione, Hashem è אלהי האלהים “Elohè haElohim”, ossia “Giudice dei Giudici” e Legislatore Supremo, ma anche il giudice, il legislatore e il governatore umano sono “elohim”, in quanto rappresentanti umani della Somma Legislazione.

    Nota: ogni capitolo è raggiungibile attraverso l'Indice del primo post, pian piano ogni voce sarà trasformata in link.

    Shalom

    Edited by Abramo - 29/5/2016, 07:53
  2. .

    Introduzione ai principi del diritto ebraico



    Il diritto ebraico risale a più di 3000 anni fa, ma esso fu applicato nella sua completezza solo nei periodi in cui il popolo di Israel ebbe uno Stato indipendente.
    Tale diritto ha conosciuto lunghi periodi di lacune nel corso della storia del Popolo di Israel, durante le sue diaspore.
    Gli altri popoli antichi, una volta sconfitti e soggiogati da altre nazioni, videro scomparire, a mano a mano, il loro diritto nazionale e di questo rimangono solo scarse testimonianze archeologiche.
    Non così fu invece per il diritto ebraico che è sopravvissuto e restato in vigore fino ad oggi. Malgrado la lunga e drammatica dispersione fra altri popoli e l’assenza di uno Stato proprio, Israel si curò di conservare le sue Leggi con la speranza futura di una completa ricostituzione nazionale.
    Il diritto ebraico, nei periodi della diaspora, ha sempre avuto una funzione al di fuori dello Stato ospite, perché esso non solo è un diritto statale in senso stretto, ma è soprattutto il diritto di una Nazione, di un Popolo, al quale questo ordinamento giuridico fu concesso, ancor prima di ottenere il territorio nazionale. Quindi, nel suo lungo esilio, il Popolo di Israel portò con sé la sua Legge ed i suoi Tribunali, come li aveva già portati con sé durante l’errare nel deserto, ben prima di costituire il proprio Stato nazionale.
    La comunità ebraica ha sempre costituito una società autonoma anche nei paesi in cui è stata duramente perseguitata.
    Il suo Diritto e la sua Toràh hanno conservato e preservato il Popolo di Israel, impedendone l’assimilazione (e di conseguenza la scomparsa, con la perdita della propria identità), cosa che immancabilmente avvenne invece per tutti gli altri popoli coevi.
    La tradizione fa risalire il Diritto ebraico alla rivelazione del Sinai, ma esso si basa su un Diritto ancor più antico, che rinnova e completa. Tutte le sue norme prendono vigore in virtù della rivelazione del Sinai anche se esse sono, in realtà, molto più antiche.
    Il Diritto ebraico è infatti una derivazione del diritto noachide e questo, a sua volta, proviene dal diritto antidiluviano.
    Esso si basa interamente sulla tradizione orale giuridica che risale al sistema legale promulgato nel Sinai da Moshèh Rabbenu, con la costituzione di un’assemblea di 70 anziani che ottennero, in quell’occasione, il dono della profezia.
    Nella Toràh scritta (תורה שבכתב), le norme sono riportate in forma poetica e solenne ma concisa e, per tale motivo, non possono avere una funzione normativa esaustiva. Esse sono poi sviluppate nella loro completezza nella Toràh Orale (תורה שבעלפה).
    Altre norme della Toràh scritta contengono dei rinvii ad altre composizioni giuridiche in vigore a quell’epoca.
    In tutti i periodi della storia del Diritto ebraico, la base è stata sempre la Toràh shebe’alpè.
    La Toràh scritta ha rivestito principalmente il ruolo di insegnamento, di lettura esortativa, il cui scopo è quello di far ricordare le mizwot, l’identità di Popolo e la propria origine e quindi non ha avuto esclusivamente una funzione normativa.
    Abbiamo quindi, da una parte la tradizione normativa orale, dalla cui abbondanza vengono tratte le norme giuridiche e dall’altra la Toràh scritta che, in modo conciso e nella sua solennità poetica, ci ricorda costantemente la loro origine divina, esorta a rimanere uniti ad esse e a metterle in pratica diligentemente.
    Nel seguente brano talmudico, dopo aver precedentemente discusso e stabilito che la maggioranza della Toràh fu data in forma orale, si afferma che il Patto che D-o stabilì con il Popolo di Israel si basa su entrambi questi pilastri, Toràh scritta e Toràh Orale. Ma l’essenza del Brit è caratterizzata proprio dalla esistenza della Torah orale, senza la quale l’altra non sarebbe comprensibile, essendo la comprensione delle condizioni e degli impegni reciproci, condizione necessaria affinché un Patto abbia valore.
    Di conseguenza, è proprio la Torah orale a identificare il vero Popolo di Israel, come illustreremo in seguito. Inoltre è evidente che, mentre una norma scritta può essere oggetto di discussione ed interpretazione, variabili da soggetto a soggetto e da epoca ad epoca, il tramandare oralmente e fedelmente, all’interno del Popolo, di generazione in generazione, da Maestro ad allievo e da Padre in figlio, costituisce la garanzia della veridicità di ciò che si tramanda. ( Rambam “Morèh hanevukim”; parte I, cap 71)


    דרש רבי יהודה בר נחמני מתורגמניה דרבי שמעון בן לקיש, כתיב: "כתב לך את הדברים האלה", וכתיב: "כי על פי הדברים האלה", הא כיצד? דברים שבכתב אי אתה רשאי לאומרן על פה, דברים שבעל פה אי אתה רשאי לאומרן בכתב. דבי רבי ישמעאל תנא: אלה - אלה אתה כותב, ואי אתה כותב הלכות.
    א"ר יוחנן: לא כרת הקב"ה ברית עם ישראל אלא בשביל דברים שבעל פה, שנאמר: "כי על פי הדברים האלה כרתי אתך ברית ואת ישראל".

    Traduzione:
    “Così commentava Rabi Yehudàh Bar Nachmani (il portavoce di Rabi Shim’on Ben Laqish): “E’ scritto: ”scriviti queste parole” ed è scritto: ”Perché sulla base di queste parole” (Shemot 34,27). In che senso? Parole in forma scritta non ti è permesso di trasmetterle oralmente, parole trasmesse in forma orale non ti è permesso trasmetterle per iscritto”.
    Così si recitava nella scuola di Rabi Ishmael: “Queste: queste tu scrivi, ma non scrivi halachot”.
    Così disse Rabi Yochanan: “Il Santo Benedetto Sia non ha stipulato un Patto con Israel se non per le parole in forma orale”, come fu detto: “perché sulla base di queste parole ho stipulato con te un patto e con Israel”.
    (Talmud Babli, Ghittin 60b)

    La Toràh Orale, essendo interna al Popolo, presenta la caratteristica di essere più protetta in confronto alla Toràh Scritta, perché è possibile che un popolo straniero se ne appropri, in quanto scritta, e che poi questi possa assumere la falsa identità di “Popolo di Israel”:


    ויאמר ה' אל משה כתב לך את הדברים האלה זשה"כ אכתב לו רובי תורתי כמו זר נחשבו
    א"ר יהודה בר שלום כשאמר הקב"ה למשה כתב לך ביקש משה שתהא המשנה בכתב ולפי שצפה הקב"ה שאומות העולם עתידין לתרגם את התורה ולהיות קוראין בה יוונית והם אומרים אנו ישראל ועד עכשיו המאזנים מעויין אמר להם הקב"ה לעכו"ם אתם אומרים שאתם בני איני יודע אלא מי שמסטורין שלי אצלו הם בני ואיזו היא זו המשנה שנתנה על פה והכל ממך לדרוש

    Traduzione:
    “Disse HaShem a Moshèh: “Scriviti queste parole”, ciò è quanto esprime lo scritto: “Se io avessi scritto la maggior parte della mia Toràh sarebbero stati considerati come [popolo] straniero”(Oshea 8,12).
    Disse Rav Yehudàh bar Shalom: quando disse il Santo Benedetto Sia a Moshèh: “scriviti”, Moshèh gli chiese che la ripetizione orale venisse messa per iscritto. Ma siccome il Santo Benedetto sia aveva previsto che i popoli del mondo, nel futuro avrebbero tradotto la Toràh leggendola in greco e avrebbero detto: “ Siamo noi Israel e fino ad ora la bilancia è esattamente in equilibrio”. Disse loro il Santo Benedetto Sia: “Voi dite che siete miei discepoli, Io so solo che chi ha con se i miei arcani, essi sono miei discepoli”. E quale è? Questa, la Mishnàh, che fu data in forma orale e il tutto è da te commentare”.
    (Midrash Tanchuma, Ki Tissà, 34).

    L’espressione המאזנים מעויין (la bilancia è esattamente in equilibrio), pronunciata dai popoli in questo Midrash, ha il senso comune, nel linguaggio talmudico, di equilibrio fra le colpe e i meriti degli umani e quindi qui potrebbe significare che i popoli si considerano dei giusti perché osservano la Toràh scritta, considerata da loro l’unica esistente. Ma significa anche che gli stessi, in un futuro lontano, avrebbero considerato la Toràh Scritta come se appartenesse anche a loro. Come dire: “la bilancia è in esatto equilibrio, la Toràh fu data a loro Israeliti, come anche a noi allo stesso esatto modo”.
    L’aggettivo מעויין deriva dall’espressione עין בעין (occhio per occhio) il cui senso è “in modo esatto”:
    עין בעין שן בשן
    “occhio per occhio, dente per dente”
    (Devarim 19,21)

    עין תחת עין שן תחת שן
    “Occhio al posto di occhio, dente al posto di dente”
    (Shemot 21,24)

    “דמי עינא חולף עינא, דמי שינא חולף שינא”

    Traduzione:
    “il prezzo [stabilito] per l’occhio sostituisce l’occhio, il prezzo [stabilito] per il dente sostituisce il dente”.
    (Targum pseudoYonathan, Devarim 19,21; Shemot 21,24)

    Toràh Scritta (תורה שבכתב) e Toràh Orale (תורה שבעלפה) non somigliano dunque ad altri sistemi giuridici quali, ad esempio, il diritto romano dove si ritrovano lo “Jus scriptum” (legge scritta) e lo “Jus non scriptum” (legge non scritta).
    In questo (il diritto romano), con “legge non scritta” si intende tutto ciò che va oltre la legge scritta. Nello specifico, in questo caso, si intendono tutte quelle usanze popolari che non sono state scritte nel codice delle leggi e in alcuni casi questa espressione veniva anche identificata con lo “Jus naturale”, ovvero con tutti quei comportamenti che emergono in modo spontaneo e naturale.
  3. .
    Buongiorno a tutti.
    Volevo presentarvi questa eccellente tesi di laurea dell'utente Negev (Ariel, Dr. Ernesto Pintore) che ha guadagnato il massimo dei voti: 110 e lode!!!

    Facciamo i migliori auguri a Negev per il conseguimento di questo livello e per l'assiduo impegno negli studi ebraici e ringraziamo l'UCEI (Unione delle comunità ebraiche italiane), per aver concesso questa pubblicazione.

    Un particolare ringraziamento vanno al Rav Dr. Riccardo Di Segni, rabbino capo d'Italia e al Rav Dr. Umberto Piperno e un elogio per la loro eccellente preparazione in materie ebraiche.

    Vi incollo la prima parte, la prefazione, poi proseguiremo con le altre parti.



    Unione delle Comunità ebraiche italiane

    Master in cultura ebraica e comunicazione
    Diploma Universitario triennale in studi ebraici

    ״כי המשפט לאלהים הוא״
    אלה ומוסר במשפט העברי

    “Poiché il Giudizio appartiene a D-o”
    Norma e Morale nel Diritto Ebraico



    Candidato
    Dr. Ernesto Pintore
    Relatore
    Rav Dr. Umberto Piperno
    Correlatore
    Rav Dr. Riccardo Di Segni

    anno accademico 2015-2016

    Indice



    Nota: cliccare sui titoli per raggiungere i capitoli.


    1) Prefazione pag. 3
    2) Introduzione ai principi del diritto ebraico pag. 5
    3) Moshèh e il significato del termine Elohim pag. 9
    4) Etimologia e significato dei termini “אלהים” e “אלה” pag. 15
    5) Il Re e il Gran Sinedrio pag. 20
    6) Il Valore dell’essere umano pag. 25
    7) Il concetto di eguaglianza pag. 28
    8) Il principio di convivenza pag. 31
    9) Gli impegni e i rapporti commerciali pag. 33
    10) La coscienza legale del cittadino pag. 35
    11) דינים Dinim pag. 36
    12) La ricompensa e la punizione pag. 38
    13) L’Uguaglianza degli esseri umani pag. 39
    14) Il Diritto delle minoranze pag. 40
    15) L’orfano e la vedova pag. 46
    16) צדקה Tzedaqàh pag. 49
    17) Ospitalità pag. 53
    18) שבת Shabbath pag. 55
    19) שנת השמטה Shannath hashemitàh L’anno sabbatico pag. 57
    20) העבד Il Servo pag. 60
    21) La condizione della donna pag. 62
    22) Conclusioni pag. 64
    23) Bibliografia pag. 67




    Prefazione



    Lo scopo di questo lavoro è di analizzare come alcuni principi, comunemente conosciuti nell’era moderna, accettati ed ormai integrati nelle legislazioni dei popoli, fossero rigorosamente presenti ed applicati nella società ebraica, già dal periodo biblico e come il Diritto ebraico derivi da una Norma Superiore.
    Conquiste sociali: uguaglianza degli esseri umani, protezione delle minoranze, delle categorie socialmente deboli come l’indigente, l’orfano, la vedova e il residente straniero, diritto al riposo settimanale, tutela dei diritti dei lavoratori, garanzia delle relazioni commerciali, condizione della donna, sono concetti del tutto ignoti nel mondo antico nel quale imperavano oppressione, schiavitù e diritto del vincitore e del più forte, perfino in sistemi legislativi complessi quali il diritto romano, che è stato il corpus giuridico che ha informato molti degli ordinamenti giuridici moderni. Il mondo moderno ha riconosciuto queste istanze di uguaglianza degli esseri umani, solo in epoca relativamente recente, a partire dai movimenti socialisti del XIX secolo, al prezzo di cruenti conflitti sociali, molti dei quali non si sono esauriti, né sono stati risolti, nemmeno ai nostri giorni.
    Espressioni come “stato sociale”, “welfare”, “diritto all’assistenza sanitaria”, “diritto all’istruzione”, “volontariato”, “protezione dei deboli”, “assistenza agli indigenti”, “istanze dei migranti”, sono entrati solo negli ultimi anni nel linguaggio, nelle aspettative e nella mentalità comuni.
    Queste concezioni “sociali” erano radicate nel Popolo d’Israel ben prima che esso divenisse un Popolo a tutti gli effetti ed erano a fondamento della Legislazione biblica già durante la peregrinazione nel deserto del Sinai, informando successivamente tutta la tradizione scritta e orale che lo ha accompagnato, dall’epoca del Regno, durante la diaspora, fino alla costituzione dell’odierno Stato d’Israele.
    Si tratta di concetti straordinari che possiamo certamente considerare rivoluzionari, di una modernità stupefacente, si si pensa all’era in cui essi furono concepiti e codificati in Legge di Nazione, quando il mondo circostante fondava le proprie relazioni sociali, interne e internazionali e la propria economia, su rapporti di subalternità, di differenze sociali, di ceto e di schiavitù.
    In realtà, tutto il sistema economico produttivo e commerciale del mondo antico era basato sulla forza lavoro della schiavitù.

    Per meglio comprendere quegli aspetti che tratteremo in questa relazione e cioè come il senso della Morale ed il Principio del Diritto si intreccino e si completino armoniosamente nel Diritto ebraico, è necessario trattare alcuni aspetti peculiari di questo.
    Morale e Diritto sono due concetti che possono, non difficilmente, entrare in conflitto fra di loro.
    La Norma scritta è qualcosa di fisso, definito, cristallizzato e non modificabile. Essa è Legge, non può tenere conto di fattori diversi, che non siano rigorosamente giuridici e deve essere applicata così come il Legislatore l’ha emanata. Non vi è spazio per altre considerazioni ed è inflessibile.
    Ne consegue che la pena sarà inevitabile, indipendentemente da tutte quelle circostanze o da quei sentimenti che, caso per caso, possano mostrarla come esagerata, inadeguata, sproporzionata o addirittura ingiusta: “Dura Lex, sed Lex”.
    La Morale è qualcosa che fa parte della natura umana, è dominio del “cuore” e non della ragione. E’ un “sentire” valori che possono non avere relazione alcuna con la Norma o essere, addirittura, agli antipodi di questa. Uccidere in battaglia o per legittima difesa, è lecito e necessario secondo la Norma, ma crea un malessere all’essere umano, dal punto di vista della morale e del sentimento.
    Nel diritto dei popoli esiste quindi una separazione netta tra i due ambiti. Pietà e considerazioni etiche e morali possono avere scarsa influenza nell’ applicazione della Legge.
    Non così nel Diritto ebraico il quale, come vedremo, riconosce un elevato valore ed un ruolo principe alla Morale, la quale è, e deve essere, anche al di sopra della Legge, affinché si possa giungere ad un verdetto e alla sua conseguente sanzione, nel modo più giusto possibile. Si può comprendere quindi che solo una Norma che sia molto al di sopra delle leggi umane possa dominarle, controllarle e modularle, intervenendo laddove il giudizio terreno possa diventare troppo inflessibile o inadeguato.
    A tale scopo, procederemo seguendo un filo logico, partendo dai concetti principali del Diritto ebraico e, attraverso l’analisi dei termini אלהים (Elohim), אלה (Alàh), איש האלהים (Ish haElohim), delle prerogative del Re e del Gran Sinedrio, arriveremo alle applicazioni pratiche delle norme nei דינים (Dinim) e di tutta la Legislazione di Giustizia sociale che essi prevedono, essendo queste generate dalla Norma Suprema Divina, אלה “Alàh”, che è al di sopra delle leggi degli uomini.

    Edited by Abramo - 1/6/2016, 20:39
  4. .
    אך כל חרם אשר יחרם איש ליהוה מכל אשר לו מאדם ובהמה ומשדה אחזתו לא ימכר ולא יגאל כל חרם קדש קדשים הוא ליהוה כל חרם אשר יחרם מן האדם לא יפדה מות יומת

    In Levitico 27, il verso 29 non è una specificazione del v.28. Nel v.28 è detto specificamente "איש לה׳" ( ish laHaShem) mentre invece nel v.29 si parla del cherem posto al condannato a morte. E' ben specificato che sono due cose diverse: "לא יפדה מות יומת" ="non sarà riscattato, morirà (il condannato a morte)".
    Il verbo יחרם in questo caso è vocalizzato come hufal (passivo) mentre invece nel v28 è un hifil (attivo) che ha come soggetto איש. Qui si parla anche di terreno agricolo e di animali, i quali sono permessi al sacrificio esclusivamente quelli specificati precedentemente.

    Con tutta la buona volontà ma è davvero una gran forzatura leggervi qui un comando al sacrificio umano specialmente dopo la specificazione, nello stesso capitolo, che solo alcuni animali possono essere sacrificati. Allora che dire dei primogeniti dell'uomo? Questi ricevono il cherem direttamente dalla Divinità, sin dalla nascita, ma c'è invece l'obbligo di riscattarli. Se fosse corretta l'ipotesi di Whitemirror (basata non so su cosa), allora tutti i primogeniti dovrebbero essere offerti in sacrificio, stando a quanto si vuole far dire a questo verso estrapolato dal suo contesto.

    Shalom

    CITAZIONE (whitemirror_ @ 29/4/2016, 20:46) 
    ad un fantomatico servizio nel santuario (al quale erano dedicati esclusivamente i sacerdoti e i leviti: i Cohanim e i Levìm).

    Esclusivamente cohanim e leviim?
    Consiglio di approfondire meglio questo punto.
    I primogeniti appartengono al cohen e se non vengono riscattati rimangono al servizio del Tempio.

    Shalom
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    Tutte queste difficoltà io non le vedo, dall'ebraico a me appare chiaro che non ci sono due racconti della creazione, anzi a dire il vero non ce n'è nemmeno uno.
    Nel primo capitolo Legislatore formula le leggi della natura perché la terra divenga un Habitat vivente. Nel secondo capitolo non c'è un ordine cronologico, ma si evidenzia che tutto fu creato da D-o ricordando le Sue opere primordiali.

    Notate bene che D-o da la facoltà alla terra di produrre gli esseri viventi. La terra fa uscire fuori gli esseri viventi. Poi si vede l'uomo nella sua fanciullezza che da i nomi agli animali (notate bene come fa ogni genitore coi suoi bambini, come fa loro osservare gli animali insegnando loro a ciascuno il suo nome). Poi, quando raggiunge l'età adulta D-o gli gli porta la donna adornandola per il matrimonio. Da questa unione avverrà la fecondazione e la continuazione della vita obbedendo al comando di essere fecondi e moltiplicarsi.

    Datemi un po' di tempo per leggere bene una traduzione italiana dei primi 3 capitoli di Genesi. Anzi se qualcuno può incollarla qui, sarebbe gradito.

    Shalom
  6. .
    CITAZIONE (teista @ 2/4/2016, 20:44) 
    Suppongo (supposizione forzata) che all'ebreo sia permesso prestare con interesse al gher toshav, ma gli è proibito (all'ebreo) ricevere il prestito con interesse, dal gher toshav. Per ulteriori chiarimenti qui ci vuole avraham.

    Scusa Elena, ma non riesco a capire come hai fatto e secondo quale logica hai dedotto/supposto una cosa così contorta ed illogica, oltre che ingiusta. Semmai dovrebbe essere al contrario, considerando l'obbligo che ha l'ebreo di sostenere il Gher Toshav. Già dalle matanot ha'aniim che riceve di diritto, si dovrebbe dedurre che non gli si può prestare con interesse.

    Rambam poi è molto chiaro e non si presta a fraintendimenti. La cosa è reciproca: si presta al Gher Toshav con interesse e si riceve da lui il prestito con interesse. Poiché nei rapporti con il Gher Toshav si è sotto un'altra giurisdizione, che ammette il prestito con interesse.

    Per quanto riguarda il testo della masechet gherim, ho bisogno di un po' di tempo.

    Shalom
  7. .
    Ma veramente Cecca ha deciso di abbandonare il forum? Ma perché non mi avete avvertito?
    Sono molto sconvolto.

    Shalom
  8. .
    La Mishnàh è tradizione orale, non è un commento al Tanach. Mishnàh e Tanach contengono due tramandamenti paralleli ed indipendenti l'uno dall'altro.

    Come dice Time Paradox, la halachàh, l'insieme delle norme giuridiche, sono antecedenti al Talmud ed anche alla Mishnàh. Essa è l'eredità della legge costituzionale dell'antico regno di Giudea.

    Shalom
  9. .
    Ecco un link per consultare il rotolo di Ishaiahu con traduzione inglese: http://dss.collections.imj.org.il/isaiah#2:3

    Per consultare tutto il Tanach, non vocalizzato, ecco un link: www.mechon-mamre.org/i/t/x/x0101.htm

    Come testo della Toràh, Kasher per la lettura pubblica, esiste solo il testo del Sefer Toràh, ricopiato di generazione in generazione. Questo testo non è vocalizzato e non contiene né segni di interpunzione, né note musicali, è assolutamente puro, fatto solo di consonanti.

    Il Sefer Toràh viene letto da un lettore esperto, che sa a memoria il testo orale tramandato dai masoreti. Si usa il Tikkun Korim per memorizzare la vocalizzazione e le note musicali, prima di leggere il Sefer Toràh. Ogni pagina del Tikkun Korim ha due colonne, una è quella del testo della Toràh, non vocalizzato, e l'altra è quella del testo masoretico che contiene tutti i segni vocalici, di interpunzione e note musicali.

    Per le altre parti del Tanach non vocalizzato abbiamo vari rotoli in uso per la lettura pubblica delle aftarot prese dai profeti. Abbiamo poi varie meghillot, la meghillat Ester letta all'occasione della festa di purim, meghillat Kohelet letta all'occasione della festa di Succot etc. Abbiamo anche un rotolo del libro dei salmi esposto nella Ma'arat haMachpelàh, il monumento delle tombe dei patriarchi, Avraham, Izchack e Ya'akov.

    Per quanto riguarda lo studio del Tanach, tutta la letteratura ebraica (Talmud, Midrash, etc.) si basa sempre sul testo non vocalizzato e ci mostra varie vocalizzazioni, spesso molto diverse da quella del testo masoretico.

    Shalom
  10. .
    CITAZIONE (LvBv1983 @ 14/3/2016, 18:08) 
    nel Tanakh potrebbe, la descrizione di tale longevità, riferirsi a qualcosa di più lungo di quanto fosse poi possibile successivamente (si passò, stando ad alcuni studi, da 80 anni a 45-50), però quindi in termini più contenuti rispetto a 1000 anni? Grazie e shalom!

    Non è possibile, è una tradizione ferrea che non ammette altre interpretazioni altrimenti tutti i calcoli non avrebbero senso. Era l'atmosfera, l'intero sistema globale antidiluviano che permetteva tale longevità. Considera che in quel sistema l'umanità e tutti gli animali erano vegetariani. Dopo il diluvio, ma chiamiamolo Mabul (perché il Mabul del Tanach non è il diluvio di acqua come raccontano le traduzioni della Bibbia) la durata della vita comincia a scendere a passi graduali nei nati durante gli anni successivi al Mabul. Abbiamo 'Ever 430 anni, poi peleg 209 e così via, Avraham 175, Yosef 110.

    Shalom
  11. .
    CITAZIONE (Lea Sgarbi @ 14/3/2016, 13:32) 
    Il verbo מבונה , essendo intensivo, esprime ri-costruzione, nel senso di un ritocco, un aggiustamento, o come hai detto tu, una sofisticazione, ma di ciò che già è costruito. La mem non può avere funzione di shelilà perché non si adatta alla funzione del verbo. Si ricostruisce qualcosa che esisteva prima rudimentale, per sostificarla, o sopra qualcosa, come ad esempio una città viene ricostruita su una città che esisteva prima. Quindi la funzione della mem ha la precedenza ad esprimere l'azione del verbo a una qualunque shelilà perché non rientra nella funzione del verbo esprimere una negazione.

    Grazie mille degli esempi e della spiegazione.

    Quanto da te detto è corretto, ma vale per la radice בנה in generale. Considera comunque che Levy non è il solo ad interpretare la mem di מכל מום come mem hashelilàh, anche Marsha interpreta così. L'errore di Levy sta nel non aver saputo intendere il pu'al מבונה che non significa "ben costruito", ma "aggiustato". Se interpreto מבונה come "aggiustato" viene istintiva la mem hashelilàh, perché questo è "aggiustato" da ogni difetto מכל מום.
    Chiaro poi che essendo Ish bonim= ish asher bonim otò, quindi: bonim otò lelo col mum e non certamente micol mum. Se era un kal la mem hashelilàh non ci poteva stare proprio.

    Shalom
  12. .
    Ricalca le parole di Bil'am, che riporto e traduco nel modo più semplificato possibile.

    לא איש אל ויכזב ובן אדם ויתנחם ההוא אמר ולא יעשה ודבר ולא יקימנה
    (Numeri 23,19)

    Non è un politico El, da non mantenere le promesse, non è un semplice umano da tirarsi indietro, che dice e non fa, promette e non mantiene.

    Il talmud da questa spiegazione:
    Quando promette di far bene (vale la regola): non è un politico El, da non mantenere le promesse.

    Quando dice di far male (vale la regola): quello disse e non farà, parlò e non la farà compiere (se si pentono D-o non farà compiere il male promesso).

    Ora andiamo al nostro passaggio:

    אמר רבי אבהו אם יאמר לך אדם אל אני מכזב הוא בן אדם אני סופו לתהות בו שאני עולה לשמים ההוא אמר ולא יקימנה

    Disse rabi abbahu:se ti dice un uomo: "io sono El", non manterrà la sua promessa. "Io sono un semplice umano", alla fine si tirerà indietro. O, che salirà in cielo, ha detto, ma non manterrà.


    Shalom
  13. .
    CITAZIONE (Lea Sgarbi @ 14/3/2016, 00:33) 
    Ma il problema è che il pu'al di radice בנה non accetta la mem hashelilà.

    Questo però non mi è chiaro, puoi fare qualche esempio?
    Forse vuoi dire che l'uso dello stesso pu'al nel Midrash Rabbàh (מבונה באיבריו) è a se stante? E quindi non c'è ragione di interpretare come mem hashelilàh?
    Anche interpretando la mem come shelilàh non cambia nulla. מבונה מכל מום = aggiustato da ogni difetto. מבונה significa anche: "costruito in modo sofisticato". La mem hashelilàh darebbe qui un'enfasi: "costruito in modo sofisticato senza nessun difetto" Non cambia nulla perché l'uso del pu'al già presuppone che qualcuno lo ha costruito, ma in modo sofisticato.

    CITAZIONE
    Ma via con questo comportamento infantile.

    Lea e Cecca, se potete per cortesia fare a meno di questi scontri personali. In questo forum si discutono gli argomenti, non gli utenti.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    questo È il punto, nella traduzione di Levy e Jastrow sì. un po' come in Giobbe 11,15.

    E' un esempio sbagliato perché primo, la centralità qui è il verbo benonì pu'al e non la mem hashelilà. Secondo, quella del citato verso di Giobbe non è certo che sia una mem hashelilà. Terzo il confronto va fatto con il passo del Midrash e con il contesto del Talmud e del Tanach.

    Si d'accordo è un esempio errato. C'è una lunga spiegazione di Moshe Alshich, che nega la mem hashelilàh in questo verso di Giobbe.


    Shalom

    CITAZIONE (Cecca @ 14/3/2016, 01:46) 
    ammettendo che min non abbia valore privativo, quali dovrebbero essere e perché ci dovrebbero essere degli organi difettosi?

    Non ci sono organi difettosi, al contrario semmai.
    Goliat viene costruito geneticamente apportando delle modifiche agli organi e viene reso perfetto. Il Talmud Yerushalmi lo spiega benissimo.

    Shalom
  14. .
    CITAZIONE (Lea Sgarbi @ 13/3/2016, 09:43) 
    Anche solo gli indizi presenti nel Tanach raccontano la stessa storia. Questi guerrieri giganti sono chiamati:
    1) nati del "granello", o della minuscola particella, riconducibile alla cellula.
    2) nati dei medici, esperti di medicina.
    3) nati dalla catena, riconducibile alla catena del dna.
    4) esseri di dimensioni e abilità non umane.
    5) frutti di dimensioni fuori dall'ordinario, riconducibili al risultato delle moderne modifiche genetiche.


    Tutti questi indizi hanno molte cose in comune, tutte riconducibili a cose che oggi ben conosciamo. Se a ciò vi aggiungiamo le intepretazioni talmudiche, il quadro è perfetto.

    Dimentichi: ושם ראינו את הנפילים בני ענק מן הנפלים


    CITAZIONE
    Io personalmente penso che tutte queste coincidenze possano avere un'altra spiegazione oppure che siano solo frutto di alcune fantasie popolari che poi la tradizione orale ha elaborato e presentato in questa forma.

    E quale sarebbe l'altra spiegazione?


    CITAZIONE
    Io non credo che queste cose siano mai avvenute, Abramo invece crede che si e ha scritto molto a riguardo.

    Ci credo perché credo fermamente nella validità e precisione del tramandare ebraico. Poi considera quanto si può essere sviluppata la scienza in 1656 anni con scienziati che vivevano ciascuno una vita longeva vicino ai mille anni di età. Per me è una conseguenza logica. Non servono prove archeologiche, non aspettiamoci di trovare cose simili a telefonini e iPad, questi sono invece il frutto del decadimento, del regresso scientifico. Il vero progresso è quello di saper utilizzare le proprie capacità intellettive, di memoria e di trasmissione tipo telepatico. Il contatto con la natura e l'uso degli animali. Telefonini, calcolatori e iPad ce li abbiamo già dentro di noi, solo che ormai non siamo più in grado di sfruttare queste nostre capacità intellettive. Noi siamo già dei computer biologici, l'uso dell'elettronica è di qualità inferiore e come tale rappresenta un regresso.
    Più andiamo indietro nella storia e riscontriamo che gli umani sempre meno scrivevano. Nell'antichità prevaleva l'uso di tramandare libri in forma orale, la scrittura era usata per lo più per questioni legali. Il progressivo uso della scrittura rappresenta un regresso, un decadimento delle facoltà mnemoniche. Non troveremo mai calcolatori risalenti al terzo millennio perché nessuno ne aveva bisogno.

    Shalom
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    Benvenuto!
    Il termine in questione è אל (EL), ma non dice esattamente così, rabi Abahu qui sta citando le parole di Bil'am. Un po' complicato spiegarlo, per ora riportiamo il passaggio in ebraico e intanto ci farai sapere lo scopo della tua domanda:
    אמר רבי אבהו אם יאמר לך אדם אל אני מכזב הוא בן אדם אני סופו לתהות בו שאני עולה לשמים ההוא אמר ולא יקימנה

    Shalom
1727 replies since 22/1/2004
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