Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by Eterea

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    CITAZIONE (Ayalon @ 25/1/2017, 18:23) 
    Ma qual è il tuo problema?

    Vuoi sapere se hai ascendenti ebrei? Origini ebraiche?
    Fate parte degli ashkenaziti? Siete un Levi o un Cohen?

    No Ayalon a quanto pare non mi sono proprio spiegata bene, quell'uomo era un “parente acquisito”, quindo so bene di non avere origini ebraiche. Ma fantasticando sulla sua storia d'amore con la mia antenata, sono finita a chiedermi se ci sono stati casi, documentati in qualche modo, di conversione all'ebraismo (nonostante anche il rischio della condanna a morte) avvenuti in quel periodo storico precedente ed infame in cui la Chiesa aveva condizionato e limitato la vita e la libertà degli ebrei.
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    CITAZIONE (Evakant222 @ 25/1/2017, 17:01) 
    Eterea io credo che per amore si possa fare qualunque scelta anche rischiare la vita per chi si ama.
    Hai provato una ricerca su Albero Genealogico? Loro danno moltissime informazioni e a volte rintracciano parenti di antenati e i loro discendenti.
    Io l'ho fatta e sono arrivata fino al 1800 per ora.

    Cmq se abitavano in Italia non credo ci fossero proprio ghetti come negli altri paesi.
    Non ho mai letto di un ghetto in Italia.

    Purtroppo non credo che quel tipo di ricerca mi potrebbe essere d'aiuto perché io non discendo dal Levi, ma dal primo marito della mia antenata. Vorrei tantissimo sapere cosa ne sia stato di lui dal momento che dopo la morte (per le conseguenze del diabete) nel '44 di sua moglie, non se ne hanno più avuto notizie. Purtroppo quell'anno ha coinciso con ben altri tristi avvenimenti, mi resterà per sempre il dubbio sul destino di quest'uomo e di come fu la sua vita, ecc...

    E un altro purtroppo è quello per quanto riguarda i ghetti che esistevano anche in Italia, anzi il termine ghetto nasce proprio a Venezia e l'ultimo ghetto europeo ad essere stato abolito nel 1870 è stato quello di Roma https://it.wikipedia.org/wiki/Ghetto
    Hai ragione l'amore può portare a scelte incredibili, ma all'epoca credo che sarebbe stata una scelta 100.000 volte più difficile di quanto possa sembrare oggi, è per quello che vorrei tanto leggere storie di uomini e/o donne che hanno fatto quel passo in quel periodo storico, ma non ne trovo.
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    CITAZIONE (Evakant222 @ 25/1/2017, 15:17) 
    Meraviglioso discorso di Rav Mark Solomon!

    Una domanda: Eterea nel tuo post mi ha colpito una frase:"Non si accetteranno Gherim in epoca Messianica"
    Ho letto sul web che questa epoca è considerata Messianica (se non erro), quindi significa che, secondo quel post, non possono accettare conversioni in quest'epoca?
    Scusate la mia ignoranza in merito, e abbiate pazienza con me che faccio domande.

    Quella frase è riportata nell’articolo postato da Leviticus e io l’ho citata ed evidenziata in quanto mi ricordavo di aver letto di recente una citazione che sembra contraddirla. Ti riporto qui quanto scritto sopra in merito.
    […] per la maggior parte degli altri profeti il Messia avrà una missione universale: permettere a tutti gli uomini di compiere la ragion d’essere dei comandamenti, che è quella di farla finita con le ristrettezze, sotto autorità di potere mondiale: “così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: “vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che D-o è con voi”” (Zc 8,23)

    Faccio un piccolo OT
    È da quando ne ho sentito parlare per la prima volta che mi girano in testa un sacco di domande su una parte della mia storia di familiare, ma purtroppo non c’è più nessuno in vita fra coloro che avrebbero potuto darmi delle risposte. Una mia antenata (la nonna paterna di mia nonna materna) nacque intorno al 1870 e rimasta vedova si sposò in seconde nozze con un signore ebreo (del quale si ricorda solo il cognome Levi) e insieme gestivano una tabaccheria a Venezia. So che quando nacque mia nonna nel 1924 erano già sposati, infatti mia nonna (essendo figlia di genitori separati e avendo la madre impegnata col lavoro), era solita trascorrere l’estate presso di loro.
    E qui mi scattano un sacco di domande, domande che non ho potuto fare a mia nonna sui suoi nonni. So che all’epoca il ghetto era chiuso da anni, ma ancora fantastico sul loro amore, su come si fossero conosciuti, se avessero dovuto affrontare delle difficoltà legati alla fede dell’uno e dell’altra e quali, ecc … e da qui la mia ricerca di storie di conversioni all’ebraismo, conversioni di cui però nel web, strapieno di storie di conversioni in senso contrario, non ho trovato traccia.
    La mia grande curiosità sulle storie di conversioni all’ebraismo nell’Europa dei ghetti, di amori che portavano ad entrare nel ghetto e non a uscirne, ecc… e mi domando se succedeva, se era possibile? Lo so sono domande forse idiote, ma sono di quelle cose che non riesco a togliermi di testa.
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    CITAZIONE (leviticus @ 24/1/2017, 23:50) 
    […]
    Ecco il gher pronto a passare la soglia: egli ha smesso di voler camminare nel senso della storia ed è pronto ad avanzare all'indietro. Ma siamo davvero soddisfatti? Il Talmùd ci racconta di quel famoso gher che voleva che gli si insegnasse la Torà mentre se ne stava su un piede solo. Che cosa gli dice Hillel? "Quello che da te è odiato non farlo agli altri... Va' e impara". Quello che Hillel insegna al gher non è di non fare del male al prossimo, perché sarebbe un insegnamento scontato. Il vero insegnamento di Hillel al gher è quello di andare ! L'esilio del gher , questa espulsione da un paradiso troppo facile, simbolizza la legge fondamentale del ghiùr . Non esiste conversione se non nell'esilio. Chiunque vorrà convertirsi dovrà farlo nell'assenza . Era così ed è ancora così per Israele. È questo quello che dice il Talmùd: "Non si accetteranno gherìm nell'epoca messianica". Il gher non si può unire alla storia di Israele quando essa va nel senso della storia. Non c'è gherut quando il giudaismo procede nel senso della storia.
    […]

    Sempre nel libro che ho citato nel mio precedente intervento, quando si parla del Messia, alla domanda “che cosa dovrà compiere?” l’autore riporta varie correnti di pensiero e una su queste mi sembra contraddire quanto evidenziato nel messaggio quotato:
    […] per la maggior parte degli altri profeti il Messia avrà una missione universale: permettere a tutti gli uomini di compiere la ragion d’essere dei comandamenti, che è quella di farla finita con le ristrettezze, sotto autorità di potere mondiale: “così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: “vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che D-o è con voi”” (Zc 8,23)

    Parlando di Ruth scrive:
    Principessa convertita, è la mia preferita, perché sceglie liberamente di diventare ebrea e perché testimonia di un popolo accogliente. Perché da lei e dalle sue simili dipende la sopravvivenza dell’ebraismo. […] Quando Boaz propone a Ruth di sposarlo: le dice di meritare “la ricompensa da parte del Signore, Dio d’Israele sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti” (Rt 2,12)
    […]
    Ruth è la figura essenziale dell’ebraismo, metafora di quanto l’essere umano può sperare di meglio. Non è la prima convertita. Prima di lei, Jethro, suocero di Mosè (il cui nome ha la stessa radice di Ruth, come se l’una discendesse dall’altro). Ruth incarna innanzitutto la fedeltà in amore, poiché segue la suocera per la fedeltà in amore, poiché segue la suocera per fedeltà a suo marito, a prezzo dei più grandi sacrifici.
    Secondo lo Zohar (Rt.95a) che le consacra un intero capitolo, Ruth è molto di più: è l’incarnazione della Legge, perché le lettere del suo nome (רות Resh, Vav, Tav) formano anche, in ordine differente la parola Torah. Lei è inoltre l’anima umana, che accompagna il corpo dovunque esso vada sulla terra. Ella è, ancora e forse soprattutto, la dimensione femminile del divino, l’espressione della shekhinah (la trascendenza, espressione di un Dio che non abbandona mai il suo popolo, qualsiasi cosa accada o dovunque egli vada).
    Assolutamente non per caso “Ruth” è il titolo di un libro della Bibbia e dello Zohar: i convertiti, di cui ella è simbolo, sono in effetti essenziali per la sopravvivenza dell’ebraismo. Prima dell’avvento degli altri monoteismi, l’ebraismo era infatti aperto e accogliente, e Ruth simboleggia questa apertura. Se l’ebraismo si trasmette sia attraverso le donne (l’innato, la legge scritta) che attraverso gli uomini (l’acquisto, la legge morale), può essere acquisito anche attraverso la conversione. Nel VI secolo a.e.v. delle conversioni di massa all’ebraismo hanno avuto luogo, in Babilonia; esse continuano fino alla fine del II secolo a.e.v., quando Giovanni ircano, nipote di Giuda Maccabeo, divenuto re, obbliga gli edomiti, attuali giordani, che ha appena vinto a convertirsi: caso unico di conversione forzata all’ebraismo. Alcuni grandi maestri di quest’epoca, come i rabbini Shammai, Avtalion, Akiba, autori del Talmud di Gerusalemme, e Onkelos, traduttore della Bibbia in aramaico, discendono da questi convertiti. Nel I secolo della nostra era (malgrado le persecuzioni assira, babilonese, egiziana, persiana, greca e romana), gli ebrei restano aperti ai convertiti, cosa che fa allora del popolo ebraico una vera potenza in termini demografici: essi rappresentano, secondo alcune stime, la decima parte dell’Impero romano e, in totale, contando anche quelli che vivono al di fuori, piò di un ventesimo dell’umanità.
    Il Talmud (che fa, nei primi cinque secoli della nostra era, la sintesi della dottrina) raccomanda in seguito con insistenza di “non chiudere la porta ai potenziali proseliti”. Spiega che gli idolatri (che considera delle bestie, degli animali con il pelo) sono malvisti, ma che la parola che vuol dire “pelo” (sha’ar) indica anche la “porta” che permette di entrare (Qoelet Rabba 3,21). Bisogna dunque aprire la porta agli idolatri, insegnare loro le basi dell’ebraismo e far prendere loro coscienza delle costrizioni della sua pratica. Un midrash descrive il convertito come un cervo che decide di raggiungere un gregge di montoni e di cui il pastore deve occuparsi particolarmente, perché “i miei montoni non hanno che questo pascolo, mentre questo cervo può scegliere il mondo intero. Egli ha tuttavia scelto il mio pascolo: è dunque giusto che rivolga lui un’attenzione particolare”. Un rabbino palestinese del IV secolo, Eleazar ben Pedat, dichiara anche, secondo il Talmud: “D-o ha esiliato gli Israeliti tra le nazioni unicamente perché essi accrescano il loro numero con i proseliti” (Les 87a), e afferma che il convertito deve essere menzionato tra i Giusti nelle preghiere quotidianamente. Infine, per gli altri rabbini del Talmud, con convertito è “due volte più ebreo” di colui che è nato ebreo.
    Tutto cambia con il IV secolo, quando il cristianesimo diventa la religione ufficiale dell’Impero romano, epoca in cui viene redatto il Talmud babilonese: gli ebrei non smettono di essere accoglienti ma, nell’Impero, le conversioni all’ebraismo sono punite con la morte. Così si riducono sensibilmente a Roma, ma non altrove: nel Magreb, per esempio, una regina guerriera berbera, Kahina, si converte all’ebraismo, resiste all’arrivo degli arabi dopo aver tenuto testa a Cirenaica alle truppe bizantine e organizza e organizza la conversione verso l’ebraismo di numerose tribù berbere.
    Tre secoli più tardi, prima dell’islam, poi la Chiesa proibiscono a loro volta la conversione all’uno o all’altro dei due monoteismi concorrenti. Le conversioni all’ebraismo cessano allora, a parte il caso stupefacente dei cazari, popolo dell’Ucraina che si sarebbe convertito in massa nel X secolo. Oramai è punito con la morte anche un ebreo che tenta di convertire un non ebreo o di riconvertire un ebreo passato al cristianesimo o all’islam.
    In seguito, sempre meno persone sono state tentate di unirsi a questa religione divenuta martire, se non per condividere la fede del congiunto.
    L’atteggiamento dell’ebraismo nei confronti delle conversioni differisce oggi da un rabbino all’altro. Per tutti, chiunque si converte volontariamente a un’altra religione cessa di essere ebreo o può ridiventarlo. In numerosi paesi l’ortodossia rabbinica fa di tutto per frenare le conversioni verso l’ebraismo, in base a un’interpretazione inesatta dei testi, mentre l’ebraismo detto “liberal”, negli Stati Uniti, in Europa e in Israele, in questo più conforme al Talmud, si riallaccia alla tradizione accogliente dell’ebraismo e facilita l’integrazione di coloro che vogliono convertirsi, quali ne siano le ragioni.
    In un mondo in cui le comunità di ogni origine sono sempre più aperte e integrate, ne va della sopravvivenza dell’ebraismo: l’ebraismo mondiale, in particolare quello israeliano, se vuole continuare a pesare demograficamente, dovrà superare le chiusure e riconoscere queste conversioni, ivi comprese quelle per ottenere l’applicazione della Legge del Ritorno. Il popolo ebraico potrebbe senza difficoltà riunire più di cento milioni di membri.
    L’ebraismo è, per sua natura, un modo di amare. Non potrà sopravvivere che grazie all’amore.
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    Ultimamente ho letto “Dizionario innamorato dell’ebraismo” di Jacques Attali, libro che mi permetto anche di consigliare e dal quale riporto qui di seguito alcuni pezzi che più o meno direttamente affrontano l’argomento della conversione all’ebraismo.
    Inizio trascrivendo parte dal paragrafo intitolato “l’ebraismo è una pratica” dove al punto 3 si parla dell’apertura dell’ebraismo alle conversioni.

    Per moltissimo tempo l’ebraismo, religione che fa proselitismo, non si è definito, agli occhi degli altri, se non per la pratica che impone ai suoi fedeli. Pratica particolarmente esigente: mentre, dice il Talmud a proposito di Noè, i non ebrei non devono rispettare che sette leggi basate sul divieto della violenza, gli ebrei, sono invece, tenuti a osservare 613 comandamenti.
    L’essenza di queste pratiche mira a perpetuare l’identità ebraica, a permettere agli ebrei di restare autonomi, nonostante le vicissitudini dell’esilio; senza comunque farsene ingabbiare.
    La prima delle pratiche, quella che determina il resto, è l’obbligo di apprendere, e innanzitutto di apprendere a leggere e a scrivere. […]
    La seconda delle pratiche è l’obbligo di vivere in comunità: essere almeno in dieci per pregare; fondare un certo numero di istituzioni: la scuola per rinsegnare, la tsedaka per garantire la dignità di tutti, la sinagoga per pregare, tribunali per applicare le leggi, e secondo in magnifico commentario, per obbligare i membri di una comunità a “rendersi reciprocamente tutti i servigi compatibili con il proprio interesse”, permettendo alle comunità di applicare dappertutto, da più di venticinque secoli, in tutti i luoghi del mondo, la stessa giurisprudenza, di seguire lo stesso calendario, di leggere ogni settimana lo stesso passo della Torah senza alcun organo centrale debba decidere a riguardo.
    La terza delle pratiche è l’apertura agli altri; l’ebraismo non può sopravvivere se non accoglie nuovi venuti, se non accetta conversioni. Sì, l’ebraismo è aperto. Non è segreto, né dedito all’intrigo, né chiuso, come invece tanti hanno voluto far credere. Da nessuna parte del Pentateuco è scritto che esso si trasmette attraverso le donne ed esistono ben altre strade oltre alla discendenza per diventare ebrei. Le conversioni, individuali o di massa, sono sollecitate, incoraggiate, benedette, mai forzate. Chiunque si propone di condividere questa missione è benvenuto, anche se gli altri due monoteismi, venuti dopo di esso, hanno fatto di tutto, fin dalla loro apparizione, per impedire le conversioni all’ebraismo; e anche se i comportamenti di alcuni rabbini ultraortodossi sono oggigiorno particolarmente restrittivi.
    Niente infatti è più contrario all’ebraismo del muro la cui costruzione è decisa dagli altri e che ricorda agli ebrei che essi sono tali, anche quando vorrebbero dimenticarlo; la reclusione resta una decisione dei non ebrei. […]
    L’ebraismo non è dunque una razza. Non c’è mai stato alcunché, nel genoma umano, che determini se un individuo sia ebreo o non ebreo; non esiste in particolare alcune sequenza del DNA comune a tutti gli ebrei e assente in tutti i non ebrei. Bisogna quindi parlare di ebreo senza la maiuscola, dato che questa parola designa esclusivamente un modo di essere.
    […]
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    CITAZIONE (LvBv1983 @ 20/1/2017, 12:41) 
    La Chiesa ha santificato figure e personaggi letteralmente "orribili", ma da suo "ordinamento" (perdona il termine un poco naive, ma ci capiamo), non può rettificare, almeno credo.
    Non sono sicuro, ma temo che per l'istituzione ecclesiastica sarebbe equivalente all'aprire ufficialmente un precedente per l'applicazione del dubbio metodico, su ogni questione di dottrina presente passata e futura, rinunciando alla teorica infallibilità che la Chiesa avrebbe sotto l'influenza dello S.S.
    In pratica un vaso di Pandora.

    Onestamente tendo ad agitarmi ogni qualvolta sento dire “non si può”, ma chi lo decide? Le regole come sono state messe, possono benissimo essere infrante e/o riscritte, basta solo la volontà di farlo. Trovo che faccia molto più danno il “non cambiare” del sapersi evolvere. Specie quando i cambiamenti sono necessari.
    Il dubbio metodico è quello che ci ha portato a grandi scoperte, ma che ben venga! Ricordo il docente di Geologia che iniziò il suo corso dicendo “ricordate che quello che imparate oggi potrebbe essere smentito domani”.
    Tutto evolve, il sapere evolve, le coscienze evolvono … sarebbe come dire: “non possiamo ammettere che la terra è rotonda perché altrimenti dovremmo smettere di insegnare geografia” … io non capisco il problema, la materia geografica continuerebbe ad esistere, sarebbe semplicemente migliorata e con essa la vita di coloro che sono più o meno direttamente influenzati dagli effetti di tale conoscenza. Pensate se in medicina, non si fossero fatti dei passi indietro e amissioni di errori nelle terapie.
    Inoltre si continua a dimenticare che certe istituzioni dovrebbero avere come primo, se non unico, obiettivo quello di guidare il popolo verso un’acquisizione di una maggiore coscienza spirituale. Le coscienze sono cambiate e quindi ci si deve adattare all’epoca in cui si vive e per farlo è giusto avere l’umiltà di prendere le distanze “ufficialmente” anche dal passato e porvi rimedio. Essere fedeli al proprio ruolo sapendo essere reamente da esempio, insegnando col proprio agire che è giusto ammettere i propri errori e dando al popolo la conoscenza che gli è stata negata, liberandoli da meccaniche mentali che li impantanano in pensieri meschini.
    Dal momento che sono convinta che “siamo creatori di mondi” e che questo “mondo lo continuiamo a plasmare noi stessi, con i nostri pensieri”, forse allora quello che si vuole, è di tenere le coscienze sincronizzate su pensieri “bassi” negativi, creando un mondo dove chi è interessato ai beni materiali, al potere può prosperare. Cosa che non gli sarebbe possibile in un’era messianica.

    CITAZIONE (Negev @ 20/1/2017, 12:44) 
    Non credo che sia facile per un pontefice anche aperto e illuminato "desantificare" qualcuno dopo che l'establishment lo ha venerato come un pio santo per secoli. E allora che dire del "Beato" Pio IX (di certo in lizza per la proclamazione a santo,, che fece fucilare i patrioti della repubblica romana? A questo punto i sostenitori diranno (come hanno detto. Vedi il Polymetis) che agì come capo di Stato e non come Pontefice...... come se le due cose si potessero scindere.
    MA non c'è da stupirsi.
    E' solo dall'arrivo di Giovanni XXIII che si comincia (ma solo comincia) a considerare che forse gli Ebrei non c'entrano nulla con il deicidio, ma questa è un'idea dura da sradicare. Basta parlare un po' in giro con il popolo, soprattutto meridionale che per tutta la vita, al catechismo come nella lettura domenicale ha sentito delle infamie compiute dai perfidi Giudei

    Onestamente io non sono mai stata esposta a questa visione sui Giudei (ma è anche vero che ho smesso quasi subito sia di ascoltare le lezioni di catechismo che la messa), però ammetto che da quando ho iniziato a manifestare apertamente le mie simpatie l’ebraismo … eh… sta ca**ata sul deicidio è saltata fuori e mi sono davvero cadute le braccia anche perché non reputavo quelle persone così stupide, ma forse è un discorso di pigrizia nel cercare le "verità" da sè… almeno così voglio sperare.
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    CITAZIONE (Ayalon @ 20/1/2017, 11:54) 
    CITAZIONE (Eterea @ 20/1/2017, 11:37) 
    mah … anzi un grande MAH

    Sarebbe interessante che tu argomentassi ed
    articolassi un po' questo "MAH"

    Il mio è un grande mah, un mah che esprime la mia perplessità per un mondo che più provo a comprendere e sempre meno capisco.
    Non riesco a capire (o forse non voglio capire) perché ancora si alimenti l’antisemitismo permettendo, per esempio, che continuino a definirsi “santi” certi personaggi. A parer mio, nel momento in cui non prendono le distanze, non ammettono “l’errore di valutazione” e anzi continuano a definirlo santo è come se continuassero a celebrare e avallare il suo operato e le sue idee e questo in toto, quindi antisemitismo compreso.
    Il mio è un grandissimo mah perché è alimentato da tante cose, come la bella lettera aperta di Deborah Fait, quella rivolta a papa Francesco (che ora non ricordo dove l’hai postata se vuoi mettere tu il link per chi non l’avesse letta ti ringrazio).
    Non riesco a capire perché chi fa tanti bei discorsi poi non passi all’azione e invece le soluzioni per quanto apparentemente facili non vengono adottate perché oramai le istituzioni sono talmente politicizzate, drogate di poteri che a quanto pare non possono e non vogliono cambiare rotta.
    Il mio è un grande e soprattutto triste mah.
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    CITAZIONE (Ayalon @ 20/1/2017, 10:57) 
    CITAZIONE (forbicetta @ 20/1/2017, 02:52) 
    Sai Ayalon, chi conosce alla perfezione la psicologia animale difficilmente non riesce a trovare correlazioni tra qualunque essere umano e il maiale (che è oltretutto uno dei mammiferi + intelligenti), quindi non vedo nulla di offensivo nella sortita del Santo, si vede che è vissuto talmente tanto in mezzo ai maiali da conoscerli alla perfezione.

    "Scientificamente" parlando, visto che dei santi si conservano le reliquie, dovrebbero analizzare quelle di questo cristostormo; senz'altro uscirebbe fuori dal suo DNA sia nucleare che micocondriale la sua ascendenza suina, sia materna che paterna di Sus scrofa domesticus L., chiamato comunemente maiale o porco.

    Data la mia ignoranza non capivo il perché di certe affermazioni. Per altri visitati ignoranti come me e magari un po’ più pigri o di corsa, copio e in collo quello letto su Wikipedia.

    Le Omelie contro i Giudei
    Nei primi due anni dopo la sua ordinazione sacerdotale Crisostomo scrisse anche otto omelie sui giudei e i "giudaizzanti" dal titolo Contro i Giudei. Dato che la seconda omelia è circa un terzo delle altre gli studiosi hanno sospettato che l'unico manoscritto a noi pervenuto fosse incompleto. Infatti nel 1999 Wendy Pradels scoprì a Lesbo un manoscritto con il testo completo.
    Queste omelie di Crisostomo sono considerate da alcuni studiosi «la più orribile e violenta denuncia del giudaismo negli scritti di un teologo cristiano». La loro notorietà è legata al fatto che furono prese, pretestuosamente, dai nazisti in Germania nel tentativo di legittimare l'Olocausto e utilizzate in generale dagli antisemiti per giustificare la persecuzione degli ebrei, così come diffusero l'opinione che gli ebrei fossero collettivamente responsabili della morte di Gesù, mettendo a rischio di pogrom le minoritarie comunità ebraiche che vivevano nelle città cristiane.
    Secondo Rodney Stark l'intento di Crisostomo è di separare nettamente cristianesimo e giudaismo mettendo i cristiani giudaizzanti di fronte alla necessità di una scelta radicale.
    Nelle otto omelie, quindi, Crisostomo cerca di dimostrare di quali nefandezze fossero colpevoli i giudei, secondo il tipico metodo della polemica anti-giudaica e anti-ereticale, consistente nella diffamazione con false calunnie dell'avversario. Per esempio, Crisostomo sostiene che le sinagoghe sono «postriboli, caverne di ladri e tane di animali rapaci e sanguinari», i giudei sono infatti «animali che non servono per lavorare ma solo per il macello», anzi sono animali feroci: «mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità». e i cristiani non devono avere «niente a che fare con quegli abominevoli giudei, gente rapace, bugiarda, ladra e omicida».

    Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Crisostomo

    E resto sempre più perplessa su certi santi che ancora vengono ricordati, mah … anzi un grande MAH
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    Non so, ci sono davvero tanti siti "comBlottisti" che danno un sacco di colpe ad Israele e solite balle, si potrebbe fare una sezione che riprende certi articoli super visualizzati e si analizzano per smontarli ... Magari porterebbe gente, la domanda è "ma che tipo di gente?!" non so ...
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    CITAZIONE (leviticus @ 5/1/2017, 10:30) 
    Non mi si apre sito,non lo trovo neanche in Google,mi scrivete bene il link? :-)

    Inviato tramite ForumFree Mobile


    https://theisraelbible.com/
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    Ciao Eva
    Grazie per la condivizione del link, sembra davvero un bel sito.
    Se hai bisogno con le traduzioni dall’inglese dei commenti fammelo sapere, il resto secondo me lo puoi seguire sui testi in italiano che senz’altro hai già.

    p.s. mi fa piacere rileggerti :)
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    E' vero non tutti gli arabi sono terroristi o fanatici religiosi, ricordo di aver fatto un corso di guida sportiva dove c'era anche una ragazza di origini marocchine accompagnata dal fidanzato cattolico, una mia compagna di scuola anche lei di origini marocchine vestiva con la minigonna e andava in giro mano nella mano col fidanzatino cristiano.
    Questi erano i timidi segnali che un tempo mi facevano ben sperare, mi facevano credere che l'integrazione era possibile. Perché considerando la cultura occidentale la più facile e piacevole, la credevo capace di livellare certe differenze culturali.
    Ricordo che portavo come esempio la storia delle donne italiane, di quanto il secolo scorso si è dovuto combattere per avere dei diritti talmente ovvi, che oggi a pensarci sembra assurdo realizzare che si parla di decenni e non di secoli fa.
    Tanto che la condizione della donna, specie in certe realtà geografiche, non era poi così diversa da quella della donna araba. Visite “ginecologiche” effettuate dalla futura suocera per accertarsi che fosse ancora vergine, l'indomani della prima notte di nozze esporre in modo che fosse ben visibile a tutti il lenzuolo macchiato di sangue per dimostrare che il matrimonio era stato consumato e soprattutto che la sposa era illibata, non potevano indossare i certi abiti, prendere le botte e stare zitte, ecc …
    Solo per citare qualche esempio a livello di normativa:
    1963 Divieto di licenziamento delle lavoratrici per causa di matrimoni;
    1968 L'adulterio femminile non è più considerato reato;
    1975 Col nuovo diritto di famiglia, la legge riconosce parità giuridica tra i coniugi che hanno uguali diritti e responsabilità e attribuisce ad entrambi la patria potestà;
    1977 Parità fra uomini e donne in materia di lavoro;
    1996 Norme contro la violenza sessuale, punisce lo stupro come delitto contro la persona e non contro la morale come in precedenza;

    Per ottenere tutto questo, tutti noi italiani, abbiamo dovuto fare un percorso. Che non è stato solo normativo, ma di coscienza. E ora più che mai capisco quanto ci sia di vero nel pensiero che la democrazia non si può esportare, ma va conquistata ogni giorno e soprattutto va difesa.
    Sì difesa perché oggi più che mai mi sembra che sia in pericolo. Fatevi un giro su youtube, andate a guardare i vari filmati all'uscita delle moschee di tutta Europa. Sono un fronte compatto, unito come noi europei non sappiamo essere. Ascoltate l'esaltazione con la quale espongono le loro idee sugli infedeli e sulle donne occidentali e allibisco per il fatto che una Fallaci abbia avuto problemi legali per l'esposizione matura e supportata da dati delle sue idee e a loro venga permesso di disprezzare e calpestare tutta la nostra storia e ancora cerchiamo di giustificarli.
    Questo arrivo di gente che nemmeno parla la nostre lingue, ma che inizia subito a predicare, che va a scavare nelle menti delle seconde generazioni corrompendole, è allarmante. Come sono agghiaccianti le interviste fatte alla donne convertite all'islam.
    Un tempo credevo nell'integrazione, ma oggi ammetto la sconfitta, sono troppi perché ciò possa accadere. Abbiamo perso due volte, abbiamo perso contro noi stessi, ma anche nei confronti di quegli stessi arabi, che avevano lasciato una realtà opprimente e che oggi se la ritrovano anche qui. Padri di famiglia che vorrebbero essere moderati, ma che vengono attaccati dai non moderati, fino a portarli ad uniformarsi, a piegarsi nuovamente. E allora che asilo politico gli abbiamo offerto? Se qui oggi gli ridiamo ciò da cui sono fuggiti? Se abbiamo introdotto i lupi dai quali sono scappati?
    Parlare di integrazione oggi a mio avviso non è possibile e questo a causa dei numeri.
    Se introduci un liquido di un colore diverso dentro un bacinella, se non vuoi modificare il colore del liquido contenuto in quella bacinella, devi limitare il flusso. In Europa siamo già oltre, in Europa bisognerebbe bloccare immediatamente il flusso migratorio e iniziare ad esaminare attentamente chi abbiamo fatto entrare e non esitare con le espulsioni. Del resto la storia insegna che gli arabi l'hanno fatto più e più volte con gli occidentali che vivevano nei loro territori. Se l'hanno fatto loro, perché noi dovremmo sentirci in difetto a fare altrettanto?
    A chi fa comodo che noi si provi vergogna nel difendere i nostri diritti di nascita, le nostre tradizioni? Ma vogliamo davvero fare il loro gioco?
    Quindi capisco le speranze di LvBv, la voglia di vedere il buono delle cose, ma capisco anche e ancor di più il pericolo denunciato da Ayalon. Per forza poi viene da alzare la voce, quando sei circondato da gente che sembra non sentire, che dorme, per forza di cosa poi ti devi mettere ad urlare.

    Edited by Eterea - 28/12/2016, 16:12
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    A parer mio se esiste D-o, allora esiste anche l’anima. Secondo me se si prende per vero il fatto che la Torah è un libro di leggi così come è il progetto sul quale si basa al creazione, allora per coerenza l’anima esiste in quanto è una questione di “giustizia”.
    Tanto che non ho mai creduto alla versione cristiana della dannazione eterna o del paradiso … in quanto non ci si può giocare tutto in una sola vita, sarebbe di un’inutilità e di un’ingiustizia indicibili.
    Come potrebbe il disegno di D-o prevedere una simile ingiustizia? Con quale giustizia darebbe a taluni delle esistenze tanto difficili e invece ad altri darne di facili e questo a prescindere dalle scelte individuali? Che gran merito o gran colpa avrebbero? E il torto sarebbe anche nei confronti di coloro che hanno goduto di vite così facili che li hanno portati a comprendere poco. Perché a certi insegnerebbe e ad altri no?
    Secondo me tutto ciò accade perché in questa vita abbiamo da assolvere a un compito assegnato in base alle potenzialità di ognuno in quel dato momento. E nel contempo gettiamo le basi su cui sarà basata la prossima vita, esistenza dopo esistenza, esperienza dopo esperienza fino al risveglio della nostra coscienza, a quella parte comune con D-o che è in noi.
    Leggendo il post di ashkenazi sull’aldilà (davvero bello), mi sono sentita un pochino “sollevata”, perché forse quelle che sono le mie teorie sul dopo e sull’anima, forse trovano un riscontro in seno all’ebraismo.
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    Temo che un domani anche in Europa si parlerà di errori madornali di valutazione e ovviamente sarà tardi.
    Perché l’Europa non fa nulla? Mah si potrebbero fare tantissime ipotesi, sia a livello di governanti che di gente comune, forse bisognerebbe andare oltre e oltre provando ad interrogarsi su quel minimo comune denominatore che sta dietro ad ogni nostra scelta. Del resto a mio avviso, il macro riflette sempre il micro
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    CITAZIONE (forbicetta @ 4/12/2016, 21:06) 
    Oltre all'invidia, c'è anche molta paura del diverso..........chi dopotutto non avrebbe paura di Ayalon nel caso non condividesse le sue opinioni? O lo ami o lo odi.

    Fidarsi degli ebrei vuol dire lasciarsi andare, molto più facile a dirsi che non a farsi.......

    Ciao

    non l'ho capita
208 replies since 7/9/2016
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