Il gatto

Il felino nell'ebraismo

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    Gatto in ebraico è chatul חתול, plurale חתולים, in aramaico shunra.

    Viene classificato nelle fonti come chaià temeà, animale selvatico impuro.

    Nel Tanach il nome non compare. Secondo Rashi (Waikra 11:26) quando si parla di animali impuri che "camminano sulle proprie mani (kol holekh 'al kappaw)" il riferimento è a cani, gatti e orsi.

    Nella Mishnà il gatto non è mai citato.

    Nel Talmud si insegna che è proibito mantenerlo, permesso ucciderlo e non gli si applica il divieto di rubare (Baba Qama 80b). Nella stessa pagina tanta severità si spiega perché i gatti sono pericolosi anche per i bambini, ma non tutti i gatti, solo quelli bianchi figli di gatti bianchi (a differenza di quelli rossi figli di gatti rossi). Rambam (hilkhot gezelah weavedà 15:1) codifica la regola specificando che si applica a un gatto cattivo (chatul ra'); più dettagliatamente Choshen Mishpat 66:4 per il gatto cattivo che può recar danno ai bambini.. La letteratura responsoria dichiara che "ora certamente i nostri gatti generalmente sono domestici ed è proibito ucciderli" (Sheelot Yaavetz 1:17, Shut Har Tzevi Yoreh De'ah 50).

    Nel Talmud e in halakhà si discute molto del gatto come di un animale che può sbranare altri animali (le potenziali vittime sono i piccoli quadrupedi e i volatili) rendendoli pertanto taref, , ampia letteratura a partenza da Chulin 52b-53a, cfr. Sh. 'Ar. Orach Chayym 316:12, Yore Dea 57, Choshen Mishpat 391:6.

    La gravidanza del gatto dura 52 giorni (Tosefta bekhorot 1, Bavli Bekhorot 8a,Bereshit rabba 20).

    Il gatto, a differenza del cane, dimentica chi è il suo padrone, perché mangia i topi e i topi fanno perdere la memoria (Horayot 13a; lo stesso in Alfa beta deven Sira 78 dove si spiega anche perché il gatto mangia il topo malgrado un tempo fossero stati amici, perché il topo parlò male del gatto e fu per questo punito. Lo stesso testo spiega perché il gatto ha paura del cane).

    Chi sogna un gatto, nel luogo dove è chiamato (in aramaico) shunra, significa che gli viene fatto un buon canto, dove invece è chiamato shinra, un cambiamento negativo (Bavli Berakhot 56b)

    "Se non fosse stata data la Torà avremmo imparato la modestia dal gatto" (Eruvin 100 b) nel senso che il gatto "sta attento a non fare i suoi bisogni davanti a nessuna persona e poi li nasconde" (Rashi ibid.). Il principio ritorna nella letteratura responsoria (ad es. Shut Yakhin uBoaz, 1:134, Shut Igrot Moshe , Choshen Mishpat 2:66).

    Nella casa dove c'è un gatto non si entra senza scarpe perché ci si potrebbe far male con le ossa dei serpenti che il gatto ha ucciso; e nella casa dove il gatto non c'è non si entra al buio perché ci potrebbe essere un serpente e senza saperlo si corre un pericolo (Pesachin 112b)

    Per vedere gli shedim? si brucia la placenta di una gatta bianca figlia di una gatta bianca, primogenita figlia di primogenita e con la cenere si cospargono gli occhi (Berakhot 6a)

    Chi alleva un gatto non ha l'obbligo di dargli da mangiare prima di mettersi a tavola, ma è meglio che lo faccia (Share teshuva 167, Shut Yaavetz cit)

    Nel pereq shira anche il gatto, come molti altri animali recita un suo verso di lode: "anche se starai in alto come un'aquila e porrai il tuo nido tra le stelle di là ti farò scendere, dice il Signore"(Ovadia 1:4).

    In sintesi: è un animale selvatico, in alcuni casi casi pericoloso per l'uomo, che procura danni e ferite a piccoli animali, ma che viene allevato in casa dove è utile per uccidere topi e serpenti, e va rispettato per questo. Simbolicamente ha significati ambivalenti, sia positivi che negativi.

    In Shne luchot haberit compare la raccomandazione pedagogica di non minacciare i bambini piccoli dicendogli "che se li porterà via il cane o il gatto"; questo perché le parole hanno il loro peso e le minacce anche se fantastiche possono divenire realtà. Il principio diventa una regola in Baer Hetev Orach Chayym 240 § 25 e in Kitzur Shulchan 'Arukh 33:14.

    Una ricerca condotta nei repertori dell'arte ebraica ha rivelato che nei testi classici per quanto rare sono presenti rappresentazioni del gatto insieme a molti altri animali, puri e impuri (comunicazione personale di rav prof. R. Bonfil).

    Il gatto come chaya temea ha una "pubblicità" negativa nelle fonti classiche, ma già nel Talmud gli si riconosce qualche merito, e nel corso della storia la sua posizione come animale addomesticato e utile gli è stata riconosciuta.

    Da qui

    www.morasha.it/zehut/rds25_gatti_iconografia.html
     
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    Ciao., qualche mese fa' ho sognato due gatti ad uno gli si mozzava la testa e l'altro invece era docile... chissà che significa secondo l'interpretazione del talmud!
     
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    Se nel giardino di Eden ci fosse stato un gatto un po sveglio.......
     
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