Il racconto evangelico sul giovane ricco nel perduto Vangelo secondo gli Ebrei

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    אריאל פינטור

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    CITAZIONE (bgaluppi @ 19/12/2017, 10:09) 
    Da tutto ciò, mi pare di capire che Yeshùa non agisse strettamente in base alle tradizioni o ad un'obbedienza esteriore e meccanica, ma piuttosto in base al buon senso e ad un'interpretazione più profonda della Torah. Mi sembra che lui insegnasse che nell'obbedienza non conta tanto il quanto, ma il come. Se ci basiamo sul concetto per cui o si obbedisce a tutto o a niente, qual'è l'uomo che può dire di aver messo in pratica correttamente tutte le 613 mitzvot? Se esistesse un tale uomo, sarebbe il Messia, poiché è detto: “Spirito di saggezza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.” (Is 11:2). Ma dubito che un uomo del genere si soffermerebbe su certi cavilli legalistici. Mi pare che Yeshùa, in molti suoi discorsi e atti, volesse insegnare la differenza tra un'obbedienza conforme alla Perfezione e una conforme all'aspetto esteriore, nel senso che non esiste vera obbedienza se non quella interiore, che rivela una intelligenza (da intelligere), una comprensione ed un'attualizzazione profonda dell'insegnamento di D-o. Che vuol dire “santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo”, che D-o ripete più volte (Lv 11:44,45; 19:2;20:26)? Che si deve essere ligi alla tradizione in modo ottuso e meccanico? O che bisogna attualizzare la "conoscenza di Dio", obbedendo non secondo il quanto, ma secondo il come? A cosa giova l'obbedienza esteriore, se nel mio intimo non comprendo l'importanza della purezza a cui D-o chiama i suoi? Per questo D-o, tramite il profeta, dice: “Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici?” e “imparate a fare il bene; cercate la giustizia” (Is 1:11,17). Cos'è la vera giustizia, per D-o? Il profeta non condanna il sacrificio, condanna l'ipocrisia dell'uomo che, nella sua impurità interiore, pensa che basti un atto esteriore e meccanicamente ripetuto più volte per renderlo giusto davanti a Dio. Yeshùa insiste esattamente sulla stessa cosa.

    Nello specifico del sabato, la Torah non dice che il comandamento "ama il tuo prossimo come te stesso" (il prossimo è colui che è "vicino" in termini di spazio) non sia applicabile di sabato se non in presenza di una situazione in cui una vita è in pericolo. Sta a noi comprendere e attualizzare il significato profondo di certi insegnamenti. Faccio un esempio. In giorno di sabato trovo un uomo debole e in preda alla fame in un angolo della strada. Se posso aiutarlo solo se è in pericolo di vita, a meno che io non sia un medico, come potrò valutare se quell'uomo sia in pericolo di vita o meno? Non posso. Allora ho due possibilità: o gli preparo qualcosa da mangiare e lo sfamo, adempiendo la mitzvà "amerai il tuo prossimo come te stesso" e le parole del profeta "perché Io desidero misericordia, non sacrifici, e conoscenza di D-o più che olocausti", oppure lo lascerò lì affamato per non rischiare di violare il sabato in base alla tradizione. In quale occasione avrò fatto la volontà di D-o? È questo il senso della parabola del buon samaritano, che nel caso di Yeshùa può essere applicata anche al sabato, in quanto disse: “È lecito fare guarigioni in giorno di sabato?”.

    Nel caso specifico di Mt 12, dunque, Yeshùa non vuole entrare in una diatriba dottrinale, ma mettere in risalto l'ipocrisia degli accusatori, che usano la tradizione a loro uso e consumo senza valutare in profondità l'insegnamento della Torah. Di sabato non può essere fatto alcun lavoro, ma certi lavori si, come nel caso della preparazione dei pani e altri lavori inerenti il rito; i pani sono destinati unicamente ai sacerdoti (questo dice la Torah), ma Davide ne mangiò in base alla tradizione che consentiva di offrire il rimanente ai poveri; la tradizione consentiva, giustamente, di sfamare i poveri con i pani dell'offerta rimanenti, ma non di sfamare qualcuno in giorno di sabato con pochi chicchi di grano raccolti nella mano. Allora, cosa è giusto fare davanti a D-o? È giusto obbedire, ma bisogna capire come obbedire.

    L'osservanza è considerata OTTUSA E MECCANICA DA VOI, ma non vi è chiaro che questo vale solo per gli ebrei e pretendete di entrare nel merito delle leggi di un popolo che le osserva ben lieto di osservarle. dal nostro punto di vista sono logiche e rendono perfettamente il senso del riposo e della libertà che nello Shabbat si raggiunge, concludendo una settimana di lavoro e preparandosi ad affrontarne un'altra.
    Certo non esiste un uomo perfetto (a parte che molte delle 613 mitzvot non sono in uso perché legate alla presenza del Tempio), ma il tentativo è di osservare tutto, anche se ovviamente, in quanto esseri umani vi è sempre il rischio dell'infrazione.
    Nemmeno a me piace pagare multe ingiuste e cerco sempre di rispettare i limiti di velocità: ritengo che 130 km orari, su una autostrada a tre corsie e con un un'auto di 3000 di cilindrata, siano ridicoli e che si potrebbe tranquillamente andare a 150 in tutta sicurezza (quel limite sarebbe più giusto per una utilitaria, ma che ci posso fare? è legge e, mio malgrado la rispetto.
    E' giusto fare del bene di Shabbat? certamente, come è giusto sfamare o salvare un povero affamato anche se non si è medico. (altra affermazione ridicola dei vangeli: è giustissimo operare guarigioni di sabato).A volte fate affermazioni senza sapere che cosa c'è dietro: qualunque ebreo è organizzato, da 3000 anni per mangiare di shabbat, con cibi già cucinati o che non debbano essere cucinati. Qualunque ebreo che si imbatte in un bisognoso sa benissimo che aiutarlo è un motivo di merito, e di shabbat questo merito è più grande e che non occorre mettere la pentola sul fuoco per soccorrere un affamato: anzi ha il dovere di portarlo a casa e farlo mangiare, SOPRATTUTTO DI SHABBAT. Questo è il senso dello SHABBAT e del modo di santificarlo.
    Il nazareno non entra in polemica dottrinale? è proprio il contrario. cita a sproposito Re David (era perfettamente lecito mangiare i pani) e raccogliere pochi chicchi non sfama nessuno ed + perfettamente inutile, azione volta solo a contestare. L'ipocrisia è quella che i i vangeli vogliono mettere in risalto. Ma nella letteratura immensa degli ebrei, i Maestri farisei erano perennemente al servizio del popolo e dei deboli e costituivano un esempio reale e sincero, nello studio e nell'applicazione, non di certo esteriore. Questa è ipocrisia solo per chi non sa nulla della storia ebraica e del suo mondo, di allora e di oggi e giudica solo in base alle affermazioni dei redattori (ignoranti e faziosi) dei vangeli. Chiunque frequenti dal di dentro il mondo ebraico, sa bene che non è cosi e capisce che certe espressioni, messe in bocca a Gesù, possono solo essere state scritte da un non ebreo o da chi osservava quel mondo superficialmente e dall'esterno, senza preoccuparsi di capirne il senso.
    ma al di là di tutto: chi vi chiede di osservare le regole del sabato e perché non lasciate in pace gli ebrei con le loro convinzioni, le loro leggi e le loro tradizioni OTTUSE? quelle valgono solo per il Popolo d'Israel, non per gli altri, quindi? Continuate pure a ritenere tutto ciò ipocrita, ottuso e superficiale ed esteriore.
     
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    le regole dell'osservanza sono una legislazione di nazione come tutte le legislazioni non possono essere cambiate, se non da un organismo superiore a quello che le ha promulgate.

    Capisco, infatti Gesù (così tagliamo la testa al toro, ma mi risulta che Yeshùa sia la pronuncia galilaica del suo nome) disobbedì certamente a certe regole, per questo non fu rispettato. Dunque, non sto dicendo che si comportò in modo conforme alla legislazione in molte occasioni. Lui era convinto di essere il messia, e dunque di avere un'autorità superiore concessagli dall'alto, e visse ed insegnò conformemente a questa sua convinzione. Ma se è possibile criticare certi suoi comportamenti e certe sue affermazioni in base alla legislazione vigente, è possibile fare lo stesso in base ad un'interpretazione meno legalistica della Torah? Di questo ho parlato nel mio ultimo messaggio.

    CITAZIONE
    un maestro non può dare un esempio negativo e immotivato, né giustificare l'infrazione, laddove non si presenti l'assoluta necessità o il pericolo di vita

    Perché parli di esempio negativo? Piuttosto, direi che un maestro non può dare un insegnamento che non sia conforme alla tradizione, secondo quanto mi dici. Ma tu sai che i maestri non interpretano la tradizione allo stesso modo. Allora, giustamente dici, si tratta di scegliere se obbedire o meno; ma obbedire a chi, alla tradizione o a D-o? Perché dalle parole dei profeti, mi sembra che risalti la necessità di un'obbedienza diversa da quella meramente legalistica.

    CITAZIONE
    Non è il raccogliere che costituisce l'infrazione, ma la trasformazione della materia.

    Che intendi per "trasformazione della materia"?

    CITAZIONE
    ma quali sarebbero gli innocenti condannati? Per condannare occorrono un processo, due testimoni oculari, non parenti o collegati tra di loro né con l'imputato e qui non vedo nessuna condanna né innocenti E' una delle solite affermazioni evangeliche gratuite e fuori luogo, che mirano a screditare e disprezzare i maestri farisei

    Qui esageri. Gli innocenti sono τοὺς ἀναιτίους (tus anaitìus), "i senza colpa", ossia i discepoli in questione che raccoglievano e mangiavano pur non essendo in pericolo di vita. Erano colpevoli secondo i farisei che si attenevano alla legislazione, erano privi di colpa secondo Gesù in quanto egli non riteneva quella legislazione attinente e utile al fine di rispettare il comandamento sullo shabbat. Yeshùa sta dicendo: "se aveste vera conoscenza di D-o [che non è legalismo] non accusereste chi non ha colpa". I farisei accusavano in base alla norma giuridica, e Gesù se ne infischiava della norma giuridica e giudicava in base ad una legge intimamente più profonda, che è comunque espressa nella Torah e nel Tanach. I profeti chiamano spesso il popolo ad un'osservanza più intima e meno esteriore. Sono loro che lo dicono, mica io.

    Tu parli di popolo di Israel, accusandomi (anzi, "-ci", ma chi è il "noi"?, perché io parlo per me) di fare di tutta l'erba un fascio e di non sapere nulla di come gli ebrei osservano, mentre invece io parlo del testo da te commentato e di quegli scribi e quei farisei di cui parla il testo nello specifico, e sono perfettamente a conoscenza di come gli ebrei osservano gli insegnamenti (leggo anch'io la magnifica letteratura ebraica antica e moderna, se pur in italiano, e la trovo affascinante e colma di saggezza). Poi, non mi rispondi in merito alle mie osservazioni più generali sul significato dell'obbedienza e alle citazioni bibliche da me proposte. Leggendo Flavio, inoltre, non risulta affatto che tutti i farisei fossero santi, anzi tutt'altro. Dunque, di nuovo, perché fare di tutta l'erba un fascio?

    Io ti rispondo in base al testo di Mt 12, a me non interessa affatto come gli ebrei oggi osservano o non osservano. Tu ne fai una questione personale, travisando completamente quanto osservo, che è in riferimento esclusivo al testo discusso. Mammamia...

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    CITAZIONE (bgaluppi @ 19/12/2017, 11:01) 
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    le regole dell'osservanza sono una legislazione di nazione come tutte le legislazioni non possono essere cambiate, se non da un organismo superiore a quello che le ha promulgate.

    Capisco, infatti Gesù (così tagliamo la testa al toro, ma mi risulta che Yeshùa sia la pronuncia galilaica del suo nome) disobbedì certamente a certe regole, per questo non fu rispettato. Dunque, non sto dicendo che si comportò in modo conforme alla legislazione in molte occasioni. Lui era convinto di essere il messia, e dunque di avere un'autorità superiore concessagli dall'alto, e visse ed insegnò conformemente a questa sua convinzione. Ma se è possibile criticare certi suoi comportamenti e certe sue affermazioni in base alla legislazione vigente, è possibile fare lo stesso in base ad un'interpretazione meno legalistica della Torah? Di questo ho parlato nel mio ultimo messaggio.

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    un maestro non può dare un esempio negativo e immotivato, né giustificare l'infrazione, laddove non si presenti l'assoluta necessità o il pericolo di vita

    Perché parli di esempio negativo? Piuttosto, direi che un maestro non può dare un insegnamento che non sia conforme alla tradizione, secondo quanto mi dici. Ma tu sai che i maestri non interpretano la tradizione allo stesso modo. Allora, giustamente dici, si tratta di scegliere se obbedire o meno; ma obbedire a chi, alla tradizione o a D-o? Perché dalle parole dei profeti, mi sembra che risalti la necessità di un'obbedienza diversa da quella meramente legalistica.

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    Non è il raccogliere che costituisce l'infrazione, ma la trasformazione della materia.

    Che intendi per "trasformazione della materia"?

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    ma quali sarebbero gli innocenti condannati? Per condannare occorrono un processo, due testimoni oculari, non parenti o collegati tra di loro né con l'imputato e qui non vedo nessuna condanna né innocenti E' una delle solite affermazioni evangeliche gratuite e fuori luogo, che mirano a screditare e disprezzare i maestri farisei

    Qui esageri. Gli innocenti sono τοὺς ἀναιτίους (tus anaitìus), "i senza colpa", ossia i discepoli in questione che raccoglievano e mangiavano pur non essendo in pericolo di vita. Erano colpevoli secondo i farisei che si attenevano alla legislazione, erano privi di colpa secondo Gesù in quanto egli non riteneva quella legislazione attinente e utile al fine di rispettare il comandamento sullo shabbat. Yeshùa sta dicendo: "se aveste vera conoscenza di D-o [che non è legalismo] non accusereste chi non ha colpa". I farisei accusavano in base alla norma giuridica, e Gesù se ne infischiava della norma giuridica e giudicava in base ad una legge intimamente più profonda, che è comunque espressa nella Torah e nel Tanach. I profeti chiamano spesso il popolo ad un osservanza più intima e meno esteriore.

    la pronuncia galilaica? chi l'ha sentita? dove è registrata? l'una pronuncia che si conosce è quella ebraica, quindi per deduzione è la più probabile. era o . on era ebreo? parlava o non parlava ebraico?
    Ciò che non ti è chiaro è che i Maestri, allora, come oggi, possono avere tutte le lecite opinioni ed interpretazioni ma poi di fronte all'osservanza dell'halachà, si uniformano tutti, senza eccezioni. Come in ogni sistema legislativo, vi è una maggioranza ed una opposizione, allo stesso modo vi sono e vi erano opinioni discordi ma poi nell'applicazione, anche chi era ed è contrario si adegua alla legislazione della maggioranza e applica secondo la regola stabilita. Inoltre ciò vale per le leggi rabbiniche, cosiddette "min harabbanut" dove un allievo può decidere di seguire la posizione del proprio Rabbino e non di altri, ma non vale per le leggi che vengono direttamente dalla Torah "min haTorah) (come nel caso in questione).
    La Torah è qualcosa di superiore dal punto di vista legislativo e non vi è Maestro che possa modificarla.
    Dove ha scritto Gesù che era il Messia?, quando lo ha detto e quali sono le sue caratteristiche messianiche? ha riunito le tribù? ha edificato il tempio? ha liberato Israel dal giogo straniero? ha riunito tutti i popoli nella teocrazia? Inoltre il Messia d'Israel non muore e, soprattutto non muore in croce (che è pena romana e non ebraica).
    Che Egli se ne infischiasse me ne ero accorto, anche se pero, contraddittoriamente, Matteo gli fa dire "Non sono venuto ad abolire la Legge o i Profeti"
    E questo mettersi al di sopra della Torah che cos'è?

    Trasformazione della materia è il far passare qualcosa da una condizione iniziale ad un'altra, come nel caso di spighe che stanno nel campo e vengono staccate e stropicciate per essere mangiate. in quel caso non vi era nessuna necessità era solo una provocazione stupida: nessuno sarebbe morto di fame in quel momento, anche in considerazione che di Shabbat vi è l'obbligo di consumare tre ricchi pasti e se non ne hai i mezzi è obbligatorio che altri te li offrano. Ma per sapere queste cose, occorrerebbe conoscere molto di più il mondo la tradizione e la mentalità ebraiche.

    Ripeto: ma vi irrita davvero tanto che gli ebrei osservino da 3000 anni le loro leggi OTTUSE? l'osservanza di oggi è la stessa di allora: la Torah non cambia.
    Non valgono per voi, raccogliete tutte le spighe che volete, nessuno vi lapiderà :D
    Non è affatto personale. ti dico solo quanto quel testo sia falso e ignorante di cose ebraiche. sei tu che sottolinei la figura di Gesù come superiore alla Torah in quanto ad autorità. Questo sarà anche valido per i cristiani, ma non ha nessun valore per gli ebrei in quanto il sistema legislativo della Torah non può essere modificato da uomini

    PS
    dimenticavo: Giuseppe Flavio è poco attendibile dal punto di vista ebraico, in quanto solo un collaborazionista dei romani e scrive per loro e sotto di loro
     
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    Non sottolineo Gesù come superiore alla Torah, ma volevo mettere in evidenza il fatto che il Gesù dei vangeli vive gli insegnamenti della Scrittura non necessariamente in conformità con la tradizione. E mi pare che i vangeli evidenzino questo, non che critichino l'osservanza tradizionale. I vangeli mettono in evidenza che Gesù si discostava dall'osservanza tradizionale (infatti fu ritenuto eretico). I vangeli sono dei resoconti sulla vita di un uomo che fu condannato per eresia. Non sono testi di letteratura ebraica, sono resoconti scritti in greco da uomini che certamente non erano maestri di Israele, anzi erano discepoli di un condannato per eresia. Non bisogna dunque stupirsi se certi episodi in essi riportati non siano ritenuti conformi alla tradizione, proprio perché lui non fu conforme alla tradizione. Ma ciò che insegna può essere condannato in base alla Torah scritta e ai profeti? Onestamente, non rilevo insegnamenti che non siano conformi a quanto già espresso nella Torah e nei Profeti, dunque in che modo si sarebbe messo al di sopra della Torah?

    Non mi pare che Gesù si metta al di sopra della Torah. Mi pare che separi nettamente la Torah scritta da quella orale, contro la nozione secondo cui ambedue furono rivelate a Mosè nella loro interezza. Però qui entriamo in un altro argomento.

    Sul discorso della messianicità, ho detto che Gesù era convinto di essere il Messia. Non lo proclamava, ma lui ne aveva la convinzione ed insegnava ed agiva su questa base.

    Edited by bgaluppi - 19/12/2017, 20:48
     
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    Assolutamente no: i vangeli sono una continua critica al mondo ebraico e alla tradizione.
    I redattori usano sempre espressioni durissime nei confronti dei Maestri (quelli veri): razza di vipere, sepolcri imbiancati ecc.
    I redattori stessi pongono Gesù al di sopra della Legge.
    Condannato per eresia? ma quando mai. A parte il fatto che la morte per crocifissione non è pena ebraica ma romana, tutt'al più si potrebbe dire "falso profeta ed in tal caso la pena sarebbe stato il soffocamento.
    Inoltre per condannare a morte occorrono i due testimoni oculari e la condanna stessa non può essere emessa se non se si è provveduto ad avvertire colui che compie l'infrazione,, del fatto che quella determinata infrazione comporta una certa pena ed in più occorre citare a voce al presunto colpevole il passo esatto che richiama a quel tipo di osservanza e di punizione.

    Continuando: la differenza di validità tra torah scritta ed orale la fanno i gentili: per gli Ebrei hanno lo stesso valore, quindi non è possibile fare una differenza.
    Che lui fosse convinto di essere il Messia dove si deduce? non lo trovo scritto da nessuna parte. E' una convinzione cristiana venuta ben dopo Gesù, fondata sul nulla. Qualunque ebreo di ogni epoca conosce le caratteristiche del Messia e quindi o Gesù era nato ed educato altrove o non poteva ritenersi messia.

    Guarda che la gran parte delle baggianate messe in bocca al nazareno dai poco accorti redattori, non possono assolutamente essere state pronunciate da un ebreo. Non ho tempo di rielencare tutte le inesattezze e gli errori di citazione scritte nei vangeli, ma se cerchi nel forum le ho già illustrate.
    Ciò che non capite è che Gesù non era CRISTIANO. il gesuanesimo è una cosa, il cristianesimo non ha nulla a che vedere con il gesuanesimo.
    I redattori erano solo quattro ignoranti di cose ebraiche e, se non erano ignoranti erano in mala fede: lo hanno messo eccome al di sopra della Legge, gli esempi sono molti.
     
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    Negev, che Gesù non fosse cristiano non è difficile da capire, visto che il cosiddetto cristianesimo nasce secoli dopo e visto che le dottrine e i dogmi cristiani non hanno nulla a che fare con il messaggio delle Scritture Greche, come mi piace chiamarle. Comunque non intendo entrare in questo argomento, che è stato già ampiamente discusso in Biblistica con un grande conoscitore della lingua e della letteratura ebraiche, che certamente qui conoscerete (alias Besàseà); dalle lunghe discussioni con lui - che certamente non è un simpatizzante di Gesù e dei vangeli, anzi sostiene siano stati scritti dai romani per perseguitare gli ebrei e ha critto approfonditi studi a riguardo - sono nate profonde ed interessantissime discussioni, che sono andate ben oltre la banale tiritera "ebreo vs cristiano" e da cui tutti i partecipanti - di estrazioni culturali e religiose diverse - hanno tratto grandi benefici.

    Dico solo che tra i molti amici ebrei con cui discuto, pochissimi riescono a valutare i vangeli con una mente libera dai dogmi cristiani (derivanti dal pensiero pagano da Babilonia alla Grecia), i quali - volenti o nolenti - hanno influenzato anche il pensiero ebraico. Chi non è ebreo si sente spesso bollare come cristiano, ma anche chi è ebreo spesso non si rende conto quanto il cristianesimo influenzi il suo modo di vedere le cose, per quanto riguarda i vangeli e gli altri scritti in greco. Per questo anche gli ebrei non riescono a valutare i vangeli in un modo che non sia prettamente ebraico o prettamente "cristiano". Esiste un terzo modo per valutarli, ma non intendo affrontare la questione in questo forum.

    Con moltissima stima per il grande lavoro che fate qui e soprattutto nel forum ebraico.

    Edited by bgaluppi - 20/12/2017, 11:32
     
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    Vangeli scritti dai romani? Mai sentita questa ma chi lo afferma? quali fonti romane? No besasea non lo conosco, dopo vado a vedere sul tuo forum che si dice sul tema, beh ma di' anche a lui di venire a trovarci.
     
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    Leviticus, io ne ho sentite di tutte... Comunque Besasea è un grande personaggio, mi stupisce che non lo conosciate. Io lo conosco solo con questo alias. È sparito da un po' dal nostro forum, e mi dispiace perché con lui facevamo davvero interessanti discussioni, specialmente ultimamente. Comunque sul forum non troverai nulla su quel tema, perché non ci ha mai resi partecipi dei suoi studi sulla teoria che i vangeli fossero scritti da autori romani, e io ho sempre avuto il dubbio che ci prendesse per il naso... ;)

    Tu, se vuoi, sei il benvenuto. Abbiamo sempre bisogno di un madrelingua che ci aiuti con l'ebraico. Sei madrelingua...?
     
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    Ma assolutamente no sono un semplice lettore interessato di ebraismo, si comunque di queste teorie e'pieno verro'sicuramente a trovarvi
     
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    Innanzi tutto un grazie per ospitarmi - e sopportarmi- in questo forum. Poi le scuse: non ho letto tutti gli interventi, ma credo che nessuno stravolga quella che è passata all'esegesi di sempre (?) come parabola del giovane ricco, quando, a mio parere, è la parabola del giovane molto religioso.
    In ballo, infatti, non c'è la sua ricchezza che non è male in sè e per sè, ma la sua fede e questo ne fa un giovane molto religioso ma con nessuna fede.
    Cristo non gli chiede di disfarsi delle sue ricchezze perché siano un male, ma perché sono un ostacolo alla fede, poggiandola egli sugli averi piucché su D.o.
    Paradossalmente, potremmo scrivere che Gesù poteva renderlo ancora più ricco (Lc 18,29) se avesse rinunciato al poco per il tutto, per cui il suo diniego alla sequela tradisce sì un'osservanza perfetta del precetto, ma anche un'assoluta mancanza di fede.
    Riflettete un attimo e vedrete che vi si scombina tutto in quella parabola che si vuole del giovane ricco quando in realtà è quella di un giovane molto, ma molto religioso, cioè un santo di tutti i tempi, non necessariamente ebreo, quindi.
    E riflette, per questo, anche sulla sua attualità che vede molta brava, religiosa e giovane gente (la loro sigla è GMG), ma guai a toccargli gli ori perché sono religiosi, molto religiosi, ma solo sino a che non inizia la fede

    Edited by maredelnord - 25/9/2019, 07:06
     
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