Le prove di Abramo e e il rapimento di Sara

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  1. whitemirror
     
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    Comunemente si pensa alla legatura di Isacco come la prova di fede cui fu sottoposto Abramo da Dio. Le altre nove, o non ci sono nel libro di Genesi, oppure si tratta di eventi che non sembrano affatto prove di fede. Uno di questi, per esempio, è il racconto di Abramo e Sara che, trasferitisi in Egitto, celarono il fatto di essere coniugi. Perché il Talmud definisce questo episodio "il rapimento di Sara" se invece sembra avere tutto il carattere di un normale contratto matrimoniale stipulato secondo le regole dell'epoca? Il faraone, infatti, si rivolse al sedicente fratello e tutore della donna, cioè Abramo e, venendo a sapere che la donna era nubile, gli pagò un generosissimo prezzo della sposa. La narrazione biblica non accenna minimamente a minacce o violenze da parte degli egiziani, e tantomeno a rapimenti.

    La mia domanda è: perché nella tradizione ebraica si parla di rapimento di Sara e di una prova di fede da parte di Abramo, sebbene questi, se proprio si deve mettere in causa la sua fede, non avesse confidato fin dall'inizio nello scudo divino ma piuttosto in una menzogna che generò solo equivoci e guai a molti innocenti – la famiglia del faraone – ma a lui lauti guadagni?

    Grazie.
     
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  2. Varnon
     
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    Allora le 10 prove cosí sono enumerate da Maimonide:

    1.D-o gli dice di lasciare la sua patria per essere uno straniero nella terra di Canaan, con la frase "lech lechá" cioè vattene, vá a te (stesso). Questo, come le altre prove, sono grandi sforzi, egli è provato, è tentato dal non fare tutto ció, perchè significherebbe lasciare i proprii cari, la propria terra.

    2.Immediatamente dopo il suo arrivo a Canaan, deve affrontare un periodo di carestia.

    3.Gli Egizi catturano la sua amata moglie Sarà e la portano al Faraone. Tralasciando se è un rapimento o un matrimonio, ovviamente non era d'accordo Abramo e non poteva dir niente. Ed è qui, che sta la prova, avere i nervi saldi pure se ti prendono (giustamente o meno) tua moglie.

    4.Abramo affronta una battaglia difficile nella guerra dei Quattro e i Cinque re.

    5.Sposa Hagàr poiché non aveva concepito figli con Sarà.
    Per non disobbidire al comando "riempite la terra e soggiogatela" si conosce con Hagàr, perchè ancora non sa di avere un figlio dalla moglie Sara, sterile.

    6.D-o gli dice di circoncidersi in età avanzata.
    Ebbene qua non c' è bisogna che dica niente, è duro essere conscienziosi di farlo.

    7.Il Re di Gheràr cattura Sarà.
    Prova simile a quella del Faraone

    8. D-o gli dice di mandare via Hagàr dopo aver avuto un figlio da lei.
    Gli aveva dato un figlio, ormai si erano conosciuti, ma la restaurazione dello stato matrimoniale, in precedenza contratto con Sara, deve avvenire, per il bene di Sara.

    9. Suo figlio Ismaele viene allontanato.
    Il dolore di un padre costretto a farlo sempre per il bene di Sara.

    10. D-o gli dice di sacrificare il suo amato figlio Isacco.
    E qui, quella piú nota, Isacco anche compie un alto gesto di fede verso Abramo, ossia la legatura, si fa legare il piú stretto possibile per essere sacrificato. Perchè se Isacco, muovendosi, si fosse soltanto ferito, non sarebbe stato più sacrificato, perchè avrebbe avuto un difetto sul corpo, la ferita.


    Da notare che tutte le prove elencate da Maimonide si trovano nel testo biblico, mentre altre fonti citano anche eventi riportati nel Midràsh. Ad esempio, la prima delle seguenti dieci prove elencate da Rav Ovadia di Bertinoro ci è nota tramite la tradizioni midrashica.

    1. Avrahàm viene buttato in una fornace ardente.
    Questa prova si trova in veritá nel testo, si basa sul doppio significato di Ur, la Ur dei Caldei, infatti si dice: "Io sono il Sign-re che ti ha tratto fuori da Ur (una fornace) dei Caldei" perchè ci fosse finito nella fornace, è un' altra storia, contenuta nel Libro dei Giubilei.

    2.D-o gli dice di lasciare la sua terra natia per diventare uno straniero nella terra di Canaan.

    3.Subito dopo essere arrivato nella Terra Promessa deve affrontare una carestia.

    4. Gli Egizi catturano la sua amata moglie Sarà e la portano al Faraone.

    5. Avramo affronta una battaglia difficile nella guerra dei Quattro e i Cinque re.

    6.D-o gli dice che i suoi figli saranno “stranieri in una terra straniera”.
    Qui la prova di Abramo consiste nell'approvare che i propri figli saranno esposti a pericoli, tra stranieri aspri, con cui non è facile trattare.

    7.D-o gli dice di circoncidersi in età avanzata.

    8. Il Re di Gheràr cattura Sarà.

    9.D-o gli dice di mandare via Hagàr dopo aver avuto un figlio da lei.

    10. D-o gli dice sacrificare il suo amato figlio Isacco.

    Shalom

    Bruno T.
     
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  3. whitemirror
     
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    CITAZIONE (Varnon @ 24/1/2016, 13:41) 
    Allora le 10 prove cosí sono enumerate da Maimonide:

    1.D-o gli dice di lasciare la sua patria per essere uno straniero nella terra di Canaan, con la frase "lech lechá" cioè vattene, vá a te (stesso). Questo, come le altre prove, sono grandi sforzi, egli è provato, è tentato dal non fare tutto ció, perchè significherebbe lasciare i proprii cari, la propria terra.

    2.Immediatamente dopo il suo arrivo a Canaan, deve affrontare un periodo di carestia.

    3.Gli Egizi catturano la sua amata moglie Sarà e la portano al Faraone. Tralasciando se è un rapimento o un matrimonio, ovviamente non era d'accordo Abramo e non poteva dir niente. Ed è qui, che sta la prova, avere i nervi saldi pure se ti prendono (giustamente o meno) tua moglie.

    4.Abramo affronta una battaglia difficile nella guerra dei Quattro e i Cinque re.

    5.Sposa Hagàr poiché non aveva concepito figli con Sarà.
    Per non disobbidire al comando "riempite la terra e soggiogatela" si conosce con Hagàr, perchè ancora non sa di avere un figlio dalla moglie Sara, sterile.

    6.D-o gli dice di circoncidersi in età avanzata.
    Ebbene qua non c' è bisogna che dica niente, è duro essere conscienziosi di farlo.

    7.Il Re di Gheràr cattura Sarà.
    Prova simile a quella del Faraone

    8. D-o gli dice di mandare via Hagàr dopo aver avuto un figlio da lei.
    Gli aveva dato un figlio, ormai si erano conosciuti, ma la restaurazione dello stato matrimoniale, in precedenza contratto con Sara, deve avvenire, per il bene di Sara.

    9. Suo figlio Ismaele viene allontanato.
    Il dolore di un padre costretto a farlo sempre per il bene di Sara.

    10. D-o gli dice di sacrificare il suo amato figlio Isacco.
    E qui, quella piú nota, Isacco anche compie un alto gesto di fede verso Abramo, ossia la legatura, si fa legare il piú stretto possibile per essere sacrificato. Perchè se Isacco, muovendosi, si fosse soltanto ferito, non sarebbe stato più sacrificato, perchè avrebbe avuto un difetto sul corpo, la ferita.


    Da notare che tutte le prove elencate da Maimonide si trovano nel testo biblico, mentre altre fonti citano anche eventi riportati nel Midràsh. Ad esempio, la prima delle seguenti dieci prove elencate da Rav Ovadia di Bertinoro ci è nota tramite la tradizioni midrashica.

    1. Avrahàm viene buttato in una fornace ardente.
    Questa prova si trova in veritá nel testo, si basa sul doppio significato di Ur, la Ur dei Caldei, infatti si dice: "Io sono il Sign-re che ti ha tratto fuori da Ur (una fornace) dei Caldei" perchè ci fosse finito nella fornace, è un' altra storia, contenuta nel Libro dei Giubilei.

    2.D-o gli dice di lasciare la sua terra natia per diventare uno straniero nella terra di Canaan.

    3.Subito dopo essere arrivato nella Terra Promessa deve affrontare una carestia.

    4. Gli Egizi catturano la sua amata moglie Sarà e la portano al Faraone.

    5. Avramo affronta una battaglia difficile nella guerra dei Quattro e i Cinque re.

    6.D-o gli dice che i suoi figli saranno “stranieri in una terra straniera”.
    Qui la prova di Abramo consiste nell'approvare che i propri figli saranno esposti a pericoli, tra stranieri aspri, con cui non è facile trattare.

    7.D-o gli dice di circoncidersi in età avanzata.

    8. Il Re di Gheràr cattura Sarà.

    9.D-o gli dice di mandare via Hagàr dopo aver avuto un figlio da lei.

    10. D-o gli dice sacrificare il suo amato figlio Isacco.

    Shalom

    Bruno T.

    Ti ringrazio per l'accurata esposizione che mi hai dato.
    Ma vorrei dire che se la decima prova è stata effettivamente una prova di fede, ossia una cosa che Abramo poteva anche rifiutarsi di fare, le prime nove a me sembrano comuni vicissitudini della vita che capitano a tutti gli esseri umani. Anzi, con la differenza che le persone comuni non hanno sempre Dio che le protegge e le fa uscire al meglio da tutti i guai.
    Per esempio Abramo, solo grazie a Dio, ne esce ricco dalle storie successe col faraone e poi anche con il re di Gheràr; vince nella guerra dei re e libera suo nipote Lot; alla fine viene accolto come un principe ed è rispettato dai cananei suoi vicini che gli vendono un terreno in cui stabilirsi.

    Alla gente comune, specialmente a quella povera – o ancora peggio a quella che vive nei paesi poveri devastati dalle guerre e dalla fame – i guai, le miserie, le disgrazie spesso non hanno un lieto fine.
    Abramo è stato il capostipite degli ebrei, ma sicuramente dopo la seconda diaspora i suoi discendenti hanno dovuto affrontare prove assai più gravi delle sue in duemila anni di antisemitismo, le più gravi e spaventose in tempi a noi recenti. E senza quasi mai il lieto fine.

    Non comprendo quindi perché i saggi definiscono prove di fede anche quei comuni eventi della vita accaduti ad Abramo.

    Non so se l'episodio della fornace fu una prova di fede per Abramo, non conosco bene questo fatto, ma certamente, dato che Dio lo tirò fuori da lì, Abramo ebbe senz'altro modo di conoscere l'onnipotenza divina e quanto grande fosse il favore di cui egli godeva.
    Dato questo prezioso precedente, doveva ormai sentirsi come in una botte di ferro, sicuro che avrebbe superato qualsiasi avversità grazie al potente alleato che aveva in alto in grado di tirarlo fuori incolume da qualsiasi sventura.

    Di conseguenza, non va a suo merito l'aver chiesto a Sara di farsi passare per sua sorella quando giunsero in Egitto, ben sapendo che Dio lo avrebbe protetto; ancora più, dopo aver constatato che Dio lo salvava pure dai sovrani, in seguito insistette facendo la stessa cosa quando giunse a Gheràr.
    Per questo dico che il solo momento in cui Abramo dovette affrontare una prova veramente difficile fu nel caso della legatura di Isacco.

    Saluti
     
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    Quindi si può mettere anche in dubbio l'esistenza di Mose, ma non che Genesi, Esodo,Levitico,Numeri e Deuteronomio siamo stati scritti da un solo uomo. E in che epoca sarebbe vissuto questo genio rimasto anonimo?
     
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  5. whitemirror1
     
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    CITAZIONE (Alma the First @ 2/3/2016, 18:13) 
    No. L'esistenza di Mosè viene anche messa in dubbio, il punto non è questo. Semplicemente viene valutata una uniformità di composizione del testo e artificiosa la suddivisione occidentale.

    Ho notato che anche i testimoni di Geova considerano uniforme la composizione di Genesi, tanto che adattano la loro traduzione in questo senso. Per esempio, nel passo in cui Abramo e Sara entrano nel regno di Abimelec, e lui le chiede, come già aveva fatto in Egitto, di dire di essere sua sorella, la TNM traduce: Abramo ripeté a Sara.

    Molti commentatori sostengono che questi due episodi, più quello analogo di Isacco con Rebecca, sono resoconti diversi del medesimo episodio provenienti da tradizioni differenti.
    La ragione per cui si afferma ciò è evidente: Abramo e Sara, e poi anche Isacco dopo di loro, non appaiono in una bella luce se risultano recidivi anche alla corte di Abimelec.
    Essi, ormai, avevano ben visto, dato il precedente avvenimento in Egitto, come l'Onnipotente intervenisse in loro difesa.
    Inoltre avevano avuto ulteriori e più grandiose prove dell'Onnipotenza di Dio:
    la distruzione di Sodoma, e come in essa il suo parente Lot ebbe la possibilità di salvarsi; poi la gravidanza di una donna sterile da tutta una vita, e per di più dopo la menopausa.

    Già in Egitto Abramo non aveva brillato in quanto a fede dato che aveva preferito fare affidamento sulla menzogna piuttosto che sullo scudo divino per proteggere la propria vita. Ma ora, da Abimelec, la fede non c'entrava più nulla. Abramo sapeva che Dio era capace di proteggerlo e che lo avrebbe fatto, a maggior ragione adesso che Sara era incinta per sua precisa volontà.
    Questa ulteriore bugia, che gli fece meritare una seconda reprimenda anche da parte di Abimelec, fa quasi intendere che Abramo non si fidasse per niente dell'aiuto divino, lui, il padre della fede, a dispetto delle prove grandiose di cui era stato testimone.
    Eppure gli sarebbe bastato, per esempio, dire a Sara di non mettere visibilmente in mostra la sua abbagliante bellezza, e Dio avrebbe provveduto ad impedire che occhi troppo indiscreti la osservassero da vicino per farla presente al re.

    Se si considera che dall'Egitto Abramo ne uscì con grandi ricchezze, versategli dal faraone come dote nuziale per sposare Sara, e dato che anche dopo l'episodio di Abimelec Abramo ripartì molto più ricco di prima per la stessa ragione, non si può dare torto a chi potrebbe pensar male di lui e della sua consorte.
    Per questo sarebbe più coerente e soprattutto più rispettoso verso la figura di Abramo e quella di Sara intendere il testo come un assemblaggio di varie tradizioni.

    Lo stesso discorso credo valga pure per le due creazioni, che appaiono in urto fra di loro.

    Come è quindi possibile che il pensiero accademico non abbia preso in considerazione le gravi implicazioni causate dalla tesi dell'uniformità di composizione del testo?

    Saluti / Shalom
     
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    @Maurizio
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    Quindi si può mettere anche in dubbio l'esistenza di Mose, ma non che Genesi, Esodo,Levitico,Numeri e Deuteronomio siamo stati scritti da un solo uomo. E in che epoca sarebbe vissuto questo genio rimasto anonimo?

    Non capisco l'utilità del sarcasmo né del tono in generale.
    Secondo come viene messa in dubbio la redazione della Torah da parte di un singolo individuo, eccome. Sei male informato. Questo vale anche presso (da quanto ho potuto vedere) gli ambienti ebraici.
    Certamente il tuo atteggiamento non invita a rispondere e ad essere collaborativi.

    @White
    CITAZIONE
    fa quasi intendere che Abramo non si fidasse per niente dell'aiuto divino, lui, il padre della fede, a dispetto delle prove grandiose di cui era stato testimone.

    Abramo, come già evidenziato in altri threads, viene più volte rappresentato nel commettere errori.
    Uno di questi (secondo le integrazioni della Mishna, ad esempio) è proprio la legatura di Isacco, per cui non è affatto scontato che l'ordine di immolare il figlio provenisse direttamente da D-o, quanto forse da un profeta troppo "zelante" o dal rimorso stesso dell'ex adoratore di idoli Abramo, una sorta di residuo di una forma mentis non approvata dal Creatore.
    Quindi queste "oscillazioni" all'interno della fede, mi sembrano, almeno dal mio punto di vista, molto concrete e plausibili

    Shalom
     
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    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 27/2/2016, 14:08) 
    Il mondo accademico ebraico crede unanimemente

    "Unanimemente", riferito al mondo accademico in generale, è sempre una parola grossa.


    CITAZIONE (whitemirror1 @ 3/3/2016, 17:16)
    Se si considera che dall'Egitto Abramo ne uscì con grandi ricchezze, versategli dal faraone come dote nuziale per sposare Sara, e dato che anche dopo l'episodio di Abimelec Abramo ripartì molto più ricco di prima per la stessa ragione, non si può dare torto a chi potrebbe pensar male di lui e della sua consorte.
    Per questo sarebbe più coerente e soprattutto più rispettoso verso la figura di Abramo e quella di Sara intendere il testo come un assemblaggio di varie tradizioni.

    Lo stesso discorso credo valga pure per le due creazioni, che appaiono in urto fra di loro.

    Come è quindi possibile che il pensiero accademico non abbia preso in considerazione le gravi implicazioni causate dalla tesi dell'uniformità di composizione del testo?

    Non mi sembra che il "si potrebbe pensar male" sia un argomento scientifico, che, per arrivare a conclusioni in merito alla genesi di un testo, la comunità accademica valuti a seconda della bella o cattiva figura che ne farebbe un personaggio o sul "rispettoso" o simili considerazioni.

    CITAZIONE (LvBv1983 @ 3/3/2016, 22:04)
    @Maurizio
    CITAZIONE
    Quindi si può mettere anche in dubbio l'esistenza di Mose, ma non che Genesi, Esodo,Levitico,Numeri e Deuteronomio siamo stati scritti da un solo uomo. E in che epoca sarebbe vissuto questo genio rimasto anonimo?

    Non capisco l'utilità del sarcasmo né del tono in generale.
    Secondo come viene messa in dubbio la redazione della Torah da parte di un singolo individuo, eccome. Sei male informato. Questo vale anche presso (da quanto ho potuto vedere) gli ambienti ebraici.
    Certamente il tuo atteggiamento non invita a rispondere e ad essere collaborativi.

    Quoto e aggiungo che basterebbe applicare un minimo di onestà intellettuale - o di capacità cognitiva - per evitare gli omini di paglia
     
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  8. whitemirror1
     
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    CITAZIONE (ashkenazi @ 4/3/2016, 10:31) 
    CITAZIONE (whitemirror1 @ 3/3/2016, 17:16)
    Se si considera che dall'Egitto Abramo ne uscì con grandi ricchezze, versategli dal faraone come dote nuziale per sposare Sara, e dato che anche dopo l'episodio di Abimelec Abramo ripartì molto più ricco di prima per la stessa ragione, non si può dare torto a chi potrebbe pensar male di lui e della sua consorte.
    Per questo sarebbe più coerente e soprattutto più rispettoso verso la figura di Abramo e quella di Sara intendere il testo come un assemblaggio di varie tradizioni.

    Lo stesso discorso credo valga pure per le due creazioni, che appaiono in urto fra di loro.

    Come è quindi possibile che il pensiero accademico non abbia preso in considerazione le gravi implicazioni causate dalla tesi dell'uniformità di composizione del testo?

    Non mi sembra che il "si potrebbe pensar male" sia un argomento scientifico, che, per arrivare a conclusioni in merito alla genesi di un testo, la comunità accademica valuti a seconda della bella o cattiva figura che ne farebbe un personaggio o sul "rispettoso" o simili considerazioni.

    Vorrei però considerare che Abramo non è un personaggio, ma il personaggio, sul quale si fondano i grandi progetti di Dio. Se la valutazione degli accademici è rigorosamente scientifica e conclude che i tre passi da me citati riguardanti Abramo e Sara e poi Isacco e Rebecca sono davvero tre episodi separati che implicano inevitabilmente la recidività, "il pensar male" in un testo come la Torah – che ha contenuti e messaggi molto importanti da comunicare – non mi sembra sia fuori luogo.
    Abramo è il padre della fede, amico di Dio. Ha le sue debolezze, certamente, ed è un fatto che la Torah non nasconde mai le debolezze di alcuno, ma egli non è paragonabile, che so, a Caino. Abramo è comunque molto al di sopra degli standard, e del resto il Talmud è andato perfino oltre la Torah nel volerne celebrare la fede e le dedizione a Dio narrando delle sue "dieci prove".

    Ora, le qualità di un uomo si valutano anche attraverso le sue opere. Si può essere comprensivi se dal faraone Abramo sia stato un po' debole non avendo confidato nella protezione divina che gli era stata promessa – sbagliare una volta succede a tutti – ma, nell'episodio di Abimelec, egli appare chiaramente come uno "che ci marcia".
    Celebrare Abramo in un certo modo, e poi presentarlo in azione ma nel modo opposto, è un po' come raffigurare in una vignetta il leone come simbolo del coraggio, e in un'altra vignetta mostrarlo mentre fugge terrorizzato inseguito da un coniglio. Farebbe uno strano effetto.
    E' lo stesso effetto che provoca Abramo nell'episodio di Abimelec, aggravato di seguito in quello del di lui figlio Isacco che segue le orme del padre.

    La comunità accademica bada solo agli aspetti tecnico / scientifici inerenti il testo e non si occupa della sua congruenza con i contenuti e gli insegnamenti – assai più essenziali – che esso vuole dare?

    Saluti / Shalom

    Edited by ashkenazi - 6/3/2016, 08:30
     
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    La filologia non può diventare apologetica e teologica se non rinunciando ad ogni pretesa di scientificità.
     
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    Se conosci (e credo tu lo conosca) il NT saprai bene il valore dato, a livello didascalico, alla figura di Pietro e i suoi innumerevoli errori, se lì non ti sembra strano, perché così ti appare nel Tanakh?

    Abramo è un uomo incredibile, tuttavia rimane sempre umano, con i suoi dubbi, i suoi errori, sì, anche reiterati nel tempo.
    Ha già avuto prova del potere divino, ma compra il terreno che D-o gli ha promesso, potrebbe chiedere misericordia per Sodoma e Gomorra, ma chiede solo per i giusti, ha paura di fronte ad una difficoltà umana e dice che sua moglie è sua sorella.
    A ben guardare in tutte le vite dei mistici o degli "illuminati" che sono stati tramandati avvengono questi fenomeni. Anzi, posso dire che essi sono utilissimi per capire come l'intervento Divino sia impostato nel Tanakh.
    Non sono decantati miracoli effettuati in modo "prodigioso" il più delle volte. Anche nei casi più "estremi" (vedi il Mar Rosso) D-o si serve comunque di elementi naturali e la chiave di volta è sempre la fiducia nell'aiuto certo da parte del Creatore; fiducia che si deve sempre conquistare in se stesso ogni giorno, sia nel momento dell'adempimento delle mitzvot, sia quando si richiede invece un aiuto attivo.
    Se prendi la figura di Ba'al Shem Tov potrai notare che nonostante il continuo contatto con le guarigioni che portava per mezzo della fede, impiega una vita intera a raggiungere quella pienezza di legame con il Creatore da capire che le formule, le parole, i simboli non servono a nulla e ripetere un "prodigio" di gioventù, una volta anziano, basandosi solo sul rispetto delle mitzvot e sulla fede assoluta (proprio nel senso di slegata, incondizionata)
    Anche in questi aneddoti l'intentento omiletico e didascalico è paradossalmente sempre lo stesso, a ben vedere persino dopo migliaia di anni il trait d'union rimane costante nel messaggio che viene comunicato alle generazioni. (Questo valutando il contenuto del in ottica fideistica, come detto più volte anche un approccio totalmente laico è comunque legittimo e valido).

    Secondo me tu semplicemente parti da una certa aspettativa e una certa idea del sacro per cui puoi dire che

    CITAZIONE
    Celebrare Abramo in un certo modo, e poi presentarlo in azione ma nel modo opposto, è un po' come raffigurare in una vignetta il leone come simbolo del coraggio, e in un'altra vignetta mostrarlo mentre fugge terrorizzato inseguito da un coniglio. Farebbe uno strano effetto.
    E' lo stesso effetto che provoca Abramo nell'episodio di Abimelec, aggravato di seguito in quello del di lui figlio Isacco che segue le orme del padre.

    Questo perché presso la cultura cristiana generalmente la Bibbia è considerata diversamente che nella cultura ebraica, e con essa, tutti i personaggi e le storie che contiene.
    Dal punto di vista ebraico, esasperando nemmeno troppo, non fa neppure molta differenza se Abramo sia esistito o meno. Quindi...

    CITAZIONE
    La filologia non può diventare apologetica e teologica se non rinunciando ad ogni pretesa di scientificità.

    Straquoto
     
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    Incredibile che nessuno abbia pensato di linkare questa leggendaria disamina di Abramo, nella quale molte apparenti contraddizioni possono essere spiegate: http://forumbiblico.forumfree.it/?t=956189 Va letta attentamente per comprendere che scienza e fede forse non sono in disaccordo...

    Un po' capisco Whitemirror, probabilmente avverte una sensazione di frustrazione dovendo confrontarsi con una solida liquidità di studi e opinioni. Questa insofferenza però la attribuirei soprattutto a chi è alla ricerca della agognata Verità :B):

    CITAZIONE (whitemirror_ @ 5/3/2016, 21:16) 
    Abramo è il padre della fede, amico di Dio. Ha le sue debolezze, certamente, ed è un fatto che la Torah non nasconde mai le debolezze di alcuno, ma egli non è paragonabile, che so, a Caino...Ora, le qualità di un uomo si valutano anche attraverso le sue opere. Si può essere comprensivi se dal faraone Abramo sia stato un po' debole non avendo confidato nella protezione divina che gli era stata promessa – sbagliare una volta succede a tutti – ma, nell'episodio di Abimelec, egli appare chiaramente come uno "che ci marcia"...

    Gli Egiziani, a quel tempo, forse non praticavano più i sacrifici umani però stando al testo erano governati da re abietti. Proteggere la propria incolumità con una bugia o semi-bugia non lo porrei sullo stesso livello. Anche se si è profeti e si conversa con Dio, ad ogni uomo è chiesto di fare tutto il possibile per preservarsi, a maggior ragione se la controparte ha fini malvagi. Confidare nella protezione divina non significa gettarsi da un burrone.
     
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  12. whitemirror1
     
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    CITAZIONE (Alma the First @ 13/3/2016, 19:55) 
    Incredibile che nessuno abbia pensato di linkare questa leggendaria disamina di Abramo, nella quale molte apparenti contraddizioni possono essere spiegate: http://forumbiblico.forumfree.it/?t=956189 Va letta attentamente per comprendere che scienza e fede forse non sono in disaccordo...

    Combinare insieme fede e scienza riguardo l'origine dell'uomo?
    La scienza procede per teorie non per dogmi, mentre la religione ha come dogma prima di tutto l'esistenza di Dio – il che, da solo, già rappresenta un vincolo, senza contare molte altre verità di fede (unicità, verità rivelata, interesse e amore verso l'umanità, missione del popolo eletto, ecc).
    Il ragionamento scientifico tende a risultati concreti oggettivamente riproducibili, cosa impossibile se esistono dei vincoli che pongono restrizioni al ragionamento.
    Diversamente dalla scienza, Genesi parla per metafore non certo per fatti comprovati.
    Chi vuole interpretare quest'opera volendo adattare le scoperte scientifiche alle verità di fede, deve necessariamente far uso di una accorta miopia selettiva
    che escluda quelle parti e quelle contraddizioni del testo che non si possono conciliare con la scienza.
    Prenderei come esempio la creazione del cielo, inteso come una distesa solida che separa le acque di sopra da quelle di sotto:

    6 Iddio disse: Siavi uno strato in mezzo
    alle acque, e separi acque da acque.
    7 Iddio fece lo strato, il quale separò le
    acque che sono di sotto allo strato dalle
    acque che sono di sopra allo strato; e
    fu così.
    8 Iddio chiamò lo strato Cielo.
    (Genesi 1:6-8, Luzzatto.)

    Il punto di partenza di questi versetti è la concezione arcaica che la terra fu creata all'interno dell'oceano primordiale, il grande abisso. Per lo scrittore biblico lo spazio cosmico non esiste, ma esiste solo acqua che avvolge la terra.

    CITAZIONE (Alma the First @ 13/3/2016, 19:55) 
    Un po' capisco Whitemirror, probabilmente avverte una sensazione di frustrazione dovendo confrontarsi con una solida liquidità di studi e opinioni. Questa insofferenza però la attribuirei soprattutto a chi è alla ricerca della agognata Verità :B):

    Nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.
    A mio parere la verità non è un santo Graal a cui si può arrivare una volta per tutte dopo lunga ricerca, ma per l'uomo consiste nella ricerca stessa. Una ricerca che procede per stadi, o livelli, che vanno continuamente superati dopo aver imparato a scoprirne i difetti e le aporie. Ricerca della verità è mettere in discussione gli stadi temporanei di conoscenza e superarli secondo un metodo evolutivo; il che nulla ha in comune con le "solide fluidità" del pensiero che però non si evolve mai per il fatto che non attua alcun processo di cambiamento.

    CITAZIONE (Alma the First @ 13/3/2016, 19:55) 
    CITAZIONE (whitemirror_ @ 5/3/2016, 21:16) 
    Abramo è il padre della fede, amico di Dio. Ha le sue debolezze, certamente, ed è un fatto che la Torah non nasconde mai le debolezze di alcuno, ma egli non è paragonabile, che so, a Caino. [...]
    Ora, le qualità di un uomo si valutano anche attraverso le sue opere. Si può essere comprensivi se dal faraone Abramo sia stato un po' debole non avendo confidato nella protezione divina che gli era stata promessa – sbagliare una volta succede a tutti – ma, nell'episodio di Abimelec, egli appare chiaramente come uno "che ci marcia"...

    Gli Egiziani, a quel tempo, forse non praticavano più i sacrifici umani però stando al testo erano governati da re abietti. Proteggere la propria incolumità con una bugia o semi-bugia non lo porrei sullo stesso livello. Anche se si è profeti e si conversa con Dio, ad ogni uomo è chiesto di fare tutto il possibile per preservarsi, a maggior ragione se la controparte ha fini malvagi. Confidare nella protezione divina non significa gettarsi da un burrone.

    Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
    Anche le legislazioni penali trattano in modo assai diverso il medesimo errore a seconda se è commesso dall'incensurato oppure da chi è recidivo.

    Forse Abramo aveva molti preconcetti riguardo alla malvagità del faraone (che al contrario gli pagò a peso d'oro il "prezzo della sposa" anziché "rapire" la sessantacinquenne Sara). Inoltre non aveva valutato che con la sua menzogna rischiava di ingarbugliare di più le cose dato che gli egiziani, credendo Sara sua sorella, l'avrebbero legittimamente potuta chiedere in moglie, cosa che infatti accadde.
    Ma, stando alla Torah, Abramo non aveva ancora conosciuto la potenza di Dio, e forse la sua fede nelle sue promesse (anche di proteggerlo) non doveva essere ancora ben salda.
    Stando al Talmud, invece, Abramo aveva già avuto prova di ciò di cui Dio è capace, dato che anni prima l'onnipotenza divina lo aveva tratto indenne da una fornace ardente. In questo caso, secondo il detto "aiutati che Dio ti aiuta", capisco che inizialmente abbia voluto confidare anche in una menzogna oltre che sull'aiuto divino, ma quando a causa di quella bugia si trovò in una situazione, da un punto di vista morale, simile a quello della fornace ardente, cioè a dover commettere il gravissimo peccato di maritare sua moglie col faraone, allora avrebbe dovuto affidarsi in tutto a Dio anziché concludere di fatto quel contratto matrimoniale intascando la dote nuziale che gli era dovuta in quanto presunto tutore della donna.

    Nel regno di Abimelec, comunque, la questione della fede è fuori causa. Ora Abramo aveva sicuramente quella conoscenza ed esperienza che prima gli mancavano: sapeva che Dio mette al tappeto qualsiasi sovrano, che incenerisce intere città, che rende gravide donne sterili e in età avanzata, e, soprattutto, che è affidabile. E sapeva, inoltre, che quella menzogna poteva solo creare equivoci dato che un re avrebbe potuto chiedere di sposare la sua presunta sorella.
    Infatti, Abimelec fu affascinato dalla novantenne Sara e, come già aveva fatto il faraone, versò ad Abramo un generosissimo prezzo nuziale per impalmare sua moglie. Abramo doveva ben essere consapevole che se Dio non fosse intervenuto, Sara avrebbe commesso adulterio e lui un atto di lenocinio.
    Si può dire che Abramo e Sara fossero ragionevolmente certi dell'intervento divino prima che quel singolare matrimonio fosse consumato. Se non avessero avuto questa certezza, si dedurrebbe che essi erano disposti ad accettare che gli eventi avessero il loro ineluttabile compimento, cioè l'adulterio di lei ed il lenocinio di lui.

    Ma i "martiri" non sono coloro che preferiscono morire piuttosto che venire meno ai loro principi? Sembra che i due coniugi tenessero molto più alla propria vita – e ad eventuali vantaggi economici – che al rispetto di norme etiche fondamentali conosciute e rispettate perfino dai pagani.
    Ripetere l'espediente di quella bugia, da parte di Abramo e Sara, significava costringere Dio ad intervenire, oppure, se non fosse intervenuto, a lasciare che gli avvenimenti innescati in quella maniera avessero il loro – iniquo – compimento.
    In un modo o nell'altro Abramo si sarebbe ulteriormente arricchito dando in moglie sua moglie ad un altro uomo.
    In seguito doveva aver istruito suo figlio Isacco sull'utilità di un tale espediente, ed Isacco deve aver messo in pratica ciò che veniva dai consigli paterni.

    Date queste problematiche di non scarso rilievo, è naturale che tanti studiosi affermino che l'evento in questione è uno solo, ma narrato in tre diverse versioni provenienti da fonti distinte, poi unificate da un unico redattore.

    CITAZIONE (time paradox @ 13/3/2016, 21:35) 
    Anche io dissi a degli ebrei: vorrei sapere la verità su Genesi. Mi chiesero cosa io pensavo, e testo alla mano lo spiegai. Mi risposero che le mie impressioni erano già state pensate ed espresse e che esistono tesi simili in discussione in non ricordo quale loro testo. In buona sostanza che tale mia impressione (che va oltre ciò che ho appena accennato) è fra le contemplate da qualche parte (un testo in ebraico non facile da avere a disposizione, meno che mai tradotto, e quindi difficilmente consultabile e illeggibile per me e non ricordo quale sia). Questa per me è 'la verità' su genesi, quella che io cercavo, cioè la verità che esiste anche questa possibilità, è contemplata, ammessa, è ammesso esaminarla, e tutto ciò che ne consegue. Poi non mi dissero la discussione dove ha condotto e se si sia addivenuti a delle conclusioni. A patto che non lo predichi come certezza, io posso credere che sia come dico io, e ovviamente lo credo, mi è stato detto che non vi è nulla in contrario e che non faccio peccato insomma :D Non ho i mezzi per indagare oltre, magari sbatterei anche il naso su di una smentita, nel caso non importa. Finché non ho elementi contrari per me è come dico io :D e non ho obbligo ad accettare che sia come dicono altri :D Se non è la verità questa?! :D (ovviamente 'una verità'). Grazie per il link, mi ripromettevo di fare la ricerca ma WM che ha tutta la mia stima e simpatia è sparito. Peccato, volevo discutere oltre con lui, poi magari continuavamo questa ricerca insieme.

    Il racconto della creazione in Genesi è per me una allegoria densa di significati, e, pur volendo ammettere che la sua stesura sia stata fatta da un unico autore, in ogni caso ritengo sia frutto di molteplici tradizioni antiche. E' questa una tesi che il corpus accademico non può accogliere perché significherebbe riconoscere che antecedentemente l'esilio babilonese fossero presenti in Israele differenti posizioni religiose, in particolare quelle definite da certi studiosi Elohista e Jahwista, dalle quali appunto deriverebbero le due contrastanti versioni della creazione.
    Secondo alcuni commentatori, per quanto posso aver capito, il monoteismo ebraico nacque appena pochi anni prima dell'esilio, ad opera del re Giosia, il quale cercò di cancellare ogni traccia storica del precedente culto jahwista, di natura politeista.
    Ma qui andremmo OT, e non a caso LvBv1983 ha aperto un topic su quest'argomento.
    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=72226191
    Ciò che mi piacerebbe approfondire, se mai, è il racconto della creazione nelle sue differenti versioni, purché lo si tenga ben lontano dalla scienza.

    Saluti / Shalom
     
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    Voglio farti notare, Whitemirror, che in molti stiamo dicendoti una stessa cosa, che vale per Abramo come per molti altri episodi, e che tu proprio non ti fili, citandomi


    CITAZIONE (ashkenazi @ 29/3/2015, 14:59) 
    Mi pare che ci si voglia sempre dimenticare che i libri furono stato scritti unicamente da e per una etnia, il popolo dell'alleanza, i discendenti dai lombi di Abramo, YHWH nella Torah non è il Dio dell'amore universale... non erano tempi adatti per la dichiarazione dei diritti dell'uomo né per la convenzione di Ginevra né per il politicamente corretto. Si usava così, il 'senso comune' era diverso. Ovunque.
    Voler giudicare gli antichi narrati attraverso "categorie etiche" moderne semplicemente non ha senso.

    Alla quale in questo caso si aggiunge l'obiezione legale che le leggi del Sinai non erano ancora state emanate. Obiezione un po' debole, casomai se ne parla, ma comunque per logica valida.
    E' per questo che ti ho rivolto le domande di cui sopra, che ripeto

    "Per te ha senso applicare la nostra morale contemporanea a testi di altre epoche e culture? E quale fu, secondo te, l'intento per cui quelle storie vennero raccontate?"
    Tu sostieni che oltre al danno ci fu la beffa di ripetere più volte lo stesso episodio che è, sempre per te, infamante. Applicando il tuo stesso metodo ciò sarebbe paradossale.
     
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  14. whitemirror1
     
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    Mi sono state fatte molte domande da più parti e ci terrei a rispondere a tutte; ma per il momento, data la scarsità di tempo, mi preme di più la seguente:

    CITAZIONE (ashkenazi @ 14/3/2016, 12:35) 
    Voglio farti notare, Whitemirror, che in molti stiamo dicendoti una stessa cosa, che vale per Abramo come per molti altri episodi, e che tu proprio non ti fili, citandomi


    CITAZIONE (ashkenazi @ 29/3/2015, 14:59) 
    Mi pare che ci si voglia sempre dimenticare che i libri furono stato scritti unicamente da e per una etnia, il popolo dell'alleanza, i discendenti dai lombi di Abramo, YHWH nella Torah non è il Dio dell'amore universale... non erano tempi adatti per la dichiarazione dei diritti dell'uomo né per la convenzione di Ginevra né per il politicamente corretto. Si usava così, il 'senso comune' era diverso. Ovunque.
    Voler giudicare gli antichi narrati attraverso "categorie etiche" moderne semplicemente non ha senso.

    Alla quale in questo caso si aggiunge l'obiezione legale che le leggi del Sinai non erano ancora state emanate. Obiezione un po' debole, casomai se ne parla, ma comunque per logica valida.
    E' per questo che ti ho rivolto le domande di cui sopra, che ripeto

    "Per te ha senso applicare la nostra morale contemporanea a testi di altre epoche e culture? E quale fu, secondo te, l'intento per cui quelle storie vennero raccontate?"
    Tu sostieni che oltre al danno ci fu la beffa di ripetere più volte lo stesso episodio che è, sempre per te, infamante. Applicando il tuo stesso metodo ciò sarebbe paradossale.

    Veramente non ho giudicato Abramo e Sara in base alla mia ma alla loro morale, che poi è quella stressa che emerge direttamente dalle storie narrate, espressa proprio per voce di Dio. Riporto dalla traduzione di Luttazzo:
    Genesi 20

    "3 Iddio venne ad Abimèlech in un sogno
    della notte, e gli disse: Tu devi morire,
    a cagione della donna che hai presa,
    essendo ella maritata."

    Abimelech deve dunque morire – secondo quelle stesse norme che compariranno successivamente nella legge mosaica – perché si è avvicinato ad una donna maritata. Chiaramente sarebbe ingiusto che Dio giudicasse e punisse un uomo per la violazione di leggi che quello non conosce.
    Ma dal testo si comprende invece che Abimelech conosce la legge sull'adulterio e conosce anche le terribili conseguenze a catena della sua violazione:

    "4 Abimèlech non era si avvicinato a lei;
    e disse: O Signore! uccideresti tu una
    nazione, benché innocente?

    5 Vedi, egli m’ha detto: Ella è mia
    sorella; ed ella altresì disse: Egli è mio
    fratello. Io ho fatto la cosa con
    innocenza di cuore e purità di mani."

    Il peccato è qui considerato talmente grande che la portata del castigo è un fatto assodato tanto per Abimelech quanto per Dio:

    "6 E Dio gli disse in sogno: Anch’io
    conosco che con innocenza di cuore hai
    ciò fatto, e t’ho quindi anch’io salvato
    dal peccare verso di me; perciò non
    permisi che tu la toccassi.
    7 Or dunque restituisci la moglie di
    quell’uomo, poiché è profeta, e
    pregherà per te, e guarirai: ma se tu
    non la restituisci, sappi che devi morire
    tu e quanti t’appartengono."


    I due interlocutori, Dio ed il re, si capiscono benissimo dal momento che il loro linguaggio etico è il medesimo: un re, qualora si accosti ad una donna maritata, commette un peccato universalmente gravissimo che fa meritare la morte non solamente lui, ma pure all'intera nazione che governa: "uccideresti tu una nazione, benché innocente?"
    Il solo avvicinarsi ad una donna sposata, anche involontariamente è equiparabile, in quest'ottica, ad accendere una sigaretta dentro una polveriera.

    Dio riconosce che Abimelech è innocente nelle sue intenzioni, poiché era stato ingannato da Abramo e da Sara. Il giorno seguente il re fece una reprimenda ad Abramo, il quale farfugliò qualche scusa. Ma intanto il castigo divino, nonostante l'innocenza di Abimelech, era già in atto a scapito della sua famiglia.
    Anche il faraone, precedentemente, aveva rimproverato Abramo per il suo inganno, a causa del quale tutta la sua corte era stata flagellata. E' da notare che Dio non era comparso in sogno al faraone, ma questi riuscì a comprendere ugualmente da se stesso la ragione di quei mali: che la donna che aveva appena sposato era già maritata:

    Genesi 12

    "17 Il Signore piagò Faraone, e la (gente
    di) sua casa, con grandi piaghe, a
    cagione di Sarai moglie Abramo.
    18 Faraone chiamò Abramo, e (gli)
    disse: Che mai mi facesti? Perché non
    mi dichiarasti ch’è tua moglie?
    19 Perché dicesti: “È mia sorella”?
    ond’io me l’aveva presa per moglie. Ora,
    ecco tua moglie, prendila e vanne."

    Il faraone non conosceva certamente il Dio unico, che fino a quel momento si era rivelato solo ad Abramo, né sapeva che stava per intralciare i progetti di Dio. Sapeva solamente una cosa: che era stato sul punto di commettere un peccato universalmente spaventoso, da giustificare la collera – si deve presumere – dei suoi stessi dei, i soli che quel sovrano poteva conoscere.

    Anche un altro re, pure lui di nome Abimelech, si trova nella medesima situazione a causa di Isacco. Nella reprimenda che egli rivolge a quest'ultimo, gli fa osservare che con il suo comportamento ingannevole stava per innescare un'ecatombe su tutto il suo regno. E ciò sarebbe accaduto anche se non lui, cioè il re, ma un qualsiasi uomo del popolo avesse innocentemente sposato Rebecca e fosse giaciuto con lei:

    Genesi 26

    9 Abimèlech chiamò Isacco, e (gli)
    disse: Senza dubbio essa è tua moglie,
    e come hai tu detto: “È mia sorella”? -
    Isacco gli disse: Perché pensai, che
    potrei morire a cagione di lei.
    10 Ed Abimèlech disse: Che mai ci hai
    fatto? Poco mancò che alcuno del
    popolo giacesse con tua moglie, ed
    allora tu ci avresti tratto addosso una
    colpa.

    11 Quindi Abimèlech comandò a tutto
    il popolo con dire: Chi tocca [offende]
    quest’uomo, o la sua donna, sarà fatto
    morire.

    Giacere con la donna d'altri, anche presso questi popoli pagani, sia da parte di un re che da parte di uno dei suoi sudditi, è considerata – nella logica dell'autore biblico – una colpa oggettivamente tanto grave da avere ripercussioni terribili anche sulla inconsapevole popolazione.
    Il rimprovero che viene mosso da quei re ad Abramo ed Isacco è soprattutto per la ragione che essi, agendo con l'inganno, avevano provocato danni a gente innocente, o avrebbero potuto provocarne di più gravi.
    L'aspetto etico è posto sempre in primo piano in queste narrazioni, ed è, a mio parere, una delle ragioni della ripetitività della storia.
    Direi, infatti, che il secondo episodio di Abramo e Sara da Abimelech sia una specie di "correzione" del primo; penso che l'episodio del faraone, essendo troppo stringato, facesse apparire Dio ingiusto, dato che il castigo divino aveva colpito gli abitanti della corte senza che il faraone fosse colpevole.

    Ecco allora che una seconda tradizione cerca di aggiustare il tiro: questa volta Dio compare in sogno ad un secondo sovrano, cioè Abimelech, e lo avvisa. Gli dice che lui, per il momento, è ancora innocente dato l'inganno di cui è stato vittima, ma ora che è stato avvertito diventa responsabile.

    Abramo e Sara, in questo particolarissimo contesto etico, dove perfino l'adulterio involontario da parte di un uomo, ancorché non sia neppure consumato, equivale all'innesco di una deflagrazione di grande portata, non ci fanno certamente una bella figura.

    CITAZIONE (ashkenazi @ 14/3/2016, 12:35) 
    "Per te ha senso applicare la nostra morale contemporanea a testi di altre epoche e culture? E quale fu, secondo te, l'intento per cui quelle storie vennero raccontate?"
    Tu sostieni che oltre al danno ci fu la beffa di ripetere più volte lo stesso episodio che è, sempre per te, infamante. Applicando il tuo stesso metodo ciò sarebbe paradossale.

    Se quei sovrani erano comunque innocenti, come affermato dal narratore stesso, i due coniugi però non lo erano. Abramo sottoscrive il contratto nuziale e si prende la ricchissima dote, mentre sua moglie sposa un altro uomo.
    Con ciò essi sanno che l'esito di questa azione doveva essere catastrofico.
    Abramo e Sara sono certamente responsabili anche dei mali che colpirono molte persone nei due regni a causa di una situazione di adulterio da loro stessi generata, e per la quale essi per primi avrebbero dovuto essere castigati – di sicuro assai più di quegli innocenti.

    Ho evidenziato il contesto etico delle storie in questione; in altre parole, le regole del gioco che Abramo e Sara non hanno rispettato.
    Il mio giudizio ricalca semplicemente quello già espresso nei versetti biblici per bocca dei tre sovrani e, chiaramente, dallo stesso narratore biblico che non nasconde le reprimenda rivolte ad Abramo e ad Isacco.
    E' sulla base di tali regole che ho giudicato i loro comportamenti, non delle mie o di quelle del mondo moderno.

    In quanto alle ragioni di queste storie, posso solo esprimere il mio personalissimo punto di vista.
    Si può notare che la genealogia patriarcale è relativamente incestuosa; ma potremmo dire che l'incesto, in quei tempi, non era ancora vietato, dato che lo sarà in seguito con la legge mosaica.
    Il motivo, secondo me, per il quale i patriarchi sposano le loro sorellastre, nipoti e cugine, è dovuto alla necessità che la loro genealogia non sia contaminata. In particolare che non lo sia da mescolanze con i cananei. Ciò è rimarcato in parecchi passi.
    Tuttavia c'era la possibilità che nascessero insinuazioni o calunnie sulla purezza delle origini del popolo eletto. Tanto più che si voleva Sara fosse sterile e fecondata prodigiosamente con l'aiuto divino in tarda età.
    Qualcuno poteva inventarsi delle storie che, pur restando apocrife, avrebbero però insinuato il germe del dubbio che Sara non fosse esattamente un terreno rimasto sempre incontaminato durante tutti quei novant'anni.
    Ecco quindi che nasce, nella tradizione popolare, il racconto di Abramo e Sara in Egitto. In questo modo si ammette fosse vero che, data la sua bellezza, Sara potesse essere stata qualche volta oggetto di attenzioni illecite, ma che c'era Dio a vegliare con mano potentissima ed inesorabile affinché quel terreno non fosse mai violato perfino dai re.
    La storia è poi ripetuta sia per ribadirla, e, come ho ipotizzato più sopra, anche per correggerla in modo da non far apparire Dio ingiusto. Infine è applicata pure ad Isacco e Rebecca, sempre per prevenire e contrastare la nascita di racconti malevoli anche su questa coppia.

    Ripeto che si tratta della mia opinione.

    Saluti / Shalom
     
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  15. time paradox
     
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    stiamo percorrendo disordinatamente il testo avanti ed indietro, eravamo sul fatto che wm si domandava se dovesse credere a chi gli dice che genesi (la parte della creazione) è un testo omogeneo e non qualcos'altro - non si sa cosa - da indagare - e quindi cosa possa essere si può scoprire solo dopo averlo indagato.

    ho proposto un'altra visione e mi pare che la possibilità che sia piuttosto un testo da indagare non sia stata affatto contrastata, anzi, ad esempio da var che ha offerto addirittura 'a domanda risposta punto a punto', meglio di così non poteva andare.

    nel frattempo siamo saltati ad abramo, e, di tutto, proprio ad abramo e faraone, ma prima non c'era ancora adam, e caino e abele, e altre cose ancora?

    il metodo sarà anche una nevrosi ma wm dice che capisce delle cose io invece no, non mi sembrano le osservazioni fatte così certe ed evidenti.

    la più parte delle volte quando ho letto ho detto: eh?! che?! ma che vuol dire?! non ci capisco niente a meno che non ricorra a spiegazioni esterne che mi offrono dei "parametri".

    abramo e faraone, bene. non so quel testo da chi è stato scritto (di solito su torahit, ad esempio per ciascun profeta c'è una bella prefazione che dice tante cose sui suoi testi, compresa a volte epoca, genere letterario, parti di cui non si è certi se non siano aggiunte postume, etc.), non so in che epoca è stato scritto, non so a quali eventi di che epoca si riferisce, purtroppo non conosco bene la storia di quelle epoche e di quei luoghi.

    forse wm lo sa

    ma

    a monte, wm, sul "non ci fa una bella figura", se vogliamo andare a 'impressioni', abramo non ci fa praticamente MAI una bella figura, pover'uomo, se è per questo, sembra proprio a volte che non riesca ad azzeccarne quasi nessuna, delle volte appare persino un po' goffo, allora, ti dico, in più, in linea di massima però le cose gli vanno abbastanza bene, è una terribile ingiustizia?

    Abramo quindi fa quasi sempre 'brutta figura' come wm, tu dici, dunque: e allora?!

    Abramo non è un guru che gli ebrei si sono scelti deliberatamente perché era bello, buono e bravo, come nessuno sceglie il propri padre o la propria madre, semplicemente gli ebrei nascono da lì, persino il loro nome "ivri"
    Quindi si interrogano sul loro padre e su cosa possa aver trasmesso loro, dopotutto è sempre padre di una stirpe/popolo e dicono "noi siamo venuti da lì".

    Se ti fai l'albero genealogico non è che poi dici, ah, questo qua se lo metto non mi fa mica fare una bella figura.

    io so

    adam = inizio dell'umanità (niente può esistere senza un inizio)
    noè = un nuovo inizio(?), padre comune dell'umanità, cioè sia di ebrei che di goim(non ebrei), a lui risalgono i 7 precetti noachici o noachidi comuni a tutta l'umanità (guardacaso li ritrovi come precetti base più o meno in tutte le religioni -anche se possono essere espressi con formulazioni diverse- trannè forse uno che è qualcosa tipo 'costituire giusti tribunali')
    abramo = inizio della stirpe/popolo degli ebrei (ivri), leggevo un testo di Rav. Di Segni in proposito giorni fa
    mosè = padre della legge, con lui inizia, credo, il lungo processo di riflessione sul fronte della legislazione e della giustizia, inizia la strutturazione di una società che sviluppa le sue regole di convivenza interne (ed esterne), un altro inizio, ogni volta inizia qualcosa di più.
    bella o brutta è la loro storia (la nostra qual'è? i romani, gli etruschi, i celti? ci fanno fare 'bella figura'? boh!), o perlomeno, la storia di come si sono vissuti

    poi ti sei soffermato su tante cose, io su altre.

    guardando dall'esterno, laicamente, a faraone capita una 'disgrazia' per sé e per il suo popolo, e lui pensa che sia una punizione per aver compiuto qualcosa di errato.

    laicamente allora potrei farti notare che noi sappiamo oggi che non è proprio sempre un assioma, anzi, però all'epoca esisteva anche questo pensiero e lettura della realtà, da indagare, da conoscere.

    poi tieni presente che, traduzioni o testi originali a parte (anche la Luzzatto è sempre una traduzione, dal linguaggio che usa capisco che non è neanche recentissima, era giusto per non usare proprio la cei) la Torah scritta è solo la punta di un iceberg rispetto alla Torah intera che comprende anche quella orale.

    io ho letto e dico che, come al solito, non mi sembra di aver capito, che ho l'impressione che nel racconto non siano scritti esplicitamente tutti gli elementi necessari per capire. Poi lessi delle parashot, qualcuno te ne dovrebbe linkare due o tre per renderti conto del genere di complesse analisi e riflessioni che loro sono abituati a fare su questi testi, e lì ti rendi conto come il testo della torah scritta non sia affatto tutto.

    Tu stai facendo come quelli che fanno "solo corano" (considerata una specie di eresia nell'islam) pensando che quel testo possa spiegarsi da solo ma non è così. Va bene in una prima fase farlo e misurarsi in questo modo, così emergono tutte le domande, ma poi si concluderà che non se ne viene a capo, però parli con un ebreo e vedi che lui ne viene a capo, e dovrai domandargli come fa allora lui ad aprire strade che non avresti mai saputo neanche che esistessero, principalmente è perché tu hai solo quella puntina di iceberg.

    Loro si servono di Torah she bi khtav (khtav=scritto), Torah she bi alpeh (Torah orale), Talmud, Midrash, e altri testi ancora, mai una cosa senza le altre, e dopo migliaia di anni continuano e trovano ancora quasi tutto da rianalizzare continuamente, ogni ipotesi che sia balzata alla mente nel corso della storia su come interpretare viene presa ed analizzata, e mi è parso che ben più di eventuali conclusioni definitive, il fatto importante sia questo lavoro di continuo esame (pazienza loro, questo fa parte della loro tradizione).

    Quindi ok! abramo non ci fa praticamente MAI una bella figura, pover'uomo, se è per questo, sembra proprio a volte che non riesca ad azzeccarne quasi nessuna, delle volte appare persino un po' goffo, pensa che compra coi suoi soldi il terreno che invece D-o ha promesso di regalargli (se non ricordo male), pensa tu! Abramo quindi fa quasi sempre 'brutta figura' come wm, tu dici, dunque: e allora?!: guarda che leggendo i loro commenti, esami, analisi e parashot, se è per questo lo trovi scritto e le "inadeguatezze" di abramo vengono tranquillamente esaminate

    (a volte non sembra però siano quelle che noti tu, ma, ripeto il quadro di contesto loro è molto più ampio).
     
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