Poiché il Giudizio appartiene a D-o

tesi master UCEI di Negev

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  1. Abramo
     
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    Il Valore dell’essere umano


    Il Principio alla base dell’Ebraismo è l’idea che l’uomo sia stato creato ad immagine di D-o, “בצלם אלהים”.

    La Toràh inizia con il racconto della Creazione e con questo ci indica i principi generali su cui si fondano la morale e la legislazione ebraica.
    Il valore dell’uomo in quanto uomo, è sempre presente in ogni cognizione morale e legislativa, la quale regola tutto il sistema in tutte le sue forme. L’uomo, creato ad immagine di D-o, esprime il più alto concetto di eguaglianza e di amore verso l’uomo, esclusivamente in quanto tale. Tutti gli esseri umani derivano da un solo uomo, appartengono alla stessa famiglia umana e sono dunque tutti fratelli. Questo concetto è penetrato nel cuore dell’umanità attraverso le religioni che derivano dall’ebraismo. Il mondo ha imparato la moralità e l’amore dall’ebraismo, ha attinto molti principi morali dai Profeti di Israel, ma non ha saputo stabilire un sistema giuridico all’altezza degli alti principi morali della religione di Israel. La morale dei popoli è stata gestita per lo più dalle religioni dominanti e spesso imponenti; ma il loro sistema giuridico non rispecchia in pieno gli alti principi morali.

    Al contrario, tutto il sistema giuridico ebraico si fonda sugli insegnamenti della Toràh, la sua Morale superiore e le sue Norme.

    ואהבת לרעך כמוך (Waykrà 19,18), “Ama il prossimo tuo come te stesso” o, più precisamente, come lo intende il Midrash: “ama (desidera) per il tuo prossimo come per te stesso”, è la base della morale e del diritto ebraico.


    לעולם יהיה אדם אוהב את הבריות, שנאמר ואהבת לרעך כמוך ומ״ש לרעך ולא אמר את רעך בא ללמד שחייבה תורה לאהוב ולחמוד לחברו כל מה שהוא אוהב וחומד לנפשו.

    Traduzione:
    “Che l’uomo ami sempre le creature, come fu detto: “amerai il prossimo tuo come te stesso. Ciò che fu detto è: לרעך ( per il tuo prossimo) e non את רעך (il tuo prossimo), viene ad insegnare che la Toràh ha obbligato ad amare e desiderare per l’amico, tutto ciò che si ama e si desidera per se stessi”.
    (Ozar haMidrashim, Le’olam, cap. 17, pag. 2749)

    Questo comandamento d’amore è il riflesso di un comandamento più grande, il comandamento che comanda all’ebreo di amare D-o con tutto se stesso.
    Amare D-o significa amare le sue leggi di amore, significa amare l’uomo in quanto Sua immagine.
    In quanto tale, l’uomo non può essere umiliato, offeso o maltrattato. La proibizione dell’assassinio è strettamente legata al principio secondo cui l’uomo è l’Immagine di D-o (Bereshit 9,6).
    Il comandamento “amerai per il prossimo tuo come per te stesso” si sviluppa e sta alla base di tutte le proibizioni di compiere qualsiasi azione che ferisca la persona altrui.
    I comandamenti della Toràh sovrintendono anche ai sentimenti del cuore quali: desiderio, amore, odio e vendetta per impedire, già alla radice, la tendenza verso le trasgressioni, quale conseguenza della loro influenza sul comportamento umano.

    Ad esempio:
    לא תחמוד (= non seguirai i tuoi desideri) è la proibizione di compiere qualunque azione volta a ottenere la proprietà altrui. Questa è solo l’ultima delle cinque parole nella seconda delle due tavole, ordinate secondo una scala graduale di gravità:

    לא תרצח (non assassinerai)
    לא תנאף (non commetterai adulterio)
    לא תגנב (non ruberai)
    לא תענה (non testimonierai [il falso])
    לא תחמוד (non seguirai i tuoi desideri)

    Questi alti comandamenti morali, da cui derivano i loro articolati precetti, sono alla base di tutto il diritto ebraico per il quale, l’applicazione delle relative punizioni, in caso di violazione, consiste nella “purezza del mishpat”, che è ricordata nel Tanakh in vari modi: proibizioni di deviare il din, avvertimento contro la corruzione, obbligo di giudicare con equità anche i più deboli della società: i poveri, gli orfani e le vedove. Nelle dispute legali vi è l’alto obbligo di ogni cittadino, che ne abbia le capacità, di aiutare i poveri e gli oppressi.
    Questi comandamenti sono rivolti principalmente alla coscienza del cittadino. Essi sono scritti, in forma di principi morali, nel cuore di ogni uomo, perché possa usare l’attributo della pietà:

    אם כסף תלוה את עמי את העני עמך לא תהיה לו כנשה לא תשימון עליו נשך אם חבל תחבל שלמת רעך עד בא השמש תשיבנו לו כי הוא כסותה לבדה הוא שמלתו לערו במה ישכב והיה כי יצעק אלי ושמעתי כי חנון אני

    Traduzione:
    “Se presterai denaro al mio Popolo, al tuo povero, che è con te, non ti comporterai con lui come da creditore. Non addebiterai a lui interesse. Se con forza prenderai il vestito del tuo prossimo, fino al tramonto del Sole glielo restituirai perché questo è la sua unica coperta, è il vestito sulla sua pelle, con cosa si coricherà? Ed avverrà che se griderà a Me, ascolterò, perché Io sono Pietoso.
    (Shemot 22,24)
     
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