Poiché il Giudizio appartiene a D-o

tesi master UCEI di Negev

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  1. Abramo
     
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    Etimologia e significato dei termini אלהים e אלה



    Il termine אלהים deriva dalla radice אלה, il cui senso base del verbo, è “giurare”.

    L’atto del giurare biblico, da parte della Divinità, corrisponde al legiferare.
    Egli, HaShem, emana le leggi e “giura” con la sua firma: “אני ה׳” “Ani HaShem”. Chi non rispetta le Sue leggi, anche se in segreto e quindi non condannabile da un tribunale umano, va incontro ad una punizione inflitta direttamente dalla Divinità.
    Il sostantivo אָלָה, che deriva anch’esso dalla stessa radice e designa una norma superiore che contiene in sé la punizione come conseguenza della sua trasgressione, allarga così il campo semantico del verbo in “legiferare”.

    Secondo Rav Shimshon Rafael Hirsch, “Elohim” deriva da אלה e significa governante, legislatore e giudice. Haelohim sono dunque i legislatori e i giudici della società umana, nel piccolo mondo dell’uomo. Egli fa notare che la stessa radice אלה è anche quella del pronome dimostrativo אֵלֶּה (elle=questi, queste), riferito a persone o cose, sia a nomi maschili che femminili. “Elle”, questi, in senso assoluto, è riferibile a tutte le cose, come se esse fossero riunite insieme in un solo termine. “Questi” rappresentano una società organizzata, fatta di ordinamenti giuridici che la regolano.
    (Rashar Hirsch, commento alla Toràh, Genesi 1,1).

    Il senso base del sostantivo אָלָה è “norma giuridica” ed esso si estende in un campo semantico più vasto acquistando, in base al contesto, il senso di Giuramento, Patto e “Maledizione”.

    Secondo il Milon Ben Yehudàh
    i seguenti termini, in diverse lingue, sono sinonimi ed il termine אָלָה è da intendersi con “serment”, “vertrag”, “schwur”, “pacte”, “oath”, “covenant”. In senso ristretto אָלָה è dunque la punizione, la conseguenza della violazione del patto.
    (Milon Ben Yehudàh; אָלָה pag.228).

    Varie definizioni sono state date al sostantivo אָלָה.
    Riportiamo quella del dizionario Milon Ariel haMaqif:

    אלה: שבועה שיש בה קללה נגד מישהו המפר אותה

    Traduzione:
    “Giuramento che ha in se una maledizione contro chi lo viola”.

    I.L. Seeligmann nega il senso di “maledizione” al termine אָלָה ed anche altri studiosi hanno proposto interpretazioni diverse da quelle tradizionali.
    (Seeligman, Mechkarim besifrut haMikrà, pag.150, nota 22 e pag.253, nota 29).

    Noi invece riteniamo importanti le interpretazioni tradizionali e queste ci aiutano a comprendere il vero senso dei termini biblici; ma il senso di questo termine è perfettamente deducibile dal contesto di alcuni versi.

    Come si evince dal seguente verso di Mishlè, אָלָה è la Legge, la cui conoscenza rende coscienti della trasgressione e della conseguente punizione:

    חולק עם גנב שונא נפשו אלה ישמע ולא יגיד

    Traduzione:
    “Chi divide con il ladro odia se stesso e anche se fosse a conoscenza dell’alàh non la direbbe”.
    (Mishlè 29,24).

    Il termine אָלָה, in questo contesto, acquista il senso di “Legge” e, più propriamente, della punizione che questa prevede per i trasgressori: chi divide con il ladro diviene suo complice. Tale complicità consiste nel fatto che egli sa che l’azione che il ladro sta commettendo è punibile dalla Legge, ma non fa opera di persuasione per convincerlo a desistere, anzi si unisce a lui per dividere la refurtiva.
    La Toràh condanna questo tipo di comportamento: il comportamento immorale di chi è a conoscenza di una “voce della legge” e della punizione da essa prevista:

    ונפש כי תחטא ושמעה קול אלה והוא עד או ראה או ידע אם לוא יגיד ונשא עונו


    Traduzione:
    “Chi trasgredirà pur avendo sentito la voce dell’alàh ed egli è testimone o ha visto o ha saputo, se non lo dirà, diverrà colpevole della sua trasgressione”. (Waykrà 5,1)
    La voce dell’alàh è la sua dichiarazione pubblica:

    אתם נצבים היום כלכם לפני ה׳ אלהיכם … לעברך בברית ה׳ אלהיך ובאלתו אשר ה׳ אלהיך כרת עמך היום למען הקים אתך היום לו לעם והוא יהיה לך לאלהים כאשר דבר לך וכאשר נשבע לאבתיך לאברהם ליצחק וליעקב
    ולא אתכם לבדכם אנכי כרת את הברית הזאת ואת האלה הזאת

    Traduzione:
    “Voi tutt’oggi siete presenti davanti ad HaShem vostro Legislatore… per entrare nel Patto di HaShem tuo Legislatore e nella sua alàh, che HaShem tuo Legislatore concluse con te oggi, affinché tu divenga Suo Popolo ed Egli sarà per te Legislatore, come ti ha detto e come ha giurato ai tuoi antenati, ad Avraham, a Itzchaq e a Ya’aqov.
    Non con voi solamente Io concludo questo patto e questa alàh”.
    (Devarim 29,9-13)

    ובאלתו: זה שנאמר ואם באלה לא תשמעו לי אמר להן הברית הזאת כרותה היא עמכם מהר חורב שנאמר אשר כרת אתם בחורב

    Traduzione:
    “E nella sua alàh: è come fu detto: e se in queste non mi ascolterete, disse loro, questo patto è concluso con voi dal monte Horev, come fu detto: che concluse con loro in Horev”.
    (Midrash haGadol, Nizavim, 29)

    Secondo questo passaggio del Midrash haGadol, la alàh è la punizione, inflitta direttamente dalla Divinità, che fa parte dell’elenco delle punizioni descritte nella Parashàh Bechukkotai. Quando il tribunale degli umani perde la sua efficienza per eccessiva corruzione, HaShem stesso scende per educare il popolo, infliggendogli tutta una serie di punizioni che alla fine lo riporteranno sulla retta via. Tali punizioni sono impropriamente dette “maledizioni”.

    La “maledizione” nell’ebraismo altro non è che la punizione che consegue alla trasgressione della Toràh. Essa è la conseguenza della violazione del Patto stipulato con HaShem.
    Pare che il Midrash in questo caso, vocalizzi il termine אלה non come pronome dimostrativo (אֵלֶּה), ma come אָלָה. Non si dovrebbe leggere “beelle”, ma “baalàh”, come anche fa notare Rav Baruch Epstein, nel suo commento alla Toràh.
    (Toràh Temima, Waykrà 26,23).

    Pertanto “ואם באלה לא תשמעו לי” è anche da intendersi: “e se non mi presterete attenzione in base all’alàh”, ovvero alla “Legge” che, nella sostanza, altro non è che un giuramento solenne pronunciato da D-o, che prevede quelle punizioni in essa descritte in caso di violazione. Ma il testo della Toràh riporta così la suddetta citazione:

    ואם עד אלה לא תשמעו לי


    che i massoreti, concordemente al targum, vocalizzano:

    וְאִם עַד אֵלֶּה לֹא תִשְׁמְעוּ לִי

    Traduzione:
    “E se fino a queste non mi ascolterete”
    (Waykrà 26,18)

    Il Midrash riporta altre due vocalizzazioni del termine עד di questo verso:
    1)* עֵד=testimone, testimonianza (cfr. 1*)
    2)** עֹד: ancòra (cfr. 2**)

    רבי אליעזר אומר אין הקב״ה מביא פורעניות על ישראל עד שמעיד בהן תחילה הה״ד: ואם עד אלה

    Traduzione:
    1)* Rabbi Eli’ezer dice: Il Santo Benedetto Sia non manda disgrazie su Israel fino a che prima non testimonia contro di loro, come è scritto:

    ואם עֵד אלה



    רבי יהושע אומר שלא יהו ישראל אומרים כלו מכות עוד אין לו אחרות להביא עלינו ת״ל: ואם עד אלה, אם עוד אלה יש לו אחרות

    Traduzione:
    2)** Rabi Yehoshua dice: che non dicano Israel cessarono le punizioni, non ne ha più da portare a noi, cioè a dire: ואם עֹד אלה, se ancora queste, ne ha di altre.
    (Echàh Rabbàh, Petichta deRabi Pinchas, 27)
    Pertanto, in conformità anche con il senso espresso nel Midrash haGadol, l’espressione di questo verso, se vocalizzato come vuole il Midrash Rabbàh: עֵד אָלָה acquista il senso di: “Testimonianza di Legge”.

    Midrash haGadol:
    וְאִם בְּאָלָה לֹא תִשְׁמְעוּ לִי

    Traduzione:
    “E se, in base alla Legge, non mi presterete attenzione…”

    Midrash Rabbàh:
    וְאִם עֵד אָלָה לֹא תִשְׁמְעוּ לִי

    Traduzione:
    “E se, (nella maniera della) testimonianza di Legge,
    non mi presterete attenzione…”

    עֵד אָלָה è qui un espressione avverbiale come עֵד שֵׁקֶר:

    לא תענה ברעך עד שקר
    “Non testimonierai contro il tuo prossimo, falsa testimonianza”.
    (Shemot 20,13).

    in cui il termine עֵד è un sostantivo astratto con il senso di “testimonianza”.

    Edited by Abramo - 29/5/2016, 08:04
     
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