Poiché il Giudizio appartiene a D-o

tesi master UCEI di Negev

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  1. Abramo
     
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    Buongiorno a tutti.
    Volevo presentarvi questa eccellente tesi di laurea dell'utente Negev (Ariel, Dr. Ernesto Pintore) che ha guadagnato il massimo dei voti: 110 e lode!!!

    Facciamo i migliori auguri a Negev per il conseguimento di questo livello e per l'assiduo impegno negli studi ebraici e ringraziamo l'UCEI (Unione delle comunità ebraiche italiane), per aver concesso questa pubblicazione.

    Un particolare ringraziamento vanno al Rav Dr. Riccardo Di Segni, rabbino capo d'Italia e al Rav Dr. Umberto Piperno e un elogio per la loro eccellente preparazione in materie ebraiche.

    Vi incollo la prima parte, la prefazione, poi proseguiremo con le altre parti.



    Unione delle Comunità ebraiche italiane

    Master in cultura ebraica e comunicazione
    Diploma Universitario triennale in studi ebraici

    ״כי המשפט לאלהים הוא״
    אלה ומוסר במשפט העברי

    “Poiché il Giudizio appartiene a D-o”
    Norma e Morale nel Diritto Ebraico



    Candidato
    Dr. Ernesto Pintore
    Relatore
    Rav Dr. Umberto Piperno
    Correlatore
    Rav Dr. Riccardo Di Segni

    anno accademico 2015-2016

    Indice



    Nota: cliccare sui titoli per raggiungere i capitoli.


    1) Prefazione pag. 3
    2) Introduzione ai principi del diritto ebraico pag. 5
    3) Moshèh e il significato del termine Elohim pag. 9
    4) Etimologia e significato dei termini “אלהים” e “אלה” pag. 15
    5) Il Re e il Gran Sinedrio pag. 20
    6) Il Valore dell’essere umano pag. 25
    7) Il concetto di eguaglianza pag. 28
    8) Il principio di convivenza pag. 31
    9) Gli impegni e i rapporti commerciali pag. 33
    10) La coscienza legale del cittadino pag. 35
    11) דינים Dinim pag. 36
    12) La ricompensa e la punizione pag. 38
    13) L’Uguaglianza degli esseri umani pag. 39
    14) Il Diritto delle minoranze pag. 40
    15) L’orfano e la vedova pag. 46
    16) צדקה Tzedaqàh pag. 49
    17) Ospitalità pag. 53
    18) שבת Shabbath pag. 55
    19) שנת השמטה Shannath hashemitàh L’anno sabbatico pag. 57
    20) העבד Il Servo pag. 60
    21) La condizione della donna pag. 62
    22) Conclusioni pag. 64
    23) Bibliografia pag. 67




    Prefazione



    Lo scopo di questo lavoro è di analizzare come alcuni principi, comunemente conosciuti nell’era moderna, accettati ed ormai integrati nelle legislazioni dei popoli, fossero rigorosamente presenti ed applicati nella società ebraica, già dal periodo biblico e come il Diritto ebraico derivi da una Norma Superiore.
    Conquiste sociali: uguaglianza degli esseri umani, protezione delle minoranze, delle categorie socialmente deboli come l’indigente, l’orfano, la vedova e il residente straniero, diritto al riposo settimanale, tutela dei diritti dei lavoratori, garanzia delle relazioni commerciali, condizione della donna, sono concetti del tutto ignoti nel mondo antico nel quale imperavano oppressione, schiavitù e diritto del vincitore e del più forte, perfino in sistemi legislativi complessi quali il diritto romano, che è stato il corpus giuridico che ha informato molti degli ordinamenti giuridici moderni. Il mondo moderno ha riconosciuto queste istanze di uguaglianza degli esseri umani, solo in epoca relativamente recente, a partire dai movimenti socialisti del XIX secolo, al prezzo di cruenti conflitti sociali, molti dei quali non si sono esauriti, né sono stati risolti, nemmeno ai nostri giorni.
    Espressioni come “stato sociale”, “welfare”, “diritto all’assistenza sanitaria”, “diritto all’istruzione”, “volontariato”, “protezione dei deboli”, “assistenza agli indigenti”, “istanze dei migranti”, sono entrati solo negli ultimi anni nel linguaggio, nelle aspettative e nella mentalità comuni.
    Queste concezioni “sociali” erano radicate nel Popolo d’Israel ben prima che esso divenisse un Popolo a tutti gli effetti ed erano a fondamento della Legislazione biblica già durante la peregrinazione nel deserto del Sinai, informando successivamente tutta la tradizione scritta e orale che lo ha accompagnato, dall’epoca del Regno, durante la diaspora, fino alla costituzione dell’odierno Stato d’Israele.
    Si tratta di concetti straordinari che possiamo certamente considerare rivoluzionari, di una modernità stupefacente, si si pensa all’era in cui essi furono concepiti e codificati in Legge di Nazione, quando il mondo circostante fondava le proprie relazioni sociali, interne e internazionali e la propria economia, su rapporti di subalternità, di differenze sociali, di ceto e di schiavitù.
    In realtà, tutto il sistema economico produttivo e commerciale del mondo antico era basato sulla forza lavoro della schiavitù.

    Per meglio comprendere quegli aspetti che tratteremo in questa relazione e cioè come il senso della Morale ed il Principio del Diritto si intreccino e si completino armoniosamente nel Diritto ebraico, è necessario trattare alcuni aspetti peculiari di questo.
    Morale e Diritto sono due concetti che possono, non difficilmente, entrare in conflitto fra di loro.
    La Norma scritta è qualcosa di fisso, definito, cristallizzato e non modificabile. Essa è Legge, non può tenere conto di fattori diversi, che non siano rigorosamente giuridici e deve essere applicata così come il Legislatore l’ha emanata. Non vi è spazio per altre considerazioni ed è inflessibile.
    Ne consegue che la pena sarà inevitabile, indipendentemente da tutte quelle circostanze o da quei sentimenti che, caso per caso, possano mostrarla come esagerata, inadeguata, sproporzionata o addirittura ingiusta: “Dura Lex, sed Lex”.
    La Morale è qualcosa che fa parte della natura umana, è dominio del “cuore” e non della ragione. E’ un “sentire” valori che possono non avere relazione alcuna con la Norma o essere, addirittura, agli antipodi di questa. Uccidere in battaglia o per legittima difesa, è lecito e necessario secondo la Norma, ma crea un malessere all’essere umano, dal punto di vista della morale e del sentimento.
    Nel diritto dei popoli esiste quindi una separazione netta tra i due ambiti. Pietà e considerazioni etiche e morali possono avere scarsa influenza nell’ applicazione della Legge.
    Non così nel Diritto ebraico il quale, come vedremo, riconosce un elevato valore ed un ruolo principe alla Morale, la quale è, e deve essere, anche al di sopra della Legge, affinché si possa giungere ad un verdetto e alla sua conseguente sanzione, nel modo più giusto possibile. Si può comprendere quindi che solo una Norma che sia molto al di sopra delle leggi umane possa dominarle, controllarle e modularle, intervenendo laddove il giudizio terreno possa diventare troppo inflessibile o inadeguato.
    A tale scopo, procederemo seguendo un filo logico, partendo dai concetti principali del Diritto ebraico e, attraverso l’analisi dei termini אלהים (Elohim), אלה (Alàh), איש האלהים (Ish haElohim), delle prerogative del Re e del Gran Sinedrio, arriveremo alle applicazioni pratiche delle norme nei דינים (Dinim) e di tutta la Legislazione di Giustizia sociale che essi prevedono, essendo queste generate dalla Norma Suprema Divina, אלה “Alàh”, che è al di sopra delle leggi degli uomini.

    Edited by Abramo - 1/6/2016, 20:39
     
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