Ciò che si omette di ricordare

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    sho_2712





    Una profonda e violenta avversione “antigiudaica” si è manifestata fin dagli albori del cristianesimo, in 1Tessalonicesi Paolo dice dei Giudei:

    […] hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti, e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.


    In 2Corinzi leggiamo

    […] e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto.




    La radice dell’odio è piantata e si possono già riconoscere i prodromi degli sviluppi successivi: dall’insensata accusa di deicidio alla perdita del favore divino, dall’accusa di essere nemici universali del genere umano alla ostinata cecità che chiama l’ira divina sul loro capo. Ed è sulla base di questi presupposti che Paolo, definisce due pietre miliari che faranno da faro teologico al successivo sviluppo del pensiero cristiano rispetto all’ebraismo: il conflitto irriducibile tra Chiesa e Sinagoga e la teologia della sostituzione.

    Ad una Sinagoga “cieca” e ormai incapace di “vedere e riconoscere la verità” è contrapposta la Chiesa “vedente” che eredita il favore divino e diventa il nuovo popolo eletto, il nuovo Israele.
    Questo assunto teologico troverà una lunghissima serie di convinti e formidabili proseliti tra i padri, i santi, i dottori e i papi che si avvicenderanno nella storia del cristianesimo.

    Ecco una minuscola raccolta di perle

    “Voi avete ucciso il Giusto e prima di lui i suoi profeti, e ora cacciate quanti ripongono la loro speranza in lui e nel Dio onnipotente. Voi li disonorate per quanto potete, maledicendo i credenti in Cristo nelle vostre sinagoghe”
    san Giustino martire (100-165)

    Assassini del Signore e dei profeti, ribelli e pieni di odio verso Dio, essi oltraggiano la Legge, resistono alla Grazia, ripudiano la fede dei padri. Strumenti del diavolo, razza di vipere, delatori, calunniatori, duri di comprendonio, fermento farisaico, sinedrio di demoni, maledetti, esecrabili, lapidatori, nemici di ogni cosa bella.
    san Gregorio di Nissa (335-394)

    banditi perfidi, distruttori, dissoluti, simili ai maiali... Per il loro deicidio non c'è possibilità di perdono, dispersi in schiavitù per sempre... Dio odia gli ebrei e li ha sempre odiati.”

    … [i giudei] come gli animali, anzi più feroci di loro: mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità. Non superano forse nel libertinaggio gli animali più lubrichi? Ad esempio, ciascuno nitrisce dietro la donna del suo vicino (...) Il profeta espresse la insania della loro libidine con una parola che si riferisce agli animali.”

    Lupanare e teatro, la sinagoga è anche caverna di briganti e tana di belve feroci … vivendo sempre per il ventre, sempre a bocca spalancata, gli ebrei non si comportano meglio dei maiali e dei caproni, con la loro lubrica rozzezza e la loro eccessiva ingordigia. Sanno fare una cosa sola: ingozzarsi e ubriacarsi.”

    san Giovanni Crisostomo (350-407)

    “Se fosse lecito odiare degli uomini e detestare un popolo, il popolo ebreo sarebbe per me l'oggetto di un odio speciale, perché fino ad oggi nelle loro sinagoghe di Satana perseguitano il Signore nostro Gesù Cristo.”

    “… serpenti la cui immagine è Giuda e la cui preghiera è un raglio d'asino.

    san Girolamo (340-419)

    [il popolo giudaico è] “... perduto, spirito immondo, preda del diavolo anche all'interno del suo tempio sacro, la sinagoga: anzi la stessa sinagoga è ormai sede e ricettacolo del demonio che stringe entro spire serpentine tutto il popolo giudaico.”
    sant’Ambrogio (339-397)

    ... i giudei lo tengono prigioniero [Gesù], i giudei lo insultano, i giudei lo legano, lo incoronano di spine, lo disonorano con gli sputi, lo flagellano, lo coprono di ingiurie, lo appendono alla croce, lo trapassano con una lancia, alla fine lo seppelliscono.”

    “È la stirpe dei giudei che trae origine dalla sua carne [di Gesù, ndr] non la stirpe dei cristiani: noi discendiamo da altre genti e tuttavia imitando la sua virtù, siamo divenuti figli di Abramo. (...) Noi siamo dunque fatti discendenti di Abramo per grazia di Dio. Dio non fece suoi eredi i discendenti carnali di Abramo. Anzi questi li ha diseredati per adottare quegli altri.”
    sant’Agostino (354-430)

    Nel frattempo il cristianesimo, da religione invisa e soggetta a periodiche ondate persecutorie, diventa “religio licita” consolida questa tolleranza e quindi con l’editto di Tessalonica, viene riconosciuta religione ufficiale dell'impero

    Gli imperatori Graziano, Valentiniano e Teodosio […] al popolo della città di Costantinopoli.


    Vogliamo che tutti i popoli a noi soggetti seguano la religione che il divino apostolo Pietro ha insegnato ai Romani e che da quel tempo colà continua e che ora insegnano il pontefice Damaso e Pietro, vescovo di Alessandria, cioè che, secondo la disciplina apostolica e la dottrina evangelica, si creda nell’unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in tre persone uguali.

    Chi segue questa norma sarà chiamato cristiano cattolico, gli altri invece saranno stolti eretici, né le loro riunioni potranno essere considerate come vere chiese; essi incorreranno nei castighi divini ed anche in quelle punizioni che noi riterremo di infliggere loro.



    L’antigiudaismo dei primi secoli incontrerà terreno fertile per attecchire, sempre più tenacemente, nel pensiero teologico cristiano e altrettanto tenacemente sarà coltivata, fino a diventare quasi una disciplina autonoma, autosufficiente, nella dottrina e nella catechesi. E l’ossessione antigiudaica segnerà indelebilmente il lungo cammino che da Gerusalemme approderà ai pogrom e ai campi di sterminio

    La Chiesa stenderà la propria ala protettrice a soccorso dei cristiani esposti al mortale pericolo della perfidia giudaica. Nascerà una “teologia del disprezzo” che si farà tòpos omiletico, precetto dottrinario, canone giuridico.

    Concili ecumenici, sinodi locali, bolle, editti ed encicliche andranno via via elaborando e ratificando un “corpus” normativo che si tradurrà in veemente diffusione del mito del giudeo deicida e nemico mortale dell’intera umanità.
    Un mito che vedrà il “perfido giudeo” accusato delle infamie più atroci, delle nefandezze più ripugnanti che ne faranno il simbolo emblematico del male fino a diventare icona del “male” stesso.
    Un mito insensatamente malevolo che avrà larghissima diffusione e che, grazie alla insistente e brutale predicazione svolta da innumerevoli esponenti del clero dai pulpiti e dalle piazze, saprà penetrare fin nel profondo dell’inconscio collettivo della comunità cristiana.

    L’ebreo è “macchiato e marchiato” indelebilmente da accuse quali deicidio, profanazione dell’ostia, omicidio rituale, inquinamento dei pozzi, diffusione della peste, usura, complotto per la dominazione del mondo e via discorrendo

    Nella fitta foresta dei pilastri che sostengono l’edificio dell’odio antigiudaico, se ne distinguono alcuni eloquentemente significativi:

    • i canoni 67, 68, 69 e 70 promulgati dal IV Concilio Lateranense del 1215;
    • la bolla Cum nimis absurdum del 1555;
    • l’Editto sopra gli ebrei del 1775 (di fatto è la riedizione dell’omonimo documento emanato nel 1751) che è quasi una “summa” delle normative antigiudaiche emanate nei secoli dalla Chiesa;

    e che codificano una ricca casistica, imponendo norme e divieti assurdi e umilianti: come l’imposizione del “segno giudaico” (la rotella o il berretto giallo – in vari casi applicato anche con altre varianti cromatiche), il divieto di esercitare altre attività se non l’usura e la “strazzaria” (il commercio di beni usati), l’obbligo di risiedere nei ghetti il divieto di “nuotare” con i cristiani e di intrattenere con loro rapporti amichevoli, il divieto di utilizzare carrozze per spostarsi o di comparire in pubblico durante i giorni della Passione e molti ancora

    Tra gli altri, ce n’è uno che rivela plasticamente, in tutta la sua dirompente evidenza, la vergognosa ipocrisia clericale: ai medici ebrei era severamente proibito prestare cura a pazienti cristiani e, specularmente, ai cristiani era rigorosamente interdetto affidare la propria salute ad un medico giudeo. Ma era risaputo che i medici ebrei erano spesso i più capaci e quindi, mentre vietavano “de jure” a tutti i cristiani di farsi soccorrere dalla sapienza della medicina ebraica, i papi e la Curia si facevano assistere e curare da eminenti medici giudei.

    Umiliati, marchiati d’infamia, oggetto di virulente campagne denigratorie, i giudei divennero il bersaglio privilegiato dell’ira popolare (spesso, molto spesso “stimolata e orientata” dai tanti predicatori che spargevano odio antigiudaico per tutta Europa) che trasformava l’ebreo nel capro espiatorio ideale a cui chiedere ragione dei mali che colpivano ciclicamente le società del tempo. Peste, carestie, guerre e ogni altro male erano puntualmente attribuite alla malvagia perfidia giudaica e altrettanto puntualmente scatenavano stragi, omicidi, distruzione di intere comunità ebraiche. La storia dell’Europa medievale – e anche oltre – è così segnata da questi tragici episodi da farne (se si segnano i luoghi di tutti gli eventi su una carta geografica) una affollata “costellazione del dolore”.

    L’affermarsi delle idee sparse dal vento impetuoso della Rivoluzione francese, i nuovi assetti politici e la caduta del potere temporale della Chiesa, sembrarono aver decretato la fine dell’antigiudaismo. Niente di più sbagliato. Fuggito da Roma, esule a Gaeta, Pio IX, il papa più longevo di sempre, affidò ai gesuiti l’incarico di fondare un nuovo periodico che si rivelò agguerrito e battagliero, capace di replicare “colpo su colpo” a chiunque muovesse critiche, obiezioni o accuse al Papa e alla Chiesa: era nata “La Civiltà cattolica”. Dopo una iniziale indifferenza – c’erano temi di ben più rilevante impellenza – i padri gesuiti di “Civiltà cattolica” diedero vita alla campagna antigiudaica più velenosa, e più culturalmente devastante che mai fosse stata condotta.

    È in questo periodo, tra la metà e la fine dell’800, che l’antigiudaismo cattolico farà da base per l’innesto dell’antisemitismo propriamente detto.
    La “Civiltà cattolica” sosterrà a gran voce tutti i movimenti e i partiti dichiaratamente antisemiti, farà da megafono autorevole e ascoltato delle teorie politiche più abiette che individuavano nell’ebreo il cancro da estirpare. Un connubio così intimamente e convintamente vissuto che – al contrario di quanti vorrebbero sostenere che l’antigiudaismo fu cosa “altra” rispetto all’antisemitismo – la critica teologica (antigiudaismo) lasciò sempre più spazio a pregiudizi lontani dalle originarie radici religiose.
    La Chiesa “scoprirà” l’ebreo grassatore, complottista, ricco di una ricchezza rapinata ai cristiani e usata per danneggiarli, tenerli soggiogati e dominarli. “Scoprirà” la bruttezza dell’ebreo, il suo nasone giudaico, il suo fetore diabolico (foetur judaicus), la sua rivoltante sporcizia tanto fisica che morale e ne farà un manifesto infame, capace di strutturare una sequela indegna di pregiudizi e di farli interiorizzare e metabolizzare dal nuovo popolo eletto, il “novus Israel”.

    Questa commistione tra temi teologici e postulati giocati su piani sociali, economici e – diciamolo – anche razziali, non era per la Chiesa una novità ottocentesca, ma la naturale maturazione di un frutto velenoso che già nei secoli precedenti era stato coltivato. Aveva solo bisogno di incontrare la luce malata del sole razzista per risplendere in tutta la sua devastante virulenza.

    E quando l’odio, il disprezzo, la tenace avversione per il giudeo trovò sulla sua strada la follia genocida di un invasato imbianchino austriaco, la Chiesa non battè ciglio; come fece anche l’indomani delle Leggi razziali fasciste.
    Non battè ciglio salvo protestare con qualche vivacità quando le norme razziali intercettavano, disinteressandosene, i “diritti” acquisiti con la sottoscrizione dei Patti Lateranensi. È il “lamento del vulnus” inferto alla giurisdizione ecclesiastica in materia di matrimoni misti e di convertiti.
    La Chiesa non lamentò l’orrida introduzione del razzismo antisemita, che condivideva nella sostanza, ma semplicemente l’elisione della propria competenza in merito ad una questione del tutto marginale rispetto al tema principale.

    A conferma dell’incontestabile accordo al riguardo delle politiche razziali del regime, abbiamo la testimonianza delle parole pronunciate dal gesuita Tacchi Venturi (comunicate con lettera del 29 agosto 1943 dallo stesso Tacchi Venturi al Segretario di Stato, cardinal Maglione) in seguito all’incontro con il Ministro dell’Interno, Umberto Ricci, sul tema della richiesta dell’Unione delle comunità ebraiche di abolizione totale delle leggi razziali; Tacchi Venturi relaziona il cardinale informandolo di essersi limitato a discutere i punti concordati ma…

    guardandomi bene dal pure accennare alla totale abrogazione di una legge la quale, secondo i princìpi e la tradizione della Chiesa cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene altre meritevoli di conferma”

    Monsignor Tacchi Venturi incontrava il ministro del Governo Badoglio in qualità di plenipotenziario di Pio XII accreditato presso tale Governo.

    Oggi, dopo il Ratzinger che riaccolse nel seno di Santa Madre Chiesa i negazionisti lefebvriani abbiamo Francesco, che forse, forse, potrebbe chiudere i duemila anni passati sotto lo slogan

    matteo10


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    Edited by ashkenazi - 27/1/2015, 03:27
     
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  2. cogito
     
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    Ci sono voluti 6 milioni di martiri Ebrei perché la Chiesa si scuotesse dal suo atavico compiacente antigiudaismo e prendesse finalmente coscienza dei suoi errori, ovvero dei suoi peccati verso il popolo d' Israele, il popolo del "suo" Messia.
    Paradossalmente l'Antigiudaismo, che nella Shoha ha raggiunto il suo non plus ultra , ha finito per fagocitare se stesso, provocando reazioni contrarie ai suoi intenti.
    Si potrebbe forse aggiungere però, che il più influente antisemita tedesco era un ex-cattolico, Martin Lutero, che odiava il Papa più degli Ebrei, e che fu il vero " teologo" e ispiratore dei nazisti nella "questione giudaica".
    Inoltre, per la cronaca, bisogna dire che, al di là delle "posizioni ufficiali" e diplomatiche, molti Ebrei trovarono proprio nella Chiesa rifugio e scampo alle persecuzioni nazifasciste.


     
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  3. Nonancorab
     
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    Riporto un post di un utente di un altro forum, che mi ha dato il permesso:

    "Siamo completamente vicini, con tutto il cuore, al popolo ebraico nel Giorno della Memoria della Shoah, in ricordo incancellabile di quell' orrore.

    Io stesso ho avuto un mio zio ebreo, morto da pochi anni, che fu deportato nel campi di sterminio di Treblinka, in Polonia e ne fu liberato solo grazie all' intervento dell' Armata Rossa.

    Aveva ancora il numero tatuato nel braccio, me lo fece vedere più di una volta....."
     
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    אריאל פינטור

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    Non nella "Chiesa" istituzione, ma presso le chiese periferiche e presso i cristiani caritatevoli. Furono iniziative dei singoli preti e di singoli fedeli, non della Chiesa ufficiale che non parlò mai, non espresse condanne e non prese posizioni.
    PioXII non pubblicò mai la lettera di condanna che il suo predecessore Pio XI non ebbe il tempo di inviare e la condanna del primo, al museo Yad Vashem A Gerusalemme è scritta in maniera chiara.
    Le chiese del popolo per fortuna non sono "LA CHIESA"
     
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  5. Karmelsr
     
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    La Chiesa ufficiale è intrinsecamente schizofrenica, ufficialmente cerca la riconciliazione con gli ebrei, però gli scritti teologici fondanti sono profondamente antisemiti

    Ora non so se Giovanni Paolo II chiese ufficialmente scusa agli ebrei, di sicuro visitò la Sinagoga di Roma, visitò Auschwitz, il memoriale Yad Vashem, però penso (parere mio) che una damnatio memoriae sui Paolo IV, Pio V e Clemente VIII già sarebbe qualcosa di simile a un atto ufficiale
     
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    אילון

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    CITAZIONE (Negev @ 28/1/2015, 00:39) 
    Non nella "Chiesa" istituzione, ma presso le chiese periferiche e presso i cristiani caritatevoli. Furono iniziative dei singoli preti e di singoli fedeli, non della Chiesa ufficiale che non parlò mai, non espresse condanne e non prese posizioni.
    PioXII non pubblicò mai la lettera di condanna che il suo predecessore Pio XI non ebbe il tempo di inviare e la condanna del primo, al museo Yad Vashem A Gerusalemme è scritta in maniera chiara.
    Le chiese del popolo per fortuna non sono "LA CHIESA"

    Il discorso fu fatto distruggere per ordine di Pacelli, al tempo Cardinal Segretario di Stato che auspicava di intraprendere nuove e più pacate relazioni con la Germania e l'Italia.

    Nel maggio del 1938, quando Hitler visitò Roma, Ratti si recò a Castel Gandolfo dopo aver fatto chiudere i Musei Vaticani e spegnere le luci del Vaticano. La chiusura dei Musei e dell'accesso alla Basilica fu decisa proprio per sottolineare la sua voluta assenza.

    Achille Ratti aveva studiato l'ebraico con il rabbino capo di Milano Alessandro Da Fano e, divenuto docente di ebraico in seminario, prese l'iniziativa di condurre i suoi allievi in sinagoga, la motivazione era: perché potessero sentire la pronuncia ebraica.

    Morì per un attacco (strano) cardiaco, nella notte del 10 febbraio 1939.
     
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  7. cogito
     
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    CITAZIONE (Negev @ 28/1/2015, 00:39) 
    Non nella "Chiesa" istituzione, ma presso le chiese periferiche e presso i cristiani caritatevoli. Furono iniziative dei singoli preti e di singoli fedeli, non della Chiesa ufficiale che non parlò mai, non espresse condanne e non prese posizioni.
    PioXII non pubblicò mai la lettera di condanna che il suo predecessore Pio XI non ebbe il tempo di inviare e la condanna del primo, al museo Yad Vashem A Gerusalemme è scritta in maniera chiara.
    Le chiese del popolo per fortuna non sono "LA CHIESA"

    La "Chiesa come istituzione" umana, è stata da sempre , ed è caratterizzata dall'alternarsi di luci ed ombre. Non è mai stata completamente "illuminata", né completamente "oscurantista", ma, ora l'una, ora l'altra. Lo stesso dicasi del suo atteggiamento verso gli Ebrei. A volte intollerante e persecutorio, a volte conciliante e rispettoso.
    E',quindi, forse, non del tutto esatto dire che essa "non parlò mai, non espresse condanne e non prese posizioni" perché, seppure con tutta la diplomazia e delicatezza richieste dal momento storico, e per evitare ulteriori rappresaglie, sembra che il Papa in persona abbia intrapreso misure concrete, facendo aprire le porte di chiese, monasteri e conventi agli Ebrei perseguitati, per salvare loro la vita.
    "Il giudizio della storia è dunque ancora tutto da scrivere" (cit. da Wikipedia.)
     
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    PIO XII NON SAPEVA... QUALE FOSSE LA MARCA DEL SAPONE


    1) Consideriamo semplicemente penoso che ancora si versino fiumi di inchiostro, per sostenere che Pio XII tacque, perché non sapeva.
    Egli, infatti, aveva informazioni di prima mano ed in tempo reale, o quasi; tacque perché, in perfetta armonia con gli altri Gerarchi del Vaticano, considerava il Nazismo un baluardo contro quello che, per Lui, era il Male assoluto: il Comunismo sovietico.
    La documentazione già nota sarebbe più che sufficiente per valutare l'operato di qualsiasi uomo politico, ma, “naturalmente”, non lo è per il Santo Padre, anche perché il Vaticano vuole farLo e Lo farà santo, ... anche a dispetto dei Santi, che, in questo caso, sono i milioni di persone uccise mentre lui rimaneva in silenzio.
    Dedichiamo agli zelanti cultori del dubbio, a coloro che si trasformano in Amleti, quando c'è di mezzo un Potente, alcune delle migliaia di righe di: “DIO È CON NOI!”:
    “Alla vigilia della primavera del 1942 l'efferatezza di monsignor Tiso [1] arrivò a scuotere alcune coscienze del clero cattolico.
    Come quella del nunzio Burzio [2], il quale, il 9 marzo, informò la Santa sede che «gli ebrei slovacchi stanno per essere deportati in massa...».
    Un'analoga segnalazione la inviò in Vaticano il nunzio apostolico a Berna, monsignor Filippo Bernardini.
    Il nunzio a Budapest, monsignor Angelo Rotta, rivolse invece a Pio XII una supplica a nome dei 90 mila ebrei slovacchi...
    In Vaticano non vi fu alcuna reazione”. [3]

    2) Pio XII rimase impassibile ed “equidistante” tra le vittime ed i carnefici anche quando:
    “Il 17 marzo 1943... monsignor Burzio mandò in Vaticano un rapporto «... sia questi ebrei che ufficiali tedeschi che membri delle SS affermano unanimi che coi corpi degli ebrei deportati in Polonia e là massacrati, si fabbrica del sapone.
    Tali notizie le ho già sentite da numerose altre fonti...
    Là, in Polonia, gli ebrei vengono uccisi per mezzo di gas asfissianti o con mitragliatrici o con altri mezzi.
    ... Dai cadaveri si ricava il sapone»”. [4]
    Purtroppo, Monsignor Burzio non riuscì ad appurare, e quindi a comunicare, quale fosse la marca del sapone e la mancanza di questa prova fondamentale ed inoppugnabile impedì a Pio XII di compiere i passi necessari, “che Egli con tutto il Suo cuore” voleva fare nelle sedi internazionali, al fine di mettere alla gogna Hitler ed il Nazismo.

    3) Né ebbe miglior sorte la denuncia dei due Ebrei slovacchi, Rudolf Vrba e Fred Wetzler, che, il 7 Aprile del 1944, fuggirono da Auschwitz, portando con sé dei documenti con i quali stilarono una relazione, nota come: “Protocollo Auschwitz” e contenente anche la precisa indicazione delle vittime immolate fino a quel momento: 1.765.000.
    Il 20 Maggio 1944, “... monsignor Burzio inoltrò il Protocollo Auschwitz alla Santa sede.
    ... in Svizzera varie testate giornalistiche avevano espresso sorpresa per il silenzio mantenuto dalla Santa sede.
    Il 28 luglio il nunzio apostolico in Svizzera, monsignor Filippo Bernardini, si premurò di inoltrare alla Santa sede una seconda copia del Protocollo.
    ... la Santa sede restò silente”. [5]

    4) Il noto detto: “Non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire” fu confermato dal fatto che il Vaticano fece orecchie da mercante persino con gli Stati Uniti:
    “... il rappresentante Usa presso la Santa sede, Myron Tylor, consegnò al cardinale Maione un dettagliato memorandum americano relativo alle esecuzioni di massa degli Ebrei, non solo in Polonia:
    «Città del Vaticano, 26 settembre 1942.
    Caro Cardinale Maione... è in corso la liquidazione del ghetto di Varsavia.
    Tutti gli ebrei... vengono deportati... per essere liquidati fisicamente.
    I loro cadaveri vengono utilizzati per fabbricare grassi e le loro ossa per concimi.
    A questo scopo vengono perfino sterrati dei cadaveri»”. [6]
    Purtroppo, neppure Taylor fu in grado di precisare le marche dei grassi e dei concimi, cosicché:
    “La risposta vaticana, datata 10 ottobre... argomentava che la Santa sede aveva appreso anche da altre fonti le voci sulle «severe misure» attuate dai nazisti contro «non ariani» in Polonia, ma che non era stato possibile verificarne l'autenticità...”. [7]

    5) In compenso, il Cardinale Maione, che era Segretario di Stato vaticano, cioè il Ministro degli Esteri, aveva da sempre “verificato” quale fosse l'autentico nemico:
    “L'8 settembre l'Italia si arrese senza condizioni agli Alleati e le truppe tedesche occuparono Roma.
    ... 2 settimane dopo l'ambasciatore tedesco presso la Santa sede Ernst Weizsäcker riferì a Berlino che il segretario di Stato vaticano, cardinale Maione, aveva affermato:
    «Il destino dell'Europa dipende da una vittoriosa resistenza della Germania sul fronte russo.
    L'esercito tedesco è il solo baluardo contro il bolscevismo; se questo crolla, la sorte della civiltà europea è segnata»”. [8]

    Comunque, tenuto conto del fatto che Pio XII morì nel 1958, bisogna riconoscere alla Chiesa del tempo il merito della serietà, poiché non lanciò, come oggi avviene, l'urlo scomposto: “Santo subito!”.
    Preferì un'altra parola d'ordine: “Santo dopo”; cioè, dopo che il trascorrere del tempo avesse fatto dimenticare le tremende responsabilità di Pio XII ampiamente documentate dagli Storici.

    Valerio Bruschini

    NOTE:
    [1] Monsignor Tiso dal 15 Marzo 1939 al 1944, fu il Capo del Governo fantoccio instaurato in Slovacchia grazie alle armate naziste.
    [2] Monsignor Giuseppe Burzio era, in sostanza, l'Ambasciatore del Vaticano in Slovacchia, cioè uomo senz'altro degno di fede.
    [3] Rivelli Marco Aurelio, “DIO È CON NOI!” La Chiesa di Pio XII complice del nazifascismo, pp. 224-225, Kaos edizioni, Milano, 2002.
    Tutte le sottolineature sono dell'Autore.
    [4] Ibidem, p.229.
    [5] Ibidem, p.232.
    [6] Ibidem, p.250.
    [7] Ibidem, p.251.
    [8] Ibidem, p.323.



    ************

    con-hitler
    C’è un nuovo tassello da inserire nel cangiante e spesso contraddittorio mosaico del rapporto tra Pio XII e gli ebrei nell’autunno del 1943, quando le SS di Herbert Kappler arrestarono poco più di mille romani nel ghetto e nei quartieri della “Città aperta” e li spedirono ad Auschwitz.

    Si tratta di documenti che arrivano dagli archivi inglesi e americani, visto che quelli vaticani sono tuttora inaccessibili. Uno di questi illustra l’incontro avvenuto due giorni dopo la retata nel ghetto, il 18 ottobre ‘43, tra il Papa e l’inviato straordinario della Gran Bretagna presso la Santa Sede: in quella occasione Pio XII tace sulla retata e il diplomatico gli chiede di interpretare con maggior determinazione il suo ruolo. In quel contesto Pacelli afferma che i tedeschi si sono comportati “correttamente” con il Vaticano.

    In quelle ore il treno con gli ebrei romani sta per partire verso Auschwitz. Due mesi dopo la deportazione degli ebrei romani il Papa, il 13 dicembre del ‘43, conversando con l’ambasciatore tedesco Ernest von Weiszaecker, che aveva cercato di opporsi alla deportazione, aveva illustrato la sua posizione sugli sviluppi della guerra.

    saluto-fascista.jpgIl diplomatico aveva riassunto il tutto in un rapporto che è stato rintracciato durante alcune ricerche dagli studiosi Mario J. Cereghino e Giuseppe Casarrubea che le pubblicheranno in un prossimo volume.

    “Il Papa si augura - afferma il rapporto fatto avere ai servizi americani da Fritz Kolpe, la più importante ‘talpa’ che gli Usa avevano all’ interno del ministero degli Esteri tedesco - che i nazisti mantengano le posizioni militari sul fronte russo e spera che la pace arrivi il prima possibile. In caso contrario, il comunismo sarà l’unico vincitore in grado di emergere dalla devastazione bellica. Egli sogna l’unione delle antiche Nazioni civilizzate dell’Occidente per isolare il bolscevismo ad Oriente. Così come fece Papa Innocenzo XI, che unificò il continente (l’Europa) contro i musulmani e liberò Budapest e Vienna”.

    Proveniente dagli archivi inglesi è invece il resoconto dell’incontro del 18 ottobre del ‘43 tra l’inviato straordinario inglese Sir D’Arcy Osborne e il Papa. Da due giorni gli ebrei romani sono stati prelevati dalle loro case; lo stesso giorno, alle 14, partiranno dalla stazione Tiburtina verso il campo di concentramento. Nulla il Papa dice di quanto è avvenuto in quelle ore. Pio XII parla della difficile situazione alimentare a Roma che potrebbe portare a tumulti e della sua volontà di non abbandonare la città a meno di non essere “rimosso con la forza”.

    con-hitler.jpgL’ambasciatore è colpito dall’atteggiamento del Papa che gli dice di non avere elementi per lamentarsi del generale Von Stahel, comandante della piazza militare di Roma, e degli uomini della polizia tedesca”che finora hanno rispettato la neutralità” della Santa Sede.

    “Io ho replicato - scrive il diplomatico nel rapporto indirizzato al ministro degli Esteri Eden - di aver capito che quando il Vaticano parlava di preservare “Roma città aperta”, si riferisse alle operazioni militari. A parte il fatto che la denominazione “Città aperta è una farsa, l’Urbe è alla mercé dei tedeschi che sistematicamente la privano di tutti i rifornimenti e della manodopera, che arrestano ufficiali italiani, giovani e carabinieri e che applicano metodi spietati nella persecuzione degli ebrei. (…)”.

    Il diplomatico cerca di far uscire Pio XII dal suo atteggiamento. “Io ho affermato che Egli dovrebbe fare tutto il possibile per salvaguardare lo Stato della Città del Vaticano e i suoi diritti alla neutralità. Egli ha replicato che in tal senso e fino a questo momento, i tedeschi si sono comportati correttamente”, aggiunge nuovamente il diplomatico. Una affermazione fatta mentre la città è ancora sotto choc per la retata arrivata dopo il ricatto dei 50, inutili, kg di oro chiesti agli ebrei per evitare la deportazione.

    “A mio parere - scrive ancora il rappresentante inglese - molta gente ritiene che Egli sottostimi la Sua autorità morale e il rispetto riluttante di cui Egli è oggetto da parte dei nazisti, dal momento che la popolazione tedesca è cattolica. Ho aggiunto di essere incline a condividere questa opinione e l’ho esortato a tenerlo bene in mente nel corso dei futuri avvenimenti, nel caso emergesse una situazione in cui fosse necessario applicare una linea forte”.


    CHIESA-E-NAZISMO

    (Tutto con beneficio d'inventario che non ho controllato l'affidabilità di quanto riportato)
     
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  9. il_gico
     
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    Ma invece di sottolineare GIUSTAMENTE (sono pienamente d'accordo) le deplorevoli azioni di quella vergognosa e infame istituzione mafiosa chiamata chiesa cattolica o Vaticano...e poi nascondersi o fare spallucce,perché non sputtanarli MAI pubblicamente dal punto di vista dogmatico/fideistico/cristico?
    Il loro potere sbaglio o nasce dal vostro libro?
    MAI fatta una cosa del genere,come mai mi chiedo?
    Subito pronti ad attaccare un privato(biglino ad esempio)...che prova a distorcere il vostro testo sacro(ok benissimo,giustissimo)quando al max può ottenerci guadagni personali,ma STORICAMENTE incapaci di proferire una parola UNA di disappunto su altri movimenti religiosi che su interpretazioni assurde del VOSTRO libro hanno fatto quel che hanno voluto.
    Addirittura la chiesa ci ha creato quello stesso Impero che additate come complice della discriminazione storica subita dal vostro popolo.
    non capisco e non capirò mai.
    A meno che non si voglia pensar male...
    Sindrome di Stoccolma collettiva?
    Altro?
     
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  10. Nonancorab
     
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    Sono d' accordo con te sotto questo punto di vista. È la stessa cosa che diceva dovellonsky in una vecchia discussione. Non so perché gli ebrei non parlino agli altri delle loro convinzioni. Non so dove è scritto nel tanakh di non farlo. I profeti dell' antichità andavano a dichiarare la giustizia di Dio anche ai popoli stranieri.
     
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    La religione ebraica non incoraggia le conversioni, tutt'altro.
    E' l'unica che non fa e non vuole fare proselitismo, essa sostanzialmente si rivolge solo all'etnia ebraica

    Il Tanakh stesso non era destinato all'esportazione, è uscito fuori dai propri confini naturali attraverso il cristianesimo
     
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  12. il_gico
     
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    Ma chi parla di proselitismo o conversione?
    Mi sa che non hai o non vuoi capire.
    Ma poi ti senti? "Etnia ebraica"???
    Questo è politicamente corretto?

    io non parlo di religione o di fede,parlo di potere.
    aialon in un post sulla discussione del rav richetti esprime chiaramente cosa pensa del cristianesimo(ed io mi accodo)...ma mica lo fa con l'intento di convertire i cristiani all'ebraismo!
    ecco visto che il pensiero di aialon credo accomuni molti ebrei perché non manifestarlo apertamente,visto che se come capisco non ne traete vantaggi...sicuramente dite di aver tratto svantaggi dalla condotta cristiana durante i periodi storici.
    O no?
     
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    CITAZIONE (il_gico @ 29/1/2015, 14:47) 
    Ma poi ti senti? "Etnia ebraica"???

    Questo è politicamente corretto?

    Con etnia (dal greco ἔθνος, èthnos 'popolo', 'nazione' ) «si identifica una comunità caratterizzata da omogeneità di lingua, cultura, tradizioni e memorie storiche, stanziata tradizionalmente su un determinato territorio»

    Vedi tu.

    CITAZIONE
    io non parlo di religione o di fede,parlo di potere.

    ?


    CITAZIONE
    aialon in un post sulla discussione del rav richetti esprime chiaramente cosa pensa del cristianesimo(ed io mi accodo)...ma mica lo fa con l'intento di convertire i cristiani all'ebraismo!

    Tutti, qui ed ora, che ancora oggi in certi luoghi non è salutare e non lo era neanche in europa fino a l'altro ieri, esprimiamo il nostro pensiero su qualunque cosa.

    La Chiesa è stata e viene criticata per i suoi comportamenti, non certo a causa delle sue credenze, quelle sono unicamente fatti loro


    CITAZIONE
    ecco visto che il pensiero di aialon credo accomuni molti ebrei perché non manifestarlo apertamente,visto che se come capisco non ne traete vantaggi...sicuramente dite di aver tratto svantaggi dalla condotta cristiana durante i periodi storici.
    O no?

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  14. Nonancorab
     
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    CITAZIONE (ashkenazi @ 29/1/2015, 14:39) 
    La religione ebraica non incoraggia le conversioni, tutt'altro.
    E' l'unica che non fa e non vuole fare proselitismo, essa sostanzialmente si rivolge solo all'etnia ebraica

    Il Tanakh stesso non era destinato all'esportazione, è uscito fuori dai propri confini naturali attraverso il cristianesimo

    Si, ma quello che fate anche in questo forum non è proselitismo, altrimenti non lo fareste. E poi ripeto che i profeti dichiaravano la legge di Dio anche ai popoli stranieri. Ninive si è vestita di sacco. E poi avranno mangiato pure le patatine. Che ne so io???
     
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    n tempi passati (forse fino al secondo sec. dopo E.V.) ci fu proselitismo, interrotto quando l’imperatore Adriano proibì la pratica della circoncisione.
    Al giorno d’oggi non c’ è proselitismo sia per il rispetto verso altre religioni e modi di vita, sia perché diventare ebrei non apre vie ad alcun tipo di “salvezza”, ma comporta invece un impegno a conformarsi ad un determinato stile di vita nonché impegno allo studio. Impegni che non devono e non possono essere imposti.
    L’unica forma di “proselitismo”, se così si può chiamare, dovrebbe essere l’esempio che gli ebrei dovrebbero offrire con il loro modo di vivere, ispirato a moralità e rispetto del prossimo.
    http://www.comunitadibologna.it/index.php?...ask=view&id=140

    PS
    Siamo abbondantemente OT
     
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38 replies since 26/1/2015, 23:26   1526 views
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