DEMONTIS SMONTATO!!!

Dialogo con Demontis

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  1. Abramo
     
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    עם ישראל חי

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    2)Non si può fare affidamento a quattro pezzi di coccio per interpretare unaletteratura così ricca come la Bibbia. Per questa ci vuole conoscere bene la tradizioneorale ebraica che ci istruisce su come venivano letti ed interpretati nell’antichità i termini biblici che oggi altrimenti ci risulterebbero assoluti arcani e ciò comunque rimangonorealmente per chiunque l’ignora. Mauro Biglino non fa alcun cenno a questaassolutamente indispensabile letteratura da cui noi ebrei abbiamo imparato il linguaggio per leggere la Bibbia.

    Risposta: Avendo assistito a una sua conferenza e visionato molti dei suoi video possoaffermare che il Biglino ha invece sempre parlato del processo interpretativo e dei suoi 4livelli, come ha anche sempre sostenuto di soffermarsi di proposito sul livello più 'basso'.La sua scelta é pienamente giustificata e coerente perchè egli non vuole interpretare iltesto ma tradurlo, quindi (osservazione mia) rimanere più vicino al significato relazionaledei termini. Quando si analizza un testo, o più genericamente una lingua, il significato piùcerto é sempre quello del livello più basso e meno interpretativo. Una interpretazione é per sua definizione l' adattamento di un significato al contesto, quindi una specializzazione delmodo di utilizzare un termine, ma non può e non deve mai avere più valore del suosignificato (o dei suoi significati, in caso ve ne sia più di uno) più intrinseco e menospecializzato

    L'autore evidentemente non sa che in ebraico il livello più basso si presta a più letture dettate da più di una tradizione orale. Vero è invece che il significato etimologico di molti termini ebraici lo si deduce proprio dal contesto e in molti casi nemmeno il contesto è perfettamente chiaro (Segue l'esempio nella risposta al prossimo quote).

    Per inciso: Biglino non fa altro che adattare alcuni termini ad un contesto da lui stesso creato ed assolutamente inesistente nella Bibbia.

    CITAZIONE
    Es 2):
    “vayomer elohim naseh adam besalmenu kidmutenu”
    = va-yo-mer (yo = terzapersona, tempo futuro, in questo caso -mar/mer indica numero singolare – mru avrebbeindicato numero plurale) + eloah (nome univoco genere maschile) + im (numero plurale) +n-aseh (n = prima persona plurale tempo futuro) + adam (nome univoco maschilesingolare) + be (locativo, qui ha il significato 'con') + selem (nome univoco generefemminile numero singolare) + nu (aggettivo possessivo numero plurale, prima persona) +ki (qualitativo) + demoth (nome univoco genere femminile numero singolare) + nu(aggettivo possessivo numero plurale, prima persona)In questa frase Elohim é morfologicamente plurale, con un significato plurale, un utilizzosingolare, autoreferentesi con elementi grammaticali tutti plurali.

    Evidentemente l'autore non fa caso ad un'altra possibile lettura riportata anche in un'altra tradizione orale che legge il testo tutto al singolare:

    נעשה oltre che "na'assè" è leggibile anche al nifal terza persona singolare "na'assà" e di conseguenza: bizlomennu kedamotennu.


    CITAZIONE
    In questa seconda frasequindi é Elohim stesso (singolare) a dichiarare una pluralità (n-aseh / salme-nu / dmute-nu) relativa a se stesso. Cioè Elohim dà di se stesso un SIGNIFICATO OPERAZIONALEplurale, perchè utilizza i verbi in numero plurale.

    L'autore in questo caso non sta leggendo il testo ma lo sta interpretando perché anche se leggiamo "na'assè" al plurale, il soggetto si sta solo esprimendo al plurale che non vuol dire che chi parla è una pluralità, né che chi cui si sta rivolgendo sia del suo stesso genere. C'è infatti una tradizione che dice che l'uomo fu creato nel quinto giorno come corpo animale, poi successivamente il suo corpo venne modificato ed infatti la radice "עשה" esprime l'aggiunta di una caratteristica o una modifica a qualcosa già creata prima. La caratteristica è la donazine della ragione e questo può anche essere espresso con il verbo ledamot al piel o anche all'hifil con la decadenza della "he" nell'interpretazione al singolare. Il plurale (se così si vuole interpretare) si rivolge (secondo la tradizione) al padre e la madre che mettendo al mondo i loro figli donano loro l'educazione che consiste nello sviluppo della ragione.

    Shalom
     
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270 replies since 10/10/2012, 12:05   15306 views
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