Morte di un ebreo

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  1. Ayalon
     
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    אילון

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    L'ARRESTO

    Accordo degli evangelisti per attribuire I'iniziativa della persecuzione di Gesù alle autorità ebraiche di Gerusalemme, sommi sacerdoti d'accordo con gli scribi (Marco, XIV, 1; Luca, XX, 19; XXII, 2), gli scribi e gli anziani (Marco, XIV, 43), gli anziani (Matteo, XXVI, 3, 47), i Farisei (Giovanni, XI, 57; XVIII, 3). Gli unici a mettere in causa Caifa sono Matteo (XXVI, .3) e Giovanni (XI, 49). Marco (XIV, 53) e Luca (XXII, 54) parlano del sommo sacerdote in carica, ma sembra che ignorino il suo nome 27.

    Queste autorità esitano solo per paura delle rivolte popolari, dato il favore di cui Gesù godeva tra la folla. Il tradimento di Giuda le decide a non frapporre indugi. Fin qui nessuna divergenza notevole.

    Diversamente avviene per l'arresto, benché sia questo il solo episodio della Passione del quale si possa credere che tutti gli apostoli siano stati testimoni oculari, per lo meno prima della loro fuga.
    E per loro qual ricordo più angoscioso, fin nei minimi particolari, e non solo quel bacio di Giuda, vergognoso tradimento del loro compagno!

    Ora i racconti dei Sinottici e quello di Giovanni differiscono anzitutto su un punto importante: l'entità delle forze di polizia impiegate nell'arresto. Quali sono queste forze? Marco (XIV, 4.3} e Luca (XXII, 47) dicono «una folla »; Matteo (XXVI, 47} «una folla numerosa» armata di «spade e bastoni »; si può supporre che si tratti della polizia ebraica, della guardia del Tempio che era a disposizione del sommo sacerdote; Marco e Matteo dicono esplicitamente che questa truppa è mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani (Matteo non fa menzione degli scribi); si tratta evidentemente del Sinedrio. Quanto alla presenza, in questa spedizione notturna, dei sommi sacerdoti e degli anziani, ricordata solo da Luca (XXII, 52), « con gli ufficiali del Tempio », essa appare poco verosimile.

    Ma con Giovanni (XVIII, 3) il quadro cambia; qui, e soltanto qui, vediamo apparire accanto alla polizia ebraica una compagnia romana, la « coorte » comandata da un ufficiale di alto
    range, un « chiliarca », un comandante di mille uomini o tribuno.
    Che dei soldati romani, un semplice distaccamento della coorte, e non la coorte intera, partecipassero, sotto il comando di un ufficiale superiore, al colpo dì forza del Gethsemani, era un fatto, si direbbe, che doveva colpire i presenti e incidersi nella loro memoria. Strano perciò che l'apostolo Matteo, se egli è l'autore del primo Vangelo, che l'apostolo Pietro, se Marco autore del secondo Vangelo è stato « il suo interprete », Marco stesso, se era il giovane che se ne fuggiva tutto nudo, strano che tutti questi testimoni oculari abbiano dimenticato l'impressionante intervento dei Romani.
    A meno che non abbiano preferito dimenticarlo, che l'omissione sia volontaria.
    Infatti, se si accetta la versione di Giovanni che dà per certa la presenza della coorte (o di un suo distaccamento) a Gethsemani, ci si deve porre la domanda se l' autorità romana si sia accontentata del modesto ruolo di ausiliaria di Giuda e di Caifa. Domanda imbarazzante. Per lo meno sorgono dubbi. Alcuni esegeti, convinti della storicità dell'intervento romano, deducono che l'arresto di Gesù fu operato dai Romani e da Pilato che agiva di sua iniziativa o d'accordo con le autorità ebraiche.
    E questa una semplice congettura che si oppone alla tradizione accettata, ma questa tradizione, di cui ci è ben noto a quali sentimenti si ispiri, merita le più ampie riserve. Che il procuratore romano, senza dubbio istigato da Caifa; albbia deciso di far arrestare il Galileo a causa delle agitazioni popolari con tendenze messìaniche, è un'ipotesi che ha per lo meno in suo favore il pregio della verosimiglianza.
    Altra divergenza curiosa nella narrazione dell'arresto: l'atteggiamento di Giuda, il «bacio di Giuda».
    Come dimenticare questo bacio di Giuda? Secondo il racconto dei Sinottici, quel bacio era il segnale convenuto con cui il traditore avrebbe fatto conoscere alle guardie che lo seguivano la persona del Maestro:
    Quale anima dovette sentirsi più colpita, più sconvolta di quella di Giovanni, «il figlio del tuono », «il discepolo che Gesù amava », il sensibile e focoso Giovanni?
    Tuttavia il solo degli evangelisti che non abbia ricordato il bacio di Giuda, il solo che lo escluda assolutamente dalla sua narrazione, è proprio Giovanni (XVIII, 3-8):
    Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, sì fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io ". Vi era anche là con loro Giuda, il traditore, Appena disse: "Sono io ", indietreggiarono e 'caddero a terra. Nuovamente Gesù domandò loro: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno ", Gesù replicò: "Vi ho detto che sono io ... " »,
    Nessun accenno in questo racconto al segno convenuto, il bacio di Giuda.
    Gesù che si fa conoscere da sé, per due volre di seguito. Ed è strano che Giovanni, testimonio oculare, che conosceva certamente le altre narrazioni evangeliche, sapendo l'importanza che in esse aveva il bacio di Giuda, abbia omesso deliberatamente questo episodio.
    Affrettiamoci a riconoscere l'accordo dei quattro - così raro - circa un altro episodio dell'arresto: il colpo di spada con cui uno dei discepoli stacca l'orecchio di un servo del sommo sacerdote, l'orecchio destro, precisano Luca e Giovanni. Quest'ultimo è il solo a nominare il discepolo, Simon Pietro, e la sua vittima, Marco (XVIII, 10).
    Ma il seguito differisce nelle quattro narrazioni:

    Marco, XIV, 47, racconta brevemente il fatto; non vi aggiunge niente.
    Luca, XXII, 51, aggiunge: Lasciate, basta così l s-, Parola oscura che può intendersi: Fermatevi, non fate altro» o anche “Lasciate, bisogna che le cose arrivino fino a questo punto”.
    Matteo, XXVI, 52-'4, aggiunge: «Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?" ».
    Giovanni, XVIII, 11, aggiunge: Gesù allora disse a Pietro: "Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?" ».

    Strano, ancora una volta, che Marco, « interprete di Pietro » sia il solo a non ricordare l'ordine che Pietro ha ricevuto. E come accettare contemporaneamente tre versioni diverse? In questo caso la versione più breve è senza dubbio la migliore. La risposta di Gesù in Luca presenta, secondo il P. Lagrange, « un carattere di autenticità per la sua oscurità stessa»; aggiungiamo: e per la sua brevità. Non si può dire altrettanto per il testo di Matteo (principalmente per i versetti 53-54). Se l'uno è autentico, l'altro non lo è.

    GESU’ DAVANTI ALLE AUTORITÀ EBRAICHE


    Ecco una delle fasi principali della Passione: il processo ebraico.
    Che cosa ne sappiamo? Come lo conosciamo?
    Nessuno degli apostoli, nessuno degli evangelisti ha potuto assistervi. Dopo l'arresto del Maestro, tutti i discepoli si sono dati alla fuga (Marco, XVI, 50; Matteo, XXVI, 56). Pietro ha seguito da lontano le guardie o i soldati che conducevano via Gesù ed è riuscito a penetrare nel cortile del palazzo sacerdotale, unico fra gli Undici, secondo i Sinottici (Marco, XIV, 54; Matteo, XXVI, 58; Luca, XXII, 54), insieme con un altro discepolo, secondo Giovanni, XVIII. 15, e il discepolo sarebbe lo stesso Giovanni.
    Poco importa se in quel cortile vi fosse un solo discepolo o ve ne fossero due. Nel cortile Gesù non è stato interrogato e il Sinedrio non si è riunito. Tutt'al più Pietro e Giovanni (o il solo Pietro) poterono essere testimoni di qualche brutalità delle guardie (di cui tutti sanno che gli Ebrei avevano il monopolio). Per tutto il resto, che è quanto importa di più, gli evangelisti parlano soltanto per sentito dire. Come abbiamo già detto: non è impossibile che qualcuno dei membri del Sinedrio li abbia informati. Ed è un'ipotesi; ipotetica anche la presenza di Giuseppe d'Arimatea.
    Le divergenze degli evangelisti, e in conseguenza le incertezze storiche, si moltiplicano stranamente quando si arriva a questo punto di capitale importanza: il processo ebraico. A dare ascolto al biografo accademico e benpensante, è «ora per ora », passo per passo, «che è possibile accompagnare Gesù» nella sua Passione; ma ad ogni passo, ad ogni momento, qualche divergenza ci ferma. (E di esse le principali verranno taciute o dissimulate. Anche questa è una tradizione ricevuta).

    Primo esempio - Dopo l'arresto di Gesù, le guardie dove l'hanno condotto?
    Risposta dei Sinottici: dal sommo sacerdote, quello in carica ovviamente, Caifa (Marco, XIV, 53; Matteo, XXVI, 57; Luca, XXII, 54); Matteo solo ne fa il nome, senza dubbio perché è il solo che lo conosca; strana a questo proposito l'ignoranza di Marco, e ancor più quella di Luca che ha nominato Caifa in III, 2 32. E nel cortile del palazzo di Caifa che Pietro rinnega Gesù per tre volte.
    Risposta del quarto evangelista: dapprima presso il suocero di Caifa, Anna, già sommo sacerdote (Giovanni, XVIII, 13). È dunque nel cortile del palazzo di Anna che Pietro rinnegherebbe Gesù la prima volta (Giovanni, XVIII, 17). Poi Gesù, legato, viene condotto da Caifa (Giovanni, XVIII, 24) e qui Pietro, che lo ha seguito, lo rinnega due volte ancora Giovanni, XVIII, 25-27).
    Da molto tempo si è cercato di «armonizzare» Giovanni e gli evangelisti sinottici. La divergenza (di rninore interesse) si attenua se si sposta il versetto 24 di Giovanni «Anna lo mandò legato da Caifa, il-sommo sacerdote ») per inserirlo subito dopo il versetto 13 (« Essi lo condussero prima da Anna). Tale versione appare in uno dei manoscritti più antichi dei Vangeli, il Syrus Sinaiticus. Ma per quanto sia accettabile, essa è eccezionale e non appare in nessuno dei manoscritti che hanno autorità. « Ci si può domandare », osserva il P. Lebreton, « se non è precisamente il desiderio di mettere d'accordo le varie narrazioni che ha provocato questa correzione nel testo di Giovanni ». Il P. Lagrange ammette che il Syrus Sinaiticus « è stato fortemente armonizzato », cioè ha subito ritocchi destinati a cancellare certe divergenze; e questo conferma una delle nostre precedenti esservazioni ».

    Secondo esempio - Secondo punto, di maggiore importanza ..
    Davanti a chi è comparso Gesù?
    Risposta di Marco-Matteo, i cui racconti più ancora che paralleli, sono addirittura gemelli e talvolta identici nei termini: Gesù è comparso davanti al Sinedrio due volte: una prima durante la notte, quasi subito dopo l'arresto, presso Caifa, dal quale si sono ritrovati sommi sacerdoti, anziani e scribi (Marco, XIV, 53; Matteo, XXVI, 57). I due evangelisti dicono esplicitamente: tutto il Sinedrio » (Marco, XIV, 55; Matteo, XXVI, 59). Il P. La grange non ritiene necessario prendere alla lettera il testo evangelico; per lui questa riunione notturna non aveva « niente di ufficiale », perché «la consuetudine codificata oralmente dai dottori non permetteva di tenere durante la notte delle assemblee che portassero ad una condanna a morte»; si tratterebbe piuttosto di « una commissione di membri di buona volontà del Sinedrio, per mettere le cose a posto ». Dei membri di buona volontà? Allora Caifa ha dovuto scegliere quelli sui quali era sicuro di poter contare per sbarazzarsi di Gesù, non gli altri, gl'incerti, i simpatizzanti, quelli come Giuseppe d'Arimatea. Seconda riunione del Sinedrio all'alba (Marco, XV, 1; Matteo, XXII, 1): sono presenti « i sommi sacerdoti, gli anziani, gli scribi e tutto il Sinedrio », dice Marco; «i sommi sacerdoti e gli anziani », dice Matteo, possibile, ma non è certo che questa seconda riunione sia stata plenaria.
    Risposta di Luca. Questi afferma di aver condotto un'inchiesta, « di essersi informato diligentemente di tutti i particolari» (Luca, 1,3). Luca ha senza dubbio conosciuto il racconto di Marco, al quale attinge sovente. Nel caso presente se ne allontana deliberatamente, perché non fa menzione che di una riunione del Sinedrio e una sola, quando fu giorno» (XXII, 66). L'espressione non è ben chiara: «Appena fu giorno, si iriunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al Sinedrio »,
    Risposta di Giovanni. Essa è chiara, ma che dice in sostanza?
    Non una parola che alluda a una riunione, parziale o plenaria, diurna o notturna, del Sinedrio. Un breve interrogatorio di Gesù da parte di Anna che lo manda a Caifa, che lo manda a Pilato: ecco tutto. Nel suo pio ottimismo, il biografo di Jésus en son temps ci assicura che « lo stesso san Giovanni ... sente il bisogno di dire tutto quel che sa (della Passione), tutto quello che ricorda », Veramente? Del processo ebraico, della comparizione di Gesù davanti' al Sinedrio, Giovanni non sa nulla, Giovanni han dice nulla, Giovanni non ha il minimo ricordo! Questo un fitto che merita di essere sottolineato, messo in piena luce, tolto dalla penombra in cui l'apologetica lo tiene accuratamente relegato: non vi è un processo ebraico di Gesù nel Vangelo di Giovanni.
    Tale è, su questo punto di capitale importanza, « l'impressionante parallelismo dei quattro Vangeli».

    Terzo esempio - Come si è svolto il processo?
    Lasciamo da parte Giovanni poiché, effettivamente, nel suo Vangelo non vi è traccia di processo. E solo ricordato l'interrogatorio di Gesù da parte di Anna (di Calla, secondo la versione del Syrus Sinaiticus). Al sommo sacerdote che lo interroga sui suoi discepoli e sulla sua dottrina, Gesù si limita a rispondere press'a poco ciò che, secondo i Sinottici, ha detto a quelli che lo arrestavano:
    « ho ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel Tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi, me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto &- (Giovanni, XVIII, 20-21).


    Ed è tutto.
    Nei Sinottici, il gruppo Marco-Matteo, “sempre unito". presenta questa volta due o tre divergenze notevoli.
    Secondo Marco-Matteo l'interrogatorio di Gesù ba avuto luogo nella prima seduta, quella notturna; secondo Luca nell'unica seduta del mattino.
    Solo Marco-Matteo ricordano le testimonianze a carico; Gesù è accusato specialmente di aver detto: «lo distruggerò questo tempio ... » (Marco, XIV, 58); «Posso distruggere il tempio di Dio «(Matteo, XVI, 61) - Marco, ma non Matteo, aggiunge che « nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde » (Marco, XIV, 59). Tutti e due sono d'accordo per dire che a quelle accuse Gesù oppone un silenzio sdegnoso:

    «Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non risponui nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te? Ma egli taceva e non rispondeva nulla” (Marco, XIV, 60-61; Matteo, XXVI, 62·63).


    Notiamo di sfuggita: sorprende di vedere come un tribunale che ha potuto riunirsi e citare dei testimoni in piena notte, non abbia pensato di ricorrere alla testimonianza di Giuda, certo il più qualificato fra tutti, il più documentato.
    La fase decisiva dell'interrogatorio è la domanda posta direttamente a Gesù dal sommo sacerdote secondo Marco-Matteo, dal Sinedrio secondo Luca:

    «Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? (di Dio)» (Marco, XLV, 61)
    « Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro per il Dio vivente, perché tu ci dica se sei il Cristo, il Figlio di Dio" (Matteo, XXVI, 63);
    “…condussero davanti al Sinedrio e gli dissero: “ Se tu sei il Cristo, diccelo" n (Luca, XXII, 66·67). Soltanto dopo la risposta di Gesù, viene
    l'altra domanda: «Tu dunque sei il Figlio di Dio? » (Luca, XXII, 70).

    Domanda difficile che si può ammettere solo scindendola , come fa Luca, «Dicci se sei il Cristo »
    « Dicci se sei il Figlio di Dio ». Il P. Lagrange osserva: «Sarebbe strano che il sommo sacerdote avesse pensato che chiunque si fosse proclamato Messia, si dicesse anche Figlio di Dio, come se tutti fossero stati d'accordo su questo carattere del Messia». Aggiungo: sarebbe ancora più da stupirsi se il sommo sacerdote avesse adoperato l'espressione « figlio di Dio» senza precisare che egli la intendeva non nel senso ebraico, cioè figurato, ma nel senso proprio, cioè cristiano.
    A questa esplicita domanda, che cosa risponde Gesù?
    Secondo Marco, XIV, 62: «Gesù rispose: "Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo" ».
    Secondo Matteo, XXVI: «Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico, d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo".
    Secondo Luca, XXII, 67-68: «Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio" ». (Alla seconda domanda «Sei dunque il Figlio di Dio », Gesù risponde: «Lo dite voi stessi: io lo sono»).

    La risposta di Gesù è categoricamente affermativa in Marco, nettamente evasiva in Luca. È dubitativa in Matteo, perché Syeipas (l'hai detto) di Matteo può intendersi sia nel senso affermativo adottato dall'apologetica: «Tu l'hai detto» (sottinteso: lo sono), sia in senso evasivo: «Tu l'hai detto» (sottinteso: non io). Cosi in Luca, XXII, 70, si deve leggere: «Siete voi che lo dite, non io». Da questa triplice divergenza non è possibile dedurre una certezza.
    A meno che si voglia alterare il testo imbarazzante facendo dire a Luca, XXII, 70: «Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio? " Ed egli disse loro: "Lo sono" ».
    Ma uno storico ha il diritto di modificare un testo, qualunque esso sia? Ha diritto un cristiano di modificare una parola attribuita al Cristo?
    Strettamente parlando, i Sinottici si accordano in un'affermazione sola di Gesù:

    « Voi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza e venire con le nubi del cielo.
    (Marco, XIV, 62; Matteo, XXVI, 64).
    «II Figlio dell'uomo starà seduto alla destra della potenza di Dio» (Luca, XXII, 69).
    Di fronte al Sinedrio Gesù non avrebbe pronunziato che una sola affermazione esplicita e sovrana, l'affermazione che i luminosi testi di Davide e della visione di Daniele erano divenuti realtà e, senza dirlo apertamente, si erano realizzati nella sua persona. La rivendicazione di questa messianità trascendente, sovrumana, strettamente associata a Dio è forse - forse - la bestemmia di cui subito dopo, secondo Marco-Matteo, lo accusa il sommo sacerdote:
    «Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia, che ve ne pare? "» (Marco, XIV, 63; Matteo, XXVI, 65; testi quasi identici.
    Vogliamo andare oltre? Su tutti gli altri punti l'accordo dei testi sparisce; bisogna amalgamare, dissimulare, spezzare, aggiungendo referenze abusive e traduzioni tendenziose.

    Quarto esempio - Gesù è stato condannato a morte dalle autori tà ebraiche?

    Risposta affermativa di Marco, XIV, 64: «Tutti sentenziarono che era reo di morte », e di Matteo, XXVI, 66, benché meno esplicita: « È reo di morte »; i due evangelisti pongono questa condanna al termine della seduta notturna, nella quale, come sappiamo, la consuetudine non consentiva le condanne a morte.
    Silenzio, silenzio assoluto in Luca e Giovanni. Né l'uno né l'altro fanno minimamente allusione ad una sentenza ebraica di condanna a morte.
    I quattro evangelisti si trovano d'accordo solo su questo punto: le autorità ebraiche hanno consegnato Gesù alla giustizia romana, a Ponzio Pilato. Questo è sufficiente per coinvolgere la loro responsabilità, anche se fosse dimostrato, il che non è possibile, che Ponzio Pilato ha avuto in questa vicenda una parte più importante di quanto dicano gli evangelisti.

    Ultimo esempio - Gli oltraggi.
    Marco, XIV, 65, addossa la colpa degli oltraggi non solo ai servi, ma anche a qualcuno che sembra appartenere ai membri del Sinedrio:
    «Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina.". I servi intanto lo percuotevano ».
    Matteo, XXVI, 67-68, sembra sopprimere i servi e lasciare ai soli membri del Sinedrio il Lato odioso di questa scena ignominiosa:
    «Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?" »,
    Tutti e due gli evangelisti pongono la scena degli oltraggi dopo la condanna, nella seduta notturna.
    Luca, XXII, 63-65, la pone anche lui di notte, ma prima della seduta del Sinedrio, e ne attribuisce la colpa soltanto alle guardie:
    « Intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù, lo schernivano picchiandolo e, dopo averlo bendato, io interrogavano dicendo: "Indovina chi ti ha percosso?" e bestemmiando dicevano contro di lui molte altre cose
    Giovanni, XVIII, 22-23, ricorda soltanto l'atto brutale di una guardia, nel corso dell'interrogatorio del sommo sacerdote:
    «Una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? " ».
    Questi sono i testi e queste sono le divergenze.
    Ed ecco un esempio di trasposizione letteraria cattolica, molto apprezzata dal pubblico cristiano:
    « Mentre i maggiorenti si appartano per consigliarsi sulla maniera di carpire la ratifica del procuratore Gesù è buttato in pasto alla bordaglia presente nel palazzo.
    Hanno il permesso di giocare col loro Re, di trastullarsi col loro Dio .. Ma non sanno da che parte incominciare … Ma uno degli scribi o degli anziani dette l'esempio e, passando accanto a Gesù, gli sputò addosso ... E sulla faccia illuminata dal vergine sole della mattina e dalla divinità prigioniera, sulla faccia trasfigurata dalla luce del sole e dalla luce dell'amore, sulla faccia d'oro di Cristo, gli sputacci dei Giudei ricoprirono il primo sangue della Passione» (Giovanni Papìni, Storia di Cristo, Vallecchi 1923, pp. 410-412).
    Mi sono limitato a sottolineare tipograficamente ciò che l'autore si è sforzato di sottolineare letterariamente. Del resto Papini non fa che ricamare su un tema quasi rituale. Descrivendo la scena degli oltraggi, scrive Dom Guéranger: «Questi sono gli omaggi della Sinagoga al Messia la cui attesa la rende così fiera» (Année liturgique, semaine sainte, p. 499).
    Andiamo oltre. Che si tratti delle solite brutalità delle guardie o dei servi, come dicono Luca e Giovanni e com'è verosimile, o anche del furore astioso di quegli oligarchi dei quali lo stesso Talmud denuncia egualmente le tradizioni violente, poco importa: il popolo ebraico che soffre alla sua volta di queste usanze tiranniche, non c'entra affatto. Non una parola dei testi autorizza a metterlo in causa.
    E tuttavia viene messo in causa perché così si vuole. A proposito di tutto: degli oltraggi, dell'arresto, del processo, della sentenza. Autori cattolici, autori protestanti. La sentenza del Sinedrio, sottolinea in modo solenne e decisivo La rottura fra il popolo di Dio, rappresentato dai suoi capi spirituali, e L'inviato dell'Eterno, il Cristo, figlio del Dio vivente» (Herbert Roux, L'Évangite du Royaume, p. 314). « Il rigetto del Messia, la rottura fra Dio ed il suo popolo, si compie là, in quell'assemblea sinistra ) (J. Lebreton, op. cit., II,- p. 374).
    Sotto la penna di un grande scrittore, l'interpretazione tradizionale si trasforma in visione di un realismo impressionante (ma di pura immaginazione): « Vi è una folla così fitta in tribunale che quasi non ci si muove. Questo è il pubblico che si è radunato, il popolo grossolano di una Corte d'assise, davanti al quale il Figlio di Dio dovrà rivelarsi. Ed è proprio là che hanno cacciato il Cristo, cosi premuto da ogni parte da fare una cosa sola con la carne del Suo popolo. Tutto Israele preme su di lui. Ed è Là, alla fine d'un interrogatorio agitato, nella confusione inestricabile dei testimoni che si contraddicono, che sorgerà infine il Grido terribile, la «Bestemmia» insopportabile che spezzerà il mondo in due:
    Sì. È vero. Sono Dio. Sono proprio io. Oh se ci potessimo turare le orecchie! ». (P. Claudel, Un poète regarde la Croix, p. 35).
    Queste pagine letterarie, anche se fumate dal gran nome di Claudel, quale sfida alla verità, alla verità storica, anzitutto, ma anche, credo, ad una verità più alta! Tra questa verità, tutta avvolta di mistero, e quelle immaginazioni sbrigliate, quelle ricostruzioni tendenziose, vi è incompatibilità assoluta. La storia romanzata, che non è la storia viva, che non è neanche storia, è in sé un genere equivoco e bastardo, ma quando tocca le cose sacre, diventa sacrilegio.

    Ora sappiamo, dopo aver esaminato i fatti ed i testi, che valore hanno le affermazioni e le descrizioni tradizionali relative alla prima fase della Passione: Gesù davanti alle .autorità ebraiche. Sappiamo contro quali incertezze si urta, com'è fragile la base documentaria, quali incrinature l'attraversano. E diciamo:
    di qualunque natura siano le responsabilità emerse, che Gesù sia comparso soltanto davanti ai sommi sacerdoti Anna e Caifa, com'è detto nel quarto Vangelo,
    o davanti a Caifa assistito dal Sinedrio, com'è detto nei Sinottici,
    che la riunione del Sinedrio sia stata parziale o plenaria, oppure che l'autorità romana abbia preso l'iniziativa del processo d'accordo con le autorità ebraiche (ciò che, evidentemente, non appare dai Vangeli e rimane una congettura),
    in tutti i casi, noi possiamo ripetere e generalizzare la nostra precedente conclusione:
    il popolo ebraico non c'entra affatto. Esso non ha avuto alcuna parte in una vicenda svoltasi senza la partecipazione, anzi contro la sua volontà.
    Crediamo inutile insistere ancora; abbiamo premura di affrontare la seconda parte della Passione, il processo romano, perché qui, secondo la tradizione tramandataci, la responsabilità del popolo si lega indissolubilmente a quella dei capi.
    Isaac

    continua

    Edited by Aialon - 26/1/2010, 12:37
     
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7 replies since 25/1/2010, 18:28   1067 views
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