Giovanni di Gamala

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  1. barionu
     
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    EMILIO SALSI



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    Isaia Deagostini

    Il signore in questione esterna un incontenibile livore che dimostra l'incapacità di replicare nel merito le dimostrazioni razionali che cancellano dalla storia i protagonisti del suo "credo". Allora replichi a queste dimostrazioni razionali che cancellano il suo Giovanni di Gamala dal libro sette - capitolo 8 paragrafo 263 guerre giudaiche:
    "Eppure Giovanni fece si che anche costoro sembrassero più moderati di lui ecc ecc".


    La sua prima argomentazione è questa: non si puo' identificare questo Giovanni con Giovanni di Giscala in quanto la vicenda di quest'ultimo era chiusa qualche capitolo prima con l'arresto. Ma dopo qualche rigo (par. 235) "D'altra parte, poi Simone barghiora quale delitto non commise? Seguendo la sua logica io devo concludere che Simone sia risorto ( In quanto morto nei capitoli precedenti) o che costui sia un secondo Simone.

    Inoltre se legge bene questo Giovanni non era un discendente di Giuda il Galileo in quanto nella prima parte parla di questi e dopo dice: "Eppure Giovanni fece si che anche costoro sembrassero più moderati di lui ecc ecc" , quindi Giovanni non era tra costoro. Terza sua argomentazione: mancanza del patronimico. - Peccato che Giovanni di Giscala venga più volte citato con il solo nome Giovanni .

    Per ultimo lei collega questo Giovanni al Gesù dei vangeli per avere la mensa imbandita di cibi proibiti. Peccato che nel Gesù dei vangeli non c'è nessuna traccia di tali accuse contro Gesù ( e qui Michele sarà molto più esaustivo di me in quanto ha una nota documentata già pronta) . Ora mi faccia sentire le sue contro argomentazioni razionali- . NB) 1)Non sono un credente e non ho nessun )credo da difendere. 2) Le domande non sono mai da ignorante ma le risposte spesso sono da idiota. Rimango in attesa.

    Cordialmente Isaia.

    -------------------------

    Lo studio su Giovanni di Gàmala, inevitabilmente, può essere fatto solo dopo aver dimostrato l’inesistenza degli apostoli e di tutti i protagonisti mitologici cristiani. Pur non essendo concettualmente difficile, è lungo e impegnativo. Sono oltre cento pagine del saggio di Salsi necessarie a coprire un vuoto nella storia praticato dai copisti nel XVIII libro di “Antichità Giudaiche” avvalendosi di tutte le fonti storiche dirette disponibili, compreso la documentazione neotestamentaria. Pertanto rispondo a queste due sciocche domande rivolte da Isaia per poi non tornare più sopra Giovanni di Gàmala.

    Le “dimostrazioni razionali” di Isaia Deagostini sono dimostrazioni di irrazionalità come la cantonata presa sul Vesuvio di Giuseppe Flavio, e strombazzata come prova di chissà cosa:

    1° = Non ha capito che Simone Barghiora non poteva essere il Simone richiamato dallo storico attraverso un lontano ricordo che si diparte dal 6 d.C. perché Giuseppe F. dichiara esplicitamente che furono uccisi “facendoli morire fra i più atroci tormenti d’ogni sorta”. Mentre il vero Simone Barghiora, un nome ripescato appositamente dagli amanuensi per depistare il lettore da quello reale, fu decapitato, “zac” non ucciso “fra i più atroci tormenti di sorta”, a Roma, alla fine della sfilata trionfale di Tito nel 71 d.C. Quindi nessuna “resurrezione”, né del vero né del finto Simone, entrambi già morti. Inoltre, Giovanni di Giscala, quando Giuseppe Flavio ultimò “La Guerra Giudaica” (prima della morte di Vespasiano) era sempre vivo e vegeto, arrestato a vita e non poteva essere morto “fra i più atroci tormenti di sorta”, altrimenti, avendo parlato a lungo di lui come suo nemico, lo avrebbe detto.

    Che in questa remota rievocazione, non si tratti del vero Simone Barghiora e del vero Giovanni di Giscala, i famosi protagonisti della guerra contro i romani, lo dimostra la descrizione dello storico ebreo, volutamente o stupidamente ignorata da Isaia Deagostini: “Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano fare bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi” .
    Nel lungo resoconto di Bellum, riguardante le azioni di questi due capi della rivolta, Giuseppe F. non ha mai fatto una accusa così grave contro i suoi due mortali nemici descritti “nella diretta” del conflitto: nessuno dei due risulta aver ucciso propri familiari, notizia troppo significativa da passare sotto silenzio essendo una grave violazione della Legge ebraica. Da notare che Giuseppe bar Mattia (poi Flavio) era Governatore e sacerdote che presiedeva il consiglio di settanta anziani (Sinedrio) della Galilea con diritto di uccidere.

    Altro aspetto importantissimo, che sfugge allo “studio” di Isaia, consiste nel fatto che i due capi rivoluzionari ebrei erano in guerra aperta fra loro, quindi nemici dichiarati, l’uno contro l’altro anche nella dottrina alla quale si richiamava Simone Barghiora impegnato a premiare gli schiavi liberati, mentre Giovanni di Giscala era un arrivista che pensava ai suoi interessi. Al contrario, il Giovanni e Simone rievocati da un passato lontano che inizia da Giuda il Galileo, sono descritti in accordo fra loro negli intenti e nelle azioni.

    2° = Il patronimico veniva riportato da Giuseppe ai protagonisti ebrei famosi sempre in prima citazione, successivamente, nella stessa vicenda, sarebbe stato inutile. Il “di Giscala”, patronimico finto, non risulta nel testo ma viene “affibbiato” nella “nota chiarificatrice” (sic) dal curatore della traduzione col preciso intento di depistare i lettori con lo stesso quoziente intellettivo di “Isaia”, il quale è un “credente” molto interessato a Giovanni di Gàmala, sotto la statua del quale nessuno si inginocchia, al punto di inveire e offendere Salsi; mentre è totalmente indifferente alla “dimostrazione”, fatta dalla più famosa filologa e paleografa italiana, Ilaria Ramelli, sulla esistenza ed il supplizio dell’apostolo Giovanni fritto in padella da Domiziano, alla quale il Salsi dedica il V studio per cancellare definitivamente dalla pseudostoria l’esistenza del “discepolo che Gesù amava”. Leggi l’analisi di Ilaria Ramelli e confrontala con quella di Salsi e facci sapere Isaia.


    www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=23





    Infine, il fatto di essere atei non dimostra niente: è necessario essere razionalisti.

    Isaia Deagostini così ti rivolgi a Salsi: “Allora replichi a queste dimostrazioni razionali che cancellano il suo Giovanni di Gamala dal libro sette - capitolo 8 paragrafo 263 guerre giudaiche”. Poi concludi: “Le domande non sono mai da ignorante ma le risposte spesso sono da idiota”. Giusto: come sul Vesuvio le tue dimostrazioni sono da idiota.



    Emilio Salsi

    Edited by barionu - 17/12/2012, 23:10
     
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5 replies since 28/10/2009, 19:15   2245 views
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