Giovanni di Gamala

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  1. Giovanni Dalla Teva
     
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    Premessa:
    Il presente scritto non è verità rivelata, vuole solo essere, uno dei tanti schizzi possibili, per disegnare in futuro, soprattutto con l'aiuto di altre persone, un quadro relativo ad una più accettabile verità storica del cristianesimo primitivo di cui mi sento incuriosito, e interessato per soddisfare alcune mie domande di carattere spirituale.


    Gli Esseni erano degli Ebrei, (L'essenismo era un movimento nazionale diffuso che copriva l'intero Israele e i cui membri non si consideravano affatto separati dal resto del popolo d'Israele. La comunità di Qumran, invece, era un fenomeno marginale, un gruppo chiuso e isolato, che aveva scelto di vivere separato dal resto del giudaismo. (Gabriele Boccacini - Oltre l'ipotesi essenica- pag. 334)). che si ritenevano i veri eletti di D-o, e fra di loro si sviluppò quasi totalmente il Cristianesimo. (Dall'escatologia essena derivò l'escatologia cristiana)
    Questa verità fu e viene nascosta dalla Chiesa.
    Gli Esseni o alcuni di loro, attendevano, consultando le scritture, due Messia uno (Maestro di Giustizia) detto di Aronne che rappresenta la figura sacerdotale e che doveva assumere il ruolo di Sommo Sacerdote nella nuova Israele restaurata; l'altro detto d'Israele "Il Cristo, l'Unto" che rappresentava la figura politica, colui che doveva liberare con le armi, il paese dagli stranieri e quindi assumere la carica regale (Manoscritto della Regola).
    Pertanto la Comunità credeva di avere il compito di conservare la sapienza di Israele, difendendola dalle influenze pagane, e si preparava all'idea del riscatto, ovverosia di una vittoria militare contro gli altri Ebrei e le potenze dominatrici straniere (Rotolo della Guerra)
    Era questo l'ideale messianico che in futuro darà tanto filo da torcere ai romani, nel primo secolo d.C. perché numerosi furono gli aspiranti alla carica di Messia.
    Credevano interpretando una profezia di Gioele, all'avverarsi in tempi molto brevi del "Regno di D-o" (riservato solo agli eletti) attraverso una incombente catastrofe totale
    "E dopo tali cose io diffonderò il mio Spirito su ogni mortale. I figli vostri e le vostre figlie profeteranno, i vostri anziani avranno dei sogni, e i giovani delle visioni.......... >Gioele 3, 1-5. (800a.C. circa) e la venuta di D-o o chi per Esso(figlio dell'uomo) nelle nuvole, un giudizio divino su ogni uomo, una totale trasformazione di tutte le cose terrene e l'avverarsi di tutte le beatitudini descritte successivamente nei Vangeli, in questa terra.
    Credevano nella costruzione di un mondo ideale dove gli uomini si amassero tra loro come fratelli; dove la povertà, intesa come scelta di vita, avesse eliminato l'arroganza delle ricchezze e resi gli uomini uguali, dove infine regnassero la verità e la giustizia.
    Forse poco prima e sicuramente dopo la terrificante Guerra Giudaica 67 -70 d.C. da parte dei romani, seguita dalla distruzione del secondo tempio di Gerusalemme, Paolo di Tarso o chi per lui, fu il principale interprete illuminato della trasformazione di uno dei tanti Messia sfortunati, e traditi dal destino, nel Messia Gesù Nazareno Cristo figlio di D-o, spinto da questi motivi:

    il desiderio di entrare nella setta di cultura essena, di persone non ebree chiamati pagani che non volevano sottoporsi alla legge di Mosè (alla fine della guerra giudaica gli ebrei erano odiati e perseguitati quasi ovunque);
    il convincimento dell'impossibilità di sconfiggere i Romani;
    il passaggio dall'odio all'amore verso i nemici per non aver problemi con le autorità Romane in tutto il territorio dell'impero Romano;
    risolvere il problema della venuta del Regno di D-o che non si avverava;
    avere un salvatore universale già manifestato come le altre religioni concorrenti.
    Alcuni Esseni pragmatici risolsero brillantemente il problema con la costruzione di un Messia D-o già realizzato fisicamente, usando, la profezia nella quale Isaia, sette secoli prima, aveva previsto, che il Messia sarebbe passato tra gli uomini senza essere riconosciuto: "Egli (il Messia), dopo essere passato tra gli uomini in maniera così umile e modesta nelle parvenze da non essere rimarcato da alcuno, seguirà i suoi carnefici silenzioso e docile come un agnello che viene condotto al mattatoio" (Isaia 53,1 e seguenti)

    Ecco spiegato perchè gli storici e le persone di quel tempo non videro mai tale Messia.

    Il più grande errore commesso dai padri della Chiesa, rientra tra il proverbio "Chi troppo vuole, nulla stringe". Se loro si accontentavano di scrivere i loro libri del nuovo testamento, e non avessero voluto legittimare la loro falsificazione attraverso altri scritti "laici", ora noi non saremmo in grado di scoprire la verità storica di quegli eventi. In poche parole se loro avessero eliminato i libri di Giuseppe Flavio come hanno fatto con altri autori invece di falsificarli, ora nessuno sarebbe in grado di dimostrare/interpretare la verità storica.

    Chi scrisse il vangelo di Marco, individuò il Messia anonimo di san Paolo o chi per Lui nel Messia politico già passato, sapendo, che precedentemente:
    Verso gli anni 30 d.C ci fu un aspirante alla carica Messianica di nobile stirpe asmonea, che aveva come radici storiche il Golan e precisamente Gamala e non Nazareth.
    Ad un certo momento della sua carriera, come capo del movimento insurezzionale ereditato da suo padre Giuda il Galileo, si introduceva o si consolidava anche nell'ambiente esseno, specialmente dopo la morte di un suo rivale Giovanni il Battista.
    L'aspirante Messia, Giovanni di Gamala - (chiamato dalla gente di quel tempo Giovanni il Galileo o Giovanni Nazireo veniva da alcuni riconosciuto con tutta la sua famiglia, come il destinatario della profezia di Giacobbe che diceva, che il Messia sarebbe arrivato il giorno in cui "lo scettro di Davide sarebbe uscito dalle mani di Giuda" cioè il giorno in cui il trono di Gerusalemme , tolto ai Giudei, sarebbe stato occupato da un non appartenente alla razza ebraica (nomina dei procuratori romani 6 d.C.).
    Preparazione alla rivolta armata
    I Messia con i loro seguaci , gli apostoli non sono mai esistiti, operavano in Palestina e preparavano la rivolta cercando di coinvolgere il popolo.
    I Messia fomentavano l'odio contro i Romani e i loro alleati, presentandoli come i responsabili delle ingiustizie sociali e dei loro mali e persone empie verso D-o.
    I guerriglieri esseno/zeloti si organizzavano nei centri di reclutamento in forma segreta, per prepararsi alla guerra finale che avrebbe determinato la fine dei nemici di Dio con il suo aiuto.(Rotolo della guerra) o alla primitiva guerriglia dei loro lontani avi Asmonei.
    I Messia assieme al altri Nazir, Giuda il Galileo,Teuda, (Giovanni il Battista),Giacomo, Simone, l'Egiziano, Menahem e altri; cercavano di coinvolgere il popolo alla loro causa svolgendo una propaganda di proselitismo basata sulla quarta filosofia ideata da Giuda il Galileo figlio di Ezechia, su prediche, parabole, esorcismi, e solo più tardi, nel secondo secolo si incominciò a parlare di miracoli, che nessuno mai documentò, se non chi li inventò.
    I Messia si rivolgevano ai derelitti, ai poveri e ai perseguitati con il discorso delle beatitudini che si sarebbero avverate in questa terra, dopo la sconfitta dei loro nemici e dei romani.
    Gli esseni usavano il battesimo come un gesto purificatore e di appartenenza alle loro comunità.
    Alcune loro comunità aprivano le porte a quanti volevano unirsi alla loro ideologia offrendo vitto e alloggio in cambio di un lavoro comunitario e proprietà/uso comune dei beni.

    Attuazione della rivolta armata
    In un periodo che va dalla fine del 35 alla primavera del 36 d. C. si pianificava e si attuava una delle numerose rivolte armate messianiche esseno/zelote a Gerusalemme. .
    La rivolta armata falliva; nonostante il Messia politico Giovanni di Gamala, capo degli insorti, con i suoi fratelli, entrasse trionfalmente a Gerusalemme facendosi proclamare Re dei Giudei, occupasse il tempio e il popolo lo riconoscesse come “Salvatore”; a causa dell'arrivo successivo, delle legioni romane di Vitellio, che generarono uno o più tradimenti, cioè tolsero consenso al nuovo re dei giudei, per paura delle conseguenze della forza dei soldati romani appena arrivati, fuori le mura di Gerusalemme.
    I due Messia. per gli evangelisti, venivano in qualche modo abbandonati al potere romano.
    Ogni ragionamento per identificare con precisione Barabba con uno dei due Messia ha poca importanza, perchè nella realtà non sono mai esistiti,( la conferma di ciò sono le contraddizioni e gli errori dei vangeli) sono solo creazioni degli evangelisti per avvicinarsi alle credenze essene dei due messia quello sacerdotale e quello politico e per nascondere ingarbugliando i racconti, il vero sconfitto e successivamente crocifisso, cioè Giovanni di Gamala figlio di Giuda il Galileo. L'unico documento extravengelico che tratta indirettamente della crocifissione del 36 d. c., dello scrittore ebreo Filone Alessandrino, In Flaccum, VI, pag. 36-40, parla delle vicende di un unico presunto re dei Giudei.

    Poichè gli evangelisti dichiarano che solo il Gesù/Giovanni di Gamala fu arrestato, questo fu un accordo di resa negoziato.


    Il Giovanni di Gamala, pragmaticamente si convinse che questa rimaneva la situazione migliore in quel momento, e si sacrificò per tanti, arrivarono ad arrestarlo, le guardie del tempio e anche dei soldati romani come rappresentanti del potere romano.

    Perciò non ci fu alcuna resistenza armata né tradimento di Giuda.

    Il possibile tradimento fu operato da alcune persone importanti, nel togliere l'appoggio politico e militare al Giovanni, re non voluto da Roma, davanti all'arrivo delle legioni di Vitellio, nella primavera del 36 d.c.

    Non dimentichiamo le parole di Caifa. "«E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo».

    Ricordiamo che Pilato era già stato destituito, con l'arrivo a Cesarea Marittima di Marcello, mandato in precedenza da Vitellio. (Antichità Giudaiche libro XVIII, 89 e seguenti)


    Chi scrisse il vangelo di Marco si inventò il processo ebraico e quello romano del re dei Giudei.

    In realtà ci fu solo la crocifissione immediata, di colui che era diventato re di Gerusalemme senza il permesso dell'autorità romana.

    Gli altri tre evangelisti copiarono il tutto da Marco, e si inventarono le apparizioni e l'ascensione al cielo del messia crocifisso. Altri falsari successivamente, aggiunsero tutto questo anche al vangelo di Marco che non le riportava.

    Il gruppo iniziale dei Galilei o Nazareni protagonista della rivolta fallita in Gerusalemme del 36 d.c. si divise.

    Una parte continuò la rivolta armata con a capo i fratelli di Gesù/Giovanni e come ultimo un nipote e vennero identificati a seconda dei casi, con vari nomi: Galilei, Nazirei, briganti, sicari, rivoltoso, ribelli, zeloti, eccetera.
    Giuda, detto Teuda, decapitato nel 45 "riportato da Giuseppe Flavio"Ant. Giud. XX, 5.1 -97-99"
    Giacomo, detto il Giusto, crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio Ant. Giud. 20. 5.2-102
    Simone, detto Kefas, crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio" Ant. Giud. 20. 5.2-102"
    Giuseppe,detto Menahem, ucciso durante la guerra giudaica nel 66 d.c. Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17".
    Eleazar suicidato nel 73 d.c. a Masada, riportato da Giuseppe Flavio "La Guerra giudaica libro VII,9,1".


    Un'altra parte di derivazione prettamente essena (non sono riuscito a identificare con precisione gli anni di questo evento) identificata con il gruppo degli Ebioniti cambiò radicalmente il proprio comportamento, la propria visione della vita, la propria religione.
    Gli Ebioniti scrissero un proprio vangelo, trasformando il loro leader Gesù/Giovanni crocifisso in uno dei tanti profeti vissuti in Palestina e nella figura Enoica del "figlio dell'uomo" descritta in Enoch I dal capitolo 37 al 91, come il protagonista del giudizio dopo la morte e della salvezza divina.
    Gli Ebioniti furono quella parte di ribelli esseni che rimasero traumatizzati dalla crocifissione del loro leader, tanto da abbandonare ogni pensiero circa la lotta armata, ed adottare un comportamento di rassegnazione passiva (perdono anche verso i nemici e relative beatitudini) che successivamente alla fine verrà premiato con l'entrata nel regno di D-o nei cieli, e non più in questo mondo con la guerra santa contro i nemici.

    La trasformazione della figura del Messia crocifisso

    Paolo di Tarso ( o chi per lui) attraverso la sua predicazione e i suoi scritti dichiarava che un certo Gesù crocifisso precedentemente (che non conosceva o non voleva far conoscere, cioè identificare con precisione), era il Cristo figlio di D-o, morto in croce per la salvezza di tutti gli uomini e poi risorto. Il Figlio di D-o che toglie i peccati del mondo.

    Paolo di Tarso crea il nuovo Messia e l'eucaristia in perfetta sintonia con gli ideali di salvezza presenti nella religione di Misteri del mondo pagano, dove i babilonesi Tammuz e Mitra, il siriano Adone, l'egiziano Osiride, il tracio Dionisio e altri erano considerati come Dei, che dopo essersi incarnati e immolati per la salvezza degli uomini, sconfiggendo la morte, scendevano agli inferi per risorgere generalmente dopo tre giorni.
    Il nuovo Messia idealizzato da Paolo di Tarso ricopia un modello di salvezza universale proposto dai grandi riformatori religiosi del passato: Zarathustra con Mitra, Budda e Krisnha, come privilegio non solo degli eletti del popolo Ebraico, ma di tutto il genere umano.
    Il nuovo messia di Paolo di Tarso "Gesù Cristo figlio di D-o" (constatato che non ritornava) non deve più ritornare su questa terra, come credevano gli Ebioniti, ma sono i suoi seguaci che attraverso la morte vanno da lui con la risurrezione anche del corpo. Ecco i contenuti Escatologici di derivazione umana che influenzarono i contenuti escatologici del primo cristianesimo. Fu adottato il giudizio universale, dalla religione persiana, per nascondere la falsità della risurrezione del corpo materiale.

    Dopo la tragedia di Masada, e dopo l'uscita delle principali lettere paoline autentiche; , venne scritto influenzato dalla cultura essena il vangelo di Marco, che doveva riconoscere in qualche modo, sebbene criptato, anche il vecchio legame con l'epopea dei Galilei. Dove in modo velato si rivendicava le vere origini del messia, dagli altri gruppi e specialmente dal gruppo degli ebioniti.
    Questo lo si ricava dall'elenco dei fratelli di Gesù in Marco 6,3 "Non è costui il falegname,il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,di Giuseppe, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi? ;
    E con i termini di Galileo, Boanèrghes, e altri, si volle far capire, in modo indiretto, che il Cristo, era Gesù/Giovanni l'asmoneo, figlio di Giuda il Galileo. Per scrivere il vangelo di Marco, usarono mescolati a tanta fantasia, ribattezzata successivamente tradizione orale, anche alcuni logia del primitivo vangelo di Tommaso.

    Successivamente, furono poi scritti i vangeli di Matteo e di Luca copiandoli dal vangelo di Marco e aggiungendo, con somma ipocrisia, il vangelo degli Ebioniti prima di essere distrutto.


    Ecco spiegato perchè dai vangeli risulta un Messia, contemporaneamente guerriero e misericordioso, infarcito di
    contraddizioni.


    Tutti i contenuti dei vangeli sono leggende e neppure tanto originali, ad eccezione di alcuni nomi storici di personaggi e di luoghi geografici, usati con il chiaro intento di dare un po' di parvenza di verità storica a quelli inventati completamente di sana pianta, e tra questi il più falso è il Gesù di Nazareth, (nessun storico ne parla, tranne non sia stato a sua volta falsificato) che associa oltre alla falsità del personaggio anche quella del luogo geografico di Nazareth città non esistente in quei tempi, contemporaneamente. Tale personaggio esistente solo per fede, di storico non possiede nulla.

    Egli, attraverso un sistema circolare, continuo e perpetuo, trasmette falsità ad altri personaggi a lui vicini, ma contemporaneamente riceve luce di storicità dai personaggi e luoghi storici reali appositamente inseriti e documentati dagli storici di quei tempi.

    Continuarono così, le falsificazione degli scritti canonici e degli scritti extra religiosi, e le falsificazioni su alcuni personaggi tra cui Giacomo il Giusto o il minore, per poter armonizzare il tutto e fornirgli una parvenza di credibilità.

    I Vangeli canonici, gli apocrifi, gli Atti degli Apostoli e altri scritti, sono tutti caratterizzati da errori, contraddizioni, falsità, censure storiche e continue interpolazioni e sicuramente non furono ispirati da D-o e ricercarono legittimazione nelle profezie idonee del vecchio testamento. Furono inventati, discorsi, preghiere, miracoli, stili di vita, tipici di quel tempo per costruire un mito collegato ad un avvenimento storico distorto, come ad esempio successivamente Apollonio di Tiana.
    Venne introdotta la figura della Madonna, Maria Vergine, madre di Gesù Cristo (Vangelo di Luca) inserita in una serie di tradizioni di casi di madri vergini che partorirono un D-o (Devaki, madre di Krishna, Ceres, madre di Osiride, Nana, madre di Attis, Semele madre del Dioniso, Alcmena madre di Eracle, eccetera).
    Questo per nascondere le vere origini della famiglia di uno dei tanti, Cristi messia politici regali degli esseni, trasformato in Gesù Cristo figlio di D-o.

    Nascita delle chiese

    Non avendo fonti storiche certe, nascevano le prime organizzazioni (Chiese) ortodosse o eretiche a seconda della loro forza (tutte con i loro martiri assieme a quelli esseni): Nazorea, Gnostiche, Cattolica, Mandea, Marcionita, Montaniana, comunità del Manicheismo da Simon Mago, eccetera.

    Trasformazione della Chiesa Cattolica

    Per una serie di circostanze favorevoli, la Chiesa Cattolica acquisiva sempre più potere, quindi da religione eretica si trasformava in religione ortodossa cioè quella vera.
    Constatando che non si verificava il ritorno del Messia, la Chiesa Cattolica capovolgeva il concetto di "Regno di D-o", che diventava la Chiesa stessa. Venne rimandato in un aldilà astratto ciò che gli esseni avevano atteso nell'aldiquà.
    La Chiesa Cattolica guidata dai Padri della Chiesa si imponeva sulla concorrente religione del Dio Mitra appropriandosi di alcuni suoi concetti e sacramenti.
    La Chiesa Cattolica finché fu debole, rispettò il pacifismo di alcune parti dei suoi Vangeli, ma una volta arrivata al potere temporale (religione dell'impero romano e potere lei stessa ) divenne la religione più persecutrice, intollerante, potente e ricca del mondo e cercò di distruggere e confutare tutti quei documenti che potevano in qualche modo ricondurre alle sue vere origini (vedi storia dal Concilio di Nicea in poi).

    Un caro saluto e un ringraziamento anticipato per qualsiasi intervento di approfondimento.

    Edited by Giovanni Dalla Teva - 28/10/2009, 22:08
     
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    EMILIO SALSI



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    Isaia Deagostini

    Il signore in questione esterna un incontenibile livore che dimostra l'incapacità di replicare nel merito le dimostrazioni razionali che cancellano dalla storia i protagonisti del suo "credo". Allora replichi a queste dimostrazioni razionali che cancellano il suo Giovanni di Gamala dal libro sette - capitolo 8 paragrafo 263 guerre giudaiche:
    "Eppure Giovanni fece si che anche costoro sembrassero più moderati di lui ecc ecc".


    La sua prima argomentazione è questa: non si puo' identificare questo Giovanni con Giovanni di Giscala in quanto la vicenda di quest'ultimo era chiusa qualche capitolo prima con l'arresto. Ma dopo qualche rigo (par. 235) "D'altra parte, poi Simone barghiora quale delitto non commise? Seguendo la sua logica io devo concludere che Simone sia risorto ( In quanto morto nei capitoli precedenti) o che costui sia un secondo Simone.

    Inoltre se legge bene questo Giovanni non era un discendente di Giuda il Galileo in quanto nella prima parte parla di questi e dopo dice: "Eppure Giovanni fece si che anche costoro sembrassero più moderati di lui ecc ecc" , quindi Giovanni non era tra costoro. Terza sua argomentazione: mancanza del patronimico. - Peccato che Giovanni di Giscala venga più volte citato con il solo nome Giovanni .

    Per ultimo lei collega questo Giovanni al Gesù dei vangeli per avere la mensa imbandita di cibi proibiti. Peccato che nel Gesù dei vangeli non c'è nessuna traccia di tali accuse contro Gesù ( e qui Michele sarà molto più esaustivo di me in quanto ha una nota documentata già pronta) . Ora mi faccia sentire le sue contro argomentazioni razionali- . NB) 1)Non sono un credente e non ho nessun )credo da difendere. 2) Le domande non sono mai da ignorante ma le risposte spesso sono da idiota. Rimango in attesa.

    Cordialmente Isaia.

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    Lo studio su Giovanni di Gàmala, inevitabilmente, può essere fatto solo dopo aver dimostrato l’inesistenza degli apostoli e di tutti i protagonisti mitologici cristiani. Pur non essendo concettualmente difficile, è lungo e impegnativo. Sono oltre cento pagine del saggio di Salsi necessarie a coprire un vuoto nella storia praticato dai copisti nel XVIII libro di “Antichità Giudaiche” avvalendosi di tutte le fonti storiche dirette disponibili, compreso la documentazione neotestamentaria. Pertanto rispondo a queste due sciocche domande rivolte da Isaia per poi non tornare più sopra Giovanni di Gàmala.

    Le “dimostrazioni razionali” di Isaia Deagostini sono dimostrazioni di irrazionalità come la cantonata presa sul Vesuvio di Giuseppe Flavio, e strombazzata come prova di chissà cosa:

    1° = Non ha capito che Simone Barghiora non poteva essere il Simone richiamato dallo storico attraverso un lontano ricordo che si diparte dal 6 d.C. perché Giuseppe F. dichiara esplicitamente che furono uccisi “facendoli morire fra i più atroci tormenti d’ogni sorta”. Mentre il vero Simone Barghiora, un nome ripescato appositamente dagli amanuensi per depistare il lettore da quello reale, fu decapitato, “zac” non ucciso “fra i più atroci tormenti di sorta”, a Roma, alla fine della sfilata trionfale di Tito nel 71 d.C. Quindi nessuna “resurrezione”, né del vero né del finto Simone, entrambi già morti. Inoltre, Giovanni di Giscala, quando Giuseppe Flavio ultimò “La Guerra Giudaica” (prima della morte di Vespasiano) era sempre vivo e vegeto, arrestato a vita e non poteva essere morto “fra i più atroci tormenti di sorta”, altrimenti, avendo parlato a lungo di lui come suo nemico, lo avrebbe detto.

    Che in questa remota rievocazione, non si tratti del vero Simone Barghiora e del vero Giovanni di Giscala, i famosi protagonisti della guerra contro i romani, lo dimostra la descrizione dello storico ebreo, volutamente o stupidamente ignorata da Isaia Deagostini: “Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano fare bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi” .
    Nel lungo resoconto di Bellum, riguardante le azioni di questi due capi della rivolta, Giuseppe F. non ha mai fatto una accusa così grave contro i suoi due mortali nemici descritti “nella diretta” del conflitto: nessuno dei due risulta aver ucciso propri familiari, notizia troppo significativa da passare sotto silenzio essendo una grave violazione della Legge ebraica. Da notare che Giuseppe bar Mattia (poi Flavio) era Governatore e sacerdote che presiedeva il consiglio di settanta anziani (Sinedrio) della Galilea con diritto di uccidere.

    Altro aspetto importantissimo, che sfugge allo “studio” di Isaia, consiste nel fatto che i due capi rivoluzionari ebrei erano in guerra aperta fra loro, quindi nemici dichiarati, l’uno contro l’altro anche nella dottrina alla quale si richiamava Simone Barghiora impegnato a premiare gli schiavi liberati, mentre Giovanni di Giscala era un arrivista che pensava ai suoi interessi. Al contrario, il Giovanni e Simone rievocati da un passato lontano che inizia da Giuda il Galileo, sono descritti in accordo fra loro negli intenti e nelle azioni.

    2° = Il patronimico veniva riportato da Giuseppe ai protagonisti ebrei famosi sempre in prima citazione, successivamente, nella stessa vicenda, sarebbe stato inutile. Il “di Giscala”, patronimico finto, non risulta nel testo ma viene “affibbiato” nella “nota chiarificatrice” (sic) dal curatore della traduzione col preciso intento di depistare i lettori con lo stesso quoziente intellettivo di “Isaia”, il quale è un “credente” molto interessato a Giovanni di Gàmala, sotto la statua del quale nessuno si inginocchia, al punto di inveire e offendere Salsi; mentre è totalmente indifferente alla “dimostrazione”, fatta dalla più famosa filologa e paleografa italiana, Ilaria Ramelli, sulla esistenza ed il supplizio dell’apostolo Giovanni fritto in padella da Domiziano, alla quale il Salsi dedica il V studio per cancellare definitivamente dalla pseudostoria l’esistenza del “discepolo che Gesù amava”. Leggi l’analisi di Ilaria Ramelli e confrontala con quella di Salsi e facci sapere Isaia.


    www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=23





    Infine, il fatto di essere atei non dimostra niente: è necessario essere razionalisti.

    Isaia Deagostini così ti rivolgi a Salsi: “Allora replichi a queste dimostrazioni razionali che cancellano il suo Giovanni di Gamala dal libro sette - capitolo 8 paragrafo 263 guerre giudaiche”. Poi concludi: “Le domande non sono mai da ignorante ma le risposte spesso sono da idiota”. Giusto: come sul Vesuvio le tue dimostrazioni sono da idiota.



    Emilio Salsi

    Edited by barionu - 17/12/2012, 23:10
     
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  3. isaia80
     
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    E' bravo l'Emilio che non ha risposto ad una sola mia argomentazione. Rispondiamo brevemente:
    1) Non ha capito che Simone Barghiora non poteva essere il Simone richiamato dallo storico attraverso un lontano ricordo che si diparte dal 6 d.C. perché Giuseppe F. dichiara esplicitamente che furono uccisi “facendoli morire fra i più atroci tormenti d’ogni sorta”. Mentre il vero Simone Barghiora, un nome ripescato appositamente dagli amanuensi per depistare il lettore da quello reale, fu decapitato, “zac” non ucciso “fra i più atroci tormenti di sorta”, a Roma, alla fine della sfilata trionfale di Tito nel 71 d.C.
    -----Emilio come al solito gioca con il testo, ecco l'esatta citazione: "In tale clima prosperarono gli zeloti,
    un'associazione che confermò conn i fatti il suo nome essi ecc ecc ,,........comunque fecero tutti la fine che meritavano ecc ecc facendoli morire tra i più atroci tormenti. Emilio dimentica che Simone non era uno zelota e che qui non si parla della morte di Simone, quindi con i suoi ragionamenti può fregare i suoi scagnozzi non certo Isaia. Lo stesso dicasi per Giovanni di Giscala che era vivo e vegeto ma Giuseppe Flavio non si riferisce a lui quando dice la fine che fecero gli zeloti.
    2) Il patronimico veniva riportato da Giuseppe ai protagonisti ebrei famosi sempre in prima citazione, successivamente, nella stessa vicenda, sarebbe stato inutile. Il “di Giscala”, patronimico finto, non risulta nel testo ma viene “affibbiato” nella “nota chiarificatrice” (sic) dal curatore della traduzione col preciso intento di depistare i lettori con lo stesso quoziente intellettivo di “Isaia”.
    ----Infatti il testo riporta solo Giovanni e Giovanni di Giscala viene spesso citato in questo modo in quanto già ampiamente noto ai lettori. La nota chiarificatrice è fatta da uno studioso serio che non ha intenzione di depistare ma quella di fare il proprio lavoro con onestà ed Isaia de Agostini aveva identificato il personaggio prima di leggere la nota.
    3) Questa sarebbe la parte del testo che io stupidamente avrei tralasciato.“Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano fare bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi” . Ancora per Emilio, e dove risulterebbe che i figli di Giuda il Galileo si sarebbero scannati tra loro? Questa è la risposta intelligente e falsa di Emilio: Nel lungo resoconto di Bellum, riguardante le azioni di questi due capi della rivolta, Giuseppe F. non ha mai fatto una accusa così grave contro i suoi due mortali nemici descritti “nella diretta” del conflitto: nessuno dei due risulta aver ucciso propri familiari,...
    -----E questa la dimostrazione delle bugie intelligenti di Emilio.Gli si levò contro un intrigante di Giscala di nome Giovanni ecc ecc ecc egli considerava l'inganno una virtù e se ne serviva anche contro LE PERSONE PIU' CARE e mentre fingeva mitezza era pronto a uccidere anche solo per la speranza di un guadagno. (LIBRO II CAPI 21, 1 PAR 586).
    Per finire: Emilio rifiuta di capire che in quel brano Flavio non fa altro che assegnare le rispettive colpe ai tre gruppi che si erano contesi Gerusalemme prima dell'arrivo dei romani. Gli zeloti, i seguaci di Giovanni e quelli di Simone.
     
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    Isaia, ti consiglio di sgranare i periodi , per una più facile lettura .



    zio ot :B): :B):
     
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  5. isaia80
     
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    Grazie, non sono molto pratico con il pc. Comunque cercherò di scrivere con più chiarezza.
     
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    REPLICA ----ESEMPLIFICATIVA ....



    E' bravo l'Emilio che non ha risposto ad una sola mia argomentazione. Rispondiamo brevemente:

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    cit salsi

    1) Non ha capito che Simone Barghiora non poteva essere il Simone richiamato dallo storico attraverso un lontano ricordo che si diparte dal 6 d.C. perché Giuseppe F. dichiara esplicitamente che furono uccisi “facendoli morire fra i più atroci tormenti d’ogni sorta”. Mentre il vero Simone Barghiora, un nome ripescato appositamente dagli amanuensi per depistare il lettore da quello reale, fu decapitato, “zac” non ucciso “fra i più atroci tormenti di sorta”, a Roma, alla fine della sfilata trionfale di Tito nel 71 d.C.
    -----Emilio come al solito gioca con il testo, ecco l'esatta citazione: "In tale clima prosperarono gli zeloti,

    un'associazione che confermò conn i fatti il suo nome essi ecc ecc ,,........comunque fecero tutti la fine che meritavano ecc ecc facendoli morire tra i più atroci tormenti. Emilio dimentica che Simone non era uno zelota e che qui non si parla della morte di Simone, quindi con i suoi ragionamenti può fregare i suoi scagnozzi non certo Isaia. Lo stesso dicasi per Giovanni di Giscala che era vivo e vegeto ma Giuseppe Flavio non si riferisce a lui quando dice la fine che fecero gli zeloti.


    CITAZIONE
    CITAZIONE
    2) Il patronimico veniva riportato da Giuseppe ai protagonisti ebrei famosi sempre in prima citazione, successivamente, nella stessa vicenda, sarebbe stato inutile. Il “di Giscala”, patronimico finto, non risulta nel testo ma viene “affibbiato” nella “nota chiarificatrice” (sic) dal curatore della traduzione col preciso intento di depistare i lettori con lo stesso quoziente intellettivo di “Isaia”.

    ----Infatti il testo riporta solo Giovanni e Giovanni di Giscala viene spesso citato in questo modo in quanto già ampiamente noto ai lettori. La nota chiarificatrice è fatta da uno studioso serio che non ha intenzione di depistare ma quella di fare il proprio lavoro con onestà ed Isaia de Agostini aveva identificato il personaggio prima di leggere la nota.




    3) Questa sarebbe la parte del testo che io stupidamente avrei tralasciato


    CITAZIONE
    .“Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano fare bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi” .

    Ancora per Emilio, e dove risulterebbe che i figli di Giuda il Galileo si sarebbero scannati tra loro? Questa è la risposta intelligente e falsa di Emilio:

    CITAZIONE
    Nel lungo resoconto di Bellum, riguardante le azioni di questi due capi della rivolta, Giuseppe F. non ha mai fatto una accusa così grave contro i suoi due mortali nemici descritti “nella diretta” del conflitto: nessuno dei due risulta aver ucciso propri familiari,...

    -----E questa la dimostrazione delle bugie intelligenti di Emilio.Gli si levò contro un intrigante di Giscala di nome Giovanni ecc ecc ecc egli considerava l'inganno una virtù e se ne serviva anche contro LE PERSONE PIU' CARE e mentre fingeva mitezza era pronto a uccidere anche solo per la speranza di un guadagno. (LIBRO II CAPI 21, 1 PAR 586).



    Per finire: Emilio rifiuta di capire che in quel brano Flavio non fa altro che assegnare le rispettive colpe ai tre gruppi che si erano contesi Gerusalemme prima dell'arrivo dei romani. Gli zeloti, i seguaci di Giovanni e quelli di Simone.
     
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5 replies since 28/10/2009, 19:15   2233 views
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