Cronologia della Passione di Gesù Cristo

Analisi del testo greco

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  1. Hard Rain
     
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    Proseguo allora l'analisi dal punto al quale eravamo arrivati.

    Secondo Marco e i sinottici, dunque, l'ultima cena va collocata sulla base del passo:

    Mc. 14:12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?».

    I paralleli sinottici sono evidentemente Mt. 26:17-20 e Lc. 22:7-8. In quel giorno "degli Azzimi" i discepoli cercano la stanza all'interno della quale Gesù celebra assieme a loro una Pasqua. Come abbiamo detto, questa Pasqua non può essere quella giudaica perchè altrimenti bisognerebbe ammettere che arresto nel Getsemani, processi (più o meno legali) e condanna a morte sarebbero avvenuti in pieno periodo pasquale, il periodo della Pasqua giudaica appunto. Ma proprio nei primi passi che abbiamo citato, cfr. Mt. 26:1-5, Mc. 14:1-2 e Lc. 22:1-2, i sacerdoti avevano detto di voler eliminare Gesù prima della Pasqua (giudaica) affinchè non avvenissero tumulti tra la popolazione. Per questi due motivi ritengo che la Pasqua e il primo giorno degli Azzimi menzionati dai sinottici non siano da intendere secondo il giudaismo tradizionale, legato cioè al tempio.

    Ora, Giovanni afferma una cosa diversa da quello che compare nei sinottici. Innanzitutto il quarto evangelista non dice che l'ultima cena di Gesù fu un banchetto pasquale. Inoltre specifica che avvenne PRIMA di Pasqua; nell'introdurre il racconto della lavanda dei piedi e dell'ultima cena, dice:

    Giovanni 13:1 Pro de (prima) tês heortês (della festa) tou pascha (di Pasqua) [...]

    Ne consegue che Giovanni e i sinottici fanno riferimento a due Pasque differenti, festeggiate probabilmente secondo due calendari diversi. La Pasqua dei sinottici cadeva almeno un giorno prima della Pasqua ufficiale di Gerusalemme, che sarebbe quella intesa da Giovanni. Gesù potrebbe aver festeggiato nell'ultima cena una Pasqua secondo un calendario diverso da quello in vigore a Gerusalemme. Per qualche misterioso motivo Giovanni avrebbe poi evitato qualunque riferimento alla Pasqua "alternativa" festeggiata da Gesù e dai dodici. Eppure Giovanni faceva parte di quel gruppo.

    Dopo l'ultima cena, come noto, Gesù e i discepoli si recano nel Getsemani, Gesù viene arrestato e condotto in piena notte dal sommo sacerdote. Probabilmente qui subisce un processo sommario, dal momento che il Sinedrio non poteva essere convocato di notte. Inoltre avrebbe dovuto trattatare una causa capitale per la quale vi erano secondo Sanhedrin precise prescrizioni e pause tra le due sedute. Invece il giorno dopo di buon mattino Gesù viene nuovamente interrogato e condotto dal prefetto di Giudea, che in quell'anno era Ponzio Pilato.

    Un passo importante è Gv. 18:28 che legge:

    Gv. 18:28 Agousin (conducono) oun (allora) ton (il) Iêsoun (Gesù)
    apo (da) tou (il) Kaiafa (Caifa, che era sommo sacerdote) eis to (verso il) praitôrion (pretorio, la residenza di Pilato a Gerusalemme); notare l'utilizzo del presente storico, agousin, il racconto diventa quasi una cronaca giornalistica;

    ên (era) de (cong., anche) prôi (mattino presto, alba);

    kai (cong., e) autoi (loro, pronome) ouk (non) eisêlthon (entrarono; il verbo è un aoristo indicativo, che corrisponde in italiano a un passato remoto) eis to (nel) praitôrion (pretorio)

    hina (cong., affinchè, in modo da) mê (non) mianthôsin (contaminarsi, rendersi impuri) alla (cong., ma) fagôsin (mangiare) to pascha (la Pasqua).

    Possiamo tradurre evidenziando meglio il senso:

    Gv. 19:1 Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.

    Dunque il processo di Pilato avviene al mattino di questo giorno. Qui la Pasqua è evidentemente quella giudaica. Ma in quale punto temporale ci troviamo rispetto a essa? Siamo in un momento in cui i sacedoti e i Giudei stanno per celebrarla dunque non vogliono entrare nel pretorio - un luogo pagano impuro - per non contaminarsi. Domando a Stella Maris se questo giorno può essere il 14 di Nisan giudaico, prima della celebrazione e prima che venissero immolati gli agnelli nel tempio, diciamo la mattina del 14 di Nisan. Oppure se poteva essere invece la mattina del 13 di Nisan.

    Detto questo abbiamo ora delle informazioni molto importanti. Infatti oltre a questo dato di Giovanni, Marco, Luca e lo stesso Giovanni dicondo che il giorno del processo davanti a Pilato è il giorno della parasceve.

    Il primo a parlare è Giovanni, secondo cui a mezzogiorno, dopo che Gesù era comparso nel pretorio al mattino presto, Pilato fa flagellare Gesù e lo consegna affinchè sia crocifisso:

    Gv. 19:14 ên (era) de (cong., anche) paraskeuê (parasceve) tou pascha (della Pasqua; genitivo), hôra (ora, nominativo) ên (era, verbo) hôs (verso, quando) hektê (sesta).

    Dunque: Era la parasceve della Pasqua, verso l'ora sesta (che corrisponde a mezzogiorno).

    Gesù viene crocifisso nel pomeriggio di quel giorno di parasceve, confermato anche dai sinottici:

    Mc. 15:42 - Kai (E, cong.) êdê (già, avverbio) opsias (sera) genomenês (venuta, sopraggiunta), epei (poichè) ên (era, verbo) paraskeuê (parasceve), ho (cioè) estin (è) prosabbaton (il giorno prima del sabato) [...]

    Lc 23:54 concorda con Marco dicendo che il giorno in cui Gesù viene crocifisso per ordine di Pilato è il giorno di paraskeuê. Combinando questa informazione con quella di Giovanni si potrebbe dire che Gesù è stato crocifisso il 14 di Nisan che era un venerdì, il girono dopo era sabato ed era la Pasqua giudaica. A meno che il discorso sulla comtaminazione fatto relativamente ai sommi sacerdoti che non vogliono entrare nel pretorio non si riferisse a un sabato e non alla Pasqua giudaica.

    Matteo però afferma che paraskeuê non è il giorno della crocifissione, bensì il giorno dopo, cfr. Mt. 27:62.

    Ma paraskeuê che significato ha? Secondo Marco è la vigilia del sabato, cfr. Mc. 15:42, dunque il venerdì. Dice infatti Marco 15:42 che era già venuta la sera ed era la parasceve, cioè il giorno prima del sabato (prosabbaton). Prosabbaton è il venerdì nell'incipit del Salmo 92 e in Giuditta 8:6, secondo il testo della LXX. Nella LXX il termine paraskeuê non è mai utilizzato per riferirsi al venerdì. Tuttavia Giuseppe Flavio lo utilizza per riferirsi al tempo in Ant. 16:163, che legge: nel giorno di sabato o della preparazione ad esso (paraskeuên) dopo l'ora nona. Nel greco classico paraskeuê significa: preparazione.
     
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63 replies since 15/5/2007, 18:26   2252 views
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