Cronologia della Passione di Gesù Cristo

Analisi del testo greco

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  1. Hard Rain
     
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    Iniziamo con l'osservare che Matteo, Marco, Luca e Giovanni affermano che quando Gesù celebra l'ultima cena si è in prossimità della Pasqua, cfr. Mt. 26:1-5, Mc. 14:1-2, Lc. 22:1-2. Vediamo la versione di Marco, il greco di questo Vangelo è spesso molto rozzo e sgrammaticato:

    Mc. 14:1-2 Ên de to pascha kai ta azuma meta duo hêmeras = Era la pasqua e gli azzimi dopo due giorni.

    kai ezêtoun hoi archiereis kai hoi grammateis pôs auton en dolôi kratêsantes apokteinôsin = e cercavano i sacerdoti e gli scribi in quale modo impadronirsi (prendere possesso) di lui in modo ingannevole per ucciderlo.

    elegon gar, Mê en têi heortêi, mêpote estai thorubos tou laou = dicevano infatti: non durante la festa affinchè non succeda un tumulto del popolo.

    Il verbo della frase è sempre all'imperfetto indicativo. La prima frase significa che dopo due giorni ci sarebbe stata la Pasqua e il conseguente giorno degli Azzimi. Pascha è lo stesso termine che la LXX utilizza ad esempio in Esodo 12:11 per la Pesah ebraica. Azuma è l'aggettivo greco azimh, utilizzato nella forma plurale nominativa (infatti è soggetto del verbo essere all'inizio della frase). Azimh significa in greco senza lievito, fermentato, ma è un termine non necessariamente ebraico o derivato dagli Azzimi dell'ebraismo difatti il mio vocabolario di greco cita il suo utilizzo ad esempio in Platone.

    Cominciamo a prendere dimestichezza con il greco del Vangelo di Marco, notando subito due elementi fondamentali:

    1) utilizzo della paratassi, cioè reiterato uso della congiunzione kai stilisticamente non corretto nel greco ma - mi dicono - invece più frequente in ebraico. Le frasi piene di e (= congiunzione greca kai) tipo era la pasqua e gli azzimi dopo due giorni e cercavano ecc... è stilisticamente sgradevole in italiano tanto quanto nel greco antico. Questo esempio è anche abbastanza tranquillo ma ci sono passi dei Vangeli pieni zeppi di successioni di kai;

    2) il classico utilizzo del verbo all'inizio della frase, prima del soggetto e dei complementi. Anche questo è tendenzialmente cattivo greco, sta male dire era (verbo) la pasqua e gli azzimi (soggetto del verbo essere) ecc..., oppure: cercavano (verbo) i sacerdoti e gli scribi (soggetto), ecc... Sarebbe più naturale in greco così come in italiano dire: i sacerdoti e gli scribi (sogg.) cercavano (verbo), ecc... Io non sono assolutamente esperto di ebraico però mi è stato detto e ho letto che la costruzione con verbo prima del soggetto è tipica dell'ebraico, Stella Maris potrà confermare o smentire questo asserto.

    Detto questo rimane un punto fondamentale: a quale Pasqua e a quale Azzimi fanno riferimento questi passi? A quelli tradizionali festeggiati dal giudaismo oppure a quelli che festeggiarono Gesù e i dodici nell'ultima cena? Andiamo avanti e vediamo se c'è modo per capirlo.

    Dopo questi passi i sinottici inseriscono il racconto dell'unzione di Betania e la stessa cosa fa il Vangelo di Giovanni. Ma qui troviamo una prima divergenza, infatti Giovanni introduce l'episodio di Betania con le segg. parole:

    Giovanni 12:1 Ho (articolo riferito a Gesù) oun (cong., allora) Iêsous (Gesù) pro (prima) hex (sei) hêmerôn (giorni) tou pascha (la, della Pasqua) êlthen (venne) eis Bêthanian (verso Betania), cioè: allora Gesù, sei giorni prima della Pasqua, venne a Betania.

    Quindi secondo Giovanni l'episodio di Betania sarebbe avvenuto sei giorni prima della Pasqua, ma per i sinottici soltanto due. E' possibile anche ipotizzare che questa divergenza sia superabile se i sinottici si stanno riferendo alla Pasqua intesa secondo il calendario solare, mentre Giovanni sta pensando alla Pasqua ebraica, che si sarebbe verificata dopo quella celebrata secondo il calendario solare, mi viene da dire quattro giorni dopo, dal confronto con questi passi. Del resto Giovanni dice una cosa molto interessante, cioè che "era vicina la Pasqua dei Giudei", cfr. Gv. 11:55, è il solo evangelista che alluda a to pascha tôn Ioudaiôn, appunto espressamente "la Pasqua dei Giudei", non la Pasqua del calendario esseno. Anche in altri passi e in occasione di altre Pasque Giovanni è sempre attento a specificare "dei Giudei", si veda ad es. Gv. 2:13, 6:4, e 19:42 nell'ultimo passo, che riguarda la cronologia della Passione, parla della Preparazione dei Giudei. Nei sinottici invece non si ha mai questa specificazione.

    Comunque stiano le cose, i giorni di differenza tra le due Pasque potrebbero anche essere meno, notiamo infatti che mentre i sinottici collocano l'ingresso di Gesù a Gerusalemme PRIMA di Betania, secondo Giovanni al contrario prima ci fu l'episodio di Betania e DOPO Gesù compì il trionfale ingresso in Gerusalemme e questo potrebbe a sua volta spiegare perchè Giovanni parli di sei giorni dopo invece che di due soltanto.

    Successivamente, i sinottici raccontano come si svolge l'ultima cena di Gesù con i dodici discepoli, cfr. Mt. 26:17-20, Mc. 14:12-16, Lc. 22:7-8 e v. 13. Marco dice:

    Mc. 14:12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?».

    Il testo greco di Mc. 14:12 inizia con: Kai (e, congiunzione) têi prôtêi (il primo) hêmerai (giorno) tôn azumôn (degli azzimi, azzimi è qui genitivo), hote (quando) to pascha (la pasqua) ethuon (sacrificavano, terza persona pl., imperfetto ind.).

    Quindi questo primo giorno degli Azzimi i discepoli preparano la sala per l'ultima cena che si svolge quella stessa sera. Dice infatti Marco 14:17, venuta la sera egli giunse con i dodici (nella sala dove celebra l'ultima cena), il testo greco dell'inizio di Mc. 14:17 è il seguente: kai (e) opsias (sera) genomenês (venuta; participio aoristo nella diatesi media). E' impossibile che la Pasqua e il giorno degli Azzimi qui menzionati siano quelli tradizionali festeggiati a Gerusalemme. Infatti i sacerdoti avevano detto di voler eliminare Gesù prima della festa proprio per evitare tumulti. Inoltre durante il periodo degli Azzimi e della Pasqua non era possibile commettere tutte le azioni del processo (illegale), della condanna a morte, ecc... Ne consegue che la Pasqua tradizionale si sarebbe festeggiata qualche giorno dopo e qui i sinottici si riferiscono a una Pasqua e a un periodo degli Azzimi festeggiato secondo un diverso calendario, come del resto è testimoniato dalle fonti qumraniche, sebbene non si conoscano con certezza gli sfasamenti tra i calendari proprio nell'anno di nostro interesse. Notare anche che i sinottici non parlano di Pasqua o Azzimi dei Giudei, sono meno specifici rispetto ad esempio a Gv. 11:55.

    Per il momento mi fermo qui in attesa dei vostri riscontri. Intanto posso verificare se tra i manoscritti ci sono delle varianti ai passi che ho citato che magari aiutino a meglio comprendere. Poi continueremo la discussione.

    Edited by Hard Rain - 15/5/2007, 20:05
     
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  2. Stella Maris2
     
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    QUOTE
    elegon gar, Mê en têi heortêi, mêpote estai thorubos tou laou = dicevano infatti: non durante la festa affinchè non succeda un tumulto del popolo.

    Si ammette la facoltà di poter essere arrestato durante la festa, più probabile si tratterebbe di un'altra pesach.



    QUOTE
    ho letto che la costruzione con verbo prima del soggetto è tipica dell'ebraico, Stella Maris potrà confermare o smentire questo asserto.

    La maggiorparte dei versi biblici iniziano con verbo.

    QUOTE
    Quindi secondo Giovanni l'episodio di Betania sarebbe avvenuto sei giorni prima della Pasqua, ma per i sinottici soltanto due. E' possibile anche ipotizzare che questa divergenza sia superabile se i sinottici si stanno riferendo alla Pasqua intesa secondo il calendario solare, mentre Giovanni sta pensando alla Pasqua ebraica, che si sarebbe verificata dopo quella celebrata secondo il calendario solare, mi viene da dire quattro giorni dopo, dal confronto con questi passi.

    Neppure così le cose quadrano perchè con l'intervallo di soli quattro giorni sarebbe la pasqua lunisolare a preceder quella solare (secondo il modello di qumran), non so... qui ci vorrebbe Abramo. Ricordo che ne aveva parlato, credo che abramo si riferiva alla possibilità di poter calcolare con buona approssimazione la posizione del supposto anno solare rispetto al ciclo diciannovennale. Ma non ho capito come.
    I 4 giorni però sono congruenti col vangelo di Giovanni e con la vigilia dello shabbath hagadol che cade il 10 di Nissan.

    QUOTE
    Mc. 14:12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?».

    la pasqua si immola un giorno prima(14 Nissan) del primo giorno degli azzimi(15 Nissan).

     
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  3. Hard Rain
     
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    Un grosso problema, rileggendo i passi, è che Giovanni fa trascorrere ben sei giorni tra l'episodio di Betania e l'ultima cena in quanto colloca l'ingresso in Gerusalemme DOPO Betania.

    Invece i sinottici dicono che prima ci fu l'ingresso in Betania, poi compare la frase sui "due giorni" alla Pasqua, quindi il racconto di Betania e dopo alcuni passi l'ultima cena.

    Ho controllato i passi con le varianti testuali di Wielan Wilker, non ci sono differenze significative nel testo dei manoscritti. Comunque mi riservo di controllare meglio sul Nestle-Aland o sul Merk-Barbaglio che riportano molte più varianti testuali.

    Comunque a me sembra impossibile che la Pasqua e gli Azzimi intesi dai sinottici siano quelli giudaici per il fatto che se questo fosse vero allora Gesù sarebbe stato arrestato la notte del 14 di Nisan ebraico, processato verso il 15 e messo a morte nel pieno delle celebrazioni pasquali. Uno scarto di qualche giorno tra due Pasque diverse mi sembra una soluzione migliore. Tenuto anche conto che i sacerdoti avevano detto appunto di non volerlo uccidere sotto Pasqua. Questo spiegherebbe anche la prudenza e la fretta nel compiere le cose. Mancava poco a Pasqua, ci fu quell'arresto e quel processo sommario (anzi, in realtà furono due i processi) in violazione delle regole ebraiche poi si decise di andare dal prefetto che era Pilato per denunciare Gesù come malfattore e interessare i Romani della cosa.

    Anche l'ultima frase che hai ripreso, Stella, mi fa sempre più pensare che la festa di Gesù e dei dodici non fosse appunto la Pasqua tradizionale dal momento che fa coincidere Azzimi con Pasqua mentre come giustamente hai detto il 14 di Nisan è Pasqua mentre gli Azzimi coincidono col giorno 15. A meno che non ci sia da afrontare il problema di una definizione diversa del giorno. Infatti il 14/15 il cui punto di separazione è la tarda sera nella tradizione ebraica, potrebbe essere stato considerato come un giorno unico computato da mattino ad alba del giorno successivo se uno contava i giorni da alba ad alba successiva. Bisognerebbe vedere come venivano interpretati i giorni nel calendario solare qumranico, se iniziavano dopo il tramonto oppure all'alba, seguendo il Sole anzichè la Luna.
     
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  4. Hard Rain
     
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    Proseguo allora l'analisi dal punto al quale eravamo arrivati.

    Secondo Marco e i sinottici, dunque, l'ultima cena va collocata sulla base del passo:

    Mc. 14:12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?».

    I paralleli sinottici sono evidentemente Mt. 26:17-20 e Lc. 22:7-8. In quel giorno "degli Azzimi" i discepoli cercano la stanza all'interno della quale Gesù celebra assieme a loro una Pasqua. Come abbiamo detto, questa Pasqua non può essere quella giudaica perchè altrimenti bisognerebbe ammettere che arresto nel Getsemani, processi (più o meno legali) e condanna a morte sarebbero avvenuti in pieno periodo pasquale, il periodo della Pasqua giudaica appunto. Ma proprio nei primi passi che abbiamo citato, cfr. Mt. 26:1-5, Mc. 14:1-2 e Lc. 22:1-2, i sacerdoti avevano detto di voler eliminare Gesù prima della Pasqua (giudaica) affinchè non avvenissero tumulti tra la popolazione. Per questi due motivi ritengo che la Pasqua e il primo giorno degli Azzimi menzionati dai sinottici non siano da intendere secondo il giudaismo tradizionale, legato cioè al tempio.

    Ora, Giovanni afferma una cosa diversa da quello che compare nei sinottici. Innanzitutto il quarto evangelista non dice che l'ultima cena di Gesù fu un banchetto pasquale. Inoltre specifica che avvenne PRIMA di Pasqua; nell'introdurre il racconto della lavanda dei piedi e dell'ultima cena, dice:

    Giovanni 13:1 Pro de (prima) tês heortês (della festa) tou pascha (di Pasqua) [...]

    Ne consegue che Giovanni e i sinottici fanno riferimento a due Pasque differenti, festeggiate probabilmente secondo due calendari diversi. La Pasqua dei sinottici cadeva almeno un giorno prima della Pasqua ufficiale di Gerusalemme, che sarebbe quella intesa da Giovanni. Gesù potrebbe aver festeggiato nell'ultima cena una Pasqua secondo un calendario diverso da quello in vigore a Gerusalemme. Per qualche misterioso motivo Giovanni avrebbe poi evitato qualunque riferimento alla Pasqua "alternativa" festeggiata da Gesù e dai dodici. Eppure Giovanni faceva parte di quel gruppo.

    Dopo l'ultima cena, come noto, Gesù e i discepoli si recano nel Getsemani, Gesù viene arrestato e condotto in piena notte dal sommo sacerdote. Probabilmente qui subisce un processo sommario, dal momento che il Sinedrio non poteva essere convocato di notte. Inoltre avrebbe dovuto trattatare una causa capitale per la quale vi erano secondo Sanhedrin precise prescrizioni e pause tra le due sedute. Invece il giorno dopo di buon mattino Gesù viene nuovamente interrogato e condotto dal prefetto di Giudea, che in quell'anno era Ponzio Pilato.

    Un passo importante è Gv. 18:28 che legge:

    Gv. 18:28 Agousin (conducono) oun (allora) ton (il) Iêsoun (Gesù)
    apo (da) tou (il) Kaiafa (Caifa, che era sommo sacerdote) eis to (verso il) praitôrion (pretorio, la residenza di Pilato a Gerusalemme); notare l'utilizzo del presente storico, agousin, il racconto diventa quasi una cronaca giornalistica;

    ên (era) de (cong., anche) prôi (mattino presto, alba);

    kai (cong., e) autoi (loro, pronome) ouk (non) eisêlthon (entrarono; il verbo è un aoristo indicativo, che corrisponde in italiano a un passato remoto) eis to (nel) praitôrion (pretorio)

    hina (cong., affinchè, in modo da) mê (non) mianthôsin (contaminarsi, rendersi impuri) alla (cong., ma) fagôsin (mangiare) to pascha (la Pasqua).

    Possiamo tradurre evidenziando meglio il senso:

    Gv. 19:1 Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.

    Dunque il processo di Pilato avviene al mattino di questo giorno. Qui la Pasqua è evidentemente quella giudaica. Ma in quale punto temporale ci troviamo rispetto a essa? Siamo in un momento in cui i sacedoti e i Giudei stanno per celebrarla dunque non vogliono entrare nel pretorio - un luogo pagano impuro - per non contaminarsi. Domando a Stella Maris se questo giorno può essere il 14 di Nisan giudaico, prima della celebrazione e prima che venissero immolati gli agnelli nel tempio, diciamo la mattina del 14 di Nisan. Oppure se poteva essere invece la mattina del 13 di Nisan.

    Detto questo abbiamo ora delle informazioni molto importanti. Infatti oltre a questo dato di Giovanni, Marco, Luca e lo stesso Giovanni dicondo che il giorno del processo davanti a Pilato è il giorno della parasceve.

    Il primo a parlare è Giovanni, secondo cui a mezzogiorno, dopo che Gesù era comparso nel pretorio al mattino presto, Pilato fa flagellare Gesù e lo consegna affinchè sia crocifisso:

    Gv. 19:14 ên (era) de (cong., anche) paraskeuê (parasceve) tou pascha (della Pasqua; genitivo), hôra (ora, nominativo) ên (era, verbo) hôs (verso, quando) hektê (sesta).

    Dunque: Era la parasceve della Pasqua, verso l'ora sesta (che corrisponde a mezzogiorno).

    Gesù viene crocifisso nel pomeriggio di quel giorno di parasceve, confermato anche dai sinottici:

    Mc. 15:42 - Kai (E, cong.) êdê (già, avverbio) opsias (sera) genomenês (venuta, sopraggiunta), epei (poichè) ên (era, verbo) paraskeuê (parasceve), ho (cioè) estin (è) prosabbaton (il giorno prima del sabato) [...]

    Lc 23:54 concorda con Marco dicendo che il giorno in cui Gesù viene crocifisso per ordine di Pilato è il giorno di paraskeuê. Combinando questa informazione con quella di Giovanni si potrebbe dire che Gesù è stato crocifisso il 14 di Nisan che era un venerdì, il girono dopo era sabato ed era la Pasqua giudaica. A meno che il discorso sulla comtaminazione fatto relativamente ai sommi sacerdoti che non vogliono entrare nel pretorio non si riferisse a un sabato e non alla Pasqua giudaica.

    Matteo però afferma che paraskeuê non è il giorno della crocifissione, bensì il giorno dopo, cfr. Mt. 27:62.

    Ma paraskeuê che significato ha? Secondo Marco è la vigilia del sabato, cfr. Mc. 15:42, dunque il venerdì. Dice infatti Marco 15:42 che era già venuta la sera ed era la parasceve, cioè il giorno prima del sabato (prosabbaton). Prosabbaton è il venerdì nell'incipit del Salmo 92 e in Giuditta 8:6, secondo il testo della LXX. Nella LXX il termine paraskeuê non è mai utilizzato per riferirsi al venerdì. Tuttavia Giuseppe Flavio lo utilizza per riferirsi al tempo in Ant. 16:163, che legge: nel giorno di sabato o della preparazione ad esso (paraskeuên) dopo l'ora nona. Nel greco classico paraskeuê significa: preparazione.
     
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  5. Hard Rain
     
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    Proseguo con le traduzioni.
    Giovanni, dopo aver specificato che il giorno della condanna avvenne nella parasceve, cfr. Gv. 19:14, descrive la crocifissione, l’agonia e la morte di Gesù. Al v. 19:31, ribadisce che la morte avviene il giorno della parasceve e che quel giorno era solenne:

    Giovanni 19:31 Hoi (i) oun (allora) Ioudaioi (giudei),

    epei (siccome, cong.) paraskeuê (parasceve) ên (era, verbo imp. Ind.),

    hina (affinchè) mê (non) meinêi (rimanessero) epi (sopra) tou staurou (la croce) ta sômata (i corpi)

    en (era) tôi sabbatôi (il sabato), ên (era) gar (infatte) megalê (grande) hê (quel) hêmera (giorno) ekeinou (pronome, quello) tou sabbatou (il sabato),

    êrôtêsan (domandarono) ton Pilaton (a Pilato, accusativo) hina (affinché) kateagôsin (spezzassero) autôn (a loro) ta skelê (le gambe) kai (e) arthôsin (fossero portati via).

    Quindi Giovanni dice che quel giorno di parasceve era la vigilia di un sabato che viene definito megalê hêmera, grande giorno. Da qui si presume che intendesse dire che la Pasqua giudaica quell’anno cadesse di sabato e fosse il giorno dopo la crocifissione e morte di Gesù. Anche Mc. Concorda con Gv. affermando che il giorno dopo la parasceve è un sabato.

    Secondo Gv. 20:1 la risurrezione avviene TÍ d mi´ tîn sabb£twn, nel giorno successivo al sabato. Questo passo concorda con Mt 28:1, Mc 16:1 e Lc 24:1.

    Abbiamo quindi un problema. Gesù aveva detto che il suo corpo sarebbe rimasto sotto terra per tre giorni e tre notti, come Giona rimase quel tempo nel ventre del pesce, cfr. Mt. 12:39-40 e Lc. 11:29-32. Marco non accenna a questa profezia, Luca non riporta la stessa frase di Mt. 12:40 che dice: Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. In Luca non abbiamo alcun riferimento ai tre giorni e alle tre notti, questa specificazione è caratteristica del solo Mt.

    Errore di traduzione nella Bibbia C.E.I.!

    Matteo afferma che paraskeuê non è il giorno della crocifissione, bensì il giorno dopo, cfr. Mt. 27:62. Questo almeno nella traduzione/versione italiana C.E.I., dal cui testo sembrerebbe che la parasceve fosse il giorno dopo la crocifissione, contrariamente a Luca, Marco e Giovanni.

    Ma il testo greco legge:

    Mt. 27:62 Têi de epaurion, hêtis estin meta tên paraskeuên

    Qui abbiamo la preposizione meta seguita da un accusativo, tên paraskeuên, quindi va tradotto con dopo la parasceve. Il passo va quindi tradotto:

    Mt. 27:62 Têi (articolo, il) de (cong., ma) epaurion (avverbio, indomani, giornata dopo), hêtis (quella che, pronome) estin (è, presente “storico”) meta (dopo) tên paraskeuên (la parasceve)

    Ho rilevato l’errore nella Bibbia C.E.I. 1974, ristampa del 1973, che traduce in modo sbagliato e ingannevole Mt. 27:62 con: “il giorno dopo, che era Parasceve”. Versioni successive della stessa traduzione C.E.I. riportano invece in modo corretto: “il giorno seguente, quello dopo la Parasceve”, così come Nuova Diodati e Riveduta.

    Penso comunque a un refuso o a un errore di stampa del testo perchè una frase come quella semina confusione nel testo e certamente non va in aiuto delle dottrine cristiane.
     
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  6. Stella Maris2
     
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    QUOTE
    Quindi Giovanni dice che quel giorno di parasceve era la vigilia di un sabato che viene definito megalê hêmera, grande giorno. Da qui si presume che intendesse dire che la Pasqua giudaica quell’anno cadesse di sabato e fosse il giorno dopo la crocifissione e morte di Gesù. Anche Mc. Concorda con Gv. affermando che il giorno dopo la parasceve è un sabato.

    Lo si presume, ma il cronista non lo dice. Per lui il giorno è un sabato, ma da quando in qua un cronista ebreo usa il termine "shabbath" intendendo una festa? Le feste nella Bibbia sono definite "shabbatton" (giorno di riposo). Solo il sabato settimanale e il giorno delle espiazioni sono definiti "shabbath shabatton" (giorno di riposo assoluto). I termine Shabbath è usato dai cronisti per indicare il giorno della settimana, mai per indicare una festa. Shabbath significa anche settimana, anno sabbatico e settiamana d'anni.
    Si può supporre che Giovanni abbia usato nell'ipotetico originale ebbraico-aramaico il termine shabbath nel senso di riposo, come in genere è usato questo termine al plurale( shabbatotai, miei riposi).
    La Torah chiama il primo giorno degli azzimi "shabbath" al singolare, ma nel senso di riposo: "e conterete dall'indomani del sabato" (cfr. Lev 23.15).
    Questo "shabbath" può avere diverse interpretazioni:

    1)il primo giorno degli azzimi
    2)il sabato settimanale che cade durante la settimana festiva
    3) settimana festiva
    4) il sabato settimanale che cade dopo la settimana festiva

    La comunità di Qumran ha usato la 4
    I sadducei e i karaiti la 2
    i farisei la 1
    dal contesto la più ovvia è la 3.

    Nessun cronista ha mai usato questo riferimento seppur per alludere al primo giorno degli azzimi, se lo supponessimo per il cronista giovanni sarebbe il primo caso. Ma sarebbe poco apropriato perchè giovanni è troppo giornalistico per supporlo.
     
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    QUOTE (Hard Rain @ 17/5/2007, 08:26)
    Quindi Giovanni dice che quel giorno di parasceve era la vigilia di un sabato che viene definito megalê hêmera, grande giorno. Da qui si presume che intendesse dire che la Pasqua giudaica quell’anno cadesse di sabato e fosse il giorno dopo la crocifissione e morte di Gesù. Anche Mc. Concorda con Gv. affermando che il giorno dopo la parasceve è un sabato.

    Anche lo Shabbat che cade prima di Pesach è definito Grande Giorno. Per il lettore ebreo si tratterebbe sicuramente dello "Shabbat haGadol", Gesù muore la vigilia di questo Grande Giorno e non la vigilia di Pesach. E' secondo i sinottici che invece muore la vigilia di Pesach, non secondo il vangelo di Giovanni. La mia edizione ebraica del NT usa proprio quell'espressione inconfondibile, nessuno israeliano leggendo da quella edizione potrebbe intendere diversamente.
    Inoltre una festività che cade di Shabbat non fa di questa un Grande Giorno. Spesso le festività cadono di Shabbat ma nessuno li ha mai definite: Grande Giorno. Se uno scrittore ebreo parla di Shabbat haGadol intende evidentemente lo Shabbat prima di Pesach, se avesse voluto intendere che Pesach quel giorno cadeva di Shabbat avrebbe specificato che si trattava di Pesach, non ci sarebbe stato bisogno di specificare che era anche Shabbat, se non per dire che il tempo stringeva. Infatti se Pesach (inteso come il primo giorno degli azzimi, 15 Nissan) cadeva di Shabbat, il sacrificio quotidiano sarebbe stato anticipato di un'ora per permettere che il succesivo sacrificio pasquale venga offerto in tempo per essere cucinato prima dell'entrata della festa perchè se questa cade di cade di Shabbat è proibito cucinare.
    Ma è chiaro che Giovanni non ha voluto intendere questo perchè dice esplicitamente che "Pesach è vicina" e non specifica che quello Shabbat era anche Pesach. Poi non potrebbe essere possibile giudicare una pena di morte per falso-profeta, che è competenza esclusiva del Sinedrio del Tempio, in una festività che cade di Shabbat quando si è troppo impegnati nelle questioni festive a causa del poco tempo a disposizione. Troppa folla ci sarebbe stata in quella poca area del monte del Tempio ed il pericolo di una rivolta non lo si potrebbe evitare da come narrato anche nei vangeli. Anche il processo fatto in fretta e furia di notte è poco credibile con tutta l'occupazione romana che vogliamo, le leggi di un tribunale superiore sono leggi difficili da trasgredire, si violerebbero dei chiari comandamenti della Torà. Si può pensare ad un inganno tenuto segreto e mi pare che è proprio questo che vogliono dire i vangeli.

    Shalom

    Shalom
     
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  8. Hard Rain
     
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    Quindi se ho ben compreso, i "grandi sabati" possono essere:

    1) lo shabbat prima di Pesah;

    2) il 10 di Nisan, che viene chiamato gran giorno, mi diceva Stella Maris.

    Ci sono altri giorni che rientrano in quetsa definizione?

    Giovanni dice che quando si svolse l'episodio di Betania mancavano sei giorni alla Pasqua dei Giudei. Dopo Betania segue l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, quindi l'ultima cena e tutto il resto. Ne segue che la Pasuq dei Giudei era comunque vicinissima al giorno della crocifissione.

    Comunque ho bisogno di un po' di tempo per leggere bene le vostre ultime spiegazioni.

    Shalom.
     
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    QUOTE (Stella Maris2 @ 15/5/2007, 20:50)
    Neppure così le cose quadrano perchè con l'intervallo di soli quattro giorni sarebbe la pasqua lunisolare a preceder quella solare (secondo il modello di qumran)

    Dipende in quale fase del ciclo di 19 anni del nostro lunisolare. Il calendario di qumran (c'è un capitolo dediato nel libro che ti ho prestato) ha 364 giorni e dopo un anno le feste sono in ritardo di circa 10 giorni rispetto a quello nostro, il secondo anno il ritardo ammonterà a circa 20 giorni, ma poi al terzo che abbiamo l'intercalare che aggiusta le cose e riporta pressappoco allo stesso livello i due calendari. Il primo del ciclo è anno normale, per esempio di 354 giorni (364-354=10 giorni di avanzo), il secondo di solito è pieno e a quei tempi poteva essere di 356 giorni (364-356=8), il terzo è sempre embolismico e poteva essere di 386 giorni (364-386=-22 giorni mancanti). Al terzo avremmo dunque: 10 + 8 -22=-4 giorni in meno, ciò significa che al terzo anno sarà il calendario di qumran a precedere di 4 giorni quello nostro e ciò combacerebbe apparentemente con quanto narrato nei vangeli.
    Il calendario di qumran si aggiusterebbe aggiungendo un mese ogni 24 anni ossia una settimana ogni 6 anni. Il mese intercalare poteva essere solo di 28 giorni altrimenti si sarebbe perso il sincronismo settimanale e il capodanno non cadrebbe più di mercoledì. I due cicli 24 e 19 sembrano vicini, ma solo ogni tre anni avremmo delle differenze minime di qualche giorno, nel resto degli anni si può arrivare anche a più di 20 giorni.

    Shalom



    QUOTE (Hard Rain @ 17/5/2007, 12:37)
    Quindi se ho ben compreso, i "grandi sabati" possono essere:

    1) lo shabbat prima di Pesah;

    Il Gran Sabato (Shabbat haGadol) è questo, solo uno e inconfondibile.

    QUOTE
    2) il 10 di Nisan, che viene chiamato gran giorno, mi diceva Stella Maris.

    Il 10 di Nissan è un Gran Giorno solo se cade di Shabbat e secondo la tradizione, durante l'uscita dall'Egitto, cadeva di Shabbat e venne soprannominato "Gadol" a causa del miracolo della scelta dell'agnello pasquale, che era una divinità per gli egizi e avrebbero potuto impedire questa scelta.

    QUOTE
    Ci sono altri giorni che rientrano in quetsa definizione?

    C'è qualche ricercatore che ha ipotizzato che sarebbero tutti i sabati che precedono le feste ad essere chiamati "Shabbat haGadol", ma non ho trovato riscontri.

    Shalom
     
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  10. Hard Rain
     
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    Esaminiamo di preciso il passo di Giovanni 19:31 sul gran sabato. Il testo greco dice esattamente:

    ên (era, verbo all'imperfetto indicativo) gar (infatti) megalê (grande) hê (quel) hêmera (giorno) ekeinou (pronome, quello) tou sabbatou (quel sabato),


    cioè, come traduce correttamente la CEI: era infatti un giorno solenne quel sabato.

    Il testo greco non dice sabato solenne o grande sabato. Ma dice che quel sabato era un GIORNO SOLENNE o un GRANDE GIORNO. Non so se questa differenza può aiutare a meglio comprendere di quale giorno si possa trattare.
     
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  11.  
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    QUOTE (Hard Rain @ 17/5/2007, 13:12)
    Il testo greco non dice sabato solenne o grande sabato. Ma dice che quel sabato era un GIORNO SOLENNE o un GRANDE GIORNO. Non so se questa differenza può aiutare a meglio comprendere di quale giorno si possa trattare.

    Ma anche così non ci sarebbero dubbi che il riferimento sia allo Shabbat haGadol perchè Giovanni prima ci aveva detto che la Pesach era vicina, ma non solo, ci dice pure che era la "praparazione del Pesach" che è il giorno in cui si compra l'agnello e lo si esamina per vedere se è Kasher per i sacrificio. Questo giorno, nella Pesach egiziana era il 10 di Nissan, quattro giorni prima dell'offerta nel pomeriggio del 14. Non potrebbe essere chiamato "preparazione del Pesach" il giorno 14 perchè quest'ultimo è il giorno dell'offerta del Pesach (è detto "Pesach laHaShem") non della preparazione. L'esame dell'agnello non può essere fatto nella sola mattina del 14. I sinottici mi pare che parlino solo di "preparazione" e in quel caso potremmo intendere "preparazione delle mazzot(azzimi) che vengono infornati il 14 per essere mangiati la notte del 15 insieme all'agnello. Ma IN Giovanni ciò non è possibile perchè specifica chiaramente che si tratta della preparazione dell'agnello. La mia edizione in lingua ebraica (tradotta dal greco) dice: "hacanat haPesach" (=preparazione del Pesach) e Pesach è il nome del Qorban, mangiare il Pesach significa mangiare l'agnello pasquale. Preparazione significa comperare, procurarsi l'agnello ed esaminarlo per vedere se ha difetti e ciò può richiedere alcuni giorni. E' la stessa Bibbia in esodo 12:3 a dirlo, l'agnello va preparato il 10 e offerto il 14. Se siamo al 10 ed è Sabato la Pesach è vicina, proprio come dice Giovanni.

    Shalom

     
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  12. Hard Rain
     
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    Quindi Abramo per te preparazione (parasceve in greco) è il 10 di Nisan, mentre il "giorno solenne" di Giovanni è similmente il 10 di Nisan? Ho capito bene? Parasceve e gran giorno coincidono? Io penso che la Pasqua e gli Azzimi di cui parlano i sinottici siano diversi dalla Pasqua dei Giudei di cui parla Giovanni, a motivo dei due calendari. Penso che l'ultima cena non fosse quella della Pesah giudaica ma quella celebrata secondo un altro calendario religioso.

    Shalom.
     
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  13. Stella Maris2
     
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    QUOTE (Hard Rain @ 17/5/2007, 14:38)
    Quindi Abramo per te preparazione (parasceve in greco) è il 10 di Nisan, mentre il "giorno solenne" di Giovanni è similmente il 10 di Nisan? Ho capito bene? Parasceve e gran giorno coincidono?

    Ti avevo già risposto io e ribadisco.
    Non ci sono scappatoie: lo shabbath hagadol poteva cadere il 10 o l'11. Se cadeva il 10 la preparazione si anticipava al 9. Abbiamo dunque due possibilità:
    1) preparazione il 9 e shabbath il 10

    2) preparazione il 10 e shabbath l'11

    In tutti i due casi secondo giovanni gesù morì di venerdì.

     
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  14. Hard Rain
     
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    Perfetto, ora ho capito la vostra opinione. Per Giovanni OK. Ma i sinottici? Come te li spieghi? Che ne pensi dell'ipotesi del calendario religioso diverso? Essi collocano l'ultima cena in una Pasqua, qui non si scappa. Che fosse davvero la Pasqua degli Esseni come teorizzo io? Ho poi una domanda conclusiva: hai qualche passo talmudico/biblico da darmi come riferimento per lo shabbath hagadol?

    Shalom.
     
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  15. Jesuslives
     
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    CITAZIONE
    Dopo questi passi i sinottici inseriscono il racconto dell'unzione di Betania e la stessa cosa fa il Vangelo di Giovanni. Ma qui troviamo una prima divergenza, infatti Giovanni introduce l'episodio di Betania con le segg. parole:

    Giovanni 12:1 Ho (articolo riferito a Gesù) oun (cong., allora) Iêsous (Gesù) pro (prima) hex (sei) hêmerôn (giorni) tou pascha (la, della Pasqua) êlthen (venne) eis Bêthanian (verso Betania), cioè: allora Gesù, sei giorni prima della Pasqua, venne a Betania.

    Quindi secondo Giovanni l'episodio di Betania sarebbe avvenuto sei giorni prima della Pasqua, ma per i sinottici soltanto due.

    Scusatemi, non ho ancora letto tutto, sono solo al primo post e quindi non so se avete già risposto alla domanda che sto per porre.
    Nel caso, chiedo scusa per l'interruzione.

    Chi dice che l'episodio di Betania dei sinottici sia lo stesso di quello di Giovanni?

    I sinottici
    - L'episodio avviene due gioni prima di Pesach secondo Marco.
    - L'episodio avviene in casa di "Simone il lebbroso" secondo Marco e Matteo.
    Luca invece parla di "un Fariseo"
    - Secondo Marco e Matteo la donna versa l'olio sulla testa di Jeshua.
    Secondo Luca invece lo versa sui piedi che poi asciuga con i suoi capelli.
    Per ora potrebbero anche essere due episodi diversi.
    - Secondo Marco si scandalizzano "alcuni", secondo Matteo i discepoli.
    In Luca è il Fariseo a scandalizzarsi. Segue poi una parabola di Jeshua.
    Continuano a sembrare due storie diverse.

    Giovanni
    - L'episodio avviene sei giorni prima di Pesach
    - L'episodio avviene in casa di Lazzaro che era stato resuscitato
    - In Giovanni la donna ha un nome, è Maria.
    - A scandalizzarsi è Giuda Iscariota

    Perchè dovremmo pensare che è lo stesso episodio?

    Shalom

    Edited by Jesuslives - 17/5/2007, 19:27
     
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63 replies since 15/5/2007, 18:26   2250 views
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