il serpente della genesi

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    sto cercando di studiare i testi senza preconcetti. Nell at satana sembrerebbe non esistere. la bibbia CEI del 2012 dice rispetto alla parola serpente :" una sapienza alternativa a d-o", idem per bibbia ebraica e bibbia di gerusalemme, me quindi chi dovrebbe essere questo serpente? In ebraico leggo che il termine e proprio serpente letteralmente. Alcune teorie sostengono che derivi da un cultura pagana del tempo e da certe tradizioni sumere preesistenti voi cosa dite? Può essere realmente il rettile?

    Edited by leviticus - 12/5/2019, 18:30
     
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    Come non c'è Satana nella Bibbia? Leggi Giobbe 1, 6-13.
     
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    Scusate ma quando nella Bibbia l'Eterno dice "Ebbene tutto quello che egli possiede è in tuo potere, non stendere la mano sulla sua persona"
    L'avversario avrebbe il potere di agire sugli esseri umani?
    Dunque non è un umano.
    Sta scritto:" I figli degli uomini si presentarono al Suo cospetto e con loro si presentò anche Satana"
    Come viene inteso questo?
    Vorrei capire meglio perché forse sono in errore ma vorrei un parere da chi studia la Torah per favore.
    Grazie a chi vorrà rispondere
    שלום
     
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    Tempo fa sono capita su un blog dove, secondo me, ne dava un’interpretazione di una bellezza unica, un’interpretazione che finalmente “mi parlava”. Dal momento che non riuscirei ad esprimerlo in maniera migliore, copio e incollo direttamente una parte dell’articolo in cui si parla di Adamo ed Eva e quindi vi è anche una spiegazione relativa al serpente.

    Se leggiamo il brano con attenzione, ci accorgiamo che in esso si trovano continui richiami al mondo incantato e illusorio dell’infanzia. L’essere umano è posto in un ambiente puro e protetto in cui tutti i suoi bisogni vengono soddisfatti. A causa della sua ingenuità primordiale, egli non prova vergogna pur essendo nudo. Non conosce il pudore e la malizia. Il rapporto con la natura è sereno e diretto. Dio, il genitore premuroso, fa sì che al proprio figlio non manchi nulla, ma impone anche una semplice regola. L’uomo, non avendo ancora una coscienza morale, capisce di dover rispettare questa regola solo per evitare di incorrere nel castigo, proprio come un bambino.
    Dio ha stabilito anche dei doveri per l’essere umano: occuparsi del giardino e custodirlo (Genesi 2:15). In realtà, tuttavia, il testo ci lascia intendere che non ci fosse molto lavoro da fare, dato che l’Eden si irrigava da solo. Dio si comporta quindi come un genitore che chiede al figlio di tenere in ordine la propria stanza.
    Un cambiamento significativo avviene nel momento in cui Adamo si rende conto di non essere solo. Esiste un altro sesso, un altro “lato” dell’esistenza umana: il termine tzelah, spesso tradotto con “costola”, significa principalmente “lato”.
    In questo paradiso infantile in cui il tempo appare eterno, si insinua però una figura negativa: il serpente (nachash). Nel Midrash, i Maestri spiegano che questo personaggio rappresenta lo yetzer harah, l’istinto del male, che nel contesto del racconto è il desiderio che induce a seguire i propri impulsi e a mettere in discussione i limiti imposti dall’autorità paterna. Il dialogo tra Eva e il serpente ha infatti tutte le caratteristiche di un vero monologo interiore.
    Dopo aver ceduto alla tentazione, l’innocenza e l’ingenuità scompaiono: “Allora si aprirono gli occhi di ambedue ed essi si accorsero di essere nudi” (Genesi 3:7). Rabbi Mordecai Breuer spiega:
    “Il lento sviluppo che ogni individuo attraversa gradualmente, cadde su Adamo in un solo istante. Un momento prima egli era perfetto e innocente, puro come un bambino, ed ora è già diventato un adulto. Egli acquisì tutto ciò che il mondo degli adulti ha di buono, ma anche tutte le parti negative: il dissidio, la vergogna e il peccato” (R. Mordecai Breuer, Pirkei Mo’adot I, p. 113).
    Dopo il peccato, la natura umana non è degenerata; anzi, essa ha acquisito virtù superiori. La conoscenza del bene e del male ha reso Adamo ed Eva “simili a Dio” e diversi dagli animali (Genesi 3:4; 3:22).
    Una domanda sorge spontanea: Dio voleva davvero privare l’umanità della conoscenza del bene e del male? Non era forse il proposito iniziale del Creatore quello di rendere l’uomo a Sua immagine e somiglianza?
    Secondo il Midrash (Bereshit Rabbah) il peccato di Adamo non è stato un incidente di percorso, bensì qualcosa di inevitabile, un evento già previsto fin dall’inizio. Non è un caso che la Torah ci dica che l’albero della conoscenza si trovava al centro del giardino (Genesi 2:9). In altre parole, tutte le strade conducevano ad esso. Adamo ed Eva non avrebbero potuto ignorarlo. Forse la maturazione di cui l’uomo aveva bisogno poteva essere ottenuta solo a causa della trasgressione di una norma. Sappiamo infatti che la crescita psicologica dell’individuo passa inevitabilmente attraverso una temporanea messa in discussione dell’autorità paterna.
    Con la fine dell’infanzia, gli esseri umani devono iniziare ad affrontare la durezza della vita, la fatica, la realtà ostile che li circonda. Si esce dal paradiso incantato per entrare in un mondo più aspro e concreto, e si acquisisce così anche l’idea della morte, sconosciuta ai bambini e agli animali: “Finché tu ritorni alla terra perché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai” (Genesi 3:19).
    La donna diviene portatrice di vita (Genesi 3:20), ma da ciò consegue inevitabilmente il dover fare i conti con i dolori della gravidanza (Genesi 3:16). Quelle che nel racconto biblico sono presentate come condanne inflitte da Dio, nella realtà sono aspetti importanti della condizione umana di cui si prende coscienza attraverso la maturazione.
    Nonostante la disobbedienza, Dio non abbandona i suoi figli e non li priva della sua misericordia. Al contrario, prima di lasciarli andare per la loro strada, Egli compie per Adam e Chavah un gesto d’amore: “Poi il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie delle tuniche di pelle e li vestì” (Genesi 3:21).
    In questa riflessione non possiamo tralasciare la condanna riservata al serpente:
    E il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, sii maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le fiere dei campi! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita» (Genesi 3:14).
    Leggendo questo verso, è facile cadere nell’errore di credere di trovarci davanti a un mito sull’origine della particolare anatomia dei serpenti. Ma un’interpretazione così semplicistica non sembra pertinente a quanto abbiamo compreso fino ad ora. Un mito di questo genere, inoltre, si avvicinerebbe più alla cultura greca che a quella semitica.
    Se il racconto è allegorico, allora il giardino non è un luogo fisico, gli alberi rappresentano concetti astratti, e dunque anche il serpente non è un vero serpente. Del resto, come è stato osservato, i Maestri hanno sempre identificato il viscido tentatore con l’istinto del male. È quindi plausibile che il testo voglia insegnarci che chi cede alle proprie pulsioni carnali “cammina sul proprio ventre”, cioè finisce per essere dominato dai suoi appetiti. L’istinto del male ci appare astuto (Genesi 3:1), ma chi segue la sua via incontra miseria e insoddisfazione, come “mangiare la polvere”.
    La maledizione prosegue: “Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra la tua discendenza e la discendenza di lei; essa ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno” (Genesi 3:15).
    In tutta la sua lunga storia, l’umanità è chiamata ad affrontare una lotta contro le proprie tendenze animalesche ed egoistiche. Il serpente deve essere schiacciato, nonostante abbia il potere di ferirci. Il Cristianesimo ha frainteso questo verso interpretandolo come la promessa della venuta di un redentore capace di sconfiggere il peccato, mentre di fatto esso esprime un dovere che riguarda “la discendenza della donna”, ovvero l’intera razza umana.


    Fonte: https://sguardoasion.wordpress.com/2014/10...u-adamo-ed-eva/
     
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    Nella Torah, oltre al serpente della Genesi, c'è anche il "serpente di bronzo" che fu fornito a Mosé. Se non erro, venne poi riposto dentro l'Arca dell'Alleanza. Può esserci un nesso tra quelle due figure di serpente?
     
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    CITAZIONE (leviticus @ 5/10/2016, 20:56) 
    come sapete sono cristiano ma sto cercando di studiare i testi senza preconcetti. Nell at satana non esiste e questo per quello che ho letto e un dato di fatto.

    Perdonami, ma io resto abbastanza stupito di come uno possa dichiararsi cristiano e non credere a quanto ha detto Cristo.
    Inutile citare tutti i brani in cui Gesù afferma chiaramente che il nemico è un essere spirituale, personale e con possibilità di azione in questo mondo.
    Rigudardo i riferimento scritturali, oltre il libro di Giobbe, vi sono Isaia 14:11-23 e Ezechiele 28:11-19. Gesù stesso poi, in Lc 10,18 dice: "Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore»." (Probabile riferimento a Ez 28:17b o più precisamente a Isaia 11:12)
    Chiaramente, i passi su menzionati non fanno testo per gli ebrei in questo forum, ma non vedo come un cristiano possa ignorare la propria tradizione; tradizione che ha individuato in Isaia, Ezechiele e Giobbe dei riferimenti al nemico.

    Ovviamente questo mio intervento è leggermente fuori luogo, perché chiedi consulenza ebraica, sebbene il tuo è un quesito forse più adatto per il forum biblico. Tuttavia, non posso rimanere indifferente leggendo alcune affermazioni, da cristiano. Ti chiedo scusa per la mia impertinenza.

    @Evakant222: il "satan" non è, per gli ebrei, un essere spirituale. Se vai sul forumbiblico troverai molte discussioni che entrano nel merito dell'interpretazione ebraica dei passi di Giobbe.

    @Marvin il marziano: il serpente di bronzo (o rame) viene distrutto (cfr. 2 Re 18,4)
     
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    "Istinto del male" è fuorviante. In fondo è in questo modo che si adempie il primo comando
    "siate fecondi e moltiplicatevi,
    riempite la terra, soggiogatela"
    La lettura successiva deve dar conto di ciò. Quindi si separano i due aspetti, quello del vivere sociale e delle sue necessarie norme e quello istintuale teso alla propria sopravvivenza e benessere.
    Ambedue aspetti necessari nel mondo degli adulti che devono trovare un equilibrio tra loro. L'inclinazione terrena spinge a nutrirsi, l'altra ad evitare di mangiare esseri umani, una all'atto sessuale ma l'altra, diciamo così, superegoiga, ti impone di non farlo coi parenti.
     
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    Aiutateci a capire chi era Satan nel libro di Giobbe per favore, D-o gli diede libertà di colpirlo come Satan pensava. Quindi prima colpí i campi e gli animali, poi fece morire tutti i suoi figli e infine mise una terribile malattia sopra a Giobbe... Satan aveva questo potere...? Come è possibile che un uomo definito "avversario" abbia poteri simili?
    Vorrei capire perché brancolo nel buio....
     
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    CITAZIONE (Evakant222 @ 6/10/2016, 18:40) 
    Aiutateci a capire chi era Satan nel libro di Giobbe per favore, D-o gli diede libertà di colpirlo come Satan pensava. Quindi prima colpí i campi e gli animali, poi fece morire tutti i suoi figli e infine mise una terribile malattia sopra a Giobbe... Satan aveva questo potere...? Come è possibile che un uomo definito "avversario" abbia poteri simili?
    Vorrei capire perché brancolo nel buio....

    Primo: Satana , belzebù ol diavolo, non esiste sono invenzioni della chiesa.

    Libro di Giobbe: Allegoria con vari livelli e sfaccettature di interpretazione.

    Ti dico la mia:
    Questo mondo è illusorio, esiste in quanto esistono gli opposti, se esistesse il bene assoluto cesserebbe di esistere, così per il contrario.
    Alla fine a Giacobbe che interroga gli viene risposto "ma tu che ne sai?"
    ( brevemente scusami.)
    In questo mondo le variabili sono infinite, per la legge del caos un battito din ali di una farfalla possono provocare un terremoto dall'altra parte del globo.
    Nell'assoluto il tempo non esiste, non esiste la dualità l'anima è "Una" la distinzione è solo apparente.
    Trovo questo libro un grosso stimolo alla riflessione.
    Non so se capirai qualcosa di quello che ho detto, ma se mi dovessi esprimere compiutamente dovrei scrivere un libro e non ne ho voglia.
     
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    Ti ringrazio Ayalon, se è interpretata come allegoria allora il discorso si apre a mille interpretazioni giustamente. Ok Mi fermo qui.
    Mille grazie!
    שלום
     
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    CITAZIONE (leviticus @ 6/10/2016, 12:40) 
    Allora.chiarisco.pensiero.sono cattolico e quindi credo.in tutta una serie.di.cose pero.mi.sono proposto di.leggere le.varie bibbie facendo.per.cosi dire.finta.di.non essere.cristiano e.cercando se ce coerenza se l.impianto del testo regge.
    Nel nuovo testamento certo.che ce Satana li se ne fa nome e cognome.io.parlavo.solo.di antico testamento;
    nell at leggendo letteralmente ma anche nelle normali traduzioni Satana come lo intende la.fede cristiana non ce . E difatti anche la.bibbia più più cattolica non traduce mai Satana nella at nel senso che gli diamo noi.
    Nel testo abbiamo.solo il serpente e poi in quei passi un oppositore in una diatriba in un giudizio punto.

    La coerenza dei testi non la puoi trovare se disgiungi i due testamenti, perché l'AT è interpretato e completato dal NT; la Bibbia è una rivelazione progressiva.
    Cosa dicono 2 Corinzi 11:3 e Apocalisse 12:9? Identificano chiaramente satana nel serpente di Genesi che sedusse Eva. Se sostieni che satana non c'è nell'AT, devi pure sostenere che Paolo e Giovanni non solo non conoscevano le scritture, ma si sono sbagliati sotto ispirazione.

    Naturalmente liberissimo di informarti, pure io lo faccio, ma ripeto, la coerenza dell'impianto non la trovi se separi i due testamenti, a meno di non rinnegare in blocco la tradizione cristiana e quindi sposare l'interpretazione ebraica.

    CITAZIONE
    Primo: Satana , belzebù ol diavolo, non esiste sono invenzioni della chiesa.

    Un angelo ribelle delle caratteristiche di Satana è presente già nella letteratura apocrifa del giudaismo del Secondo Tempio e nel giudaismo enochico; inoltre, in base alla narrazione dei vangeli, sappiamo che i contemporanei di Gesù e degli apostoli credevano nei demoni e in Belzebù:

    Mt 12:24 - Ma i farisei, udendo ciò, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per l’aiuto di Belzebù, principe dei demòni».

    Quindi l'idea di un principe dei demoni era presente prima che esistesse "la chiesa".

    Edited by Akrio - 6/10/2016, 20:37
     
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    CITAZIONE (Evakant222 @ 6/10/2016, 18:40) 
    Aiutateci a capire chi era Satan nel libro di Giobbe per favore, D-o gli diede libertà di colpirlo come Satan pensava. Quindi prima colpí i campi e gli animali, poi fece morire tutti i suoi figli e infine mise una terribile malattia sopra a Giobbe... Satan aveva questo potere...? Come è possibile che un uomo definito "avversario" abbia poteri simili?
    Vorrei capire perché brancolo nel buio....

    Puoi considerarlo una "novella morale", un racconto pedagogico.
     
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    Si fa capire come alla fine un uomo provato da tutti questi dolori desideri la morte senza curarsi di preghiere o altro.. così mi sembra di aver capito...correggetemi se sbaglio.
    Grazie anche a te Ashkenazi.
    שלום
     
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    CITAZIONE (Ayalon @ 6/10/2016, 19:40) 
    ...
    Ti dico la mia:
    Questo mondo è illusorio, esiste in quanto esistono gli opposti, se esistesse il bene assoluto cesserebbe di esistere, così per il contrario.
    Alla fine a Giacobbe che interroga gli viene risposto "ma tu che ne sai?"
    ( brevemente scusami.)
    In questo mondo le variabili sono infinite, per la legge del caos un battito din ali di una farfalla possono provocare un terremoto dall'altra parte del globo.
    Nell'assoluto il tempo non esiste, non esiste la dualità l'anima è "Una" la distinzione è solo apparente.
    Trovo questo libro un grosso stimolo alla riflessione.
    Non so se capirai qualcosa di quello che ho detto, ma se mi dovessi esprimere compiutamente dovrei scrivere un libro e non ne ho voglia.

    Ovviamente non avendo “scuola”, le mie sono idee istintive... in pratica non ho capito cosa mi si sta formando in testa se una supernova o un buco nero ;) quindi abbiate un po' di pazienza e chiedo venia se con la mia ignoranza delirante offenderò qualcuno.
    Ma nel leggerti la prima cosa che mi è venuta in mente, dato l'argomento, è la descrizione della Creazione e di come mi appare basata principalmente sugli opposti: il cielo e la terra, oscurità e luce, giorno e notte, sera e mattino (che generano il giorno), separò l'atmosfera dall'acqua, Terra e mare, ecc... e mi vengono anche in mente altre letture fatte in passato, come sullo yin e yang .
    Quindi potrebbe essere, che dal momento che ancora non riusciamo a sperimentare l'Assoluto, ognuno di noi diventerà “creatore” della propria realtà, una realtà che noi stessi a nostra volta abbiamo fondato sulla dualità.
    Un po' come i bambini che per creare la propria identità (per esistere) devono sviluppare un'immagine corporea che inizialmente è il risultato della differenziazione dalla madre. Senza differenziazione quindi non potrebbe esserci nemmeno l'esperienza (allontanamento dalla madre). Oppure volendo fare un'allegoria con l'universo e il Bing Bang, si potrebbe dire che arriviamo dall'Assoluto e per tornarvi dobbiamo prima sperimentare “la diaspora” del relativismo della condizione umana con tutta la sua ridotta percezione, per poter infine capire che non siamo altro che un tutt'uno con l'Assoluto. Tutto ciò ha un senso o è in contrasto con quanto scritto nei testi sacri?
     
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  15. teista
     
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    Ciò che hai scritto ha sicuramente un senso, e non è che un concetto per avere un senso debba trovare necessariamente la sponda in ciò che comprendi in quel che ritieni sacro.

    Fatta questa doverosa premessa, la distanza dalla trascendenza è incolmabile, infinitamente lontano, apparteniamo alla mente di D-o ma la nostra relazione con quel che chiami Assoluto è costituita da "una tensione verso", più che "un legame con".

    Qualche marginalissima corrente ha pur propugnato idee simili, ma al fondamento l'ebraismo non ha un'idea di cammino verso l'Assoluto.

    Ciò che è conoscibile all'uomo non è la trascendenza, l'Essere, ma il Bene, oggetto ultimo che si spiega in rapporti orizzontali, prima che verticali.

    Infatti, l'ebraismo ha molta attenzione alla Legge che regola più i rapporti umani che quelli con la Divinità, difatti vengono fornite regole piuttosto che percorsi verso una qualche metafisica ascesa.

    Anche escatologicamente la distanza resterà, almeno nell'ebraismo classico (non in correnti meno ortodosse, o variamente ultraortodosse, o mistiche varie).

    Con il cristianesimo molto di quanto sopra scritto è cambiato, non tanto nell' impianto di base quanto nella "partecipazione" alla divinità e le conseguenze derivanti, in realtà assai più evidenti nell'ortodossia.
     
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