Leggi del Pentateuco progressive

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    Shalom!

    Leggendo il Pentateuco non si può fare a meno di notare che le varie leggi mosaiche sono sparse tra i vari 5 libri e intervallate da parti narrative.

    Mi spiego questa particolarità con il fatto che via via che il popolo abitava con Dio, Lui metteva ordine a delle situazioni già presenti e veniva incontro alle necessità che di volta in volta si presentavano.

    L'ho definita una "particolarità" perché noi oggi per logica raccoglieremmo tutto il corpus delle Leggi in unico testo in modo da averne una più chiara lettura e le suddivideremmo per soggetti.

    Trovo che questo modo progressivo testimoniato dal pentateuco sia una fantastica riprova del fatto che il popolo ebraico si è curato di non "mettere mano al testo" ma di conservarlo così come era stato loro affidato.

    Chiaramente questo comporterebbe che la Legge non è stata data tutta sul monte Sinai, ma in maniera progressiva al popolo attraverso Mosè.

    Mi chiedevo se ciò corrisponde con quello che la tradizione ebraica insegna.
    So che una certa tradizione ritiene che la Torah sia stata scritta nel cielo prima che fosse data e che fu rivelata e osservata anche prima del patto sul Sinai (sebbene ci sarebbero alcune eccezioni in alcuni parti di Bereshit).

    Quindi, la mia domanda è: ci sono tradizioni ebraiche che vedono come vedo io una rivelazione progressiva dei comandamenti di Dio, oppure no e in caso come si spiegano questa frammentarietà nei testi?
     
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    Se ne è parlato diverse volte, per esempio qui

    https://forumbiblico.forumfree.it/?t=6325006

    Riguardo alla legge

    ".. La tradizione fa risalire il Diritto ebraico alla rivelazione del Sinai, ma esso si basa su un Diritto ancor più antico, che rinnova e completa. Tutte le sue norme prendono vigore in virtù della rivelazione del Sinai anche se esse sono, in realtà, molto più antiche.
    Il Diritto ebraico è infatti una derivazione del diritto noachide e questo, a sua volta, proviene dal diritto antidiluviano.. "

    ".. Nel Talmud, i non-Ebrei sono chiamati Bnei Noach o figli di Noah (giacché l’umanità intera discende direttamente dal Patriarca Noah). Il primo codice di 6 Mitzvot (leggi) è stato consegnato da D-o ad Adamo subito dopo la creazione del mondo; la settima legge invece è stata comandata da D-o a Noah dopo l’uscita dall’Arca, prima quindi della nascita sia di Abramo sia del concetto stesso di popolo ebraico. Da qui la definizione di leggi di Noah. Le 613 Mitzvot fissate nella Torà hanno sostituito i Sette Comandamenti per il solo Popolo Ebraico, laddove queste Mitzvot continuano ad essere vincolanti per i Bnei Noach.. "

    Riguardo al libro delle Genesi

    ".. "Dio parlò a Noakh e ai suoi figli che erano con lui e disse: «Quanto a me, ecco io stabilisco il mio Patto con voi e con la vostra discendenza dopo di voi»" (Genesi 9:8-9)

    Soltanto due delle leggi Noachidi si trovano scritte in modo esplicito.

    La prima è la proibizione di cibarsi di sangue e di parti di un animale ancora vivo:
    "Non mangerete carne con la sua vita, quindi con il suo sangue" (Genesi 9:4);

    La seconda è il divieto di versare sangue umano:
    "Io chiederò certamente conto del sangue delle vostre vite; ne chiederò conto ad ogni animale e all'uomo. Chiederò conto della vita dell'uomo alla mano di ogni fratello dell'uomo." (Genesi 9:5).

    Per quanto riguarda gli altri precetti, essi si ricavano leggendo in modo molto particolare il versetto di Genesi 2:16,

    "Vaytzav Hashem Elohim al-haAdam leemor michol etz hagan akol tochel"

    ovvero considerando ogni singola parola isolatamente e attribuendogli un significato basato su altri passi biblici in cui tale parola è usata in relazione ad un comandamento.

    E' chiaro che senza le indicazioni del Talmud sarebbe impossibile ottenere da questo versetto di Genesi la lista delle sette leggi, e infatti i precetti Noachidi fanno parte della Tramandazione Orale più che della Torah Scritta.
    Tuttavia, essi possono essere dedotti anche da alcuni passi della Bibbia utili a capire se è corretto quello che sostiene l'autorità Rabbinica, ovvero che fin dai tempi più antichi sono esistite delle norme universali che corrispondevano proprio ai precetti Noachidi.

    Innanzitutto bisogna comprendere che i concetti di "giustizia", "legge" e "peccato" non vennero introdotti con la Rivelazione della Torah sul monte Sinai, ma erano noti fin dall'inizio della storia dell'umanità.
    Infatti, la generazione del Diluvio è definita malvagia e corrotta (Genesi 6:5), mentre Noakh è chiamato "giusto" (Genesi 6:9); In Genesi 18:20 è scritto che il peccato di Sodoma e Gomorra era molto grave; Giobbe (un non-Ebreo vissuto probabilmente all'epoca di Abramo) viene descritto come "un uomo integro, giusto, che teme Dio e fugge il male" (Giobbe 1:8).
    Si potrebbero citare altri esempi, ma questi basterebbero per capire che già da molto prima che il popolo d'Israele ricevesse la Torah esistevano dei precetti Divini la cui osservanza permetteva ad ogni uomo di essere considerato "giusto", ma che non vengono tutti esplicitamente elencati nel testo biblico.

    Nelle Scritture sono inoltre menzionati dei non-Ebrei che agirono secondo giustizia e ricevettero l'approvazione Divina anche se non si convertirono all'Ebraismo.
    Basta ricordare gli abitanti di Ninive, che secondo il libro di Yona (Giona) si pentirono e furono risparmiati da Dio, o la vicenda di Naaman, il capo dell'esercito Siriano che dopo essere stato guarito dal profeta Elisha (vedi 2Re 5) abbandonò l'idolatria e decise di adorare il Creatore del mondo. Eppure egli non si circoncise e non divenne Ebreo.
    Malachia parla anche di alcune nazioni che conoscono il Dio Unico e gli offrono un'oblazione pura (Malachia 1:11).

    Quali sono dunque questi precetti universali che tutti dovrebbero osservare?
    Si potrebbe dedurre che si tratta delle sette leggi Noachidi.

    Riguardo alla domanda sulla rivelazione

    Dice Elena loewenthal:

    C’è qualcosa di profondamente paradossale ma non meno congeniale all’ebraismo nel fatto che la tradizione d’Israele chiami «Torah orale» un immenso corpus di testi scritti. Questo suggestivo ossimoro porta con sé l’idea di una sorta di rivelazione permanente che comincia con la chiamata di Abramo – che in ebraico significa «Padre grande» -, prosegue con la dettatura della Legge su al Sinai, s’incammina nella storia del popolo d’Israele con i Profeti e gli Agiografi, e procede in una progressiva discesa ma anche diluizione dell’ispirazione divina che continua peraltro ad animare i detti dei rabbini e il loro inesauribile discutere intorno al testo sacro, cioè la Torah scritta – la Bibbia ebraica. La Torah she beal peh, «Torah che sta sulla bocca» è fondamentalmente il Talmud, parola ricavata dalla radice ebraica che – in nome di quella straordinaria didattica dello scambio che fa dire a un grande maestro: «Ho imparato soprattutto dai miei discepoli» – significa a un tempo «imparare» e «insegnare»: un immenso verbale di discussioni, commenti, divagazioni e interpretazioni della Bibbia, passo per passo.

    Da qui

    #entry592740674

    Intro e cap 1

    www.kolot.it/2017/12/20/talmud-la-rivelazione-permanente/

    https://forumbiblico.forumfree.it/?t=48163292

    Edited by leviticus - 3/4/2019, 09:57
     
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    Ciao Leviticus.
    Non ho capito molto bene i concetti espressi.
    Il popolo ebraico viveva con i precetti noachidi prima del Sinai. E Ok.
    Ma erano sette!
    Poi al Sinai hanno ricevuto 613 mitzvot?
    Mi sembra che c'e'un bel salto.
    Un abbondante quantita'di leggi vengono comunque fornite in un tempo decisamente ristretto.
    E della progressione sospirata da Alessandro mi pare rimanga poco.

    Edited by Maurizio 1 - 21/3/2019, 20:24
     
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    Intanto grazie per le risposte

    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 20/3/2019, 17:05) 
    Ciao Alessandro.
    In che senso le leggi mosaiche sono sparse in 5 libri dando esempio di progressività temporale?
    A parte il fatto che Genesi la dobbiamo escludere, i seguenti 4 libri parlano comunque di leggi che sono state date nel breve tempo di permanenza degli israeliti nei pressi del Sinai. (due anni?)
    Quel breve tempo non e' un po' poco per suggerire un concetto di progressivita' temporale?

    Si, Genesi è precedente al patto sul Sinai quindi si può esulare dal discorso dal mio punto di vista.

    Ma so che esiste una tradizione rabbinica secondo la quale la Torah era già rivelata anche prima del patto sul Sinai.

    Direi anche molto più in là di soli due anni, per esempio dal patto sul Sinai a Numeri 32:13 sono già passati 40 anni e vediamo come anche dopo vengono impartite nuove leggi, come in Numeri 35:16-29 o Numeri 36:7-9.

    Quindi non tutta la Legge è stata data sul Sinai, ma è stata progressivamente rivelata e ampliata. Rispondendo a delle situazioni e bisogni contingenti.

    @leviticus

    Senza dubbio ci sono leggi esplicite e implicite sulle quali Genesi non si sofferma in modo particolare, ritengo che gli uomini in generale rispondevano a Dio anche per più di sette leggi,semplicemente perché tutti gli uomini sono dotati di coscienza.
    Non credo che la definizione di "giusto" per i non ebrei si limiti al rispetto delle sette leggi.

    Condivido che da leggi valide per tutti ed espresse nelle Scritture, con il Sinai ci sia stata poi una ramificazione, un patto particolare, che ha riguardato solo Dio e la discendenza di Abrahamo dal Sinai in poi.

    Che ha tralaltro "riformato" delle circostanze che prima erano concesse da Dio e che dal Sinai non lo erano più. Ad esempio sotto la Legge Giacobbe non avrebbe potuto sposare sia Lea che Rachele (Levitico 18:18).

    Un altra ramificazione è stata il patto che Dio ha stretto con Lot e la sua discendenza (Deut 2:9).

    Chissà se ce ne sono stati altre di ramificazioni, che le Scritture non citano. Sicuramente ce n'erano altrimenti non si capirebbe come possa essere Melchisedek un sacerdote (l'istituzione di un sacerdozio prevede delle norme sacerdotali e quindi un patto).

    Comunque quello che mi interessava capire era se si riconosce o meno che la Legge è stata data progressivamente e che possa essere soggetta a riforme se è Dio che le promuove.

    Per esempio trovo che in Ezechiele siano presenti delle riforme della Legge (sebbene penso che riguarderanno tempi futuri e attinenti alla venuta del Messia).

    Edited by ^Alessandro^ - 21/3/2019, 21:28
     
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    Noè fù dichiarato: zaddik tamim = giusto, perfettissimo, e la Toràh fà derivare il risultato di questa giustizia dall'osservanza della Legge Divina.
    Infatti il seguito del verso, leggendolo dall'ebraico, dice che Egli seguì la Legge di D-o. Infatti un'altro termine col senso di Legge è proprio "halachà" ed è anche il più comune nell'uso corrente ed è proprio questo usato nella costruzione del verbo del nostro verso.

    I sette precetti sono ognuno un compendio, un riassunto di altri precetti, sessantasei.
    I gentili con una condotta giusta basata su queste leggi fondamentali meriterebbero l approvazione divina (cit a.cohen in "il Talmùd" ).

    La legge mosaica secondo la Bibbia è stata data sul Sinai.
    La Creazione fu compiuta mediante la Parola ed in Bereshit Rabbà si afferma che la Torah è precedente alla creazione e fu come il progetto che l'architetto segue per edificare.

    Da qui

    https://forumbiblico.forumfree.it/?t=10635576

    Riguardo il patto tra gli ebrei e d.io al Sinai forse è meglio precisare che il popolo ebraico che nasce al Sinai secondo fonti ebraiche si trattò di un gruppo di egiziani, con una minoranza discendente dal patriarca Ever antenato degli ebrei più una quantita' di appartenenti a varie popolazioni che si accodarono a loro (Esodo,12.38).


    Da qui

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=62365616

    Su melchizdedek nel forum se è parlato compiutamente in diversi tread e non in questi termini, una tradizione ebraica lo identifica con Shem, il maggiore dei figli di Noah.

    Riguardo le 613 mitzvot Riccardo di segni fra molti altri afferma a proposito della Torah, che gli ebrei celebrano a Shavuot, uno dei concetti più noti è che contenga 613 mitzvot, precetti.
    interessante la disquisizione qui

    http://moked.it/blog/2016/06/09/verso-shav...i-dei-precetti/

    Riguardo I passi citati di deut, numeri e levitico suggerisco di aprire dei tread ad hoc comunque ad esempio il passo di Levitico 18:18 è spiegato bene qui:

    https://forumbiblico.forumfree.it/?t=954338

    Quello sulla sorte di Caino qui

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=74780840&st=45

    Per gli altri riferimenti a numeri, Levitico e esodo vedi link in post successivo

    Riguardo alla parte finale del tuo post ti invito nuovamente a prestare attenzione all articolo di sintesi di Elena Loewenthal.

    Sul discorso torah e sinai ci sono tante fonti che la trattano, se non ricordo male nella traduzione a un commento di rashi alla torah egli afferma che i testi di genesi è parte di esodo erano già in possesso di Mose prima che salisse al Sinai.
    La traduzione del Talmùd bavli in un punto afferma che gli ultimi versi della torah sono stati scritti da Giosuè.
    Il Midrash dice che D-o rivelò a Moshè sul Monte Sinai non solo la Torà con gli altri libri della Bibbia e la Torà orale (Mishnà e Talmud), ma anche i testi del Midrash e persino le domande che gli allievi intelligenti avrebbero un giorno fatto ai loro Maestri.
    Di segni per esempio non ritiene si debba prendere questo midrash alla lettera, cioè non crede che i Maestri che hanno formulato questo midrash intendessero dire letteralmente che Moshè conosceva tutto quello che è stato scritto e detto nel corso di oltre tremila anni. Pensa che la loro intenzione fosse di dire che potenzialmente tutto si trova nella Torà rivelata sul Monte Sinai. In fondo, anche le domande degli allievi e i midrashim dei Maestri si basano su una qualche lettera o parola della Torà. E la Kabbalà, che anch’essa fu rivelata a Moshè, si basa sulle lettere e sugli spazi bianchi fra le lettere. Sempre lì, quindi, si va a ricadere.

    Ma uno potrebbe chiedersi se tutta la Mishnà è stata insegnata sul Monte Sinai, di segni in un dialogo immaginario ritiene In nuce sì, ma non necessariamente in modo esplicito. All’interno della tradizione orale si distinguono diverse componenti. Ci sono le norme che risalgono direttamente a Moshè (halakhòt le-Moshè mi-Sinài), ci sono norme che si ricavano attraverso le interpretazioni dei Maestri, secondo precise regole ermeneutiche. Ci sono le ghezeròt (decreti) e le takkanòt (ordinanze), introdotte dai Maestri per rafforzare l’osservanza scrupolosa delle mitzvot e per il buon andamento della società [vedi l’ottima esposizione di queste categorie fatta dal Rambam nell’Introduzione al commento alla Mishnà].

    Per approfondimenti vedi il noto articolo "e chi l avrebbe detto? I rabbini?" di Gianfranco disegni da cui ho riportato.

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=75228893

    Riguardo le norme che verrebbero istituite dai libri profetici puoi trovare molto in i profeti di Israele di Carlo Enrico cornill che puoi trovare qui

    www.archivio-torah.it/ebooks/profeti.pdf

    E anche qui per Ezechiele e gli altri e in generale per la legge del popolo ebreo nel suo svolgimento storico

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=76123244#newpost

    C'e l ottimo testo di David Castelli " La legge del popolo ebreo nel suo storico svolgimento", Firenze, Sansoni, 1884,

    Edited by leviticus - 24/3/2019, 04:22
     
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    Indubbiamente ci sono delle leggi noachiche che valgono per la sua discendenza e quindi per tutti gli uomini.
    Ma ritengo nuovamente che ci sia di più di 7 o 66 leggi, perché Dio cerca il cuore degli uomini, il rispetto di quelle leggi da parte di un uomo può essere una buona testimonianza della bontà di quella persona, ma non è il solo "metro" attraverso il quale Dio si approccia con una persona.

    Tu hai citato Giobbe, Giobbe era un uomo stimato e amato da Dio non di meno dovette imparare "a non sentirsi perfetto".
    Questo principio (di non essere orgogliosi se vogliamo) non è contenuto nelle 7 o 66 leggi noachiche, eppure fu educato in questo. Paradossalmente Giobbe scivolò in questo errore probabilmente perché rispettava tutta una serie di atti di giustizia e giudicava se stesso solo in base alla loro applicazione.

    Su Lev 18:18 questo è un estratto di quello che ha detto Abrahamo in uno dei Link che mi hai mandato,che conferma quanto ho espresso.

    CITAZIONE
    Inoltre il verso 18 è ancora più esteso perchè proibisce i rapporti anche separatamente con le due sorelle per tutto il tempo della loro vita, per non incorrere, per errore, nella proibizione di consanguineità

    Ma non è l'unico esempio di "restrizione" della Legge rispetto a quanto è descritto prima. Caino ad esempio non sarebbe stato lasciato in vita sotto la Legge, perché assassinò Abele.

    Su Deuteronomio semplicemente Dio aveva promesso una terra alla discendenza di Lot, come aveva promesso una terra alla discendenza di Abrahamo, sono due patti. Anche su Numeri è una semplice considerazione sul testo. Stesso discorso per Melchisedek.

    Però vedo che sei molto ligio a riportare unicamente i commenti rabbinici e della tradizione orale che conosci, quindi rispetto questa tua posizione :).

    Che il popolo fosse in gran parte egiziano, figlio di una cultura egiziana non capisco, mi sfugge il nesso. A prescindere dalla loro "situazione", non per niente Dio voleva educarli perché fossero un suo popolo, erano riconosciuti ugualmente da Dio come discendenza di Abrahamo, Isacco e Israele (Esodo 2:24-25) e quindi eredi della promessa, con i quali Dio strinse un nuovo patto (Deuteronomio 5:3).

    Sulla redazione del Pentateuco non discuto, sono d'accordo.

    Su Ezechiele purtroppo non mi funziona il link che mi hai indicato.

    Non mi è chiarissimo invece cosa vuoi farmi intendere dal commento della Loewenthal...

    Che nel mondo ebraico si crede ad una rivelazione progressiva?

    Che oggi sarebbe testimoniata diluitamente tra le varie posizioni rabbiniche?

    Se si, si tratta solo di un "cangiantismo" riprendendo uno dei commenti ai Link che mi hai dato (tralaltro bellissima definizione :)), o di possibili riforme? O ancora solo un aggiunta di applicazioni temporanee, fintanto che il culto al tempio sarà ristabilito?
     
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    Sul discorso poligamia c'è esattamente la stessa obiezione da ambito evangelico con risposta qui

    https://forumbiblico.forumfree.it/?t=954338

    Su Caino c'è il discorso del pentimento citato in vari treads, sul discorso di labant e lot idem se cerchi nel forum trovi una spiegazione.
    Anche il rapporto fra legge e morale e spiegato bene in vari trad fra qui e forum biblico, sul significato del termine ebraico tradotto con giusto abbiamo già chiarito prima.
    Sono considerazioni su un testo italiano che traduce dalla 70,masoretico,qumran, siriaca e vulgata, non è il tanack ebraico.

    Possono essere utili altre posizioni oltre a quella ortodossa quali quella chassidica e conservative sulla natura della rivelazione :

    Rabbi Yeshayahu Hollander spiega che, secondo un punto di vista classico e “contemporaneo”, la Torah Orale contiene tutti i nuovi concetti e gli insegnamenti che si sono sviluppati fin dal tempo di Mosè (o anche prima), attraverso i Profeti, il Talmud, e tutti i Saggi fino ad arrivare all’epoca attuale. Ciò si spiega alla luce dell’affascinante idea secondo cui tutto ciò che i Maestri possono formulare ed esporre non è altro che un’elaborazione delle parole della Torah Scritta. In questo senso, la Rivelazione sul Sinai non è intesa come un evento del passato, ma come un processo in continuo sviluppo. La Torah non è considerata dunque come un codice fisso, poiché essa rimane in vita e si espande attraverso la voce dei Maestri. Ecco il motivo per cui il Talmud ci dice che Mosè ricevette, assieme ai Dieci Comandamenti e al Pentateuco, anche i Profeti, gli Scritti, la Mishnah e la Ghemarah: tutti elementi che sbocciano direttamente dalla Torah, e che, in qualche modo, erano già presenti nella Rivelazione originaria, ma aspettavano solo di venire alla luce. Ciò spiega anche il significato del racconto di Mosè nella scuola di Rabbi Akiva: il grande profeta non poteva comprendere le interpretazioni di un maestro del futuro, eppure le riconosceva come uno sviluppo della propria eredità, poiché Rabbi Akiva non faceva altro che raccogliere la ricchezza lasciata sepolta da Mosè applicando la Torah alla propria epoca e alle nuove circostanze.

    Questa idea è alla base del pensiero di Rav Tzadok HaKohen, secondo cui la Torah Orale non ha inizio con il Talmud, bensì con il Libro del Deuteronomio. Sembra un’affermazione paradossale, in quanto il Deuteronomio fa parte della Torah Scritta, eppure è pienamente condivisibile.

    Nel quarantesimo anno, nell’undicesimo mese, nel primo giorno del mese, Mosè parlò ai figli d’Israele, secondo tutto ciò che Hashem gli aveva comandato di dir loro (Deut. 1:3).

    Nell’esporre davanti a tutto il popolo le leggi della Torah, sulla soglia della terra promessa e di una nuova era per la giovane nazione d’Israele, Mosè, come notano tutti i commentatori, non si limitò a insegnare i precetti così come li aveva ricevuti negli anni precedenti. Egli agì da primo rabbino della storia, commentando la Torah e adattandola alla nuova condizione di vita degli Israeliti, che da popolo nomade stavano per trasformarsi in una nazione con una propria terra, e con delle esigenze prima sconosciute. È per questo che il Deuteronomio contiene leggi che non si trovano nei libri precedenti, oltre che nuovi particolari aggiunti alle leggi già note. Il compito dei giudici che la Torah comanda di istituire (vedi Deut. 16:18) — che nella nostra era sono chiamati “rabbini” — è anche quello di continuare nel corso dei secoli e dei millenni quanto Mosè aveva fatto a soli quarant’anni dall’uscita dall’Egitto: tramandare la Legge, insegnarla, trarre da essa nuovi significati e renderla un organismo vivente. Questo concetto, che sembra così complesso, è espresso in una sola frase, pronunciata dagli Ebrei in sinagoga ogni volta che si inizia la lettura della Torah: Baruch atah Adonai, noten HaTorah – “Benedetto sei tu Signore, che dai la Torah”. L’uso del verbo al presente è la dimostrazione del fatto che la Rivelazione sul Sinai non si sia ancora conclusa.

    Anxhe un certo Rabbi Joshua Berman è più o meno su queste posizioni.

    Edited by leviticus - 3/4/2019, 10:02
     
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    Ok! Quindi la Legge per gli ebrei può essere intesa come una rivelazione progressiva che però si rifà sempre ai suoi principi essenziali.

    Interessante sarebbe capire bene cosa è essenziale e cosa può essere "riformato" quando ci si raffronta a delle nuove esigenze.

    Ci sono state riforme e ampliamenti per situazioni contingenti, per richiesta, ad esempio l'istituzione di un Re e di un tempio, ed altre per volontà di Dio stesso.
     
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    Rivelazione e'un termine latino, non ebraico , è anche il nome di un libro del canone cristiano Apocalisse (dal greco scoperto, disvelato),
    Con il termine "rivelazione" inteso come un atto in cui un D.io nascosto e sconosciuto si mostra all'uomo focalizzandosi o meno in un testo scritto abbiamo spesso, secondo l articolo che segue, una confusione tra la rivelazione intesa dagli antichi israeliti e quella vista dagli studiosi moderni.
    Gli antichi ebrei hanno espresso questa idea in modi diversi. La forma riflessiva, nif ' al , del verbo galah ("scoprire, rivelare"), è usata solo raramente per indicare la rivelazione divina (Genesi 35: 7; I Samuele 2:27, 3:21). Nella tradizione biblica, la rivelazione consiste meno nella rivelazione di un segreto o di un mistero, che nella manifestazione del Dio invisibile, inconoscibile all'uomo per suo conto. Questa visione della rivelazione risulta inequivocabilmente dall'uso diffuso del nif ' al dei verbi ra ' ah ("vedere"), e yada '("sapere"), per esprimere in ebraico biblico l'idea della rivelazione.

    Qui è spiegato bene

    www.jewishvirtuallibrary.org/revelation

    Il termine rivelazione progressiva è proprio di altre religioni come la bahai, ecc.

    Per quanto riguarda l ebraismo (inteso per semplificare quello classico o ortodosso) abbiamo la seguente posizione sintetizzata nello stralcio Dell articolo che segue:

    La tradizione ortodossa sostiene che Dio abbia insegnato tutto ciò che il popolo ebraico aveva bisogno di conoscere sul Monte Sinai. Questa credenza si basa sulla letteratura rabbinica. In Midrash Tanhuma (Buber-Ki Tisa 17), il Midrash racconta:

    "Quando il Santo Benedetto Beato venne per dare la Tora, lo riferì a Moshe in ordine. Prima Bibbia, poi Mishnah, Aggadah e Talmud ... anche quelle domande future che uno studente esperto avrebbe chiesto un giorno al suo insegnante. Il Santo-Uno-Benedetto-Essere-Dio riferì anche queste cose a Moshe in quel momento, come troviamo nella Tora: E Dio parlò di tutte queste cose ... "

    Questo Midrash comunica efficacemente l'aspetto più significativo del pensiero ortodosso: Dio è l'unica fonte legittima di conoscenza e verità. Nessuna comunità o individuo può assumere questo ruolo. Per l'ebreo ortodosso, tutte le autorità alla fine risalgono a Dio e al Sinai.

    Questa convinzione infonde anche le più moderne tensioni dell'Ortodossia. Rabbino Sansone Raphael Hirsch, il fondatore dell'ortodossia moderna, permise il coinvolgimento ebraico nella vita secolare e insistette sulla necessità di un'educazione secolare, ma mantenne tuttavia che la Torah, come somma della volontà di Dio, non è soggetta a argomentazioni o prove razionali. Allo stesso modo, il rabbino Norman Lamm, cancelliere della moderna università ortodossa Yeshiva, ha scritto in un articolo su Commentary che Dio ha sicuramente avuto la capacità di comunicare tutto ciò che voleva trasmettere sul Monte Sinai, e che sarebbe stato assurdo "imporre" (Dio) una limitazione di stupidità che avrebbe insultato il minimo delle Sue creature umane. "

    Forse la più interessante manifestazione contemporanea della nozione ortodossa secondo cui tutta la verità viene dal Sinai è l'idea di Daas Torah (letteralmente "conoscenza della Torah"). Questa nozione, in qualche modo contestata all'interno dell'Ortodossia stessa, suggerisce che la Torah è una fonte affidabile di risposte a ogni domanda, non importa quanto banale. Dietro questa pratica c'è una chiara convinzione che la rivelazione di Dio al Sinai deve essere stata onnicomprensiva, affrontando tutte le situazioni individuali e i bisogni particolari di tutti i tempi.

    Abbiamo poi posizioni ebraiche molto minoritarie come la chassidica, la conservative/conservatrice o la reform che puoi trovare sintetizzate sempre Nell articolo che segue

    www.myjewishlearning.com/article/j...revelation/amp/

    Sul discorso modifiche alle leggi, Libri successivi alla torah profetici e non, successione di leggi nei libri nella Torah o info sui passi Levitico 24 o esodo 22 o numeri 15 in relazione al Sinai io aprirei un altro tread comunque puoi trovare ottime spiegazioni proprio su quei passi in relazione al sinai del rabbino ortodosso Gianfranco disegni qui

    www.moked.it/unione_informa/090330/090330.htm

    E del rabbino conservative Joshua heller qui

    www.jtsa.edu/the-continuing-revelation

    Ricordando che secondo moltissime fonti la torah non segue l ordine cronologico Nell esposizione (vedi tread su concetto di tempo Nell ebraismo).
    Riguardo a esodo e libri successivi, nella Bibbia mamash si riportano tabelle con rashi che ad esempio fornisce un ordine di esposizione diverso da quello dellw torah per meglio spiegare gli accadimenti.

    Edited by leviticus - 30/3/2019, 10:49
     
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    CITAZIONE (leviticus @ 24/3/2019, 03:42) 
    Rivelazione E'un termine latino, non ebraico, è anche il nome di un libro del canone cristiano Apocalisse

    Non vorrei aprire "polemiche", ma Apocalisse è stato scritto da un ebreo.

    CITAZIONE

    In questo Link che mi hai suggerito si sofferma sulla rivelazione della persona di Dio ma si allarga anche alla rivelazione delle sue parole, espressione della sua volontà, infatti dice:

    "In the Pentateuch and the Former and Latter Prophets, God reveals Himself, His plans, or His will, through words or events"

    Edited by leviticus - 30/3/2019, 10:48
     
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    Avrei una domanda per Leviticus.
    Indipendentemente dall'origine e dall'etimologia della parola "rivelazione" a un certo punto se noi vogliamo esprimere un concetto possiamo solo usare le parole che la nostra lingua ci mette a disposizione.
    Se il concetto da esprimere e' che tutti gli insegnamenti del popolo ebraico non vengono da se stesso ma gli sono stati dati da Dio in un luogo e tempo storico ben preciso, quale parola si potrebbe usare in alternativa a "rivelazione" per intendere questo passaggio di informazioni tra Dio e gli uomini?
    Dico questo perché mi sembra che sul concetto sottostante tu e Alessandro non siete discordi.
    (Ho usato il grassetto solo per sottolineare il punto dove gradirei che si concentrasse un eventuale risposta)

    Edited by Maurizio 1 - 29/3/2019, 21:57
     
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    Vado leggermente ot segnalo che secondo recenti commentatori (compreso il commento ufficiale cei) apocalisse è si l unico libro che riporti il nome di Giovanni come autore, non viene specificato però a quale Giovanni ci si riferisce.
    Potrebbe pertanto essere l apostolo ma non è certo.
    Per il discorso lessicale rimando all articolo linkato sopra che si intitola proprio "Denominazioni ebraiche della Rivelazione" di Rabbi Allen Selis.

    Edited by leviticus - 30/3/2019, 09:51
     
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    Le denominazioni ebraiche le ho lette.
    Io volevo sapere ,facendo un discorso in italiano che parola posso usare parlando della rivelazione delle leggi sul Sinai.
    (Nell'ipotesi che rivelazione non sia una parola appropriata naturalmente.)
    Intendo della rivelazione (intesa come fornitura,comunicazione) delle norme e degli insegnamenti che vengono forniti al popolo ebraico, non rivelazione della stessa natura di Dio.
    Rivelazione che ha per oggetto le leggi non Dio.

    Si tratta solo di trovare una parola condivisa da entrambe le parti per fare riferimento all'operazione mediante la quale Israele viene in possesso della legge.
    Una parola che assolva il compito di specificare Che la natura e la provenienza della legge e'divina e non umana.

    Edited by Maurizio 1 - 30/3/2019, 11:00
     
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    CITAZIONE (leviticus @ 30/3/2019, 07:51) 
    Vado leggermente ot segnalo che secondo recenti commentatori (compreso il commento ufficiale cei) apocalisse è si l unico libro che riporti il nome di Giovanni come autore, non viene specificato però a quale Giovanni ci si riferisce.
    Potrebbe pertanto essere l apostolo ma non è certo.
    Per il discorso lessicale rimando all articolo linkato sopra che si intitola proprio "Denominazioni ebraiche della Rivelazione" di Rabbi Allen Selis.

    A mio avviso è molto probabile sia l'apostolo, in ogni caso il testo è pieno di semitismi oltre ad ampissime citazioni e riferimenti della Legge e dei Profeti, questi due elementi fanno pensare che l'autore sia comunque di origine ebraica
     
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