La primogenitura nel Tanach.

Aspettative umane vs scelte di Dio

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    Il primo figlio primogenito di una coppia umana e' (secondo la Bibbia) Caino.
    Alla sua nascita sua madre dice: "ho acquistato un uomo da Hashem", mentre nulla dice alla nascita di Abele.
    E cio' e' in linea con la grande importanza che l'umanita' ha sin dall'antichita' dato al figlio primogenito.



    CITAZIONE
    Roberto Colombo
    Direttore delle materie ebraiche
    alle Scuole medie della Comunità
    di Milano e insegnante al centro
    Josef Tehillòt

    Fin dai tempi più antichi il primogenito acquistò una grande importanza nell’ambito della propria famiglia e della società in genere poiché, come simbolo di una nuova dinastia che si veniva a formare, il bekhòr era considerato un vero e proprio dono di Dio sia per i genitori, che per l’intero popolo che egli andava ad incrementare.

    Nonostante cio' la narrazione biblica fa ricadere le preferenze di Dio sul secondogenito: Abele

    Procedendo nella narrazione troviamo altri due fratelli Ismaele e Isacco.
    Anche qui abbiamo un primogenito, Ismaele, ma che non e' prescelto da Dio per la promessa fatta ad Abramo.

    Poi abbiamo Esau e Giacobbe, la storia per antonomasia di un secondogenito su cui ricade la scelta divina.

    Poi abbiamo la storia di 12 fratelli, uno di questi e' scelto da Dio per infondergli delle capacita' inpensabili per qualsiasi altro uomo, e per attuare il Suo piano di portare la famiglia In Egitto.

    Questi era Giuseppe, ma non era un primogenito.

    Ora spostiamoci nella famiglia di Jesse.
    Dio sceglie un re tra i suoi figli e manda il sacerdote Samuele per l'unzione.
    Viene scelto per caso il primogenito?
    No viene scelto il piu' piccolo: Davide.


    Insomma in quasi tutte le storie bibliche concernenti dei fratelli la scelta di DIo non ricade sul primogenito.

    Perche'? E' casuale questo? Voi che ne pensate?

    A me sembra che sia precisa (e un po' provocatoria) la scelta biblica di contrapporre le scelte di Dio (verso i piu' piccoli, verso chi e' svantaggiato) contro le logiche umane che tendono a privilegiare il piu' grande e/o il piu' forte.
    E' un po come dire che la bibbia ci tiene a descrivere che e' nella natura di Dio essere autore di scelte un po' originali non prevedibili dalla logica umana.

    Attendo il vostro parere.

    Edited by Maurizio 1 - 9/12/2018, 11:44
     
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    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 9/12/2018, 11:28) 
    Il primo figlio primogenito di una coppia umana e' (secondo la Bibbia) Caino.
    Alla sua nascita sua madre dice: "ho acquistato un uomo da Hashem", mentre nulla dice alla nascita di Abele.
    E cio' e' in linea con la grande importanza che l'umanita' ha sin dall'antichita' dato al figlio primogenito.



    CITAZIONE
    Roberto Colombo
    Direttore delle materie ebraiche
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    Josef Tehillòt

    Fin dai tempi più antichi il primogenito acquistò una grande importanza nell’ambito della propria famiglia e della società in genere poiché, come simbolo di una nuova dinastia che si veniva a formare, il bekhòr era considerato un vero e proprio dono di Dio sia per i genitori, che per l’intero popolo che egli andava ad incrementare.

    Nonostante cio' la narrazione biblica fa ricadere le preferenze di Dio sul secondogenito: Abele

    Procedendo nella narrazione troviamo altri due fratelli Ismaele e Isacco.
    Anche qui abbiamo un primogenito, Ismaele, ma che non e' prescelto da Dio per la promessa fatta ad Abramo.

    Poi abbiamo Esau e Giacobbe, la storia per antonomasia di un secondogenito su cui ricade la scelta divina.

    Poi abbiamo la storia di 12 fratelli, uno di questi e' scelto da Dio per infondergli delle capacita' inpensabili per qualsiasi altro uomo, e per attuare il Suo piano di portare la famiglia In Egitto.

    Questi era Giuseppe, ma non era un primogenito.

    Ora spostiamoci nella famiglia di Jesse.
    Dio sceglie un re tra i suoi figli e manda il sacerdote Samuele per l'unzione.
    Viene scelto per caso il primogenito?
    No viene scelto il piu' piccolo: Davide.


    Insomma in quasi tutte le storie bibliche concernenti dei fratelli la scelta di DIo non ricade sul primogenito.

    Perche'? E' casuale questo? Voi che ne pensate?

    A me sembra che sia precisa (e un po' provocatoria) la scelta biblica di contrapporre le scelte di Dio (verso i piu' piccoli, verso chi e' svantaggiato) contro le logiche umane che tendono a privilegiare il piu' grande e/o il piu' forte.
    E' un po come dire che la bibbia ci tiene a descrivere che e' nella natura di Dio essere autore di scelte un po' originali non prevedibili dalla logica umana.

    Attendo il vostro parere.

    Maurizio, la tua osservazione è senza dubbio intelligente ed interessante.
    Esprimo il mio personale parere, nel senso dell'insegnamento che io vedo in questi episodi narrati dal Tanakh(non parlo quindi di quello che dice la tradizione ebraica su questo tema,perché non lo so) :in un pianeta dominato (allora come adesso) da privilegi e soprusi,le Scritture affermano che per HaShem, il Creatore dell'universo, non contano "posizioni di rendita",per quanto le stesse possano essere onorate nella società,perché davanti a Lui è la pura condotta dell'essere umano ad esprimere il "valore" dello stesso.Ciò è un filo conduttore di tutto il Tanakh : basti pensare alle grandi pagine in tal senso dei Libri Profetici e di quelli Sapienziali.

    Una scelta "provocatoria"?Non saprei, ma certamente una posizione e di conseguenza un insegnamento di alto valore etico, nettamente in contrasto con le capricciose ed isteriche "attività divine" che caratterizzano le narrazioni pagane del mondo greco-romano,dove gli dèi sono veramente l'esaltazione del lato peggiore degli esseri umani.
     
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    Dante Lattes nel commento alla torah sostiene una posizione molto simile


    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=76182549

    comunque altre risposte alla domanda qui:

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=73297793&st=75

    Edited by leviticus - 12/12/2018, 21:56
     
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    Potresti riassumerle con parole tue? (Io non le vedo).
    Comunque io ti riassumo la domanda (che secondo me non hai focalizzato):
    Come mai nelle storie delle famiglie bibliche non troviamo mai che il primogenito sia quello su cui ricade la scelta di Dio?
    Es. Aggiungiamoci il primogenito di Davide.
    Che fine fa?
    Questo e' il sesto esempio che ho fatto.
    Non puo'essere una coincidenza.


    I fratelli Efraim e Manasse possono essere un settimo esempio.

    L'Uomo offre. ..
    Pero Dio sceglie!
    Questo mi pare di capire tirando le fila di tutti questi racconti.

    Se l'uomo offre a Dio quello che ritiene il meglio che ha a disposizione puo' stare sicuro di compiere il suo dovere.
    E' a posto di fronte a Dio.
    Ma a Dio rimane comunque l'opzione di scegliere quello che piu' lo aggrada.
    Non e' cosi?

    Edited by Maurizio 1 - 12/12/2018, 13:28
     
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    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 11/12/2018, 16:38) 
    Se l'uomo offre a Dio quello che ritiene il meglio che ha a disposizione puo' stare sicuro di compiere il suo dovere.
    E' a posto di fronte a Dio.
    Ma a Dio rimane comunque l'opzione di scegliere quello che piu' lo aggrada.
    Non e' cosi?

    Abbiamo già risposto a queste domande, se si vuole una ulteriore spiegazione sul discorso primogenitura questa di Elio Toaff e'ancora più dettagliata:

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=72719913

    Nei miei studi non ho fino ad ora letto qualcuno sostenere che d.io faccia capricciose preferenze (ci sarebbe il libero arbitrio) anzi nell ebraismo si esalta proprio la diversità e l'individualita' Di ogni uomo quasi come un dovere esistenziale vedi qui

    www.morasha.it/zehut/rdr02_diversita.html

    Non vale nemmeno per i Cristiani cattolici, per esempio A.Rungi afferma che Di.o non fa preferenze verso qualcuno nel Commentare Atti 10.34 dove Pietro dice: ".. D.io non fa preferenze di persone.." trad CEI 2018.

    Edited by leviticus - 19/12/2018, 06:56
     
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    Leviticus tu sei un mago.
    Riesci a scrivere un intervento contestante immaginarie affermazioni.
    Di affermazioni non ce ne sono nel mio intervento .
    Datti una regolata.
    (Lo dico all'aspirante consulente Leviticus non al moderatore)

    Io ho solo fatto una domanda.
    E sono costretto a ripeterla.
    Perche' nella bibbia il secondogenito la spunta sempre sul primogenito ?
    Secondo voi e'una casualita'?
    (Dante Lattes non lo ho ancora considerato perche l'hai aggiunto solo ora).

    Edited by Maurizio 1 - 17/12/2018, 13:08
     
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    Chi ha detto che tu o altri hanno affermato qualcosa? Ti suggerisco di prenderti del tempo per leggere i testi di Toaff, Lattes, atti e commenti agli atti cui si rimanda sono corposi non basta un minuto per leggerli.
    Non sono un consulente sto solo riportando dei testi, ripetiamo nuovamente la risposta del link sopra, riporto da una qualunque parashat Vaiechi non troppo scarna di una qualunque sinagoga:

    "Uno dei temi principali che unisce le varie storie narrate in Bereshit è senza dubbio quello della rivalità tra fratelli. I conflitti fra Caino e Abele, Isacco e Ismaele, Giacobbe ed Esaù, e infine fra Giuseppe e i suoi fratelli, si susseguono formando un vero e proprio filo conduttore che contribuisce a creare una struttura coerente nel racconto biblico. Tutte queste accese rivalità si sviluppano secondo uno schema preciso che rappresenta un’evoluzione graduale.
    Il primo scontro, quello fra Caino e Abele, è il tragico prototipo del fratricidio. Il primogenito (Caino), credendo di essere stato rifiutato dal favore Divino, arriva addirittura ad uccidere suo fratello minore.
    Dopo questa vicenda dal carattere universale, la contesa successiva tra i due figli di Abramo segna l’inizio del processo di elezione nel quale un figlio viene accettato nell’Alleanza stabilita da Dio, mentre l’altro ne risulta escluso. Sia nel caso di Isacco che in quello di Giacobbe, la promessa dell’elezione Divina viene attribuita al figlio minore, in contrasto con l’antica usanza secondo cui i compiti sacerdotali spettavano solo al primogenito.
    Nella rivalità tra Giuseppe e i suoi fratelli la situazione cambia, perché nessuno dei figli di Giacobbe viene escluso dall’Alleanza, e dunque ciascuno di essi sarà destinato a fondare una delle tribù di Israele. Tuttavia, anche in questo caso, sono i figli più giovani (Giuseppe e Beniamino) a ricoprire il ruolo dei prediletti del padre, e da tale situazione emerge ancora una volta l’invidia dei fratelli più anziani.
    Il primo conflitto, come abbiamo visto, si conclude nel modo peggiore possibile: con un omicidio. Il secondo porta invece ad una drammatica separazione, poiché Ismaele e sua madre vengono allontanati dalla famiglia. Ad un ipotetico riavvicinamento successivo tra i due fratelli la Torah dedica soltanto un brevissimo accenno (Genesi 25:9).
    Il terzo conflitto, quello tra Giacobbe ed Esaù, termina con un incontro di riconciliazione, in seguito al quale i due fratelli prendono però strade diverse (Genesi 33:12-16), e i Maestri non fanno a meno di notare alcuni elementi del testo che rivelano la poca sincerità dell’atteggiamento di Esaù.
    La riconciliazione tra Giuseppe e i suoi fratelli è radicalmente diversa. Qui, per la prima volta, ciò che pone fine alla rivalità è il perdono.
    Eppure, poco prima di questa lieta e commovente conclusione, la Torah descrive una nuova scena in cui un secondogenito risulta favorito a discapito del fratello maggiore. L’anziano Giacobbe, ormai vicino alla morte, si appresta a benedire i suoi nipoti, Efraim e Menashè, figli dell’amato Giuseppe. Nel momento in cui Giacobbe mostra di voler attribuire al figlio più giovane (Efraim) una posizione privilegiata, all’improvviso un nuovo conflitto sembra sul punto di affiorare:
    Nessuno più di Giacobbe doveva essere conscio del rischio che si celava dietro una predilezione di questo tipo. Egli stesso, molti anni prima, era fuggito da suo fratello Esaù proprio a causa di una benedizione sottratta. In seguito, il suo amore per Rachele, sorella minore di Lea, aveva fatto nascere nuove tensioni. Infine, l’odio dei suoi figli verso Giuseppe aveva arrecato a Giacobbe enormi sofferenze. È forse plausibile che da tutte queste esperienze il patriarca non avesse imparato quanto sia pericoloso esprimere preferenze per un figlio piuttosto che per un altro?
    La Torah ci mostra che in questo caso Giacobbe non commise alcun errore. Al contrario, grazie al suo gesto, il dramma del continuo scontro tra fratelli poté chiudersi definitivamente. Tra Efraim e Menashè, infatti, non si sviluppò alcuna contesa. Tutta la famiglia sembrava aver ormai imparato la lezione: i fratelli possono vivere insieme, nonostante le differenze dei loro destini. Secondo la visione biblica, la storia non è dunque soltanto un ciclo che si ripete all’infinito, ma un percorso che deve essere volto al miglioramento, alla continua rettifica degli errori passati. È per questo che, ancora oggi, nel giorno di Shabbat, nelle famiglie ebraiche il padre benedice i figli con le parole: “Possa Dio rendervi come Efraim e Menashè”, facendo sì che l’idea del superamento delle rivalità tra fratelli sia trasmessa a tutte le generazioni."

    Edited by leviticus - 19/12/2018, 06:57
     
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    Tutto cio' che e' scritto sopra si concentra solo sul discutere di scelte umane.
    Dio non e'coinvolto nel discorso.
    Non ci sono riflessioni in riguardo ai Suoi piani.

    Quindi non centra appieno il tema del thread.

    Edited by Maurizio 1 - 17/12/2018, 17:02
     
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    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 17/12/2018, 13:14) 
    Tutto cio' che e' scritto sopra si concentra solo sul discutere di scelte umane.

    Esatto Mao, concordo pienamente.
    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 17/12/2018, 13:14) 
    Dio non e'coinvolto nel discorso.

    Come no? Sopra si parla Nell ambito di un'Alleanza con D.io, di elezione, financo di una benedizione che si fa a tutt oggi di Shabbat in relazione ai fratelli riferendosi proprio a quegli episodi.

    Edited by leviticus - 19/12/2018, 06:49
     
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    Il tema del mio thread non e' specificatamente le rivalita' tra i fratelli.
    Sono le aspettative dei genitori.
    Aspettative che puntualmente vengono disattese dalle scelte di Dio.
    Se continui a parlarmi di errori di valutazione dei genitori quasi che potessero stabilire loro (tramite esperienza o osservanza di legge) quale e' il figlio destinato a ricevere una missione particolare da parte di Dio non centri il mio quesito di partenza.

    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 9/12/2018, 11:28) 
    Insomma in quasi tutte le storie bibliche concernenti dei fratelli la scelta di DIo non ricade sul primogenito.

    Perche'? E' casuale questo? Voi che ne pensate?

    A me sembra che sia precisa (e un po' provocatoria) la scelta biblica di contrapporre le scelte di Dio (verso i piu' piccoli, verso chi e' svantaggiato) contro le logiche umane che tendono a privilegiare il piu' grande e/o il piu' forte.
    E' un po come dire che la bibbia ci tiene a descrivere che e' nella natura di Dio essere autore di scelte un po' originali non prevedibili dalla logica umana.

    Attendo il vostro parere.

    Capito Lev? A me interessa piu' che altro un parere su quello che ho posto in grassetto.

    Edited by Maurizio 1 - 7/1/2019, 16:23
     
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  11. Aizel
     
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    Riporto una riflessione di un utente ebreo nel sito di biblistica:
    Il Bereshit Rabbà commenta queste parole per bocca di Rabbi Nehemiàh : “Rebecca era degna di dare origine a 12 tribù, come sta scritto:”Le disse il Signore: Due popoli stanno nel tuo ventre” Due popoli (due) , e due nazioni (quattro), l’uno sarà più forte dell’altro: (sei); e il minore servirà il maggiore (otto) ,E quando giunse il tempo di partorire aveva due gemelli nel ventre: quello che uscì per prima era rossiccio: (11); poi uscì suo fratello (12) .
    (Bereshit Rabbà 58/7).

    Questa parte di bereshit mi ha sempre fatto riflettere fin da molto giovane sul perché ancora prima di nascere uno a un destino diverso dall’altro. Essi sono gemelli, non sono ancora nati ma già il loro destino è segnato dalle elezione di uno di loro, ma è una elezione o meglio consacrazione che non è su base meritrocatica o secondo le proprie azioni, ma in relazione al piano divino.
    Questa osservazione non sfugge al l’apostolo Paolo che nel suo vangelo scrive:” Non tutti i discendenti di Israele sono Israele, ne per il fatto che sono progenie d’Abramo son tutti figlioli di Abramo”( Epistola ai Romani 9/7).


    וימלאו ימיה ללדת והנה תומם בבטנה
    “Il periodo della gravidanza si compi, essa aveva nel ventre due gemelli”.
    Il testo specifica che Izchàk aveva sett’anni quando essi nacquero.
    Nel testo ebraico la parola gemelli תומם è scritta in modo difettivo, manca la א .
    I maestri interpretano che uno di questi era malvagio.
    “Il primo che usci era rosso, tutto come una pelliccia e lo chiamarono Esav. Poi uscì suo fratello che teneva con la mano il calcagno di Esav e lo chiamarono Jacov”(bereshit -toledot 25/25).
    E curioso che il nome Esav derivi dalla radice “laasot””il fare”, il significato è che era un uomo fatto, “asui” completo, nel senso che era peloso come un uomo adulto
    “E usci il primo” ויצא הראשון “”Vajezà Ha- Rishon” la giusta lettura è “usci per primo” Apparentemente la differenza tra uscire per primo o essere il primo è molto poca, ma la Torah che utilizza ciascuna lettera per il giusto significato ci suggerisce una distinzione. Essere il primo o uscire per primo a parte il significato consequenziale implica un altro significato: ” uscire per primo” non significa essere assolutamente il primo, la temporalità e secondaria al significato qualitativo.
    Secondo il punto di vista umano Esav è il primogenito, ma il testo sembra attraverso le parole voler porre una riserva.
    Tutte le future vicende di Esav e Jacov saranno vissute sul confronto tra elezione e primogenitura.
    Il midrash ha fantasticato e interpretato per secoli la primogenitura di Esav rispetto a Jacov, la tradizione sostiene che a essere fecondato per prima fu Jacov e nella lunga lotta nel ventro materno Esav più forte e materiale ebbe la meglio nei confronti del fratello, che non rassegnato segui Esav afferrandolo per un calcagno, quasi come stabilire una continuità nella nascita.
    Tutta la loro vita è un perenne confronto che inizia nel ventre materno e termina con la fuga di Jacov a Charan per evitare di essere ucciso da Esav.
    Gli eventi del capitolo di toledot ci riportano indietro nel tempo ai tempi di Khain e Hevel, il primogenito era Khain e fu anche il primo a portare le offerte della terra a D-o, il fratello Hevel è il minore porta per secondole offerte, offrendo i primogenito del suo gregge.
    Sappiamo che il Signore accettò l’offerta del secondogenito e rifiutò quella di Khain.
    Le vicende dei primogeniti continuano anche in seguito, Ismael è il primogenito di Avrahàm e viene allontanato preferendo a esso il secondo figlio, Izchàk.
    Ancora Moshè viene scelto da D-o al posto del fratello maggiore Aaron.
    Vedremo che Izchàk benedice Jacov invece di Esav, la stessa primogenitura passerà da Jacov da Rubem a Josef.
    Samuele affiderà per volontà di D-o David che a sua volta elegge Shlomò come suo erede, nonostante egli non fosse primogenito.
    Tutto questo ci porta a riflettere che nella Torah e nelle scritture sucessive gli avvenimenti non sono mai scontati e nulla è determinato dal ruolo ufficiale, ma ci sembra di intravvedere attraverso le mille vicende che tutto avviene secondo un principio spirituale profondamente legate alle qualità spirituali del singolo.
    Dunque il primogenito non ha il diritto per nascita, ma viene legittimato attraverso la sua qualità e le sue azioni anche se queste devono ancora accadere, perché è scritto che: “non esiste un prima e un dopo nella Torah”.
    Questo è un pensiero completamente opposto a quello delle popolazioni circostanti che riconoscevano nel primogenito una speciale “forza divina” derivante dal potere degli dei che esprimevano il loro desiderio attraverso la scelta del seme umano.
    Il primogenito veniva innalzato a dio stesso, l’esempio degli egiziani è lampante, non per niente D-o colpisce i primogeniti di Egitto con l’ultima piaga, per spezzare il culto della primogenitura.
    La vendita della primogenitura a Jacov è l’insegnamento che questo privilegio è desacralizzato e può essere ceduto .
    La primogenitura aveva un significato molto diverso che attribuisce il pensiero moderno, essere “bechor” il primogenito aveva implicazioni nella dimensione materiale, temporale e spirituale.
    Il primogenito deteneva il potere governativo e l’autorità spirituale , esso doveva guidare la propria stirpe e sostituire a suo volta il patriarca, questo sia nell’ambito familiare che in quello collettivo.
    Nonostante l’esempio in bereshit, ancora il senso della primigenitura influenzerà ancora per molto Israele e questo verra a mancare solamente quando il potere sacerdotale sarà circoscritto a esclusiva della tribù di Levi.
     
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    Ringrazio Amos e Aizel per le loro riflessioni nel merito.
    In riguardo all'intervento di Aizel sono d'accordo su quasi tutto ma vorrei fare un commento sulla parte finale.
    CITAZIONE (Aizel @ 7/1/2019, 23:35) 
    Nonostante l’esempio in bereshit, ancora il senso della primigenitura influenzerà ancora per molto Israele e questo verra a mancare solamente quando il potere sacerdotale sarà circoscritto a esclusiva della tribù di Levi.

    Le vicende di Bereshit terminano con l'ingresso del clan di Israele in Egitto. (Giacobbe con figli e nipoti)
    Il momento dell'affidamento del potere sacerdotole alla tribu di Levi avviene (seguendo il testo) subito dopo l'uscita dall'Egitto.

    Ma allora questo forte senso della primogenitura in funzione sacerdotale si sviluppa piu' che altro in Egitto?

    Poi un altra cosa.

    Prima del passaggio della funzione sacerdotale alla tribu di Levi, tutti i primigeniti di Isrele erano sacerdoti di Ashem?
    Quanti ce ne dovevano essere durante la fuga dall'egitto? Migliaia e migliaia.
    Nel caso avrebbero dovuto rendere meno duro il compito di Mose'.

    Il testo pero non sembra farci capire questo.
    All'interno del testo biblico per quello che mi risulta il primo israelita a cui viene associato il termine sacerdote è Aronne.
    Prima di lui nessuno.
    Mose si preoccupa addirittura di come presentare al popolo il Dio che gli affidato la missione di salvarli dall'oppressione egiziana.
    Situazione che non mi sembra sposarsi bene con l'ipotesi di un popolo pullulante di primogeniti/sacerdoti di Ashem

    Edited by Maurizio 1 - 8/1/2019, 16:19
     
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