La primogenitura nel Tanach.

Aspettative umane vs scelte di Dio

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  1. Aizel
     
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    Riporto una riflessione di un utente ebreo nel sito di biblistica:
    Il Bereshit Rabbà commenta queste parole per bocca di Rabbi Nehemiàh : “Rebecca era degna di dare origine a 12 tribù, come sta scritto:”Le disse il Signore: Due popoli stanno nel tuo ventre” Due popoli (due) , e due nazioni (quattro), l’uno sarà più forte dell’altro: (sei); e il minore servirà il maggiore (otto) ,E quando giunse il tempo di partorire aveva due gemelli nel ventre: quello che uscì per prima era rossiccio: (11); poi uscì suo fratello (12) .
    (Bereshit Rabbà 58/7).

    Questa parte di bereshit mi ha sempre fatto riflettere fin da molto giovane sul perché ancora prima di nascere uno a un destino diverso dall’altro. Essi sono gemelli, non sono ancora nati ma già il loro destino è segnato dalle elezione di uno di loro, ma è una elezione o meglio consacrazione che non è su base meritrocatica o secondo le proprie azioni, ma in relazione al piano divino.
    Questa osservazione non sfugge al l’apostolo Paolo che nel suo vangelo scrive:” Non tutti i discendenti di Israele sono Israele, ne per il fatto che sono progenie d’Abramo son tutti figlioli di Abramo”( Epistola ai Romani 9/7).


    וימלאו ימיה ללדת והנה תומם בבטנה
    “Il periodo della gravidanza si compi, essa aveva nel ventre due gemelli”.
    Il testo specifica che Izchàk aveva sett’anni quando essi nacquero.
    Nel testo ebraico la parola gemelli תומם è scritta in modo difettivo, manca la א .
    I maestri interpretano che uno di questi era malvagio.
    “Il primo che usci era rosso, tutto come una pelliccia e lo chiamarono Esav. Poi uscì suo fratello che teneva con la mano il calcagno di Esav e lo chiamarono Jacov”(bereshit -toledot 25/25).
    E curioso che il nome Esav derivi dalla radice “laasot””il fare”, il significato è che era un uomo fatto, “asui” completo, nel senso che era peloso come un uomo adulto
    “E usci il primo” ויצא הראשון “”Vajezà Ha- Rishon” la giusta lettura è “usci per primo” Apparentemente la differenza tra uscire per primo o essere il primo è molto poca, ma la Torah che utilizza ciascuna lettera per il giusto significato ci suggerisce una distinzione. Essere il primo o uscire per primo a parte il significato consequenziale implica un altro significato: ” uscire per primo” non significa essere assolutamente il primo, la temporalità e secondaria al significato qualitativo.
    Secondo il punto di vista umano Esav è il primogenito, ma il testo sembra attraverso le parole voler porre una riserva.
    Tutte le future vicende di Esav e Jacov saranno vissute sul confronto tra elezione e primogenitura.
    Il midrash ha fantasticato e interpretato per secoli la primogenitura di Esav rispetto a Jacov, la tradizione sostiene che a essere fecondato per prima fu Jacov e nella lunga lotta nel ventro materno Esav più forte e materiale ebbe la meglio nei confronti del fratello, che non rassegnato segui Esav afferrandolo per un calcagno, quasi come stabilire una continuità nella nascita.
    Tutta la loro vita è un perenne confronto che inizia nel ventre materno e termina con la fuga di Jacov a Charan per evitare di essere ucciso da Esav.
    Gli eventi del capitolo di toledot ci riportano indietro nel tempo ai tempi di Khain e Hevel, il primogenito era Khain e fu anche il primo a portare le offerte della terra a D-o, il fratello Hevel è il minore porta per secondole offerte, offrendo i primogenito del suo gregge.
    Sappiamo che il Signore accettò l’offerta del secondogenito e rifiutò quella di Khain.
    Le vicende dei primogeniti continuano anche in seguito, Ismael è il primogenito di Avrahàm e viene allontanato preferendo a esso il secondo figlio, Izchàk.
    Ancora Moshè viene scelto da D-o al posto del fratello maggiore Aaron.
    Vedremo che Izchàk benedice Jacov invece di Esav, la stessa primogenitura passerà da Jacov da Rubem a Josef.
    Samuele affiderà per volontà di D-o David che a sua volta elegge Shlomò come suo erede, nonostante egli non fosse primogenito.
    Tutto questo ci porta a riflettere che nella Torah e nelle scritture sucessive gli avvenimenti non sono mai scontati e nulla è determinato dal ruolo ufficiale, ma ci sembra di intravvedere attraverso le mille vicende che tutto avviene secondo un principio spirituale profondamente legate alle qualità spirituali del singolo.
    Dunque il primogenito non ha il diritto per nascita, ma viene legittimato attraverso la sua qualità e le sue azioni anche se queste devono ancora accadere, perché è scritto che: “non esiste un prima e un dopo nella Torah”.
    Questo è un pensiero completamente opposto a quello delle popolazioni circostanti che riconoscevano nel primogenito una speciale “forza divina” derivante dal potere degli dei che esprimevano il loro desiderio attraverso la scelta del seme umano.
    Il primogenito veniva innalzato a dio stesso, l’esempio degli egiziani è lampante, non per niente D-o colpisce i primogeniti di Egitto con l’ultima piaga, per spezzare il culto della primogenitura.
    La vendita della primogenitura a Jacov è l’insegnamento che questo privilegio è desacralizzato e può essere ceduto .
    La primogenitura aveva un significato molto diverso che attribuisce il pensiero moderno, essere “bechor” il primogenito aveva implicazioni nella dimensione materiale, temporale e spirituale.
    Il primogenito deteneva il potere governativo e l’autorità spirituale , esso doveva guidare la propria stirpe e sostituire a suo volta il patriarca, questo sia nell’ambito familiare che in quello collettivo.
    Nonostante l’esempio in bereshit, ancora il senso della primigenitura influenzerà ancora per molto Israele e questo verra a mancare solamente quando il potere sacerdotale sarà circoscritto a esclusiva della tribù di Levi.
     
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11 replies since 9/12/2018, 11:28   581 views
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