Abramo, Avimelech e il possesso della terra

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    Proseguo da qui consulenzaebraica.forumfree.it/?t=75049656


    CITAZIONE (Negev @ 13/11/2017, 07:12)
    CITAZIONE
    il significato non sta solo nel fatto che Dio abbia chiesto il sacrificio per mettere alla prova la fede di Abramo. la richiesta scaturisce dal fatto che Dio ha ordinato precedentemente ad Abramo di Prendere possesso della terra a lui promessa. Prendere possesso, non stringere alleanza con Avimelech, un re pagano. Abramo ritiene più prudente un'alleanza, rispetto ad una presa di possesso e questo contraddice l'ordine. Di conseguenza, se Abramo ritiene di agire di testa sua, non ha senso la promessa di un figlio che ne erediti la regalità e che sia il capostipite di un popolo.
    E' ovvio che Dio non intende affatto punire Abramo, ma solo insegnargli qualcosa e cioè che è un Dio che mantiene le promesse a condizione di una abnegazione e una fede assolute e questo: "Io sono colui che mantiene le promesse" è la traduzione dell'espressione "Ehiè Asher Ehiè" che farà poi a Mosè. Nel momento in cui chiede il sacrificio, sia Abramo che Isacco si chiedono come sia possibile, visto che Isacco era stato donato per dare seguito ad una discendenza più numerosa delle stelle. Si tratta o no di un Dio che mantiene le promesse? e qui subentra la fede di nuovo

    Qui c'è un altro punto di vista:
    #entry586733700

    CITAZIONE (Negev @ 25/1/2016, 00:45)
    CITAZIONE
    Tra le varie interpretazioni, la più seguita è quella per la quale, essendo vento meno all'imperativo di prendere possesso della terra, senza compromessi, Abramo non ha più nessun diritto ad un erede, in quanto è venuto meno alla promessa di D-O e ha stretto una immotivata alleanza con Avimelech. Di conseguenza, che senso ha un erede se mostri di non tenere in conto il senso di quell'eredità? Probabilmente Avraham sa, dentro di sé, che D-O mantiene sempre le promesse e, di conseguenza, si avvia in completa fiducia e altrettanto fa Itzkach che, essendo un uomo vigoroso, potrebbe tranquillamente opporsi al suo anziano genitore. Entrambi non comprendono il senso di quella richiesta ma sanno anche che le promesse di D-O hanno valore e che il D-O di Abramo aborrisce i sacrifici umani.

    Vi è però un'osservazione linguistica non trascurabile. Nel testo, è scritto "HaElohim". Il fatto che Elohim sia preceduto dall'articolo, può far pensare che non si tratti di D-O, ma di un'autorità umana, ("Il" Legislatore). Potrebbe trattarsi forse di Avimelech o di altro notabile idolatra della regione, avvezzo ai sacrifici umani?
    Nulla proibisce di pensare perfino che Avraham, provenendo da esperienze idolatriche, abbia potuto cedere a questa degenerazione. A questo punto lo scenario cambia e arriva il "malach elohim" (L'inviato di D-O) che impedisce il sacrificio e qui, linguisticamente non ci sono dubbi: elohim non è preceduto dall'articolo e quindi si tratta effettivamente di D-O.
    Porto questa possibile interpretazione, a dimostrazione che, presso gli ebrei, non fa scandalo pensare che anche un grande come Avraham possa avere perduto la retta via, come successe per Davide, Salomone, Sansone ecc.

    Qui ci sono i punti di vista di Abrabanel e Maimonide

    CITAZIONE (ashkenazi @ 9/4/2015, 12:31)
    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Il significato della narrazione è chiara: mentre le altre divinità
    (Elohîm) chiedono sacrifici umani, Yahvé, il Dio d’Israele, non li
    accetta."

    Interessante questo dove rav David Gianfranco Di Segni espone sia il pensiero di Maimonide che interpreta come sogno o metafora o esercizio della facoltà immaginativa ovvero spiega il narrato come racconto della crescita di "intelligenza" di Abramo, ("dovendosi respingere l’idea che Dio voglia mettere alla prova e sperimentare una cosa") sia l'opposto punto di vista di Abrabanel, secondo il quale il fatto avvenne realmente, ma dove la prova fu prima di tutto di comprensione, Elohim infatti usò volutamente una espressione ambigua (" la parola “sacrificalo” (ve-ha’alehu) va invece intesa come “fallo salire”..."Ma Abramo, dice Abrabanel, non superò la prova e sbagliò nella comprensione dell’ordine divino. Per questo fu necessario l’intervento finale dell’angelo divino che riuscì in extremis a fermare la mano di Abramo" )

    Poi c'è anche questo, un discorso molto ampio
    http://forumbiblico.forumfree.it/?t=51589502

    In particolare mi colpisce questo
    CITAZIONE
    In Avraham vi è già una fede incrollabile, EMUNA’, eppure Avraham non ha ancora avuto contatti con HaShem, non lo "conosce", non è ancora Ebreo e la prova non gli è stata richiesta.
    Eppure si getta nel fuoco senza esitazioni.
    Seguono tutte le altre, sino alla prova del monte Moriah.

    CITAZIONE
    Hashem non gli chiede chiaramente di uccidere il figlio, gli chiede di portarlo sul monte, sull'ara del sacrificio.

    Questo

    CITAZIONE
    Il Midrash riporta anche un’altra interpretazione, non riferita da Rashì: si tratta delle parole dello stesso Avraham che si sentiva in difetto per non aver ancora presentato a D-O un sacrificio di ringraziamento per la nascita di Ytzkach.

    CITAZIONE
    Avraham, da uomo giusto e onesto, aveva ritenuto di stringere un patto con Avimelech al pozzo di Beer Sheva (Bereshit 21/27-32), suggellato dalla consegna di capi di bestiame.
    Ma non era questo il comando di HaShem.
    D-O era apparso ad Avraham e aveva chiaramente detto: “Lezaracha eten et haaretz hazot” “Alla tua posterità darò questa terra” (Bereshit 12-7).
    Con quale autorità dunque Avraham comprava una terra che apparteneva ad HaShem e che Hashem gli aveva donato?
    Non era questa una mancanza di fede, anche solo a fin di bene, per rapporti di buona convivenza o semplicemente di leggerezza nel valutare le parole del Signore?

    Metto altra carne al fuoco

    "Secondo un principio espresso da Rabbi Hiyya nel Talmud (Chullin 13b), i pagani che vivono al di fuori della Terra d’Israele non sono considerati colpevoli di idolatria, poiché essi non fanno altro che praticare i riti ereditati dai loro antenati."

    L'ho trovato qua http://sguardoasion.wordpress.com/

    Però anche ho trovato che
    Naaman, il generale siriano che si presentò dal profeta Eliseo, rigettò l’idolatria, ma non divenne ebreo e se ne tornò in pace nella sua terra.
    E mi ha fatto pensare che in futuro Avimelech - che era un re pagano - avrebbe potuto rigettare l'idolatria o assumere delle regole di convivenza compatibili con il progetto di Abramo, ma sarebbe stato più difficile considerare le diverse idee del suo nuovi vicino Abramo, se Abramo gli avesse fatto un torto e la terra gliela avesse presa in altro modo. Poi quando D.o gli dice di prenderne possesso, sa a chi appartiene la terra, e se voleva poteva dire "rubala" o "fa guerra ad Avimelech", ma non ha detto questo.

    Aggiungo una cosa di mio. Trascuriamo che io abbia letto altrove, e non riesca più a trovare dove, che Abramo già doveva sapere che D.o vieta sacrifici umani e quindi non è possibile gli chieda di sacrificare Isacco.
    Basta però considerare che Abramo aveva già rigettato l'idolatria, che il rifiuto dell'Idolatria è già precetto ai tempi di Noè, e in tutto l'ebraismo non si sente mai parlare di idolatria senza che si parli delle pratiche ad essa connesse, al primo posto sacrifici umani, sacrifici di infanti, sacrifici di prole.
    Se no perchè mai Abramo avrebbe cambiato religione e scelto un D.o diverso?
    Quale D.o poteva promettergli una discendenza rendendolo sicuro di mantenere la promessa?

    Per farla breve si sarà poi capito che tendo verso la visione di Maimonide.

    Allora un motivo semplice per andare a fare un sacrificio sul Monte Moria Abramo lo aveva, dato che il Midrash dice che non aver ancora presentato a D-o un sacrificio di ringraziamento per la nascita di Ytzkach.

    L'unico punto che ancora mi intralcia, e che per la verità ho trovato ribadito da molte parti è il fatto che Abramo avrebbe commesso una mancanza "comprando" la terra di Avimelech, anzichè "prenderne possesso" (come D.o gli dice), in qualche altro modo che non si sa.

    Si continua a dire che Abramo ha sbagliato, ma il modo più semplice e diretto di prendere possesso di una terra è comprarla, Abramo aveva la possibilità di farlo e lo ha fatto.
    Avimelech era evidentemente consenziente a vendergliela (perchè non vederci una manifestazione del volere di D.o?), Abramo aveva per pagarla, il modo di entrarne in possesso era onesto (come anche scritto nel brano su forum biblico ebraico), e non conflittuale.

    Continuo a non vederci nessuna mancanza, nessun difetto.
    Potete provare a spiegarmi dov'è il difetto che fa pensare che Abramo abbia commesso un errore?



    * Mentre quotavo questo post per inserire un nuovo post, ho per errore cancellato il contenuto di questo, cercando poi di ripristinarlo il più possibile. Penso di esserci riuscito, salvo forse la perdita di qualche link.

    Edited by yes yes - 20/11/2017, 07:03
     
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  2. teista
     
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    Innanzitutto, diversi Maestri insegnano che la richiesta ad Avraham non venisse direttamente da Dio, infatti si usa Elokim, solo il Tetragramma identifica chiaramente l'intervento divino.

    Ad ordinare ad Avraham potrebbe essere stato Shem, il che si troverebbe anche in piena analogia con l'uso di Elokim volto ad identificare re, governanti e l'attributo della giustizia.

    Infatti il patto concluso da Avraham contraddiceva la promessa divina, poiché stringeva patti con uomini per giungere al possesso della terra che gli sarebbe venuto direttamente da Dio per il tramite di Isacco.

    Isacco, infatti, é l'unico Patriarca a non essere nomade, vivrà sempre in Eretz Israel come perennemente innalzato dal mondo materiale (olah, appunto).

    Ad Avraham viene chiesto di aver fede nella promessa divina, innalzare il figlio ricevuto quando sarebbe stato impossibile é atto supremo di fede che va a bilanciare l'accordo con gli uomini.

    Quando tale sacrificio viene compreso per fede, ma non nella pratica realizzazione, ecco il chiarissimo intervento divino segnalato dal Tetragramma, che rompe con la storia e le attribuisce il suo significato metafisico.

    Shalom
     
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  3. yes yes
     
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    Cercherò di leggere tutto bene, perchè finora mi sono concentrato solo sulla legatura.

    Però - forse collego in modo errato, ma mi sposterò da ora su questo episodio - leggo in questo momento in Bereshit 18, al verso 19 è scritto (sto usando La Giuntina di Di Segni):
    "Egli dovrà divenire una nazione grande e potente
    ed essere il tipo di benedizione per tutte le genti della terra"
    (non capisco cosa si traduca e cosa significhi "il tipo" ma non importa)

    e prosegue

    "lo prediligo affinchè raccomandi ai suoi figli
    e alla sua famiglia avvenire di osservare le vie del Signore
    operando carità e giustizia,
    sì che io compia nei suoi riguardi ciò che ho detto".

    Qui leggo che operare carità e giustizia è il modo per far si che D.o mantenga la promessa.
    Quindi non c'è solo fede, fede e basta, ma anche operare carità e giustizia, quindi esiste un "come" che può valere anche per "come" prendere possesso della terra.

    A 21, verso 22 vi è l'episodio del Patto di Beer Sheva.

    Avimelech, che era stato anche guarito da Abramo, riconosce "D.o è con te in tutto quel che fai", e poi gli chede "che userai verso di me e verso il paese che ti ha ospitato la benevolenza che io ho usato vero di te", ed appaiono due uomini che cercano di stabilire rapporti di lealtà (non è questo operare carità e giustizia?).

    A quel punto Abramo fa presente ad Avimelech che i suoi schiavi si erano appropriati però di un pozzo che aveva costruito lui.

    Avimelech risponde di non saperne nulla e di averlo appreso da lui in quel momento.

    A questo punto Abramo, compie un atto che direi di generosità (carità), offrendo anche del bestiame, cioè invita Avimelech ad impegnarsi a riconoscere che il pozzo lo ha costruito lui, non solo perchè è vero (giustizia), ma anche con un gesto di amicizia (ti do in più anche un dono, carità).

    Se D.o prima in altra occasione aveva detto la condizione attraverso il quale avrebbe potuto compiere nei suoi riguardi e della discendenza ciò che ha detto, e Abramo sa che questo è ciò che è da compiere e da insegnare ai figli, mi pare che lo stia facendo perfettamente.

    Quindi da parte di D.o non c'è solo un "ti darò questo e devi crederci, e te lo darò solo perchè ci credi e basta", ma c'è anche un come e un perchè che sta nell'operare carità e giustizia ed insegnarla (se mostri ai tuoi figli che lo fai, gli stai anche insegnando come si dovranno comportare anche loro).
    Non sembra affatto una promessa non condizionata, ed a Bet Sceva Abramo si sta comportando con carità e giustizia.
    Non sembra affatto vi sia una richiesta di affidarsi e basta ad una idea di D.o, o alla promessa in sè, ma che l'affidarsi sia all'operare con carità e giustizia.

    Non solo giustizia (il pozzo l'ho costruito io e se non me lo riconosci sei ingiusto), ma anche carità (ti mostro la mia amicizia/lealtà con un regalo, mostra di dar fiducia alla buona fede di Avimelech).

    Per cui potrei tranquillamente concludere che invece è proprio attraverso i giusti patti con gli altri uomini, nel modo di carità e giustizia, che D.o gli chiede di dimostrare fiducia, operando in questo modo, e "per questo" manterrà la promessa, perchè lo fa e lo insegna ai suoi figli.

    Infatti Avimelech gli va incontro già dicendo che riconosce "D.o è con te in tutto quel che fai".
     
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  4. teista
     
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    Diciamo NI,

    Mi cito da altrove

    "Avraham aveva concluso un patto con Abimemelech, un patto che aveva messo in dubbio la fiducia di ricevere un giorno Eretz Israel, come promesso da D-o. Lo suggerisce il legame evidente tra le due parashot, reso in italiano con "Dopo queste cose". In questo caso, l'utilizzo di Elokim e del Tetragramma ininterverrebbe a mostrare due fattispecie differenti. Il primo può ben essere riferito a Shem, sacerdote dell' Altissimo, il secondo è sempre ed univocamente attribuito a D-o che interviene nella storia per mostrare come mai debbano essere offerti sacrifici umani come riparazione delle proprie trasgressioni".

    Il punto chiave é che il patto non andava concluso, perché ciò afferisce all'incontro di due volontà, é patto d'uomoni non realizzazione della promessa divina, in cui ovviamente occorre credere.

    La sentenza comminata da Shem fu, appunto, la restituzione del simbolo della promessa, quel figlio che ne sarebbe diventato chiave di volta.

    Poi interviene il divino in modo inequivocabile, con la sua misericordia.

    Fin da subito però l'episodio é definito legatura, non sacrificio.

    La salita al monte e la legatura rinsaldano il legame col divino, quello é il Patto che dovrà garantire Eretz Israel, non quello con Avimelech, altrimenti il figlio della promessa non occorre.

    Shalom
     
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  5. yes yes
     
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    Buongiorno Teista,

    simpatico il tuo "ni" :)

    Volevo aggiungere qualcosa, poi ci avevo temporaneamente rinunciato.

    Diciamo che la lettura che ho dato, non è condizionata, perchè molti passi è come se mi fossero nuovi, anche se magari ne avrò già letto in passato, ma non me ne ricordo.

    A me quel passo che ho letto ha fatto quell'impressione, e non è che fatico, ma proprio non riesco a vedere un difetto in Abramo neppure sforzandomi. L'episodio è descritto in modo così semplice, chiaro e trasparente, che mi riesce persino difficile cercare cose che potrei non aver colto lì dentro.
    Il patto peraltro era già stato fatto e Abramo aveva già proceduto alla circoncisione.
    Se D.o avesse voluto più di questo e non si fosse sentito sicuro di Abramo, avrebbe chiesto di più in quel momento, o non avrebbe fatto il patto.
    Lo stesso vale per Abramo: se fosse stato tanto dubbioso non avrebbe fatto la circoncisione.
    Ma il patto era proprio fatto ormai.

    Poi lui al pozzo piantò anche un albero di tamarisco e chissà perchè proprio quello; ed è scritto che lì invoco il Nome del Signore. Non so cosa significhi esattamente ma non mi sembra trascurabile. Se non avesse fatto quel gesto penserei che non lo avesse tenuto presente D.o. Ma c'è questo segno.

    Ora mi parli della sentenza comminata da Shem e dovrò andare a vedere chi è questo Shem (sarà stato un sacerdote, dato che il regnante era Avimelech, altrimenti chi altri avrebbe potuto dare un ordine in nome di D.o?).

    Dunque non c'entrerebbe D.o direttamente ma Shem, se è un sacerdote mi pare probabile. In tal caso presumo che troverò solo Elokim, non accompagnato dal tetragramma nel testo, fuorchè quando D.o manda l'angelo a fermare Abramo (li so che ci dovrebbe essere).

    Ora quel che avevo lasciato in sospeso di aggiungere qualche giorno dopo è che per la via di ritenere Abramo mancante qui in questo episodio non riesco proprio a passare.

    Quindi mi pare di doverla prendere da un altro capo e il capo a cui ho pensato è che l'episodio possa essere più strettamente e direttamente connesso al fatto che Abramo non avevo ancora compiuto un sacrificio per ringraziare per la nascita di Isacco ... e mi pare fosse latitante da parecchio vista l'età di Isacco.
    In ciò potrei vedere una mancanza, qualcosa che non quadra.

    E d'altronde è l'unica cosa che il testo cita esplicitamente come "qualcosa che manca".

    Se così fosse l'episodio - sempre io tendo a prenderlo come dice Maimonide, come una sorta di sogno di Abramo - allora un senso ci può essere e si può trovare.

    Il punto è che sono abbastanza inabilitato a proseguire l'esame dell'episodio dal fatto di non essermi mai interessato a ruolo, senso e significati di questa prassi dei sacrifici. Ne so zero. E' talmente lontana da noi, ed estranea, e affatto facilmente comprensibile, che servirebbe una ampia lezione sul tema.

    So solo che il sacrificio di ringraziamento (più tardi offerta/presentazione al Tempio) per il figlio era importante.

    Allora potrebbe significare qualcosa del tipo: guarda che se non offri a D.o è come perderlo e il "sogno" diventa un monito, come un sogno che mostra "cosa succederebbe se", tipo "se poi ti perdi per strada tuo figlio la promessa non ha senso".

    Se così fosse tutto apparirebbe chiaro.

    Info però sui sacrifici, cosa fossero, cosa volessero significare, perchè e con che senso conosciuto venissero praticati, la loro storia, la storia di questi nella vita di Abramo (da distruttore di idoli che prende un po' in giro suo padre a uomo che dovrebbe compiere sacrifici, questo in particolare), non so dove andarle a pescare.
    Non ho mai letto nulla sul tema in pagine ebraiche, magari c'era ma non me ne sono neanche accorto.

    Proverò a cercare, a meno che non abbiate qualche indicazione, sia di Shem che dell'argomento sacrifici. Poi se mi faccio un'idea ti saprò dire, ma, per intuito, per ora penso di dover volegermi ad andare a cercare da quelle parti lì.
     
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  6. yes yes
     
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    A chi interessa, ho trovato il Midrash relativo alla Legatura (sacrificio) di Isacco.
    Qui, a pagina 22 del libro ma 42 del .pdf
    www.archivio-torah.it/ebooks/Midrashim.pdf

    e una bella spiegazione di alcuni significati
    www.archivio-torah.it/jonathan/04_vajera.pdf

    Edited by yes yes - 1/12/2017, 22:14
     
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  7. yes yes
     
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    Ho trovato questo

    "La festa che Avraham fa per lo svezzamento di Izchak avviene (secondo Rashì che cita il Midrash Rabbà ed il Talmud Bavlì Ketubot 60a) ventiquattro mesi dopo la nascita, ossia due anni esatti dopo. Nuovamente Pesach. Il banchetto era “grande” e Rashì commenta che erano presenti i grandi della generazione: Shem e Ever. È possibile che si trattasse di una sorta di Seder. Secondo il Talmud (Sanedrhin 89b) è proprio durante questo banchetto che il Satan “provoca” la prova della “Akedat Izchak” sostenendo che Avraham avrebbe dovuto offrire un sacrificio (il korban Pesach?). D-o ribatte che Avraham fa tutto per il figlio, anzi che se D-o gli chiedesse di sacrificare il figlio lo farebbe.

    E Rabbenu Bechaye sottolinea che il banchetto Avraham lo fa perché è il giorno in cui
    Izchak comincia a studiare Torà.

    Ne risulta che la legatura di Izchak durante la quale interviene l’angelo è la simulazione di un sacrificio che deve compensare il mancato sacrificio che Avraham avrebbe dovuto offrire a Pesach.

    E se Avraham non fa ancora il korban Pesach, ci insegna il senso della sottomissione alla volontà di D-o, attraverso la legatura di Izchak, aprendo la via al mondo del korban Pesach e della rottura con l’idolatria.
    Per concludere, il testo della Torà dice che Avraham tornò dopo la “legatura” con i due ragazzi a Beer Sheva, ma non è chiaro dove finisca Izchak. Il Midrash dice che rimane a Shallem (Jeruscialaim) a studiare Torà presso l’Accademia di Shem ed Ever.

    da qui
    www.archivio-torah.it/jonathan/0460.pdf

    A) Secondo il midràsh, Avrahàm ha ricevuto la sua investitura di primo padre del popolo ebraico, incontrando un importante sopravvissuto del Diluvio e cioè Shèm, figlio di Nòach, che i maestri identificano con MalkìZèdeq re di Shalèm. La toràh definisce MalkìZèdeq come Kohèn del D-o Eccelso. Il midràsh ritiene che in questo incontro vi è stato un passaggio di consegne rispetto alla carica sacerdotale. MalkìZèdeq avrebbe istruito Avrahàm sulle diverse mizvòth che appartengono ai Kohanim. Una di queste mizvòth è l'offerta delle acque (TB Sukkàh 48a). Per chi vive nel mondo del midràsh è difficile non pensare che Avrahàm e Shem-MalkìZedèq si siano dimenticati di parlare del Diluvio e che Avrahàm non abbia ritenuto giusto digiunare il giorno in cui è iniziato il Diluvio, come preghiera perché le acque della Distruzione possano trasformarsi in acque di Benedizione.

    www.morasha.it/zehut/gvl04_diluvio.html


    Altro prezioso documento
    www.archivio-torah.it/jonathan/04_vajera.pdf

    Edited by yes yes - 1/12/2017, 22:30
     
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  8. yes yes
     
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    x Teista

    Allora la questione sembra essere questa

    "dopo questi fatti" o "parole"
    secondo l'esegesi di un Rav. non è riferita all'episodio di Beer Sheva,
    ma a tutto quanto dal giorno della creazione.

    Pare funzionare un po' come la parola beyom nel verso 2:4 di Bereshit.
    In teoria ed anche in pratica la si può collegare in molti modi senza che nessuno escluda, almeno non a priori, gli altri.
    Salvo che poi si possano trovare gruppi di connessioni che possono risultare più sensati e significativi di altri gruppi.

    Ora collegarla ad un discoso del tipo
    "se ti prendi la terra come ritieni e non per fede (emunà in ebraico è fiducia e non c'è una parola distinta per "fede") che senso ha darti una discendenza?"
    sembra una formulazione piuttosto opposta a ciò che emerge da altri elementi.
    Il discorso sembra più essere proprio
    "se in qualche modo ti giochi la discendenza che senso ha che tu abbia una terra?".

    Incontro a ciò va il fatto che vi era una "accademia" di insegnamento della Torah, dove insegnavano appunto Shem, ed anche Ever.
    Anche Abramo insegnava, certamente, e anche Abramo era sacerdote, riconosciuto tale e ordinato dal Malki-zedek Shem, cioè dal sacerdote Shem.

    Superato questo episodio, che è esattamente niente altro che un racconto di insegnamento, finalmente Isacco andarà a scuola di Torah, perchè non vi era andato o stato mandato fino ad ora.

    E infatti Abramo chiede a Sara il consenso di mandare lì Isacco, come apparente "scusa" per portarlo sul Monte.

    Essendo Shem insegnante di Torah in questa scuola dove Isacco dopo di ciò andrà, facilmente si connette ciò con il fatto che sia proprio Shem il satan (oppositore) che chiede a D.o, di porre Abramo ed Isacco innanzi alla riflessione della legatura.

    In verità entrambi erano ansiosi di mettere alla prova se stessi, per motivi diversi, e Shem lo fa con questo racconto, ovvero prob. in realtà ponendo innanzi agli occhi di entrambi questa riflessione.

    Ne emerge che Abramo serve solo per amore ed allo stesso tempo discute e tratta con D.o (spunta anche, dalla legatura, una promessa di misericordia per le mancanze della sua discendenza e D.o la concede mediante il suono dello Shofar).
    Ma in ciò eccede, forse un po'.

    Intanto ad Abramo piacciono le grandi cose, ma non si sofferma sulle piccole (ha dato ogni ben di D.o come ospitalità ma non ha trovato neanche un piccione o una tortora per fare un sacrificio di ringraziamento - che apprendo dovrebbe essere in qualche modo collegato con il Korban di Pesach).

    Qui al limite rientra Beer Sheva nella misura in cui lui deve aver dato tutto il suo bestiame in dono ad Avimelech, perchè sale al monte senza un solo capo che fosse suo da poter sacrificare.
    Quindi sempre grandioso, zelante, ma per questo un po' distratto su particolari che sarebbero altrettanto importanti, che meglio che ci siano piuttosto che no, nel senso che se mancato significa una carenza.

    Bisogna dire però che Abramo è anche colui che da nome a Gerusalemme insieme a Shem, ma è colui che aggiunge il tetragramma al modo in cui Shem invocava.

    Per cui Shem potrebbe diventare satan (oppositore ma anche accusatore) ed essere fra i due un certo grado di alterco, magari pure un filino di invidia, poichè Shem era piuttosto mistico nella sua religiosità, Abramo invece un pratico.
    E c'è qui un altro testo che ho letto che porta in evidenza, ahimè, la solita tematica "per la grazia o per le opere" (a quanto pare antica come il mondo), cioè se sia superiore lo studio della Torah o la Torah pratica, cioè l'agire.

    Allora c'è il discorso che Abramo debba mostrare che tutte le altre così chiamate "prove", che non sono esattamente questo, ma appunto "educazione ed insegnamento" nel senso più stretto, non avessero consistenza.

    In verità padre e figlio vengono messi e si mettono alla prova, in senso educativo, di riflessione per insegnamento (è un racconto) e nessuno dei due ne esce bene o perfetto affatto perchè
    nel fermare Abramo che impugna il coltello e sta per uccidere il figlio D-o lo deve chiamare due volte “Avraham!, Avraham!”, e non una sola come per il sacrificio.
    Da qui i Maestri dicono che è stato più difficile per Avraham rinunciare a sacrificare Izchak che non accettare l’ordine: lui si era ormai convinto che era giusto farlo.
    Quindi il pericolo che la sua impostazione mentale rischiasse di essere di intralcio a Isacco, che lui potesse rischiare di compromettere suo figlio se avesse continuato ad educarlo da solo e senza l'insegnamento di altri maestri di raffronto esisteva.

    Izchak viene messo davanti all’evidenza che non può eliminare i propri sentimenti per servire D-o: anche lui è zelante all'eccesso per paura.

    Sicchè solo per amore o solo discutendo con D.o come fa Abramo, e solo per paura senza mettere in discussione niente, non vanno bene nessuno dei due.
    Andrà bene la sintesi di Giacobbe.

    Scopro poi che le Torah sono due, sia per l'orale che per la scritta.
    E c'è la Torah per vivere in esilio, fuori da Israele e la Torah per vivere in Israele.
    Nella seconda circostanza e nella prima vi sono due pericoli diversi.
    Per stare in terra di Israele va bene l'atteggiamento di Isacco, cioè obbedire per timore e basta, ma non andrebbe bene fuori da questo recinto protetto.

    Tenendo presente che attraverso Abramo tutto nasce perchè Abramo faceva ciò che oggi chiamiamo proselitismo, già esce dalla casa e dalla terra di suo padre con un seguito di 'convertiti' a ripudiare l'idolatria.
    Aveva messo in discussione gli idoli, grazie al suo atteggiamento critico, e discute sempre con D.o, questo va bene per relazionarsi con gli esterni, ma sarebbe rischioso se ogni giorno in Israele si discutesse troppo, ancorchè l'approccio critico non possa essere mai abbandonato.
    L'approccio zelante, obbediente per paura, di Isacco invece sarebbe abbastanza ideale per vivere tranquilli in terra di Israele (al protetto però, al protetto dalla possibilità che gli venga chiesto di sacrificare la sua vita), ma non l'ideale per relazionarsi con l'esterno.

    Per questo tu hai fatto notare che Isacco vivrà sempre in terra promessa, cioè protetto.

    In ogni caso tutto finisce con il fatto che Isacco venga inviato a studiare la Torah presso Shem ed Ever.

    In sostanza si tratta di - il racconto rappresenta - una sorta di disputa dottrinaria ed anche pratica, chiaramente.

    Ora che iniziava a profilarsi la terra, per l'accordo con Avimelech, era il tempo di mandare Isacco a studiare, altrimenti guai, avere la terra non sarebbe servito.

    In pratica il racconto è strettamente connesso con il far notare la necessità di una iniziazione allo studio ed ai più altri gradi di educazione.

    E infatti senza l'esegesi ebraica non se ne viene fuori praticamente mai.

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    Vi è anche il fatto che, pur - mi pare di capire - sul territorio di Avimelech in qualche modo, o comunque talmente vicino da poter essere influenzato (per esempio nel fare patti, nella modalità dei patti), quindi molto vicino ad una determinata "giurisdizione", se non dentro, rientra la questione di non dover essere rinunciante del dipendere dal "territorio" o, più che altro, dalla "giurisdizione" di Shem, e dunque dimostrare che il patto non intacchi il rapporto con una giuridizione diversa.
    Quindi ho fatto un patto con Avimelech, ed è anche buono, si, ma non per questo entro in quella "giuridisizione", non tanto come territorio ma come modo di valutare le cose. La scuola, l'educazione deve rimanere quella di Shem, quindi Shem, facendo il satan, si rivendica e la rivendica, soprattutto su Isacco che non era ancora stato "mandato a scuola" e infatti è solo obbediente e timoroso, ma non di più, non ha una autonomia di ragionamento come il padre e rispetto al padre.

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    L'unica cosa che mi resta da capire è un po' è il nesso con il Korban di Peshach.
    Quindi mi restano in sospeso i sacrifici, il resto appare chiaro,

    fuorchè la geografia perchè non ho presenti i territori di Avimelech, e in che relazione fosse Shem con esso, quali fossero i suoi.

    Edited by yes yes - 2/12/2017, 13:53
     
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  9. yes yes
     
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    in post scriptum
    andando oltre sul ragionamento
    direi che vi possa essere una identità (non territoriale evidentemente)
    fra Monte e l'accademia/scuola di Shem ed Ever.

    Sono propenso a pensare che non sia un "sogno" di Abramo fra sè e sé
    ma che sia un dibattito con Abramo ed Isacco suscitato da Shem
    in occasione del 37esimo Pesach di Isacco, e della consumazione del Korban,
    Shem che li ha stuzzicati (abbondantemente) per farli entrare in tale riflessione.

    Edited by yes yes - 2/12/2017, 13:46
     
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  10. yes yes
     
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    Nella traduzione del Tanach della Giuntina, in Genesi 22 dal v. 15 è scritto:

    Il messo (malach) del Signore chiamò dal cielo Abramo una seconda volta, e gli disse: "Giuro per me stesso - parola del Signore - che essendoti così comportato etc. etc. ti benedirò, renderò numerosa la tua discendenza etc. etc. "

    A tal proposito stavo per domandare come un malach potesse parlare come se fosse D.o in persona.

    Segnalo la riposta di Abramo trovata su Forum Biblico Ebraico:

    CITAZIONE (Abramo @ 12/3/2011, 20:05) 
    Shem era la massima carica dell'epoca, non solo profetica era infatti Malchizedek, ovvero il re messia, il re della teocrazia che era allo stesso tempo re e sacerdote.

    Era il massimo pontefice ed egli parlava a nome di D-o come se egli fosse D-o stesso in persona.

    Coerentemente si può dire dunque che Shem è il coprotagonista di questo episodio dall'inizio alla fine, Shem è l'Elohim che "mise alla prova Abramo", e il malach(*) che due volte si esprime al termine del racconto.

    Sembra essere anche il satan del midrash (p. 42)


    Riporto il finale del Midrash in cui in virtù della "legatura" Abramo sconta da D.o il perdono per le colpe della sua discendenza, e che spiega il significato del suono dello Shofar

    "Abramo si volse verso l’angelo (il malach) e questi gli disse, infatti:
    «ma cosa stai facendo?» «Non stendere la mano sul ragazzo» (ivi, 12).
    Abramo allora gli chiese: «e chi sei tu?»
    - Sono un angelo.
    - Ma quando il Signore mi ordinò di sacrificare mio figlio, fu Lui Stesso a darmi quell’ordine, ed anche ora, se Egli mi chiede qualcosa, deve essere Lui a dirmelo.
    Allora il Signore aprì il cielo e di mezzo alla nube disse ad Abramo:
    «per Me giuro!» (ivi, 16);
    al che Abramo rispose: «Tu giuri ed anche io giuro che non scenderò da questo altare, finché non avrò detto tutto quello che debbo dire».
    - Ebbene, parla!
    - Non mi hai forse detto: «conta le stelle, così sarà la tua discendenza»?
    (Gn 15,5).
    - Sì.
    - Da chi proverrà tale discendenza?
    - Da Isacco.
    - E non mi dicesti anche: «e renderò la tua discendenza come la polvere della terra»?
    (Gn 13, 16).
    - Sì.
    - E da chi proverrà tale discendenza?
    - Da Isacco.
    - Orbene:
    io potrei replicarti e dire:
    ieri mi annunciasti: «da Isacco avrà nome la discendenza» (Gn 21, 13)
    e oggi mi dici: «offrilo sull’altare» (Gn 22, 2),
    eppure io mi sono contenuto e non ti ho risposto.
    Analogamente, quando i discendenti di Isacco si troveranno, per le colpe, in gravi sventure, ricorda, in loro favore, il sacrificio di Isacco e considera come se la sua polvere fosse raccolta sull’altare; abbi, allora, pietà di loro, perdonali e salvali dalla sventura.
    Gli disse il Santo, benedetto Egli sia:
    - Tu hai parlato per conto tuo, ora parlerò io.
    I discendenti di Isacco cadranno nella colpa ed ioli giudicherò al principio dell’anno; allora, se essi vorranno che io richiami, in loro favore, il sacrificio di Isacco, dovranno suonare, dinanzi a me, con lo «shofar» di questo animale.
    - Cos’è lo «shofar»?
    - Volgiti indietro e guarda!
    «Abramo si volse e vide ed ecco un montone» (ivi).
    Rabbi Eliezer dice: il montone veniva dai monti sui quali si trovava a pascolare.
    Rabbi Yehoshua dice: un angelo lo portò dal Giardino Terrestre ove pascolava sotto l’albero della vita; là beveva le acque che scorrevano ai piedi dell’albero e così acquistava un profumo speciale che si diffondeva su tutta la terra.
    E quando fu collocato nel Giardino? al crepuscolo del sesto giorno della creazione.

    Per tutto il giorno, Abramo continuò a guardare il montone che si impigliava in un albero e poi ne usciva,si impigliava in una foresta e poi ne usciva, in un cespuglio e ne usciva. Allora il Santo,
    benedetto Egli sia, gli disse: «vedi, Abramo, allo stesso modo i tuoi figli resteranno impigliati nelle colpe e saranno prigionieri dei vari regni della terra: passeranno da Babel a Madai, da Madai a Javan, da Javan a Edom».
    Abramo chiese: «Signore del mondo! saranno sempre in questa situazione?»
    - No, alla fine saranno liberati per le corna di questo montone, come è detto: «e il Signore Iddio suonerà uno «shofar» e procederà nelle tempeste che vengono da Teman» (Zc 9, 14) (Tanchuma - Wayera). "

    Midrash , a pagina 22 del libro ma 42 del .pdf
    www.archivio-torah.it/ebooks/Midrashim.pdf


    (*) I Malachim sono degli inviati per compiere una missione.
    Un malach compie una sola missione e due malachim non compiono la stessa missione.
    Una volta compiuta questa, essi svaniscono.
    Il malach non è qualcosa di tangibile. E' una volontà di HaShem che si compie.


    Se cortesemente ashkenazi può aggiungere al titolo del 3D "e sacrificio (legatura) di Isacco", per permettere la reperibilita rispetto a questo argomento. Grazie.

    Edited by yes yes - 28/12/2017, 18:26
     
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9 replies since 13/11/2017, 09:06   480 views
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