Biglino

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    È comprensibile pure da un profano, basta che abbia delle basi. Magari non arriverà alle profondità a cui arriva Teista , ma comprenderla si può. Dammi un po' di tempo e provo a spiegarti.

    CITAZIONE (ashkenazi @ 19/6/2016, 10:36) 
    A) non rispondeva a una "domanda precisa", anzi non era proprio una domanda.
    B) nei limiti del regolamento ognuno si esprime nella forma e nei modi che preferisce
    C) "che senso ha dare una siffatta risposta il tuo intervento che non aggiunge nulla alla discussione"?
    D) criticare l'altrui stile di scrittura è gratuito ed è antipatico.
    E) è evidente come molti apprezzino gli interventi di Teista per come sono e ciò dovrebbe spingerti a qualche considerazione.
    F) fine OT

    Scusa, non ti avevo letto: prima che comincio a scrivere per Kurioso, posso farlo o lo consideri OT?
     
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    Vai tranquilla, siamo in un 3D poco significativo, un contenitore, casomai se mi verrà in mente un topic adatto spostero e pulirò dalle considerazioni gratuite e immotivate su altri utenti - a queste mi riferivo - che spero non si ripeteranno.

    Edited by ashkenazi - 19/6/2016, 11:46
     
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  3. Kurioso
     
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    CITAZIONE (ashkenazi @ 19/6/2016, 11:26) 
    Vai tranquilla, siamo in un 3D poco significativo, un contenitore, casomai se mi verrà in mente un topic adatto spostero e pulirò dalle considerazioni gratuite su utenti - a queste mi riferivo - che spero non si ripeteranno.

    Scusami Ashkenazi ma vorrei puntualizzare che:
    A) non ho mai espresso considerazioni su Teista, tantomeno negative. Sono sicuro sia persona degnissima, colta e disposta ad insegnare;
    B) non ho espresso giudizi tout-court sullo stile di scrittura di chicchessia, ho solo specificato che se si scrive in risposta ad un altro utente ma il post risulta incomprensibile (quantomeno a noi profani), la risposta perde di fatto il suo scopo precipuo;
    C) ho sempre scritto "a mio parere" e scusandomi in anticipo se quanto scritto poteva urtare la sensibilità di qualcuno (spesso scrivendo non si riesce a dare al testo il senso del concetto così come lo si era enunciato)
    D) tutte le mie considerazioni partivano dal presupposto che il forum è rivolto anche, se non principalmente, a profani che si avvicinano allo studio del Cristianesimo e dell'Islam e ne ricercano le matrici nella cultura ebraica. Se invece mi si dice che per partecipare bisogna possedere una conoscenza quantomeno scolastica della lingua ebraica, del Tanach o nozioni approfondite di teologia, allora chiedo venia e smetto di scrivere, limitandomi a leggervi come facevo prima.

    Shalom
     
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    Va bene Ashke.

    Kurioso, a me spiegarti quella roba porta via una marea di tempo.
    Se devi far finta di leggerla me lo evito.
    Dal tuo punto "D" sembra sia tu che parti prevenuto. Non c'è nulla di linguistica ebraica in ciò che ha detto Teista, basta aver studiato un minimo di filosofia o saper dove mandare il cervello.
     
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  5. Kurioso
     
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    CITAZIONE (Zoahr @ 19/6/2016, 11:43) 
    Va bene Ashke.

    Kurioso, a me spiegarti quella roba porta via una marea di tempo.
    Se devi far finta di leggerla me lo evito.
    Dal tuo punto "D" sembra sia tu che parti prevenuto. Non c'è nulla di linguistica ebraica in ciò che ha detto Teista, basta aver studiato un minimo di filosofia o saper dove mandare il cervello.

    davvero non riesco a spiegarmi, comincio a dubitare delle mie competenze linguistiche relative all'idioma italico. Io ho solo risposto in termini generali alle considerazioni di Ashkenazi, non mi riferivo nel dettaglio al post di Teista. Ma sembra che sia indispensabile sempre collegarsi al post precedente perchè quello di cui si discute abbia un senso.
    Non voglio rubarti tempo prezioso dato che il tempo è il nostro unico vero bene quindi in tutta coscienza non mi sento di chiederti uno sforzo del genere. Limitiamoci ad un sincero e, si spera, proficuo scambio di opinioni senza prevenzioni.

    Shalom
     
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    "Noi siamo separati dall'Essere, viviamo nel mondo di cui godiamo e vi entriamo in relazione per Desiderio, non già per bisogno."

    Nessuna mistica, nessuna "teologia".
    Noi siamo singole entità, così ci riteniamo, così ci percepiamo (dato empirico) separate le une dalle altre.
    Io non sono tu e così via. Quindi non ci identifichiamo con "l'atto" di "essere-di-per-sé", (come in parte avviene nel bambino appena nato che non distingue bene fra sé e gli oggetti), ma appunto ci riteniamo, ci sentiamo separati dal "resto" dell'universo.
    Infatto la locuzione "io" e "altro", in cui "altro" è tutto ciò che non sono io, è perfettamente valida per chiunque.
    Il ritorno alla concezione di "essere" non è spinto da bisogno in quanto il bisogno di convoglia sulla proiesione mentale di un oggetto cha abbiamo interiorizzato(es: bisogno di mangiare una pizza). Anche il bisogno d'acqua dell'assetato, oltre a rispondere ad una esigenza organica, si rivolge comunque al concetto di acqua mutuato dalla realtà, qualunque reale "forma" poi questa abbia.
    Invece muoversi verso "l'essere" non prevede una interiorizzazione di un oggetto data la Sua trascendenza e non-oggettivizzabilità.
    In base a questo distinguiamo un bisogno dal Desiderio, che evidentemente riguarda altri aspetti della persona

    CITAZIONE
    ma perchè aprendo una crepa il desiderio dovrebbe automaticamente tradursi in bontà e giustizia?

    Perché una crepa nell'ego lascia necessariamente filtrare qualcosa de "l'altro".
    riconoscere l'altro come una sorta di parte di noi stessi o meglio, accogliendolo in noi stessi continuando per il momento a contemplare anche il suo essere altro, ci fa agire verso il suo interesse come fosse il nostro stesso.
    Quindi si genererà un conflitto fra l'agire solo a mio unico vantaggio (dando solo a ME stesso "bontà e giustizia" -che essendo autoriferite sono "incomplete") rispetto all'agire verso "l'altro" come verso me stesso.
    Una incrinatura nell'ego produce dunque bontà e giustizia che divengono relazione con l'altro da sé

    CITAZIONE
    Sarebbe bellissimo se davvero l'intima ricerca dell'Altro ci spingesse tutti, indistintamente, ad incarnare ideali universali che, in quanto tali, sono quasi impossibili da trasporre sul piano fisico.

    Se ci fai caso praticamente tutte le culture, quando l'ego si apre all'esterno, producono diritti e leggi simili... appunto.
    Quindi esiste anche una trasposizione di tali ideali sul piano fisico.

    CITAZIONE (Zoahr @ 19/6/2016, 11:43) 
    Va bene Ashke.

    Kurioso, a me spiegarti quella roba porta via una marea di tempo.
    Se devi far finta di leggerla me lo evito.
    Dal tuo punto "D" sembra sia tu che parti prevenuto. Non c'è nulla di linguistica ebraica in ciò che ha detto Teista, basta aver studiato un minimo di filosofia o saper dove mandare il cervello.

    quoto! :)

    @Kurioso, sei sempre stato educato, certo :)
    E fai bene a chiedere, sono sicuro che arriveremo a trovare un linguaggio comune per comunicare al meglio fra tutti.

    Shalom
     
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    CITAZIONE (LvBv1983 @ 19/6/2016, 14:23) 
    quoto! :)

    Ti sei perso qualche pezzo.

    Prepara la chiappa!

    ( mi dileguo)
     
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    CITAZIONE (Zoahr @ 19/6/2016, 14:28) 
    CITAZIONE (LvBv1983 @ 19/6/2016, 14:23) 
    quoto! :)

    Ti sei perso qualche pezzo.

    Prepara la chiappa!

    ( mi dileguo)

    tu preparala, la chiappa :P
    tanto ti trovo!!
     
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    CITAZIONE (LvBv1983 @ 19/6/2016, 14:32) 
    tu preparala, la chiappa :P
    tanto ti trovo!!

    Ashke lo vedi come mi minaccia!! Bannalo!! :P
     
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  11. Kurioso
     
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    CITAZIONE (LvBv1983 @ 19/6/2016, 14:26) 
    CITAZIONE
    "Noi siamo separati dall'Essere, viviamo nel mondo di cui godiamo e vi entriamo in relazione per Desiderio, non già per bisogno."

    Nessuna mistica, nessuna "teologia".
    Noi siamo singole entità, così ci riteniamo, così ci percepiamo (dato empirico) separate le une dalle altre.
    Io non sono tu e così via. Quindi non ci identifichiamo con "l'atto" di "essere-di-per-sé", (come in parte avviene nel bambino appena nato che non distingue bene fra sé e gli oggetti), ma appunto ci riteniamo, ci sentiamo separati dal "resto" dell'universo.
    Infatto la locuzione "io" e "altro", in cui "altro" è tutto ciò che non sono io, è perfettamente valida per chiunque.
    Il ritorno alla concezione di "essere" non è spinto da bisogno in quanto il bisogno di convoglia sulla proiesione mentale di un oggetto cha abbiamo interiorizzato(es: bisogno di mangiare una pizza). Anche il bisogno d'acqua dell'assetato, oltre a rispondere ad una esigenza organica, si rivolge comunque al concetto di acqua mutuato dalla realtà, qualunque reale "forma" poi questa abbia.
    Invece muoversi verso "l'essere" non prevede una interiorizzazione di un oggetto data la Sua trascendenza e non-oggettivizzabilità.
    In base a questo distinguiamo un bisogno dal Desiderio, che evidentemente riguarda altri aspetti della persona

    CITAZIONE
    ma perchè aprendo una crepa il desiderio dovrebbe automaticamente tradursi in bontà e giustizia?

    Perché una crepa nell'ego lascia necessariamente filtrare qualcosa de "l'altro".
    riconoscere l'altro come una sorta di parte di noi stessi o meglio, accogliendolo in noi stessi continuando per il momento a contemplare anche il suo essere altro, ci fa agire verso il suo interesse come fosse il nostro stesso.
    Quindi si genererà un conflitto fra l'agire solo a mio unico vantaggio (dando solo a ME stesso "bontà e giustizia" -che essendo autoriferite sono "incomplete") rispetto all'agire verso "l'altro" come verso me stesso.
    Una incrinatura nell'ego produce dunque bontà e giustizia che divengono relazione con l'altro da sé

    CITAZIONE
    Sarebbe bellissimo se davvero l'intima ricerca dell'Altro ci spingesse tutti, indistintamente, ad incarnare ideali universali che, in quanto tali, sono quasi impossibili da trasporre sul piano fisico.

    Se ci fai caso praticamente tutte le culture, quando l'ego si apre all'esterno, producono diritti e leggi simili... appunto.
    Quindi esiste anche una trasposizione di tali ideali sul piano fisico.

    CITAZIONE (Zoahr @ 19/6/2016, 11:43) 
    Va bene Ashke.

    Kurioso, a me spiegarti quella roba porta via una marea di tempo.
    Se devi far finta di leggerla me lo evito.
    Dal tuo punto "D" sembra sia tu che parti prevenuto. Non c'è nulla di linguistica ebraica in ciò che ha detto Teista, basta aver studiato un minimo di filosofia o saper dove mandare il cervello.

    quoto! :)

    @Kurioso, sei sempre stato educato, certo :)
    E fai bene a chiedere, sono sicuro che arriveremo a trovare un linguaggio comune per comunicare al meglio fra tutti.

    Shalom

    Grazie. Spiegazione molto esaustiva.
    Quindi mi pare di capire che percepire l'altro significa necessariamente rinunciare alla propria individualità. Non si tratta "semplicemente" di percepire che ogni individuo ha una propria specifica essenza che è parte di un tutto cosmico, una coscienza universale che ci permea rendendoci tutti uguali, pur nelle piccole, impercettibili (a livello immanente) differenze che ci rendono individui (come gocce in un mare la cui composizione chimico fisica é identica, a parte infinitesime differenze nei particolati e residui fissi che contengono, rendendole uniche).
    Aprirsi all'altro significa comprendere di essere parte di un tutto senza distinzioni, per cui l'altro non é un essenza del tutto simile a me ma "altra" rispetto al mio essere individuale, l'altro sono io stesso.
    Si tratta di un concetto condiviso dalla cultura ebraica?

    Shalom
     
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    Aprirsi all'altro significa comprendere di essere parte di un tutto senza distinzioni, per cui l'altro non é un essenza del tutto simile a me ma "altra" rispetto al mio essere individuale, l'altro sono io stesso.

    Questo è l'ultimissimo stadio, quindi "all'inizio" è davvero vedere nell'Altro il Volto Divino.
    E' un terreno spinoso in cui la comunicazione dei concetti avviene quasi per via intuitiva attraverso l'uso di metafore.
    Se fosse tutto così semplice si tornerebbe infatti all'individualismo, per cui io se aiuto un altro, aiuto me stesso (il che è anche vero), ma vista così la cosa non ci sarebbe nessuna apertura nell'ego.
    E' per questo che, nel suo climax più grande, paradossalmente, la speculazione razionale cede il apsso alla prassi, all'etica e allo studio della Torah
     
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    CITAZIONE (Kurioso @ 19/6/2016, 14:48) 
    Grazie. Spiegazione molto esaustiva.
    Quindi mi pare di capire che percepire l'altro significa necessariamente rinunciare alla propria individualità. Non si tratta "semplicemente" di percepire che ogni individuo ha una propria specifica essenza che è parte di un tutto cosmico, una coscienza universale che ci permea rendendoci tutti uguali, pur nelle piccole, impercettibili (a livello immanente) differenze che ci rendono individui (come gocce in un mare la cui composizione chimico fisica é identica, a parte infinitesime differenze nei particolati e residui fissi che contengono, rendendole uniche).
    Aprirsi all'altro significa comprendere di essere parte di un tutto senza distinzioni, per cui l'altro non é un essenza del tutto simile a me ma "altra" rispetto al mio essere individuale, l'altro sono io stesso.
    Si tratta di un concetto condiviso dalla cultura ebraica?

    Shalom

    No, non proprio. LvBv si è perso qualche pezzo. La cosa è un pochino più complicata, per cui l'Altri diventa anche un ordine etico e l'Altro un Volto al fondo del C'è e di conseguenza l'Infinito-in -me, trascendenza nell'immanenza.
     
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    La cosa è un pochino più complicata, per cui l'Altri diventa anche un ordine etico e l'Altro un Volto al fondo del C'è e di conseguenza l'Infinito-in -me, trascendenza nell'immanenza.

    concordo,ma l'ho detto che stavo semplifiando
    ti sto ancora cercando con i cani da tartufo
     
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  15. Kurioso
     
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    CITAZIONE (Zoahr @ 19/6/2016, 14:55) 
    CITAZIONE (Kurioso @ 19/6/2016, 14:48) 
    Grazie. Spiegazione molto esaustiva.
    Quindi mi pare di capire che percepire l'altro significa necessariamente rinunciare alla propria individualità. Non si tratta "semplicemente" di percepire che ogni individuo ha una propria specifica essenza che è parte di un tutto cosmico, una coscienza universale che ci permea rendendoci tutti uguali, pur nelle piccole, impercettibili (a livello immanente) differenze che ci rendono individui (come gocce in un mare la cui composizione chimico fisica é identica, a parte infinitesime differenze nei particolati e residui fissi che contengono, rendendole uniche).
    Aprirsi all'altro significa comprendere di essere parte di un tutto senza distinzioni, per cui l'altro non é un essenza del tutto simile a me ma "altra" rispetto al mio essere individuale, l'altro sono io stesso.
    Si tratta di un concetto condiviso dalla cultura ebraica?

    Shalom

    No, non proprio. LvBv si è perso qualche pezzo. La cosa è un pochino più complicata, per cui l'Altri diventa anche un ordine etico e l'Altro un Volto al fondo del C'è e di conseguenza l'Infinito-in -me, trascendenza nell'immanenza.

    Cosa intendi per "un Volto al fondo del C'è"? Comunque il concetto di io individuale non è contemplato in alcun modo in questa visione, o sbaglio?
     
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82 replies since 9/12/2014, 18:24   6102 views
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