DOMANDA SUL MESSIA

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  1. Ayalon
     
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    אילון

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    Messia
    Il Messia ebraico, ossia il Messia così come è stato concepito dall'ebraismo biblico e talmudico, è un redentore potente, che manifesta la sua forza sia spiritualmente che materialmente, e che alla fine dei giorni procurerà la redenzione completa, politica, economica e spirituale per il popolo d'Israele, e contemporaneamente porterà la pace eterna, la felicità e la perfezione morale per tutta la specie umana.

    Il Messia ebraico è un uomo figlio di uomini, di carne ed ossa come tutti i mortali. Giustino (nel Dialogus cum Tryphone Judeo, cap. 49) mette in bocca a Rabbì Tarfon le seguenti parole: "Noi ebrei tutti aspettiamo un messia uomo figlio di uomini". Questo concetto di messia umano è rimasto nell'ebraismo fino ad oggi. È vero che nel Talmud si include il nome del Messia fra "le sette cose che furono create prima della creazione del mondo" (Pesachim 54b, Nedarim 39b), e un concetto simile si trova nel libro di Enoch l'etiope (48:3): ma certamente in questi passi ci si riferisce all'idea del Messia e della redenzione.

    Il Messia è pervaso dallo spirito della saggezza e dell'intelligenza, dell'assennatezza e della forza, della conoscenza e del timore di Dio. Ha una sensibilità particolare per la giustizia. Egli "odora e giudica" (Sanhedrin 93b), "percuoterà la terra con le sue labbra, e con il suo fiato farà morire il malvagio" (Isaia il:4). Il Messia figlio di David è il Re della pace: "Quando il Messia si rivelerà a Israele, sarà tramite la pace, come è detto: ‘Quanto è bello vedere sui monti i passi dell'annunciatore che fa udire parole di pace…!’ (Isaia 52:7); e il suo nome è Shalom, come è detto (ibi. 9:5): ‘Padre eterno, principe della pace’ (Derech Eretz Zutà, cap. 11, Della pace)".

    L'azione del Messia

    Qual è, principalmente, l'azione del Re-Messia? Egli verrà a redimere Israele dall'esilio e dall'oppressione, e libererà il mondo intero dalla povertà, dalla sofferenza, dalle guerre, e innanzitutto dall'idolatria e da tutto ciò che a questa è collegato: le colpe dell'uomo verso Dio e verso i suoi simili. Ai giorni del Messia la pace regnerà nel mondo, fra uomo e uomo, fra gli animali e l'uomo, e soprattutto fra popolo e popolo. Tutti i popoli infatti si convertiranno alla fede dell'Unico Dio: nell'Alenu, il brano conclusivo della preghiera recitato tre volte al giorno dai figli di Israele, si esprime la speranza che Dio affretti la costituzione di "un mondo sotto il dominio dell'Onnipotente, nel quale tutti gli uomini invocheranno il Suo nome, e a Lui torneranno tutti i malvagi della terra. In cui tutti gli abitanti del mondo riconosceranno e sapranno che davanti a Lui deve piegarsi ogni ginocchio… e tutti accetteranno il giogo nel suo regno".

    OItre alla liberazione dall'oppressione, dal male e dall'idolatria, cioè dal male che sta nell'uomo, il Messia libererà l'uomo dal male che è insito nella natura. Non ci saranno più serpenti velenosi e animali predatori, o meglio, ci saranno ma non recheranno danno. La terra produrrà un'abbondanza di prodotti e l'uomo ne godrà senza dover affaticarsi. Per quanto riguarda il popolo d'Israele, non solo esso risiederà libero nella sua terra, ma tutti gli ebrei dispersi verranno raccolti dai quattro angoli del mondo e ricondotti nella terra d'Israele. Tutti i popoli riconosceranno l'unità e la sovranità del Dio d'Israele e della Sua Torà, e il Re-Messia, Re di giustizia, sarà anche Re di tutti i popoli.


    Non per tutti il Messia è un uomo.

    Non in tutti i libri dei Profeti viene ricordato un messia umano. Nei libri di Nachum, Zefanià, Chabbaquq, Malachì, Yoel, e Daniel l'unico redentore è Dio stesso. Nei libri di Amos, Yechezqel e Ovadià e nel libro dei Salmi si parla di un Messia collettivo: i "salvatori", i "giusti" che redimono il mondo in virtù della loro giustizia e della loro bontà. Nei libri di Chaggai e Zecharià il Messia non è altri che Zerubavel, un discendente, realmente esistito, della casa di David. E in Isaia (cap. 40 e ss.) il Messia è il popolo di Israele stesso. Nel Talmud Rabbì Hillel (da non confondersi con Hillel il Vecchio (arriva a dire: "Non ci sarà più un messia per Israele, dopo i tempi del Chizkià". A questa opinione si oppone duramente Rav Yosef; "Il Signore lo perdoni (per aver detto cose senza senso)" (Sanhedrin 98b e 99a). Rimane il fatto, tuttavia, che un ebreo, fedele alla sua religione e al suo popolo, poteva raffigurarsi la redenzione svincolata da un redentore umano: il Santo, Benedetto Egli sia, sarà il Redentore.
    Comunque, quest'ultima concezione non ebbe successo nell'ebraismo. La fede nella venuta del Messia è invece divenuta il dodicesimo dei "Tredici articoli di fede" formulati dal Maimonide. Non c'è però da meravigliarsi che fosse sorta, in un certo periodo, la visione della redenzione senza un messia: la salvezza infatti, viene da Dio e per tramite di Dio. Il Messia è solo uno strumento nelle mani di Dio. Il Messia è un uomo, simile a tutti gli altri uomini mortali, che ha il pregio di possedere le migliori qualità che un uomo possa avere. Un uomo caratterizzato dalla perfezione insieme fisica e spirituale.;
    Persino Filone Alessandrino vede nel Messia non solo l'aspetto spirituale e morale, ma anche una "forza fisica" invincibile", che si erge a "combattere e sconfiggere popoli grandi e numerosi", e insieme a ciò caratterizzato dalla "santità e il bene agire" (De praemiis et poenis, 16: 95-97).


    Il progresso verso la "fine dei giorni"

    Infine, il regno messianico verrà alla "fine dei giorni". La differenza fondamentale fra la cultura ebraica e quella greca, sta nel fatto che i greci (e i romani) vedevano "l'epoca d'oro" antecedente a loro, all'inizio della storia, mentre gli ebrei la vedevano alla fine di essa. L'umanità è intrisa di malvagità e iniquità e per questo è imperfetta. La perfezione verrà solo alla "fine dei giorni", quando il male e la guerra saranno eliminati, e "il lupo dimorerà con l'agnello" e "la terra si riempirà della conoscenza di Dio com e il mare dell'acqua".;
    L'idea della perfezione è anche la grande idea del progresso che sta alla base dell'ebraismo. Il popolo ebraico e tutta l'umanità di oggi hanno bisogno di un continuo progresso per giungere alla perfezione, che si può ottenere tramite il ritorno alla retta via e alle buone azioni, e questo porterà ai "giorni del Messia". È sì vero che il Messia è incluso fra le "tre cose che capitano senza accorgersene" (Sanhedrin 97a): ma è anche detto che il giorno in cui il Messia verrà è fra le "sette cose nascoste alla conoscenza dell'uomo" (Pesachim 54b; Mechiltà, Be-shallach, 5). Il "venire senza accorgersene" non va inteso dunque nel senso che il Messia verrà senza preparazione, ma che è impossibile prevedere quando tale preparazione da parte degli uomini sarà ultimata.


    Il Messia cristiano Le differenze

    Nel cristianesimo, il monoteismo viene offuscato dalla presenza del Messia, che è contemporaneamente "figlio di Dio", "logos", "Signore", "Dio-uomo", "persona dalle due qualità". Da tutto ciò derivano le altre differenze importanti che ci sono fra il Messia ebraico e quello cristiano: è impossibile pregare al Messia ebraico, perché egli non è intermediario fra Dio e l'uomo, né può intercedere per l'uomo.

    Il Messia ebraico redime il suo popolo e l'umanità intera.

    Ma non li redime con il suo sangue.

    L'uomo deve redimere se stesso dal peccato non tramite la fede soltanto, ma anche con il ritorno alla retta via e alle buone azioni, ed allora Dio lo libererà dalla morte e da Satana (che non è nell'ebraismo una sorta di Dio del male dei Cristianesimo).
    Infine il progresso dell'umanità non dipende tanto dal Messia ma dall'umanità stessa. Infinite volte nel Talmud si ripete che la salvezza dipende dal pentimento e dal bene agire (Sanhedrin 98a). "L'unica differenza fra questo mondo e l'era messianica è la scomparsa dell'oppressione dei popoli" (Berachoth 34b e altrove).
    (trad. e adat. dall'ebraico da Ha-Ra'Aion Ha Meshikhi' Be Israel di Y. Klausner, Hoz. Massada, Tel Aviv 1950);

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    domande varie

    In tempi passati un messia (la parola ebraica corrispondente è mashiah [ = unto ] e designa in genere la figura di un re, in quanto il re veniva unto nella cerimonia della nomina) era atteso come persona fisica come un re o come un capo capace di liberare gli ebrei da situazioni politiche o sociali tristissime (asservimento all’impero romano, persecuzioni, ecc.)
    La tendenza odierna è invece di considerare il messia piuttosto come un epoca messianica cioè un’epoca di pace e di armonia in cui, come si legge in Isaia (cap. 2 v. 4) “le genti spezzeranno le loro spade per farne vomeri, e le loro lance per farne falci; nessun popolo alzerà la spada contro l’altro, e non impareranno più l’arte della guerra”. O, come si legge in Michà (Cap 4, vv. 2-4): ”…allora da Sion uscirà l’ammaestramento e da Gerusalemme la parola divina. Egli giudicherà tutti i numerosi popoli, ammaestrerà le più potenti e remote nazioni, tanto che spezzeranno le loro spade per farne delle vanghe e le loro lance per farne delle falci; nessuna nazione alzerà più la spada contro un’altra e non impareranno più l’arte della guerra. Ciascuno siederà sotto la propria vite e sotto il proprio fico, senza timore alcuno”.
    Al raggiungimento di quest’epoca “messianica” cioè all’elevazione e al miglioramento della società, ciascuno deve però contribuire con il suo buon comportamento. Solo con lo sforzo di ciascuno- e non certo con un intervento “ venuto dall’alto”- potrà essere raggiunta l’epoca messianica.

    Perché non avete riconosciuto Gesù come Messia?
    Per vari motivi:
    a) Prima di tutto Gesù non ha portato la pace nel mondo come avrebbe dovuto fare il Messia ma le guerre e le violenze sono continuate come prima (gli stessi cristiani credono che ci dovrà essere una seconda venuta di Cristo per realizzare ciò).
    b) Il concetto di figlio di Dio ( nel senso cristiano, per cui Gesù è insieme uomo e Dio) ed il concetto di Trinità si scontrano con la concezione assolutamente monoteistica dell’ebraismo.
    c) Gesù, benché in un primo tempo abbia asserito di non allontanarsi dalle norme della Torà (base dell’ebraismo), se ne poi è allontanato, e più ancora il suo apostolo Paolo, con il quale si è verificato il definitivo distacco dall’ebraismo.
    d) Anche l’idea del sacrificio umano in funzione di salvezza non è conciliabile con l’ebraismo, tenendo anche presente che nella Torà è espressamente vietato il sacrificio umano. Ricordiamo anche che Dio fermò la mano di Abramo che stava per sacrificare suo figlio Isacco.
    e) Il cristianesimo inoltre ha abbandonato il concetto di centralità della Terra promessa, concetto fondamentale per gli ebrei, insieme a quello di popolo e di Torà.

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    MATTEO (ne avesse azzeccata una)

    E' scritto in Matteo (1-22) a proposito della nascita di Gesu':
    " TUTTO CIO' ACCADDE AFFINCHE'SI ADEMPISSE QUANTO FU ANNUNCIATO DAL SIGNORE PER MEZZO DEL PROFETA CHE DICE :( ISAIA 7.14) : ECCO LA VERGINE CONCEPIRA' E DARA' ALLA LUCE UN FIGLIO ,CHE SARA' CHIAMATO EMMANUELE, CHE SIGNIFICA : CON NOI ( e' ) DIO."

    Testo greco originale ( ed. s.Paolo )e il testo latino della Vulgata Clementina, che riportano:

    Mt 1.23 " Idou, e' partevos ev gastri ecsei kai te'csetai uion....." (non disponendo di caratteri greci, la grafia e' ovviamente adattata!) " Ecce, virgo in utero habebit et pa'riet filium, et vocabunt nomen eius......".
    Entrambe le traduzioni, quella greca e quella latina, profetizzano una "PARTENOS ",(vergine) e una " VIRGO" (vergine) che dara' alla luce un figlio.
    La Bibbia ed. CEI cosi' traduce:
    " Ecco, la VERGINE concepira' e partorira'.......".

    Curiosità nell'attento lettore , domande circa l'attendibilita' del DOGMA sulla Verginita' di MARIA, (prima, durante, dopo)? Che sia stato un errore di traduzione, una leggerezza, una svista?

    BIBBIA nella versione originale ebraica:
    ISAIA 7.14, nell'originale ebraico non e' scritto VERGINE ( BETULAH) , ma e' scritto GIOVANE ( ALMAH) .
    Se ISAIA avesse voluto profetizzare una Vergine, avrebbe usato il vocabolo appropriato
    (BETULAH) .
    Forse una voluta forzatura di MATTEO o ad una sua scarsa conoscenza dell' ebraico ( cosa peraltro poco credibile!) ?
    No, la profezia IS 7.14 era relativa ad un pericolo incombente sul regno di Giuda e non certo ad un fatto che sarebbe accaduto circa 750 anni dopo!

    Vediamo ora in breve come era la situazione a quei tempi, per capire se Matteo aveva visto giusto nel riferirsi alla profezia IS 7.14 oppure no.

    Acaz, re di Giuda era seriamente minacciato da Rezim re di SIRIA e da Pekak re di ISRAELE. Contro il parere di Isaia strinse un trattato di mutuo soccorso con l' ASSIRO TIGLAT-PILEZER comprandone l'aiuto con il tesoro del Tempio. Gli Assiri sconfissero SIRIA e ISRAELE, uccisero i loro re, ma Acaz divenne vassallo degli Assiri prima di morire nel 724 a.c

    Osserviamo il dialogo a tre, DIO, ACAZ, ISAIA.

    ISAIA 10.14
    Il Signore parlo' ad Acaz, dicendo:
    "Chiedi un segno del Signore tuo Dio....."
    Ma Acaz rispose:" Non voglio tentare il Signore" .
    Acaz in sostanza non sa che farsene di un segno dal cielo, anche perche' confidare
    solo in Dio pareva un grosso rischio ad Acaz, quando la minaccia militare
    steva diventando pressante, e preferi' allearsi all'ASSIRIA.

    ISAIA, quindi a nome di DIO , annuncia ad ACAZ una promessa solenne:

    PROFEZIA:
    IS 7.14 :
    "Ecco, la fanciulla (Almah) concepisce (HaRaH) e partorira' un figlio che chiamera' Emmanuele. Egli mangera' panna e miele finche' non imparera' a rigettare il male e a scegliere il bene. Poiche' prima che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sara' abbandonato il paese di cui temi i due RE. Il Signore mandera' su di te , sul tuo popolo, e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Efraim si stacco' da Giuda; mandera' il RE di ASSIRIA!! "

    FINE DELLA PROFEZIA

    Tale profezia era quindi legata ad un fatto contingente e che si avvero' in brevissimo tempo con la
    sconfitta della lega SIRO-ISRAELITA e la sottomissione successiva del regno di Giuda all' ASSIRIA! Non certo ad un fatto che sarebbe successo circa 750 anni dopo!!!

    Che cosa stesse pensando MATTEO quando vide il compiersi della profezia di ISAIA 7.14 nella nascita di CRISTO, non e' possibile saperlo!
    L'unica cosa certa, e' che Matteo conosceva solo quelle due righe IS 7.14 che avrebbe poi riportato nel suo Vangelo. Se avesse letto ISAIA , avrebbe capito che la profezia si era
    gia' avverata da 750 anni
     
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19 replies since 24/5/2014, 17:51   1659 views
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