La teoria che Barabba e Gesù fossero la stessa persona

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    Copio incollo variando un po':



    "Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba"


    "Egli aveva allora in carcere un detenuto famoso, detto Barabba"

    "A quel tempo era in prigione un certo Barabba, un carcerato famoso"

    "Avevano allora un noto carcerato, di nome Barabba"






    Innanzitutto notiamo che le traduzioni sono abbastanza diverse e che tali variazioni possono produrre importanti discordanze nei significati.

    Questo prigioniero famoso era "detto Barabba", "un certo Barabba" o "di nome Barabba"?

    E' sicuro che "detto", da una parte, e "di nome" o "un certo", dall'altra parte, lasciano intendere due cose molto differenti.

    Nel primo caso Barabba sembra un soprannome, mentre nel secondo e nel terzo caso sembra trattarsi di un nome proprio: quel prigioniero si sarebbe chiamato proprio Barabba.

    Naturalmente qualcuno potrebbe osservare che ci stiamo ponendo una questione abbasta irrilevante, ma non è affatto così.
    Infatti stiamo toccando uno dei problemi più delicati di tutta l'analisi della letteratura evangelica, perché dietro al personaggio di Barabba, alla sua vera identità e al suo ruolo nella circostanza del processo che Cristo ha subito dinanzi al procuratore romano Ponzio Pilato, si nasconde probabilmente una delle più importanti chiavi di comprensione del senso storico reale di quegli eventi.

    Il testo greco usa il termine legomenon Barabban che si traduce con "detto Barabba", "chiamato Barabba", "soprannominato Barabba", e ciò lascia intendere che quello non fosse il nome proprio, ma un titolo o un soprannome.
    Eppure tutti conosciamo Barabba come una persona che si chiamava proprio così, e sappiamo anche che era stato messo in prigione perché era un brigante, forse un ribelle. Almeno, questo è ciò che la tradizione ci ha sempre fatto pensare di lui.

    Ma torniamo al Novum Testamentum e osserviamo la nota a piè di pagina che si riferisce al verso 16 del vangelo di Matteo.
    In essa sono riportate le varianti che si possono trovare in alcuni antichi manoscritti evangelici.
    Nel nostro caso la nota è duplice e le due parti sono separare da una breve linea verticale.
    Cominciamo dalla seconda parte. Essa ci dice che dopo il termine "Barabba" alcuni antichi testi recano una frase non breve:

    "il quale era stato messo in carcere in occasione di una sommossa scoppiata in città e di un omicidio"



    In pratica, dai testi antichi è stata scartata una frase dalla quale si può capire abbastanza chiaramente che Barabba era stato arrestato nella circostanza di una sommossa, che si era verificata in città, durante la quale era stato commesso un omicidio.

    Chi aveva commesso l'omicidio? Barabba?

    Se consultiamo il vangelo secondo Marco (Mc 15, 7), in un passo parallelo, possiamo leggere:

    "Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio"
    Il verbo "avevano commesso" è coniugato al plurale, non al singolare, e si riferisce ai ribelli, non a Barabba.
    La frase significa semplicemente che Barabba era rinchiuso nel carcere in cui si trovavano i ribelli, non ci obbliga a credere che egli stesso fosse un ribelle e che avesse partecipato al delitto.
    In fin dei conti nemmeno il vangelo secondo Matteo lo dice; anzi, affermando che costui era stato arrestato in occasione di quel tumulto e di quell'omicidio, non dà affatto l'impressione che Barabba fosse uno degli insorti né, tantomeno, l'omicida.
    Il vangelo di Luca contiene una frase (Lc 23, 19) assolutamente identica a quella omessa dal testo di Matteo, di cui abbiamo già visto sopra il testo greco, ma essa (si faccia bene attenzione) viene tradotta comunemente in modo scorretto, attribuendogli così significati che essa non può e non deve avere; per esempio una versione del Nuovo Testamento, che si definisce "traduzione interconfessionale in lingua corrente", la riporta nei seguenti termini:

    "...era in prigione perché aveva preso parte ad una sommossa del popolo in città ed aveva ucciso un uomo"




    La traduzione corretta, lo ripetiamo, è: "...si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio...", infatti le parole "dia stasin tina" possono essere tradotte con "in occasione di una sommossa", "poiché c'era stata una sommossa", "nel luogo della sommossa", "durante una sommossa", ma non si potrà mai tradurre "aveva preso parte ad una sommossa", e neanche "aveva ucciso un uomo".
    Questo non è assolutamente scritto nel testo originale, è una forzatura che altera molto il senso della frase, facendo diventare arbitrariamente Barabba il soggetto di una azione che, invece, è stata compiuta dagli altri ribelli.
    La lettura dei vangeli sinottici, eseguita fedelmente alle versioni in lingua greca, ci dà buoni motivi per pensare che Barabba non fosse uno dei briganti che avevano commesso l'omicidio, ma solo che egli sia stato arrestato in concomitanza con la sommossa di cui altri erano responsabili.

    Ci dicono, tra l'altro, che costui non era uno sconosciuto ma un personaggio famoso.

    La osservazione più interessante la facciamo senz'altro nel momento in cui osserviamo la prima parte della nota 16 presente nel Novum Testamentum.
    Essa ci dice che in alcuni antichi manoscritti, al posto di "legomenon Barabban" (leghomenon Barabban = detto Barabba), troviamo quest'altra espressione: "Ihsoun Barabban " (Iesoun Barabban = Gesù Barabba).
    La nota ci conferma che il personaggio non si chiamava Barabba, ma che questo era un titolo, affiancato al suo vero nome: Gesù.

    Sembra che nel corso di quel processo, durante il ballottaggio per la scarcerazione di un prigioniero, Pilato abbia presentato al popolo due accusati: un certo Gesù, che i sacerdoti avrebbero condannato a morte perché aveva osato definirsi "figlio di Dio", e un certo Gesù, molto noto a tutti col titolo "Barabba".
    Due Gesù in un colpo solo. Forse è proprio per evitare questa eccezionale omonimia che i traduttori hanno omesso il nome del personaggio che è stato liberato, e l'hanno presentato solo come Barabba.
    Ma si tratta di semplice omonimia? Qual'è il significato del soprannome Barabba?

    Per giungere ad una risposta facciamo un passo indietro nel tempo, fino all'interrogatorio che Gesù, qualche ora prima, aveva subito in casa del sommo sacerdote.
    Costui, che aveva nome Caifa, vistosi nella difficoltà di trovare un capo d'accusa valido per emettere una sentenza di morte (così narra il vangelo), ad un certo punto avrebbe chiesto a Gesù: «sei tu il figlio di Dio?», e Gesù a lui: «tu l'hai detto».
    Attenzione: la vicenda del processo davanti alle autorità ebraiche, così come è descritta dalla narrazione evangelica, tradisce la presenza di gravi anomalie, anche perché l'idea di un procedimento svoltosi in quelle condizioni è del tutto inaccettabile.
    I tempi, i modi, il luogo e tanti altri elementi incompatibili con la prassi giudiziaria ebraica, ci mostrano che quello non poteva essere un processo regolare, come molti autori hanno validamente osservato.
    Al contrario, tutto lascia facilmente intuire che deve essersi trattato di un interrogatorio informale, svoltosi nel corso di azioni confusionarie e sbrigative, nell'intervallo di tempo che separava l'arresto dell'uomo sul monte degli ulivi e la sua consegna alle autorità romane, presso le quali avrebbe dovuto svolgersi il vero ed unico processo che ha condotto Gesù ad una condanna a morte e alla sua esecuzione. Un processo voluto dai romani per sedizione.

    Ora, noi sappiamo che gli ebrei non potevano assolutamente pronunciare la parola tabù "Dio", e che il sommo sacerdote non si sarebbe mai azzardato a pronunciarla in quella occasione.
    Ma se egli ha veramente posto la domanda, in che modo ha potuto chiedere a Gesù se era «il figlio di Dio»?

    La risposta è semplicissima, gli ebrei usavano molti termini diversivi per riferirsi a Dio (Adonai, Eloah, il Signore, il Padre...).
    Anche Gesù, nei racconti evangelici, parla spesso di Dio ma, rivolgendosi ad un pubblico di ebrei ed essendo egli stesso un ebreo, usa uno di questi termini diversivi: "il Padre mio", "il Padre che è nei cieli".
    Nel vangelo secondo Marco (Mc 14, 36) leggiamo: "Abbà, Padre, tutto è possibile per te", in cui compare sia il termine tradotto (Padre) che quello originale usato dagli ebrei (Abbà). Ed ecco che per gli ebrei del tempo di Gesù "figlio di Dio" poteva essere reso piuttosto con "figlio del Padre".
    Anche nella liturgia latina troviamo comunemente "filius Patris", che è proprio la traduzione letterale dell'espressione usata dagli ebrei, nella corrente parlata aramaica, e quindi anche dal sommo sacerdote Caifa: "bar Abbà".
    Mentre in italiano, in mancanza del tabù ebraico, essa si è potuta trasformare senza problemi in: "figlio di Dio".

    L'espressione "bar Abbà", può essere condensata, e diventa così "Barabba".

    La contrazione è del tutto normale: Barnaba, Bartolomeo... si tratta di termini di derivazione aramaica per "figlio di...".
    E' assolutamente sorprendente che, ai giorni nostri, a nessun cristiano educato e catechizzato sia mai stata fatta notare la questione, non del tutto irrilevante (!!!), che il termine Barabba corrisponda all'espressione usata dagli ebrei dei tempi di Gesù per dire figlio di Dio!

    Si è dunque voluta nascondere qualche evidenza?

    Quale razza di mistero si nasconde dietro questo intreccio straordinario di nomi e di titoli? E' mai possibile che durante il processo Pilato abbia presentato al popolo queste due persone:

    1 - Gesù, che era detto figlio di Dio, cioè Barabba, che fu condannato e giustiziato,

    2 - e Barabba, che però si chiamava Gesù, che fu graziato e rilasciato.

    Ma soprattutto, non è possibile crederci perché non è affatto così che sono andate le cose:

    1 - non c'è mai stato un autentico processo davanti al sinedrio, Cristo è stato arrestato per volontà di Pilato che ha inviato per questo una coorte romana sul monte degli ulivi, un corpo di 600 soldati con un tribuno al comando;

    2 - gli ebrei non hanno consegnato al procuratore l'accusato con la scusa di essere impossibilitati ad eseguire la sentenza di morte; ne hanno eseguite innumerevoli e ce le testimonia lo stesso Nuovo Testamento (Giovanni Battista, l'adultera che stava per essere lapidata dagli ebrei, lo stesso Gesù che ha rischiato più volte la lapidazione da parte degli ebrei, Stefano lapidato dagli ebrei all'indomani della morte di Gesù, Giacomo lapidato dagli ebrei sotto le mura del tempio...);

    3 - i romani non hanno mai avuto l'abitudine di applicare le amnistie in occasione delle festività di altri popoli non latini, ma solo delle festività romane, e tantomeno liberavano in Palestina i condannati per reati gravi di sedizione, i condannati a morte;

    4 - Pilato non è rimasto lì imbambolato ad aspettare che il popolo decidesse quale dei due doveva essere rilasciato, per poi lavarsene le mani e scarcerare il ribelle giustiziando un maestro spirituale; questa è una immagine assolutamente non veritiera e ridicola del praefectus Iudaeae; si legga Giuseppe Flavio per sapere chi e come era Ponzio Pilato;

    5 - e il popolo degli ebrei non ha mai gridato "il suo sangue ricada sopra di noi e sui nostri figli" (Mt 27, 25), preannunciando la persecuzione perpetrata dai cristiani contro i cosiddetti perfidi giudei nell'arco di lunghi secoli.

    Tutte queste sono scuse palesi per spostare la responsabilità della condanna dai romani agli ebrei.
    Questo infatti è uno dei presupposti della catechesi neo-cristiana, che ebbe origine nella mente di Paolo, il nemico di Simone e Giacomo, in aperta e stridente opposizione con la catechesi giudeo-cristiana, al prezzo di un grave pregiudizio antisemitico.
    Ci troviamo di fronte ad una presentazione finalizzata ad alterare il significato storico dell'evento.
    Si tratta di una presentazione funzionale alla dottrina antigiudaica, antiessena e antimessianica elaborata da Paolo e successivamente sviluppata dai suoi seguaci ed eredi spirituali.
    I quali hanno progressivamente aumentato le distanze dall'ebraismo e hanno trasformato l'aspirante messia degli ebrei in un salvatore medio orientale, e il regno di YHWH dei giudei nel regno dei cieli dei cristiani.

    Dal rebus di Gesù e Barabba scaturisce una ennesima conferma del fatto che i redattori dei vangeli neocristiani escrivevano per un pubblico non ebreo, e che erano interessati a de-giudaizzare l'aspirante messia degli ebrei, scorporando dalla sua figura tutto ciò che apparteneva ad una personalità messianica, ovverosia ad un ribelle esseno-zelotico che aveva commesso gravi reati di sedizione contro l'autorità romana.

    La dinamica dell'arresto, del processo, della condanna e della esecuzione, così come queste fasi sono descritte nelle narrazioni evangeliche, le quali mostrano fra loro grandi contraddizioni, è tale da rivelare una precisa intenzione di mascherare chi fosse realmente l'uomo che venne crocifisso, perché fu arrestato, da chi fu arrestato, perché fu giustiziato, facendo credere, alla fin fine, la tesi storicamente insostenibile che i romani siano stati vittime di un raggiro e che la volontà e la regia della condanna di Gesù siano del tutto ebraiche.

    Dal rebus di Gesù e Barabba non scaturisce invece una soluzione su chi siano state queste due persone.

    Erano veramente due?

    Si tratta di una persona sola che ha subito uno sdoppiamento, come tanti altri personaggi della narrazione evangelica?

    Si tratta di due persone i cui nomi, titoli, ruoli e responsabilità sono stati intrecciati e confusi negli interessi della contraffazione storica?

    Sono forse i due aspiranti messia degli esseno-zeloti, quello di Israele (il capo politico) e quello di Aronne (il capo spirituale)?

    Se Gesù Barabba è il prigioniero che fu liberato, dobbiamo credere che Gesù non è mai stato crocifisso, coerentemente con quanto sostenuto dalla tradizione coranica e da altre tradizioni?

    Provi a dire di no?!.

    Il mistero si infittisce.


    Miezzeca


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    Giovanni della Teva scrive
    CITAZIONE
    Egregio Sig. ashkenazi concordo pienamente per quanto riportato nel suo intervento precedente.

    Lo ringrazio e spero gradisca altrettanto anche il presente post

    Edited by ashkenazi - 14/4/2016, 13:42
     
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  2. fabio.aste
     
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    CITAZIONE
    Provi a dire di no?!.

    :D ...io lo dico: secondo me, No


    Barabba era Barabba e Gesù era Gesù: due persone distinte che tra loro non avevano rapporti: l'uno capo rivoluzionario politico, insieme a molti altri (Barabba); l'altro sedicente Messia (Gesù)


    Barabba (soprannome): Figlio di sto Abba...


    i racconti evangelici non ammettono altre interpretazioni, secondo me, considerata anche la loro "semplicità"...se poi sono menzogne è tutto un altro discorso, che non potremo appurare mai...solo divertirci a congetturare in modo più o meno dotto...dunque: nelle congetture e nella pari dignità di congettura abbiamo ragione tutti

    Edited by fabio.aste - 13/10/2013, 13:44
     
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    L'Egregio Sig Barionu scrive:

    ( ben inteso , tutto l' episodio è una favola , favola che però nasconde una precisa situazione storica , ovvero quando Vitellio entrò in Gerusalemme si trovò di fronte due bersagli , un rav e un mashiach )

    Egregio Sig Barionu (grande come sempre!!) quando Vittellio entrò in Gerusalemme si trovò di fronte un mashiach e pensò al mashiach, del rav non gli avrebbe interessato più di tanto.


    Agli evangelisti serviva inventare un personaggio che purgasse, ripulisse, addossandogli la colpa del vero messia storico mancato "il Galileo", un figlio di Giuda il Galileo, in modo tale che la rimanente sua passione e crocifissione venisse usata per dare storicità al messia gnostico, senza alcuna storicità, Gesù Cristo figlio di Dio pacifico e universale ma morto in croce, predicato in precedenza da San Paolo, o chi per Lui. Tale messia storico mancato, "il Galileo", un figlio di Giuda il Galileo, usato per dare storicità a quello gnostico di san Paolo, era solo colpevole, di essere il capo di una rivolta armata contro i romani.


    Un caro saluto

    Edited by Giovanni della Teva - 13/10/2013, 13:51
     
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    Le note sopra ( post di ashkenazi ) sono di David Donnini.

    Ricordare sempre di citare la fonte !


    zio ot :B):
     
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    Negev parla pomposamente di una tradizione orale. Ma non si accorge che l'unica tradizione orale alla quale può puntare è quella messa per iscritto nel Talmud. E solo quella.

    Guarda che per un Ebreo dire " tradizione orale " è proprio dire il Talmud . :lol: :lol: :lol: :lol:


    zio ot :B):
     
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  6. Haviland Tuf
     
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    poi mi spiace ma devo tacciare di fondamentalismo Negev: per lui Filone non è un ebreo perchè aggiunge il Logos neoplatonico. Per lui Marco, nonostante tutto il Midrash dalle Scritture, non è ebreo perchè crede ad un Arcangelo storicizzato che muore e risorge. Per lui Paolo non è ebreo perchè crede ad un Arcangelo celeste che muore e risorge.

    Ma allora Jacob Frank che credeva di essere lui il Messia non è ebreo? Giuda il Galileo cesserebbe di essere ebreo nel momento stesso in cui si proclama Messia e rivendica il trono di Israele? L'ebraismo ha avuto semplicemente i suoi eretici e continuerà ad averne. Ma i suoi eretici sono e rimarranno ebrei prima durante e dopo lo scisma!
     
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    CITAZIONE (barionu @ 13/10/2013, 14:07) 
    Guarda che per un Ebreo dire " tradizione orale " è proprio dire il Talmud . :lol: :lol: :lol: :lol:

    zio ot :B):

    Ma mica pretenderai che Havi si rilegga pure?

    :B):
     
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  8. alice_w
     
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    CITAZIONE (barionu @ 13/10/2013, 14:07) 
    CITAZIONE

    Guarda che per un Ebreo dire " tradizione orale " è proprio dire il Talmud . :lol: :lol: :lol: :lol:


    zio ot :B):

    Che per l'appunto è scrittura e non oralità.
     
    .
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    DIALOGO CON TRIFONE


    ...per prenderlo in giro gli chiesi: "chi sei allora ottimo tra i mortali?"
    Sono un ebreo circonciso, profugo della recente guerra e abito in Grecia, per la precisione a Corinto

    .
    http://www.larici.it/culturadellest/icone/...ino/dialogo.pdf

    Edited by ashkenazi - 29/3/2016, 13:49
     
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    Cara Volpe ! Hai Visto ?

    Arrivare qui a CE con tali argomenti è il classico fiammifero nella polveriera ! :lol: :lol: :lol:



    zio ot :B):
     
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    L'Egregio Sig. Haviland Tuf scrive:

    Della Teva e Barionu meritano un sonoro schiaffo:

    Invece di dispensare sonori schiaffi, rifletta sulle sue conclusioni, a mio avviso, senza logica o argomentazione valida.



    CITAZIONE
    L'Egregio Sig. Haviland Tuf scrive:

    negev, mi rendo conto che non so e non saprò mai chi fossero gli autori e quale fosse il motivo che li avesse portati a scrivere la fiction. Ma quello che so è che posso dimostrare la natura totalmente fittizia del racconto evangelico tramite il Midrash dalle Scritture ebraiche. E levitico 16 sta lì a dimostrarlo nel caso di Gesù Bar Abba. Non so se l'autore del Midrash avesse intenzione di parodiare con sarcasmo l'ebraismo usando il suo testo sacro come allegoria di cosa volesse propinare lui. Però QUESTO E' CIO CHE FECE. PUNTO. STOP.

    Se il genio dell'evangelista Marco o chi per Lui avesse inteso in questo argomento di Barabba usare del Midrash riferito al levitico 16 avrebbe incolpato Gesù Barabba ,di bestemmia, o di idolatria, o di sodomia o di parricidio o combinazioni di queste; non di certo di sommossa armata contro i Romani che poi non era neppure considerato forse un peccato ma una virtù.

    Un caro saluto.
     
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    SAN GIUSTINO DI NABIUS* FILOSOFO E MARTIRE

    DIALOGO CON TRIFONE


    Arriva alla fine e se ne riparla...

    LEGGILO!
     
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    parola di RC

    "The Barabbas story is a parable...
    communicates a message about rejecting military messiahs and accepting spiritual messiahs, and those who embrace the former will die and those who embrace the latter will live"

    Cioè il contrario di quello che avviene? Gesù è messia spirituale o militare.
    Viene detto che Barabba è stato arrestato in disordini e quindi non può essere un messia spirituale, ma poi è lui che si salva.
    Il problema è che anche Carrier non ha capito niente.
    Barabba è il Consolatore che prende il posto suo dopo che egli se ne è andato. Per fare cosa? Continuare il ciclo che non si può mai interrompere.
    Quando Gesù dice "Lasciate i bambimi venire a me, perchè di essi è il regno dei cieli" (cito a memoria) vuol dire che dovete pensare come bambini se volete capire la favola, non arzigogolatevi a cercare spiegazioni astruse.
    Dopo Arpocrate viene Horus Vecchio.
     
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    L'Egregio Signore ashkenazi scrive:

    rilasciando libero gesù barabba affinche' si portasse dietro la veste di lupo del suo omonimo, sua controfigura e doppione che fu crocefisso gesù barabba, quest'ultimo potesse indossare la pelle dell'agnello innocente sacrificale.

    Se ho compreso bene!

    Quoto, straquoto, confermo e ringrazio per l'intelligenza dimostrata.

    Rilasciando libero Gesù Barabba affinche' si portasse dietro la veste di lupo zelota quale era e per cui fu realmente crocifisso, e forse ancora ricordato, il Gesù Cristo gnostico mai esistito, predicato in precedenza da S. Paolo o chi per Lui, potè indossare la pelle dell'agnello innocente sacrificale.

    Un caro saluto
     
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    Rilasciando libero Gesù Barabba affinche' si portasse dietro la veste di lupo zelota quale era e per cui fu realmente crocifisso, e forse ancora ricordato, il Gesù Cristo gnostico mai esistito, predicato in precedenza da S. Paolo o chi per Lui, potè indossare la pelle dell'agnello innocente sacrificale.

    Boh?
    Ma che è arabo?
     
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