Giacobbe e l'Angelo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Amos74
     
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    738
    Location
    Catania

    Status
    Anonymous
    Buon giorno a tutti,


    Riporto di seguito il parere sull’ interpretazione di questo brano espresso da Rav Dr. Adolfo Locci, rabbino capo della Comunità Ebraica di Padova, nonché membro dell‘Assemblea Rabbinica presso l’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane):

    “Le rispondo con piacere partendo da un aforisma che dice: Quando la Torà tace il Midrash parla…

    La questione si intreccia sull’interpretazione “testuale” o “sovra-testuale”.

    Se il termine Elohim possa essere applicato ad essere “in carne e sangue” è possibile. In alcuni luoghi ha il significato di giudice.
    Nel primo capitolo della Genesi ha il significato estremamente “mistico” dell’appellativo divino della giustizia, con cui (HaShem) crea dal nulla la nostra realtà…

    In altri luoghi può aver il significato di inviato divino, o per meglio dire “angelo”, essere divino sottomesso al servizio del Creatore.

    Fatta questa premessa, riterrei inopportuna la frase riguardo la traduzione al servizio dei non Ebrei, per due motivi:

    1 Perché serve anche agli Ebrei che non capiscono l’ebraico;

    2 Perché i maestri da lei ricordati (Shadal,Rav Dario Disegni,Rav Alfredo Sabato Toaff; n.d.r.) traducono grazie all’interpretazione data dal mondo del Midrash (che proviene dai maestri del Talmud) che è parte del Talmud e che quindi, a dire del moderatore, dovrebbe avere rilevanza nell’esegesi del testo.

    Che poi si tratti di un vero e proprio angelo, cioè essere divino con un ruolo ben preciso, lo dicono molte fonti:

    Se ricordo bene nel trattato talmudico di Meghillà (o Berakhot) mi scusi l’approssimazione ma sto rispondendole dal treno, si racconta che quando Giacobbe lo blocca e non lo lascia andare se prima non lo benedice, il Midrash allarga il dialogo:

    “lasciami andare che è giunta l’alba”
    “perché sei un ladro che agisce di notte e all’alba si nasconde”
    No perché domani è il mio turno di cantare le lodi all’Eterno”.

    Da qui il Talmud parte nell’esporre una serie di ipotesi che affermano che gli angeli cantano all’Eterno una volta al giorno, o alla settimana, o al mese, o all’anno o una volta per l’eternità.

    Quindi lo scappare in fretta da parte dell’angelo sarebbe ben motivato.

    Altra lettura fa il Kelì Yakar (Shlomo Ephraim ben Aaron Luntschitz 1550-1619) ,che si basa sull’idea che ognuno abbia un corrispondente angelico e che quello della lotta con Giacobbe era il “Sarò” di Esaù nel senso dell’Angelo di Esaù (magari il subconscio di Esaù che si materializza per combattere in contrasto che quello reale che invece si riappacifica almeno apparentemente? N. A. L.).

    Nel commento addirittura viene citato questo angelo nel suo nome, e quindi nel suo ruolo (ogni nome angelico corrisponde al compito che deve svolgere per il Signore), che intende far sì che da Giacobbe non nasca il popolo ebraico, e siccome non riesce in questo lo colpisce alla coscia provocando la lussazione che lo farà zoppicare, nel senso metaforico che la forza spirituale piena di Torà di Giacobbe sia indebolita, e che questo può dare speranza ai nemici che vogliono l’annullamento/assimilazione di Israele.”

    Il parere espresso dall’autorevole rabbino in questione mi sembra inequivocabile: l’interpretazione che vede in un essere umano emissario di Esaù colui che combatte con Giacobbe è certamente ammissibile, ma l’interpretazione “teofanica” dell’evento è ampiamente attestata nella tradizione ebraica, e le pertinenti traduzioni in tal senso effettuate da maestri quali Shadal, Rav Dario Disegni e Rav Alfredo Sabato Toaff si fondano su precise e consolidate linee esegetiche appartenenti al mondo del Midrash.
     
    .
144 replies since 11/9/2012, 02:19   7167 views
  Share  
.