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Laurent.
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Grazie yesyes per le tue dritte.
Negev concordo quando dici: “il problema è solo nella giusta traduzione”.
Enciclopedia Judaica (Vol. XI Jerus 1972) reputa il rabbino Mosè Maimonide un talmudista di prestigio del medioevo e le cui sue opere di diritto ebraico vengono oggi ritenute le migliori nell'ortodossia e un caposaldo della letteratura rabbinica insieme al commentario di Rashi.
Ebbene, proprio Maimonide in Guida dei Perplessi (1904), affermò: "Devo premettere che ogni ebreo [ora] sa che il termine elohim è un omonimo e denota Dio, gli angeli, i giudici e i sovrani delle nazioni...".
Conoscendo il significato basilare dell’espressione (Elohim), leggendo quello che dice il redattore biblico, considerato il contesto in cui esso si trova, e quanto sullo stesso argomento dice il resto della Torah e il Tanak, si può perviene a ciò che plausibilmente sia il vero, anche se potrebbe non collimare con ciò che si è creduto essere giusto o corretto.
Ciò vuol dire che se dei midrashim dovessero generare confusione, o contraddicessero la logica di un testo, di un dato passo biblico, io mi trovo a dover fare una scelta. Quale? Beh, l’indicazione in Yehoshua 1.8 dei Neviìm è molto opportuna.
Saluti..