Poveri in spirito

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  1. Hard-Rain
     
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    Salve,

    volevo chiedere consulenza agli esperti di letteratura ebraica per sapere se risulta nel Talmud attestata l'espressione "POVERI IN SPIRITO" o "BEATI I POVERI IN SPIRITO" come nel vangelo di Matteo.

    So che in ebraico l'espressione ricorre in un testo qumranico, 1QH(a) col. VI, ll. 2-3, ma è molto rara, nella Bibbia non è mai presente per quanto ne so, viene citato a volte il Salmo 33(34):19 in cui si dice che "Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito e salva gli spiriti affranti" ma il contesto non è giusto perchè comunque in questo Salmo lo spirito affranto è una condizione negativa della persona e difatti il Signore salva da essa, mentre in Matteo e nel testo qumranico chi è "povero di spirito" è addirittura lodato e trovarsi in questo stato è una condizione positiva rispetto a D-o.

    Chiedevo quindi se nel Talmud abbiamo espressioni simili a queste e in quali testi.

    Inoltre, Luca e il vangelo apocrifo di Tommaso dicono invece "Beati i poveri", una espressione più ovvia e semplice. Di questa frase abbiamo alcune attestazioni bibliche (anche perchè è più semplice dell'altra ed è più probabile imbattersi in essa), chiedevo se anche nel Talmud si lodano i poveri (in senso assoluto, cioè coloro che sono materialmente poveri) e per quale motivo.

    Shalom.
     
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    L'espressione "poveri in spirito" deriva dall'espressione ebraica "shfal ruach" e si trova anche nella Bibbia in Proverbi 16:19. Questa espressione significa "umile" ed è così tradotta dalla CEI:

    "è meglio abbassarsi con gli umili
    che spartire la preda con i superbi".

    La vecchia Diodati traduce invece più letteralmente:

    " Meglio è essere umile di spirito co' mansueti, Che spartir le spoglie con gli altieri".

    Il termine usato in questo verso è "shafel" (=umile) che è sinonimo di "'anav" (=umile) stesso senso base di "'anì" (=povero) con sostituzione della wav con yud.

    Questa espressione la troviamo anche nella Mishnàh: "meod meod hevè shfal ruach" (= sii moltissimo umile di spirito) perché la fine dell'uomo in fondo è nella tomba, il posto più umile, più basso e più povero. Mentre per tutte le altre qualità morali la Mishnàh consiglia di ricercare una via mediana di equilibrio equidistante dagli estremi, nel caso dell'umiltà è auspicabile porsi in una condizione molto al di sotto della linea mediana il più prossima al basso di una ideale scala di valori. Nota bene che qui la Mishnàh enfaticamente usa l'espressione superlativa con la ripetizione dell'aggettivo "meod": "meod meod..."

    Shalom
     
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  3. Hard-Rain
     
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    Grazie Avraham. Ti ricordi il passo della Mishnàh dove abbiamo "shfal ruach"? Quale è?

    Shalom.
     
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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 22/12/2008, 15:18)
    Grazie Avraham. Ti ricordi il passo della Mishnàh dove abbiamo "shfal ruach"? Quale è?

    Shalom.

    Si certo, Avot (=padri) 4:4.

    Shalom
     
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  5. paola860
     
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    Ci sono dei salmi dove è presente la frase: "io sono povero" . Non credo che il salmista intendesse dire la povertà materiale.
    Salmi 39:18
    Io sono povero e infelice;
    di me ha cura il Signore.
    Tu, mio aiuto e mia liberazione,
    mio Dio, non tardare.



    Salmi 69:6
    Ma io sono povero e infelice,
    vieni presto, mio Dio;
    tu sei mio aiuto e mio salvatore;
    Signore, non tardare.



    Salmi 85:1
    Supplica. Di Davide.
    Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
    perché io sono povero e infelice.


    Salmi 108:22
    Io sono povero e infelice
    e il mio cuore è ferito nell'intimo.


    Shalom
     
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  6. QUINTARGENTO
     
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    Salve,
    ritengo che “poveri in spirito” sia una abbreviazione di “afflitto e contrito di spirito” di Isaia 66:2 (vedi Diodati). In ebraico il verso del vangelo di Matteo sarebbe stato: 'ashre aniye ruah ki mehem malkut shamayim.

    L’insolita frase «poveri in ispirito» che sarebbe difficile da capire in ambiente greco, Luca la cambia nella più semplice «beati i poveri». Gesù aveva certamente una buona considerazione della povertà, ma l'espressione non dovrebbe essere limitata allo stato economico. Alcuni hanno sostenuto che Matteo stava spiritualizzando, ma questo è molto improbabile dato che la frase ha dei paralleli nell’ebraico dei Rotoli del Mar Morto. I poveri in spirito sono quelli che, in quanto discepoli di Gesù, posseggono certe caratteristiche e quindi fanno parte del regno dei cieli. In questo contesto i poveri in spirito sono i discepoli di Gesù che formano il movimento da lui costituito e sono sotto il governo di D-o.

    Il termine «poveri in spirito», trova il suo fondamento in Isaia 66:2 ('ani unekeh ruah) ed è combinato insieme ai «mansueti» ('anawim) di Salmo 37:11; di conseguenza le parole del Salmo ('anawim yireshu 'arets) formano la terza Beatitudine (Matteo 5:5). Nella prima beatitudine le parole «erederanno la terra» del Salmo 37:11 sono interpretate in maniera midrashica: «per loro è il regno dei cieli». Ma dall’altra parte, i «poveri in ispirito» - ed i «mansueti» del Salmo 37:11 (e Matteo 5:5) - sono identici agli «umili» di Isaia 61:1. Di conseguenza, una variazione di Isaia 61:2 (lenahem kal 'abelim, per consolare tutti quelli che fanno cordoglio) la troviamo in Matteo 5:4.

    È interessante che anche gli Esseni concepivano se stessi come: «i poveri in ispirito». Nella Regola della guerra «i poveri in ispirito» vengono identificati con «i perfetti della Via»
     
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  7. Beate
     
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    CITAZIONE (QUINTARGENTO @ 22/12/2008, 22:33)
    È interessante che anche gli Esseni concepivano se stessi come: «i poveri in ispirito». Nella Regola della guerra «i poveri in ispirito» vengono identificati con «i perfetti della Via»

    Credi che il riferimento che hai riportato qui sopra da "La regola della guerra" si riferisca agli stessi del passo di Atti 24:14 "...secondo la Via che essi chiamano setta...."?
     
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  8. isabella
     
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    L'espressione "Poveri di spirito" dalla Bibbia Martini:
    Proverbi 16,19:
    E' meglio l'essere umiliato co' mansueti che spartire la preda co' superbi

    Dalla Bibbia Mariani:
    E' meglio essere di spirito umile con i miti, che dividere la preda coi superbi

    Shalom
     
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    CITAZIONE (QUINTARGENTO @ 22/12/2008, 22:33)
    Il termine «poveri in spirito», trova il suo fondamento in Isaia 66:2 ('ani unekeh ruah) ed è combinato insieme ai «mansueti» ('anawim) di Salmo 37:11; di conseguenza le parole del Salmo ('anawim yireshu 'arets) formano la terza Beatitudine (Matteo 5:5).

    Il complemento di specificazione "ruach" è riferito al sostantivo "nachè" che nella forma costrutta diviene "nechè". Non abbiamo dunque un'espressione equivalente a "poveri in spirito" e il termine " 'anì"(=povero) di questo verso assume il senso di "umile" perché ottiene una connotazione spirituale data dal termine successivo. Il termine "anavim" di salmo 37:11 non significa "mansueti", questo è il senso attribuito dalla LXX, ma in ebraico non assume mai questo senso. Questo verso è invece una ulteriore conferma che le parole del vangelo sono riferite sempre ai "poveri in spirito", agli umili.

    Shalom
     
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  10. Hard-Rain
     
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    CITAZIONE
    L’insolita frase «poveri in ispirito» che sarebbe difficile da capire in ambiente greco, Luca la cambia nella più semplice «beati i poveri».

    Siamo sicuri di questo? Credo che la possiamo ritenere una espressione ebraica, è attestata a Qumran (in testi in ebraico) e grazie alle conosccenze di Avraham abbiamo trovato anche almeno un riferimento biblico e uno talmudico.

    Se Luca ha "semplificato" (in realtà molti neotestamentaristi pesano che sia stato Matteo a complicare più che Luca a semplificare) allora possiamo dedurne una chiave di lettura del logion 54 del vangelo di Tommaso, che concorda con Luca contro Matteo. Significa che questo apocrifo, che io personalmente non ho mai stimato più di tanto da un punto di vista storico, per ragioni che mi è difficile riassumere qui sui due piedi, ha pure lui semplificato, dunque non fa poi riferimento a tradizioni così antiche, almeno su quel loghion così specifico.

    In effetti viene da chiedersi perchè Matteo eventualmente abbia censurato un riferimento di Gesù alla beatitudine dei poveri in senso materiale. Il vangelo di Matteo è proprio quello che esorta all'aiuto dei poveri ed ha notevole attenzione nei loro confronti (cfr. Mt. 25:31-46).
     
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    אריאל פינטור

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    In effetti viene da chiedersi perchè Matteo eventualmente abbia censurato un riferimento di Gesù alla beatitudine dei poveri in senso materiale. Il vangelo di Matteo è proprio quello che esorta all'aiuto dei poveri ed ha notevole attenzione nei loro confronti (cfr. Mt. 25:31-46).

    Matteo e' certamente il piu'"Ebreo" degli evangelisti.
    Un Ebreo non elogerebbe mai la poverta' o la miseria come merito per la salvezza.
    Al contrario, la poverta' e' vista come una possibile espiazione per riscattare i propri peccati e quindi come sventura.
    Pertanto la sublimazione, o spiritualizzazione del "povero in spirito" nel seso di umile e' molto piu logica e coerente con la tradizione ebraica e con l'estrazione culturale dell'evangelista Matteo (o di chi per lui).

    Esaminando ora luca, probabilmente anche in quel caso siamo di fronte ad un semitismo, potendo pensare che il termine originale fosse anche li' "Shafel", quindi umile.
    e' chiaro che leggendo in italiano, "Beati i poveri" tout court, siamo portati, per come la nostra lingua ci dice, a vedere immediatamente la poverta' materiale e non quella spirituale, mancando la specificazione che in ebraico non e' necessaria.

    Facciamo un'ipotesi.
    Gesu' potrebbe aver detto nel suo discorso :
    "Ashre Shefal ruach" ="felici (beati) gli umili"
    A questo punto, colui che riporta le sue parole ha la possibilita' linguistica, di esprimere lo stesso concetto con la parola "Shafel" (umile), senza altre specificazioni, poiche' se nell'idea di chi scrive, il contesto e' chiaro, la specificazione non e' obbligatoria. (E questo potrebbe essere il caso di Luca)
    Oppure aver tradotto letteralmente "Shefal ruach" ottenendo lo stesso senso.
    ma sempre di umilta' si tratta, non di poverta' materiale.
    se l'evangelista Luca non ha ritenuto necessaria la specificazione, vuol diire, probabilmente che ci troviamo di fronte ad un semitismo.
    Insisto comunque nel sottolineare che l'esaltazione , come merito, della poverta' e' molto lontana dalla mentalita' Ebraica.
    Non vi e' motivo di pensare che l'evangelista Luca o chi ha scritto l'apocrifo di Tommaso avesse in mente la poverta' terrena.
     
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  12. Hard-Rain
     
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    In effetti, rileggendo, nei vangeli non vi sono situazioni in cui la povertà materiale, cioè l'indigenza, sia lodata. Il giudizio universale di Matteo in effetti non loda l'indigenza bensì dice che noi verremo valutati sulla base del nostro aiuto a chi è indigente, segno quindi che l'indigenza deve essere combattuta, altrimenti non avrebbe senso dire di aiutare gli indigenti.

    Osservo però che una certa "lode" della povertà materiale e dell'indigenza compare nella parabola di Lc. 16:19-31 che appartiene al sondergut lucano e non è raccontata altrove. Che cosa ha fatto questo povero? Nulla, solo per il fatto di essere povero per una specie di ricompensa futura nella vita ultraterrena eredita la vita eterna. Matteo, tuttavia, non ha questa parabola, come non ce l'hanno Marco e Giovanni. Comunque, bisogna tenere conto che l'enfasi non è tanto sul fatto che il povero sia stato alla fine premiato col paradiso eterno, ma che il ricco che non aiutava il povero in vita e se ne infischiava è stato messo da Luca all'inferno: nuovamente si potrebbe ravvisare non una esaltazione della povertà materiale (intesa come indigenza) ma una condanna della ricchezza fine a se stessa che non si interessa agli altri.

    Comunque è un bel tema. Effettivamente nel contesto ebraico non si può parlare di esaltazione della povertà materiale nel senso di indigenza. Nella Bibbia si parla di poveri e povertà ma non si dice "che bella la povertà", ma che i poveri saranno consolati o avranno delle ricompense, ecc...

    Se accettiamo l'interpretazione di Nagev secondo cui Luca (e probabilmente anche ev.Thom.) volevano riferirisi all'umiltà nel senso di povertà dello spirito, il testo del Nuovo Testamento che più loda la povertà (qui davvero in senso di indigenza) è l'epistola di Giacomo, cfr. ad. es. 2:5, "Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?", peraltro questa lettera è in gran parte incentrata sull'aiuto ai poveri che consente di mettere in pratica la fede, in una polemica con Paolo e la sua "fede", alla quale Giacomo contrappone le "opere".

    Shalom.

    Edited by Hard-Rain - 23/12/2008, 21:54
     
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  13. QUINTARGENTO
     
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    CITAZIONE (Beate @ 22/12/2008, 23:00)
    Credi che il riferimento che hai riportato qui sopra da "La regola della guerra" si riferisca agli stessi del passo di Atti 24:14 "...secondo la Via che essi chiamano setta...."?

    No, Atti 24:14 non ha niente a che fare con gli Esseni.

    D’accordo Abramo che “poveri in spirito” sia un riferimento agli umili, infatti l’umiltà è la condizione del povero, ma sono profondamente convinto che Gesù aveva in mente Isaia poiché tutto il “sermone sul monte” è pieno di citazioni o di riferimenti tratti dal Tanak. Isaia 66:2 e Isaia 61:1,2 vengono ripresi nelle “beatitudini”. Il prof. David Flusser dell’Università ebraica di Gerusalemme, uno dei massimi esperti del giudaismo antico, del cristianesimo delle origini e dei rotoli del Mar Morto, traduce l’espressione di Gesù con l’ebraico «aniye ruach»

    La stessa frase ritrovata tra gli Esseni è di fondamentale importanza. La loro ideologia della povertà era legata all’insegnamento della doppia predestinazione: essi, i veri figli della luce, i poveri eletti da D-o, alla fine dei giorni erediteranno la terra. Tanto per gli Esseni quanto per Gesù, povertà, umiltà, purezza di cuore e semplicità costituivano valori religiosi essenziali. Grazie ai testi scoperti sul Mar Morto, l’espressione “poveri in spirito”, che compare in essi come designazione onorifica usata dagli Esseni, diventa più chiara: sono i poveri a cui è stato conferito lo Spirito di D-o. In un passo del «Libro degli Inni» esseno (18:14,15) l’autore rende grazie a Dio per averlo designato ad annunciare la sua bontà, ad:

    «annunciare agli umili la Tua ricca misericordia e la salvezza che viene dalla fonte eterna agli
    spezzati spiritualmente e agli afflitti la gioia eterna»

    Queste espressioni corrispondono agli umili, ai poveri di spirito e agli afflitti delle prime tre beatitudini di Gesù.

    CITAZIONE
    Siamo sicuri di questo? Credo che la possiamo ritenere una espressione ebraica

    Si l’espressione è ebraica, ma è praticamente certo che Luca la rende più facile da capire per un ambiente greco. La beatitudine di Luca passa dalla terza persona plurale alla seconda (Beati voi che siete poveri). Il cambiamento di Luca alla seconda persona «hymeteros» è una sua scelta perché questa parola non ricorre mai né in Matteo né in Marco. Dunque Luca mostra di aver voluto adattare questa beatitudine. Un’altra prova che Matteo preserva il detto originale di Gesù è il fatto che la stessa espressione la si ritrova a Qumran.


     
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  14. Hard-Rain
     
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    Marcello Craveri (I vangeli apocrifi, Einaudi, pag. 494) a commento del logion 59 del vangelo apocrifo (copto) di Tommaso ("Beati i poveri, perchè vostro è il regno dei cieli") scrive: "L'identità di questa beatitudine con quella di Lc. 6,20 conferma che tale doveva essere la formula originaria e che quella di Mt. 6,3 "Beati i poveri di spirito" è una alterazione posteriore, per cancellare ogni traccia di ebionismo". In realtà ci sarebbe da interrogarsi qui su quanto affermato da Craveri. Gli ebioniti, infatti, erano una setta di cristiano-ebrei del I-II secolo, il loro legame con la "povertà" sta in piedi, forse, solo da "ebyon" che significa "povero", sebbene nessuno degli autori cristiani che ci ha parlato di questa setta è in grado di dirci per quale motivo si chiamavano "ebioniti". Per esempio Tertulliano sosteneva che il nome derivasse da un certo Ebion, un eretico che fondò il movimento, non avremmo in tal caso, se Tertulliano ha ragione, alcun legame con la povertà materiale. Ma bisogna poi aggiungere che essendo questi cristiani ebioniti dei simpatizzanti ebrei (potremmo forse paragonarli ai "messianici" attuali) essi accettavano le usanze ebraiche ed erano molto più abituati all'ebraismo, ergo valgono tutte le considerazioni sulla "povertà" materiale che abbiamo fatto in precedenza. Va poi osservato che essi accettavano il vangelo di Matteo (non quello di Luca) come massima autorità scritturale (non sappiamo però se a quel tempo fosse diverso da quello attuale).

    Joachim Gnilka (Gesù di Nazaret, pag. 228) considera la versione di Luca più antica rispetto al parallelo in Matteo e in generale più genuine tutte le beatitudini: Gnilka, inoltre, intende proprio la povertà materiale, "il greco ptwchos", scrive, "si riferisce a colui che deve chinarsi e piegarsi, mentre in ebraico 'anij (da 'anah) intende chi è nelle condizioni di dover rispondere, chi è soggetto." Quindi Gnilka conclude: "La beatitudine - è superfluo precisarlo - vale non per la povertà e la miseria, ma per i poveri in quanto destinatari della promessa divina di salvezza, della basileia" (pag. 230).

    Infine volevo citare Harnack, Sayings, pp. 48-49, anche lui considerava altamente probabile la lezione, più semplice, di Luca 6:20 contro quella di Matteo 5:3. Harnack osserva anche come in Matteo 11:5 si parli di "poveri" e non "poveri in spirito". In uqest'opera Harnack si occupa dell'analisi del testo di Q, desunto dalle sezioni parallele di Matteo e Luca. Ciò significa che egli considera che nella (ipotetica) fonte Q ci fosse solo "poveri" e non "poveri in spirito".
     
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  15. paola860
     
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    CITAZIONE (Abramo @ 22/12/2008, 13:44)
    L'espressione "poveri in spirito" deriva dall'espressione ebraica "shfal ruach" e si trova anche nella Bibbia in Proverbi 16:19. Questa espressione significa "umile" ed è così tradotta dalla CEI:

    "è meglio abbassarsi con gli umili
    che spartire la preda con i superbi".

    Abbassarsi con gli umili cosa significa? diventare come l’umile che non aspira a riconoscimenti, che non si inorgoglisce, che non cerca la lode e gli onori?

    La Torah spiega che se tu hai ogni cosa possibile, ma ti manca il Tutto, sei
    completamente vuoto.


    Shalom
     
    .
67 replies since 22/12/2008, 10:16   3440 views
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