IPOTESI SU GESU' RABBI

e il suo eventuale matrimonio.

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  1. MsNifelheim
     
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    CITAZIONE
    Questa è addirittura da guiness !!!

    Non solo censurate i miei piccoli midrashim a cp , ma venite persino qui a voler dettar legge , con

    la referenza che nessuno di voi capisce la differenza tra un daghesh e un gulash .

    Tu dici :

    B) non c'è bisogno di scriverlo in maiuscolo e con caratteri cubitali




    Ma lo sai che in Ebraico non esiste il maiuscolo ????? .... Roba da asilo nido.

    E il fatto che io scriva in Ebraico a caratteri cubitali è perche si possano individuare i segni diacritici
    ad esempio in

    מִצְוָה


    Abbiamo un hiriq, shewà, e qammatz che ben difficilmente potrebbero vedersi in scrittura minuta.

    e guarda che molti nick mi hanno ringraziato per questa mia prassi.

    Veramente non ci sono parole per descrivere l'ignoranza e l' arroganza di questo e questi interventi :


    zio ot

    Ero semplicemente riferito al fatto che non è necessario riportare tutto in dimensione "grande", per di più andando continuamente a capo. Il guaio è che non stai nemmeno entrando nel merito di quanto affermo - ossia in questo caso all'inutilità di riportare in ebraico il termine mitzvah, e al relativo apporto inconsistente alla discussione - e parli di altro, ovviamente senza discutere le motivazioni per le quali sia stato effettivamente possibile che esistessero ebrei celibi nel primo secolo, o senza nemmeno dimostrare in che modo sarebbe utile riportare in ebraico e poi traslitterare in italiano il termine mitzvah. Tutto quello che è ho visto è stato un stracciarsi le vesti dopo l'affermazione - perlopiù discutibile - secondo la quale vorrei dettare legge. In realtà non sei nemmeno stato in grado di ribattere con un'argomentazione, il massimo che sei stato in grado di affermare è stato "guarda che molti nick mi hanno ringraziato per questa mia prassi" che comunque non dimostra in alcun modo l'apporto specifico.
    Puoi dunque incorniciare soltanto la tua incapacità di fornire argomenti e di contribuire ad un argomento con interventi sensati.

    CITAZIONE
    avresti capito che attribuisco la nascita dell' antisemitismo che ha portato alla shoah, prorio a Shaul. Ma su questo,come ho già detto, ne parliamo in un topic a parte.

    Difficilmente un ebreo che ancora si considerava tale - come si evince dal corpus delle epistole paoline - può essere bollato come antisemite. Al più è l'interpretazione decontestualizzata del suo pensiero che può aver dato origine all'antisemitismo ma è un concetto differente.
     
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    Ero semplicemente riferito al fatto che non è necessario riportare tutto in dimensione "grande", per di più andando continuamente a capo. Il guaio è che non stai nemmeno entrando nel merito di quanto affermo - ossia in questo caso all'inutilità di riportare in ebraico il termine mitzvah, e al relativo apporto inconsistente alla discussione - e parli di altro, ovviamente senza discutere le motivazioni per le quali sia stato effettivamente possibile che esistessero ebrei celibi nel primo secolo, o senza nemmeno dimostrare in che modo sarebbe utile riportare in ebraico e poi traslitterare in italiano il termine mitzvah. Tutto quello che è ho visto è stato un stracciarsi le vesti dopo l'affermazione - perlopiù discutibile - secondo la quale vorrei dettare legge. In realtà non sei nemmeno stato in grado di ribattere con un'argomentazione, il massimo che sei stato in grado di affermare è stato "guarda che molti nick mi hanno ringraziato per questa mia prassi" che comunque non dimostra in alcun modo l'apporto specifico.
    Puoi dunque incorniciare soltanto la tua incapacità di fornire argomenti e di contribuire ad un argomento con interventi sensati.

    Guarda il post riassuntivo a fine pag 10 , dove ti accorgi che interpretavo , già da pag 3 , assolutamente risolutivo il post di Abramo .

    E tutt'ora lo ritengo tale.


    דּוֹד אוֹת

     
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    Allora, come vedi zio ot e gli Arpiolidi qui non c' entrano niente.

    Sta di fatto che tu trovi questa affermazione di Abramo non congrua in quanto si riferisce al fariseismo posteriore a Gesù.

    Mi sembra evidente che le precisazioni di Abramo su cosa possa o non possa fare un rabbino non ricadono nella casistica dell'incompetenza, ma solo dell'irrilevanza. Semplicemente non è rilevante cosa possa fare un rabbino, perché Gesù non lo era, né è rilevante cosa possa fare un fariseo, perché Gesù non lo era. Le precisazioni tecniche di Abramo su cosa insegni il Talmud circa i rabbini non sono sbagliate, bensì irrilevanti. La cosa è diversa.
    Inoltre, come già scritto, il fatto che Abramo precisi che ben Azzai insegnava a procreare, e che chi non lo faceva peccava, non toglie il fatto che egli stesso fosse celibe, e che la motivazione di tale celibato fosse che permetteva di dedicarsi maggiormente alla Tora.
    Da ultimo, come già detto, checché ne pensi il fariseismo successivo, è Gesù stesso a difendere la pratica celibataria (gli eunuchi per il regno dei Cieli), e gli fa eco San Paolo (chi si sposa fa bene, chi non si sposa fa meglio). Sicché, vista la testimonianza sia essena sia gesuana sia paolina, è impossibile dire che tutti la pensassero come i compilatori del Talmud.
    L'elogio di Gesù al celibato (Mt 19,12), che appartiene dunque ad una fonte interna al movimento cristiano, e per questo è assai più pertinente di citazioni farisaiche, concorda col fatto che nessuna moglie è ascritta a Gesù da nessuna fonte, né canonica né apocrifa. Paolo stesso elogia il celibato perché afferma che esso unisca al Signore, testuali parole. Il modello ispiratore del celibe Paolo è il celibe Gesù.
    Questa tendenza ad elogiare la castità in quanto permette di dedicarsi pienamente a Dio senza dover badare alla famiglia non è un pensiero alieno nel giudaismo dell'epoca, perché attestato anche per gli esseni (anch'essi a testimonianza che è impossibile prendere il parere dei farisei come quello di tutto il giudaismo). Ma comunque, a prescindere dagli esseni, quel che conta è che questo fosse il parere di Gesù e dei cristiani, come le fonti interne al movimento riportano(Mt 19,12).
    Non c'è dunque alcun motivo per preferire fonti farisaiche successive, e provenienti da un altra corrente, a fonti cristiane coeve, né alcun motivo sensato perciò per inventarsi una moglie mai attestata.
     
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    Piccola guida al topic




    POST RIASSUNTIVO


    Nelle prime 5 pagine del topic è stata esaminata la possbilità che un Gesù Rabbi , o un Gesù con una definizione similare, ad es. un Gesù Maestro della Torah , potesse essere sposato, secondo i mitzvot , e a favore di questa ipotesi ho parlato io e Abramo , mentre il nick Waylander ha espresso parere contrario.


    A pag 5 ho presentato un piccolo studio su Giovanni XIII , dove la mia analisi filologica vuole evidenziare la possibilità che l' apostolo Giovanni fosse in realtà
    una donna , mentre il nick Polymetis ha presentato numerose eccezioni a tali ipotesi : la opinabilità del signicato del testo e l' evidenza, a suo dire, che Giovanni fosse
    un adolescente .

    Da pag 5 in poi il dibattito si sta svolgendo su questi temi : io che sostengo la non certezza della giovane età di Giovanni , mentre Polymetis la conferma , e sempre io
    che sostengo risolutivo , sull' ipotesi di Gesù sposato, il post di Abramo a pag 3 8/9/2009, 05:54 , mentre Polymetis lo ritiene , anche se congruo , irrilivante ai fini di individuare una figura di Gesù ammogliato .

    A questo punto , aspetto eventuali repliche di Negev e di Abramo.



    ( da pag 5 in poi trovate anche molte diramazioni sul tema del topic, da come è stata vista l' Ultima Cena nella storia dell' arte , la questione omosessualità, e numerosi scambi tra il nick nochiesa e Polymetis che non mi sento di riassumere . :blink: -_- )

    Un ben tornato anche al pluribannato Koan . :B):


    zio ot :rolleyes:



    //////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////



    Ripropongo un interessante intervento di MsNifelheim sul testo di Giovanni.




    Cit MsNifelheim



    Per quanto riguarda il redattore del IV vangelo a quanto ne so io esistono tre posizioni:

    - Il redattore è Giovanni, così come affermato dalla tradizione, il quale avrebbe composto questo vangelo in età avanzata.
    Personalmente non concordo con questa ipotesi, in quanto sembra che siano presenti diversi strati redazionali, quindi sarebbe più corretto parlare di "scuola giovannea" in cui comunque la comunità del discepolo avrebbe ampliato - soprattutto dal punto di vista teologico - il resoconto di Giovanni.

    - Il discepolo amato non è Giovanni, e non ci è dato sapere chi sia. In seguito alla predicazione orale di questo discepolo (che comunque non sarebbe un membro dei Dodici) una comunità fondata da questo discepolo avrebbe prodotto il quarto vangelo. Quest'opera ad ogni modo sarebbe passata attraverso diverse fasi redazionali, sino a giungere al termine del I secolo ad avere la forma attuale. In esso sarebbero presenti elementi non riportati dai sinottici in quanto indipendente da essi. Ad ogni modo sarebbero confluiti in esso anche parecchi elementi leggendari. Se non ricordo male un sostenitore autorevole di questa tesi è J.P. Meier

    - Il discepolo amato è un artificio letterario, e non è identificabile con alcun personaggio storico. Esistono esegeti sostenitori di questa tesi, anche se si tratterebbe di una posizione marginale. Su quest'ultima affermazione comunque non ci metterei una mano sul fuoco, magari se vuoi maggiori informazioni puoi chiedere all'ottimo Weiss.

    Ad ogni modo i differenti strati redazionali vengono messi in luce tramite un'analisi filologica del testo nella lingua in cui ci è pervenuto, e cioè il greco. Dunque si tratta di elementi che hanno un riscontro, e non sarebbero teorie non verificabili in alcuna maniera, postulando manipolazioni che non hanno lasciato traccia alcuna.

    Edited by barionu - 25/6/2011, 15:05
     
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    POLY

    Dici:

    Il fatto che Mattia sia stato inserito nei 12 dopo, non toglie il fatto che quando scrive San Paolo, negli anni ’50, i 12 comprendono anche Mattia, sicché, se egli doveva descrivere una scena in cui Gesù comparve agli apostoli, e là c’era pure Mattia, naturalmente Paolo avrebbe scritto che Cristo apparve ai 12, perché per il suo gruppo di lettori degli anni ’50 Mattia fa parte di quei 12. Sarebbe come se io oggi dicessi: “Nel 1975 il Presidente del Consiglio ha fondato Fininvest

    Sei fuori come un balcone!E che esempio banale!
    Paolo avrebbe potuto scrivere negli anni 50,100,150;non cambia nulla!Le apparizioni ai dodici,ovvero agli undici ,visto che Giuda non c’era piu’,avvennero prima che Gesù ascendesse al cielo:Mattia non era stato ancora eletto!
    I dodici,dunque,erano gli undici!
    Sei proprio duro di cervice,lo sapevi!


    Dici:


    Non vedo quale sia il problema. Da dove si evince nel testo Flaviano che questo Giacomo era importante perché era un terrorista?

    Risp:

    Sei un falso!
    Non ho mai detto che Giacomo fosse un terrorista,ho solo detto che persone iportanti intervennero in suo favore ,sia scrivendo al re Agrippa sia recandosi da Albino :Il risultato lo conosciamo,Anano fu destituito dopo solo tre mesi dall’incarico!
    Come ho gia detto rileggiti Antichità al cap 20,e capirai che la cosiddetta chiesa di Gerusalemme, se pure esistette,costituita da quattro pezzenti bistrattati da destra e da sinistra non avrebbero potuto tanto!

    Dici:

    Senti, ridicolo è che tu, che del latino probabilmente non sai neppure la terza declinazione, mi venga a dare lezioni di diritto romano.

    Risp:

    Me ne guarderei bene!
    Ma puo’ dartele un certo Chaim Cohn ,un uomo che ha ricoperto cariche importanti nell’ambito della amministrazione della giustizia israeliana ,tra cui quella di procuratore generale e giudice della corte suprema ;nonché ottimo conoscitore di diritto romano.
    Quello che scrivevo a proposito dei rischi di Pilato qualora non avesse applicato con giustizia la legge romana ,procurando deliberatamente danno ad un innocente,la troverai a pag 208 del cap 6 del libro “PROCESSO E MORTE DI GESU”


    Dici:

    Non capisco né di che parli né cosa c’entri. Dici “quest’ultimo”, e l’ultimo nominato era Pietro. Dunque se ho capito bene la tua frase deve significare “Pietro nel vangelo di Tommaso 14(copto) e’ proprio si eleva al di sopra di tutti gli altri”. Se ho capito bene, sostieni che il Vangelo di Tommaso al logion 14 parli di un primato di Pietro. La numerazione dei logia del Vangelo di Tommaso varia con le edizioni, ma di quelle che ho consultato nessuna parla di un primato di Pietro.

    Risp:

    Ti faccio un disegno!
    Il primato di Pietro inventato sul vangelo di Matteo,e chiaramente ridimensionato nel IV vangelo,dove diviene preminente la figura di Giovanni,il cosiddetto discepolo che Gesu’ amava;ma nel vangelo copto di Tommaso 14,e’ proprio quest’ultimo ad assumere il ruolo di leader.
    In poche parole,Matteo tifa per Pietro,Il IV vangelo per Giovanni,il vangelo di Tommaso,per Tommaso!
    Gesu’ non c’entra niente,non voleva fondare nessuna chiesa,il suo regno era Israele dove pensava di regnare come messia e come re.
    Furono le comunità cristiane post pasquali a inventarsi primati e chiese!


    Dici:

    Il testo non parla di primati né a Pietro né ad alcuno che sia riconducibile al discepolo prediletto di Giovanni.

    Risp:
    Ci vuole quella perspicacia che i filosofi non hanno!


    Dici:

    E dunque ti chiedo quali malattie della pelle tu stia menzionando, e quali fantomatiche cure presenti all’epoca per tali malattie sarebbero documentate (cure efficaci, ovviamente). Il mondo è pieno di ricettari antichi di medicamenti, ma sfortunatamente quasi nessuno di questi ha effetto su alcunché di ciò che vorrebbero curare, cosicché gli storici della medicina quando leggono Ippocrate e Galeno lo fanno spesso con un sorriso.

    Purtoppo c’e poco da ridere,ancora adesso molte malattia della pelle non vengono guarite.
    La psoriasi e l’eczema in particolare sono malattie croniche ad eziologia ancore sconosciuta
    In quel tempo venivano comunemente indicate con la parola lebbra,ma non avevano una eziologia infettiva e non causavano mai la morte. Quella causata dal bacillo di Hansen e che noi moderni chiamiamo “lebbra”e’ tutt’altra cosa.
    All’epoca venivano usati i medicamenti piu’ vari,te ne ho già accennato sopra,ma si potevano ottenere solo risultati transitori !
    Il punto e’se Gesu’ uso' mai queste sostanze!Non vi sono dubbi!La saliva e il fango stanno a indicare ciò!!Naturalmente non si trattava solo e soltanto di saliva,e il fango dovette essere un miscuglio composto da varie sostanze.
    La lebbra,quella vera non si limita soltanto a causare danni estetici alla pelle;essa causava gravi lesioni deturpanti fino a vere e proprie mutilazioni.
    Se leggi bene i vangeli ti accorgerai che quelle di Gesu non erano guarigioni della vera lebbra,da nessuna parte si dice che gli ammalati guarirono e recuperarono l’uso di un arto o di una mano o di un dito attraverso la crescita istantanea degli stessi !!
    Ma come ho detto sopra la guarigione per eccellenza fu quella morale !Fu l’opera di reintegrazione sociale ,ovvero quel ritorno alla vita di sempre nel proprio ambiente familiare e in quello lavorativo.
    Togliere il senso di colpa di chi era affetto di tali malattia,e suscitare fiducia negli astanti , era lo scopo.
    All’epoca qualunque malattia della pelle “sa_ra_at poteva esse chiamata lebbra.Oggi no!


    Dici

    Sei così impedito che non sai che si dice agrapha e non agraphia. Impara a copiare e a scoprire di che raccolta stai parlando. La dicitura inglese che hai copiato da internet “Psalm-Book, II, 187, 2-29” non vuol dire un emerito nulla se non dici di quale “Psalm-Book” stai parlando, qual è il suo editore, il curatore, ecc.

    Risp:

    Impedito a me?Vedo con gioia che stai imparando a usare le mie parole!

    E’ vero si dice AGRAPHA,quello in questione e’ stato tratto dall’opera A Manichaean Psalm-Book,part II,di C. R.C. Aberry,Stuttgard 1938

    Non mi toccare ,dice Gesu!
    L’esimio prof M Pesce e l’esimio Prof D Ehrman ti danno torto!loro e non solo loro!

    Impara a porgere l’altra guancia,sig Poly,o se ti fa piacere l’altra chiappa,altrimenti qualcuno penserà che sei un cattolico da strapazzo.
















     
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  6. koan phoenix
     
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    CITAZIONE (Polymetis @ 3/6/2011, 15:54) 
    Per Koan

    Scusa se trovo -ci provo almeno- il tempo per risponderti solo ora, ma ho avuto delle giornate molto piene... Sono tra l'altro uno degli organizzatori dell'esibizione che si è tenuta presso il Teatro Argentina a Roma, dei "Little Angels" (riporterò i video che ho ripreso personalmente, con la camera del mio cellulare, sul Forum di Nuova Jerusalem, di mia costruzione; non appena troverò un po' di tempo per dedicarmici).

    [...]

    Vabbo dai .. ti rispondo più tardi, purtroppo sto a lavoro e non mi lasciano un momento in pace ;)
    A dopo.
     
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    Per intenderci, il topic è in un momentaneo stand by .


    Solo una considerazione per il nostro leggiadro Polymetis


    cit da pag 9 post : 2/6/2011, 19:26


    CITAZIONE
    Che non hanno nulla a che fare con la scientificità o la capacità di valutazione di chi lo frequenta. Con internet si può organizzare tutto, da un colpo di stato ad un attentato terroristico. Che sia in grado di muovere le chiappe di tanti plebei non implica che tale mobilitazione abbia alcunché di scientifico o che tale mobilitazione di massa sia indice della verità delle tesi caldeggiate dal volgo.

    Ahhhh, ma neanche si può escludere che tali tesi non siano congrue . E del fatto che gli Accademici da cetriolo non le considerino , ho già detto che proprio non ce ne frega niente .

    E poi proprio tu vai a parlare di volgo '?

    Dell'immenso bacino di procacciatori di questue che tu chiami il " Popolo di D-o ? "

    Tu che devi blandire i dubbiosi chirichetti da 8 per mille ?



    Il net è il più potente mezzo di comunicazione che sia mai sorto sul pianeta ; se la TeoFrances pensa di zittirmi con un ban, invito tutti i nick ad andare su Google

    e clikkare barionu , poi provate a clikkare Polymetis .



    zio ot :B):

    Edited by barionu - 9/6/2011, 13:58
     
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  8. koan phoenix
     
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    Vabbe... allora: diciamo che questi giorni non ho molto tempo e la botta della risposta attesa arriverà presto a Polymetis, appena trovo un momento libero per dedicarmici. La voglia tra l'altro sta veramente a zero, perché mi ha deluso profondamente Polymetis, che pensavo fosse maggiormente, soprattutto a livello di coscienza, integrato nella realtà Tradizionale, non solo cioè teoretica, della Chiesa Cattolica, di cui faccio parte attiva (questo non significa che sia in tutto e per tutto d'accordo con la politica della Chiesa, al di là del versante Dottrinale e della Morale da Essa insegnato e trasmesso nei secoli, i quali punti sono per me imprescindibili onde potersi ritenere cattolici). Non mi aspettavo nemmeno la mancanza di rispetto che posso leggere dal tono delle sue risposte (esternata da Polymetis -tal mancanza di rispetto- con estrema, quasi cinica, gratuità, nonché a mia completa sorpresa avendo precedentemente parlato in diverse occasioni bene di lui, già nel momento del mio immotivato e del tutto irragionevole ban dal Forum di Studi sul Cristianesimo Primitivo; non che m'interessi comunque, soprattutto a livello etico e morale, farvi parte...).

    Prego pertanto di rimanere nei toni di massimo rispetto reciproci, da parte di tutti, almeno qui .. o dovrò ritenere certamente inutile la mia permanenza qui.

    Saluti e a presto dunque per la risposta a Polymetis, nella speranza che non si rendi conto di quello che scrive; almeno in quest'ultimo dibattito, che è anche di fondamentale importanza...
     
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    ANTEFATTO



    cit polymetis da pag 8 del 2/6/2011, 03:09

    CITAZIONE
    Ogni traduzione è imprecisa, ma quelle che hai citato lo sono per motivi diversi. L’unica veramente imprecisa è la CEI, che salta la prima delle menzioni di Giovanni sul petto. Ma non sono errate le altre. Il verbo anakeimai non rimanda necessariamente all’idea di “esser sdraiato”, e poi, anche in italiano, bisognerebbe vedere cosa significa esser sdraiati. Tutte le traduzioni fanno benissimo a tradurre “appoggiare il capo”, perché anakeimai vuol dire solo “giacere sopra”, e non specifica necessariamente la posa del corpo quando si giace sopra. Infatti in greco questo verbo si usa anche per significare che si posano da qualche parte degli oggetti. Ma com’è noto tu credi di capire meglio il greco dei professori meglio titolati del pianeta, autori delle traduzioni che critichi, ergo ti lascio nella tua paranoia ermeneutica.

    cit polymetis da pag 9 del 2/6/2011, 19:26

    CITAZIONE
    Io non ho detto che anakeimai non vuol dire giacere, ti ho chiesto cosa intendi esattamente per giacere, visto che si può dire che giace anche chi stia semplicemente appoggiato a qualcosa, e nulla implica una posizione da straiati. Dei tutta l’iconografia giovannea, in cui si vede un giovanni col capo chino sul petto di Cristo, anche in quel caso si può usare il verbo giacere per descrivere il gesto, cioè che Giovanni giace sul petto di Gesù. Né il termine italiano “giacere” né il termine greco “anakeimai” indicano necessariamente uno sdraiarsi in modo del tutto orizzontale.

    cit Polymetis da pag 7 del 1/6/2011, 15:41

    CITAZIONE
    Ma sei fuori? Non c’è scritto da nessuna parte. Kolpos e stethos possono essere tranquillamente sinonimi. Che kolpos possa voler dire “ventre”, non implica che qui voglia dire ventre, infatti significa anche petto, si usa per il petto degli uomini “il seno d’Abramo”. Se Giovanni usa due termini diversi, può essere per un banale motivo stilistico, cioè per evitare la ripetizione, ma riferiti a degli uomini i due termini possono indicare la medesima area anatomica. Non c’è nessun motivo di vedere un movimento, il quale non è confermato dal verbo anapipto.

    Allora , riassumiamo :

    Kolpos

    Per kolpos, grembo, petto

    κόλπῳς

    : il Grande Lessico pag 761 Volume V e lo Horst pag 72 volume 2


    Diz Montanari 1a Ed pag 1110 :seno , petto

    Stethos

    στηθος

    vale come sterno, pieno petto tra i capezzoli

    Montanari a pag 1863

    La differenza , al lato pratico , esiste eccome , non ostante tu dica di no , senza portare alcun dato tranne la tua parola .

    Ma ti concedo che i sostantivi possano anche essere intercambiabili.

    Ma il punto non è questo :

    sta di fatto che il vettore risolutivo è il verbo anapipto

    αναπιπτω


    Il diz Montanari edizione 1 pag 182 INDICA :

    cadere all' indietro , riversarsi supino, coricarsi,adagiarsi, mettersi o stare a letto , e anche adagiarsi o mettersi a tavola

    dove il Montanari cita Luca XXII ,14 dove Luca scrive anepesen , che l' ed interlineare san paolo, pag 716 traduce in giacque ( a mensa )

    qui cito :

    www.enec.it/ps/fondo%20sindone/Loconsole-Sindone-Orvieto.pdf

    Mc 14,17, per esempio, riferisce “Ora, mentre erano a mensa e mangiavano …”. Ma il termine
    italiano mensa è stato tradotto dal greco anakèimenon, cioè "giacere, stare disteso, dormire",
    composto dalla particella àna, che vuol dire anche “indietro, sdraiato, giaccio a mensa”, e il verbo
    kèimai, ossia “giaccio, dormo, sto disteso”. Quanto questo abbia a che fare con il temine mensa non
    ne abbiamo idea. La stessa cosa accade con la traduzione di Mt 26,20: “si mise a mensa”. Anche in
    questo caso, come per Marco, abbiamo il verbo anakèimai( Montanari pag 172 ), da cui tradurre meglio con “Ora, mentre
    si stesero e cominciarono a mangiar e…” o “si mise disteso con i Dodici”.

    Un ultimo elemento d’indagine riguarda proprio il presunto tavolo. Nelle traduzioni italiane di
    Luca e Giovanni troviamo proprio questo sostantivo, e non come per gli altri due evangelisti il
    lemma mensa. Anche se in Gv 13,23 ritroviamo lo stesso termine greco anakèimenos impiegato da
    Marco e Matteo, questa volta è però tradotto inspiegabilmente col termine tavola: “Ora, uno dei
    discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola, al fianco di Gesù”. Luca, invece, in 22,14,
    riporta : anepèsen, da anapìpto, ( Montanari pag 182 )che traduce “cado indietro, mi rovescio, mi adagio,
    mi getto”, ossia, un’azione volontaria. Ciò che nella traduzione italiana è stato tradotto con “prese
    posto a tavola”, può essere detto meglio con l’espressione “prese posto adagiandosi per terra e gli
    apostoli con lui”.

    Questo per evidenziare che la tavola, per l ' appunto non esisteva, e quindi la signora Giovanni se ne stava adagiata supinamente sul corpo di Gesu.

    A questo punto, ventre o petto, ci troviamo di fronte ad una prossimità che tranquillamente può far pensare a una donna e non ad un uomo.

    Hora, abbiamo già visto che Giovanni , secondo il testo dei Vangeli , non è mai definito come un giovinetto imberbe .( e della tradizione che vuole i vangeli scritti dal 70 al 100 non mi fido )

    Quindi , non voglio dire che sia una prova matematica , ma fatto sta che tu dici

    CITAZIONE
    Continui a non capire nulla di quello che scrivo. Ho detto che il greco e l’ebraico sono irrilevanti perché dai testi in lingua originale, in questo caso, non si può dedurre nulla più di quanto sia già trasparente anche nelle traduzione in italiano. Il gesto che per voi sarebbe compromettente si legge benissimo anche nelle traduzione italiane ed è rappresentato nella storia dell’arte. Per questo ho detto che le tue analisi lessicologiche sono tutte irrilevanti, perché esse vogliono solo stabilire dove Giovanni posasse il capo. Io invece ho risposto con tutt’altro registro, dicendo che tutto ciò che tu deduci dal greco si trova anche in qualsiasi traduzione italiana, semplicemente è errata la tua interpretazione di cosa significhi quel gesto.

    quando in tutte le traduzioni che sono state proposte abbiamo una palese imprecisione :


    La Nuova Riveduta :

    23 Ora, a tavola, inclinato sul petto di Gesù, stava uno dei discepoli, quello che Gesù amava. 24 Simon Pietro gli fece cenno di domandare chi fosse colui del quale parlava. 25 Egli, chinatosi sul petto di Gesù, gli domandò: ...

    La CEI/Gerusaemme

    23 Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 24 Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di', chi è colui a cui si riferisce?». 25 Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse ...

    la Nuova Diodati

    23 Or uno dei discepoli, quello che Gesù amava, era appoggiato sul petto di Gesù. 24 Allora Simon Pietro gli fece cenno di domandare chi fosse colui del quale egli parlava. 25 E quel discepolo, chinatosi sul petto di Gesù, gli chiese: «Signore, chi è?».

    Luzzi Riveduta

    23 Or, a tavola, inclinato sul seno di Gesù, stava uno de' discepoli, quello che Gesù amava. 24 Simon Pietro quindi gli fe' cenno e gli disse: Di', chi è quello del quale parla?


    Diodati

    23 Or uno de' discepoli, il quale Gesù amava, era coricato in sul seno d'esso. 24 Simon Pietro adunque gli fece cenno, che domandasse chi fosse colui, del quale egli parlava. 25 E quel discepolo, inchinatosi sopra il petto di Gesù, gli disse: Signore, chi è colui? Gesù rispose:



    Ovvero, come vedete, solo la vecchia Diodati si avvicina alla traduzione più letterale:


    era sdraiato in grembo a Gesù, o, era sdraiato sul petto di Gesu.

    Mi dispiace che questo dato, caro poly, ti causi degli incubi , ma la possibilità che si tratti di femmena , e non masculo , è reale.


    e infatti questo i padri della Chiesa l' anno capito subito , e l' esegesi ha subito inventato un ragazzino imberbe :

    CITAZIONE
    Quest’iconografia di Giovanni giovane è universale anche tra i bizantini, il papa non c’entra nulla, essa dipende dal fatto che i Padri come ripeto dipingono Giovanni come il più giovane discepolo di Cristo.

    Ette credo, l' idea di un Gesù che fa bacinibacini con una donna ( o , :blink: orrore , con un barbuto et arrapato discepolo :cry: ) all' ultima Cena , non giovava certo alla Fede.

    ////////////////////////////////////////////////////////////////////



    AGGIORNAMENTO


    Hallora , visto che sua eccellenza poly

    CITAZIONE
    Ma com’è noto tu credi di capire meglio il greco dei professori meglio titolati del pianeta, autori delle traduzioni che critichi, ergo ti lascio nella tua paranoia ermeneutica.

    vediamo cosa dicono i Signori Professori :


    Cit dal Grande Lessico del Nuovo Testamento Vol V PAG 313

    ανακειμαι

    anakeimai


    Il verbo significa anzitutto essere steso ( per terra ) , starsene , e si dice delle oblazioni e sim ;

    ανακειμαι εις τι

    significa : qualcosa dipende da


    e infine

    ανακειμαι

    vale per stare a tavola.

    Nel N.T troviamo ανακειμαι solonei vangeli , dove significa stare a tavola

    Marco XIV , 18 - XVI , 14 . Matteo IX, 10 - XXII, 10/11 - XXVI, 7/20 . Luca XXII , 27. Giovanni VI , 11 - XII ,2 -XIII 23/28 .

    Abbiamo anche

    συνανακειμαι

    sunanakeimai , in Marco II , 15 parallelo a marco VI ,22


    L' usanza di porsi a tavola su divani era generale al tempo di Gesù non solo presso i Giudei, ma pure presso i popoli civili del Mediterraneo .

    Tuttavia si metteva a giacere solo chi poteva farsi servire , mentre le donne , i fanciulli , e gli schiavi mangivano per lo più stando in piedi o in un altro ambiente.

    L' ανακειμενος ( anakeimenos ), è dunque , al contrario del διακονων ( diakonon ) , colui che si sente a suo agio , perchè se lo può concedere, e il " più distinto " : Luca XXII , 27.

    Ci si appoggiava al lato sinistro, per poter mangiare con la mano destra libera.

    nella festa di פסח , ( Pesah o Pesach ) , Pasqua lo stare sdraiati doveva significare che gli Israeliti fin dalla loro partenza dall'Egitto sono uomini liberi e non più schiavi : ciò era necessario per la regolare celebrazione della festa : Marco XIV, 18 parallelo .


    /////////////////////////////////////////////

    Quindi , caro Poly , mi sembra evidente che nei professori meglio titolati del pianeta , abbia trovato un sicuro avallo per la mia ipotesi.

    Resta il problema tavola .


    Luca XXII 21



    ἐπὶ τῆς τραπέζης


    Trapeza .

    Il diz Horst , Volume 2 pag pag 1652 cit :può anche designare il pasto stesso : Atti VI, 2 -XVI , 34.

    Il Montanari , 1a ed. pag 2023 fa una lunga serie di cit dai Classici , sempre con il sig. pric. di tavola, mensa , fino a Plutarco con " pietra sepolcrale ", o Alcmane con " scapola ".

    Ma il punto non è questo : non sono sicuro , ma mi sembra che l' uso di " stare a tavola " come lo pratichiamo oggi sia entrato in essere in età molto tarda,forse addirittura nel VI secolo con i Monasteri , non prima. Da approfondire .


    E che che l' uso di trapeza in Luca XXI, 22 possa avere un significato figurato , come ad esempio in Luca XII , 30 , dove si parla della " mensa celeste "


    Quindi caro poly , mi duole che questo mio studio sull ' Ultima Cena metta in evidenza una situazione da pre bunga bunga e che turbi i chirichetti 8 per mille,

    ma ritengo la mia analisi congrua.



    zio ot -_- :B):

    Edited by barionu - 12/6/2011, 14:01
     
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    A tavola con gli antichi Romani :

    www.bper.it/gruppobper/incontri/pdf_84/29_31_Guerzoni.pdf


    Sulla Pasqua Ebraica

    www.pftim.it/ppd_pftim/1030/materiale/BCE-04.pdf




    zio ot :rolleyes:

     
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    Questa discussione è troppa stupida perché io la possa seguire, spero dunque sia l’ultima volta che mi tocchi ripetere quanto il mio interlocutore non ha assimilato.

    CITAZIONE
    Allora , riassumiamo :

    Kolpos

    Per kolpos, grembo, petto

    κόλπῳς

    : il Grande Lessico pag 761 Volume V e lo Horst pag 72 volume 2


    Diz Montanari 1a Ed pag 1110 :seno , petto

    Stethos

    στηθος

    vale come sterno, pieno petto tra i capezzoli

    Montanari a pag 1863

    La differenza , al lato pratico , esiste eccome , non ostante tu dica di no , senza portare alcun dato tranne la tua parola .

    Ma ti concedo che i sostantivi possano anche essere intercambiabili.

    Ma il punto non è questo :”

    Non hai capito nulla di quello che ho scritto, e non c’entra niente la mia parola. Non che tu possa mettere in dubbio il mio parere ovviamente, ma non è questo il punto: sono le fonti stesse che citi che corroborano quello che sto sostenendo. Come già spiegato, io non ho affermato che i due termini sono identici, ho detto che possono essere sinonimi, motivo per cui non c’è nessun motivo necessitante per tradurre uno dei due “grembo” e l’altro “petto”, in modo da ipotizzare uno spostamento della testa. Siccome possono significare entrambi petto, accezione elencata da entrambi i dizionari, il fatto che l’evangelista parli prima di kolpos e poi di stethos non prova che si riferisca a due sezioni anatomiche diverse, perché la differenza dei termini si può spiegare banalmente anche con motivi stilistici, cioè dicendo che l’evangelista ha usato un termine diverso per evitare la ripetizione del precedente. E’ a te, per la tua teoria complottista, che serve provare la tua lettura come univoca, c’è l’unica possibile. A chi ti critica, non occorre dimostrare che qui i due termini significhino la stessa cosa, gli basta infatti dimostrare che possono significare la stessa cosa, e così viene a cadere un tassello probatorio del tuo complotto immaginario.
    Possiamo immaginare, approssimando, i rispettivi campi semantici dei termini stethos e kolpos secondo la rappresentazione insiemistica di Eulero-Venn, dove l’intersezione verde sta per il significato “petto”, che i due termini hanno in comune, senza tuttavia che questo significato esaurisca il campo semantico dei rispettivi termini:
    image

    CITAZIONE
    “ta di fatto che il vettore risolutivo è il verbo anapipto

    αναπιπτω


    Il diz Montanari edizione 1 pag 182 INDICA :

    cadere all' indietro , riversarsi supino, coricarsi,adagiarsi, mettersi o stare a letto , e anche adagiarsi o mettersi a tavola

    dove il Montanari cita Luca XXII ,14 dove Luca scrive anepesen , che l' ed interlineare san paolo, pag 716 traduce in giacque ( a mensa )

    qui cito :

    www.enec.it/ps/fondo%20sindone/Loconsole-Sindone-Orvieto.pdf

    Mc 14,17, per esempio, riferisce “Ora, mentre erano a mensa e mangiavano …”. Ma il termine
    italiano mensa è stato tradotto dal greco anakèimenon, cioè "giacere, stare disteso, dormire",
    composto dalla particella àna, che vuol dire anche “indietro, sdraiato, giaccio a mensa”, e il verbo
    kèimai, ossia “giaccio, dormo, sto disteso”. Quanto questo abbia a che fare con il temine mensa non
    ne abbiamo idea. La stessa cosa accade con la traduzione di Mt 26,20: “si mise a mensa”. Anche in
    questo caso, come per Marco, abbiamo il verbo anakèimai( Montanari pag 172 ), da cui tradurre meglio con “Ora, mentre
    si stesero e cominciarono a mangiar e…” o “si mise disteso con i Dodici”.”

    Le due fonti citate, la seconda delle quali non è neppure una fonte scientifica perché Michele Loconsole non è un antichista, parlano di due verbi diversi, il primo è anapipto, analizzato dal Montanari, il secondo è anakeimai. I verbi che ci interessano ovviamente sono solo quelli che indicano la posizione di Giovanni su Gesù, e dunque non so perché mi hai citato questo pezzo sul problema del fatto che la gente era o meno distesa a mangiare. Che tutti fossero distesi, non è in discussione, e questo a prescindere che ci fosse un tavolo o meno. Semplicemente se c’era un tavolo anziché distesi per terra erano su dei divanetti rialzati uno accanto all’altro, come i famosi triclini romani. Dunque, questa parte della descrizione di Locosole sul fatto che anakeimai implichi che la gente fosse distesa, non aggiunge nulla alla nostra discussione.
    Quello che non capisco invece è perché tu pensi che anapipto sia risolutivo. Tu pensi che sia risolutivo perché gli attribuisci il significato univoco di essere distesi supini, e dunque immagini che mister X se ne stesse a pancia in su con la testa adagiata sul grembo di Giovanni. Ora, oltre al fatto che neppure in questo caso io vedrei alcunché di compromettente, ho già spiegato che il termine anapipto, come il Montanari da te stesso citato riporta, non indica solo lo sdraiarsi stando a pancia in su. Oltre ai significati che rimandano ad uno stare supini, e che derivano dall’etimo del termine che è costruito con “-ana”, vi sono sul dizionario Montanari significati non etimologici come il semplice “adagiarsi”, che non implicano lo stare adagiati supini. Quanto i traduttori dicono che Giovanni reclina il capo sul petto di Gesù, scelgono questo significato base di “adagiarsi”, perché chi si appoggia sul petto di un altro si sta adagiando su di lui. Sicché, il verbo anapipto non implica necessariamente una posa supina, né tra l’altro implica un distendersi, qualche che sia la posizione, prona o supina, che si assume. Infatti anapipto non è un composto di keimai, il quale indica il giacere, ma di pipto, che indica il “cadere”. Questo verbo è perciò usato anche per significare “piegarsi all’indietro”, ad esempio è un verbo che si usa per parlare del movimento di schiena che fanno i rematori sulle navi, che cadono indietro con le spalle per alcuni centimetri e poi si rialzano. Sicché, il verbo di per sé non implica neppure che Giovanni, nel suo essere adagiato su Cristo, fosse adagiato nel senso di disteso. Il semplice gesto di piegarsi all’indietro, qualche che sia l’inclinazione del busto, giustifica l’utilizzo di anapipto. Infatti altri dizionari, come il Rocci o lo Schnkl, il primo dei quali è com’è noto anche migliore e più completo del Montanari, danno tra i significati di anapipto anche “mi piego all’indietro”, senza allusioni allo stendersi o al coricarsi. In conclusione, se dovessimo stare a questo singolo verbo, non potremmo sapere né se Giovanni si adagiava su Gesù prono o supino, cioè con la testa verso terra o verso il cielo, né possiamo sapere se questo adagiarsi su Gesù implichi che stesse sdraiato, giacché anche il solo piegarsi basta all’etimo del verbo.

    CITAZIONE
    “Un ultimo elemento d’indagine riguarda proprio il presunto tavolo. Nelle traduzioni italiane di
    Luca e Giovanni troviamo proprio questo sostantivo, e non come per gli altri due evangelisti il
    lemma mensa. Anche se in Gv 13,23 ritroviamo lo stesso termine greco anakèimenos impiegato da
    Marco e Matteo, questa volta è però tradotto inspiegabilmente col termine tavola: “Ora, uno dei
    discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola, al fianco di Gesù”. Luca, invece, in 22,14,
    riporta : anepèsen, da anapìpto, ( Montanari pag 182 )che traduce “cado indietro, mi rovescio, mi adagio,
    mi getto”, ossia, un’azione volontaria. Ciò che nella traduzione italiana è stato tradotto con “prese
    posto a tavola”, può essere detto meglio con l’espressione “prese posto adagiandosi per terra e gli
    apostoli con lui”.


    Questo per evidenziare che la tavola, per l ' appunto non esisteva, e quindi la signora Giovanni se ne stava adagiata supinamente sul corpo di Gesu.”

    Non si vede cosa provi questa analisi. Non che dell’esistenza di questo tavolo mi freghi qualcosa, perché non cambia in nulla le mie teorie, ma comunque, se le versioni rendono anakeimai anche con “prese posto a tavola”, è perché il verbo si usa tranquillamente con questo significato. Questo non vuol dire che il tavolo ci debba per forza essere (sebbene Luca usi la parola che lo connota), vuol però dire che non è sbagliato tradurre anakeimai con “prender posto a tavola”, perché semplicemente questo verbo in greco si usa anche con quest’accezione, che il tavolo ci sia o meno, e infatti il Montanari al significato “b” di anakeimai traduce “giacere sdraiato su un divano a tavola”. E’ un ellissi creata dal linguaggio comune. Come quando noi diciamo “vado a coricarmi”, e non abbiamo bisogno di aggiungere “a letto”, perché il verbo già da solo può esprimere che il letto c’è.

    CITAZIONE
    “A questo punto, ventre o petto, ci troviamo di fronte ad una prossimità che tranquillamente può far pensare a una donna e non ad un uomo.

    Hora, abbiamo già visto che Giovanni , secondo il testo dei Vangeli , non è mai definito come un giovinetto imberbe .( e della tradizione che vuole i vangeli scritti dal 70 al 100 non mi fido )

    Quindi , non voglio dire che sia una prova matematica , ma fatto sta che tu dici”

    S’è già detto che ciò che trova fondato o meno un dilettante non è di nessun rilievo. Per discutere di scienza ci si attiene a ciò che hanno stabilito le persone competenti per farlo, in caso contrario, è chi si oppone al consensus omnium bonorum che deve portare le prove di quel che dice. Altrimenti gli altri hanno tutto il diritto di continuare a discutere dando per presupposto tutto ciò che il mondo accademico pensa.
    E comunque, la tradizione di un Giovanni imberbe, oltre che confermata dalla datazione tarda del Vangelo di Giovanni, di sicuro posteriore ai sinottici, è già presente nei Padri della Chiesa che descrivono Giovanni martire a fine I secolo, e dunque all’epoca dell’ultima cena doveva essere un giovinetto. Nessuno è obbligato ovviamente a credere a tali tradizioni, ma almeno queste tradizioni esistono, e sono menzionate nelle fonti, al contrario di una fantomatica moglie di Cristo. Sicché, è con una faccia tosta notevole che si scarta una tradizione, pur attesta nelle fonti antiche, col solo pretesto che non è affermata esplicitamente nel Nuovo Testamento, e invece ci si basi su una teoria strampalata che vuole che ci sia una moglie all’ultima cena, idea questa che al contrario del Giovanni giovinetto non ha nessuna fonte, né antica né tardo-antica, a suo sostegno. Con che faccia tosta si rimprovera a chi si basa sulle fonti antiche di inventare un Giovanni giovane, quando il mio interlocutore invece inventa una moglie, che, a differenza di Giovanni giovane, è un’invenzione moderna senza alcun riscontro in NESSUNA fonte antica? Un clamoroso caso di due pesi e due misure, e della dissociazione mentale della mente del complottista, che rigetta o acclama le fonti non in base ad argomenti filologici, che non saprebbe valutare, ma solo in base alla sua simpatia per questa o quella fonte. L’idea che ci fosse una moglie a tavola inoltre, è pure contraddetta esplicitamente dalle altre fonti sull’episodio dell’ultima cena che ci dicono che Gesù era a mangiare coi 12 (Mt 26,20), e in nessun elenco dei 12 apostoli presente nei Vangeli c’è una qualche donna. Dunque l’inesistenza di una moglie a cena non solo si deriva da un argumentum ex silentio, cioè il fatto che non c’è nessuna moglie attestata nelle fonti, ma si deriva pure dal fatto che le fonti stesse sementiscono che Gesù quella sera abbia mangiato con delle donne dicendoci che era a mensa coi 12.

    CITAZIONE

    Ovvero, come vedete, solo la vecchia Diodati si avvicina alla traduzione più letterale:


    era sdraiato in grembo a Gesù, o, era sdraiato sul petto di Gesu.

    Mi dispiace che questo dato, caro poly, ti causi degli incubi , ma la possibilità che si tratti di femmena , e non masculo , è reale.”

    Non c’è nessuna imprecisione nel tradurre né anakeimai né anapipto, te l’ho già detto che devi smettere di sognare. Il verbo anakeimai, come già spiegato, vuol dire “giacere su”. Ma la posizione in cui si giaccia sopra qualcosa, non è implicita nel significato del verbo. Sicché si può giacere sia stando distesi a 90 gradi, sia giacere su qualcuno essendo reclinati sopra di lui. Infatti il verbo si usa anche per degli oggetti, ad esempio gli oggetti posti sugli altari, che ovviamente non sono “sdraiati”… “Giacere”, significato tra quelli riportati da tutti i dizionari, in italiano significa stare appoggiato inerte su qualcosa. L’essere stesi su qualcuno, non implica l’essere sdraiati a 90 gradi, si può dunque immaginare Giovanni anche steso inerte sul petto di Gesù con un angolo di 45 gradi.
    Comunque, ribadisco che, sdraiato o no, con tavola o meno, per me non cambia un emerito nulla. Il problema non è l’atto ma il significato che noi gli diamo. Se la vostra mentalità omofoba, come reazione al timore d’essere presi per omosessuali, non riesce a concepire questo tipo di confidenza tra un mastro e un giovane allievo, è solo un vostro problema. Come già detto l’intimità maschile varia nel tempo e nello spazio, sicché, se i russi si baciano sulla bocca per salutarsi, e qui in Italia si fa sulla guancia, nei paesi anglosassoni invece sarebbe inappropriato. Questionare se un adolescente affezionato al maestro possa o meno appoggiare la testa sul suo petto, disteso o meno che sia, è una conversazione oziosa che non porterà mai a nulla.
    L’unica delle traduzioni da te citate che, a prima vista, sembra tradurre in modo impreciso è la CEI, che rende la frase: “ἦν ἀνακείμενος εἷς ἐκ τῶν μαθητῶν αὐτοῦ ἐν τῷ κόλπῳ τοῦ Ἰησοῦ con un: “Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.” (v.22)
    La CEI mantiene comunque l’idea che il discepolo si pieghi sul maestro al v.25, che è tradotto così “Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse…”
    Visto che viene tradotta la II occorrenza di questo stare distesi sul petto di Gesù, non si può dire che la CEI voglia nascondere qualcosa in tal proposito. Ma allora perché nella prima frase “ἀνακείμενος ἐν τῷ κόλπῳ τοῦ Ἰησοῦ” viene reso con un “, si trovava a tavola al fianco di Gesù”? La risposta è in greco questa può valere anche come frase idiomatica per indicare chi sta accanto nel posto d’onore, e dunque la frase non descriverebbe più alcun movimento reale. Questa tra parentesi è la tesi di illustri lessicologi, come si può leggere nel Louw-Nida Lexicon:

    anakeimai en to kolpo; anapiptw epi to stethos: (idioms, literally 'to recline on the bosom') to take the place of honor at a meal - 'to dine in the place of honor.' anakeimai en to kolpo: ἦν ἀνακείμενος εἷς ἐκ τῶν μαθητῶν αὐτοῦ ἐν τῷ κόλπῳ τοῦ Ἰησοῦ, ὃν ἠγάπα Ἰησοῦς 'one of Jesus' disciples whom he loved was dining in the place of honor next to Jesus' Jn 13.23.

    Anapipto epi to stethos: ἀναπεσὼν ἐκεῖνος οὕτως ἐπὶ τὸ στῆθος τοῦ Ἰησοῦ 'the one who was dining in the place of honor next to Jesus' Jn 13.25. This expression (ἀναπεσὼν ... ἐπὶ τὸ στῆθος) in Jn 13.25 (following on ἀνακείμενος ... ἐν τῷ κόλπῳ in Jn 13.23) seems to be typical of the tendency of the Gospel of John to employ relatively close synonyms with essentially the same meaning. It is possible, however, in view of the aorist participle in Jn 13.25 that the phrase ἀναπεσὼν ... ἐπὶ τὸ στῆθος could also be understood in a more literal sense to mean 'to move closer to the side (of Jesus).'
    These expressions in Jn 13.23 and 25 would mean that the so-called 'beloved disciple' would be at the right of Jesus, since guests at a meal would be reclining on the left side so as to permit freedom of the right hand in dining. It may, of course, be that the same expression could be used of persons sitting at a table rather than reclining on couches.”

    Anche il BDAG Lexicon dà questa lettura, alla voce anakeimai:

    “ἀναπίπτω ἐν τῷ κόλπῳ τίνος: lean on someone’s chest=take the place of honor, if it was the chest of the head of the house 13:23 (cp. Lk 16:23, where sc. anakeimenon [some mss. supply anapauomenon]; Pliny, Epist. 4, 22, 4 cenabat Nerva cum paucis; Veiento proximus atque etiam in sinu recumbebat).”

    Si cita come parallelo la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro:
    “Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.” (καὶ Λάζαρον ἐν τοῖς κόλποις αὐτοῦ).
    La frase di Plinio citata, che è l’esatto calco latino dell’espressione idiomatica greca, ci mostra che questo modo di dire andava oltre l’ambito linguistico greco ed era pan-meditteraneo.

    Questa spiegazione, che interpreta la frase nel suo senso idiomatico, viene preferita da quei biblisti che, privi di immaginazione come Barionu e condizionati dalla loro omofobia da XXI secolo, non sanno capacitarsi di due uomini che poggiano uno la testa sul petto dell’altro. Per quanto mi concerne, respingo questa tesi, che pure resta possibile, e credo che l’espressione non sia idiomatica ma indichi un movimento reale, che si spiega come l’attaccamento filiale del giovane discepolo per il maestro. Comunque sia, anche la possibilità che si tratti di un’espressione idiomatica e non indichi perciò alcun gesto reale, ipotesi che sarebbe a me favorevole, manda in frantumi il castello di certezze di Barionu, che ha bisogno di leggere questi passi in maniera univoca per fondare le due fantasie. Al contrario il sottoscritto ha mostrato che quella frase non ha necessariamente neppure un senso letterale, e che, se anche ce l’avesse, nulla ci sarebbe di strano o di scandaloso.

    CITAZIONE
    “Quindi , caro Poly , mi sembra evidente che nei professori meglio titolati del pianeta , abbia trovato un sicuro avallo per la mia ipotesi.”

    Ma hai le allucinazioni? Dove nelle pagine del GLNT ci sarebbe qualcosa che avvalli le tue ipotesi? E’ proprio vero quello che ci diceva un mio vecchio professore, storico dell’arte e antichista, quando a noi giovani grecisti insegnava che anche per saper usare gli strumenti scientifici, in questo caso i dizionari di greco, serve una formazione. Lui come battuta disse che per usare il Rocci occorreva essere laureati in greco, e tassativamente a Tubinga, sicché noi liceali non capivamo nulla del dizionario che sfogliavamo. E in effetti è vero, solo il grecista maturo sa come usare un dizionario, e qui ne ho avuto la conferma, nella serie infinita degli equivoci, dei deliri, e degli arbitri ermeneutici che hai affastellato. Un dizionario di greco nelle mani di un dilettante è utile quanto un contatore geiger per un contadino piemontese: non sai neppure capire quello che hai per le mani, e la cosa tragica è che credi di poterne ricavare qualcosa
    Ovviamente nessun grecista di questo pianeta, e neppure i bizantini che la loro lingua, il greco, la conoscevano, s’è mai sognato di leggere in questa scena la presenza di una donna, e neppure la necessità delle pose immaginate da Barionu, che sono tanto possibili quanto aleatorie.

    CITAZIONE
    “Cit dal Grande Lessico del Nuovo Testamento Vol V PAG 313

    ανακειμαι

    anakeimai


    Il verbo significa anzitutto essere steso ( per terra ) , starsene , e si dice delle oblazioni e sim ;

    ανακειμαι εις τι

    significa : qualcosa dipende da


    e infine

    ανακειμαι

    vale per stare a tavola.

    Nel N.T troviamo ανακειμαι solon ei vangeli , dove significa stare a tavola

    Marco XIV , 18 - XVI , 14 . Matteo IX, 10 - XXII, 10/11 - XXVI, 7/20 . Luca XXII , 27. Giovanni VI , 11 - XII ,2 -XIII 23/28 .

    Abbiamo anche

    συνανακειμαι

    sunanakeimai , in Marco II , 15 parallelo a marco VI ,22


    L' usanza di porsi a tavola su divani era generale al tempo di Gesù non solo presso i Giudei, ma pure presso i popoli civili del Mediterraneo .

    Tuttavia si metteva a giacere solo chi poteva farsi servire , mentre le donne , i fanciulli , e gli schiavi mangivano per lo più stando in piedi o in un altro ambiente.

    L' ανακειμενος ( anakeimenos ), è dunque , al contrario del διακονων ( diakonon ) , colui che si sente a suo agio , perchè se lo può concedere, e il " più distinto " : Luca XXII , 27.

    Ci si appoggiava al lato sinistro, per poter mangiare con la mano destra libera.

    nella festa di פסח , ( Pesah o Pesach ) , Pasqua lo stare sdraiati doveva significare che gli Israeliti fin dalla loro partenza dall'Egitto sono uomini liberi e non più schiavi : ciò era necessario per la regolare celebrazione della festa : Marco XIV, 18 parallelo .


    /////////////////////////////////////////////

    Quindi , caro Poly , mi sembra evidente che nei professori meglio titolati del pianeta , abbia trovato un sicuro avallo per la mia ipotesi.”

    Mi dici cosa, in queste righe, secondo la tua fantasia, sarebbe a favore della tua tesi?
    Al massimo è il contrario: la frase “mentre le donne , i fanciulli , e gli schiavi mangiavano per lo più stando in piedi o in un altro ambiente” sembra sconfessare la tua tesi di una donna al tavolo con Gesù.
    Ma soprattutto, la smetti di renderti ridicolo scrivendo i termini greci ed ebraici in grassetto e andando a capo ogni volta? Ma lo vuoi capire che non fa problema a nessuno che queste persone stiano mangiando distese? E dunque, cosa dovrebbe provare un dizionario che parla di questo fatto? Specie poi se questo stesso dizionario oltre che “essere steso”, qualunque cosa voglia dire questo verbo in italiano, ti dà anche significati neutri, e perfettamente attestati come “starsene”. Come ripeto infatti anakeimai, poiché si usa anche per gli oggetti, indica anche semplicemente lo stare appoggiati sopra qualcosa.

    CITAZIONE
    “Resta il problema tavola”

    Tu invece non hai ancora capito che la mia tesi sta in piedi che la tavola ci fosse o meno, perché essa è irrilevante, mentre la tua tesi fa acqua da tutte le parti, e anche il far acqua della tua tesi prescinde dal fatto che ci sia stata o meno una tavola



    CITAZIONE
    “Luca XXII 21



    ἐπὶ τῆς τραπέζης

    Trapeza .

    Il diz Horst , Volume 2 pag pag 1652 cit :può anche designare il pasto stesso : Atti VI, 2 -XVI , 34. “

    In primis non si vede per quale necessità qui la parola debba designare "il pasto stesso”, e infatti si può tradurre i due versetti con:
    “poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio” (At 16,34)
    “Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio ai tavoli” (At 6,2) [Si sta parlando proprio di servizio ai tavoli nelle mense cristiane, e delle persone cui affidarlo, visto che gli apostoli dovevano occuparsi di predicare e delle cose spirituali e non avevano perciò tempo per queste incombenze materiali].
    Inoltre, è del tutto irrilevante, nell’analisi di Lc 22,21, che trapeza in altri versetti possa voler dire “pasto”, infatti non è certo questo il caso di Lc 2,21 visto il costrutto, cioè la reggenza di “epi”. Se traducessimo con “pasto,” dovremmo rendere: “Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sul pasto”. Ovviamente la frase non avrebbe senso, e dunque il senso è quello primo e letterale di “Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola”.

    CITAZIONE
    “Il Montanari , 1a ed. pag 2023 fa una lunga serie di cit dai Classici , sempre con il sig. pric. di tavola, mensa , fino a Plutarco con " pietra sepolcrale ", o Alcmane con " scapola ".”

    Sveglia, impara il metodo… Quando ci cita un dizionario non serve la pagina, basta il lemma, l’autore e l’anno di pubblicazione.
    PS. Ovviamente né pietra sepolcrale né scapola sono significati pertinenti.

    CITAZIONE
    “Ma il punto non è questo : non sono sicuro , ma mi sembra che l' uso di " stare a tavola " come lo pratichiamo oggi sia entrato in essere in età molto tarda,forse addirittura nel VI secolo con i Monasteri , non prima. Da approfondire .”

    Che l’abitudine sistematica di stare a tavola sia tarda è un problema diverso dal nostro. Che per i pasti quotidiani non si usasse abitualmente un tavolo non implica che questo non potesse essere invece usato per le grandi occasioni, come Pasqua ad esempio. Sulla possibilità per di servirsi di tavole già allora, si veda questo versetto: “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». (Mt 15,27)

    CITAZIONE
    “E che che l' uso di trapeza in Luca XXI, 22 possa avere un significato figurato , come ad esempio in Luca XII , 30 , dove si parla della " mensa celeste "”

    Ma quale senso figurato? Quale significato figurato vuoi mettere in Lc 21,22? Guarda che non puoi dire cose a caso. Cosa vuol dire “figurato”?
    In Lc 12,30, da te citato, non c’è alcun trapeza, ma è probabile che tu voglia intendere questo versetto: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” (Lc 13,29)
    Qui la mensa celeste, è il simbolo del regno di Dio. Ma non si vede come la cosa possa aiutarti.
    Infatti il senso figurato presuppone quello reale, e si basa su di esso. Proprio perché trapeza vuol dire tavolo, e l’aldilà è immaginato come un banchetto messianico dove ognuno può saziarsi, cioè un tavolo imbandito, allora l’immagine della mensa celeste prende forma. Inoltre, che dove si parli di “regno di Dio” un tavolo possa esser simbolico è ovvio, ma qui, nell’ultima cena, in un versetto limpidissimo e descrittivo, cosa diavolo c’è di simbolico? Come vuoi interpretare questo trapeza?

    CITAZIONE
    “Ahhhh, ma neanche si può escludere che tali tesi non siano congrue . E del fatto che gli Accademici da cetriolo non le considerino , ho già detto che proprio non ce ne frega niente .”

    A voi non frega niente degli Accademici come agli Accademici non frega niente di voi, mi sembra splendida quest’ammissione! E’ esattamente così. Ergo, resta tra i tuoi pari e smettila di giocare all’erudito maneggiando a caso dizionari prodotti dalla vituperata accademia, visto che non sei in grado di utilizzare correttamente neppure uno di questi strumenti.
    Chiediti perché nessuno degli autori delle opere lessicologiche che tu maldestramente cannibalizzi per tentare di afferrare un sapere che ti resta precluso prenda in considerazione te e la tua schiera di fan dilettanti.

    E ora buona notte, domani c’è l’ultimo giorno di elezioni e io sono ai seggi a divertirmi per servire lo Stato.

    Ad maiora
     
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    E che che l' uso di trapeza in Luca XXI, 22 possa avere un significato figurato , come ad esempio in Luca XII , 30 , dove si parla della " mensa celeste "

    Correggo il refuso , PER MENSA CELESTE : si tratta di Luca XXII , 30.

    Bene Poly , ti rispondo poi punto per punto .

    Lascio decidere ai lettori intanto la validità delle nostre tesi :

    fermo restando che : anche l' interlineare ed San Paolo traduce

    ανακειμαι


    anakeimai

    ἦν ἀνακείμενος εἷς ἐκ τῶν μαθητῶν αὐτοῦ ἐν τῷ κόλπῳ τοῦ Ἰησοῦ, ὃν ἠγάπα ὁ Ἰησοῦς


    Giovanni XIII ,25

    con : era giacente ( a mensa ) . A parte le tradizioni che tu citi , attendibili come una dichiarazione d'innocenza del nostro Premier sulle sue caste cene, non abbiamo certezza che Giovanni fosse un adolescente , anzi , il fatto che Gesù gli affidi la madre in punto di morte ci fa pensare ad una persona adulta , sicuramente non ad un cinno.

    E per un Ebreo osservante , nel discepolo che lui più amava , non ci vedo un discepolo in stato di erezione , ma più facilmente una donna.

    CITAZIONE
    Che l’abitudine sistematica di stare a tavola sia tarda è un problema diverso dal nostro. Che per i pasti quotidiani non si usasse abitualmente un tavolo non implica che questo non potesse essere invece usato per le grandi occasioni, come Pasqua ad esempio. Sulla possibilità per di servirsi di tavole già allora, si veda questo versetto: “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». (Mt 15,27)

    Questo conferma che tu credi di essere una cosa simile a un Proff o simil , invece sei un patacca :

    la Pasqua Ebraica prevedeva , per gli Ebrei osservanti , il mangiare sdraiati :

    dal Talmud.

    ( Il tavolo per le grandi occasioni forse è quello del tuo seggio elettorale, visto le allucinazioni che ti causa )

    E il tavolo per i pasti è stato probabilmente introdotto da Benedetto da Norcia per la " regola monastica " .( da approfondire )


    Matteo XV, 27 mi fa pensare che chi ha scritto per l' appunto non fosse un Ebreo.

    Bel dialogo , tra un dilettante , e un patacca.

    Ai lettori l' ardua sentenza.


    zio ot :rolleyes:

    Edited by barionu - 13/6/2011, 03:37
     
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  13. MsNifelheim
     
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    Questo conferma che tu credi di essere una cosa simile a un Proff o simil , invece sei un patacca :

    la Pasqua Ebraica prevedeva , per gli Ebrei osservanti , il mangiare sdraiati :

    dal Talmud.

    In realtà il Talmud di per se non conferma nulla. Dovresti essere in grado di dimostrare che la fonte che utilizzi (uno scritto rabbinico, in questo caso) messa per iscritto in un periodo relativamente tardo, descriva la situazione del I secolo, e che non stia invece riportando una situazione anacronistica. L'affermazione in sè può anche essere storica, per devi anche dimostrare che lo sia. Quindi la tua obiezione lascia il tempo che trova


    (n.b. non ti fidi della datazione di Giovanni, che pure è più vicino cronologicamente agli eventi narrati, mentre ciò che afferma il Talmud in merito a celibato e via dicendo è senz'altro da prendere come oro colato. Sapresti spiegare come mai sei così critico nei confronti di una fonte, mentre accetti acriticamente quanto viene riportato su un'altra fonte?)
    CITAZIONE
    Bel dialogo , tra un dilettante , e un patacca.

    Ai lettori l' ardua sentenza.

    Io vorrei capire una cosa, cencarndo di calarmi un attimo nel vostro punto di vista: come mai, se da una parte postulate pesanti manipolazioni nei resoconti evangelici, i Padri della chiesa avrebbero dovuto produrre l'esegesi del giovane imberbe al posto della moglie di Gesù (n.b. anche qui: stranamente nessuno, neppure nei primi secoli, neppure i madrelingua, avrebbero notato ciò che ai tuoi occhi è chiaro come il sole), anzichè modificare direttamente il testo? Ovviamente sto soltanto cercando di capire come ragionate, da una parte gli scritti evangelici sono interpolati, dall'altra invece svelerebbero l'inganno mantenendo invariati gli indizi del complotto.
    Non ti sembra un modo di agire arbitrario, che che penalizza o meno una fonte soltanto allo scopo di corroborare la vostra (strana) ipotesi? Vorrei capire che criterio utilizzate nel valutare le fonti, oltre all'appena citato criterio del comodo ( che è senz'altro non scientifico)

    CITAZIONE
    Ai lettori l' ardua sentenza.

    In realtà anche su questa affermazione ci sarebbe da sindacare, ma vabbè...

    Edited by MsNifelheim - 13/6/2011, 09:51
     
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    Per Barionu

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    “Lascio decidere ai lettori intanto la validità delle nostre tesi :”

    Il parere dei lettori su una questione traduttologica è irrilevante, a meno che non siano grecisti, esattamente come è irrilevante il tuo. La verità si stabilisce con la competenza, e non per acclamazione del volgo rozzo e profano.

    CITAZIONE
    “A parte le tradizioni che tu citi , attendibili come una dichiarazione d'innocenza del nostro Premier sulle sue caste cene”

    Mi dev’essere sfuggito quale traduzione ho citato, visto che semmai sei tu quello che ha fatto una lista di traduzione, nel patetico tentativo di dire che sbagliano tutte. Io non ho citato traduzioni della Bibbia ma due lessici di greco neotestamentario tra i più quotati.

    CITAZIONE
    “ermo restando che : anche l' interlineare ed San Paolo traduce

    ανακειμαι


    anakeimai

    ἦν ἀνακείμενος εἷς ἐκ τῶν μαθητῶν αὐτοῦ ἐν τῷ κόλπῳ τοῦ Ἰησοῦ, ὃν ἠγάπα ὁ Ἰησοῦς


    Giovanni XIII ,25

    con : era giacente ( a mensa ) “

    Già, tu sei uno di quelli che non sa il greco e dunque scartabelli interlienari.
    Ma cosa c’entra quello che dici? E che valore probatorio potrebbe mai avere all’interno del tuo discorso? Ma non hai ancora capito che il problema non è la traduzione della singola parola ma la connotazione di significato che dai al gesto? A me non cambia nulla che Giovanni stesse disteso, il problema è cosa significhi dal punto di vista interpersonale stare disteso sul petto di qualcuno. Se due maschi in Russia si baciano sulla bocca possono essere amici che si salutano, a San Francisco negli USA sono invece due gay che si amano. Lo stesso gesto ha significati diversi.
    Ho poi spiegato che anakeimai significa giacere su qualcosa, ma il tipo di modo in cui si giace su qualcosa non è determinato, in quanto può rimandare al semplice poggiarsi.
    Da ultimo, qualora si intenda la frase come idiomatica, come documentano i lessici citati, allora è ovvio che la traduzione delle singole parole fornite da un interlineare diventa non probante, per un interlineare traduce parola per parola ma non ci dà alcun informazione sull’eventuale significato idiomatico di un espressione. Se il nostro testo sacro fosse un’opera italiana, e in questa opera ci fosse scritta la farse “costruire castelli in aria”, una traduzione letterale di quest’espressione sarebbe fuorviante in una lingua che non ha questa espressione idiomatica, la quale significa fare progetti campati per aria e non certo darsi all’edilizia di manieri medievali.

    CITAZIONE
    “non abbiamo certezza che Giovanni fosse un adolescente , anzi , il fatto che Gesù gli affidi la madre in punto di morte ci fa pensare ad una persona adulta , sicuramente non ad un cinno.

    Il tuo punto di vista culturale è irrilevante, perché la maggior età ebraica è a 13 anni. Anche nelle società agricole del mediterraneo, compresa la nostra Italia di 60 anni fa, eri considerato un uomo adulto verso i 16 anni, indipendentemente dalle leggi vigenti ovviamente.
    E comunque, la questione è irrilevante, perché come si vede non si può neppure esser certi che l’espressione indichi qualcosa di reale e non sia invece una frase idiomatica per indicare chi ti sta accanto.

    CITAZIONE
    “Questo conferma che tu credi di essere una cosa simile a un Proff o simil , invece sei un patacca :

    la Pasqua Ebraica prevedeva , per gli Ebrei osservanti , il mangiare sdraiati :

    dal Talmud.

    Mi sfugge seriamente perché mai lo stare sdraiati escluderebbe l’uso di tavoli, visto che ci si può distendere su supporti rialzati, e avere una tavola al livello di questi.
    Inoltre, mi sfugge il perché di questa insistenza nel credere che il talmud, anziché dei soli farisei, rappresenti il canone dell’intero ebraismo (lo stesso vizio di forma s’è visto nel parlare dei rabbini sposati). Proprio stando a Giovanni la data dell’ultima cena di Gesù non è quella della pasqua secondo il calendario farisaico, tant’è che s’è ipotizzato che Gesù ne seguisse un altro, ma non voglio addentrarmi nella vexata quaestio.
    CITAZIONE
    “( Il tavolo per le grandi occasioni forse è quello del tuo seggio elettorale, visto le allucinazioni che ti causa )

    E il tavolo per i pasti è stato probabilmente introdotto da Benedetto da Norcia per la " regola monastica " .( da approfondire )”

    Questo è solo un incentivo alla diffusione, non l’invenzione.

    Pausa pranzo finita, a dopo!

    Ad maiora
     
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    Coooooosiìììì mi piace !!!

    Bene, avvisate amici e parenti per i fuochi di artificio di questa notte.

    Ora, con il mio Rav e un Rabbi sono impegnato a tradurre dal ben Yehuda e dal Kittim .

    A dopo.


    zio ot :shifty:
     
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505 replies since 1/6/2009, 11:12   24714 views
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