Cruna dell'ago

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Hard-Rain @ 22/1/2009, 11:35)
    CITAZIONE
    Gesù lì voleva dire che era difficile, ma non impossibile perché dire che è impossibile non è un discorso da ebreo.

    Questo infatti si deduce anche da tutto il testo. Infatti subito dopo i discepoli si guardano attoniti e dicono: "E' impossibile salvarsi!" (se le cose stanno così). Ma Gesù dice subito loro: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio." E' chiaro dunque che non vi è impossibilità assoluta, semmai solo grande difficoltà. Anche perchè Cristo, come sappiamo, chiedeva al nucleo di discepoli più intimi che lo seguivano dappertutto di abbandonare le proprie vite e le proprie ricchezze.

    Shalom.

    Però è chiaro il mio ragionamento? Perché usare un termine il cui significato letterale è "Elefante" per indicare una piccola fessura? Nella Ghemaràh è usato anche in questo senso il termine "pila", ma non ha senso! Si deve dunque supporre che il termine "pila" oltre ad elefante aveva anche un altro senso letterale come potrebbe essere ad esempio "filo" o "pelo" e questo giustifica l'uso figurativo di "fessura", "spaccatura". "Pila" nella Ghemaràh è anche usato per indicare un'erba medicinale, credo che il nome italiano sia "Filago", ma devo ancora controllare meglio.

    Comprendo però che i discepoli di Gesù, al sentire la metafora, ne deducono che è impossibile salvarsi e questo non è tanto coerente con quanto da me supposto. Però il ragionamento secondo cui il ricco deve spogliarsi di tutto per entrare nel regno dei Cieli non è ebraico perché la ricchezza nell'Ebraismo è concepita come una benedizione divina e la povertà come una sventura. All'ebreo ricco è richiesto di donare solo un quinto delle proprie ricchezze e non tutto perché altrimenti farà male a se stesso e si metterà nelle condizioni di aver bisogno di altri. Invece di divenire anch'egli povero con un'azione squilibrata, non potendo più aiutare nessuno, potrebbe usare i suoi guadagni da ricco per aiutare gli altri poveri sollevandoli dalla sventura della povertà. Poi divenendo poveri si fa anche un danno alla società perché si pagano meno tasse. Una tassa nell'Ebraismo considerata sacra è la decima e questa divendo poveri si ridurrebbe drasticamente annullando il proprio mantenimento sacro al Tempio. Ogni buon ebreo ricco potrebbe, dopo aver tolto la decima, usare per esempio il 50 % dei suoi guadagni per darlo ai poveri così si contribuisce a fare del bene anche agli altri e a compiere i comandamenti amando il proprio prossimo come se stessi. Il discorso di Gesù secondo me è stato manomesso...

    Shabbat Shalom
     
    .
  2. Hard-Rain
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Però il ragionamento secondo cui il ricco deve spogliarsi di tutto per entrare nel regno dei Cieli non è ebraico perché la ricchezza nell'Ebraismo è concepita come una benedizione divina e la povertà come una sventura.

    Avraham, un recente libro del prof. Mauro Pesce mi sta facendo riflettere molto. Ci sono alcuni ricchi che hanno a che fare con Gesù e lo ospitano, però non viene chiesto loro di abbandonare le proprie ricchezze. Nella parabola del figliuol prodigo, il padre stesso è molto ricco e non viene biasimato per questo. Nella scena del giudizio universale secondo Matteo, si viene giudicati sulla base di quanto si è fatto per gli altri, non per quanto si è rinunciato delle proprie ricchezze. Infatti essere ricco permette tra l'altro di avere più mezzi per aiutare gli altri. E' solo al nucleo scelto dei discepoli che viene chiesto un atteggiamento diverso, quello di vivere senza attaccamento alle ricchezze. Ma quello era il gruppo speciale "transitorio", che doveva preparare gli altri a vivere in un certo modo. Infatti la missione di Gesù durò pochissimo. Si ritiene che sia esistito un doppio livello, quello generico delle persone che seguivano la predicazione di Cristo continuando la vita precedente e invece i discepoli più intimi che lo seguivano e lo supportavano ovunque seguendo regole diverse. Ma questo è coerente con il collocare Cristo nell'orbita enochico-essenica, più che quella dei Farisei. Non a caso io, come sai, tendo a collegare Gesù a questo ambiente culturale e cultuale più che a quello farisaico. E in effetti che cosa troviamo? La comunità qumranica aveva il concetto di ricchezza comune, i testi degli Esseni o dei loro antenati enochici hanno parole a volte molto dure contro la ricchezza. Si tratta di un giudaismo apocalittico che aspettava la fine del mondo imminente, dove le ricchezze non sarebbero più servite a molto. In Gesù la tendenza apocalittica è evidente e forte. Egli l'ha desunta dal Battista e dalle comunità esseno-enochiche. Filone di Alessandria (13 a.e.v. - 45 e.v. circa) venendo a parlare degli Esseni, scrive di loro: "Non accumulano argento e oro, né si appropriano di vaste tenute con il desiderio di trarne vantaggio ma semplicemente per procurarsi il fabbisogno essenziale per la vita" (Quod omnis probus liber sit, 2.457-459) e si potrebbero citare altre testimonianze, come Flavio Giuseppe (37-103 e.v. circa), "Non curano la ricchezza ed è mirabile il modo come attuano la comunità dei beni, giacché è impossibile trovare presso di loro uno che possegga più degli altri; la regola è che chi entra metta il suo patrimonio a disposizione della comunità, sì che in mezzo a loro non si vede né lo squallore della miseria, né il fasto della ricchezza, ed essendo gli averi di ciascuno uniti insieme, tutti hanno un unico patrimonio come tanti fratelli." (Bell. 2, 122). Gesù come questi Esseni non ha detto che in assoluto la ricchezza va condannata e difatti vi sono dei ricchi che sarebbero degli ottimi seguaci (Zaccheo), però per il suo "gruppo scelto" probabilmente preferiva una certa continenza sul fronte della ricchezza, come nelle comunità essene, che erano però stanziali, mentre quella gesuana era una grande comunità che si spostava di luogo in luogo senza avere un punto fisso, una specie di grande carovana zingaresca che andava incontro alla gente.

    Shabbat Shalom

    Edited by Hard-Rain - 23/1/2009, 13:39
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    Anche di Gesù è scritto che indossava un vestito di valore. Mettere i propri beni a disposizione della propria comunità corrisponde all'ideale ebraico, ma questo non significa spogliarsi delle proprie ricchezze e divenire poveri, ma bensì rendere gli altri partecipi della propria ricchezza ed è anche buona usanza creare dei capitali comuni come fanno ancor oggi i kibbuzzim in Israel. Ma queste sono comunità molto ricche, la comunità di beni ha reso la vita molto agiata anche a coloro che inizialmente erano poverissimi.
    L'accumulo di ricchezza è anche considerato negativo nell'Ebraismo, ma proprio per il fatto negativo che accumulando si evita di mettere in pratica le mizwot di donare al povero. Quello che era condannato nel pensiero di queste comunità, secondo la descrizione di Giuseppe, non era la ricchezza, ma le differenze dei ceti sociali, tutti infatti, mettendo in comune i loro beni si mantenevano alla pari, allo stesso livello di vita, senza ne poveri, ne ricchi, ma questo relativamente alla propria comunità di appartenenza. Rispetto all'esterno conservavano una certa dignità di vita ed agli occhi di altri apparivano certamente più ricchi, come oggi avviene nel kibbuz israeliano. Nella descrizione di Filone "procurarsi il proprio fabbisogno essenziale" è relativo al livello di vita che una persona conduce ed è dunque direttamente proporzionale a quanto una persona guadagna. Se una persona ha un lavoro pregiato gli sono richieste condizioni di vita più elevate per conservare la fiducia e dare garanzia ai propri clienti. Se una persona poi è ricca per eredità può conservare condizioni di vita dei livelli superiori e per garantirsi il suo fabbisogno dovrà gestire i suoi beni proporzionatamente, contribbuendo anche agli altri e per lo sviluppo della società, ma non gli viene richiesto affatto di abbassare il suo livello di vita o ancor peggio spogliandosi di tutto altrimenti potrebbe cadere in disgrazia e anche morire di malincuore. A questi viene chiesto al massimo di donare un quinto, il 20% dei propri beni, conservando il proprio fabbisogno adatto al suo livello di vita. L'attaccamento alle ricchezze, ai valori materiali, non è visto di buon occhio nell'Ebraismo e in certi casi può anche equivalere all'idolatria. Se D-o ha donato la ricchezza ad un uomo, ne faccia buon uso e la faccia durare quanto più può per aiutare gli altri. Anche l'accumulo delle ricchezze è proibito se è squilibrato e avido, è permesso accumulare solo per garantirsi una equilibrata riserva per il proprio fabbisogno proporzionalmente al proprio livello di vita, ma non di più e senza aspirare agli alti livelli se ciò può impedire di occuparsi del proprio prossimo che vive in condizioni pessime.

    Shalom
     
    .
  4. goy furioso
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Abramo @ 23/1/2009, 11:53)
    la ricchezza nell'Ebraismo è concepita come una benedizione divina e la povertà come una sventura.

    Cosa intendi con precisione con il termine "sventura"?

    Te lo chiedo perchè hai usato questo termine contrapponendolo (o almeno così sembra) al termine "benedizione".
    Intendi forse dire che la povertà è una punizione divina?

    Shalom
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    Certamente può essere anche una punizione o comunque una prova come nel caso della parabola di Giobbe. Se HaShem decide di chiudere il cielo e non far cadere la pioggia il cibo scarseggia e si diviene poveri e questa è una delle maledizioni descritte nella Toràh. Ma è chiaro che ognuno di noi può imparare molto anche dalle condizioni di povertà, ma questo non toglie che la povertà di per se è una sventura. Ma come dice la Mishnàh il vero ricco è colui che si contenta della sua parte.

    Shavùa Tov
     
    .
  6. Hard-Rain
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Ma come dice la Mishnàh il vero ricco è colui che si contenta della sua parte.

    Caro Avraham, questo detto della Mishnà ce lo hai citato di persona quando sei venuto in Italia a farci visita, ed è straordinario. E' molto bello e mi ha fatto meditare molto, anche sul piano personale.

    Shalom.
     
    .
  7. Cochav YaM
     
    .

    User deleted


    QUOTE (Abramo @ 22/1/2009, 00:01)
    Io suppongo che il termine "pila" della metafora talmudica era originariamente inteso come "filo" comune, che è possibile farlo entrare in una cruna d'ago, ma con molta difficoltà.

    Scusa Abramo, abbi pazienza, io non sono d'accordo con questa interpretazione. Come la mettiamo con la questione del sogno? Nessuno sognerebbe mai cose impossibili: "come un albero d'oro e un elefante che passa attraverso il buco dell'ago".
     
    .
  8. Quintargento
     
    .

    User deleted


    Questo è un evidente detto popolare avente lo scopo di evidenziare un compito quasi impossibile o qualcosa di straordinario. Nel Talmud c’è un’espressione simile come ha citato Abramo: al posto del cammello c’è l’elefante. Israel Abrahams (Studies II, p. 208), cita un passo di Pesikta Rabbati: «Il Santo disse: aprite per me una porta così grande come la cruna di un ago ed io vi aprirò una porta attraverso la quale potete far entrare delle tende e.. (?)». Rabbi Yose dice: «D-o ha detto: fammi un’apertura come la cruna di un ago, e io vi farò un’apertura così larga, che vi possono entrare degli eserciti» (Pesikta Rab Kah. 5:6; 24:12, traduzione di William Braude e Israel Kapstein). Un’ipotesi è che si può riferire ai kirkarot di Isaia 66:20, il cui significato probabile è «dromedari». Questo potrebbe essere un parallelo per contrasto. Il peccatore pentito apre la cruna dell’ago a D-o e D-o apre una porta in cui le tende e i cammelli potrebbero accamparsi.
    Le “funi”, le “corde”, le “porte” sono soltanto dei tentativi per spiegare l’apparente incongruenza della frase di Gesù.
    Leggendo superficialmente, sembra che Gesù dica che è impossibile per chiunque sia ricco ricevere la vita eterna. In realtà, questa metafora del cammello e della cruna dell’ago è solo una delle tante caricature verbali che a Gesù piaceva utilizzare. Gesù, qui, non sta dicendo niente di più di quello che ha detto in Luca 16:13: Non si può amare, cioè mettere al primo posto, due padroni. Un discepolo deve scegliere quello che è più importante per lui - mammon o D-o. Finché la ricchezza di un discepolo non è più importante di D-o, finché non gli impedisce di servire D-o, allora il discepolo è libero di avere i suoi beni.
    Comunque, la storia del giovane ricco illustra la natura insidiosa della ricchezza e del serio pericolo spirituale che presenta. Ma non dobbiamo supporre che bisogna avere molto denaro per stornare i nostri pensieri da D-o. Si può essere avari anche con piccole somme proprio come i ricchi spesso lo sono con i loro milioni. L'uomo ricco era diventato così attaccato ai suoi beni che non ha potuto seguire Gesù.

    Shalom
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Quintargento @ 26/1/2009, 23:35)
    Israel Abrahams (Studies II, p. 208), cita un passo di Pesikta Rabbati: «Il Santo disse: aprite per me una porta così grande come la cruna di un ago ed io vi aprirò una porta attraverso la quale potete far entrare delle tende e.. (?)».

    Non è la stessa metafora, qui non si parla di "cruna di un ago" come erroneamente traduce l'autore, ma di un piccolo foro che fa la punta di un ago. L'originale di questa metafora è in Shir haShirim Rabbàh (il Midrash Rabbàh di Cantico dei Cantici che commenta il verso 5:2) che usa l'espressione "כחודה של מחט " (=come la punta di ago) con il termine "חודה" (=punta) invece di "חרירה"(=foratura) come nelle altre versioni di Pesikta rabbatì e Pesikta deRabi Kahana che hanno l'espressione: "כחרירה של מחט" (=come il foro che fa l'ago).

    CITAZIONE
    ed io vi aprirò una porta attraverso la quale potete far entrare delle tende e.. (?)».

    "ואני פותח לכם פתח שיהו אהליות וכצוצטריות ניכנסין בו"= e Io vi apro un'apertura per entrare in accampamenti di tende e corridoi. Il Midrash spiega che aprendo una piccola porta del cuore, HaShem ci apre una grande porta per studiare e approfondire sempre di più. L'accampamento di tende qui rappresenta l'abbondanza di Betè Midrash (case di Studio).
    CITAZIONE
    Rabbi Yose dice: «D-o ha detto: fammi un’apertura come la cruna di un ago, e io vi farò un’apertura così larga, che vi possono entrare degli eserciti» (Pesikta Rab Kah. 5:6; 24:12, traduzione di William Braude e Israel Kapstein).

    E' la stessa identica versione che ho riportato sopra, non dice "eserciti".
    CITAZIONE
    Un’ipotesi è che si può riferire ai kirkarot di Isaia 66:20, il cui significato probabile è «dromedari». Questo potrebbe essere un parallelo per contrasto. Il peccatore pentito apre la cruna dell’ago a D-o e D-o apre una porta in cui le tende e i cammelli potrebbero accamparsi.

    La versione che ha carri giovenche e altri animali con corna usati come mezzi di trasporto è proprio quella di Shir haShirim Rabbàh:

    "רבי יסא אמר, אמר הקב"ה לישראל בני פתחו לי פתח אחד של תשובה כחודה של מחט ואני פותח לכם פתחים שיהיו עגלות וקרניות נכנסות בו "
    =Rabi Yose dice: Disse il Santo Benedetto Sia a Israel: figli miei apritemi un'apertura di pentimento come la punta di un ago e Io vi aprirò aperture dove vi entreranno giovenche e cornuti. 1

    1: oppure carri e cornuti (buoi).

    CITAZIONE
    kirkarot di Isaia 66:20, il cui significato probabile è «dromedari».

    Oppure "carri" come le "'agalot"(=carri) del Shir haShirim Rabbàh.


    CITAZIONE
    Le “funi”, le “corde”, le “porte” sono soltanto dei tentativi per spiegare l’apparente incongruenza della frase di Gesù.

    Ma non è vero, sono invece dei tentativi per ricercare una frase fatta di due cose che si associano meglio fra loro. La corda si associa meglio con l'ago, come diceva Aialon e la porta si associa meglio col cammello.

    CITAZIONE
    Leggendo superficialmente, sembra che Gesù dica che è impossibile per chiunque sia ricco ricevere la vita eterna. In realtà, questa metafora del cammello e della cruna dell’ago è solo una delle tante caricature verbali che a Gesù piaceva utilizzare.

    Se la mia ipotesi fosse attendibile mi limiterei ad interpretare il detto di Gesù come la descrizione di un ricco che passa per una porta molto stretta per entrare nel Regno dei Cieli e in questo senso è più facile far entrare un filo in un ago che vi entra stretto, piuttosto che un ricco, che entra con ancor più difficoltà da una porta relativamente ancor più stretta.

    L'ago infatti è costruito per fare un foro con un diametro equivalente allo spazio necessario per inserire due fili nel tessuto da cucire e per raggiungere questo scopo gli aghi hanno la cruna ovale schiacciata e un po' allungata longitudinalmente in modo che il filo inserendosi si schiaccia un po'. Per inserire il filo in un ago con meno difficoltà bisognerebbe schiacciarlo un po', forse è proprio questo concetto che vuole esprimere la metafora. Il ricco per entrare nel regno dei Cieli deve schiacciarsi un po' per entrare attraverso una porta con una forma simile a quella della cruna dell'ago (cosa impossibile se non fa un po' di dieta :D ). Può darsi che all'ascolto di questo tipo di metafora, i discepoli di Gesù interpretarono come impossibile l'ingresso di un ricco nel regno dei Cieli perché pensavano allo schiacciare del filo, che in quel caso simboleggiava il ricco.

    Shalom

    CITAZIONE (Cochav YaM @ 25/1/2009, 21:28)
    CITAZIONE (Abramo @ 22/1/2009, 00:01)
    Io suppongo che il termine "pila" della metafora talmudica era originariamente inteso come "filo" comune, che è possibile farlo entrare in una cruna d'ago, ma con molta difficoltà.

    Scusa Abramo, abbi pazienza, io non sono d'accordo con questa interpretazione. Come la mettiamo con la questione del sogno? Nessuno sognerebbe mai cose impossibili: "come un albero d'oro e un elefante che passa attraverso il buco dell'ago".

    Non credo sia quello il concetto espresso nella Ghemarà, altrimenti dovresti spiegarmi come fece Parò a sognare sette vacche magre che ingoiano sette vacche grasse o peggio ancora il sogno delle sette spighe.

    Shalom

    Edited by Abramo - 27/1/2009, 11:47
     
    .
  10. paola860
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    CITAZIONEed io vi aprirò una porta attraverso la quale potete far entrare delle tende e.. (?)».

    "ואני פותח לכם פתח שיהו אהליות וכצוצטריות ניכנסין בו"= e Io vi apro un'apertura per entrare in accampamenti di tende e corridoi. Il Midrash spiega che aprendo una piccola porta del cuore, HaShem ci apre una grande porta per studiare e approfondire sempre di più. L'accampamento di tende qui rappresenta l'abbondanza di Betè Midrash (case di Studio).

    Secondo il mio punto di vista state dicendo la stessa cosa con un linguaggio diverso. Gesù nel vangelo di Matteo dice:

    Matteo 7:7
    Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;

    Il versetto, sempre secondo il mio punto di vista, fa intendere: chiedete ciò che a voi è sconosciuto, cercate tramite lo studio della Torah la mia parola e troverete la via giusta da seguire, aprite il vostro cuore (la porta) a HaShem, il quale metterà la Sua parola nel cuore e nella mente.


    CITAZIONE
    Se la mia ipotesi fosse attendibile mi limiterei ad interpretare il detto di Gesù come la descrizione di un ricco che passa per una porta molto stretta per entrare nel Regno dei Cieli e in questo senso è più facile far entrare un filo in un ago che vi entra stretto, piuttosto che un ricco, che entra con ancor più difficoltà da una porta relativamente ancor più stretta.

    L'ago infatti è costruito per fare un foro con un diametro equivalente allo spazio necessario per inserire due fili nel tessuto da cucire e per raggiungere questo scopo gli aghi hanno la cruna ovale schiacciata e un po' allungata longitudinalmente in modo che il filo inserendosi si schiaccia un po'. Per inserire il filo in un ago con meno difficoltà bisognerebbe schiacciarlo un po', forse è proprio questo concetto che vuole esprimere la metafora. Il ricco per entrare nel regno dei Cieli deve schiacciarsi un po' per entrare attraverso una porta con una forma simile a quella della cruna dell'ago (cosa impossibile se non fa un po' di dieta ). Può darsi che all'ascolto di questo tipo di metafora, i discepoli di Gesù interpretarono come impossibile l'ingresso di un ricco nel regno dei Cieli perché pensavano allo schiacciare del filo, che in quel caso simboleggiava il ricco.

    Devo complimentarmi per la bella spiegazione. Gesù, sempre in Matteo dice:

    Matteo 6:19
    Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; 6:20 accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.

    Lo stesso significato del versetto è citato in Isaia:

    Isaia 30:6
    Oracolo sulle bestie del Negheb.
    In una terra di angoscia e di miseria,
    adatta a leonesse e leoni ruggenti,
    a vipere e draghi volanti,
    essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini,
    i tesori sulla gobba di cammelli
    a un popolo che non giova a nulla.


    Il ricco fa fatica ad entrare nella porta stretta perchè ha paura di perdere i suoi beni e di dividerli con gli altri.

    Shalom
     
    .
  11. Quintargento
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Abramo @ 27/1/2009, 11:07)
    Se la mia ipotesi fosse attendibile mi limiterei ad interpretare il detto di Gesù come la descrizione di un ricco che passa per una porta molto stretta per entrare nel Regno dei Cieli e in questo senso è più facile far entrare un filo in un ago che vi entra stretto, piuttosto che un ricco, che entra con ancor più difficoltà da una porta relativamente ancor più stretta.

    Concordo
    shalom
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    עם ישראל חי

    Group
    Administrator
    Posts
    3,153
    Location
    Israel

    Status
    Offline
    CITAZIONE (paola860 @ 27/1/2009, 19:44)
    CITAZIONE
    CITAZIONEed io vi aprirò una porta attraverso la quale potete far entrare delle tende e.. (?)».
    "ואני פותח לכם פתח שיהו אהליות וכצוצטריות ניכנסין בו"= e Io vi apro un'apertura per entrare in accampamenti di tende e corridoi. Il Midrash spiega che aprendo una piccola porta del cuore, HaShem ci apre una grande porta per studiare e approfondire sempre di più. L'accampamento di tende qui rappresenta l'abbondanza di Betè Midrash (case di Studio).

    Secondo il mio punto di vista state dicendo la stessa cosa con un linguaggio diverso.

    Quintargento ha citato una traduzione di un libro incompleta a causa di una parola rara non compresa ed io l'ho completata . Ma il libro citato vorrebbe spiegare la metafora del tema della discussione con un'altra metafora che a mio avviso, leggendola dall'ebraico, è del tutto diversa e non può essere usata per spiegare la nostra perché esprime un concetto del tutto diverso. Dalla traduzione italiana c'è un punto a favore in più perchè erroneamente straduce "cruna dell'ago" al posto di "foratura dell'ago" causata con la sua punta.

    CITAZIONE
    Gesù nel vangelo di Matteo dice:

    Matteo 7:7
    Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;

    Il Midrash citato esprime proprio il concetto opposto, qui è HaShem a bussare e il popolo di Israel è invitato ad aprire una piccola apertura al proprio cuore. Ma non andiamo fuori tema.

    CITAZIONE
    Il ricco fa fatica ad entrare nella porta stretta perchè ha paura di perdere i suoi beni e di dividerli con gli altri.

    Il ricco cattivo. Il ricco buono passa figurativamente per una porta più stretta perché essendo ricco ha più responsabilità avendo appunto più valori.

    Ma ritornando in tema è interessante notare che 5 capitoli prima nella versione di Luca, Gesù fa questa interessante osservazione:
    " Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:
    «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. (Luca 13:23-24 ).

    Questo secondo me si adatta molto bene alla nostra metafora riportata altresì in Luca 18:25: "è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!"

    Ancor meglio ipotizzare che il cammello in questione sia più coerentemente il pelo di cammello. Il pelo di cammello è usato nell'industria tessile per produrre un filo molto fine con il quale a sua volta si produconno tessuti molto pregiati. Esso è chiamato correntemente con il suo nome tecnico semplicemente: "cammello". Se la nostra metafora fosse ascoltata in ambienti tessili si associerebbe logicamente la cruna dell'ago al filo del cammello, da che con "cammello" si sottintende il filo del cammello.
    Il filo del cammello era usato dai nomadi del deserto per produrre corde molto resistenti, tende e coperte. Addirittura è stata ritrovata in Egitto una corda di cammello risalente alla quarta dinastia, qualche millennio prima dell'era volgare. Il tessuto di cammello era molto comune al tempo di Gesù, Giovanni Battista era infatti vestito con una veste di pelo di cammello.

    Shalom


     
    .
  13. Cochav YaM
     
    .

    User deleted


    QUOTE (Abramo @ 27/1/2009, 11:07)
    Se la mia ipotesi fosse attendibile mi limiterei ad interpretare il detto di Gesù come la descrizione di un ricco che passa per una porta molto stretta per entrare nel Regno dei Cieli e in questo senso è più facile far entrare un filo in un ago che vi entra stretto, piuttosto che un ricco, che entra con ancor più difficoltà da una porta relativamente ancor più stretta.

    L'ago infatti è costruito per fare un foro con un diametro equivalente allo spazio necessario per inserire due fili nel tessuto da cucire e per raggiungere questo scopo gli aghi hanno la cruna ovale schiacciata e un po' allungata longitudinalmente in modo che il filo inserendosi si schiaccia un po'. Per inserire il filo in un ago con meno difficoltà bisognerebbe schiacciarlo un po', forse è proprio questo concetto che vuole esprimere la metafora. Il ricco per entrare nel regno dei Cieli deve schiacciarsi un po' per entrare attraverso una porta con una forma simile a quella della cruna dell'ago (cosa impossibile se non fa un po' di dieta :D ). Può darsi che all'ascolto di questo tipo di metafora, i discepoli di Gesù interpretarono come impossibile l'ingresso di un ricco nel regno dei Cieli perché pensavano allo schiacciare del filo, che in quel caso simboleggiava il ricco.

    QUOTE (Abramo @ 27/1/2009, 20:34)
    Ancor meglio ipotizzare che il cammello in questione sia più coerentemente il pelo di cammello. Il pelo di cammello è usato nell'industria tessile per produrre un filo molto fine con il quale a sua volta si produconno tessuti molto pregiati. Esso è chiamato correntemente con il suo nome tecnico semplicemente: "cammello". Se la nostra metafora fosse ascoltata in ambienti tessili si associerebbe logicamente la cruna dell'ago al filo del cammello, da che con "cammello" si sottintende il filo del cammello.
    Il filo del cammello era usato dai nomadi del deserto per produrre corde molto resistenti, tende e coperte. Addirittura è stata ritrovata in Egitto una corda di cammello risalente alla quarta dinastia, qualche millennio prima dell'era volgare. Il tessuto di cammello era molto comune al tempo di Gesù, Giovanni Battista era infatti vestito con una veste di pelo di cammello.

    Confesso che stavo cominciando a pensare che stavi dando i numeri, ma ora devo riconoscere che mi hai convinto. Se il battista aveva un vestito di peli di cammello è segno che all'epoca era molto comune questa fibra e nominare il cammello in un contesto di cruna d'ago si pensa al filo di cammello e non all'animale cammello che mal si associa con l'ago. Ad un ago comunemente si associa un filo. E' abbastanza comune anche oggi il cammello (nel senso di fibra) e mi pare sia fra le cinque lane più diffuse.

    Da qualche sito:
    Pelo di Cammello. Il pelo di cammello si ottiene prevalentemente dal cammello bactriano che vive nel continente asiatico. Se ne ricava un pelo di colore fulvo che viene generalmente utilizzato al naturale, cioè senza applicare alcuna tintura. Il pelo lanoso è una fibra molto pregiata con una lunghezza che va da 20 a 120 mm e diametro da 5 a 40 micron. Questo pelo possiede una tenacità superiore a quella della lana con uguale ripresa di umidità ed un allungamento del 40%; viene impiegato per vestiario e coperte.

    http://www.lammatest.rete.toscana.it/lamma...ali-animali.php

    Qui c'è un elenco di fibre tessili e il filo di cammello è chiamato "cammello":

    Cammello (Ricavato dai cammelli, che espellono il pelo dalla pancia che viene poi setacciato e raccolto ad inizio estate)

    http://open-site.org/International/Italian...o/Fibra_Tessile
     
    .
  14. Cochav YaM
     
    .

    User deleted


    Matteo 3:4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello
     
    .
  15. paola860
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Abramo @ 27/1/2009, 20:34)
    Ma ritornando in tema è interessante notare che 5 capitoli prima nella versione di Luca, Gesù fa questa interessante osservazione:
    " Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:
    «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. (Luca 13:23-24 ).

    Questo secondo me si adatta molto bene alla nostra metafora riportata altresì in Luca 18:25: "è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!"

    Ancor meglio ipotizzare che il cammello in questione sia più coerentemente il pelo di cammello. Il pelo di cammello è usato nell'industria tessile per produrre un filo molto fine con il quale a sua volta si produconno tessuti molto pregiati. Esso è chiamato correntemente con il suo nome tecnico semplicemente: "cammello". Se la nostra metafora fosse ascoltata in ambienti tessili si associerebbe logicamente la cruna dell'ago al filo del cammello, da che con "cammello" si sottintende il filo del cammello.
    Il filo del cammello era usato dai nomadi del deserto per produrre corde molto resistenti, tende e coperte. Addirittura è stata ritrovata in Egitto una corda di cammello risalente alla quarta dinastia, qualche millennio prima dell'era volgare. Il tessuto di cammello era molto comune al tempo di Gesù, Giovanni Battista era infatti vestito con una veste di pelo di cammello.

    Shalom

    Abramo non ho ben capito, stai dicendo che il versetto citato in Luca potrebbe riferirsi proprio al pelo del cammello?

    Quindi, è molto più semplice far entrare il pelo del cammello nella cruna di un ago.

    Shalom

     
    .
75 replies since 17/1/2009, 17:45   9250 views
  Share  
.