Poveri in spirito

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    אריאל פינטור

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    i l’espressione è ebraica, ma è praticamente certo che Luca la rende più facile da capire per un ambiente greco. La beatitudine di Luca passa dalla terza persona plurale alla seconda (Beati voi che siete poveri). Il cambiamento di Luca alla seconda persona «hymeteros» è una sua scelta perché questa parola non ricorre mai né in Matteo né in Marco. Dunque Luca mostra di aver voluto adattare questa beatitudine. Un’altra prova che Matteo preserva il detto originale di Gesù è il fatto che la stessa espressione la si ritrova a Qumran.

    Certamente Luca fa sempre uno sforzo in più per adattare il testo all'uditorio greco-romano.
    Il voi, in seconda persona, sottolinea anche che chi scrive si rivolge forse ad una cerchia di persone, di fedeli o di discepoli o a una comunità.
    Resta il fatto che l'intenzione originale era di esaltare l'umiltà e non la povertà, l'indigenza, che nella cultura ebraica sono un pena, non un merito, un mezzo di espiazione e purificazione dai peccati e non qualcosa di utile e di auspicabile per la salvezza.
    Sicuramente l'impostazione cristiana ha in comune con l'essena la visione della povertà come merito mezo di elevazione e salvezza e questo si è riflettuto nei secoli successivi, progressivamente fino a scelte di vita estreme con il monachesimo e gli ordini minori.
     
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    Bibliothecarius Arcanus

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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 23/12/2008, 15:07)
    In effetti, rileggendo, nei vangeli non vi sono situazioni in cui la povertà materiale, cioè l'indigenza, sia lodata. Il giudizio universale di Matteo in effetti non loda l'indigenza bensì dice che noi verremo valutati sulla base del nostro aiuto a chi è indigente, segno quindi che l'indigenza deve essere combattuta, altrimenti non avrebbe senso dire di aiutare gli indigenti.

    La povertà è lodata in funzione del regno e di Cristo stesso, infatti al giovane ricco viene chiesto di liberarsi di tuti i suoi averi. Dunque la proprietà è vista come un ostacolo alla sequela laddove la povertà sarebbe libertà, tuttavia concordo con te, la povertà fine a se stessa è semplicemente l'altra faccia della ricchezza, laddove Gesù reindirizza tutto e risignifica tutto verso se stesso e quindi verso il Padre.
    Personalmente ritengo ambedue le versioni di Matteo e Luca corrette, laddove pongono accenti su due cose diverse, perchè diverso è il pubblico a cui si rivolgono. Nella predicazione gesuana infatti vi è sia la necessità di accogliere qui e ora il regno, e per farlo bisogna predisporsi correttamente, sia la speranza di una giustizia futura del/nel regno. Dunque ambedue le espressioni sembrano essere fedeli alla predicazione originaria. Quali poi siano state le parole esatte in quella specifica occasione è molto difficile dirlo, potrebbe addirittura non essere nessuna delle due versioni. Personalmente ritengo Matteo più verosimile per i motivi che altri hanno già espresso e che mi sembrano condivisibili.
     
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    אריאל פינטור

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    Non proprio così:
    al giovane ricco che già è un osservante della legge, viene detto: "Se vuoi essere perfetto...
    Vendi tutto ciò che hai e DALLO AI POVERI"
    Non vi è condanna né biasimo per la povertà. Vi è incoraggiamento ed esortazione alla Tzedaka, cioè alla giustizia, verso chi è povero e può esserlo di meno grazie al gesto eventuale del giovane ricco che si avvicinerebbe alla perfezione e non alla semplice osservanza, adempiendo al comandamento dell'amore verso il prossimo e al sostegno del povero e dell' indigente.
    Questa non è condanna della ricchezza come mezzo di allontanamento dal regno dei cieli, ma piuttosto come opportunità, da parte di chi è più privilegiato, di compiere opere buone, con l'uso GIUSTO DELLA PROPRIA RICCHEZZA.
    Non vi è espressione più ebraica di questa.
     
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  4. paola860
     
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    Scusate, ma l'indigenza non può essere vista anche come povertà spirituale? cioè colui che, non conoscendo l'amore del Creatore e la Sua opera, si vanta della sua opera e di tutto ciò che ha e, addirittura, vorrebbe avere di più?


    Stamattina ho letto una frase molto significativa, la riporto:

    Se qualcuno mi regalasse un milione di euro, sicuramente lo apprezzerei. Ma se una persona mi desse una stretta di mano lo amerei per sempre, perchè i soldi sono una cosa finita - la stretta di mano è una cosa infinita.

    Shalom
     
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  5. QUINTARGENTO
     
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    Hard -Rain tutti gli studiosi che hai citato hanno il difetto di non aver potuto prendere in considerazione gli scritti di Qumran.
    Shalom
     
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    I termini ebraici " 'anì"(=povero) e " 'anav" (=umile) derivano dalla stessa radice (ענה) che ha senso di "rispondere".
    Non però come dice Gnilka che il povero è "chi è nelle condizioni di dover rispondere", ma bensì colui che per vivere dipende dalla volontà altrui. Analogamente l'umile non fa la sua volontà perché non esalta se stesso e non ricerca nulla per se stesso, ma tutto quello che fa lo fa per gli altri, egli in sostanza dipende dalla volontà altrui ed in questo questi due termini in ebraico sono sinonimi. Abbiamo infatti casi, come abbiamo visto in Ishaiah, in cui è usato il termine " 'anì" (=povero) nel senso di umile.


    Come il povero ha bisogno della contribuzione altrui e il suo sostentamente non dipende dalla propria volontà, analogamente l'umile non ricerca il proprio bene, ma desidera il bene altrui. Come Moshè rabbenu non ricercò nulla per esaltare se stesso e quando D-o gli propose di fare di lui il capostipite di un nuovo popolo distruggendo il popolo di Israel egli rifiutò e invocò invece il perdono per il popolo di Israel. Di esso è scritto nella Toràh che fù l'uomo più umile (anav) esistente sulla faccia della terra.

    L'umiltà non è dunque necessariamente la condizione del povero, come dice Quintargento, perché il povero può scegliere di essere superbo e il peso della povertà può indurlo a ricercare il proprio bene e non il bene degli altri. Come il ricco può scegliere di essere umile e contribuire così al sostentamento dei poveri, facendo così la volontà del povero.
    Con tutto rispetto per il prof. Flusser, se ha detto che Gesù usò l'espressione " 'aniè ruach", ma è molto difficile che abbia usato quest'espressione perché non abbiamo alcuna testimonianza nella letteratura ebraica di questa coppia di termini e come abbiamo visto invece l'espressione "shefal ruach" è biblica ed è spesso usata nella letteratura ebraica.

    Come abbiamo visto l'Ebraico ammette l'uso del solo termine "povero" per designare l'umile, se, come ha ben detto Negev, il contesto lo permette. Pertanto mi sembra chiaro e fuori dubbio che il concetto espresso è quello dell'umiltà e che ci troviamo davanti a dei semitismi in cui il termine povero acquista il senso di umile.

    Shalom
     
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  7. Hard-Rain
     
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    Hard -Rain tutti gli studiosi che hai citato hanno il difetto di non aver potuto prendere in considerazione gli scritti di Qumran.

    Gnilka no, il suo libro è relativamente recente. Comunque anche io sono favorevole all'autorevolezza della lezione di Matteo.

    Craveri, con tutto il rispetto, mi è parso poco accurato (leggi l'argomentazione che porta).

    Abramo, che significa la parola o radice EBION? Esiste qualcosa in ebraico o aramaico che la ricollega effettivamente alla povertà? E, se esiste, a quale tipo di povertà?
     
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    Evion deriva dalla radice "ava" (=volere) e implica una volontà. L'evion diviene tale per sua volontà chiedendo un prestito ad altri e divenendo di fatto sottomesso ad esso. L' 'anì dipende dalla volontà degli altri che gli hanno dato senza mai chiedere e pertanto egli rimane indipendente e lavorando tutto ciò che guadagnerà sarà suo. L' evion invece non è indipendente e tutto ciò che guadagnerà è sottoposto al pagamento del suo prestito. Questo termine è biblico e lo ricorre per la prima volta in Deut. 15:4 dove la relazione con il prestito è ben messa in risalto.

    Shalom
     
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    אריאל פינטור

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    Se qualcuno mi regalasse un milione di euro, sicuramente lo apprezzerei. Ma se una persona mi desse una stretta di mano lo amerei per sempre, perchè i soldi sono una cosa finita - la stretta di mano è una cosa infinita.

    se colui che afferna questo è Berlusconi o il barone Rothschild spno fin troppo facili e scontati luoghi comuni come questo.
    i poveracci che conosco io in varie parti del mondo apprezzerebbero certamente il milione di euro.
    Cerchiamo di essere realisti e con i piedi per terra

    CITAZIONE
    Scusate, ma l'indigenza non può essere vista anche come povertà spirituale?

    No Paola, in italiano "indigenza" è povertà materiale, assenza o scarsità di mezzi di sussistenza. La connotazione di questo termine non ha nulla di spirituale
     
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  10. paola860
     
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    CITAZIONE (Negev @ 24/12/2008, 16:02)
    CITAZIONE
    Se qualcuno mi regalasse un milione di euro, sicuramente lo apprezzerei. Ma se una persona mi desse una stretta di mano lo amerei per sempre, perchè i soldi sono una cosa finita - la stretta di mano è una cosa infinita.

    se colui che afferna questo è Berlusconi o il barone Rothschild spno fin troppo facili e scontati luoghi comuni come questo.
    i poveracci che conosco io in varie parti del mondo apprezzerebbero certamente il milione di euro.
    Cerchiamo di essere realisti e con i piedi per terra

    La frase è sottintesa. E' ovvio tutti accetterebbero un milione di euro, la stretta di mano un pò meno.


    Hai scritto:

    CITAZIONE
    Resta il fatto che l'intenzione originale era di esaltare l'umiltà e non la povertà, l'indigenza, che nella cultura ebraica sono un pena, non un merito, un mezzo di espiazione e purificazione dai peccati e non qualcosa di utile e di auspicabile per la salvezza.

    Quindi, l'indigenza è una pena voluta dal Creatore?



    Edited by paola860 - 24/12/2008, 16:44
     
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  11. Hard-Rain
     
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    CITAZIONE
    La frase è sottintesa. E' ovvio tutti accetterebbero un milione di euro, la stretta di mano un pò meno.

    Paola, abbiamo due tipi di "povertà" e questo bisogna che ce lo chiariamo.

    1) Povertà di Spirito.

    2) Povertà materiale, in italiano chiamiamola "indigenza". Può essere involontaria ma anche volontaria. Per esempio nel caso degli ebioniti forse siamo in presenza di una setta che voleva essere povera materialmente, vivere dello stretto necessario. Come i francescani, per intenderci.

     
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  12. paola860
     
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    CITAZIONE
    CITAZIONE (Hard-Rain @ 24/12/2008, 16:42)
    CITAZIONE
    La frase è sottintesa. E' ovvio tutti accetterebbero un milione di euro, la stretta di mano un pò meno.

    Paola, abbiamo due tipi di "povertà" e questo bisogna che ce lo chiariamo.

    1) Povertà di Spirito.

    2) Povertà materiale, in italiano chiamiamola "indigenza". Può essere involontaria ma anche volontaria. Per esempio nel caso degli ebioniti forse siamo in presenza di una setta che voleva essere povera materialmente, vivere dello stretto necessario. Come i francescani, per intenderci.

    Gianluigi, sono d'accordo con te che ci sono due tipi di povertà e ritengo che la povertà spirituale è maggiore di quella materiale. Mia madre mi dice sempre accontentiamoci del tozzo di pane.
    Per quanto riguarda gli ebioniti, Abramo ha scritto che l'evion diviene per sua volontà chiedendo prestito ad altri, come potevano essere poveri? vendevano i beni materiali per poi chiedere agli altri un prestito?

    Non capisco.
     
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    אריאל פינטור

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    Per quanto riguarda gli ebioniti, Abramo ha scritto che l'evion diviene per sua volontà chiedendo prestito ad altri, come potevano essere poveri? vendevano i beni materiali per poi chiedere agli altri un prestito?

    Non credo che Abramo con evion si riferisse alla setta degli ebioniti, anche perché non vi sono sufficienti documentazioni.
    Ha solo detto che la radice di derivazione potrebbe essere quella di "evion", con il significato che ha descritto.
     
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  14. Hard-Rain
     
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    E' Tertulliano che fa discendere l'origine di questo nome dall'ebraico evion, ma non abbiamo prove. Se questi ebioniti erano giudeo-cristiani e se la povertà non era un valore nell'ebraismo come possono coesistere le cose? A meno di non vedere in questi ebioniti una setta nata in seguito, per esempio a metà del II secolo, e non particolarmente antica, cioè si rifacevano all'ebraismo ma in pratica avevano perso continuità oppure avevano introdotto regole tutte loro. Non so se Gesù si potesse definire "ebionita", per indenderci.

    Comunque, siamo alle prese con i soliti problemi legati al mondo Esseno. E' riasputo infatti che un conto è l'ebraismo rabbinico, un conto l'essensimo. La comunità qumranica aveva anche sue regole proprie. Se Gesù davvero discende dal mondo enochico-esseno siamo ... fritti. Nel senso che dobbiamo studiarlo con i testi degli Esseni che come è noto erano in collisione con quelli del giudaismo dei Farisei.

    Shalom.
     
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  15. paola860
     
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    CITAZIONE
    CITAZIONE (Hard-Rain @ 24/12/2008, 18:19)
    Comunque, siamo alle prese con i soliti problemi legati al mondo Esseno. E' riasputo infatti che un conto è l'ebraismo rabbinico, un conto l'essensimo. La comunità qumranica aveva anche sue regole proprie. Se Gesù davvero discende dal mondo enochico-esseno siamo ... fritti. Nel senso che dobbiamo studiarlo con i testi degli Esseni che come è noto erano in collisione con quelli del giudaismo dei Farisei.

    Shalom.

    Infatti. Gesù, nel vangelo di Giovanni, dice: Giovanni 8:23 «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.

    Forse per questo motivo insegnava che la materialità o chi era attaccato ai propri beni non poteva ereditare il Regno di D-o.


    Shalom
     
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67 replies since 22/12/2008, 10:16   3451 views
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