Poveri in spirito

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  1. Hard-Rain
     
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    Marcello Craveri (I vangeli apocrifi, Einaudi, pag. 494) a commento del logion 59 del vangelo apocrifo (copto) di Tommaso ("Beati i poveri, perchè vostro è il regno dei cieli") scrive: "L'identità di questa beatitudine con quella di Lc. 6,20 conferma che tale doveva essere la formula originaria e che quella di Mt. 6,3 "Beati i poveri di spirito" è una alterazione posteriore, per cancellare ogni traccia di ebionismo". In realtà ci sarebbe da interrogarsi qui su quanto affermato da Craveri. Gli ebioniti, infatti, erano una setta di cristiano-ebrei del I-II secolo, il loro legame con la "povertà" sta in piedi, forse, solo da "ebyon" che significa "povero", sebbene nessuno degli autori cristiani che ci ha parlato di questa setta è in grado di dirci per quale motivo si chiamavano "ebioniti". Per esempio Tertulliano sosteneva che il nome derivasse da un certo Ebion, un eretico che fondò il movimento, non avremmo in tal caso, se Tertulliano ha ragione, alcun legame con la povertà materiale. Ma bisogna poi aggiungere che essendo questi cristiani ebioniti dei simpatizzanti ebrei (potremmo forse paragonarli ai "messianici" attuali) essi accettavano le usanze ebraiche ed erano molto più abituati all'ebraismo, ergo valgono tutte le considerazioni sulla "povertà" materiale che abbiamo fatto in precedenza. Va poi osservato che essi accettavano il vangelo di Matteo (non quello di Luca) come massima autorità scritturale (non sappiamo però se a quel tempo fosse diverso da quello attuale).

    Joachim Gnilka (Gesù di Nazaret, pag. 228) considera la versione di Luca più antica rispetto al parallelo in Matteo e in generale più genuine tutte le beatitudini: Gnilka, inoltre, intende proprio la povertà materiale, "il greco ptwchos", scrive, "si riferisce a colui che deve chinarsi e piegarsi, mentre in ebraico 'anij (da 'anah) intende chi è nelle condizioni di dover rispondere, chi è soggetto." Quindi Gnilka conclude: "La beatitudine - è superfluo precisarlo - vale non per la povertà e la miseria, ma per i poveri in quanto destinatari della promessa divina di salvezza, della basileia" (pag. 230).

    Infine volevo citare Harnack, Sayings, pp. 48-49, anche lui considerava altamente probabile la lezione, più semplice, di Luca 6:20 contro quella di Matteo 5:3. Harnack osserva anche come in Matteo 11:5 si parli di "poveri" e non "poveri in spirito". In uqest'opera Harnack si occupa dell'analisi del testo di Q, desunto dalle sezioni parallele di Matteo e Luca. Ciò significa che egli considera che nella (ipotetica) fonte Q ci fosse solo "poveri" e non "poveri in spirito".
     
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67 replies since 22/12/2008, 10:16   3451 views
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