I primi cristiani non si chiamavano cristiani

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    אריאל פינטור

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    Cosa vuoi dire Yitro, che applico due pesi e due misure?
    ho esortato entrambi a smetterla e a non farmi perdere tempo.
    Ho cancellato le frasi che ho trovato inafeguate e non ho cancellato quelle che mi sono sfuggite.
    Cosa devo fare ancora?
    Ora sono stanco e sono ancora più infastidito dal tuo riportare qui discussioni di altri forum che non ci interessano, essendo, tra l'altro risolta da tempo, la questione tra Veritas e Hard Rain (come quella conme )
    Vi chiedo solo un atteggiamento maturo e di smetterla in pogni caso con toni e parole sgradevoli, a prescindere, ora, da chi abbia ragione o torto.
    Basta così, Per cortesia.
     
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  2. Hard-Rain
     
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    Infatti, ma non possiamo discutere di documenti, di storia e di esegesi come si faceva prima? Avevo postato una traduzione fatta da me, attendevo dei pareri ma sembra che le polemiche siano preferite allo studio. Allora? Torniamo a parlare degli Esseni, di Pitagora, dei Cristiani o no?

    Provo a ripartire.

    Proviamo a tradurre in modo fedele Ant. 15,371? Chiamo in causa anche Teofrasto per confermare/smentire/aggiornare. Il testo greco (ed. Niese) dice (scusate la pessima traslitterazione ma non so come fare con i caratteri greci):

    Ant. 15,371 - afeithesan de tauthes thes anagkhes kai oi par'hemin Essaioi kaloumenoi: genos de tout'estin diaith(i) chrwmenon th(i) par'Ellhesin upo Puthagorou katadedeigmenh(i).

    Io traduco così:

    "Furono esentati (verbo “afihemi”, qui abbiamo l’aoristo ind.vo passivo, a reggere il genitivo) da questo obbligo (“anagkhe”, il riferimento è al verso precedente, in cui si parla dell’obbligo di eseguire un giuramento ad Erode il Grande) anche (per me il “kai” è da rapportarsi al fatto che non solo gli Esseni ma anche Pollione, Samaia e i loro discepoli non furono obbligati al giuramento erodiano, cfr. il v. 370) coloro che presso di noi vengono chiamati Esseni (soggetto della frase, al nom.vo): cioè (“tout’estin”) un gruppo (“genos”, sost. neutro) praticante (participio neutro di “chraomai”, concordato con “genos”) [uno] stile di vita (“diaita”, dativo sing.) [quello che] presso i Greci ("par’Ellhesin") è stato mostrato/insegnato (participio perfetto di “katadeiknumi”, la semantica è “resultativa”) da Pitagora. (“upo + gen.”, compl. d’agente)”

    Riassumendo: "Furono esentati da questo obbligo anche coloro che presso di noi vengono chiamati Esseni: un gruppo praticante uno stile di vita che presso i Greci è stato insegnato da Pitagora."

    Edited by Hard-Rain - 24/8/2009, 18:47
     
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  3. Yitro ha Kushi
     
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    1) Hard Rain chiede: non possiamo discutere i documenti? Magari! Purtroppo io non credo si possa discutere nel momento in cui ogni documento o cosa del genere viene poi letto in una maniera che nulla ha di storicamente obiettivo; se io posto un documento sui Nasarei, per come davvero Epifanio ne parla, e poi qualcuno arriva parlando di "Nasurei" (che non esistono) dicendo (senza documentazione) che sono i seguaci del Battista e i predecessori dei Mandei, come posso aver voglia di discutere dei Nasarei?

    Penso piuttosto di aver sbagliato ad entrare nel dibattito.


    2) Farei notare che questa discussione comunque non era sugli Esseni pitagorici come li chiamate voi, ma sul nome dei primi Cristiani.


    3) Non vedo dovrei avrei detto che la moderazione fa due pesi e due misure, ho detto che non ha senso chiedere a me di non insultare perchè non l'ho fatto; certo io non ho chiamato nessuno bestia e non gli ho detto parolacce, se qualcuno lo facesse nel mio forum io lo bannerei, ma queste sono scelte tue. Tu invece ti sei persino scusato di aver limato il messaggio di veritas dicendogli "mi capirai..." Ho evitato gli insulti e ho specificamente chiarito di farlo per rispettare a te; non vedo cosa ti porti ad essere stanco e infastidito, rileggi i miei messaggi con cuore aperto e constata. Da parte tua evita toni di correzione come se parlassi con un ragazzino perché le cose non stanno così, non vedo cosa avrei detto di infantile, sono esasperato da veritas ma reagisco con correttezza. Mi chiedi di non parlare di un altro forum ma adesso su quel forum inizierà l'attacco alla mia persona senza che io possa (né voglia) intervenire.


    Ora ti faccio una domanda Negev, come dovrei fare esattamente a discutere? Prendiamo ad esempio che veritas ha aperto un altro thread su reincarnazionismo (sic) e docetismo; tutte le argomentazioni sono poste in una maniera che è personale ed arbitraria, con frasi buttate lì senza uno stralcio di prova o documento, non si cita mai una fonte. Si parla così di Gesù come "noto" maestro gnostico del suo tempo quando ANCHE TU sai bene che lo gnosticismo era fugato nella società ebraica dell'epoca, se già esisteva, e si parla di altre cose. Quali argomenti usare quando le premesse e il metodo sono arbitrarie e personali?

    La dimostrazione, i documenti, dirai tu; esatto, è quello che ho fatto negli ultimi due post CON FONTI E BIBLIOGRAFIE ma sono stato chiamato bestia e minacciato infine di essere schernito su un forum di cui però veritas stesso è moderatore, ma del quale tu non mi chiedi di parlare. Pensi che ci sia una soluzione? La soluzione è che dovrei accettare che si aprano posts con idee arbitrarie che possono schernire tutto e tutti? Quindi veritas potrebbe aprire un post in cui dice che il santo profeta Mosè era un mago egiziano (D-o mi perdoni per ripeterlo) o cose del genere? E tutti dovremmo stare a guardare perché se argomenti addotti non ce ne sono, come si confutano gli argomenti, che non ci sono?

    Non capisco a che gioco giochiamo; se una persona intende solo provocare (vedi nuovo post reincarnazionismo etc, vedi il modo in cui si parla del Santo nei precedenti posts) che senso ha parlare? Basta guardare il loro forum per capire che vanno negli altri fora solo per seminare semi di zizzania.

    Con questo Negev stai tranquillo perchè la discussione con veritas è chiusa qualsiasi cosa egli dica in risposta, perché io non ho tempo da perdere e non voglio passare per ragazzino; però ci terrei alla tua risposta perché le mie domande non sono retoriche (intendo quelle su come dovrei fare). Grazie.


    Edited by Yitro ha Kushi - 24/8/2009, 20:41
     
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  4. peppetre
     
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    egregio signor Yitro ha Kushi, preferirei che il suo commentare i post di Veritas continuasse, magari attenendosi asetticamente ai soli fatti risparmiandoci un po di retorica inopportuna, così da far evolvere la discussione in modo costruttivo ed informativo.
    Se può farmi questo piacere le sarò infinitamente grato.
    grazie!!!
     
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  5. Yitro ha Kushi
     
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    Egregio signore Peppe, dalle mie parti, nell'estremo sud della penisola si dice: "Cu si faci i "fatti" sui kampa cint'anni".

     
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  6. peppetre
     
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    CITAZIONE (Yitro ha Kushi @ 25/8/2009, 13:31)
    Egregio signore Peppe, dalle mie parti, nell'estremo sud della penisola si dice: "Cu si faci i "fatti" sui kampa cint'anni".

    San Giuvanni decullatu,

    Tri brizzi, tri ’mpisi e tri ’nnigati,

    Tutti novi v’âti a uniri,

    E tantu lu prijati e lu strinciti

    Ch’a mia di sti peni mi livati.

    Porta battiri,

    Campana sunari,

    Friscu friscari,

    Cani baiari.

    Tandu mi partu di vui, Signuri,

    Quandu sentu battituri.

    Seguono tre paternostri, tre avemarie e tre gloriapatri.

    Si recita di notte, in luogo solitario, per conoscere se riuscirà qualche cosa che si desidera. Se, mentre si dicono le preghiere, si sente uno dei rumori indicati, è buon segno; pessimo è invece il rumore dell’acqua gettata da qualche casa vicina. Qualora si sentissero delle parole di persone che passano o di altre, nel senso di esse si trova la risposta a quanto si desiera.
     
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  7. Veritas
     
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    CITAZIONE (Yitro ha Kushi @ 25/8/2009, 13:31)
    Egregio signore Peppe, dalle mie parti, nell'estremo sud della penisola si dice: "Cu si faci i "fatti" sui kampa cint'anni".

    Ah!...Dunque non è dal pianeta krypton che provieni, ma da Canicattì!



    Veritas

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    Per cortesia restate in tema
     
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  9. Hard-Rain
     
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    Tornando alla questione dei "cristiani", il prof. R. Cacitti sostiene che il nome (dal tipo di suffisso) non è greco ma di derivazione latina ed è più probabile ritenere che siano stati i Romani a chiamare i cristiani con questo nome o comunque furono le comunità occidentali a coniare il nome. Che ne pensate?
     
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    אריאל פינטור

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    Naturalmente non conosco le fonti che conoscete voi, la prima idea che mi viene in mente è che quando nasce un leader, ci vuole qualche tempo prima che un movimento chhe porti il suo nome prenda piede, soprattutto in quel tempo dove la divulgazione era piuttosto lenta.
    Il dato culturale (il greco come lingua dotta) propenderebbe per il greco, il dato politico (i romani dominatori del mondo conosciuto) farebbero pensare al latino come mezzo di diffusione di un'idea.
     
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  11. Veritas
     
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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 26/8/2009, 08:03)
    Tornando alla questione dei "cristiani", il prof. R. Cacitti sostiene che il nome (dal tipo di suffisso) non è greco ma di derivazione latina ed è più probabile ritenere che siano stati i Romani a chiamare i cristiani con questo nome o comunque furono le comunità occidentali a coniare il nome. Che ne pensate?

    Non posso disquisire sulle radici etimologiche del termine perchè non ho gli strumenti accademici per fare ciò, quindi mi affido a coloro che qui o nel resto della rete hanno competenze specifiche per farlo.

    Ciò che mi preme sottolineare, tuttavia, è che il termine greco 'christianoi' sia stato utilizzato per la prime volta (v. anche gli Atti degli Apostoli) in Antiochia, dopo che in tale località venne fondato, tra l'85-90, il culto chiamato successivamente 'giudeo-cristiano', indirizzato quasi esclusivamente al mondo giudaico, con particolare attenzione a quello della ribellione messianista, mai doma, sebbene la cocente e devastante sconfitta subita nel corso della guerra giudaico-romana del 66-70.

    Fu proprio per tentare di prevenire una seconda, più devastante sconfitta che venne fondato il culto giudeo-cristiano. Tuttavia il culto venne riguardato con profonda avversione da gran parte del società giudaica del tempo, soprattutto quella più insofferente alla dominazione romana, la quale comprendeva sia elementi del popolino, sia elementi del comparto rabbinico (v. R. Aquiba), meno compromessi con il potere romano. (*).

    Da tenere presente che, sebbene l'obiettivo ufficiale fosse stato quello di prevenire il rischio di una seconda, più distruttiva guerra con i romani, tale culto era a favore degli interessi dell'impero e la sua fondazione, almeno nei primi anni, non venne ostacolata dal potere imperiale, rappresentato in quel tempo dall'imperatore Domiziano. Tuttavia, dopo alcuni anni le cose cambiarono radicalmente e Domiziano, memore di quanto era accaduto al suo predecessore Nerone(**), cominciò a sospettare di tutto e di tutti, sino a far sfociare la sua avversione in una vera e propria persecuzione.

    Molto probabilmente, il termine 'christianoi' venne utilizzato dalla componente greca della società antiochea quale traduzione del termine ebraico 'moschaim' (o 'maschaim'), vale a dire i ribelli palestinesi (quindi sia giudaici, sia samaritani che galilei) che fondavano la loro disperata azione nella speranza di una vicinissima venuta del 'Moschah' atteso dall'immaginario comune giudaico del tempo. Un 'Moschah' che avrebbe dovuto scacciare tutti gli invasori stranieri dalla Terra Santa e ripristinare il regno davidico.

    Dal momento che i fondatori del culto cattolico presero a modello il culto giudeo-cristiano (ormai spentosi con la definitiva sconfitta giudaica nella guerra di Bar Kochba), il quale era centrato sulla figura carismatica del 'Messia' (Giovanni di Gamala, per la chiesa giudeo-cristiana di Antiochia), anche quest'ultimo culto, vale a dire quello cattolico, finì con l'essere chiamato 'christianos', malgrado il fatto che l'attributo (uno dei tanti) riconosciuto a Gesù fosse stato CHRESTOS e non Christos!

    Tuttavia, come è stato già fatto notare più volte, è altamente probabile che Gesù, nel corso degli ultimi anni della sua vita, vale a dire quelli inerenti alla sua partecipazione alla ribellione antiromana del 66-70, sia stato veramente appellato ed acclamato 'Moschah' (v. 'Domenica delle Palme') dal disperato popolino gerosolimitano, il quale temeva ormai di andare incontro alla terribile catastrofe connessa alla successiva distruzione di Gerusalemme da parte delle legioni di Tito.

    Saluti

    _____________________________________

    Nota:

    (*) - gli aderenti a tale culto, quasi una fotocopia del culto giudaico del tempo, salvo ciò che concerneva la figura e le prerogative del Messia atteso dall'immaginario comune giudaico del tempo, vennero definiti 'minim' e contro di loro si scagliò l'anatema dei rappresentanti del giudaismo-ortodosso (o comunque di una buona parte di loro), i quali, per far fronte a tale imprevisto problema, decisero di convocare un apposito sinodo rabbinico nella cittadina di Jamnia. (primi anni 90)

    (**) - si fa sempre più strada tra gli storici, l'ipotesi che la caduta di Nerone sia stata agevolata dagli avvenimenti nella Palestina del tempo. Insomma, appare sempre più chiaro che l'apparente, quanto insulsa incapacità dei procuratori e governatori romani in quell'area delicata dell'impero, quale fu il Medioriente, da sempre sottoposto alla spinta dei Parti, non fu accidentale ma voluta da chi tesseva la 'rete' a Roma: vale a dire i senatori patrizi più reazionari, i quali tramavano da tempo la rovina di Nerone, colpevole di agire contro i loro interessi economici (da qui il complotto per far uccidere Simon Mago, ritenuto l'anima nera di Nerone, in merito a ciò). Con gli umilianti, quanto incredibili rovesci subiti dalle forze romane in Giudea e nel resto della Palestina, i senatori complottisti ottennero ciò che volevano: l'allontanamento da Nerone del fidatissimo quanto capacissimo Vespasiano, che Nerone fu costretto ad inviare in Palestina per risolvere la disperata situazione. Il resto è storia. Non è escluso che Domiziano (forse anche per colpa di cattivi consiglieri, magari 'venduti' al nemico patrizio) abbia finito con il vedere, nel nuovo culto giudeo-cristiano di Antiochia, un tentativo da parte dell'odiato Senato per destabilizzare l'area e quindi favorire la sua caduta.

    Veritas

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  12. Veritas
     
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    Hard-Rain:

    ...ma non possiamo discutere di documenti, di storia e di esegesi come si faceva prima? Avevo postato una traduzione fatta da me, attendevo dei pareri ma sembra che le polemiche siano preferite allo studio. Allora? Torniamo a parlare degli Esseni, di Pitagora, dei Cristiani o no?

    Provo a ripartire.

    Proviamo a tradurre in modo fedele Ant. 15,371? Chiamo in causa anche Teofrasto per confermare/smentire/aggiornare. Il testo greco (ed. Niese) dice (scusate la pessima traslitterazione ma non so come fare con i caratteri greci):

    Ant. 15,371 - afeithesan de tauthes thes anagkhes kai oi par'hemin Essaioi kaloumenoi: genos de tout'estin diaith(i) chrwmenon th(i) par'Ellhesin upo Puthagorou katadedeigmenh(i).

    Io traduco così:

    "Furono esentati (verbo “afihemi”, qui abbiamo l’aoristo ind.vo passivo, a reggere il genitivo) da questo obbligo (“anagkhe”, il riferimento è al verso precedente, in cui si parla dell’obbligo di eseguire un giuramento ad Erode il Grande) anche (per me il “kai” è da rapportarsi al fatto che non solo gli Esseni ma anche Pollione, Samaia e i loro discepoli non furono obbligati al giuramento erodiano, cfr. il v. 370) coloro che presso di noi vengono chiamati Esseni (soggetto della frase, al nom.vo): cioè (“tout’estin”) un gruppo (“genos”, sost. neutro) praticante (participio neutro di “chraomai”, concordato con “genos”) [uno] stile di vita (“diaita”, dativo sing.) [quello che] presso i Greci ("par’Ellhesin") è stato mostrato/insegnato (participio perfetto di “katadeiknumi”, la semantica è “resultativa”) da Pitagora. (“upo + gen.”, compl. d’agente)”

    Riassumendo: "Furono esentati da questo obbligo anche coloro che presso di noi vengono chiamati Esseni: un gruppo praticante uno stile di vita che presso i Greci è stato insegnato da Pitagora."

    Dal momento che io non posso disquisire su tale argomento partendo dal testo greco, mi rifaccio alla sua traduzione inglese, nella convinzione (e nella speranza!) che il traduttore del testo sia stato ben 'ferrato' in greco.

    Antichità Giudaiche - libro XV - cap. 10:4

    "..The Essens also, as we call a sect of ours, were excused from this imposition. These men live the same kind of life as do those whom the Greeks call Pythagoreans, concerning whom I shall discourse more fully elsewhere."

    "Gli esseni inoltre, come noi chiamiamo una setta delle nostre, furono esentati da questa imposizione. Questi uomini conducevano lo stesso tipo di vita come quelli che i greci chiamano Pitagorici, concernenti i quali io discuterò più diffusamente altrove."

    A me sembra che non vi siano dubbi sul fatto che questi esseni, a differenza di quelli di Qumran, a proposito dei quali non vi è alcuna indicazione che lo fossero, erano dei giudei 'pitagorici', vale a dire degli gnostici: esattamente come lo furono Giovanni il Battista e la sua setta. Malgrado il puerile tentativo di negare tutto ciò, da parte degli attuali esegeti ed apologeti cattolici, se non vado errato vi fu, da parte di Pio IX, una bolla papale contro i massoni, in cui veniva stigmatizzato il ruolo di maestro gnostico da parte di Giovanni il Battista.

    Dalle ricerche effettuate, in nessun altro luogo Giuseppe parla degli 'esseno-pitagorici', quindi è evidente che il suo riferimento è semplicemente e genericamente agli 'esseni'.


    Saluti


    Veritas

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    sia stato veramente appellato ed acclamato 'Moschah' (v. 'Domenica delle Palme') dal disperato popolino gerosolimitano

    Indubbiamente l'ingresso in Gerusalemme in quei termini aveva un colore fortemente messianico ed il popolo si illuse che fosse arrivato il tempo della riscossa, salvo poi a prendere le distanze, visti gli eventi dei giorni successivi.
    Il fatto che nulla successe di "politicamente" rilevante, contro il giogo romano, fece capire ai Giudei che Gesù non era il Messia di cui parlava la Scrittura, in quanto questi non può fallire nè morire (tantomeno in croce)
     
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  14. Veritas
     
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    CITAZIONE (Negev @ 28/8/2009, 13:46)
    CITAZIONE
    sia stato veramente appellato ed acclamato 'Moschah' (v. 'Domenica delle Palme') dal disperato popolino gerosolimitano

    Indubbiamente l'ingresso in Gerusalemme in quei termini aveva un colore fortemente messianico ed il popolo si illuse che fosse arrivato il tempo della riscossa, salvo poi a prendere le distanze, visti gli eventi dei giorni successivi.
    Il fatto che nulla successe di "politicamente" rilevante, contro il giogo romano, fece capire ai Giudei che Gesù non era il Messia di cui parlava la Scrittura, in quanto questi non può fallire nè morire (tantomeno in croce)

    Probabilmente il popolino gerosolimitano, che aveva acclamato Gesù come il "Moschah" atteso, non ebbe il tempo di rendersi conto dell'errore, anche se il tutto NON si esaurì assolutamente nell'arco di una settimana, come truffaldinamente appare nei vangeli, ma quasi sicuramente nell'arco di un paio d'anni: vale a dire il tempo che intercorse tra l'inizio dell'assedio di Gerusalemme e la sua distruzione (anno 70).

    Gesù, forse in virtù del suo carisma, riuscì a sfuggire all'assedio prima che la città cadesse nelle nelle mani dei legionari di Tito. Tuttavia, circa un paio di anni dopo, Gesù, per colpa del tradimento di uno dei suoi o di uno di cui lui comunque si fidava (NON Giuda Iscariota!!), venne arrestato, molto probabilmente, nella cittadina di Tiberias (v. Toldoth Yeshu).

    Molto illuminante, per la ricostruzione di quanto sopra, è la citazione fatta da Origene secondo cui Giuseppe NON credeva che Gesù fosse stato il Messia atteso: in assoluto contrasto con ciò che emerge dall'insulso quanto allucinante 'testimonium flavianum'!

    E' chiaro che se Giuseppe 'non credeva' che Gesù fosse stato il Messia, vuol dire che qualcuno lo riteneva tale e questo qualcuno non poteva essere stato altri che il popolino gerosolimitano, il quale vide in Gesù il Galileo (o 'Gesù il Capitano', come lo chiamò Giuseppe F.) che entrava 'trionfante' nella disperata Gerusalemme, al comando di circa 600 giovani galilei armati, una sorta di 'inviato' di D-o (leggi 'Messia') che avrebbe risolto i loro guai, connessi con l'approssimarsi minaccioso delle legioni di Tito alle mura di Gerusalemme.

    Vi sono risvolti storici che rendono altamente attendibile tale quadro.


    Saluti


    Veritas


    PS: anche se i personaggi Gesù il Capitano e Gesù il Galileo, quasi sicuramente la stessa persona (vale a dire Gesù di Nazareth), scompaiono nel racconto della Guerra Giudaica, e ciò per opera dei 'fidi' falsari che sottoposero a 'tormento' tutte le opere dello storico ebreo del primo secolo, sicuramente (o molto probabilmente) la descrizione di uno dei capi, protagonisti della resistenza antiromana all'interno della Gerusalemme assediata, si riferisce proprio a Gesù di Nazareth. Spetterà agli storici di professione identificarlo.

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  15. Yitro ha Kushi
     
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    Negev, senza offesa ma questa interpretazione mi pare una semplificazione eccessiva. Noi non sappiamo chi acclamò Gesù e chi smise poi di acclamarlo; è probabile che molti rimasero delusi perché il completamento della missione di Gesù non corrispondeva al loro paradigma di attesa messianica, ma è anche possibile che la maggior parte di coloro che lo acclamarono entrarono poi nelle fila della comunità proto-cristiana. Anzi, la cosa più probabile è che le due soluzioni si completino.

    La tua lettura dei fatti tende ad enfatizzare il fatto che la missione di Gesù non avrebbe mai potuto confarsi ad un canone ebraico di missione messianica. Ma ciò che in realtà è dato di fatto è che vi furono migliaia di Giudei, i membri della primitiva comunità nazorea, che continuarono a ritenere Gesù il Messia anche dopo la sua crocifissione, e questo è di per sé espressivo: se Giudei credevano in quel modo, anche se potevano essere una minoranza, significa pur sempre che la visione era accettabile da una prospettiva ebraica, e che dunque le idee sul Messia e la Sua missione erano nel I secolo molto più varie del giudaismo odierno. Questo lo sappiamo da molte fonti dell'epoca e anche da quelle rabbiniche.

    Quando tu parli (in questo ed altri threads) di quella che è "la visione ebraica del Messia", dici cose giustissime, ma che riguardano la visione dell'ebraismo ortodosso storico, sino ad oggi; non prendi in considerazione però che il Nazoreismo (poi Cristianesimo) è nato nel I secolo, tra Ebrei, e che dunque se le sue idee fossero ebraiche o meno va riscontrato sulla base dell'ebraismo del tempo, con le sue sfaccettature. Nel I secolo vi erano moltissime idee sul Messia, e alcune di queste si avvicinavano a quelle del primo Cristianesimo e in effetti funsero da retroterra per esso. Tu puoi dire, dal tuo punto di vista, che queste idee non siano giudaico-ortodosse, ma non è possibile sostenere che chi le propugnava non era Ebreo o non pensava in maniera ebraica.

    Cito ancora (e scusami, ma lo ritengo davvero espressivo) l'esempio di Chabad: siccome tu dici (cito letteralmente) che secondo una prospettiva ebraica "il Messia non può fallire né morire", allora ciò implicherebbe che dopo la morte del Rebbe, secondo i tuoi canoni, nessuno in seno a quel movimento avrebbe dovuto continuare a considerarlo il Messia, oppure avrebbe dovuto smettere di essere Ebreo; invece in quel movimento ci sono Ebrei che lo credono ancora il Messia. Diresti che non sono più Ebrei perchè ritengono costui il Messia sebbene abbia fallito e sia morto? (Non mi rispondere però, com el'ultima volta, argomentando sul problema se vedono o non vedono il Rebbe come dio perché è un altro discorso; a parte che comunque le frange che lo adorano ci sono eccome, e una volta ti ho anche linkato i siti).

    Ad ogni modo, un Sabato di pienezza! Shalom!
     
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61 replies since 31/3/2008, 10:16   3419 views
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