Iskariot 3

Problema traslitterazione ebraico, greco, latino

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  1. Jesuslives
     
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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 25/11/2007, 09:16)
    Dalla pagina, come potete vedere, intanto ho trovato la risposta alla domanda di abramo che mi chiedeva come si chiamano le successioni s + consonante

    Abramo chiedeva il nome delle sillabe con due consonanti.
    Io ho fatto una ricerca in internet e non sono riuscito a trovare la risposta.
    Quello che riporti te è un'altra questione.

    Shalom
     
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  2. Stella Maris2
     
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    QUOTE
    In italiano antico esiste il fenomeno della prostesi e parole come Spagna venivano trascritte e lette come Ispagna con l'aggiunta di una "i" ad inizio parola.

    C'è anche in Greco la prostesi, può essere che quella yota è una prostesi greca?

    QUOTE
    Almeno il nucleo "storico" della LXX fu tradotto da ebrei che conoscevano bene la propria lingua.

    Anche su questo non ci sono certezze.
     
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  3. Stella Maris2
     
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    QUOTE (Hard-Rain @ 25/11/2007, 09:28)
    QUOTE
    Allora se "hiscariot" acquista la "alef prosteticum" diviene "Iscariot" e abbiamo due termini diversi perché il primo scritto con "he", ha suono leggermente ispirato e poco udibile, può aver dato luogo alla translitterazione latina "scariot" e con "alef prosteticum" il suono è perfettamente udibile nel greco Iscariot.

    Esatto, Stella, erano proprio queste le conclusioni. Questo potrebbe spiegare la dicotomia latina e greca.

    Rileggendo i posts di Abramo si arriva ad altre conclusioni (leggermente diverse). Iskariot e scariot potrebbero essere due plurali di due diversi shemoth peulah (nomi dell'atto del verbo) derivati da due diversi binianim (costruzioni) della stessa radice. Uno con e l'altro senza "he" iniziale. Quello con la "he" cambia in alef. Abbiamo tanti esempi biblici di shemoth peulah che terminano con "ut" e"yut" che iniziano con e senza la alef (o la he), esempio:דמות (dmut,somiglianza,Genesi 5:1); כסות (kessut,copertura,Genesi 20,16); אכזריות (achzariut, crudeltà, provebi 27:4).

    QUOTE (Abramo @ 25/11/2007, 02:00)
    QUOTE
    Dimmi come è meglio fare, in fondo quella sezione è a vostro nome e siete gli esperti.

    Con piacere, ma dammi un po di tempo per rileggerlo e pensarci su. Invito anche gli altri a rileggere il trattato di Hard Rain e dare il loro parere.

    Vado a rileggerlo, mi interessa sentire anche l'opinione di Elisha.
     
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  4. Stella Maris2
     
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    Si hai capito bene, in ebraico si chiama "tenuat 'ezer" (lettr. vocale d'aiuto), è la vocale aggiunta prima, per rendere il suono straniero che altrimenti si leggerebbe: setadion invece di stadion (zta=sta, la zadi ebraica è pronunciata come una esse sorda molto intensa). La alef dei sostantivi supporta questo tipo di vocali, questo argomento lo tratta Elisha Kimron nel suo libro "aramit mikrait" (aramaico biblico).
     
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  5. Stella Maris2
     
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    QUOTE (Hard-Rain @ 26/11/2007, 10:34)
    Ecco, volevo poi anche chiedere se è corretto il discorso dei termini mutuati dal greco o dal latino in ebraico. Come skedia (da cui isqaria) ma anche, come faceva notare Abramo, stadium (ebr. iztadion). Linguisticamente avevo scritto che anche queste parole hanno una alef prostètica, avevo capito correttamente? Queste parole che iniziano per sigma + altra consonante hanno dato luogo ad un suono "i" in ebraico.

    Shalom.

    Sto leggendo il tuo lavoro e, impossibilitato di fare il copy-paste dal tuo documento che hai nuovamente disabilitato, riporto questo post di Elisha che tu hai sicuramente frainteso:
    QUOTE (Elisha Kimron @ 18/11/2007, 11:44)
    Anche in Bereshit 8,2 :ויסכרו מעינת תהום è usato il verbo di radice sacar con il senso di sagar.
    Allora se si considera il piel di Isaia 19:4, il nome dell'azione al femminile diviene sicarià (vedasi il maschile seker) che al plurale fà sicariot. Se poniamo la alef dei sostantivi diviene iscariot. Il gioco è fatto, abbiamo due termini con lo stesso significato che possono essere scritti e pronunciati in due modi diversi: sicariot e iscariot che significa letteralmente consegne per far rinchiudere qualcuno ossia tradimenti

    Shalom

    La alef dei sostantivi di cui parla qui Elisha non è la stessa di Istadion che si mette per facilitare la pronuncia "st". Infatti nel caso del shem peulah (sostantivo dell'atto del verbo) del piel di radice sakar che al femminile è "sakarah", al maschile è "seker", questi non hanno due consonanti consecutive incollate perché la samech è vocalizzata e ciò non giustifica l'aggiunta della alef (ebr. alef prosteticum) come supporto di una vocale d'aiuto (ebr.tenuat 'ezer) per agevolare il suono "sk". Ma chi sa l'ebraico ha perfettamente capito cosa intende dire Elisha. Porre la alef dei sostantivi significa infatti aggiungerla in un shem peulah che lo permette e questi sono quelli che iniziano con he e hanno la samech non vocalizzata (con shvah) come i casi del nifal "hiskarut" che diviene "iskarut" o del hifil hascarah che diviene ascarah o del maschile "hesker" che con il suffisso "ya" diviene femminile hiskaria che con la alef diviene iskaria e al plurale fa iskariot perfettamente uguale al nostro termine in discussione.

    Avremmo dunque due termini diversi ma non derivati dalla stessa costruzione, uno deriva dal piel e l'altro dall'hifil.

    Le differenze grosso modo fra le due costruzioni:
    piel enfatizza l'atto del rinchiudere: "rinchiuse con forza";
    l'hifil è causativo: "fece rinchiudere".

    Interessante anche quella avanzata da Abramo derivata dal nifal "hiscarut" che al plurale fa "hiscariot", qui è di regola la alef dei sostantivi e diviene Iskariot perfettamente identico al nostro termine (ne abbiamo già parlato). L'unico problema è che al nifal il senso cambia notevolmente, il significato generico di questa costruzione significa infatti: "si rinchiuse" ed il senso del sostantivo dell'atto del verbo rinchiudersi è "farsi consegnare", "farsi incarcerare".


     
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  6. Bar Ilan University
     
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    QUOTE (Hard-Rain @ 26/11/2007, 16:10)
    Tecnicamente possiamo comunque chiamare la alef di iztadion come alef prostetica, anche se il suo uso non è esattamente la stessa cosa dei casi che hai evidenziato?

    Tecnicamente questa alef e' la piu' prostetica degli altri casi.




    QUOTE (Hard-Rain @ 26/11/2007, 11:57)
    Elisha Kimron il professore o Elisha Kimron il nostro amico di forum? O sono la stessa persona!?!?!?!?

    Shalom!

    Che differenza fa, da come compete con Abramo come minimo ha un dottorato in lingue semitiche.
    Shalom
     
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  7. Elisha Kimron
     
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    QUOTE
    A proposito di Elisha Kimron, è qualche giorno che non lo sento più sul forum. Avete sue notizie? Chi lo conosce bene lo saluti anche da parte mia!

    Ringrazio, che vi prendete pensiero di me :)
    Ora devo leggere tutte queste pagine...e quando finisco?

    Shalom
     
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  8. Elisha Kimron
     
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    QUOTE (Hard-Rain @ 26/11/2007, 19:53)
    Amici, a me dispiace stare a disturbarvi per queste cose! Eravamo partititi parlando di Iscariota e siamo quasi arrivati a scrivere un trattato sulla grammatica ebraica! La discussione si fa indubbiamente sempre più complessa.

    La grammatica è l'unica soluzione possibile quando non abbiamo termini certi. Per renderti conto dell'utilità della grammatica ti sarebbe utile conoscere quali dei termini di cui abbiamo parlato sono in uso e quali sono stati dedotti con l'uso delle regole grammaticali.

    QUOTE
    Da quel che ho letto, abbiamo sette possibilità per SAKAR, corrispondenti alle sette CONIUGAZIONI (va bene il termine?) dell'ebraico. Di queste sette, abbiamo esplorato in particolare: PIEL, HIFIL e NIFAL. Ok?

    I nomi di azione del verbo (shmot peulah) sono derivazioni dai modi attivi: kal, piel, hifil, hitpael e nifal, ne rimangono fuori due, il pual e l'hofal di cui non abbiamo shmot peulah.

    QUOTE
    Elisha aveva citato Is. 19:4 ed è un PIEL. Da qui salterebbe fuori sakarah (femm.) e seker (masch.) Al plurale avremmo, dunque: sikariot. Non è però possibile aggiungere l'alef prostetica quindi perveniamo soltanto a sikariot (ricordo che k = caf).

    seker è un termine reale, usato come sostantivo in due contesti: diga e chiusura. sakarah è un ipotesi, ma corretta grammaticalmente anche se a volte le regole nel caso dei sostantivi non sono così rigide, perciò io avevo ipotizzato diversamente.

    QUOTE
    Abbiamo poi il caso della coniugazione HIFIL da cui Stella deduce hascarah e quindi ascarah con l'alef prostetica. Se ho ben capito Gen. 8:2 è un caso di coniugazione HIFIL. Si può dedurre da questo anche hesker (masch.) da cui hiskaria (femm.) e con l'alef prostatica (qui si può mettere) iskariot (al plurale). Non mi è chiara però una cosa:

    Il verbo di Gen. 8:2 è un nifal. Hesker non è usato, è un ipotesi, ma reale lo è il suo parallelo hesger, significa chiusura. Anche hiskaria è corretto grammaticalmente ma anch'esso un ipotesi. Comunque sia, molti termini anche se non sono contenuti in nessun dizionario si usano nei testi tecnici, nelle poesie e in tutti quei casi in cui per esprimere un idea nuova ci si inventa un termine nuovo, che se corretto grammaticalmente gli eruditi lo comprendono perfettamente.

    QUOTE
    QUOTE
    maschile "hesker" che con il suffisso "ya" diviene femminile hiskaria che con la alef diviene iskaria e al plurale fa iskariot

    cioè l'aggiunta del suffisso che Abramo spiegò qualche post fa modifica anche la pronuncia da hesker a kiskaria aggiungendo un suono "i" ad inizio parola, al posto di "e"? E' corretto? Oppure è l'alef prostetica che genera il suono "i"?

    E' corretto e accompagnato anche di dimostrazione di un termine che ha lo stessa forma (mishkal): sefer, sifria, sifriot.

    QUOTE
    Infine il caso di NIFAL, da hiskarut si perviene a iskarut con la solita alef prostetica. Questa deduzione era stata trattata da Abramo a partire dal verbo del salmo 63:12 che è appunto di costruzione NIFAL. Però, se ho ben capito, la coniugazione NIFAL è una specie di passivo quindi l'azione è applicata al soggetto denotato dal nome e questo la rende intrinsecamente poco usabile per il caso di Iscariota.

    Dipende come si intende, perché il nifal è una mezza strada del kal che sta fra l'attivo e il passivo, per esempio il termine hishavrut significa rottura ed è un nome di azione del nifal di shavar. Nel caso di Hiskariut si potrebbe intendere nel modo di: "quello da cui si viene consegnati" o quello da cui bisogna stare in guardia perché "ci si consegna".

    QUOTE
    Resterebbero le altre quattro coniugazioni. Alcune non possono essere usate perchè non iniziano per he. Però Abramo diceva che anche l'HITPAEL inizia per he e andrebbe dunque trattato in relazione al problema che si sta studiando.

    Ti viene fuori però un termine con una tav: histakerut, histakruiot.
    QUOTE
    Problema: i mss. latini hanno "scariot" non "sicariot", c'è una "i" di troppo rispetto alla forma ebraica derivata dal PIEL di sakar.

    Questo è vero, ma non può esistere un termine ebraico che può essere pronunciato con all'inizio una sillaba del tipo sca come in latino perché in ebraico l'assenza vocalica della prima lettera, la esse, si indica con lo shevah e questo in principio di parola viene pronunciato con una e breve. Puoi scriverlo come vuoi, chi lo legge vi leggerà seca e non sca (a meno chè non venga legato ad un termine precedente che termina per vocale).

    Shalom

     
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  9. Jesuslives
     
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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 26/11/2007, 19:53)
    Però, se ho ben capito, la coniugazione NIFAL è una specie di passivo quindi l'azione è applicata al soggetto denotato dal nome e questo la rende intrinsecamente poco usabile per il caso di Iscariota.

    Perchè no? non ho capito...

    Shalom
     
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  10. Elisha Kimron
     
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    QUOTE (Stella Maris2 @ 26/11/2007, 14:07)
    Interessante anche quella avanzata da Abramo derivata dal nifal "hiscarut" che al plurale fa "hiscariot", qui è di regola la alef dei sostantivi e diviene Iskariot perfettamente identico al nostro termine (ne abbiamo già parlato). L'unico problema è che al nifal il senso cambia notevolmente, il significato generico di questa costruzione significa infatti: "si rinchiuse" ed il senso del sostantivo dell'atto del verbo rinchiudersi è "farsi consegnare", "farsi incarcerare".

    Guarda che ti stai confondendo con l'hitpael, lo shem peulah di questo nifal esprime l'atto del venir rinchiusi, ma l'azione non ricade sul soggetto. Questo indubbiamente è il sostantivo più adatto per: Giuda delle consegne, che significa verbalmente: il Giuda da cui si viene rinchiusi

    Shalom
     
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    Vedo che l'argomento appassiona. Datemi un po di tempo per leggervi. Comunque Elisha ha ragione, si tratta poi di un sostantivo non di un verbo in terza persona.

    Shalom
     
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  12. Stella Maris2
     
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    QUOTE (Abramo @ 27/11/2007, 09:15)
    Vedo che l'argomento appassiona. Datemi un po di tempo per leggervi. Comunque Elisha ha ragione, si tratta poi di un sostantivo non di un verbo in terza persona.

    Shalom

    il nifal può avere valore riflessivo o nel mezzo fra l'attivo e il passivo.

    Si, in effetti è vero, trattandosi di un shem peulah avete ragione voi.
     
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    QUOTE (Stella Maris2 @ 27/11/2007, 09:46)
    QUOTE (Abramo @ 27/11/2007, 09:15)
    Vedo che l'argomento appassiona. Datemi un po di tempo per leggervi. Comunque Elisha ha ragione, si tratta poi di un sostantivo non di un verbo in terza persona.

    Shalom

    il nifal può avere valore riflessivo o nel mezzo fra l'attivo e il passivo.

    Si, in effetti è vero, trattandosi di un shem peulah avete ragione voi.

    Non solo il shem peulàh, se dico in ebraico "il tizio nisgar", al nifal, sto dicendo semplicemente che il tale è stato rinchiuso, ma non da chi. Nisgar significa è stato rinchiuso da qualcuno, analogamente lo shem hapeulà esprime l'azione del riunchiudere. Poi è vero che può avere anche valore riflessivo perchè ci si può rinchiudere da se, diciamo piuttosto che è difficile trasportare questo senso in Italiano perchè non ha tutta la variegata di coniugazioni come in Ebraico.
    La più perfetta comunque è quella dell'hifil anche perchè è più ipotizzabile dato che abbiamo esempi biblici e un shem peulàh di questa radice.
    Poi se notate il shem peulàh di sagar di solito è vocalizzato hissagrut perchè partiamo da hissagher, ciò non sminuisce il valore della nostra ipotesi con radice sacar, ma ovviamente è più valida l'ipotesi dell'hifil per più motivi.

    Shalom
     
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  14. Stella Maris2
     
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    QUOTE
    Poi se notate il shem peulàh di sagar di solito è vocalizzato hissagrut perchè partiamo da hissagher,

    Abbiamo un esempio masoretico con nifal e alef dei sostantivi, in Proverbi 27:4, il termine di radice cazar è così vocalizzato: aczeriut (e non hiccazrut)

    אַכְזְרִיּוּת

    Quindi l'ipotesi del shem peulah derivata dal nifal è anche valida.
     
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    QUOTE (Stella Maris2 @ 27/11/2007, 10:42)
    QUOTE
    Poi se notate il shem peulàh di sagar di solito è vocalizzato hissagrut perchè partiamo da hissagher,

    Abbiamo un esempio masoretico con nifal e alef dei sostantivi, in Proverbi 27:4, il termine di radice cazar è così vocalizzato: aczeriut (e non hiccazrut)

    אַכְזְרִיּוּת

    Quindi l'ipotesi del shem peulah derivata dal nifal è anche valida.

    Non ho detto il contrario. Sono stato io a tirarla fuori per primo. :)
     
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73 replies since 12/11/2007, 22:10   1836 views
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