Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by Ayalon

  1. .
    CITAZIONE (cogito @ 4/5/2017, 22:10) 
    Grazie, Ayalon, per questo post così ricco di citazioni..
    Molte delle obiezioni sollevate sono certamente condivisibili.
    L'unico punto dove non mi convince affatto(forse perché neanche lui è convinto)è la sua interpretazione di Isaia 53.
    Lì sembra compiere uno sforzo inane quanto sterile.
    Come sapete la nostra interpretazione di quel passo, e di altri simili è molto diversa.
    Mi consola il fatto che anche nell'Ebraismo è consentito avere opinioni divergenti su questioni religiose.

    Isaia 53 – Risposta alle obiezioni cristiane


    In questo articolo ci proponiamo di rispondere alle principali argomentazioni che il Cristianesimo oppone all’interpretazione ebraica del capitolo 53 del libro di Isaia, incentrato sulla figura del servo sofferente. A tale brano biblico abbiamo già dedicato un commento completo (vedi “Isaia 53 – Il servo sofferente“”), che consigliamo vivamente di leggere per poter meglio comprendere le risposte che ci apprestiamo ora a fornire.

    Il nostro intento non è quello di denigrare la religione cristiana, bensì di chiarire gli aspetti controversi di un passo delle Scritture che merita di essere studiato a prescindere da qualsiasi polemica teologica.

    1 – Il servo sofferente è presentato come un singolo individuo, quindi non può trattarsi del popolo d’Israele.

    Ci sono molti casi nelle Scritture in cui il popolo ebraico è descritto allegoricamente come un singolo individuo. A volte, Israele è rappresentato come un figlio (vedi Esodo 4:22; Geremia 31:20; Osea 11:1), altre volte come una sposa (Isaia 54:1; Osea 2:14; Geremia 3:6), e anche come un servo (Geremia 30:10; 46:27). Ma soprattutto, è Isaia stesso a identificare esplicitamente il servo con Israele in più occasioni: “Ma tu, Israele, mio servo, Giacobbe che ho scelto, progenie di Abramo, mio amico” (Isaia 41:8, vedi anche 44:1; 44:21; 45:4; 49:3).
    Chi ha dimestichezza con la Bibbia ebraica è abituato a questo genere di personificazione che è tipico del linguaggio poetico.


    2 – Isaia dichiara: “Egli fu colpito dalle trasgressioni del mio popolo” (53:8), quindi il servo non può essere identificato con Israele.

    Chi parla in prima persona nel capitolo 53 non è Isaia, bensì i re delle nazioni del mondo. Coloro che prendono la parola, infatti, si dichiarano stupiti nell’assistere alla nuova condizione gloriosa del servo (53:1). Subito prima, al verso 52:15, Isaia ci dice che ad essere stupiti sono proprio i re delle nazioni: “I re chiuderanno la bocca davanti a lui, perché vedranno ciò che non era mai stato loro narrato e comprenderanno ciò che non avevano udito”.
    Il fatto che il testo ci riporti le parole dei re senza introduzione, cioè senza che sia detto esplicitamente “I re dicono….” non deve creare perplessità. La stessa cosa, infatti, avviene in Isaia 14:16, in cui il soggetto che parla in prima persona cambia improvvisamente. Anche nel Salmo 2, inoltre, i capi delle nazioni prendono la parola senza che ciò sia detto esplicitamente: “I re della terra si ritrovano e i principi si consigliano insieme contro il Signore e contro il suo Unto: «Rompiamo i loro legami e sbarazziamoci delle loro funi»” (Salmi 2:2-3).


    3 – Il servo ha espiato le colpe dei peccatori, e ciò non può applicarsi alle sofferenze di Israele.

    Il profeta non afferma che il servo è stato punito per i peccati commessi da altri, il che sarebbe contrario all’etica della Torah secondo cui “Ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato” (Deuteronomio 24:16; vedi anche Ezechiele 18:20-21). Piuttosto, il testo vuole dirci che il servo ha dovuto sopportare gravi persecuzioni a causa delle violenze dei popoli, i quali lo hanno accusato ingiustamente di crimini che non aveva commesso, scaricando su Israele le loro responsabilità e le loro colpe.
    Israele sarà però ricompensato per tutte queste sofferenze subite (53:10), e ciò porterà alla redenzione del mondo intero, poiché il popolo odiato e perseguitato “renderà giusti molti con la sua conoscenza” (53:11), cioè insegnando la Torah alle altre nazioni (vedi Isaia 2:3; 42:4; Michea 4:2-3; Zaccaria 8:23). Dunque le “ferite” del servo porteranno alla guarigione del mondo intero.

    Israele svolge così il ruolo di popolo sacerdotale (Esodo 19:6), ricordato proprio da Isaia (61:6). Come il sacerdote ha il compito di rappresentare l’intera nazione al cospetto di Dio, di intercedere e di compiere i riti di espiazione per i peccati, così anche Israele, all’interno dell’umanità, diviene un esempio di giustizia e fa sì che le colpe dei popoli siano perdonate.

    Questi concetti risultano coerenti con gli insegnamenti della Bibbia ebraica e con i temi ricorrenti del libro di Isaia. Al contrario, la dottrina secondo cui sia necessario credere nel sacrificio di un Messia morto in croce per ottenere la “salvezza”, è del tutto estranea alla Torah e non trova riscontro nell’Ebraismo.

    4 – Secondo Isaia 53:9, il servo non ha commesso peccati, mentre non si può dire lo stesso di Israele.

    Isaia 53:9 non afferma che il servo non ha mai compiuto peccati. Piuttosto, il senso è che il servo viene accusato ingiustamente di crimini che non ha commesso. Anche David, nei Salmi, dichiara: “Sono potenti quelli che vorrebbero distruggermi e che mi sono nemici ingiustamente; sono costretto a restituire ciò che non ho rubato” (69:4); “Poiché senza motivo mi hanno teso di nascosto la loro rete; senza motivo mi hanno scavato una fossa” (35:7). Ciò ovviamente non significa che David si proclami immune dal peccato o che pretenda di essere infallibile.

    Se ciò non vi ha ancora convinto, considerate le parole del profeta Sofonia: “Il residuo d’Israele non commetterà iniquità e non proferirà menzogne, né si troverà nella loro bocca una lingua ingannatrice” (3:12); e quelle di Bil’am: “Egli non ha scorto iniquità in Giacobbe e non ha visto perversità in Israele” (Numeri 24:21). Non è forse lo stesso concetto espresso da Isaia?


    5 – Il servo è stato “strappato dalla terra dei viventi” (53:8); il popolo ebraico, invece, non ha mai cessato di esistere.

    La morte, in questo caso come altrove, è una metafora per indicare la rovina della nazione ebraica in esilio. Anche in Ezechiele 37, nella famosa visione delle ossa secche, il popolo esiliato e senza speranza è descritto come in una condizione di morte e decomposizione.


    6 – Chi legge Isaia 53 non può fare a meno di pensare a Gesù. È evidente che il passo si riferisce alla sua morte.

    Se molti associano immediatamente il servo sofferente di Isaia a Gesù il Nazareno, lo fanno per due motivi:
    1) Perché si tratta di persone di fede cristiana, che cercano quindi costantemente riferimenti al loro Messia all’interno delle Scritture ebraiche.
    2) Perché la dottrina cristiana si basa in parte proprio su un’interpretazione erronea di Isaia 53. È probabilmente su questo passo che è stato modellato il concetto del sacrificio di Gesù.

    In realtà, tuttavia, alcuni dettagli della profezia la rendono inapplicabile al Messia cristiano. Infatti, quando mai Gesù ha stupito le nazioni del mondo? (52:14-15); quando mai ha “prolungato i suoi giorni” e ha “avuto una discendenza”? (53:10; in ebraico il termine zerah, cioè “seme”, indica una progenie carnale); quando mai ha diviso le spoglie di guerra con i potenti? (verso 12). E soprattutto, cosa c’entra la morte di Gesù con il contesto che parla del ritorno dall’esilio del popolo d’Israele?


    7 – Nei tempi antichi anche gli Ebrei credevano che il servo di Isaia 53 fosse il Messia; poi, nel Medioevo, Rashi impose una nuova interpretazione per contrastare il Cristianesimo.

    Per confutare questa menzogna, è utile citare innanzitutto una fonte cristiana. Origene di Alessandria (185 – 254), uno dei Padri della Chiesa, nella sua opera Contro Celso, racconta:
    “Ricordo che, in una certa occasione, durante una disputa con alcuni Ebrei che erano considerati uomini saggi, citai queste profezie [di Isaia]. I miei oppositori Ebrei replicarono che tali predizioni si riferivano all’intero popolo, considerato come un solo individuo, in uno stato di esilio e sofferenza, affinché molti proseliti potessero essere guadagnati grazie alla dispersione degli Ebrei fra le nazioni” (Contra Celsum, 1, 55).

    L’interpretazione che identifica il servo con Israele è attestata molto prima di Rashi anche negli scritti dei Rabbini. Il Talmud (Berachot 5a) dichiara: “Se il Santo Benedetto Egli sia si compiace di Israele, lo opprime infliggendogli sofferenze, come è scritto: ‘Ma il Signore desiderò percuoterlo e farlo soffrire'” [Isaia 53:10].
    Similmente, il Midrash Bemidbar Rabbah (13:2): “Gli Israeliti hanno esposto le loro anime alla morte in esilio, come è scritto: ‘Egli ha versato la sua anima fino a morire'” [Isaia 53:12].
    La stessa interpretazione si trova nel Midrash Devarim Rabbah, nel Midrash Tehillim (94:2) e nell’opera Eliyahu Rabbah (capitoli 6, 13, 27).


    È vero che, in alcune opere rabbiniche, il brano di Isaia 53 viene applicato al Messia; tuttavia, come spiega Nachmanide, si tratta in questi casi di interpretazioni midrashiche, cioè formulate secondo il metodo omiletico non letterale dei rabbini. Seguendo questo metodo, è possibile applicare il passo anche al Messia e ad altri personaggi del popolo ebraico, che, per la loro autorità o posizione esemplare, risultano idonei a rappresentare l’intera nazione. Il Talmud, ad esempio, applica la profezia anche a Mosè e a Rabbi Akiva. Lo Zohar la applica ai giusti d’Israele collettivamente, a Mosè, al Mashiach ben David, al Mashiach ben Yosef e ad altre personalità. Non si tratta di interpretazioni in contrasto fra loro: anzi, è proprio il fatto che il servo sofferente rappresenti Israele a rendere possibile l’applicazione della profezia anche a singoli individui esemplari della nazione ebraica.

    A questo proposito, nel resoconto della Disputa di Barcellona, Nachmanide scrive:

    “Secondo il suo vero significato, [il passo] si riferisce solo al popolo di Israele in generale. Il profeta infatti chiama continuamente Israele “mio servo” e “Giacobbe mio servo”. […]
    È vero che i nostri Maestri di benedetta memoria, nelle loro opere di Haggadah, hanno un Derash secondo cui si riferisce al Messia. Tuttavia, essi non affermano mai che egli sarà ucciso dai suoi nemici. In nessun libro, né nel Talmud e neppure nella Haggadah troviamo scritto che il Messia figlio di David sarà ucciso. Mai. E neppure che egli sarà consegnato ai suoi nemici o che sarà sepolto. Del resto il vostro Messia che vi siete scelti da soli non è mai stato sepolto. Io spiegherò questo capitolo se lo desideri, con una buona spiegazione. Tuttavia essi non vollero ascoltarmi”
    .

    https://sguardoasion.wordpress.com/2015/07...ioni-cristiane/


    Edited by Ayalon - 5/5/2017, 11:25
  2. .
    CITAZIONE (cogito @ 4/5/2017, 18:00) 
    Ayalon, per favore!
    ho detto, tante volte, io stesso che la così detta "teologia della sostituzione" è un'aberrazione teologica, ridicola e priva di qualsiasi fondamento scritturale, anzi in diretto contrasto con le Scritture ebraiche e cristiane.
    Quando dico "ci basiamo su Isaia e Geremia" intendo dire i profeti che, secondo noi, descrivono la figura di un Messia che, a noi, e lo sottolineo, sembra riferirsi a Yeshua.

    " Messia ", che significa" Unto ". Di solito si riferisce a una persona iniziata in servizio di Dio, per essere unto con olio. (Esodo 29:7, I Re 1:39, II Re 9:03)
    Dal momento che ogni Re e Sommo Sacerdote fu unto con l'olio, ciascuno può essere indicato come un "unto" (un Messia o un Messia). Ad esempio: "D.o non voglia che io [David] debba stendere la mano contro il Messia del Signore [Saul] ..." (I Samuele 26:11 Cf II Samuele 23:01, Isaia 45:1, Salmi 20:06..)

    Dov'è il concetto ebraico del Messia? Uno dei temi centrali della profezia biblica è la promessa di una futura età di perfezione caratterizzato da pace universale e il riconoscimento di Dio. (Isaia 2:1-4; Sofonia 3,9; Osea 2:20-22; Amos 9:13-15; Isaia 32:15-18, 60:15-18; Michea 4:1-4; Zaccaria 8: 23, 14:09, Geremia 31:33-34)

    Molti di questi passaggi profetici parlano di un discendente del re Davide che governerà Israele durante l'età della perfezione. (Isaia 11:1-9; Geremia 23:5-6, 30:7-10, 33:14-16; Ezechiele 34:11-31, 37:21-28; Hosea 3:4-5)
    Dal momento che ogni Re è un Messia, per convenzione, si fa riferimento a questo futuro re consacrato come il Messia. Quanto sopra è l'unica descrizione nella Bibbia di un discendente davidico che deve venire in futuro. Noi riconosceremo il Messia vedendo che il Re d'Israele è al momento di completa perfezione universale.

    1) Gesù non adempie gli annunci messianici
    Quali annunci il Messia doveva realizzare? La Bibbia dice che dovrà:
    A. Costruire il Terzo Tempio (Ezechiele 37:26-28).
    B. Raccogliere tutti gli ebrei alla Terra d'Israele (Isaia 43:5-6).
    C.Creare un'era di pace nel mondo, e finire per tutti l'odio, l'oppressione, la sofferenza e la malattia. Come si dice: ". Nazione non alzerà più la spada contro nazione, né è l'uomo impareranno più la guerra" (Isaia 2:4)
    D. Diffondere la conoscenza universale del Dio di Israele, che unirà l'umanità come una sola. Come si dice: "Dio sarà re su tutto il mondo, in quel giorno, Dio sarà Uno e il Suo Nome sarà uno" (Zaccaria 14:09).
    Il fatto storico è che Gesù non compie nessuna di queste profezie messianiche.
    I cristiani contano che Gesù compirà questi nella Seconda Venuta, ma fonti ebraiche mostrano che il Messia adempierà le profezie a titolo definitivo, e il concetto di una seconda venuta non esiste.
    2) Gesù non incarna LE QUALIFICHE PERSONALI DEL MESSIA
    A. Messia come profeta
    Gesù non era un profeta. La profezia può esistere solo in Israele quando la terra è abitata da una maggioranza dell'ebraismo mondiale. Durante il tempo di Esdra (circa 300 aC), quando la maggior parte degli ebrei si rifiutò di passare da Babilonia a Israele, la profezia si è conclusa con la morte degli ultimi profeti Aggeo, Zaccaria e Malachia.
    Gesù è apparso sulla scena circa 350 anni dopo che la profezia era finita.
    B. discendente di Davide
    Secondo fonti ebraiche, il Messia nascerà da genitori umani e in modo naturale. Non sarà un semidio, né possiederà qualità sovrannaturali.
    Il Messia deve essere disceso da parte di suo padre dal re Davide (cfr. Genesi 49:10 e Isaia 11:01). Secondo i cristiani Gesù era il prodotto di una nascita da una vergine, non aveva padre e quindi non avrebbe potuto soddisfare il requisito messianico di essere disceso da parte di suo padre dal re Davide.
    C. osservanza della Torah
    Il Messia guiderà il popolo ebraico alla piena osservanza della Torah. La Torah afferma che tutte le mitzvot (comandamenti) rimarranno vincolanti per sempre, e chiunque si rechi a cambiare la Torah viene immediatamente identificato come un falso profeta. (Deut. 13:1-4)
    In tutto il Nuovo Testamento, Gesù contraddice la Torah e afferma che i suoi comandamenti non sono più applicabili. (Vedere Giovanni 1:45 e 9:16, Atti 3:22 e 7:37) Per esempio, Giovanni 9:14 dice che Gesù ha fatto una pasta in violazione dello Shabbat, che ha causato i farisei a dire (versetto 16), " Egli non osserva lo Shabbat! "
    3) VERSI tradotto male ", riferendosi" A GESÙ
    I versetti biblici possono essere compresi solo studiando l'originale testo ebraico che rivela molte discrepanze nella traduzione cristiana.
    A.NASCITA DA VERGINE
    L'idea cristiana di una nascita da una vergine deriva dal versetto in Isaia 7:14 che descrive un "alma", come il parto. La parola "alma" ha sempre significato una giovane donna, ma i teologi cristiani dopo secoli hanno tradotto come "vergine".
    B. CROCIFISSIONE
    Nel versetto dei Salmi 22:17 si legge: "Come un leone, sono le mie mani e piedi." La parola ebraica ki-ari (come un leone) è grammaticalmente simile a un'altra parola.Così il cristianesimo legge il verso come "scavato" con riferimento alla crocifissione: "Hanno forato le mie mani e miei piedi".
    C. SERVO SOFFERENTE
    Il cristianesimo afferma che Isaia capitolo 53 si riferisce a Gesù, come il "servo sofferente".
    In realtà, Isaia 53 segue direttamente il tema del capitolo 52, che descrive l'esilio e la redenzione del popolo ebraico. Le profezie sono scritte nella forma singolare perché gli ebrei ("Israele") sono considerate come una sola unità. La Torah è piena di esempi della nazione ebraica nominata con un pronome singolare.
    Ironia della sorte, le profezie di Isaia di persecuzione si riferiscono in parte al 11 ° secolo, quando gli ebrei furono torturati e uccisi dai Crociati che hanno agito in nome di Gesù.
    Da dove derivano questi errori di traduzione? San Gregorio, 4 ° secolo il vescovo di Nazianzo, ha scritto: "Un po 'di gergo è tutto ciò che è necessario imporre al popolo. Il meno che comprendono, più si ammirano ".
    4)La fede ebraica si basa esclusivamente sulla RIVELAZIONE NAZIONALE
    Delle 15.000 religioni nella storia umana, solo il giudaismo basa la sua convinzione sulla rivelazione nazionale cioè che D.o parla a tutta la nazione. Se D.o sta per iniziare una religione, il senso è che sarà lui a dire a tutti, non solo a una persona.
    Nel corso della storia, migliaia di religioni sono stati avviate da individui, cercando di convincere la gente che lui o lei fosse un vero profeta di D.o. Ma la rivelazione personale è una base estremamente debole per una religione perché non si può mai sapere se è vero. Dal momento che gli altri non hanno sentito parlare D.o per questa persona, devono prendere la sua parola per vera. I miracoli non provano nulla e non provano il dono di profezia.
    Il Giudaismo non si basa sull' "affermazioni dei miracoli", come base per la sua religione. In effetti, la Bibbia dice che D.o a volte concede il potere di "miracoli" per ciarlatani, al fine di testare la fedeltà ebraica alla Torah (Deut. 13:04).
    I Giudei non vollero credere in Mosè, nostro maestro, a causa dei miracoli che compiva. Ogni volta che la fede di chiunque si basa sui miracoli, ha un dubbio, in quanto è possibile i miracoli sono stati eseguiti attraverso la magia o stregoneria. Tutti i miracoli compiuti da Mosè nel deserto erano perché erano necessari, e non come prova della sua profezia.
    Che poi era la base della fede ebraica La rivelazione sul monte Sinai, che abbiamo visto con i nostri occhi e sentito con le nostre orecchie, non dipende dalla testimonianza di altri ... come si dice, "faccia a faccia, Dio ha parlato con te ..." La Torah afferma anche: "Dio non ha fatto questo patto con i nostri padri, ma con noi, che sono oggi qui viventi ". (Deut. 05:03)
    Ebraismo non è miracoli. E' l'esperienza di testimonianza oculare personale di ogni uomo, donna e bambino, in piedi sul monte Sinai 3300 anni fa.
  3. .
    CITAZIONE (cogito @ 30/4/2017, 22:51) 
    Forse, non te l'ha ancora detto nessuno, ma, guarda, che "noi" ci basiamo su Isaia e Geremia...quelli sono i veri pilastri, il resto è contorno!

    Ci risiamo....


    Teologia della Sostituzione
    Che cos'è la Teologia della Sostituzione?
    E perché crea gravi danni al nostro rapporto con Dio?


    La teologia della sostituzione non è solamente una falsa dottrina teologica o filosofica. È un peccato di fronte a Dio. Perché trasforma Dio in un bugiardo.
    La teologia della sostituzione ha creato nei secoli un'atmosfera che ha reso possibile l'umiliazione, la negazione e la privazione dell'identità culturale e religiosa per milioni di Ebrei. Che ha reso possibile la persecuzione e la conversione forzata al cristianesimo per moltissimi Ebrei. Che ha fatto si che un numero incredibile di Ebrei fossero picchiati, derubati, violentati, massacrati.
    E anche oggi, dopo 2000 anni di vergognosa storia della Chiesa, la cristianità è quasi completamente indifferente quando gli Ebrei sono minacciati. Persino quando l' estremismo islamico minaccia l' esistenza stessa dello Stato di Israele. O al massimo "la cristianità" pronuncia quattro parole sul diritto degli Israeliani di vivere in pace nella Terra Promessa e di difendersi dagli attacchi omicidi del nemico. Ma in realtà sostiene anche i nemici mortali di Israele, alcuni la chiamano "doppia solidarietà".

    Un grave errore teologico.
    Ma che cos'è la "Teologia della Sostituzione"? Ronald E. Diprose la definisce come la concezione che "Israele è stato ripudiato da Dio ed è stato sostituito dalla Chiesa nello sviluppo del suo Piano".
    E R. Kendall Soulen afferma inoltre: "La sostituzione è un problema teologico serio perché minaccia di rendere l'esistenza del popolo ebraico una questione indifferente al Dio d'lsraele".
    La Chiesa è stata impegnata per secoli a insegnare come essa fosse la "Nuova Israele Spirituale" (invece non troverete questo termine da nessuna parte nella Bibbia) dal momento che la maggioranza dei Giudei aveva rifiutato Gesù. La Chiesa, invece, che aveva detto "sì" a Gesù era allora diventata l'autentico strumento di Dio, *dice sempre la Chiesa*, attraverso la quale Dio stesso insegnava e governava il mondo per mezzo del suo Regno terreno.
    E le incredibili e atroci persecuzioni degli Ebrei nella loro diaspora mondiale attraverso molti secoli sembravano proprio suggerire che a Dio non importasse nulla di loro. Addirittura si pensava che queste persecuzioni fossero il giudizio di Dio sugli Ebrei perché erano colpevoli di *"deicidio"* (che significa omicidio di Dio), come la Chiesa chiamava la crocifissione di Gesù.

    Una grave offesa a Dio.
    Perché questo pensiero non è solamente un concetto teologico errato? Perché fa di Dio un bugiardo.
    Ascoltate a ciò che Dio dice nella Bibbia: "Egli si ricorda per sempre del suo patto, della parola da lui data per mille generazioni, del patto che fece con Abramo, del giuramento (come rendere più solenne una promessa?) che fece a Isacco, che confermò a Giacobbe come uno statuto, a Israele come un patto eterno, dicendo: Ti darò il paese di Canaan come vostra eredità" Salmo 105:8-11.
    Cosa significa per sempre? Fino all'arrivo di Gesù Cristo e poi basta, come diceva la Chiesa? No, ovviamente no. Per sempre significa all'infinito. Se Dio potesse a un certo punto cambiare opinione per qualsiasi ragione, come potremmo essere sicuri che un giorno, per qualsiasi ragione, non possa cambiare idea anche su di noi e sulle promesse che ci ha fatto?
    *Numeri 23:19 dice: "Dio non è un uomo, da poter mentire, ne un figlio d'uomo, da doversi pentire.* Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola? "
    La Chiesa, raccontando a tutti che Dio ha sostituito gli Ebrei e Israele con la Chiesa, dà del bugiardo a Dio. Ma Dio ha un patto eterno con il popolo ebraico. Solo uno? No, più di uno. Quando l'apostolo Paolo elenca i vantaggi di essere Ebrei, afferma in Romani 9:4-5 "cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti (plurale), la legislazione (Torah), il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri (Lui è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ) e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! "
    *Tutti i patti menzionati nella Bibbia furono fatti con Israele*. *Nessuno di essi è stato fatto con la Chiesa.*

    Il nuovo patto con gli Ebrei.
    Ma allora, il Nuovo Patto? Qualcuno potrà chiedere. Non è stato quel patto stabilito con la Chiesa? No. La prima volta che sentiamo parlare del nuovo patto è in Geremia 31:31. "Ecco, i giorni vengono", dice il Signore, "in cui io farò un nuovo patto con... (chi, la Chiesa? No!) ...con la casa d'Israele e con la casa di Giuda"!

    Quando allora è stato stabilito questo nuovo patto? Quando Gesù l'Ebreo, seduto con i suoi amici Ebrei intorno a un tavolo, celebrando la ebraicissima festa di Pesach (il Passaggio) ha sollevato il calice e ha detto: "Questo calice è il Nuovo Patto nel mio sangue, che è versato per voi". Il suo corpo spezzato e il suo sangue versato sono i segni del Nuovo Patto. Ma di Gentili neppure l'ombra. *È un affare tra Ebrei.*
    Anche l'effusione dello Spirito Santo in Atti 2, il sigillo di questo Nuovo Patto, è un affare interno agli Ebrei. Chi erano i presenti in Gerusalemme, la capitale dello stato Ebraico, con il Tempio, il centro della vita religiosa ebraica, che celebravano la ebraicissima festa di Shevouoth (pentecoste)? Chi pensate che fossero? Ma Ebrei, naturalmente! E Gentili che erano divenuti Giudei, i cosiddetti proseliti.
    Attraverso la conversione (e per i maschi la circoncisione) si può ancora oggi diventare un autentico Ebreo. Atti 2:11 dice "...tanto Giudei che proseliti... ". Su circa 120 di essi scese lo Spirito Santo.
    Anche in questo caso, di Gentili neppure l'ombra. *Resta ancora un affare esclusivamente Ebraico.*

    Innestati sulla radice antica.
    Quando noi Gentili entriamo a far parte di questo Nuovo Patto con Dio? Dobbiamo ancora aspettare fino al capitolo 10 degli Atti: Cornelio il Romano, l'uomo che veniva dall'Italia, e la sua casa. Pietro predica l'Evangelo e lo Spirito Santo scende su tutti loro, con grande sorpresa dei credenti circoncisi che avevano accompagnato Pietro. "Anche agli stranieri... " si meravigliano in Atti 10:44-46. Più tardi Paolo spiega in Romani 11, che noi come Gentili siamo stati innestati nella vecchia radice. Attraverso il Nuovo Patto di Dio con Israele, i cui segni sono il corpo spezzato e il sangue versato del nostro Signore, i Gentili possono entrare in questa relazione del Patto insieme a Israele.
    È il compimento della parte spirituale del Patto che Dio fece con Abramo per le nazioni Gentili: "...e in te (per mezzo di te) saranno benedette tutte le fami- glie della terra" Genesi 12:3.

    Prima del ritorno di Cristo.
    Che la Chiesa possa essere sufficientemente onesta con se stessa da riconsiderare e abbandonare le sue teologie errate da secoli. Il nostro Signore arriva presto. Come possiamo incontrarlo con le mani sporche di sangue Ebreo, il sangue di persecuzioni secolari, rese possibili dall'antisemitismo cristiano e da teologie come quella della sostituzione?
    Sono colpe che dobbiamo confessare. E la vera conversione deve dare prova di se stessa con frutti degni di pentimento, come l'amore e la solidarietà incondizionata con il popolo Ebraico e con Israele. Solo così ci sarà speranza per la Chiesa.

    Rev. Wìllem J.J. Glashouwer
    presidente di Christians for lsrael lnternational.
  4. .
    http://www.italiaisraeletoday.it/una-comun...-grande-nemico/

    “Una comunità, una fede, una voce”
    E’ nato il Partito dell’Islam
    E Israele è il grande nemico


    Assemblee territoriali in mezza Italia, campagna di iscrizioni, promozione e raccolta fondi. Dopo la frenetica attività sui social network e le trasmissioni via radio, il partito dell’islam esce dalla rete e prova a diventare realtà. La Costituente islamica esordisce fra due settimane a Torino ma è solo la prima tappa della «tournée». Il calendario in buona parte è definito: secondo appuntamento una settimana dopo, a Bologna; quindi lo sbarco a Milano e Roma fra il 2 e il 9 luglio.





    Alberto Giannoni

    Mentre i sondaggi certificano ormai la dispersione del voto cattolico, i musulmani che vivono in Italia vogliono farsi sentire: «Una comunità, una fede, una voce» è lo slogan. E la «Costituente» vuole alzarla, quella voce. L’idea, rivelata sul «Giornale» 9 mesi fa, ora è un progetto, «dei musulmani per i musulmani».
    Hamza Roberto Piccardo

    Hamza Roberto Piccardo

    Ad animarlo, primo fra tutti il fondatore della Unione delle comunità islamiche italiane Hamza Roberto Piccardo, tornato alla ribalta della cronaca per aver chiesto di introdurre anche in Italia la «poligamia» come «diritto civile». Per niente imbarazzato dal «putiferio» che ne è sortito allora, rivendicò di aver toccato «un nervo scoperto» della nostra cultura. Oggi si mostra grande estimatore del presidente turco Erdogan, tanto da garantire che «in Turchia c’è una legalità, ringhiosa quanto volete ma comunque una legalità democratica e repubblicana».
    Tariq Ramadan

    Tariq Ramadan http://www.italiaisraeletoday.it/wp-conten...dan-200x200.jpg

    Piccardo è stato anche portavoce dell’European Muslim Network, presieduto da Tariq Ramadan. Intellettuale molto discusso, nipote dello storico fondatore dei Fratelli musulmani, Ramadan è stato accolto con grandi onori a Milano proprio dal Caim guidato (allora) da Piccardo jr, Davide, a sua volta protagonista di posizioni controverse ed episodi imbarazzanti che hanno portato alla rottura fra le moschee del Caim e la comunità ebraica.

    Piccardo ha accusato spesso lo Stato di Israele, di «politiche criminali» e «genocidio» e su queste basi ha chiesto alla Chiesa di prenderne le distanze così come con l’Isis. A proposito dei miliziani del Califfo, poi, dopo l’attentato di Parigi, a Milano ha tenuto un discorso in cui se ne uscì con un infelice definizione dei kamikaze, chiamati giovani che si sono «sacrificati credendo di morire per qualcosa». In piazza San Babila c’erano solo 500 persone ma fu, quella, la prima occasione in cui il mondo ex Ucoii si spaccò in due e a Milano comparve, con arrivi un po’ da tutto il Nord, questa «costola» di duri e puri che oggi è diventata l’ossatura della Costituente islamica.
    Baha El Din Ghrewati

    Baha El Din Ghrewati http://www.italiaisraeletoday.it/wp-conten...05/Baha-El-Din-

    Per qualcuno è solo un gioco delle parti ma nel mirino oggi c’è proprio l’Ucoii, che ha firmato col ministro Marco Minniti il patto per l’islam italiano e viene considerata sostanzialmente incapace di raggiungere l’agognato obiettivo: un «vero» concordato. Con i Piccardo ci sono altri esponenti della vecchia guardia Ucoii, come il siriano Baha El Din Ghrewati. Ma i grosso del comitato promotore è formato da giovani, impazienti e scalpitanti. Come Francesco Tieri, «gemello» di Davide Piccardo come coordinatore del Cail, i centri islamici del Lazio.
    Sam Aly e Tareq Al-Suwaidan,

    Sam Aly e Tareq Al-Suwaidan

    Ma nell’elenco dei fondatori compare anche il nome di quello che sembra «Sam Aly», che ha dovuto rinunciare alla candidatura alle Comunali di Milano con il Pd quando sono state pubblicate delle foto che lo ritraevano con Tareq Al-Suwaidan, imam radicale e antisemita e al quale il Viminale ha negato l’ingresso nel nostro Paese.
    Id al-fitr 2012 Cinisello Balsamo - al campo sportivo della Cinisellese, in via Brodolini, la comunitˆ islamica festeggia la fine del ramadan - preghiera - islam - musulmani - arabi - Usama El Santawy, responsabile dei rapporti con le istituzioni

    Usama El Santawy

    E non fa mancare il suo apporto alla Costituente l’ex imam di Cinisello (oggi a Lecco), Usama El Santawy, telepredicatore indicato come esponente del «salafismo autoctono» e protagonista di una clamorosa dichiarazione, che giustificava gli europei pronti a diventare «foreign fighters».

    (il Giornale)

    http://www.movimentobaseitalia.it/index.ph...ani-sul-nostro/

    VARATO IN ITALIA IL PARTITO DELL’ISLAM , “UNA COMUNITÀ, UNA FEDE, UNA VOCE” È LO SLOGAN. GIOVANI, IMPAZIENTI E SCALPITANTI, PRONTI A METTERE LE MANI SUL NOSTRO STATO.

    Via alla tournée in mezza Italia del Partito dell’Islam. Esordio fra 14 giorni a Torino, poi sarà la volta di Bologna, Milano e Roma

    Milano Assemblee territoriali in mezza Italia, campagna di iscrizioni, promozione e raccolta fondi.

    Dopo la frenetica attività sui social network e le trasmissioni via radio, il partito dell’islam esce dalla rete e prova a diventare realtà. La Costituente islamica esordisce fra due settimane a Torino ma è solo la prima tappa della «tournée». Il calendario in buona parte è definito: secondo appuntamento una settimana dopo, a Bologna; quindi lo sbarco a Milano e Roma fra il 2 e il 9 luglio.

    Mentre i sondaggi certificano ormai la dispersione del voto cattolico, i musulmani che vivono in Italia vogliono farsi sentire: «Una comunità, una fede, una voce» è lo slogan. E la «Costituente» vuole alzarla, quella voce. L’idea, rivelata sul «Giornale» 9 mesi fa, ora è un progetto, «dei musulmani per i musulmani». Ad animarlo, primo fra tutti il fondatore della Unione delle comunità islamiche italiane Hamza Roberto Piccardo, tornato alla ribalta della cronaca per aver chiesto di introdurre anche in Italia la «poligamia» come «diritto civile». Per niente imbarazzato dal «putiferio» che ne è sortito allora, rivendicò di aver toccato «un nervo scoperto» della nostra cultura. Oggi si mostra grande estimatore del presidente turco Erdogan, tanto da garantire che «in Turchia c’è una legalità, ringhiosa quanto volete ma comunque una legalità democratica e repubblicana».

    Piccardo è stato anche portavoce dell’European Muslim Network, presieduto da Tariq Ramadan. Intellettuale molto discusso, nipote dello storico fondatore dei Fratelli musulmani, Ramadan è stato accolto con grandi onori a Milano proprio dal Caim guidato (allora) da Piccardo jr, Davide, a sua volta protagonista di posizioni controverse ed episodi imbarazzanti che hanno portato alla rottura fra le moschee del Caim e la comunità ebraica. Piccardo ha accusato spesso lo Stato di Israele, di «politiche criminali» e «genocidio» e su queste basi ha chiesto alla Chiesa di prenderne le distanze così come con l’Isis. A proposito dei miliziani del Califfo, poi, dopo l’attentato di Parigi, a Milano ha tenuto un discorso in cui se ne uscì con un infelice definizione dei kamikaze, chiamati giovani che si sono «sacrificati credendo di morire per qualcosa». In piazza San Babila c’erano solo 500 persone ma fu, quella, la prima occasione in cui il mondo ex Ucoii si spaccò in due e a Milano comparve, con arrivi un po’ da tutto il Nord, questa «costola» di duri e puri che oggi è diventata l’ossatura della Costituente islamica.

    Per qualcuno è solo un gioco delle parti ma nel mirino oggi c’è proprio l’Ucoii, che ha firmato col ministro Marco Minniti il patto per l’islam italiano e viene considerata sostanzialmente incapace di raggiungere l’agognato obiettivo: un «vero» concordato. Con i Piccardo ci sono altri esponenti della vecchia guardia Ucoii, come il siriano Baha El Din Ghrewati. Ma i grosso del comitato promotore è formato da giovani, impazienti e scalpitanti. Come Francesco Tieri, «gemello» di Davide Piccardo come coordinatore del Cail, i centri islamici del Lazio. Ma nell’elenco dei fondatori compare anche il nome di quello che sembra «Sam Aly», che ha dovuto rinunciare alla candidatura alle Comunali di Milano con il Pd quando sono state pubblicate delle foto che lo ritraevano con Tareq Al-Suwaidan, imam radicale e antisemita e al quale il Viminale ha negato l’ingresso nel nostro Paese. E non fa mancare il suo apporto alla Costituente l’ex imam di Cinisello (oggi a Lecco), Usama El Santawy, telepredicatore indicato come esponente del «salafismo autoctono» e protagonista di una clamorosa dichiarazione, che giustificava gli europei pronti a diventare «foreign fighters».



    Alberto Giannoni

  5. .
    CITAZIONE (ahdut @ 2/5/2017, 18:52) 
    Era ora di prendere una posizione netta in questo senso!
    non ci sono parole per l'esito della votazione... mah!

  6. .
    CITAZIONE (Sandro_48 @ 3/5/2017, 07:13) 
    Ma il concordato è possibile perché Città del Vaticano è uno Stato e L'italia è uno Stato: quindi il Concordato è l'accordo fra due Stati sovrani.

    Nessuno ha parlato di "concordato".
    Parlano di "Partito Islamico", e questo possono farlo in qualsiasi momento,
    come cittadini italiani. Per il "concordato" Se ne regheranno, quando saranno
    maggioranza comanderanno loro con la Sharìa, altro che "concordato".
    O diventi come loro o altrimenti: "ZAC..."

  7. .
    CITAZIONE (sunshine @ 2/5/2017, 20:19) 
    , come ebreo, forse dissidente, forse semplicemente esseno, o chissà cosa altro, ma, non interpretato cristianamente, forse non poi così eretico. Bisognerebbe conoscere la vostra storia dell'epoca e delle varie correnti di pensiero presenti fra la popolazione.

    Bah...
  8. .
  9. .
    CITAZIONE (sunshine @ 2/5/2017, 16:38) 
    Capisco. A questo punto, se nemmeno di Paolo esistono dei riferiti (di Gesù sapevo che non ce ne sono), e ci si basa solo su scritture cristiane, diventa un discorso troppo aleatorio.
    In effetti fino al 2, riguardo a Paolo, cioè più cittadino romano che ebreo in ultimo, ci avevo pensato, mentre mi era completamente sfuggito il punto tre.
    Trovo questa figura di ebreo romano che è Paolo molto confusa e confondente.
    Non quadra nè come ebreo nè come cristiano. Insomma è un tipo molto strano. Ok, grazie.

    Da quel poco che so, mi risulta che non esiste nemmeno un vangelo originale.
    Tra migliaia di vangeli bruciati dalla chiesa, tra vangeli apocrifi e vangeli gnostici
    che ce ne sonono molti (Quelli sì sono originali), che raccontano tutt'altre
    storie, da quelle insegnate dal catechismo, non riesco a capacitarmi come fanno gli
    storici ad azzardare ricostruzioni su fatti di duemila 2.000 anni fa.

    Come vennero tramandati i vangeli?
    Tratto da: «La Chiesa che mente» di Karlheinz Deschner


    Non solo non esiste nessun Vangelo nel testo originario - anche se fino al XVIII secolo si è affermato di possedere l'originale del Vangelo di Marco, e precisamente a Venezia e a Praga - ma anzi non si è conservato nessun libro neotestamentario, e neppure alcun libro della Bibbia, nella sua originaria stesura autografa. Di più, non esistono nemmeno le prime trascrizioni. Ci sono soltanto copie di copie di copie: trascrizioni di manoscritti greci, di vecchie traduzioni latine, siriane, copte, nonché da citazioni neotestamentarie fatte da Padri della chiesa, riferite sovente a memoria... all'incirca 18.000 in un autore come Origene! (50) Senza contare che le opere degli stessi Padri della chiesa sono state a loro volta tramandate con livelli di attendibilità assai differenti.
    La riproduzione scritta dei Vangeli non avvenne comunque senza errori. Per più di due secoli, infatti, essi furono esposti agli interventi intenzionali o involontari dei copisti. Nel corso della loro diffusione, attraverso l'uso pratico cui erano sottoposti, i testi subirono per dirla coi teologi Feine e Behm - «molteplici mutamenti, del tutto spontanei, epperò anche ampliamenti e accorciamenti premeditati. «Redattori, commentatori e glossatori ecclesiastici - come dimostra il teologo Hirsch - hanno seguitato a lavorarci, ovvero hanno limato», «completato», «armonizzato», «ripianato» e «migliorato», di modo che in ultima analisi - come scrive il teologo Lietzmann - «ne risulta una giungla di varianti, di aggiunte e omissioni in contraddizione le une con le altre. Di conseguenza noi, spiega il teologo Knopf, «in molti luoghi non possiamo determinare con certezza, ma neanche solo con probabilità, il testo primigenio»(51). Il quale è oltretutto scarsamente originale, come tante altre cose nel Cristianesimo. Perché nella stessa maniera già gli antichi Egizi avevano migliorato le loro sacre scritture (52)

    Ciò nondimeno, il teologo cattolico Alexander Zwettler afferma (con licenza di stampa dell'Ordinariato arcivescovile di Vienna) che «nessun libro della letteratura mondiale fu tramandato ai posteri con tanta accuratezza quanto la Sacra Scrittura: illusione o inganno ne rimasero esclusi»(53). Alois Stiefvater, presidente della Società Kolping, giunge a stimare una percentuale della credibilità biblica: «Nella Bibbia tutto è in regola al 99 per cento» (54)
    Il contrario è certamente più vicino al vero. Con una certa impudenza, Stiefvater chiama in causa la moderna esegesi biblica, per porre il problema: perché mai la Bibbia dovrebbe essere stata mutilata d'un tratto? E risponde: «Ma la Bibbia è tramandata anche più scrupolosamente e accuratamente di altri libri. Eppoi, la critica biblica moderna ha fatto sì che la Bibbia fosse studiata con precisione scientifica... Le si può senz'altro prestar fede» (55).
    In realtà, nel copiare i Vangeli, e specialmente nei primi decenni, si procedette tanto più disinvoltamente in quanto - per quasi un secolo - essi non vennero affatto considerati come testi sacri e inviolabili. Difatti, non si possedeva ancora un Nuovo Testamento, ma si faceva uso, in mancanza di una propria scrittura sacra, di quella dell'ebraismo. Solo nella seconda metà del II secolo - quando la tradizione orale assunse forme sempre più inverosimili - i Vangeli vennero equiparati all'Antico Testamento, finendo con l'esser preferiti ad esso.

    Solo dalla medesima epoca si cominciò inoltre a preferire i quattro Vangeli - che in seguito verranno canonizzati - ai molti Vangeli «apocrifi», facendo di quei quattro il «Vangelo» per antonomasia. Per lungo tempo, tuttavia, essi non vennero ritenuti ispirati. Infatti, tranne l'autore dell'Apocalisse (peraltro assunta a stento nella Bibbia), nessun autore neotestamentario ebbe a dichiarare la sua produzione come divina o ispirata da Dio: né Paolo, né gli autori delle altre epistole, né gli evangelisti medesimi. Al contrario, la stessa assicurazione di Luca, di avere «accuratamente indagato tutti i fatti fin dalle origini», dimostra, più e meglio di altre considerazioni, quanto poco il compilatore si ritenesse estasiato da divine illuminazioni. E neppure credeva di fare qualcosa di eccezionale. Piuttosto, fin dal primo verso, confessa che «già molti» prima di lui avevano compilato simili narrazioni. Ma queste non lo avevano soddisfatto, per cui era sua intenzione di migliorarle (56)
    Quello di migliorare i Vangeli fu pure - senza alcun dubbio - il proposito dei loro innumerevoli copisti. I quali cancellarono e inserirono, paragrafando e profondendosi nella coloritura di dettagli. In generale, riassunsero e adattarono, più che fornire corrette riproduzioni. «Il testo originale - spiegano i teologi Hoskyns e Davey - scompare sempre di più; si rilevano le contraddizioni, che diventano via via più numerose, tra i manoscritti di differente derivazione, mentre si cerca di appianarle e di compensarle: il risultato è il caos» (57)
    Fino all'anno 200 circa, i testi del Nuovo Testamento soggiacquero - secondo il teologo Julicher - «ad un parziale imbarbarimento formale»(58), giacché si trattavano i Vangeli secondo i gusti o le necessità del momento(59). Ma altri amanuensi, anche posteriori a quel l'epoca, hanno incluso nuovi miracoli oppure hanno ingrandito quelli preesistenti (60).

    Per por fine all'inaudito imbarbarimento, il vescovo Damaso di Roma chiamò nel 383 il dalmata Girolamo, falsario e calunniatore privo di scrupoli (tanto che il mondo cattolico lo elevò con sicuro istinto a patrono delle facoltà teologiche), incaricandolo di stabilire un testo unitario delle bibbie latine, delle quali non ce n'erano due che concordassero in passi di una certa lunghezza. Di conseguenza, il delegato papale tramutò la lezione del modello da lui usato come base per la sua «rettifica» dei quattro Vangeli - in circa 3.500 punti. Questa traduzione di Girolamo, conosciuta col nome di Vulgata, quella generalmente diffusa - benché rifiutata per secoli dalla Chiesa stessa - fu dichiarata l'unica autentica solo nel XVI secolo dal Concilio di Trento.
    Tuttavia, come nessuno dei manoscritti latini della Bibbia concorda pienamente con un altro, così anche tra quelli greci (nel 1933 si conoscevano ben 4.230, nel 1957 già 4.680 manoscritti greci del Nuovo Testamento) non ce ne sono due con l'identico testo. Una concordanza di tutti i codici si riscontra appena nella metà delle parole. Ciò accade nonostante che, o piuttosto proprio perché nella tradizione manoscritta si sono equiparati e allineati i Vangeli tra di loro. Si stima il numero di queste varianti, ovvero delle diverse lezioni e modi interpretativi, intorno a una cifra di 250.000. E dunque, il testo della Bibbia - oggi diffusa in più di 1.100 lingue e dialetti - risulta degenerato senza speranza e mai più ripristinabile, nemmeno in maniera approssimativa.
    E non basta, dato che tuttora si continua a falsarlo e a modificarlo. In piena ufficialità.
    Lutero, ad esempio, nella sua traduzione relativa ai prigionieri di guerra di Davide, aveva scritto: «Ma il popolo là rinchiuso/ ora egli fece uscire/ lo strinse sotto seghe/ ed ascie di ferro/ e lo bruciò nelle fornaci di mattoni».

    Orbene, dopo la Seconda guerra mondiale, questo metodo del «divino Davide» rammentava un po' troppo i metodi di Hitler. Ed ecco che la Bibbia stampata nel 1971 «secondo la traduzione tedesca di Martin Lutero» dal Consiglio della Chiesa evangelica dì Germania - in sintonia con l'Unione delle Società bibliche evangeliche in Germania, autorizzata nel 1956 e nel 1964 - trasforma così il passo citato come segue: «Ma egli condusse fuori il popolo colà riunito, collocandoli come servi alle seghe, ai picconi e alle asce di ferro, e facendoli lavorare ai forni di mattoni» (63)
    Oppure, dove Lutero aveva tradotto il corrispondente passo del I Libro di Cronache, 20,3 «Fece uscire gli abitanti ch'erano nella città, e li fece a pezzi con delle seghe, degli erpici di ferro e delle scuri», ecco mutato il tenore del medesimo passo nella Bibbia «secondo la traduzione di Martin Lutero» autorizzata dal Consiglio delle Chiese evangeliche: «Fece uscire gli abitanti e li adibì ai lavori forzati con seghe e scuri di ferro». E ancora; se Lutero scrive di «cinquantamilasettecento» persone che Dio fa morire perché avevano rimirato l'Arca dell'alleanza, la Bibbia del suddetto Consiglio (Ekd) ne ricava la modica quantità di «settanta uomini»(65).
    La falsificazione è sistematica. Nella redazione revisionata nel 1975 della Bibbia di Lutero, appena due terzi risalgono direttamente a Lutero stesso. Almeno una parola su tre è stata cambiata, talvolta leggermente, talaltra pesantemente. (66)

    Note:
    48) Rathgeber 66
    49) Lietsmann (1953) vol.2, 94
    50) Knopf (1930) 47 sg.
    51) Deschner (1962) 142
    52) Cfr Leipold/Morenz 53 sgg.
    53) Zwettler 195
    54) Stiefvater (1961) 16
    55) Ididem 15 sg.
    56) Luca 1,1 sgg.
    57) Hoskyns/Davey 29 sg.
    58) Jülicher 591
    59) Ibidem 581; Knopf (1930) 63
    60) Karnetzki 180
    61) Dettagliatamente su Girolamo: Deschner (1986[2]) 169 sgg, specialmente 179 sg.
    62) Deschner (1962) 142 sg.
    63) Cfr La Bibbia 368 con Lutero vol I, 591. Il corsivo è mio
    64) Cfr La Bibbia 484 con Lutero vol I, 773. Il corsivo è mio
    65) Cfr La Bibbia 321 con Lutero vol I, 517
    66) L. Schmidt 345 sgg.; inoltre Krause 75 sgg.
  10. .
    Sta per nascere il partito islamico
    A Torino la Costituente islamica

    1 Maggio 2017

    Nelle prossime settimane in Italia potrebbe vedere la luce il primo partito dell'islam. L'agenda del fondatore Hamza Roberto Piccardo, già padre dell'Unione delle comunità islamiche italiane, è ricca di appuntamenti che lo porteranno fra 14 giorni a Torino, dove esordirà la Costituente islamica. Una settimana dopo, riporta il Giornale, Piccardo sarà a Bologna e poi a luglio si dividerà tra Milano e Roma.

    Piccardo è diventato famoso da quando aveva proposto di introdurre in Italia la poligamia come "diritto civile". Non contento del clamore scatenato dalle sue dichiarazioni, aveva rivendicato di aver toccato un "nervo scoperto" della cultura italiana. Oggi dichiara tutto il suo apprezzamento per il presidente turco Erdogan, sostenendo che in Turchia c'è: "legalità, ringhiosa quanto volete ma comunque una legalità democratica e repubblicana".

    Con Piccardo ci sarebbero alcuni dei membri andati via dall'Ucoii, l'associazione che ha firmato con il ministro dell'Interno Marco Minniti un accordo per l'islam italiano. Un patto ritenuto dai seguaci di Piccardo il vero fallimento del vero obiettivo che dovrebbe avere il nascente partito islamico: quello di un Concordato, come quello già in vigore tra lo Stato italiano e Città del Vaticano.
  11. .
    Italiani antisemiti e ignoranti (non tutti),
    non sanno nemmeno come è nata l'Italia
    e sprizzano odio per Israele da tutti i pori.

  12. .
    Soccorrerò più che potrò i poveri.

  13. .
    CITAZIONE (Negev @ 26/11/2012, 02:20) 
    Bisognerebbe ammettere che il suddetto Giovanni abbia avuto una vita tra i 90 e i 110 anni. Pare che anche gli storici cristiani ammettano ormai che si tratti di due personaggi ben diversi



    www.dionidream.com/longevita-antichita-modernita/
  14. .
  15. .
    CITAZIONE (aky62 @ 25/4/2017, 22:24) 
    Ciao Bloccaporta:
    iniziò proprio in questo modo la SHOA !
    Si inzia sempre così in questa storia che si ripete all'infinito:
    tra breve toccherà ai Zingari Rom (con le mercedes o senza),
    poi ai Gay e alle Lesbiche, poi ai Populisti....tra breve aglki "sbarcati"
    e poi, alla fine.......... ai soliti EBREI !
    Niente di nuovo sotto il sole.

    Oggi, 25 Aprile 2017 ... festeggiavano anche i Palestinesi a Roma !
    Ma loro non c'erano quando la Italia fù liberata dal Nazismo e dal Fascismo !
    C'erano invece gli EBREI ...a versare il loro sangue per questa cosa
    che oggi insistiamo a chiamare Italia,
    come se veramente fosse un vero Stato !

    Si ripetono gli stessi errori quando non c'è MEMORIA.
    E questa Italia è governata da gente che NON HA MEMORIA.

    Stiamo attenti a questi sintomi.

    Sembrerebbe che la guerra l'abbiano vinta i tedeschi, secondo loro.


1737 replies since 14/10/2007
.