Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by Ayalon

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    CITAZIONE (acarlo @ 28/3/2017, 13:36) 
    Una riflessione, più o meno seria, più o meno folle e demenziale, sul significato di appartenenza (sportiva, politica, religiosa) quando questa appartenenza non è ufficializzata.
    Pur non essendo iscritto ad una certa squadra di calcio, posso riempirmi la casa di gagliardetti e definirmi tifoso di quella squadra. E poi posso anche cambiarla.
    Pur non essendo iscritto ad un partito, posso dichiararmi sostenitore di quel partito. Per votare alle primarie del segretario del PD basta dichiarare di votare PD e versare 2 Euro.
    E lo stesso potrebbe essere per le religioni. Cosa mi impedisce di leggermi due libri sui valdesi, definirmi per gli amici valdese, e frequentare le cerimonie valdesi, pur non formalizzando l'appartenenza a questa religione?
    E lo stesso per ogni altra religione.

    Quanto tempo hai impiegato per riuscire ad avere questa illuminazione?
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    CITAZIONE (leviticus @ 27/2/2017, 20:10) 
    Io non ho interpretato in questo modo il post di Ayalon. Addirittura si pubblicizza forum di Tdg che mi sembra ben fatto e attivo.magari sarà una piccola fronda interna dei Tdg? Be si conoscerà cosa pensano costoro.

    Pubblicizzo???

    Si tratta di un sito di "EX" testimoni, di fuoriusciti dalla setta.
    Molto interessante: www.infotdgeova.it/index.php
    Quelli che "suonano i campanelli", odiano quel sito perchè sputtana la WT.
    Ho letto il libro (si trova gratis in rete) che pubblicizzano "Crisi di Coscienza"
    scritto da un esponente del "Corpo Direttivo" che abbandonò la setta proprio per una
    crisi di coscienza, che dovrebbero leggere tutti quelli che vengono attirati in quella setta.
    ALLUCINANTE.
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    Esistono bellissimi articoli, commenti e midrashim su certe domande.
    Chi le fa in genere ha una sovrastima di sè stesso e pensa di essere molto intelligente e sovracculturato.
    Chissà perchè mi viene in mente la frase di uno dei nostri ragazzi che suonava con un qualcosa tipo perle e porci, sì questa è lo stato d'animo che da un po' mi prende quando passo su questo forum, certa gente mi ricorda quelle due formiche sul cranio di un uomo calvo che sono convinte di essere la specie più intelligente. Come potrebbero concepire concetti come il "tempo" ? Non credo che le pulci conoscano qualcosa di scentifico come la teoria della relatività e le sue implicazioni scientificamente dimostrate del concetto di tempo, non credo neanche che le pulci possano concepire una Coscienza superiore alla loro, sempre ammesso che le pulci abbiano un'intelligenza e una coscienza.
    Bisognerebbe postare questi bellissimi trattati, ma a volte ripenso ai nostri antichi detti che i ragazzi imparavano al tempio.

    Dimissioni irrevocabili da moderatore.
    Ayalon
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    Brillante commedia sulle donne soldato al Tribeca Film Festival
    Mentre quattro autori israeliani approderanno a Cannes, il mese prossimo

    http://www.israele.net/brillante-commedia-...a-film-festival
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    CITAZIONE (suofford @ 18/3/2017, 08:23) 
    Ciao a tutti, ho trovato interessante questa discussione dove giustamente condannate l'antisemitismo, e volevo approfittare per farvi una domanda.
    Non è che c'è da chiedersi prima di tutto il perché di questo comportamento?
    Se addirittura come dice uno di voi sono arrivati a mettere dei cartelli, che io ovviamente non approvo.
    Se una persona ha paura dei cani e ci sta lontana non bisogna convincere quella persona che il cane è buono e generoso ma bisogna chiedersi il perché, perché potrebbe essere che magari è stata morsa.
    Quindi la mia domanda è: come mai come dite voi che c'è tutto questo antisemitismo?

    Ma come ? Non te lo hanno insegnato?

    Per prima cosa siamo una razza maledetta che a ha ucciso Dio.
    Poi siamo infidi, cattivi, egoisti, ladri, topi di fogna cani rabbiosi ecc... ecc...
    Inoltre abbiamo da sempre un piano per dominare il mondo e ridurre in schiavitù i non ebrei.
    Siamo tutti ricchissimi e godiamo a vedere i non ebrei ebrei che soffrono, poi governiamo la
    finanza mondiale e facciamo scoppiare guerre in ogni parte del mondo per arricchirci ancora
    di più, inventiamo malattie anche questa è una nostra specialità, la peste, la spagnola, l'aviaria,
    l'AIDS, sono tutte state inventate da noi per arricchirci sempre di più con le nostre case
    farmaceutiche e le banche che impoveriscono sempre di più gli altri.
    Mi stupisco come mai tu non sia a corrente di tutto ciò, sono cose risapute le insegnano anche a
    scuola fin dalle elementari. Mi raccomando se ti dovesse capitare di incontrare un ebreo, stai
    attento, fatti il segno della croce e allontanati immediatamente, perchè manovrano le forze del
    male e adorano il Diavolo.
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    Original Video - More videos at TinyPic
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    CITAZIONE (leviticus @ 29/12/2016, 17:03) 
    Non vorrei rubarr palla agli israeliti ma Ricordo a tutti che dal punto di vista ebraico :ebraismo.islam e cristianesimo non hanno nulla in comune. niente di niente.
    Non e un male.
    Idem per islam.dal punto di vista islamico non ce nulla in comune con ebraismo e cristianesimo .niente di niente.
    Anche questo e lecito.
    Si prenda atto.di CIO

    Questo invece non è lecito: www.rightsreporter.org/onu-comandan...ifezza-israele/

    www.italiaisraeletoday.it/ecco-che-...erra-nel-cielo/

    www.ilcorriereditalia.it/2017/03/17...-contano-nulla/

    www.italiaisraeletoday.it/israele-s...co-e-lonu-tace/

    www.italiaisraeletoday.it/il-comune...-movimento-bds/

    http://voxnews.info/2015/03/18/gran-mufti-...utte-le-chiese/

    http://voxnews.info/2017/03/18/bergoglio-i...ggere-infedeli/

    Edited by Ayalon - 18/3/2017, 19:59
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    Vi siete mai chiesti perché le Nazioni Unite sono così anti-Israele? Sapevi che il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha passato più risoluzioni contro Israele di tutti gli altri paesi messi insieme?

    Date un'occhiata al resto del mondo. La guerra civile siriana dura ormai dal 2011 con quasi 500.000 morti per varie stime. Hezbollah ha costruito un arsenale di circa 150.000 razzi nel Libano meridionale. Si tratta di una flagrante violazione della risoluzione 1701 dell'Onu , a cui le Nazioni Unite hanno chiuso un occhio. ISIS sta terrorizzando e uccidendo persone in Medio Oriente ed è responsabile di numerosi attentati in Europa e altrove. La Corea del Nord continua il suo comportamento canaglia, con lanci di missili provocanti. L'Iran è una minaccia per tutto il Medio Oriente, in particolare Israele. Si lancia missili con " Israele deve essere spazzato via " dipinta su di loro. E 'anche il più grande sponsor di stato al mondo del terrorismo. Anche in questo caso l'Onu tace.

    In prospettiva questi sono solo alcuni dei temi molto significativi che affligge gran parte del mondo. Eppure, l'ONU sembra avere un caso permanente della visione a tunnel quando si tratta di Israele.

    Tenete a mente Israele si trova a soli 8.000 miglia quadrati, o meno le dimensioni di New Jersey. La sua popolazione totale, tra cui più di 1 milione di arabi è poco più di 8.000.000. La popolazione ebraica di Israele è di circa 6,5 ​​milioni. Contrasto che contro la popolazione mondiale di 7,5 miliardi, ebraica Israele rappresenta meno di un decimo dell'uno per cento di tutto il mondo.

    Allora, perché è un paese piccolo come Israele e il suo conflitto in corso con la testa in piedi l'arabo musulmano 'palestinesi e le spalle sopra i problemi molto più importanti per quanto riguarda l'ONU è interessato? Questa domanda può avere la gente a grattarsi la testa cercando di trovare una risposta. Eppure, uno sguardo più attento all'interno del make-up delle Nazioni Unite fornisce la risposta.

    Ossessionato con risoluzioni

    Per esempio esaminiamo il corpo più anti-Israele all'interno della organizzazione-Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Dal 2006, quando la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani ha cambiato il suo nome al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, non ha passato meno di 60 risoluzioni contro Israele. Questa è una media costante di quasi uno ogni due mesi nel corso degli ultimi 10 anni. Nel 2016 solo ci sono stati non meno di 20 . Incredibilmente 10 sono stati passati in un solo giorno! Un totale di 4 sono state approvate nei confronti del resto del mondo nel 2016. Questo sembra quasi assurdo, fino a quando non abbattere il CDU.

    Ci sono 47 paesi membri che compongono il CDU. Tenete a mente l'obiettivo di esso è "diritti umani". Eppure Un'occhiata ad alcuni dei suoi membri- Cina, Cuba, Iraq, Arabia Saudita, Venezuela, Qatar, il Burundi, il Bangladesh, Emirati Arabi Uniti, ecc Nel caso non membri essere fari di proteggere diritti umani? Eppure questi paesi sono alcune delle sue peggiori trasgressori.

    Unfair campo di gioco

    Ora diamo un'occhiata alla struttura stessa del CDU che è abbastanza eloquente. Si dividono le nazioni del mondo in cinque regioni :

    Africa (compresi Medio Oriente)
    Asia
    America Latina / Caraibi
    Europa occidentale
    Europa orientale

    Nel caso in cui vi state chiedendo gli Stati Uniti sono parte della regione dell'Europa occidentale.
    L'africano e le regioni asiatiche hanno ciascuno 13 membri. America Latina / Caraibi ha 8 membri, l'Europa occidentale e l'Europa orientale 7 6. Ora qui è dove la gomma incontra la strada .... Ogni nazione dove i musulmani costituiscono il 50% o più della popolazione generale è in una delle due regioni: la regione africana o asiatica . Non ci vuole uno scienziato per capire quando queste due regioni votano in blocco, i loro 26 voti comprendono una maggioranza automatica dei 47 membri del CDU.

    Un altro punto degno di nota è come gli Stati Uniti è posizionato. Tenete a mente che è la sede delle Nazioni Unite, e mette su circa il 22% del bilancio complessivo delle Nazioni Unite. Eppure, il CDU gli Stati Uniti non ha nemmeno la propria regione. E 'sepolto come un membro della regione dell'Europa occidentale che ha soli 7 paesi membri. Può essere facilmente messo in minoranza da parte delle regioni africane e asiatiche dominate musulmani.

    Torna la questione del perché il CDU è stata così ardentemente anti-Israele per molti anni; una volta capito come il CDU è strutturato con le nazioni musulmane nel controllo, diventa chiaro perché ignorano molte altre aree problematiche evidenti, e dedicano tanta attenzione a Israele. Si trova nel bel cuore del Medio Oriente, ed è stato una spina nel fianco del mondo arabo musulmano dal momento in cui è stato rinasce nel 1948. L'esistenza di uno Stato ebraico sovrano su un terreno che la maggior parte del mondo musulmano considera santa, in particolare a Gerusalemme, rappresenta un enorme ostacolo al loro obiettivo di 'liberatorio' tutta Israele in favore della "Palestina".

    Più fronti di grande anti-Israele Organizzazione del mondo

    Il Dipartimento delle Nazioni Unite per gli affari politici ha un'intera divisione dedicata alla affari palestinesi . Nessun altro popolo o nazione godono di una tale distinzione. Inoltre, ci sono altre agenzie delle Nazioni Unite anti-israeliane. UNESCO per esempio, è nel business di rivedere la storia passando risoluzioni riclassificazione evidenti luoghi santi ebraici, come la Grotta dei Patriarchi , e Monte del Tempio come musulmani luoghi santi. Questo è in contraddizione a titolo definitivo al fatto storico documentato.

    C'è anche l'UNRWA , che è l'unica agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite creato in esclusiva per un singolo gruppo di persone-palestinesi arabi. Esso gestisce scuole nella Striscia di Gaza e in Giudea / Samaria. Questo violentemente agenzia anti-Israele insegna apertamente studenti jihad contro Israele e gli ebrei.

    Poi c'è il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha recentemente approvato una risoluzione denominazione "insediamenti" israeliani come il principale ostacolo alla pace. La risoluzione completamente ignorato il terrorismo palestinese arabo.

    Non è come se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha fatto altri sforzi per passare risoluzioni anti-israeliane. Esso ha. Tuttavia, a differenza del UNHRC dove l'influenza degli Stati Uniti è minima, è uno dei 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza, e come tale ha il potere di veto. Dal 1970 gli Stati Uniti hanno usato il suo potere di veto su 39 occasioni per contrastare risoluzioni anti-israeliane.

    Le Nazioni Unite come organizzazione è accusato di sostenere la dignità e la sicurezza per tutte le nazioni del mondo, grandi e piccoli. Tuttavia, è vero agisce con uguale vigilanza far rispettare questi principi nobili quando si tratta di Israele? La risposta è un sonoro NO! Si potrebbe fare un caso forte che l'ONU ha una agenda anti-Israele separata dalla sua vocazione globale, in modo efficace che la rende la più grande organizzazione anti-Israele nel mondo .... ufficiosamente, naturalmente.

    Tuttavia, ora che Donald Trump ha sostituito Barack Obama come presidente e Nikki Haley è l'ambasciatore degli Stati Uniti che siede nel Consiglio di Sicurezza, che stiamo per vedere Israele ricevendo il sostegno che merita giustamente. Inoltre, Trump ha indicato gli Stati Uniti potrebbero prendere in considerazione l'azione punitiva contro l'ONU e alcune delle sue agenzie interne, sotto forma di ridurre o eliminare il sostegno finanziario.

    Siamo nelle fasi iniziali di una nuova era attesa da tempo. E 'ora che qualcuno è il sostegno dei Trumpeting' per Israele.
    www.jewsnews.co.il/category/anti-semitism
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    CITAZIONE (Eterea @ 15/3/2017, 11:52) 
    Purtroppo trovare film israeliani in streaming non è facile, io ancora non sono riuscita a trovare “Kadosh” ( https://it.wikipedia.org/wiki/Kadosh)

    Uno dei film più brutti mai visti

    www.morasha.it/speciali/kadosh.html

    Nel film Kadosh un'analisi priva di sfumature - Shalom - Maggio 2000

    La guerra santa di Gitai

    Lo sappiamo: i film di fiction (e perfino i documentari) non rappresentano mai la realtà così come è realmente, ma piuttosto una visione personale del regista, il suo sguardo sulle cose. Certo, però, quello di Amos Gitai sul mondo ultraortodosso israeliano nel suo Kadosh può sollevare più di qualche perplessità.

    Il film, presentato in concorso al Festival di Cannes del 1999, risente della prossimità delle elezioni politiche israeliane di quel periodo, che in qualche modo possono avere inasprito i già difficili rapporti fra laici e religiosi nello Stato ebraico.

    Gitai è uno dei registi israeliani più noti fuori di Israele, e si è occupato varie volte, nei suoi film, dei rapporti fra arabi e israeliani; ma se sono apprezzabili i suoi tentativi (talvolta realizzati in modo un po' retorico) di rappresentare la convivenza fra culture differenti, sembra che questa volta il risultato del suo nuovo film sia di stampo diverso.

    È ovvio che la "visione del mondo" di un laico, come è il regista, sia diversa da quella degli ortodossi di Mea Shearim, ma quando ci si pone in relazione con una cultura e con stili di vita differenti si può avere un atteggiamento aperto pur senza condividerne i princìpi. Gitai invece finisce per rappresentare quel mondo in modo semplicistico, privo della complessità del reale. Il suo è uno sguardo sprezzante, caratterizzato dallo stesso tipo di chiusura e ostilità con cui i gruppi religiosi più estremi guardano al mondo laico.

    Il regista formula così un giudizio assoluto, e seleziona accuratamente quanto gli può essere utile per dimostrare la propria tesi tralasciando gli altri aspetti.

    Kadosh risulta quindi privo di sfumature e Gitai guida per mano lo spettatore verso l'unica interpretazione possibile, riducendo la pratica religiosa ad una serie di rituali svuotati di significato su cui accanirsi con sarcasmo. La sola possibile alternativa ad una mortifera e cieca accettazione delle leggi che governano quella società è l'abbandono totale di quel mondo.

    Sembra insomma che Kadosh sia non la lucida e illuminata analisi di un laico, ma un film tanto estremista e ideologizzato quanto il mondo che attacca. Un'opera probabilmente pensata per compiacere i gusti degli spettatori europei, che potranno gradire la manicheistica e semplificativa contrapposizione fra un Israele (e un ebraismo) laico "illuminato, pacifista e progressista" e quello "diverso, retrogrado, e reazionario" degli ortodossi, ma rischiano di non coglierne la complessità e le sfumature.

    Simone Tedeschi

    Intervista a Yael Abecassis, la Rivka del film Kadosh - Shalom - Maggio 2000

    "Al cinema non parlate di ebrei all’israeliano"

    Come ogni vera ‘star’, Yael Abecassis accompagna le sue parole con un’aria ispirata, emanando un fascino in cui le contraddizioni di scelte e di idee, spesso in contrasto, riescono quasi a sublimarsi. Protagonista del Kadosh di Gitai nei panni di Rivka, la moglie ripudiata perché non riesce a dare figli a suo marito, la Abecassis considera il film una vera storia d’amore.

    Shalom l’ha incontrata.

    SHALOM: In Kadosh lei ha il ruolo della vittima. Di un sistema religioso, di un marito debole, di un mondo gretto. Ma non le sembra strano che in una pellicola dominata dall’idea di avere figli non si veda un bambino neppure per un istante?

    Abecassis: Io sono un’attrice e quando leggo una sceneggiatura mi innamoro del contesto e della gente che lo popola. Sentivo di poter interpretare il ruolo di Rivka a patto di non giudicare i personaggi, perché non è una storia ordinaria. Si tratta di una donna costretta ad un matrimonio non per scelta, ma che scopre comunque l’amore per suo marito. Quando l’amore se ne va, lei stessa vola via con lui. Così, non credo che sia necessario trovare dei bambini in questa pellicola. La storia riguarda una società che tradisce gli individui. Non mi interessano né gli aspetti ebraici, né quelli femministi. Guardate la storia, quella conta: con i suoi uomini poveri, deboli e incapaci, con le due sorelle maltrattate. Nell’educazione di queste persone manca l’educazione all’amore. Quante famiglie non ortodosse ancora oggi non sanno cosa dire ai propri figli riguardo al sesso. Kadosh per me è una storia d’amore profondamente umana. È vero, si vedono un sacco di cose sgradevoli in questo film, ma per le persone la vita non è mai del tutto piacevole.

    SHALOM: Il recentissimo cinema ebraico, o comunque riguardante gli ebrei, ci ha abituato a figure femminili molto forti: Minnie Driver ne La governante, Renée Zellwegger ne Il prezzo dei rubini e perfino Cher nella pellicola diretta da Franco Zeffirelli Un tè con Mussolini. Non le sembra che Rivka, invece, faccia qualche passo indietro rispetto a queste donne?

    Abecassis: Il mio personaggio è una figura tragica, ma anche romantica. Non credo che rappresenti il passato: è come se fosse di un unico colore ed è incapace di sopravvivere senza di questo. Ci sono un sacco di donne come lei e ci sono molte persone che vivono come questi personaggi. Solo che noi non ce ne accorgiamo. Gitai è stato bravo a raccontare quello che sta tra le righe. Molte donne ancora oggi indossano quella che rimane solo una maschera. In questo film si vede la conclusione della storia, mentre io stessa ho molte amiche che mentre vivono la loro vita, muoiono dentro. Non è arcaico né stupido dire che l’amore governa le nostre vite. Questa è la realtà delle cose ed è per questo motivo che molte persone si arrabbiano quando vedono questo film. Non accettano l’idea di amore che sta alle sue spalle.

    SHALOM: Cosa ha provato quando ha letto la sceneggiatura: paura, preoccupazione o ammirazione?

    Abecassis: Paura. Ero tremendamente spaventata. Mi dicevo: "Chi è che parla? La Yael politicamente corretta, che giudica Gitai e la sua politica?" La politica è come una maledetta religione, ma io ho voluto lasciarmi prendere dalla storia su un piano emozionale. Guardandomi intorno ho scoperto tanti uomini e tante donne comportarsi come Rivka, anche se loro mi dicevano che stavo sbagliando. Noi non siamo così avanzati come sembra. Quando io dico che credo in Dio molti si irritano, ma il nostro laicismo fatto di soldi e computer è una sorta di fanatismo.

    SHALOM: Non crede che film come questo possano — fornendo un’immagine non completa di Israele e dell’ebraismo — fomentare l’antisemitismo?

    Abecassis: Ma certo, purtroppo. Però chi vuole essere antisemita a tutti i costi non capirà la vera tematica del film.

    SHALOM: Perché in Europa vediamo così pochi film provenienti da Israele?

    Abecassis: Non ci sono molti soldi e il nostro cinema è ancora troppo giovane. E poi abbiamo un evidente problema legato alla nostra identità: le nuove generazioni stanno uscendo dai nostri confini per capire davvero chi siamo. Il cinema non sa ancora come raccontare Israele e i suoi problemi. I giovani sono troppo acerbi per riuscire davvero a capire chi sono e potersi quindi raccontare: siamo ancora alla ricerca di noi stessi.

    SHALOM: è duro essere un’attrice in Israele?

    Abecassis: Durissimo. Mi hanno chiesto più volte di andare in Francia a lavorare, ma io rimango in Israele, perché spero che le cose possano cambiare. Adesso sto scrivendo una sceneggiatura augurandomi di poterla realizzare in un paio d’anni quando — ne sono certa — il cinema israeliano sboccerà. In Israele trovo il senso delle mie radici e rimarrò lì per lavorare.

    SHALOM: Cosa pensa della Jewish Renaissance cinematografica degli ultimi anni che ci porta a vedere almeno una decina di pellicole ebraiche all’anno. È un fenomeno apprezzato anche in Israele?

    Abecassis: Assolutamente no. Gli israeliani amano il cinema, ma solo quello americano. Se una nostra pellicola guadagna 50.000 shekel si può considerare un grande successo. Se un film americano al box office fa meno di due milioni di shekel si può considerare un fiasco. La gente in Israele vuole dimenticare la realtà. Amano Bruce Willis e Schwarzenegger, impazziscono per i film di James Bond. Non parlate di ebrei o di Israele agli israeliani, non compreranno certo il biglietto…

    Marco Spagnoli

    Il tè del Sabato

    Shalom - Giugno 2000

    Non credo che Amos Gitai sapesse, quando inserì la scena sulla preparazione del tè durante il sabato nel suo ultimo film Kadosh, che la parola "kadosh" (sacro, santo) è usata per la prima volta nella Torà proprio in relazione al sabato. Alla fine del racconto della creazione è infatti detto: "E D-o benedisse il settimo giorno e lo santificò" (Genesi 2: 3).

    Il film di Gitai è assai discutibile e zeppo di grossolani errori, inesattezze e incongruenze. Il problema che affronta, ossia il ruolo della donna fra gli ebrei cosiddetti "ultra-ortodossi" (e non solo fra questi e non solo fra gli ebrei), è un problema reale, ma esso va trattato approfonditamente e non banalizzato con una visione parziale ed essenzialmente errata come è nel film. Sarebbe alquanto auspicabile che se ne parli su queste colonne (si veda anche la lettera di Gavriel Levi nel numero scorso di Shalom).

    Qui vorrei trattare dell'osservanza del sabato e della "pignoleria" delle sue norme che tanto infastidiscono, fin dai tempi degli antichi Romani, il mondo non ebraico e coloro, fra gli ebrei, che non hanno scelto la Halachà, la legge ebraica, come modello di comportamento nella vita.

    Scrive La Repubblica (16/4): il film di Gitai ci dà "il senso, più che del sacro, dell'assurdo: che dire di quella discussione su come preparare il tè durante il sabbath, con quel complicato gioco di recipienti e le disquisizioni sul crudo e il cotto?". E Il Sole-24 ore (23/4): il film ci mostra "un universo claustrofobico, inesorabilmente dominato dalla Legge biblica, seguita alla lettera. Estenuanti discussioni su come preparare il tè nel giorno di sabato...".

    Bene ha invece detto Erich Fromm: "Ci troviamo di fronte a esagerazioni eccessive e coercitive di un rituale originariamente 'sensato', oppure forse siamo noi che non capiamo fino in fondo il rituale e dovremmo rivederlo?" (Voi sarete come dèi, cap. 6; Il linguaggio dimenticato, cap. 7, che consiglio vivamente di leggere).

    Non è questa la sede opportuna per entrare nel dettaglio delle prescrizioni della Halachà sull'osservanza del sabato. Chi vuole può rivolgersi al proprio rabbino o consultare testi specializzati (p. es., in italiano: Lo Shabbath, di I. Grunfeld, ed. "La Giuntina", 2000). Vorrei invece solo spiegare brevemente alcuni principi di base.

    L'ordine di osservare lo Shabbat ricorre più volte nella Torà e nei Profeti, ed è uno dei Dieci Comandamenti (l'unico a carattere, per così dire, "rituale"): "Ricorda il giorno dello Shabbat per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera, ma il settimo giorno è Shabbat per il Sign-re D-o tuo; non farai alcuna opera né tu né tuo figlio né tua figlia né il tuo servo né la tua serva né il tuo animale né lo straniero che abita nelle tue città. Perché in sei giorni il Sign-re fece il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi e si riposò nel settimo giorno. Perciò il Sign-re ha benedetto lo Shabbat e lo ha santificato" (Esodo 20: 8-11). Nella ripetizione dei Dieci Comandamenti, in uno degli ultimi discorsi di Mosè al popolo ebraico, l'ordine è riportato in forma simile, ma con alcune significative differenze: "Osserva il giorno dello Shabbat... affinché il tuo servo e la tua serva possano riposare come tu stesso; e ti ricorderai che schiavo fosti in terra d'Egitto e il Sign-re D-o tuo ti trasse di là con mano forte e con braccio disteso. Perciò il Sign-re D-o tuo ha comandato di attuare il giorno di riposo" (Deuter. 5: 12-15).

    Se è sì prescritto in molti passi della Torà di "non fare alcuna opera (melachà)", meno chiaro è cosa la Torà intenda con "opera" o "lavoro". I Chachamim (Saggi) della Mishnà hanno identificato 39 categorie principali di "lavori" proibiti, che essenzialmente coprono tutte le attività "produttive" e "creative" dell'uomo: dai lavori di carattere agricolo (arare, seminare, mietere ecc.) a quelli necessari per la preparazione di vestiti (tessere, cucire, tagliare...), dallo scrivere al costruire una casa o perfezionare un oggetto, al trasportare oggetti in un luogo pubblico. Da un'analisi delle 39 melachot si ricava che il "lavoro" proibito di sabato è "un atto che manifesta il dominio dell'uomo sulla natura (e sul mondo sociale - il divieto di "portare"), eseguito mediante l'uso costruttivo della sua intelligenza e abilità" (Grunfeld, cit.). In effetti, la distinzione fra "crudo" e "cotto", intesa come contrapposizione fra Natura e Cultura, non è affatto fuori luogo.

    Solo due "lavori" vengono esplicitamente menzionati nella Torà come vietati di Shabbat: l'accensione del fuoco (Esodo 35: 3) e la preparazione del cibo mediante cottura (Esodo 16: 4-5, 22-30). Quest'ultimo passo, che tratta della manna, viene prima dei Dieci Comandamenti, e ciò sottolinea fra l'altro l'antichità dell'osservanza di questa norma nel popolo ebraico.

    "Cuocere" può essere definito come "sottoporre qualcosa all'azione del fuoco o di un intenso calore, sia direttamente, sia in recipienti asciutti o pieni d'acqua". Questa definizione non è tratta dallo Shulchan Aruch, bensì dal "Dizionario Garzanti della lingua italiana": essa è comunque ben vicina alla definizione di cuocere data dalla Halachà stessa.

    Secondo quanto esplicitamente affermato dalla Torà, quindi, non possiamo preparare di Shabbat alcun cibo mediante l'uso del fuoco o altra fonte di calore. Questo non significa che di sabato bisogna mangiare cibi freddi: al contrario, è bene conservare al caldo il cibo per lo Shabbat. Le due espressioni presenti nei Dieci Comandamenti, "ricorda" ed "osserva", non sono alternative ma complementari (i nostri Maestri affermano che furono dette con un'unica voce): lo Shabbat è sì costituito da una serie di proibizioni (shamor - "osserva"), ma anche da atti positivi (zachor - "ricorda"), quali il vestirsi eleganti, l'accendere le candele alla vigilia, il fare il kiddush con il vino e, appunto, il mangiare cibi caldi e migliori degli spuntini freddi e frettolosi a cui siamo abituati nel resto della settimana.

    Farsi un tè caldo di sabato comporta pertanto un problema: non si può accendere il fuoco per riscaldare l'acqua né si può utilizzare l'acqua tenuta in caldo da prima del sabato, perché immergere le foglioline di tè nell'acqua calda rientra nella definizione halachica (e comune) di cuocere; d'altra parte, però, non prepararlo significa, per chi ha piacere nel berlo, rinunciare a una delle soddisfazioni della giornata di riposo. Come fare quindi? Ecco che interviene il "gioco dei recipienti". Non è un'assurdità, ma solo l'utilizzo della logica e della comune esperienza. Come sa bene chiunque abbia o abbia avuto bambini piccoli, se si vuole raffreddare una minestra che scotta la si trasferisce in un secondo o un terzo piatto. In questo modo si riesce a dare un cibo caldo al bambino senza che questo si bruci la lingua. Ugualmente, nel caso nostro, i rabbini ci insegnano che se si trasferisce l'acqua bollente dal "primo" recipiente che sta sul fuoco in un secondo o terzo recipiente, e soltanto dopo vi si immerge la bustina di tè, non si rientra più nella definizione corrente di "cuocere". Il tè forse non risulterà all'altezza degli standard della buona società londinese, ma sarà ancora bevibile e sufficientemente caldo da recare piacere.

    Ognuno è libero di accettare o meno la Torà come base del proprio comportamento, ma non si può accusare di assurdità chi decide di seguirne i comandamenti. Sul sabato la Torà ordina esplicitamente di "non accendere il fuoco" e di "non cucinare": farsi il tè nel modo usuale è quindi impossibile per chi segue i dettami della Torà. I rabbini, che non sempre aggiungono proibizioni, ma spesso limitano quelle della Torà, ci hanno insegnato un modo per farsi il tè di sabato senza trasgredirne i divieti: non è raggirare la legge, ma è piuttosto preservarla e allo stesso tempo adattarla, rendendola una legge di vita e non di oppressione o di soli divieti.

    Scrive Abraham J. Heschel: "Il lavoro è un mestiere, ma il riposo perfetto è un'arte, il risultato di un'armonia tra il corpo, la mente e l'immaginazione. Per raggiungere la perfezione in un'arte si deve accettarne la disciplina... Il settimo giorno è un palazzo che noi costruiamo nel tempo. ...(Le) restrizioni sono canti per coloro che sanno vivere in un palazzo insieme con una regina" (Il Sabato: il suo significato per l'uomo moderno, cap. 1). Se costruendo un palazzo si sbaglia anche di poco l'esecuzione di un calcolo sul peso della struttura o sulla resistenza del cemento armato, il palazzo poi può crollare. Ciò che al profano sembra un dettaglio minore, per l'ingegnere è di fondamentale importanza: ugualmente, per chi vuole osservare lo Shabbat e goderlo pienamente, il "gioco dei recipienti" non è solo un dettaglio di poco conto, ma una delle tante regole che fanno sì che l'atmosfera sabbatica sia alquanto diversa dal giorno di "riposo" trascorso in macchina in mezzo al traffico di migliaia di altre macchine che vanno al mare. E Umberto Eco, pur dal di fuori (o forse proprio per questo) ha capito benissimo tutto ciò e lo ha espresso mirabilmente (nel box di seguito).

    David Gianfranco Di Segni
    L' altro giorno, al mare per il week-end, mi sono spaventato. Mi sono accorto che non stavo facendo niente. Avevo letto alcune pagine di un libro, avevo fatto una nuotata, e mi trovavo sdraiato sul letto senza neppur la voglia di accendere il televisore. Ho avuto un sussulto, da etica protestante e spirito del capitalismo, e mi sono sentito colpevole. Poi mi sono detto che avevo avuto una settimana snervante, e forse mi faceva bene poltrire; ma mi sono subito detto che "poltrire" è una brutta parola, e cercavo disperatamente una giustificazione morale. Mi ero semplicemente dimenticato (da quanti anni?) che il riposo domenicale non è un diritto, bensì un dovere.

    Talora ci pare insopportabile il Sabato degli ebrei ortodossi, che debbono accendere il televisore la sera prima e, come accade a Gerusalemme, salgono in quel giorno su ascensori "accelerati", che si fermano a ogni piano, in modo che non si debba neppure schiacciare il bottone. Eppure tutte le prescrizioni rituali nascono da una saggezza arcaica, e solo la rigidezza del comando garantisce l'osservanza del precetto. È come nelle diete: riescono se osservi in modo dogmatico le prescrizioni del medico, non più di ottanta grammi di carne, non più di mezzo bicchiere a pasto. Non è che novanta grammi o tre quarti di bicchiere ci facciano ingrassare in modo sensibile, ma se passi da ottanta a novanta grammi sei finito, niente ti impedirà il giorno dopo di salire di dieci grammi, e via mangiare.

    Qual è la saggezza del Sabato ebraico? Che se devi riposarti dopo una settimana di lavoro il riposo deve essere assoluto, devi dimenticare tutto, abbandonare ogni pensiero, non devi più affannarti sui problemi della settimana trascorsa. E se solo ti corre il pensiero che potresti finire quella lettera, o dare una lavata a quella camicia, non ti fermi più, saranno venti lettere e il bucato della settimana.

    Nell'universo cattolico il riposo domenicale non è mai stato sentito in modo rigoroso e rigoristico. (...) L'intenso armeggio che precedeva la partenza della famiglia de' Tappetti per la vacanza, oggi si ripete ogni venerdì sera o sabato mattina: accaldato nella sua canottiera madida, l'aspirante al riposo carica la macchina e dà di frizione in code estenuanti sull'autostrada, se è ricco lavora di sartie e colpi di timone sulla barca, fa il punto, scruta il faro nella notte, si affanna alla radio di bordo per captare il messaggio della capitaneria del porto. E tutti, in mare come in terra, lavorano di posteggio di coda, di manutenzione, cercano disperatamente un meccanico per sostituire le candele, danno di crick per cambiare le gomme, mugolano sulle bronzine fuse, si ustionano le palme dando strappi di corda per far partire il fuori bordo. (...) E d'altra parte, anche chi rifiuta il rito della vacanza e decide di passare la domenica tra quattro mura, dà di pialla per costruirsi la libreria, monta da sé il computer comperato a pezzi sfusi, digita sul Videotel come un impiegato aeroportuale. E poi ci lamentiamo se durante la settimana l'impiegato è neghittoso, il funzionario fuori stanza (...)

    da l'Espresso del 28.7.91

    Kadosh. Luci e ombre su Gerusalemme

    Karnenu - Maggio-Giugno 2000

    Amos Gitai, regista e uomo che, per scelta, vocazione e educazione è totalmente estraneo al mondo religioso e a e tutte le sue manifestazioni, ha fatto un film sul mondo religioso, dal suo punto di vista. Vale a dire da estraneo. In breve il film narra la storia di un gruppo di haredim, che vivono a Gerusalemme nel quartiere di Mea Shearim, in un ambiente poverissimo e squallido. Ognuno ha la sua personalità, c'è il cattivo e il malvagio, ma ciò che caratterizza tutti i personaggi è il loro agire nel loro misero mondo come marionette obbedienti, guidati dalla loro interpretazione della Legge per eccellenza, la Torah. Solo due sorelle hanno il coraggio di fuggire da questa legge, ciascuna nel modo a lei più congeniale. Mentre la maggiore sceglie per se la fuga più tragica e ineluttabile, l'altra osservando il mondo che ha appena lasciato da lontano, ne esce estranea, ma - speriamo - vincente.

    Kadosh è un film che mette in luce la spietatezza dei protagonisti e la loro lucida follia di esseri senza volontà propria, totalmente piegati alla volontà della Legge, tanto da sacrificare la loro parte migliore, o mettere in bella evidenza la loro parte peggiore, protetti da una patina di legittimazione che la religione intesa e registrata su pellicola in quel particolare modo - offre.

    In ebraico Kadosh significa santo, sacro. Esporre il Sacro, farlo diventare fenomeno mediatico fino a renderlo odioso e ridicolo. Era questo il fine che si è proposto quando ha realizzato questo difficile film? Per un ebreo ortodosso l'attaccamento e la devozione con cui si compiono i precetti hanno un significato molto preciso e profondo. In qualche modo l'adempiere i precetti eleva fino alla santità. Nel film di Gitai tutti i gesti, tutti i precetti che scandiscono la giornata di un ebreo ortodosso, sono accuratamente ripresi nel dettaglio. E nel dettaglio viene messo in evidenza un esasperante vuoto. E, infatti, è proprio questa una delle chiavi di lettura che il film offre: il vuoto delle azioni. Mostrare solo il fanatismo estremo con cui gli atti vengono compiuti, può produrre diversi effetti: di sicuro uno di questi effetti è quello di alienare il senso del sacro insito negli atti. Ma dove c'è il fanatismo - anche nelle migliori cause - c'è sempre il rischio di degenerazione. Kadosh è un film di denuncia politica, qualora correttamente inserito nel suo contesto naturale - Israele, (Israele laica e religiosa con tutte le sfumature molteplici affascinanti che offre a chi sa coglierle). Ad elezioni chiuse da un anno -il film è uscito in Israele proprio a ridosso delle difficili elezioni politiche che hanno visto fronteggiarsi in modo esasperato lo schieramento laico e quello religioso - visto in un qualsiasi paese della diaspora, Kadosh rischia di dare un'immagine di Israele deviata e distorta: i haredim del tipo descritto nel film sono una minoranza esigua, anche se considerati solo all'interno del mondo religioso.

    Gitai si è schierato, e questo è giusto, legittimo e corretto; quello che è sembrato meno corretto è il suo entrare indiscretamente e senza nessuna pietas, ma con l'occhio fugace dell'osservatore estraneo e severo in uno spazio e in una dimensione che non gli appartiene. Il regista compare nel film (come faceva Hitchcock nei suoi film) per un momento e solo come un'ombra fugace, ma fuori del quartiere, fuori del "recinto sacro". Forse fuori di esso doveva rimanere anche con la macchina da presa. Mea Shearim, spesso tradotto come il quartiere delle cento porte, significa in realtà il quartiere delle cento misure. E se settanta sono i volti che vengono tradizionalmente attribuiti alla Toràh, la legge, cento dovrebbero essere le misure e le sfumature all'interno di questi settanta aspetti. E invece purtroppo la gamma che ci propone Gitai è così limitata che va solo dal grigio scuro al nero. Ma forse è proprio questa gamma scura che determina il fascino del film, un film che getta molte ombre e poche luci su Gerusalemme e sugli ebrei.

    Sira Fatucci

    A proposito di Kadosh

    Hatikwa - Maggio 2000

    Sono seduta su una comoda poltroncina davanti al gigante schermo cinematografico, ma non vorrei essere qui, mi sento tremendamente a disagio. Le scene che ho davanti agli occhi, i commenti delle persone sedute intorno a me, le loro risatine sarcastiche mi feriscono profondamente.

    Mi chiedo perché sono venuta a vedere Kadosh quando sarei potuta starmene tranquillamente a casa. Ad essere sincera, so benissimo la risposta: per essere in grado di rispondere a eventuali domande o commenti di amici non ebrei, che sicuramente, visto che in questi tempi siamo di moda, si accalcheranno nei cinema per accaparrarsi una preziosa poltroncina.

    Ma che cosa potrei dire loro? Come ho sentito affermare da alcuni correligionari, dovrei sottolineare che io sono "normale", che la maggior parte di noi non vive certo così, che quello descritto nel film è solo un fenomeno ristretto e limitato? Oppure dovrei dire che Amos Gitai ha messo in scena, non una realtà, ma una esasperazione portata all’estremo in modo volutamente lezioso di una delle diverse facce del popolo d’Israele?

    Egli ha posto l’accento solo ed esclusivamente sugli aspetti negativi, ridicolizzando ciò in cui crediamo senza rendersi conto che così facendo non si sarebbe limitato a mettere in cattiva luce "solo" una parte di noi, ma il popolo tutto.

    Fin dalla prima scena sono curati in modo perfetto tutti quei dettagli utili a denigrare il mondo ortodosso. E ciò che è peggio, il film riporta a galla tutti quei luoghi comuni che per anni sono stati facile strumento nelle mani dei nostri persecutori. Faccio solo un paio di esempi che mi hanno colpito particolarmente. Nella prima scena vi è una minuziosissima descrizione del risveglio del protagonista. Vediamo Meir mentre fa Netillat Yadayìm, mentre recita le benedizioni del mattino (condite dalle risate del pubblico, che sembra particolarmente divertito nell’udire la berakhà: "Benedetto Tu o Signore che non mi hai fatto donna", mentre indossa i tefillin ed infine mentre si veste di tutto punto, indossando camicia, pantaloni e giacca al di sopra del pigiama senza passare per la toilette (!!!).

    In una delle scene successive si vede un rabbino che incita il popolo ebraico a riunirsi per vendicarsi di tutto il male che ci hanno fatto i goyìm (non ebrei, n.d.r.) nel corso dei secoli, per prendere il potere infliggendo la legge del taglione "occhio per occhio, dente per dente". Come tutti tristemente sappiamo una delle accuse con cui gli antisemiti aizzavano le folle contro gli ebrei era proprio questa: fin dai tempi del Faraone e poi in Spagna, in Russia, in Germania l’ebreo era accusato di volersi imporre al potere dominante.

    E deve essere proprio uno di noi a risvegliare nel mondo questi sentimenti sopiti? E deve essere proprio uno di noi a farsi beffa dei principi portanti della nostra religione?

    Le regole riguardanti la purezza della famiglia, e la miqvè (il bagno rituale, n.d.r.) stessa, appaiono come usanze tribali e il profondo valore che rivestono all’interno dell’ebraismo viene banalizzato e nullificato.

    Alcune scene sono rese in maniera volutamente grottesca. Mi riferisco alla prima notte di nozze di Malka e Yosef e alla visita ginecologica di Rivka. Persino quei momenti che tutti sappiamo essere caratterizzati da una particolare atmosfera di gioia e spiritualità, come la celebrazione del matrimonio, qui sono stati spogliati di tutta la loro essenza e della loro carica positiva.

    Ho sentito alcune persone porre l’accento, invece, sulla storia d’amore delle due sorelle, sulla ricchezza dei personaggi e non tanto sul contesto in cui la vicenda si svolge. Non credo che un approccio di questo tipo sia possibile e non credo che questo fosse nelle intenzioni, peraltro ben esplicitate e manifeste, del regista.

    Per contro, mi viene spontaneo ripensare ad "Un estranea fra noi", alla delicatezza e alla sensibilità con cui venivano descritti i modi di vita, le usanze, la religiosità degli ebrei ortodossi newyorkesi, a come sia possibile parlare dello stesso argomento in due modi così diversi e alla soddisfazione e al compiacimento che provai quel lontano sabato sera guardando Melanie Griffith scoprire, giorno dopo giorno, le straordinarie ricchezze della nostra religione.

    Deborah Schor

    Süss vive a Mea Shearìm

    Bollettino Comunità ebraica di Milano — Giugno 2000

    "Perché noi dobbiamo fare tanti figli, in maniera di battere gli "altri"…" sono queste improbabili parole che Gitai fa dire al padre di Meir, senza figli, per convincerlo a ripudiare la amata moglie Malka. Parole improbabili quanto fondamentali perché sono la chiave di volta del film. Non perché testimoniamo un’inesistente guerra demografica da parte della "tribù" ultraortodossa, ma piuttosto il senso di accerchiamento da parte della "tribù" laica e "illuminata", dei fondatori dello stato, a cui il regista appartiene.

    Tanto è forte questo senso, che Gitai, regista "dissidente" in uno stato democratico, non risparmia mezzi nel dimostrare la non-umanità della "tribù" avversaria. Lo fa sfruttando uno dei pochi miti occidentali che ancora resiste, perlomeno in Israele, quello del femminismo.

    Inventa dunque un girone dantesco, manicheo, dove nessuno si salva: trogloditi che violentano la moglie la prima notte di nozze, ma che presto perdono inspiegabilmente la loro carica erotica. Pesci lessi che ripudiano la sterile moglie, e che non si svegliano quando gli si infila nel letto (dov’era la seconda moglie?). Il tutto condito da figure minori senza salvezza, senza appunto umanità. E dire che non siamo in Iran, basterebbe attraversare la strada.

    Le tecnica di Gitai, l’attenzione cioè ai minuscoli dettagli antropologici (le mille benedizioni, le pseudo discussioni talmudiche, le immersioni "forzate" nel bagno rituale) è purtroppo rodata da film anteguerra che pensavamo dimenticati, quando si voleva dimostrare l’inferiorità di una razza.

    Gitai riesce dunque a fare dimenticare all’immaginario cinematografico i talletòt di Tevie del "Violinista sul tetto" e quelli di "Un estranea fra noi", dove credevamo di aver imparato che esistono ebrei buoni e ebrei cattivi.

    Nelle dichiarate intenzioni politiche di un film presentato alla vigilia delle elezioni, viene abbandonato qualsiasi tentativo di capire la "tribù" avversaria, perpetrando la tensione interna densa di violenza che sembra scuotere Israele proprio quando si profila una soluzione pacifica con i vicini arabi.

    David Piazza

    Tutti gli interessati a pubblicare notizie di avvenimenti di carattere ebraico possono scrivere alla redazione

    Speciali di Morashà - Archivio



    www.morasha.it/speciali/kadosh.html

    Se non li hai visti ti consiglio:

    "Il violinista sul tetto" www.comingsoon.it/film/il-violinista-sul-tetto/10572/scheda/

    e

    Train de vie - Un treno per vivere www.mymovies.it/film/1998/traindevie/
  10. .
    CITAZIONE (leviticus @ 16/3/2017, 14:46) 
    ONan? Tecinica del salto? Ma chi è devo documentarmi :)

    No, niente, non ti preoccupare, forse in terza media eri distratto. :rolleyes:
  11. .
    [QUOTE]
    CITAZIONE (Eterea @ 15/3/2017, 11:52) 
    Se non ricordo male il film … a me invece non sembra affatto che passi come una prassi consolidata infatti la madre non sapeva se era possibile per la figlia minore sposare il cognato. Tanto che, di nascosto dal resto della famiglia, chiede al rabbino se la cosa è possibile.

    Infatti non è una prassi, ma è possibile.

    CITAZIONE
    Come al solito noi italiani dobbiamo cambiare i titoli dei film e in questo caso banalizzandolo; infatti il titolo originale è למלא את החלל (riempire il vuoto), che trovo essere un titolo molto più evocativo. In quanto il destino della figlia minore, sarà quello di provare a “colmare il vuoto” lasciato dalla morte della sorella, sposando il cognato che altrimenti sarebbe partito per il Belgio portando con sé l’ultima parte della sorella defunta (il figlio neonato).

    Giustissimo.


    CITAZIONE
    Sul fatto che ogni volta che parla faccia casini, forse Ayalon si riferisce al fatto che nella sua indecisione se sposare o meno il cognato, la giovane protagonista crea un po’ di casini ferendo anche i sentimenti di più persone.

    Intendevo proprio questo.
  12. .
    CITAZIONE (leviticus @ 11/3/2017, 12:15) 
    Incuriosito ho guardato circa 30 minuti della sposa promessa,ma si propone come film che vorrebbe essere abbastanza realistico?
    Un vecchio rabbino nei video del rabbinato di Milano su youtube parlando di questa cosa diCeva che lui in tutta la sua vita aveva visto questo episodio solo una volta e peraltro un divorzio.
    Cioè la cognata aveva fatto la cerimonia di divorzio per non sposare il genero vedovo per poi sposare chi voleva lei.non ricordo il nome di questa cerimonia.
    MentRe nel film la cosa passa come una prassi consolidata.
    In che senso e a chi ti riferisci Aayalon quando dici che straparla? Alla regista nelle interviste?
    Adesso verifico anche questo libro, non sono un lettore accanito , mi ricorda dan brown ,potrebbe piacere a qualcuno che conosco,provo a vedere se riesco a scaricarlo magari do una lettura veloce anche io.

    Mi sa che hai fatto un po' di confusione.
    Nell'ebraismo non esiste questa cosa.
    "Una donna divorzia per non sposare il genero vedovo?"
    Cioè se non divorziava si sarebbe dovuta sposare il genero vedovo,
    e diventare anche bigama?
    (Nell'ebraismo è sempre esistito il divorzio.)
    No, no sarà stato un film di fantascienza.
    Nel film, il vedovo cercava una nuova moglie e stop.

    Altra cosa è il "levirato"
    Anticamente se una donna rimaneva vedova, con figli o no,
    il fratello del marito morto, la sposava anche come seconda moglie,
    per prendersi cura di lei e dei suoi figli.
    In quei tempi una donna sola avrebbe fatto una brutta fine, non era
    come oggi che le donne sono diventate il sesso forte :)

    Onan da cui deriva onanismo non era un maniaco autoerotista come
    la gente crede. Non è che si divertiva a dare la "cera" sui
    pavimenti di casa.
    Onan quando aveva rapporti con la sua seconda moglie (cognata),
    in "extremis" ricorreva alla "tecnica del salto" affinchè ella
    non rimanesse incinta ed il suo figlio nascesse primogenito
    (prima di quello della prima moglie) con il diritto di ereditare
    tutti i suoi beni alla sua morte.
  13. .
    http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/medi...0726e3e029.html

    http://parstoday.com/it/news/middle_east-i...dati_israeliani

    http://venti4ore.com/palestinese-incinta-ferita-da-soldati/

    http://news.superweb.ws/2017/03/15/palesti...ita-da-soldati/

    http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/...l?refresh_ce-cp

    http://italy.s3.webdigital.hu/notizie/pale...rita-da-soldati

    http://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/...pes=og.comments


    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/...lestinese.shtml
    ************************************************************
    CITAZIONE (Vikhyngk podéyah @ 16/3/2017, 07:57) 
    L'idea che qualcuno voglia "aizzare" al gente contro Israele, è priva di fondamento

    ************************************************************

    Vikhyngk podéyah chi ti manda?



    cartello londra attenti agli ebrei



    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/att...ra-1375492.html

    L'immagine è eloquente. Il cartello ha la forma triangolare classica dei segnali di pericolo e al suo interno ha la silhouette di un ebreo ortodosso che indossa il tradizionale cappello a larghe tese. A scoprirlo è stato Shomrin NE London, il gruppo di vigilantes, e lo ha denunciato come un atto di antisemitismo. La comunità ebraica, dicono gli stessi vigilantes, ora provano "allarme e angoscia". Non è escluso, però, che possa trattarsi di uno scherzo. A riferirlo è la Bbc, visto che altri cartelli simili, che ritraevano le silhouette di un uomo obeso di una signora anziana sono stati avvistati nella zona. La notizia, comunque, ha già fatto il giro del mondo e le polemiche stanno già invadendo i social network.

    Intanto sempre da Londra arriva la notizia, riportata dal Corriere, secondo cui Google si è rifiutata di togliere un video da Youtube dichiarato "antisemita, profondamente offensivo e scioccante". Eppure secondo i canoni di google, quel video è "pubblicabile perché ancora nei limiti del consentito". In realtà già dal titolo si capisce che i toni della clip non sono certo d'amore. "Gli ebrei ammettono di stare organizzando un genocidio bianco" è il titolo della clip.
  14. .




    Original Video - More videos at TinyPic
  15. .
    Titolo Palestinese incinta ferita da soldati
    http://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/...pes=og.comments
    di Ansa

    (ANSAmed) - TEL AVIV, 15 MAR - Una donna palestinese incinta è stata ferita dal fuoco di militari israeliani nella zona di Gush Etzion (Cisgiordania, presso Betlemme) dopo che, mentre era alla guida della propria automobile, ha dato l'impressione di voler travolgere passanti israeliani che sono comunque rimasti illesi. Lo ha riferito la radio militare secondo cui la donna e' stata presa in consegna dai soldati. E' stata trasportata in ospedale a Gerusalemme in gravi condizioni.

    15 marzo 2017

    REALTA' :Non era incinta la palestinese!!! Era incinta la donna israeliana contro la quale ha scagliato l'auto la terrorista palestinese.

    Quanto verranno pagati per aizzare la gente contro gli ebrei?
1737 replies since 14/10/2007
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