Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by bgaluppi

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    Ciò che è davvero interessante, per uno studioso di Scritture Greche, è osservare come un ebreo traduce il greco. Molti dogmi, sostenuti da religiosi cristiani che traducono tendenziosamente, vengono annullati. Un esempio è Flp 2:6,7.
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    Scusami, non ho citato il versetto. Mt 1:21.
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    Leviticus, verissimo. Qui, ad esempio, in italiano si perde tutto il gioco di parole musicale:

    וקראת את־שמו ישוע כי הוא יושיע את־עמו

    vekaràta etshmò yeshùa ki yoshìa etamò

    lo chiamerai Yèshuàh poiché egli salverà il suo popolo
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    Grazie Negev :)
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    Vero Negev, i nomi sarebbero quelli. Ma davvero è necessario fare del nome una questione così fondamentale? È solo una scelta personale. A me piace chiamarlo Yeshuàh (grazie Negev per l'indicazione sull'accento) perché ha un significato che Gesù non esprime; Gesù è un nome che in italiano non ha proprio senso, ed è pure bruttino. Tutto qua.

    Sul forum abbiamo un utente ebreo con cui usiamo i nomi ebraici e italiani indifferentemente, a seconda di chi partecipa alla discussione.
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    Ciao Sandro! Lieto di incontrarti!
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    Vero, acarlo, ma il nome Londra è la traduzione in italiano di London. Gesù è la traslitterazione in italiano della traduzione latina della traduzione greca di יהושע . È qui l'errore. Il nome più appropriato in italiano, piuttosto, dovrebbe essere Giosuè, non Gesù. Semmai dovremmo usare Giosuè (in inglese Joshua), non Gesù. Ma non ho alcun problema a chiamarlo Gesù. Mi fa solo strano usare un nome inventato, e allora mi viene più naturale chiamarlo Yeshùa. Però hai perfettamente ragione sul fatto che in alcuni casi si applica la traduzione e in altri no. Forse è un problema legato alla difficoltà di alcuni nomi ad essere traslitterati, o magari all'importanza o meno di tali nomi. Non so.
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    acarlo, capisco ciò che dici, cioè che l'ebraico non è traslitterabile perfettamente in italiano, ma ti faccio un esempio, per far capire quello che penso.

    Mia suocera è giapponese e il suo nome è Keiko. Questo nome può essere scritto con diversi kanji e avere quindi significati diversi; è composto da kei (che possono essere tre diversi) e dal suffisso ko, che indica il femminile. Come dovrei chiamarla in italiano? Esattamente come si chiama, cioè Kei-ko, non "Chicca", o "Checca" o chissà in quale altro modo inventato. E anche se non pronuncio il nome come farebbe un giapponese, il suo nome resta sempre Keiko.

    Ho un amico ebreo che si chiama Leor: come dovrei chiamarlo? Esattamente col suo nome. Un altro si chiama Yuval, e l'ho sempre chiamato Yuval, senza che lui si offendesse perché non pronunciavo correttamente il suo nome. Un mio insegnante di violino si chiamava Zvi, e io lo chiamavo Zvi (come vedi, sono stato a contatto con molti ebrei nella mia vita, e questi sono solo alcuni). Un mio ex collega si chiama Kazimierz, che è un nome polacco; tutti lo chiamavamo Casimiro, ma lui si metteva a ridere. Il nome Yehoshùa, tradotto dai 70 eruditi ebrei con Ỉησοῦς e poi Giosuè, di fatto non ha corrispettivo in italiano; fu tradotto perché, nel tradurre il Tanàch in greco, è ovvio che dovevano essere tradotti anche i nomi. Noi diciamo Giosuè perché qualcuno ha deciso questa forma traslitterata, ma in realtà Giosuè è inventato. I 70 tradussero il nome ebraico, e poi si tradusse la traduzione. E perché mai dovremmo chiamare qualcuno con un nome inventato che non corrisponde al suo vero nome? Forse dovrei dire "Leore", o "Iuvallo"? Quindi, se cito il testo di una traduzione del vangelo dove compare il nome Gesù, lo cito per come quella traduzione lo riporta, anche se fosse in giapponese o in russo; ma se devo nominare il suo nome in una discussione, lo faccio usando il vero nome, come lo userei per chiamare un amico ebreo che ha lo stesso nome. Come chiamiamo Abraham Joshua Heschel, forse Abraamo Giosuè Heschel oppure col suo vero nome? E ognuno lo pronuncia con l'accento della sua lingua, dov'è il problema? Per coerenza, dovremmo imporre a tutte le case editrici di tradurre il suo nome nella lingua in cui il libro è tradotto.

    Ho anche amici americani, slovacchi, rumeni, moldavi, giapponesi, sudamericani, russi... Come li chiamo? Col loro nome, e anche se lo pronuncio con accento italiano fa lo stesso, ma uso il loro vero nome, e loro non si offendono affatto, anzi ridono se li chiamo con un nome italianizzato. Quando vivevo negli USA, nessuno mi chiamava Anthony, mi chiamavano tutti Antonio, con accento americano (Eantowniow..). Secondo il tuo ragionamento, non potremmo rivolgerci ad un cinese chiamandolo col suo nome senza saperlo pronunciare in modo perfetto; ma questa è un'assurdità, perché il mio amico Yuval Yaron io lo chiamo esattamente Yuval Yaron, non "Iuvallo Iaronne" o in forme che non esistono e me le devo inventare. Mi immagino le risate che si farebbe se lo chiamassi così...

    Se è preferibile, ogni volta che cito il suo nome posso scriverlo in ebraico: ישוע .
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    Sono d'accordo, acarlo, Le persone devono essere chiamate col loro nome vero, tanto più gli ebrei, il cui nome contiene significati profondi. Era un problema di come rendere Yehoshùa in greco, perché foneticamente non funziona. I Settanta saggi tradussero con una forma foneticamente simile (יְהֹושֻׁ֣עַ, Yehoshùa, che dette Ἰησοῦς), ma poi l'errore fu quello di tradurre una traduzione, invece che tradurre il nome ebraico. Per cui fu tradotto Ἰησοῦς in latino, anzi traslitterato, invece che tradurre il nome ebraico, da cui l'italiano Gesù, ancora una volta traslitterato dal latino.

    Nella prima metà del '900, Wolfgang Amadeus Mozart era "Volfango Amedeo Mozart"; Johann Sebastian Bach era "Giovanni Sebastiano Bach"... Roba da ridere.
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    Ottima trattazione, ashkenazi. Ben scritta e ricca di riferimenti biblici.

    Attali... Ho visto adesso.
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    acarlo, pochi ma buoni... Non sono interessato alle polemiche, per me la Scrittura (sia ebraica che greca) è una cosa molto seria e oggetto di studio approfondito. Sono appena agli inizi dei miei studi biblici, ma intendo proseguire fino a che sarò in vita. Ciò che ognuno crede non mi interessa. La fede o la non fede di ognuno non mi interessa. Ciò che mi interessa è il contenuto della Scrittura, e anche le molteplici interpretazioni, purché sostenute da valide e riscontrabili argomentazioni. Scusa se te lo dico un po' bruscamente, ma mi piace esser chiaro, senza rancore.
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    Esatto, Duenda. Di quale Gesù (preferisco chiamarlo col suo vero nome, Yeshùa)? Di quello di cui parlano le Scritture Greche, su cui testimoniarono gli apostoli che lui si scelse.
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    ashkenazi, ho inserito un post nell'apposita discussione.

    Duenda, non sono ebreo, quindi non posso essere un ebreo messianico (tra l'altro, anche gli ebrei messianici mi sembrano molto influenzati dal Cristianesimo). Sono uno straniero che crede nell'unico D-o, il D-o di Abramo; credo che Yeshua sia il Messia di cui parlano i profeti. Non è detto che per credere in D-o e accettare Yeshua come Messia sia necessario appartenere ad una qualche denominazione religiosa.
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    Elisabeth Rossi dice, secondo me, delle cose giuste.

    I Settanta tradussero il nome con Ỉησοῦς (Iesùs); in tardo latino divenne Iesus, traslitterato poi nello strano Gesù, che è un nome che non esiste. Quindi lasciamo perdere Gesù. :)

    Bisogna chiedersi: quale nome, i Settanta, tradussero con Iesùs? Il nome è יהושע (Yehoshùa). Yehoshùa (Iesùs, in greco) non era un nome particolare, e non era affatto insolito nel primo secolo. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (1° secolo E.V.), menziona una dozzina di personaggi (non biblici) con questo nome. Il nome ricorre anche nei libri apocrifi. Ma il cosiddetto Gesù non si chiamava Yehoshùa, ma Yeshùa (יֵשׁוּעַ). Anche nelle Scritture Ebraiche troviamo il nome Yeshùa (יֵשׁוּעַ), ad esempio in Esd 2:2. E anche sui testi ebraici J1-14,16-18,22 di Matteo compare ישוע (Yeshùa). Il nome dovrebbe essere una abbreviazione di Yehoshùa, se non erro.

    Yeshùa dovrebbe significare “Yah salverà”; Yah è l’abbreviazione del nome di D-o (Es 15:2: “Yah [יה] è mia forza”) e shùa deriva da yeshuàh (ישועה) che significa “salvezza”.

    La pronuncia galilaica di questo nome è un fattore da non sottovalutare, come suggerisce Elisabeth; è infatti dalla pronuncia galilaica che Pietro viene riconosciuto al momento dell’arresto di Cristo, come notato in Mt 26:73. A chi fosse associato il nome Yeshu ha poca importanza. Ciò che conta è che la letteratura ebraica di quel tempo lo documenta; è probabile che fosse il modo in cui veniva pronunciato in Galilea.
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    Giusto ashkenazi, farò come dici
117 replies since 2/12/2016
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