Consulenza ebraica per lo studio del Cristianesimo e dell'Islam

Posts written by bgaluppi

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    CITAZIONE
    Ma si guarda bene invece dal dire che noi crediamo nel Signore che ha creato il mondo. Perché sebbene tutti quanti, almeno gli ebrei, siamo convinti di questo fatto, nessuno vi ha assistito"

    Dunque è necessario assistere ad una cosa e conoscerla, per credere che sia vera. Infatti, prima nel testo si dice "si può conoscerlo solo attraverso le sue opere, come è fatto [il mondo] e cosa avviene nel mondo.". Le opere sono di fatto una dimostrazione. E sono assolutamente d'accordo con questo assunto.

    CITAZIONE
    La "fede" nella creazione [ovvero in "Dio" in senso proprio dico io] non ha, come insegna il Sefer Ha-Chinuch, bisogno di dimostrazione perchè è un fondamento della stessa, è assiomatico credere nella divinità che ha creato il mondo ed esercita la sua provvidenza. Divinità unica, eterna, incorporea, la sola degna di ricevere preghiere, quella che ha scelto i profeti e che per mezzo del principale tra essi, Mosè, ha dato la Torah ad Israele, Torah che è esattamente la stessa che leggiamo ora e che è immodificabile.

    Esattamente ciò che dico io. Che Dio sia il creatore è assiomatico. Ma perché tale fatto è evidente semplicemente osservando la creazione, altrimenti è contraddittorio dire che Dio lo si conosce attraverso le Sue opere e poi dire che la fede (il riconoscere la realtà di Dio) non ha bisogno di dimostrazione. Di certo il mondo non l'ha fatto l'uomo, né si è fatto da solo per caso. Di nuovo riprendo ciò che dice il testo sopra: "si può conoscerlo solo attraverso le sue opere, come è fatto [il mondo] e cosa avviene nel mondo". Poi però leggo che si parla di divinità che "ha scelto" i profeti e "ha dato" la Torah a Israele, dunque si è manifestata. Se non lo avesse fatto, Israele avrebbe creduto in quella divinità? Senza profeti, senza Torah? Dio ha scelto di manifestarsi a Israele, solo per questo Israele Lo ha conosciuto e Gli ha ubbidito. Ma chi non ha sperimentato questo, può semplicemente riconoscere l'esistenza di Dio e conoscere la Sua grandezza? Certo, attraverso la creazione. Dunque, sono d'accordo che non ci sia bisogno di dimostrazione, perché l'esistenza di Dio è assiomatica per qualunque persona dotata di raziocinio e obbiettività.

    CITAZIONE
    Se pianto un pugno sul tavolo mi manifesto, ma non per questo mi conosci.

    Se dai un pugno sul tavolo non ti manifesti, dai solo un pugno sul tavolo. Magari manifesti rabbia, e io conosco le tue emozioni in quel momento. Io parlo del significato del termine.

    “Manifestare: 1. a. Riferito a persona, far conoscere, rendere noto in modo chiaro, a parole, per iscritto o con determinati comportamenti, ciò che si ha nella mente o nell’animo; palesare, esprimere. b. Come rifl. e intr. pron., riferito a persona, farsi conoscere: se ne andò senza manifestarsi; i segni attraverso i quali la divinità si manifesta ai mortali; in partic., rendere noto il proprio carattere, le proprie disposizioni naturali, le proprie capacità. (Treccani).
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    CITAZIONE
    Se affermi di comprenderlo e conoscerlo, lo hai già ridotto a qualcosa di molto piccolo ed alla tua portata e quindi è già un idolo

    Lo si conosce solo nel momento e nei modi in cui Lui sceglie di farsi conoscere. Esattamente come possiamo conoscere una persona solo se quella sceglie di farsi conoscere da noi. I padri di Israele "conobbero" Dio nel momento in cui Lui decise di farsi conoscere e nei modi in cui Lui si fece conoscere.

    CITAZIONE
    Leggevo tempo fa un artista ebreo che diceva che nell'ebraismo d-o non si rivela: si manifesta, che è una cosa molto diversa.

    Rendere manifesto significa rendere conosciuto ciò che prima era oscuro. È "togliere il velo". Ma non credi che Dio si manifesti non solo nella natura, ma anche nel nostro intimo, attraverso la preghiera? Heschel dice che attraverso la preghiera noi ci facciamo conoscere da Lui, ossia, la preghiera serve a noi, ed è verissimo; ma la preghiera è l'unico modo che abbiamo di comunicare con Dio, e la comunicazione prevede uno scambio di informazioni, altrimenti sarebbe come parlare ad un muro.

    CITAZIONE
    Io posso non conoscere le tegole nè capire perchè una mi cade in testa, dunque se mi cade in testa una tegola non dovrei "crederci" solo perchè non conosco le tegole e per crederci dovrei aspettare di capire perchè mi è caduta in testa? Forse bastano i cocci e la testa rotta non credi?

    Forse l'esempio non calza. Diciamo che non conosci il fuoco finché non ti bruci, o non potrai dire di amare qualcosa se prima non ne fai esperienza reale. Non si può amare ciò che non si conosce, e non si può dire di "credere" in qualcosa se non la si comprende. Altrimenti non è fede, ma creduloneria. Io credo in Dio perché Lo conosco: sembra un'affermazione forte. Lo conosco solo perché osservo Lui che si manifesta attorno a me e anche dentro di me quando Lo prego. Dunque, Lo conosco solo nei limiti in cui Lui si fa conoscere da me, ma questo mi basta per credere in Lui.
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    CITAZIONE
    Peraltro per credere basta farlo e non vi è necessità di dimostrare.
    Ma la domanda era:
    ci sono spiegazioni del fatto che ad un certo punto d.o ha smesso di manifestarsi?

    yesyes, tu puoi credere in qualcosa che non comprendi e non conosci? Non c'è bisogno di dimostrare Dio, perché si dimostra da solo. Sta a noi non essere ciechi al punto di non vederLo. Solo nel momento in cui Lo riconosciamo, possiamo crederci.

    Per questa domanda, lascio rispondere altri, che ne sanno più di me.

    CITAZIONE
    A essere proprio corretti e vogliamo dare per buona la versione islamica , il colloquio sembra essere continuato con le rivelazioni su cui Maometto ha costruito il suo credo.

    Non si può paragonare la Bibbia Ebraica al Corano, né Mosè a Maometto. Perché il Corano è una brutta copia della Bibbia e non contiene assolutamente nulla che non sia già stato rivelato. Il popolo di Israele, poi, è la prova vivente della veridicità della profezia biblica, mentre il popolo arabo... è la prova vivente della veridicità della profezia biblica! ;)

    Maometto non può essere paragonato neppure a Gesù, perché grazie a Gesù, oggi, molti adorano il Dio degli ebrei, e non parlo certo dei cristiani, ma di coloro che hanno compreso che per far parte del popolo di Dio è necessario essere innestati in esso, come dice Paolo (Rm 11:16-24). Chi segue Maometto, invece, non adora il Dio degli ebrei, esattamente come la maggioranza dei cristiani non adora il Dio degli ebrei.

    Poi, se pensiamo che Dio non sia quello degli ebrei, allora è un altro discorso...
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    Ciao Benvelox. Ma Dio si rivela continuamente ai nostri occhi. Guardati intorno. La scienza spiega il funzionamento delle cose in base all’osservazione dei comportamenti delle cose stesse, ma in molti casi non può ancora spiegare la ragione prima per cui si manifestano quei comportamenti. Può spiegare come fa un essere vivente a muoversi, a riprodursi, a dormire, a mangiare, e i motivi e i fini di ogni suo comportamento; ma non può ancora spiegare perché e in virtù di cosa quell’essere vivente è vivente, ad esempio. Cos’è che ci permette di essere vivi, ossia animati (questo significa fondamentalmente avere un’anima: “essere un corpo vivo”), a differenza di ciò che è inanimato? Da dove scaturisce l’energia necessaria affinché le nostre cellule possano essere viventi? La scienza non può ancora rispondere. La Bibbia, con apparente semplicità e il concretismo tipico di un’antica lingua semitica, spiega così l’origine della vita che ci riguarda:

    “Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra [la materia], gli soffiò nelle narici un alito vitale [נשמת חיים, nishmat hayim] e l'uomo divenne un'anima vivente [לנפש חיה, nefesh hayyah].” — Genesi 2:7.

    Significa che gli esseri umani (e gli animali) costituiscono materia animata; ciò che anima la materia è l’alito vitale di Dio, ossia la Sua energia. Il testo biblico non spiega i dettagli del procedimento scientifico con cui la materia riceve vita, poiché la Bibbia non è un testo scientifico; rivela solo qual è l’origine della vita, perché siamo viventi, e la chiama “Signore Dio”. La fisica del novecento ha dimostrato che sussiste una differenza tra i dati casuali e ciò che chiameremo “caos deterministico”: mentre i primi permangono in una condizione di confusione indefinita, il caos deterministico e strutturato «attrae i dati in un ordine invisibile che attiva solo alcune possibilità, delle molte del disordine. Molti scienziati studiando il caos si accorsero che forse lo stesso nome non era adeguato. Il termine “caos”, a livello etimologico, è legato a “casualità”, ma tali processi caotici producevano splendidi edifici complessi senza casualità, strutture ricche, nonché belle.» (Giovanni Villani, “Caos e ordine”, dal giornale online “Scienza in rete”). Se lanciamo in aria un pugno di sabbia, essa non cadrà a terra a formare una forma ordinata; ma l’acqua, ad una determinata temperatura e partendo da uno stadio disordinato, si cristallizzerà spontaneamente in una forma ordinata e bellissima, e lo farà ogni volta che raggiunge quella temperatura. Ebbene, la Bibbia direbbe che è Dio a far sì che l’acqua si cristallizzi in una forma ordinata. E ciò è forse falso? Pur non conoscendo la natura dell’energia che determina l’avvenire del processo intelligente di organizzazione degli elementi del disordine, possiamo tuttavia osservare che tale energia esiste indubbiamente, e obbedisce necessariamente ad un pensiero preesistente intelligente e organizzato.

    Edgar Morin, sociologo, filosofo e saggista francese di origine ebraica, nel primo volume de Il Metodo, spiega sostanzialmente che tutto ciò che è fisico, dagli atomi agli astri, dai batteri agli uomini, ha bisogno del disordine per organizzarsi, per diventare sistema. La cosa interessante è che in quel disordine, “È l’organizzazione che dà forma, nello spazio e nel tempo, ad una realtà nuova: il sistema. L’organizzazione produce ordine che conserva l’organizzazione che l’ha prodotta. In pratica la relazione ordine/organizzazione è di tipo circolare.” (Giovanni Villani, Complesso e organizzato, p.17). Ma cos’è che induce organizzazione? Essa deve essere determinata necessariamente da una forza ordinatrice intelligente e preesistente. Maimonide afferma che “tutto ciò che esiste dopo essere stato inesistente ha necessariamente qualcosa che lo fa esistere, ed è assurdo che esso abbia fatto esistere se stesso” (La guida dei perplessi, II, II). Questo concetto, estremamente logico e vero, viene spesso ignorato dai detrattori dell’esistenza di Dio, che affermano con assoluta sicurezza ciò che i meccanismi stessi della creazione dimostrano essere falso (“Dio non esiste”) e — nonostante la loro certezza, che dovrebbe necessariamente originare da una dimostrazione — non possono addurre prove di ciò che sostengono. Avendo la certezza che Dio non esiste, dunque, dovrebbero anche essere in grado di dimostrarlo. Al contrario, Dio non ha bisogno di essere dimostrato da nessuno (e sarebbe sciocco pretendere di farlo), poiché si dimostra da solo attraverso il mistero e le meraviglie dei processi che avvengono attorno a noi e dentro di noi, che possiamo ammirare ma non ancora comprendere pienamente. Gli uomini che si ostinano a rimanere ciechi davanti a ciò che hanno di fronte al loro naso, dicono: “Dimostrami l’esistenza di Dio”, non rendendosi conto che sarebbe stupido dimostrare ciò che già si dimostra da solo. Per questi uomini, la Bibbia ha una risposta perfetta: “Non rispondere a una domanda stupida e non somiglierai allo stolto che l’ha fatta” (Proverbi 26:4). :P

    Il filosofo e rabbino Moshe ben Maimon (meglio conosciuto come Maimonide, o Rambam) scrive:

    “Tutto ciò che è creato proviene inevitabilmente da una causa prossima, che l'ha creato; e questa causa ha una causa, e così via, sino a terminare la serie con la Causa prima di ogni cosa — ossia, la volizione e la volontà di Dio. Per questo, a volte nei discorsi dei profeti si omettono tutte queste cause intermedie, e si attribuisce a Dio quest'azione individuale e creata, dicendo che Egli l'ha compiuta. [...] Sappi che tutte le cause prossime dalle quali nasce ciò che nasce – e non c’e differenza che quelle cause siano essenziali e naturali oppure volontarie, oppure accidentali e casuali, intendendo con volontaria la causa di quel fenomeno creato che consiste nella volontà di un uomo, o persino nella volontà di un altro animale – ebbene, tutto questo è attribuito a Dio nei libri dei profeti, e si applica a questa azione l’espressione secondo cui Dio ha fatto questo, o l’ha ordinato, o l’ha detto; per tutte queste cose si usano l’espressione del dire, l’espressione del parlare, l’espressione del comandare, l’espressione del chiamare e l’espressione dell’inviare.” (La guida dei perplessi, II, XLVIII).

    Nel momento in cui noi, in un atto di pura intelligenza e obbiettiva lucidità, andiamo coraggiosamente oltre i limiti del nostro io, e prendiamo coscienza di ciò che si rivela palesemente e in ogni momento davanti ai nostri occhi — che Lui esiste — e realizziamo logicamente che non siamo noi a determinare i meccanismi perfetti delle nostre stesse cellule (ed essi non si autodeterminano), che non siamo noi i fautori della nostra stessa essenza vitale (ed essa non si autodetermina), che la Sua forza è attiva in noi e ovunque intorno a noi, in quel momento non avremo forse dichiarato indirettamente a noi stessi e a Dio la nostra fede? Nel momento in cui una sempre maggiore consapevolezza ci spingerà a sentire il bisogno di metterci in contatto con Lui, aprendo noi stessi a Lui attraverso la preghiera, non avremo direttamente e consapevolmente dichiarato la nostra fede?

    Spero di esserti stato utile, e scusa la lunghezza del mio intervento. :blink: :D
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    :) Lo so, parlo sempre troppo.
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    yesyes, capisco, ma MvsKakashi ha elencato i doni dello spirito secondo la tradizione cristiana, volendo sapere se anche secondo l'ebraismo si può parlare di tali doni, e Sandro ha citato Galati. Del resto, questo forum prevede la consulenza ebraica finalizzata allo studio del cristianesimo e dell'islam. Io ho solo precisato che Paolo non fa un elenco "ufficiale" dei cosiddetti doni, e che nella Bibbia (e dunque anche secondo l'ebraismo) ci sono molti casi in cui Dio interviene per mezzo di uomini "mettendo su di loro" il Suo spirito. Allora non mi sembra di essere fuori tema. Da un lato, ho creduto rilevante mettere in evidenza come la tradizione cristiana sbagli a fare un elenco esatto e creare una dottrina, dall'altro ho voluto precisare che Dio certamente infonde il Suo spirito negli uomini, i quali acquistano varie capacità, come testimoniato dal Tanach.
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    Non mi pare che si possa fare una “lista ufficiale” di cosiddetti “doni”. Shaul, semplicemente, invita i credenti a vivere secondo lo spirito e non secondo la carne, ossia in modo conforme a Dio e non ai propri desideri (Gal 5:16). Poi elenca le “opere della carne”, ossia tutti quei comportamenti contrari alla legge di Dio — cioè alla Torah: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose” (vv. 19-21); in contrapposizione a ciò, invita a seguire lo spirito, il cui frutto (καρπός, karpòs, frutto, risultato, guadagno) è “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (v. 22). Una vita vissuta secondo le leggi della carne, ossia in modo materiale, porta alla trasgressione; una vita vissuta secondo le leggi dello spirito, ossia in modo conforme a Dio, porta alla santità. In questo caso, non c'è legge che possa accusare (v. 23). In Gal 5, dunque, non si parla affatto di carismi.

    Dei cosiddetti “carismi” Shaul ne parla in 1Cor 12:8-11:

    “A uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole”. A ciascuno “è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune” (v. 7), e ognuno opera secondo le sue capacità (vv. 28-30). Ma alla fine, Shaul afferma che tali capacità sono concesse per un periodo limitato (1Cor 13:8) e che esse sono inutili senza fede, speranza e amore, e soprattutto l'amore (ibidem, v. 13), il quale ha durata illimitata.

    Ciò che viene tradotto e concepito come “dono” è χάρισμα (chàrisma), che riguarda propriamente il ricevere da Dio l'autorità e la capacità di agire in Suo conto, come accade non solo con gli apostoli, ma anche con moltissimi altri “uomini di Dio” di cui la Bibbia ci parla. Perciò, fare un elenco preciso di cosiddetti “doni dello spirito” non è conforme all'insegnamento di Shaul. Dio opera in mezzo agli uomini per mezzo di uomini, attraverso i quali agisce tramite il Suo spirito, rendendoli ora profeti, ora guaritori, concedendo conoscenza e saggezza etc.
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    Leggi anche Nu 11:16-17, 24-30:

    “Il Signore disse a Mosè: «Radunami settanta fra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come persone autorevoli; conducili alla tenda di convegno e vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te; prenderò lo Spirito che è su te e lo metterò su di loro, perché portino con te il carico del popolo e tu non lo porti più da solo. [...] Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta fra gli anziani del popolo e li dispose intorno alla tenda. Il Signore scese nella nuvola e parlò a Mosè; prese dello Spirito che era su di lui, e lo mise sui settanta anziani; e appena lo Spirito si fu posato su di loro, profetizzarono, ma poi smisero. Intanto, due uomini, l'uno chiamato Eldad e l'altro Medad, erano rimasti nell'accampamento, e lo Spirito si posò su di loro; erano fra i settanta, ma non erano usciti per andare alla tenda; e profetizzarono nel campo. Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè, e disse: «Eldad e Medad profetizzano nel campo». Allora Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè fin dalla sua giovinezza, prese a dire: «Mosè, signor mio, non glielo permettere!» Ma Mosè gli rispose: «Sei geloso per me? Oh, fossero pure tutti profeti nel popolo del Signore, e volesse il Signore mettere su di loro il suo Spirito!» E Mosè si ritirò nell'accampamento, insieme con gli anziani d'Israele.” (NR)

    E il profeta disse: “Dopo questo, avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni.” - Gioele 2:28

    Ripeto, gli esempi sono moltissimi. La Scrittura è piena di casi di uomini che ricevono lo spirito di Dio e acquisiscono conoscenza, sapienza, divengono profeti; alcuni praticano guarigioni (Elia, Eliseo). Tutto ciò non avviene per capacità umane particolari, ma tramite l'azione dello spirito di Dio.
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    MvsKakashi, non parlerei di "ebraismo", quanto di Scrittura. Nella Scrittura, prima dei cosiddetti "doni dello spirito", troviamo qualcosa di simile? Si. Giuseppe, ad esempio, interpretava i sogni del Faraone, ma la Scrittura - tramite la bocca di Giuseppe - dice che era Dio ad interpretare i sogni; infatti, la Scrittura - tramite la bocca del Faraone - conferma che Giuseppe riceveva conoscenza dallo spirito di Dio che operava in lui:

    “Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e non c'è chi lo possa interpretare. Ho udito dire di te che, quando ti raccontano un sogno, tu lo puoi interpretare». Giuseppe rispose al faraone dicendo: «Non sono io, ma sarà Dio che darà al faraone una risposta favorevole».” [...] “Il faraone disse ai suoi servitori: «Potremmo forse trovare un uomo pari a questo, in cui sia lo Spirito di Dio?» Così il faraone disse a Giuseppe: «Poiché Dio ti ha fatto conoscere tutto questo, non c'è nessuno che sia intelligente e savio quanto te.»” - Gn 51:15-16, 38-39 NR

    In Es 28:3, gli uomini che preparano i paramenti dei sacerdoti sono riempiti di sapienza grazie allo spirito di Dio: “Parlerai a tutti gli uomini sapienti, che io ho riempito di spirito di sapienza, ed essi faranno i paramenti di Aaronne perché sia consacrato e mi serva come sacerdote.”. In Es 31:3, Besaleel è riempito dello spirito di Dio che gli procura delle facoltà: “l'ho riempito dello Spirito di Dio, per dargli sapienza, intelligenza e conoscenza per ogni sorta di lavori”.

    Gli esempi sono moltissimi. :)
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    In riferimento al Messia:

    1 Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai,
    e un rampollo spunterà dalle sue radici.
    2 Lo Spirito del Signore riposerà su di lui:
    Spirito di saggezza e d'intelligenza,
    Spirito di consiglio e di forza,
    Spirito di conoscenza e di timore del Signore.
    3 Respirerà come profumo il timore del Signore,
    non giudicherà dall'apparenza,
    non darà sentenze stando al sentito dire,
    4 ma giudicherà i poveri con giustizia,
    pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese.
    Colpirà il paese con la verga della sua bocca,
    e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio.
    5 La giustizia sarà la cintura delle sue reni,
    e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi. — Is 11:1-5 NR

    Edited by bgaluppi - 21/6/2018, 06:32
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    Ciao Maurizio. No, non comprendo la differenza. I profeti le cui parole sono riportate dal testo biblico sono naturalmente gli stessi della storia. A noi interessa il testo.

    Chi ha deciso di peregrinare per 40 anni nel deserto e morirci, Mosè o fu Dio a voler questo? Certamente fu Dio, perché Israel è uscito dall'Egitto per Sua volontà. Ma fu Mosè ad agire, ispirato da Dio. Il Signore gli apparve tramite un malak che aveva l'aspetto di un rovo avvolto dalle fiamme che non si consumava. Altri dicono che il senè non era un rovo, ma pietra lavica. Cosa vide Mosè? Chi è che lo chiama e gli parla? Allora, qui abbiamo due possibilità: se si trattava di un malach (e così dice il testo), possiamo affermare che si manifestò ed espletò la volontà diretta di Dio, comunicando un messaggio divino diretto a Mosè; se il senè era una pietra lavica — e dunque non una manifestazione soprannaturale — chi stava parlando a Mosè? La pietra? Certamente no, allora possiamo ipotizzare che fu Mosè — ispirato da Dio — a prendere la decisione di schierarsi coi suoi fratelli e portarli via dall'Egitto, condizionato dall'episodio del fratello ebreo percosso dall'egiziano avvenuto poco prima (Es 2:11 ss.). Il malach, evidentemente, fu il veicolo che ispirò Mosè. Pur essendo Mosè a prendere quella decisione, lo fece "mosso" dallo spirito di Dio ("ispirare" significa "soffiare dentro"). Dunque fu Dio a indurlo ad uscire dall'Egitto con tutto il popolo.

    וירא מלאך יהוה vaiera malak Yahveh

    La Bibbia riporta l'avvenimento come un dialogo tra il malak e Mosè. Ma il malak (roveto o pietra lavica che fosse) parlava davvero, oppure la comunicazione avvenne in modo diverso? E come avvenne? Perché i roveti e le rocce laviche non parlano. ;) Forse, è solo la Bibbia a riportare il tutto sottoforma di dialogo, ma in realtà Mosè fu semplicemente mosso da Dio, cioè ispirato profeticamente a prendere delle decisioni.

    Edited by bgaluppi - 13/2/2018, 18:51
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    Maurizio, la storia del mondo e soprattutto quella del popolo di Israele dimostra che Dio interviene per guidarla verso un punto d'arrivo prestabilito, che è l'era messianica e il mondo a venire. Dunque, è Dio a guidare il corso degli eventi in una determinata direzione. Fu predetto che il popolo di Israele tornasse nella terra ma non che a realizzare ciò sarebbero state le Nazioni Unite; dunque, furono degli uomini a decidere che Israele tornasse nella terra, ma quella decisione fu presa perché Dio voleva che il popolo tornasse. Non fu certo Dio a firmare di Suo pugno la Risoluzione 181, ma il popolo è tornato perché così voleva Dio.

    In questo senso, potremmo dire "Dio disse alle Nazioni Unite...", per fare un esempio sciocco ma pratico. Le NU non possedevano certo lo spirito di profezia, ma la loro decisione fu presa perché si realizzasse la volontà di Dio.

    In che modo Mosè e i profeti ricevevano le istruzioni divine? Attraverso sogni, visioni, immagini ispirate. A volte i comandi giungevano tramite malachim fisici (uomini). Oppure il profeta si trovava davanti Dio "in persona" o un angelo che gli parlava direttamente? O una voce usciva dal tabernacolo? Perdona le domande che sembreranno sciocche, ma è per capire.
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    CITAZIONE
    I potenziali lettori ebrei destinatari primi del testo cosa dovevano comprendere?

    Che in passato molti che non seguirono gli insegnamenti e le leggi ne subirono conseguenze. Il passato è insegnamento per il presente.

    CITAZIONE
    Perche tu hai detto che il termine Elohim e persino hashem vanno intesi solo come un modo di dire ma nella vicenda tutte le azioni sono conpiute da uomini.

    Non è esattamente questo che intendo. Io mi baso sulla spiegazione di Maimonide, che — spiegando il significato di certe espressioni come "Dio disse", "Dio fece" — dice che la Bibbia tralascia tutte le cause e concause che determinano quell'azione e la attribuisce a Dio:

    “Sappi che tutte le cause prossime dalle quali nasce ciò che nasce – e non c’e differenza che quelle cause siano essenziali e naturali oppure volontarie, oppure accidentali e casuali, intendendo con volontaria la causa di quel fenomeno creato che consiste nella volontà di un uomo, o persino nella volontà di un altro animale – ebbene, tutto questo è attribuito a Dio nei libri dei profeti, e si applica a questa azione l’espressione secondo cui Dio ha fatto questo, o l’ha ordinato, o l’ha detto; per tutte queste cose si usano l’espressione del dire, l’espressione del parlare, l’espressione del comandare, l’espressione del chiamare e l’espressione dell’inviare.”

    Ciò significa che "non cade foglia che Dio non voglia", ma anche che non è direttamente Dio a far cadere la foglia. Esempio: il tempio fu distrutto, dunque Dio ha voluto così, o lo ha consentito (altrimenti dovremmo pensare che gli uomini hanno prevalso sulla volontà di Dio); ma non lo ha distrutto Lui, lo hanno distrutto gli uomini.
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    Certamente. L'analisi del testo prevede la comprensione di ciò che è scritto. Anche se certi avvenimenti, che sono scritti, trovano poi spiegazione in avvenimenti successivi. Ma innanzitutto è necessario comprendere ciò che è scritto e perché è scritto (e in molti casi, ciò che è scritto contiene molteplici significati).
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    Certo, Maurizio, perché di fatto il testo presenta quell'episodio. La mia è solo un'ipotesi. Che sia una parabola oppure un evento realmente accaduto non cambia il suo significato, ossia l'importanza dell'obbedienza in quel momento storico.

    Aggiungo considerazioni. Non dimentichiamo che il popolo aveva adorato un idolo d'oro appena dopo che Dio lo aveva liberato dall'Egitto, mostrandogli la Sua opera e la Sua volontà in molti modi. Ho letto una spiegazione secondo cui il tabernacolo e il rituale furono stabiliti proprio in virtù di quell'atto idolatra, perché Israele — influenzato dalla cultura idolatra in cui aveva vissuto — non era in grado di adorare Dio se non attraverso qualcosa di reale e fisico (appunto, il tabernacolo e il rituale). Dopo tre millenni, Israel è in grado di adorare Dio senza la presenza del tempio fisico sulla terra. Come fa notare Negev, il sacrificio è stato sostituito dalla preghiera, che è una forma di sacrificio più elevata; significa che Israele, oggi, è in grado di adorare Dio "in spirito" e non ha bisogno del tempio per far questo. Questo non sarebbe stato possibile ai tempi di Mosè, dunque fu necessaria la presenza del tabernacolo e l'applicazione rigida delle mitzvot.

    In tutto questo paradigma, l'estrema punizione inflitta a quell'uomo ci mostra come fosse importante obbedire (soprattutto per quanto riguarda il sabato).
117 replies since 2/12/2016
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