D-O, l'infinito e il relativismo di Yahshuah

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  1. bgaluppi
     
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    Grazie Amos74 per l'interessante citazione. Acquisterò quel libro senz'altro. Effettivamente il cristianesimo, infiltrato dal paganesimo per via dell'imperatore Costantino, non ha risparmiato neppure certe frange dell'ebraismo. Ho riscontrato ad esempio la dottrina dell'immortalità dell'anima all'interno dell'ebraismo chassidico. Per fortuna non tutti i “cristiani” (termine che, tra l'altro, fu usato per la prima volta dai pagani ad Antiochia nei confronti dei discepoli di Gesù in tono dispregiativo, cfr. At 11:26) sono rimasti intrappolati nei dogmi. Ti cito due esempi:

    Scrive il pastore anglicano Maurice Wiles, Regius Professor of Divinity all’università di Oxford, nel suo The Making of Christian Doctrine, The Hulsean Lectures (Londra 1973; SCM Press, 1974):

    “Nella tradizione Cristiana, il Nuovo Testamento è stato letto attraverso il prisma di un credo conciliare che è venuto dopo... Parlare di Gesù come Figlio di Dio, aveva un significato molto diverso nel primo secolo da quello che è venuto ad avere dopo il Concilio di Nicea (325). La sua preesistenza dovrebbe, probabilmente in quasi tutti, o addirittura in tutti i casi, essere intesa, per analogia, come la preesistenza della Tora, per indicare l’eterno divino proposito che si sta compiendo attraverso lui, invece d’una preesistenza in senso completamente personale.”

    Scrive E. C. Dewick in Primitive Christian Eschatology, The Hulsean Prize Essay for 1908 (Cambridge University Press, 1912, pp. 253, 254):

    “Quando un Giudeo diceva che qualche cosa era “predestinata” egli la pensava già “esistente” in una sfera di vita più alta. La storia del mondo è così predestinata perchè è in un certo senso preesistente e conseguentemente stabilita. Questa concezione tipicamente Giudaica di predestinazione puo essere distinta dall’idea Greca di preesistenza attraverso la predominanza del pensiero di “preesistenza” nel proposito Divino.

    In The Doctrine of the Trinity: Christianity's Self-Inflicted Wound, di A. F. Buzzard e C. F. Hunting, leggiamo:

    “Avendo afferrato questo fatto elementare di teologia e di pensiero ebraico (e biblico), non dovrebbe essere difficile applicare il nostro intendimento ad altri passaggi dove lo stesso principio di “esistenza” seguita dalla reale manifestazione è trovato. Così Gesuù dice in Giov. 17:5: “... glorificami [adesso] con la gloria che io avevo con Te prima che il mondo fosse.”. In base a 2Cor. 5:1 un cristiano, nel futuro, dopo la resurrezione al ritorno di Cristo, potrà dire che ha adesso ricevuto quello che già “aveva” (era stato preparato) per lui nel piano di Dio. È detto che i Cristiani hanno un tesoro nei cieli (Marco 10:21), vuol dire, un premio conservato in Dio per adesso e destinato ad essere concesso nel futuro. E questo è soltanto per dire che essi, un giorno nel futuro “erediteranno il Regno preparato per [loro] sin dalla fondazione del mondo” (Matt. 25:34).
    Quando Gesù dice che egli “aveva” la gloria per la quale egli adesso prega (Giov. 17:5), egli semplicemente sta chiedendo per la gloria che egli sapeva essere stata preparata per lui da Dio fin dal principio. Quella gloria era esistita nel piano di Dio, ed in quel senso Gesù già la “aveva.” Notiamo che Gesù non ha detto “Dammi indietro” o “restituiscimi la gloria che io avevo quando ero vivo con Te prima della mia nascita”. Questa nozione sarebbe stata completamente estranea al Giudaismo. È del tutto superfluo ed in verità sbagliato leggere idee Gentili nei versi della Bibbia quando esprimono buon senso nel loro ambiente Giudaico. L’ onere spetta a quelli che credono in una preesistenza letterale di dimostrare che i versi non possono essere spiegati nel loro contesto Giudaico. E si dovrebbe ricordare che la Bibbia Ebraica, che ha tanto da dire sulla futura venuta del Figlio di Dio, non presenta alcun riferimento che suggerisca che il Messia fosse Dio destinato ad arrivare da una personale esistenza prenatale nei cieli. L’idea che Dio possa nascere uomo è un concetto estraneo all’ambiente Giudaico nel quale Gesù ha insegnato.”

    Aggiungo che i vangeli e le lettere apostoliche — cioè i testi del cosiddetto erroneamente “Nuovo Testamento” — hanno subìto una stratificazione di interpretazioni nel corso dei secoli, per cui oggi è davvero difficile leggerli senza essere condizionati in qualche modo da quelle interpretazioni. Oltretutto, i manoscritti greci in nostro possesso sono copie di copie e presentano alcune interpolazioni e “manomissioni”, fortunatamente identificate dall'ampio lavoro dei critici testuali.
     
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29 replies since 12/1/2018, 19:51   831 views
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