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Premetto che Negev, Filippo e anche Yes Yes hanno già detto tutto che meglio non si può Anzi, grazie a tutti voi, specie per gli approfondimenti linguistici inerenti all'ebraico e non Vorrei aggiungere qualcosa, per quello che riesco e posso, sperando di non essere ridondante
CITAZIONE non era l' unico testo non vocalizzato, anzi, a quel tempo gli ebrei scrivevano sempre senza vocali Anche oggi gli ebrei e chiunque scriva in ebraico, lo fa principalemente (salvo uso didattico) senza vocali Ho un amico poeta israeliano, pure bravo secondo me, che appunto, oggigiorno, utilizza questa possibilità espressiva dentro la lingua scritta ebraica per dare profondità ai suoi testi
CITAZIONE Per questo mi chiedo, se da un testo non vocalizzato si possono tirare fuori molti significati diversi, come facevano a capire cosa uno scriveva di preciso? È ovvio che anche senza vocali riuscivano a capire chiaramente cosa c' era scritto. Vedi punto prima: tu hai bisogno di una certa unicità e specificità linguistica, ma questo cozza incredibilmente con l'intento di "comprimere" tantissime informazioni in pochissimo spazio che il Tanakh esprime. Inoltre ciò cozza anche contro l'attitudine poetica molto più diffusa nel mondo antico che oggi, ed infine si schianta persino contro la lingua che tu, sì, proprio tu, utilizzi ogni giorno. In italiano non esiste ambiguità linguistica al livello della lettura, ma esiste pur sempre in altre situazioni; solo la frase "guardo Enrica col binocolo", NON ci fornisce NESSUNA informazione su chi sia il proprietario del binocolo in questione: la frase dice necessariamente entrambe le cose. Una ulteriore specificazione può essere fornita solo dal contesto
CITAZIONE Poi, ancor più quando si leggono libri, romanzi, ecc., è ovvio che anche lì si legge qualcosa di preciso, non è che ognuno ci legge un romanzo diverso a seconda delle vocali che decide di inserirci. Invece un BRAVO scrittore darebbe proprio PROFONDITA' al testo permettendo, dove vuole, più letture, per veicolare doppi sensi, ma anche solo per "l'effetto" che fa.
CITAZIONE Per questo chiedo perché nel tanakh, invece, si possono leggere cose diverse, e per lo più molte di diverse, a tal punto che si dice che il testo può assumere un' infinita di significati, praticamente a non finire, e questo sarebbe proprio il bello della lingua ebraica. Come ha detto Negev le permutazioni non sono illimitate: l'ebraica ha semantica e grammatica, come ogni altra lingua. Certamente a livello di lingua scritta offre questa peculiarità che altre lingue non hanno Il testo biblico è semplicemente stupendo. E' linguaggio spesso altissimo, me ne sono accorto da solo praticamente subito, scritto da grandissimi poeti. Della Bibbia si parla spesso di "verità" o di altre cose, anche di D-o, ma una delle prime cose che per me salta agli occhi è che è letteralmente bella
CITAZIONE La semplificazione (destrutturazione) della grammatica, di solito va di pari passo con l'ipertrofia del lessico che aumenta in quantità ma perde la sua caratteristica imitativa originaria. Verissimo, infatti si passa da lingue agglutinanti a isolanti implementando una a volte davvero "pantagruelica" ipertrofia del dizionario. Il cinese in questo è forse l'esempio meglio riuscito che mi venga alla mente: grammaticalmente è semplicissimo, tutta la complessità espressiva cade nel lessico per cui esistono verbi che letteralmente incorporano le funzioni dubitative e probabilistiche che noi in italiano lasciamo per lo più alla grammatica (come se in italiano esistesse il verbo "vorrei" oltre al verbo "volere"). Grazie Filippo
CITAZIONE Ma l'autore ci vuole dire che e' successo qualcosa di sbagliato nello sviluppo del linguaggio in relazione a un evento storico preciso? Dico questo perche' mi chiedo cosa centrerebbero altrimenti i riferimenti geografici a Babele e al paese di Sennar. Per capire Babele è bene considerare la radice BVL che è poi la stessa della parola MaBuL, maltradotta come "diluvio". In pratica si tratta di "miscela", mescolamento. Tanto nel mondo fisico, che nel mondo culturale umano. L'aumento della popolazione favorisce la cultura, ma ciò che rende grande l'uomo (le scoperte, la possibilità di parlare e ottenere conoscenze pratiche che sarebbero impossibili per lo studio nel tempo della vita di un solo uomo) è anche ciò che lo divide: la popolazione aumenta, le culture aumentano, le lingue si diversificano e le persone non si comprendono più con la facilità dei microgruppi antichi.
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