Lista reale sumerica

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    אילון

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    La lista reale sumerica lascia ancora perplessi gli storici

    L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tu a deciderlo.

    La lista reale sumerica è forse il reperto più affascinante rinvenuto in Iraq. Quest'antico manoscritto, scritto in lingua sumera, elenca i re delle dinastie sumere e dei popoli vicini, e anche l’ipotetica durata dei loro regni e l’ubicazione delle regalità 'ufficiali'. Il reperto è unico poiché nella lista figurano assieme re antidiluviani e probabilmente mitici con re storici, ufficialmente esistiti.
    Il primo frammento di questo testo era una tavola in scrittura cuneiforme risalente a quattromila anni fa e ritrovata nel sito dell’antica Nippur. La scoperta, pubblicata nel 1906, si deve allo studioso americano di origine tedesca Hermann Hilprecht. Dalla scoperta di Hilprecht sono stati ritrovati almeno 18 esemplari della lista reale, la maggior parte dei quali databili alla seconda metà della dinastia Isin (2017-1749 a.C. circa). Nessuno di questi documenti è identico all’altro. Tuttavia le varie versioni hanno abbastanza materiale in comune da far pensare che derivano da un unico, racconto 'ideale' della storia sumerica.
    Tra gli esempi della lista reale sumerica, il prisma di Weld-Blundel, conservato nella collezione dedicata alla scrittura cuneiforme del museo Ashmoleano a Oxford, è la versione più estesa e la copia più completa della lista reale. Il prisma, lungo venti centimetri, è formato da quattro lati, con due colonne per lato. Si pensa che originariamente contenesse un fuso di legno al centro che permetteva di farlo ruotare per leggere tutti e quattro i lati. Elenca i re dalle dinastie antidiluviane (prima del Diluvio universale) al quattordicesimo re della dinastia Isin (1763-1753 a.C. circa).
    La lista ha un valore immenso dato che riflette tradizioni molto antiche e allo stesso tempo fornisce un importante quadro cronologico che si riferisce ai diversi periodi dei regni sumeri; presenta inoltre notevoli similitudini con la Genesi.
    L’ANTICA CIVILTÀ SUMERA
    Sumer è il luogo d’origine della più antica civiltà conosciuta, localizzata nella parte più meridionale della Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate, nell’area che sarebbe poi diventata la Babilonia e che ora è l’Iraq meridionale, da Baghdad al Golfo Persico.
    Dal terzo millennio a.C., nella Mesopotamia c’erano almeno dodici città-stato: Kish, Erech, Ur, Sippar, Akshak, Larak, Nippur, Adab, Umma, Lagash, Bad-tibira e Larsa.
    Ognuno di questi Stati aveva una città cinta da mura con i suoi villaggi e terre circostanti, e ognuna venerava le proprie divinità, i cui templi erano la struttura centrale della città. Il potere politico era originariamente nelle mani del popolo ma, con l’aumento della rivalità tra le varie città-stato, venne adottato da tutte il potere sovrano.
    La lista reale sumerica riporta che otto re governarono prima del Diluvio universale. Dopo il Diluvio, varie città-stato e le dinastie dei loro re guadagnarono temporaneamente il potere sulle altre.
    IL MITICO PASSATO DEI SUMERI
    La lista reale sumerica inizia dalle origini del potere sovrano, che è visto come un’istituzione divina: «Il re discende dal Cielo». Secondo la lista, i monarchi delle prime dinastie regnarono per tempi incredibilmente lunghi:
    «Dopo che la regalità è scesa dal cielo, il potere sovrano era ad Eridug. Ad Eridug, Alulim divenne il re; regnò per 28.800 anni. Alaljiar regnò per 36.000 anni. Altri due re regnarono per 64.800 anni».
    Alcuni monarchi citati nella prima lista, come Etana, Lugal-banda e Gilgamesh, sono figure mitiche o leggendarie, le cui eroiche imprese sono materia di una serie di composizioni narrative sumere e babilonesi.
    La prima lista nomina otto re per un totale di 241.200 anni, da quando i re «discendevano dal Cielo» a quando «il diluvio» inondò la terra e poi di nuovo quando «il potere sovrano veniva dal Cielo» dopo il Diluvio.
    INTERPRETAZIONE DEI LUNGHI REGNI
    La straordinaria lunghezza dei regni dei primi monarchi ha provocato numerose interpretazioni. Da un lato c’è il completo accantonamento delle grandi cifre astronomiche considerate come completamente artificiali e l’opinione che non siano meritevoli di serie considerazioni. Dall’altra parte vi sono quelli che credono che i numeri si basino sulla realtà e che i primi re fossero divinità, capaci di vivere molto più a lungo degli umani.
    Tra questi due estremi c’è l’ipotesi che queste cifre rappresentino potere, trionfo o importanza. Ad esempio nell’antico Egitto, la frase ‘morì all’età di 110 anni’ è riferita a qualcuno che ha vissuto la sua vita pienamente e che ha dato importanti contributi alla società. Nello stesso modo i lunghi periodi di regno dei primi re potrebbero rappresentare quanto fossero considerati incredibilmente importanti dalla gente. Ma questo non spiega perché il periodo di mandato dei re successivi fosse cambiato, assumendo durate più normali.
    Collegata a questa prospettiva c’è l’opinione che, sebbene i primi re non siano storicamente confermati, questo non esclude la loro possibile corrispondenza con monarchi storici in seguito diventati mito.
    Infine alcuni studiosi hanno tentato di spiegare le cifre attraverso indagini e interpretazioni matematiche (es. Harrison, 1993).
    COLLEGAMENTI CON LA GENESI
    Alcuni ricercatori (es. Wood 2003) hanno portato l’attenzione sul fatto che ci siano notevoli similitudini tra la lista reale sumerica e i racconti della Genesi. Ad esempio la Genesi racconta la storia del Diluvio universale e gli sforzi di Noè nel salvare le specie animali della Terra dalla distruzione. Similmente, nella lista reale sumerica, si parla di un grande diluvio: «L’alluvione spazzò la Terra».
    La lista reale sumerica fornisce l’elenco di otto re (dieci, in alcune versioni) che regnarono per lunghi periodi di tempo prima del Diluvio, spaziando dai 18.600 ai 43.200 anni. Questo si trova anche nel quinto capitolo della Genesi, in cui vengono registrate le generazioni dalla Creazione al Diluvio. Curiosamente tra Adamo e Noè ci sono otto generazioni, esattamente come gli otto re tra l’inizio del potere sovrano e il diluvio nella lista reale sumerica.
    Dopo il diluvio la lista reale registra re che regnarono per periodi molto più brevi. Pertanto la lista reale sumerica non documenta soltanto un grande diluvio nell’iniziale storia dell’uomo, ma riflette anche lo stesso schema decrescente di longevità, come avviene anche nella Bibbia - gli uomini vivevano per periodi di tempo incredibilmente lunghi prima del diluvio e molto più brevi dopo il diluvio (Wood 2003).
    La lista reale sumerica è davvero un mistero sconcertante. Perché i sumeri hanno combinato sovrani mitici e autentici sovrani storici in un unico documento? Perché ci sono così tante similitudini con la Genesi? Perché è indicato che gli antichi monarchi governarono per centinaia di anni? Queste sono solo alcune delle domande per le quali, dopo più di un secolo di ricerche, ancora non c’è risposta.
    http://epochtimes.it/n2/news/la-lista-real...torici-640.html
     
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    Davvero molto interessante! Ho solo un dubbio, se nelle tavole sta scritto che il diluvio spazzó la terra e subito dopo i re si diedero battaglia per governare sugli altri popoli, mi chiedo: come hanno fatto a sopravvivere con il diluvio?
    Solo Noah e la sua famiglia sono sopravvissuti.... non riesco a capire....
     
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    CITAZIONE (Evakant222 @ 5/2/2017, 02:16) 
    Davvero molto interessante! Ho solo un dubbio, se nelle tavole sta scritto che il diluvio spazzó la terra e subito dopo i re si diedero battaglia per governare sugli altri popoli, mi chiedo: come hanno fatto a sopravvivere con il diluvio?
    Solo Noah e la sua famiglia sono sopravvissuti.... non riesco a capire....

    Malgrado i miei tagli brutali, troppo lungo e protetto dai diritti d'autore, forse può aiutare.








    Quando la regalità scese dal cielo
    la regalità fu ad Eridu.
    Ad Eridu Alulim divenne re
    e regnò 28.800 anni;
    Alalgar regnò 36.000 anni:
    2 re;
    i loro anni di regno sono 64.800.
    Io abbandono Eridu;
    la sua regalità venne trasferita a Bad-Tibira.
    A Bad-Tibira divenne re Enmenluanna
    e regnò 43.200 anni;
    Enmengalanna
    regnò 28.800 anni;
    il dio Dumuzi, il pastore, regnò 36.000 anni:
    3 re;
    i loro anni di regno sono 108.000.
    Io abbandono Bad-Tibira;
    la sua regalità venne trasferita a Larak.
    A Larak Ensipazianna
    regnò 28.800 anni:
    1 re;
    i suoi anni di regno sono 28.800.
    Io abbandono Larak,
    la sua regalità venne trasferita a Sippar.
    A Sippar Enmenduranna
    divenne re e regnò 21.000 anni:
    1 re;
    i suoi anni di regno sono 21.000.
    Io abbandono Sippar;
    la sua regalità venne trasferita a Shuruppak.
    A Shuruppak Ubartutu
    divenne re e regnò 18.600 anni:
    1 re;
    i suoi anni di regno sono 18.600.
    Sono 5 città,
    8 re;
    i loro anni di regno sono 241.200.
    Il diluvio spazzò via ogni cosa.


    Il brano citato è tratto dall’opera1 chiamata dagli studiosi, sulla base del suo contenuto, Lista Reale Sumerica. È una composizione redatta tra il 2100 e il 1900 a.C. circa, il periodo cioè della III Dinastia di Ur e delle dinastie di Isin e Larsa, il cui intento, quello cioè di unificare tutta la tradizione del potere politico su Sumer, appare in modo assai evidente. Secondo il redattore ultimo, infatti, la regalità, elemento qualificante della struttura statale sumerica, è sempre stata una sola ed unica, e le diversità del vasto panorama politico dei mille anni di storia della civiltà sumerica trattati dalla Lista Reale Sumerica vengono vissute come avvicendamenti di quell’unica forma di governo che giunse in un tempo mitico agli uomini come dono da parte delle divinità.
    La redazione finale della Lista Reale risale al periodo della Dinastia di Isin, una dinastia semitica che subentra all’ultima forma di potere politico sumerico rappresentato dalla III Dinastia di Ur. Da qui l’intento dei sovrani di Isin di collegare il loro potere regale alla grande tradizione precedente giustificando in tal modo il loro predominio sulla terra di Sumer. Noi sappiamo però che una redazione più antica era stata creata al tempo del re Utukhengal di Uruk, il sovrano che liberò Sumer, attorno al 2200 a.C., dalle orde del popolo dei Gutei, subentrati nel governo della Mesopotamia alla semitica dinastia di Akkad un secolo prima circa.


    Il concetto di regalità.

    Questi primi compilatori della Lista Reale perseguono lo scopo altamente politico di annullare quelle che oggi potremmo chiamare le distinzioni o diversità regionali che avevano caratterizzato la storia di Sumer fino a quel momento, e presentare così, per la prima volta in maniera sistematica, il popolo sumerico come una unità geografica, etnica e soprattutto politica.
    Un altro insegnamento, però, ci viene dalla composizione con cui abbiamo voluto iniziare questo capitolo. Fin dal loro apparire nella «Storia» i Sumeri si presentano come urbanizzati e dotati della forma di governo regale. Quanto questa concezione fosse radicata nel pensiero dei Sumeri è dimostrato proprio dal passo sopra citato, in cui la forma di governo regale viene proiettata anche nel tempo mitico, quale è quello di prima del Diluvio, l’evento cioè che rappresenta la cesura drammatica tra «tempo mitico» e «tempo storico».
    [...]

    Le città antidiluviane.

    L’antichità di Eridu, la prima città sede della regalità, è fortemente radicata nella tradizione mesopotamica. Anche popoli non sumerici, ma che della cultura sumerica sono gli eredi, quale è il caso dei Babilonesi, si rifanno ad essa per giustificare e documentare «storicamente», con un processo veramente intelligente, la presunta antichità della loro capitale Babilonia. Esiste infatti un testo, denominato La Creazione di Marduk, composto nell’ultima parte della storia della Mesopotamia dagli scribi di Babilonia e in cui si possono ritrovare gli echi della concezione che vedeva in Eridu la città più antica dell’umanità che sia stata sede della regalità.
    Quella operata dai saggi babilonesi è, come ho avuto modo di notare nel mio libro Babilonia Centro dell’Universo, un’operazione culturale di enorme portata3:
    Una spia importante del processo iniziato dai sacerdoti di Marduk è costituita indubbiamente dal fatto che tra i vari nomi di Babilonia si trova anche Nun(ki) = Eridu(ki), la città consacrata al dio Enki, padre di Marduk, la prima città in assoluto, sorta, in base alla tradizione sumerica, sulla terra. Si tratta ovviamente di una tradizione che consente agli intellettuali saggi di Babilonia di equiparare prima le due città – Eridu e Babilonia – e di sostituire in seguito la seconda alla prima. È questo sicuramente il primo passo di quel lento sviluppo che vede Babilonia darsi la patente di città antica e primordiale e di assurgere definitivamente al rango di prima città fondata dagli dei. Il concetto espresso dal racconto biblico della Torre di Babele, per cui Babele sarebbe stata la prima città che gli uomini avevano voluto costruire, trova un perfetto riscontro in un testo mitologico di Babilonia che qui di seguito riportiamo:
    [...]

    Nei testi che abbiamo citato fino adesso ci vengono presentati due momenti dello sviluppo umano chiaramente distinti tra loro. Da un lato, infatti, la Lista Reale Sumerica ci informa che la regalità, una volta fondata la città, scese dal cielo e venne ad abitare tra gli uomini; dall’altro, però, il testo del Diluvio universale sumerico e il testo babilonese de La Creazione di Marduk, palesemente dipendente quest’ultimo dalla concezione sumerica, ci raffigurano un quadro di un’umanità degradata, dove gli esseri umani non si distinguono dagli animali e come questi vivono nelle caverne. Come si sono immaginati i Sumeri la coniugazione di questi due differenti momenti?
    [...]
    Ma chiudiamo questa digressione e torniamo alla questione principale di come i Sumeri si immaginavano il passaggio da questo stadio chiaramente primitivo a quello della civilizzazione.
    Il sacerdote di origine caldea Berosso, contemporaneo di Alessandro il Grande, nella sua opera Babiloniaká, purtroppo andata perduta, ma della quale ci sono pervenuti frammenti tramandatici da Alessandro Polistore, da Eusebio e da Abideno, ci offre una versione particolarissima sulla origine della civiltà e sulla regalità stessa. Fino a pochi anni fa si era convinti che quella espressa da Berosso fosse una concezione puramente ellenistica; mentre adesso, grazie a ritrovamenti epigrafici della Babilonia, viene accreditata sempre di più l’ipotesi che tale concezione fosse un bene mesopotamico.
    Nella Lista Reale Sumerica viene affermato che la regalità scesa dal cielo fu esercitata prima ancora del Diluvio in cinque precise città, dove regnarono otto sovrani. La stessa informazione ricaviamo dal libro II delle Babiloniaká di Berosso, con l’aggiunta però che ogni sovrano era assistito da un Saggio, la cui funzione era quella di insegnare le regole fondamentali della civiltà.
    Già nel libro I lo scrittore caldeo ci presenta il Saggio per eccellenza, il primo dei Saggi, Oannes, con una descrizione che ha del fantastico6:
    Vi era una gran moltitudine di gente a Babilonia, ed essi vivevano senza leggi, proprio come animali selvaggi.
    Nel primo anno una bestia, chiamata Oannes, apparve dal mare Eritreo, in un luogo adiacente a Babilonia. Tutto il suo corpo era quello di un pesce, ma una testa umana gli era cresciuta sotto la testa del pesce, e piedi umani gli erano similmente cresciuti dalla coda del pesce.
    [...]

    il dio Enlil. Questo dio, infatti, è sempre considerato il detentore e il garante della regalità. In epoca antidiluviana, però, e non solo, l’esercizio del potere è svolto dai sovrani con l’ausilio di Enki, nella figura dei vari apkallu. Non sussiste quindi, almeno per quanto concerne la regalità, quella antinomia tra il dio Enlil e il dio Enki che riscontriamo nella quasi totalità della tradizione mitica, e anzi è probabile che gli scribi, relegando Enki al periodo antidiluviano, e Enlil al periodo «storico», abbiano compiuto un tentativo di armonizzare due tradizioni difficilmente compatibili tra di loro.
    Non possiamo lasciare l’argomento del periodo mitico, o antidiluviano, della «storia» sumerica, senza accennare ad un elemento da tutti concordemente considerato qualificante di questa era. Scorrendo l’elenco dei re antidiluviani, sia nella Lista Reale Sumerica, sia in Berosso, ci accorgiamo che la durata media del regno dei vari sovrani è spropositatamente dilatata, un fenomeno questo che si riscontra pure nelle cronologie dei patriarchi biblici antidiluviani. Si è cercato, invero, con calcoli matematici, di trovare una logica che permettesse di comprendere il perché di numeri che, benché mitici, tuttavia nel mondo culturale sumerico sono assai precisamente determinati. Non si è però arrivati a nessuna conclusione incontrovertibile: infatti, pur ammettendo, come vuole lo studioso americano W.W. Hallo12, che i numeri degli anni di regno siano per lo più divisibili in una unità di base, la qual cosa consentirebbe di rendere credibili tali dati (si tratterebbe di multipli del numero 60, il numero di base del sistema sumerico sessagesimale), sono convinto che non siamo legittimati a voler ridurre a «storia» quello che per gli scribi è un periodo prettamente astorico. In altre parole, non siamo autorizzati ad attribuire allo scriba sumerico un concetto storicistico, cioè quello della necessità della verosimiglianza del dato, completamente assente dall’attitudine culturale del mondo antico.


    Il Diluvio universale.

    Ma veniamo adesso al cosiddetto periodo «storico», il periodo cioè che segue la grande cesura rappresentata dal Diluvio universale. A noi qui non interessa dilungarci sugli aspetti mitici di questa tragedia, nell’ottica mesopotamica, a carattere cosmico. Al contrario, ciò che ci preme sottolineare, seguendo dapprima le indicazioni forniteci dalla Lista Reale Sumerica, è il modo in cui gli stessi Sumeri si immaginavano l’evoluzione politica, come si era andata sviluppando dai primordi – intendendo con questa parola il momento successivo al Diluvio –, fino al tempo in cui essa fu redatta.
    Non sarà facile far combaciare tutte le informazioni in nostro possesso, soprattutto per quanto concerne i periodi più antichi: da una parte, infatti, abbiamo dati archeologici, dall’altra dati epigrafici contemporanei; da ultimo, poi, le rievocazioni letterarie di periodi successivi. L’attendibilità delle varie fonti di informazione non è univoca, come vedremo subito, né il nostro compito è facilitato da studi di sintesi sul periodo in questione. Anzi, se mi è consentito essere più esplicito, proprio per tale epoca storica si rileva nella letteratura scientifica quella deprecabile incomunicabilità tra archeologi e filologi, che non consente affatto una concezione unitaria della civiltà sumerica di questo periodo. Il tentativo, quindi, cui noi ci accingiamo è di porre a confronto il dato archeologico con quello che ricaviamo dai testi, evitando in questo modo una acritica applicazione di pseudomodelli posteriori ai periodi storici così antichi, basata in verità sull’iperfilologismo. Non si creda che io non avverta tutto il peso della responsabilità che grava sulle mie spalle, soprattutto se si tien conto che sono costretto a dissentire dalle opinioni di studiosi qualificati che io stimo moltissimo, il primo dei quali è rappresentato dal mio stesso maestro, Adam Falkenstein. Mi conforta soltanto il sapere che quest’ultimo ci ha sempre spronati a portare avanti gli studi e a non avere remora alcuna nel rimuovere gli stessi «capisaldi» della nostra disciplina davanti alla evidenza della documentazione.
    [...]
    La prima sede della regalità, dopo la cesura rappresentata dal Diluvio, è la città di Kish, nella parte settentrionale di Sumer. Pur comprendendo i motivi politici che hanno spinto gli scribi di Isin a dare il primato alla dinastia kishita, sicuramente semitica così come erano semiti i sovrani di Isin intorno al 1900 a.C., non possiamo non rilevare una aperta contraddizione con i dati archeologici a nostra disposizione. Mentre infatti gli scavi archeologici condotti nei cinque tell sotto cui si nasconde la città di Kish documentano l’inizio dell’insediamento durante il periodo di Uruk III / Gemdet Nasr, con lo sviluppo massimo raggiunto nel Proto-dinastico I, la civiltà di Uruk è più antica di almeno cento anni – ci riferiamo qui alla fase di insediamento urbano, che raggiunge il suo apice con Uruk IV, attorno al 3000 a.C. Quando perciò la Lista Reale Sumerica colloca la regalità di Uruk al secondo posto, cronologicamente, dopo quella di Kish, esercita una forzatura storica. Ciò nonostante, per motivi di chiarezza espositiva, noi seguiremo la sequenza stabilita dalla Lista Reale, anche perché, come si evincerà dal prosieguo, il periodo che comprende le dinastie di Kish e di Uruk, sebbene inauguri l’èra storica, in mancanza di qualsiasi dato testuale è certamente da considerare una prosecuzione naturale di quello mitico.
    La regalità dopo il Diluvio.

    Abbiamo più volte menzionato lo iato tra le dinastie antidiluviane e quelle postdiluviane, rappresentato dall’evento catastrofico del Diluvio universale. Ecco come esso è sintetizzato nella Lista Reale Sumerica13:
    Il diluvio cancellò ogni cosa;
    dopo che il diluvio ebbe cancellato ogni cosa,
    quando la regalità scese dal cielo,
    la regalità fu a Kish.
    A questo punto nella Lista inizia la menzione dei ventitré sovrani che compongono la dinastia kishita, il cui primo re è Ga[ ]ur, che regnò per 1200 anni. Secondo la Lista, il numero complessivo degli anni di regno è di 24.510 anni, tre mesi e tre giorni e mezzo.
    Ciò che sorprende è il fatto che la maggior parte dei nomi dei sovrani che compongono la dinastia è di origine semitica, ed inoltre alcuni rappresentano chiaramente nomi di animali, la qual cosa ha fatto giustamente pensare che ci troviamo di fronte a nomi fantastici o addirittura totemici.
    [...]
    Abbiamo detto or ora che Etana è il tredicesimo re di Kish, in base alla Lista. Secondo un’altra tradizione, però, che ci è pervenuta in un poema, dagli studiosi intitolato appunto La Leggenda di Etana, questo sovrano sarebbe il primo vero re della storia del mondo.
    Il poema16, che all’origine doveva abbracciare cinque tavole, ci è pervenuto in frammenti che datano dal periodo paleobabilonese, intorno al 1800 circa, fino a quello neoassiro, 700 a.C. circa. Purtroppo a tutt’oggi non è possibile una sua ricostruzione integrale,
    [...]
    È questa la triste storia del primo re dell’umanità postdiluviana, cui la pietas mesopotamica ha riservato un ruolo particolare nell’aldilà: come l’altro eroe, di Uruk questa volta, Gilgamesh, anche Etana diventa uno dei giudici degli inferi.
    Nel citare la sua menzione nella Lista Reale, abbiamo sottolineato le informazioni che accompagnano tale figura di sovrano, la prima delle quali era appunto quella di «pastore, che salì al cielo». È evidente, quindi, lo stretto legame tra la leggenda or ora citata e la notazione della Lista Reale, che ad essa sicuramente si riferisce. La seconda informazione, poi, che riguarda il fatto che egli ha reso stabili tutti i paesi, ci riporta ineluttabilmente all’idea di fondo della Lista Reale in base alla quale la regalità era unica e riguardava tutto il mondo sumerico.
    È opportuno a questo punto, prima di affrontare il problema del passaggio della regalità da Kish ad Uruk, presentare una sintesi di tutte le informazioni in nostro possesso concernenti la natura della regalità nei due momenti, quello antidiluviano e quello postdiluviano. Abbiamo rilevato, parlando di Etana, la peculiarità della regalità postdiluviana, che per la prima volta ci si presenta dinastica. Ma altre caratteristiche ci consentono di definire meglio le diversità nell’unicità dell’istituto regale.
    Come si evince dallo schema che segue, nel momento della cesura rappresentata dal Diluvio universale, due sono le divinità che agiscono: da una parte si ha Enlil, il dio della Terra, colui che ordina la distruzione dell’umanità mediante appunto l’inondazione, e dall’altra il dio Enki, il dio della saggezza, che fa sì che il proposito di Enlil non venga attuato integralmente. Come infatti si apprenderà nel prossimo capitolo, Enki, rivelando la decisione degli dèi al principe Ziusudra, figlio del re Ubartutu di Shuruppak, l’ultimo re delle «dinastie» antidiluviane, permette ad un rappresentante dell’umanità di salvarsi dalla distruzione. Proprio queste due divinità sono in una qualche misura gli artefici della regalità nei due momenti in discussione: per quanto concerne il periodo antidiluviano, la regalità è strettamente legata al dio Enki, la prima sede della regalità è concordemente Eridu, il cui dio poliade è Enki. Ma questi agisce pure in tutte le altre città capitali del periodo di prima del Diluvio mediante gli apkallu, esseri anfibi, come si è già visto più sopra, che insegnano ai sovrani le arti della civiltà e che sono inscindibilmente legati alla figura del dio Enki.
    Non è che in questo periodo sia assente Enlil, il datore per antonomasia della regalità sumerica. Se infatti è valida la mia interpretazione secondo cui autore della frase che indica il passaggio della regalità da una città all’altra è proprio Enlil, «io abbandono la città X (per preferire la città Y)», allora anche la regalità antidiluviana è sotto l’egida del dio Enlil, il capo del Pantheon sumerico.
    Nel periodo postdiluviano non v’è dubbio che è ancora Enlil l’artefice del potere regale: tutta la tradizione sumerica è infatti concorde nell’attribuire al dio di Nippur, appunto Enlil, la prerogativa di nominare i sovrani. Ma come si apprende dal mito di Etana, per la prima volta interviene la dea Inanna nell’istituto regale: essa infatti è la divinità che va alla ricerca di colui che dovrà reggere il popolo come sovrano. Ruolo, questo, che nel periodo di Ur III e di Isin sarà istituzionalizzato quando ogni sovrano, per essere tale, dovrà dichiararsi «sposo di Inanna», novello Dumuzi. Enki, d’altra parte, non è completamente assente nella regalità postdiluviana: il sovrano Enmerkar, infatti, considerato come il primo sovrano dell’èra postdiluviana dal testo mesopotamico che elenca gli apkallu, è ancora accompagnato nell’esercizio del potere da un Saggio, conformemente alla tradizione antidiluviana. Solo poi con Gilgamesh i Saggi smetteranno di avere ogni influenza sulla regalità; il loro posto sarà preso infatti dagli ummanu, i «Maestri», esseri chiaramente umani.
    Dallo schema così come è stato presentato si potrebbe pensare che io abbia in mente un rapporto speculare tra le due divinità Enki ed Enlil e tra i due tipi di regalità che esse rappresentano: in verità, non so decidermi se esso sia realmente speculare o non piuttosto conflittuale. È questa una risposta che non può dare lo storico o il filologo, ma è senz’altro di pertinenza dello storico delle religioni.
    Alla fine di questo capitolo vogliamo ritornare al testo pubblicato da J. van Dijk citato più sopra, dove sono menzionati i re antidiluviani con i rispettivi saggi consiglieri di natura divina. Così come nella Lista Reale, anche in questo testo si ha una chiara cesura tra il tempo di prima del Diluvio e la «storia» postdiluviana; qui, però, si ha una differenza riguardo alla città verso la quale si diresse la regalità dopo la distruzione apportata dal Diluvio: in questo caso, infatti, si tratta di Uruk, e non di Kish. È però interessantissimo il modo in cui lo scriba di questo testo si pone di fronte alla cesura operata dalle acque del Diluvio nella storia dell’uomo. Si è accennato più sopra che l’eroe culturale, che ha il compito di insegnare all’uomo i rudimenti della civiltà, sia denominato, nel periodo antidiluviano, apkallu, cioè «Saggio», e che invece, nel periodo postdiluviano, il termine che lo designa è ummanu, «Maestro». Ora, nel nostro testo lo scriba, dopo avere ricordato l’evento del Diluvio, menziona come primo sovrano postdiluviano Enmerkar, re di Uruk, noto anche dalla Lista Reale, che si avvale ancora di un apkallu, Nungalpiriggal21: Dopo il diluvio, durante il regno di Enmerkar, era apkallu Nungalpiriggal,
    il quale fece scendere dal cielo nell’Eanna la dea Ishtar.
    Egli fece costruire la lira di bronzo,
    le cui... erano di lapislazuli, lavorate con ferro battuto secondo l’arte di Ninagal.
    Egli le introdusse nel..., l’abitazione di... e depose la lira davanti ad An.
    Durante il regno di Gilgamesh era ummanu Sinleqiunnini.
    Sembra proprio che lo scriba di questa tavoletta, che però, è bene ricordare, è stata composta in epoca assai recente (nel 147 a.C., al tempo di Antioco), abbia voluto da una parte far combaciare le varie tradizioni sulla regalità, e dall’altra rispondere ad una questione di carattere storiografico, vale a dire come era stato possibile che l’umanità, dopo la cesura del Diluvio, fosse in grado di riacquisire ciò che aveva raggiunto nell’epoca precedente. La risposta, se è giusta la nostra interpretazione di questo complesso testo, lo scriba la trova nella figura di Nungalpiriggal, che rappresenta la continuità con l’èra precedente. Con Gilgamesh, poi, le cose tornano al loro posto: egli infatti, concordemente con tutta la tradizione, possiede un ummanu, quindi un consigliere umano. Ma c’è di più: non può essere casuale la menzione della dea Ishtar, che secondo quanto afferma lo scriba fu fatta scendere dal cielo verso Uruk per soprintendere all’ufficio della regalità, la quale divinità, come abbiamo messo in evidenza più sopra, è legata alla regalità anche nella tradizione kishita di Etana.
    Nonostante lo scriba, nel sottolineare il primato di Uruk sulle altre città, abbia risposto ad una esigenza di propaganda, essendo il testo di provenienza urukita, tuttavia questa sua informazione è corroborata, nella nostra conoscenza attuale, da dati epigrafici e soprattutto archeologici incontrovertibili: è Uruk, infatti, la sede della prima urbanizzazione, e se è vera quindi l’equazione sopra proposta di città = civiltà = Stato, allora è proprio Uruk la sede della prima regalità.








    Da
    GIOVANNI PETTINATO
    I SUMERI
    SBN 978-88-58-76975-1
    © 2005/2007 RCS Libri S.p.A.
    Via Rizzoli 8 - 20138 Milano
    Prima edizione digitale 2015 da
    II edizione Tascabili Bompiani giugno 2007
     
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    אילון

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    CITAZIONE (Evakant222 @ 5/2/2017, 02:16) 
    Davvero molto interessante! Ho solo un dubbio, se nelle tavole sta scritto che il diluvio spazzó la terra e subito dopo i re si diedero battaglia per governare sugli altri popoli, mi chiedo: come hanno fatto a sopravvivere con il diluvio?
    Solo Noah e la sua famiglia sono sopravvissuti.... non riesco a capire....

    Ci sono infiniti studi in materia, anche superstiti di altri popoli. Studi ed evidenze archeologiche confermano l'immane distruzione del diluvio.
    Sono studi molto interessanti anche perchè confermano tante scritture ebraiche, come i giganti, la riduzione della lunghezza della vita ecc...
    Sarebbe bello che Abramo intervenisse tutti i giorni sul forum, purtroppo ho constatato che i veri eruditi, più sanno e meno parlano. Credo anche perchè ad un certo punto c'è una tale differenza mentale e spirituale che i dialoghi, già difficili a voce, diventano impssibili con questi mezzi.

    CITAZIONE (ashkenazi @ 5/2/2017, 11:50) 
    Malgrado i miei tagli brutali, troppo lungo e protetto dai diritti d'autore, forse può aiutare.

    Taglietti..... jason2

    CITAZIONE
    Nonostante lo scriba, nel sottolineare il primato di Uruk sulle altre città, abbia risposto ad una esigenza di propaganda, essendo il testo di provenienza urukita, tuttavia questa sua informazione è corroborata, nella nostra conoscenza attuale, da dati epigrafici e soprattutto archeologici incontrovertibili: è Uruk, infatti, la sede della prima urbanizzazione, e se è vera quindi l’equazione sopra proposta di città = civiltà = Stato, allora è proprio Uruk la sede della prima regalità.

    Io sono afascinato da questi studi, anche perchè credo, come Abramo che una civiltà superiore alla nostra ci abbia preceduto, ne possiamo vedere i segni ovunque.



    è un'antica città dei Sumeri e successivamente dei Babilonesi, situata nella Mesopotamia meridionale. Nel Protodinastico Uruk mantenne la sua importanza. Risale a quest'epoca l'edificazione del muro che la circonda per 10 km e che è attribuito al leggendario Gilgameš. Intorno alla metà del III millennio si colloca il regno di Lugalzaggesi, che conquistò tutto il sud della Mesopotamia prima d venire destituito da Sargon di Akkad.
    Secondo Charles Gates, “le prime città certe – su cui tutti converrebbero – sarebbero le prime città sumere, prima fra tutti Uruk (prominente fra il 3500 e il 3000 a.C.)”.
    Dalla metà del IV millennio a.C., Uruk (Iraq) presentava caratteristiche di una città: era un centro di commercio e c’erano dei re, monumenti e opere d’arte. Si stima che raggiunse i 50000 abitanti e che dal 3000 a.C. divenne la città più grande del mondo.

    Uruk (Cuneiform: 𒌷𒀔,URU UNUG; Arabic: عراق‎‎, Warkā'; Sumerian: Unug; Akkadian: Uruk; Aramaic/Hebrew: אֶרֶךְ Erech; Ancient Greek: Ὀρχόη Orchoē, Ὠρύγεια Ōrugeia) was an ancient city of Sumer and later Babylonia, situated east of the present bed of the Euphrates river, on the dried-up, ancient channel of the Euphrates River, some 30 km east of modern As-Samawah, Al-Muthannā, Iraq.[1]

    Diluvio sumerico


    Dopo la fase di Ubaid si riscontra uno strato di fango alluvionale, che l'archeologo Woolley interpretò come la prova di un'alluvione locale all'origine del mito del diluvio sumerico ripreso in seguito dalla Torah e dalla Bibbia, poi una fase in cui la città fu sotto l'egemonia di Uruk, e infine la fase di Gemdet-Nasr nella quale furono elevati alcuni edifici, come una ziqqurat e delle tombe.

    La posizione di Ur era molto favorevole in quanto nell'antichità il fiume Eufrate scorreva nei pressi delle mura della città; grazie al controllo di questa importante via di comunicazione, che collegava la regione al mare, Ur raggiunse un notevole sviluppo commerciale. È noto che la città commerciava via mare e via terra con l'Arabia.


    Durante questa dinastia, forse proprio a opera di Mesennepada, fu costruita una ziqqurat che verrà poi incorporata in quella della terza dinastia. Nella fase conclusiva della Prima dinastia, Ur perse importanza e prestigio a favore di Lagash e infine la Prima dinastia si concluse con l'attacco degli Accadi guidati dal re Sargon, intorno al 2340 a.C.

    http://www-3.unipv.it/orientpv/htm/citta/uruk.html
    https://it.wikipedia.org/wiki/Periodo_di_Uruk
    https://ilfattostorico.com/2009/12/08/le-c...iche-del-mondo/
    http://pazhayathu.blogspot.it/2010/11/uru-...ur-calicut.html
    www.dainst.org/index_2895_de.html www.thebritishmuseum.ac.uk/compass/ixbin/goto?id=enc393 http://oi.uchicago.edu/OI/IRAQ/sites/Uruk/Uruk_1.htm www.zeit.de/archiv/2002/17/200217_a-gilgamesch.xml
    www.ezida.com/uruk.htm
    www.ezida.com/puruk.htm

    Fuochi accesi negli accampamenti nomadi
    e fumatori d'oppio dall'oriente sui tappeti
    le visioni riempiranno le mie mani vuote
    Cartagine era bella in mezzo ai melograni
    è vero do i numeri dividili con me
    ho perso la testa ma sto bene anche senza

    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea
    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea

    Scivolando sulle soglie di nuovi amori
    con misteriosi nomadi per misteriose mete
    giochi di prestigio con i fili del destino
    a quel tempo l'oppio ci costava meno d'una birra
    è vero do i numeri dividili con me
    ho perso la testa ma sto bene anche senza

    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea
    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea

    L'equilibrio di quel tè alla menta alla Medina
    e i passi nelle dune fanno l'eco all'universo
    eravamo ancora dilettante di delitti
    Cartagine era bella in mezzo ai melograni

    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea
    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea
    Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea Uru Belev Sammea


    Uru achim belev sameach = Svegliatevi fratelli! Col cuore felice!


    i1098099_HavaNaghila




    Hava Nagila

     
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    Ayalon, conosco la seconda canzone ma se posso esprimere un parere, preferisco la prima.
    È un bene che si trovino scritti che confermino la Torah per tutti quelli che sono convinti che siano tutte invenzioni.
    Sarebbe meraviglioso approfondire questo argomento seriamente, sono ansiosa di conoscere i pareri di chi conosce più dettagli e può condividerli con noi.

    Tornando al discorso, ho sempre saputo che Noah fosse l'unico sopravvissuto al diluvio insieme alla sua famiglia.
    Nei testi sacri c'è scritto così.
    Possibile che qualcuno si sia salvato????
     
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    Personalmente tendo sempre a semplificare .
    Gentile EvaKant222 , tutti i racconti sono ben espressi in ordine di migliaia di anni ,sia prima che dopo il diluvio.

    Va considerato poi che gli incontri "sportivi" con l'altro sesso erano vivamente raccomandati per non dire ordinati da D-o stesso in Persona . Insomma la coppia , o le coppie che col tempo si formavano dovevano trombare ad oltranza ... in ubbidienza a D-o.

    Genesi 9:1 1 D-o benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: «Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra.

    Quindi i fratelli Sem ,Cam, Iafet i sopravvissuti dell'arca ebbero modo di riempire nuovamente la terra , io penso con rapporti incestuosi con altri fratelli e sorelle ancora da nascere perché Noè e Naamah (sua moglie ) e quei tre fratelli avevano l'obbligo di fare sesso per riempire la terra quindi questa cosa è alquanto plausibile .

    Infatti proprio con i discendenti di Sem , i semiti ,i sumeri ebbero un contatto . Non con Sem in persona .

    da quei tre fratelli sorgono quindi in un modo piuttosto naturale altrettante nazioni.
    Non vedo il problema ...

    Ritornando poi a quanto postato da Ayalon .
    Stiamo parlano di popoli veramente antichi , con una grossa differenza .
    I Sumeri sono spariti hai mai visto un Sumero tu ? Neanche qui a Venezia nessuno ha mai incontrato un turista Sumero ,nemmeno io , ma indovina chi è rimasto?

    È poi più ci avviciniamo alla "fonte di origine " più è ragionevole trovare delle similitudini nei racconti di questi popoli così antichi .
    Anche se la medaglia D'oro come popolo penso più antico e quindi anche la sua religione la consegno personalmente all'India.
    Ma è meglio al momento lascarla stare , con le loro 33.333 e passa divinità , farei solo confusione .

    Va comunque detto per onestà intellettuale che attorno 2500 a.c. tra sumeri ed ebrei , o meglio tra sumeri e semiti , (i discendenti di Sem) .C'è stato un contatto degno di nota , documentato storicamente.

    "Intorno al 2.460 a.C. nuove popolazioni sopraggiunsero: quella dei Semiti, proveniente dal deserto arabo e guidata successivamente dal grande Sargon di Akkad che sconfisse Lugalzaggisi e divenne fondatore dell’impero; poi (intorno al 2.300-2.100 a.C.) i Gutei che portarono distruzione e fame e sconfissero i Semiti. Lentamente, sotto la sovranità di Gudea, Lagash rinacque e poi anche Ur con la sua dinastia che regnò sulle quattro parti del mondo ma in cui il monarca assume un titolo molto significativo: “Re di Sumer e di Akkad” vale a dire che i due popoli, Sumeri e Semiti, si erano uniti storicamente. " Fonte:http://tanogabo.com/i-sumeri-e-le-origini-delluomo/


    Insomma ,nulla di strano se si vedono quindi delle similitudini nei rispettivi racconti tra questi due popoli.

    Shalom ,ciao , hasta luego.
     
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    Ti ringrazio Armandoo per la tua spiegazione
     
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  8. forbicetta
     
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    CITAZIONE
    quei tre fratelli avevano l'obbligo di fare sesso per riempire la terra quindi questa cosa è alquanto plausibile

    l'ho detto sempre io che è grazie ai sacrifici che i nostri antenati hanno fatto x tutti noi che oggi ci ritroviamo in questa situazione.

    Penitenziagite infedeli che non siete altro!!!
     
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7 replies since 4/2/2017, 19:46   1906 views
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