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Ieri per la giornata Europea della Cultura Ebraica mi sono recata alla Sinagoga di Genova e durante l’intervento del Rabbino capo di Genova sul tema “Lashon ivrit Lashon hakodesh – Ebraico lingua di Santità” è stato citato un passo del Talmud dove si racconta come dei bambini di una scuola (ahimè non ricordo quale) descrivano ed interpretino le lettere dell’alfabeto ebraico. Il Rav Giuseppe Momigliano ha spiegato anche come il loro nome per assonanza rimandi ad altre parole e di come esse siano concatenate le une alle altre fino a formare parte del pensiero ebraico religioso e delle mitzvot.
Un esempio che ricordo con maggiore chiarezza è quello della lettera Ghimel che unita alla successiva Dalet ci ricorda di essere benefattori nei confronti dei bisognosi. Oltre all’assonanza con altri termini, il concetto è ribadito anche a livello visivo, infatti il piedino della lettera Ghimel è proteso verso la lettera Dalet che è simbolico di come il benefattore deve andare in cerca dei bisognosi e la posizione delle “schiene” ricorda di farlo in modo da non umiliarli ecc …
Inutile dire che sono rimasta stregata dall’argomento e lo vorrei rileggere e approfondire come merita. Al momento sto ancora leggendo la Torah e non posseggo il Talmud a questo punto scattano le domande:
1. Ha senso iniziare a leggere il Talmud se non si è ancora terminata la lettura della Torah?
2. Potreste citarmi dov’è questo passo o trascriverlo se non è chieder troppo?
3. On line ho trovato il “Talmud Babilonese – Trattati Rosh haShanà”. Ma non ho capito se è completo o va integrato con il Talmud di Gerusalemme. Quando ho cercato on line quest’ultimo per acquistarlo sono stata rimandata al Talmud di Cohen Abrham. A questo punto sono totalmente confusa , voi quale consigliate?
Credo che sia lampante la mia ignoranza in materia in quanto è da poco tempo che mi sto addentrando con maggiore serietà nello studio, quindi vi prego di perdonare anche l’eventuale uso scorretto di termini, ecc…. -
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Il passo è sul talmud babilonese nella sezione/ordine seder mo'ed, trattato shabbath 104a, ma ce qualcosa anche nel capitolo prima e dopo cioè 103b e 104b, ce l ho solo da internet in inglese penso per te sia ok ugualmente?
Lo trovi qui
www.halakhah.com/shabbath/shabbath_104.htmlInviato tramite ForumFree Mobile
Edited by leviticus - 26/5/2017, 22:20. -
.Il passo è sul talmud babilonese nella sezione/ordine seder mo'ed, trattato shabbath 104a, ma ce qualcosa anche nel capitolo prima e dopo cioè 103b e 104b, ce l ho solo da internet in inglese penso per te sia ok ugualmente?
Lo trovi qui
www.halakhah.com/shabbath/shabbath_104.htmlInviato tramite ForumFree Mobile
Grazie Leviticus. Poi avevo trovato un sito dove cliccando sulle lettere rimanda alla spiegazione (in italiano) che stavo cercando.
Per chi fosse interessato: www.nostreradici.it/lettere/lettere_ebraico.htm
Alle altre domande, poi col tempo ho trovato risposta 😊. -
jjl.
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Non so se può essere utile ai vostri scopi, ma è molto interessante
Video. -
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"Ebraico lingua di santità"
Santi e santità, termini abusatissimi, inflazionati, e in continua produzione nella religione cristiana.
Ma cosa si intende in ebraico con il termine "santità"? E chi sarebbero i santi?. -
."Ebraico lingua di santità"
Santi e santità, termini abusatissimi, inflazionati, e in continua produzione nella religione cristiana.
Ma cosa si intende in ebraico con il termine "santità"? E chi sarebbero i santi?
non vi è in ebraico l'equivalente di "santo" e "santità"
La parola "kadosh" tradotta con "santo" e "kedushà" tradotta con "santità" vogliono dire "Dedicato, esclusivo" e "gedizione , esclusività", nel senso di unico nel suo genere.
Il santo (nel senso di individuo santificato nel senso italiano) non esiste. in quel senso lì solo Dio è considerato "Santo". l'uomo, fossero anche Moshè o Avraham non lo sono: può essere "Tzaddiq" (giusto), "Hassud" (pio). -
."Ebraico lingua di santità"
Santi e santità, termini abusatissimi, inflazionati, e in continua produzione nella religione cristiana.
Ma cosa si intende in ebraico con il termine "santità"? E chi sarebbero i santi?
non vi è in ebraico l'equivalente di "santo" e "santità"
La parola "kadosh" tradotta con "santo" e "kedushà" tradotta con "santità" vogliono dire "Dedicato, esclusivo" e "gedizione , esclusività", nel senso di unico nel suo genere.
Il santo (nel senso di individuo santificato nel senso italiano) non esiste. in quel senso lì solo Dio è considerato "Santo". l'uomo, fossero anche Moshè o Avraham non lo sono: può essere "Tzaddiq" (giusto), "Hassud" (pio)
Questo è un concetto particolarmente ostico per i gentili.. -
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Grazie mille, assolutamente esaustivo.
Se posso aggiungo una piccola argomentazione a riprova di questo concetto di "santo" molto distante da ciò che è "santo" (e sacro) qui in Occidente:
Sacrifico in ebraico è , זבה (vado a memoria ma credo di non sbagliare) e, come noterete, differisce per radice da קדוש; in latino (una delle lingue più legate alla forma mentis italiana ed europea) sacer (pronunciato saker) è connesso a sacrificium, per cui, appunto, il sacrificio è qull'atto attraverso cui qualcosa viene reso sacro (cioé di proprietà del Divino) dal sakerdotes, come sottolinea anche Benveniste.
Come potete vedere, fra sacrificio e sacro, in latino, c'è un legame lessicologico, mentre in ebraico è alla prova dei fatti, assente.. -
Monia Speziale.
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non vi è in ebraico l'equivalente di "santo" e "santità"
La parola "kadosh" tradotta con "santo" e "kedushà" tradotta con "santità" vogliono dire "Dedicato, esclusivo" e "gedizione , esclusività", nel senso di unico nel suo genere.
Il santo (nel senso di individuo santificato nel senso italiano) non esiste. in quel senso lì solo Dio è considerato "Santo". l'uomo, fossero anche Moshè o Avraham non lo sono: può essere "Tzaddiq" (giusto), "Hassud" (pio)
Questo è un concetto particolarmente ostico per i gentili.
Non per me
mi scusi la spassosa decompressione.... -
Monia Speziale.
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Grazie mille, assolutamente esaustivo.
Se posso aggiungo una piccola argomentazione a riprova di questo concetto di "santo" molto distante da ciò che è "santo" (e sacro) qui in Occidente:
Sacrifico in ebraico è , זבה (vado a memoria ma credo di non sbagliare) e, come noterete, differisce per radice da קדוש; in latino (una delle lingue più legate alla forma mentis italiana ed europea) sacer (pronunciato saker) è connesso a sacrificium, per cui, appunto, il sacrificio è qull'atto attraverso cui qualcosa viene reso sacro (cioé di proprietà del Divino) dal sakerdotes, come sottolinea anche Benveniste.
Come potete vedere, fra sacrificio e sacro, in latino, c'è un legame lessicologico, mentre in ebraico è alla prova dei fatti, assente.
Appunto, c'entrava proprio una cippa.. -
.non vi è in ebraico l'equivalente di "santo" e "santità"
La parola "kadosh" tradotta con "santo" e "kedushà" tradotta con "santità" vogliono dire "Dedicato, esclusivo" e "gedizione , esclusività", nel senso di unico nel suo genere.
Il santo (nel senso di individuo santificato nel senso italiano) non esiste. in quel senso lì solo Dio è considerato "Santo". l'uomo, fossero anche Moshè o Avraham non lo sono: può essere "Tzaddiq" (giusto), "Hassud" (pio)
Scusate, ma tradotta da chi?
Di fatto, i termini santo e santità vengono in continuazione usati dagli ebrei che si esprimono in lingua italiana.
E in italiano hanno il significato che hanno (vedi vocabolario).
Se non c'è corrispondenza con i termini ebraici, più che un problema per i gentili a comprendere il concetto (come dice Ayalon) è un problema di un uso non corretto dei vocaboli italiani.. -
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Questo perché un conto è tradurre parlando , un conto tradurre spiegando le differenze concettuali di fondo.
Tradurre Qadosh con Santo è giusto... Ma la domanda è: "Santo in che senso?"
Questo perché spesso si pensa che i concetti religiosi nei quali si è vissuti siano gli stessi per tutti.
Questo forum è qui anche per chiarire queste differenze concettuali
Infatti se noti vie e spiegato come un certo uso non esista nella concezione ebraicaCITAZIONEIl santo (nel senso di individuo santificato nel senso italiano). -
.non vi è in ebraico l'equivalente di "santo" e "santità"
La parola "kadosh" tradotta con "santo" e "kedushà" tradotta con "santità" vogliono dire "Dedicato, esclusivo" e "gedizione , esclusività", nel senso di unico nel suo genere.
Il santo (nel senso di individuo santificato nel senso italiano) non esiste. in quel senso lì solo Dio è considerato "Santo". l'uomo, fossero anche Moshè o Avraham non lo sono: può essere "Tzaddiq" (giusto), "Hassud" (pio)
Scusate, ma tradotta da chi?
Di fatto, i termini santo e santità vengono in continuazione usati dagli ebrei che si esprimono in lingua italiana.
E in italiano hanno il significato che hanno (vedi vocabolario).
Se non c'è corrispondenza con i termini ebraici, più che un problema per i gentili a comprendere il concetto (come dice Ayalon) è un problema di un uso non corretto dei vocaboli italiani.
Scusa ma come vuoi che si esprimano gli ebrei italiani se non vi è il vocabolo corrispondente?
Io personalmente non dico mai "il Santo Benedetto sia". Dico ""haKadosh BaruchHu".. -
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Come dire che un cristiano che si esprime in lingua ebraica (anche in Israele ci sono molti cristiani) potrebbe usare dei termini ebraici attribuendogli un significato diverso da quello ebraico? . -
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Non sempre un vocabolo traduce un concetto identico, ma nella traduzione vi è una forte approssimazione. .